Kitabı oku: «La Figlia Dell’Acqua», sayfa 2

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L’acqua mi affascina. È bella, astuta e dolce. Ma furba. Mi incanta, mostrandosi febbrilmente davanti ai miei occhi, dedicandosi ad una danza seducente per cercare di attirarmi nella sua rete. Ogni giorno, i suoi riflessi mi tentano, sornioni. Già molta gente ha ceduto. Traditrice fluida, mi catturerai?

Mallaé Fusillaine, Autoritratto

Naëli si attaccò alla sbarra e si sporse dal parapetto, gli occhi sulle acque turbinanti che si agitavano a poppa della nave. Avevano appena lasciato il porto d’Ys, abbandonando la concorrenza ad una battaglia feroce.

Osservò la schiuma ribollire e le gocce roteare, come milioni di sfere che riflettevano il mondo tingendolo di paillette luminose, cercando di sollevarsi verso il cielo tramite le agitazioni delle onde.

Naëli era di nuovo affascinata. Che fragilità e che forza allo stesso tempo… L’acqua era il suo elemento preferito. Mutava, si scindeva, scivolava nelle asperità prima di riemergere in un rombo di tuono per schiacciare senza pietà tutto quello che ostacolava il suo passaggio.

Le gocce fini che danzavano davanti ai suoi occhi la ipnotizzavano. Si sentì cadere in avanti, la testa nelle onde indiavolate, dove si impregnò dell’elemento acquatico fino a diventare un tutt’uno con lui. Le sue braccia, le sue gambe svanivano, trasportate dall’acqua.

Accolse la sensazione ormai così familiare con diletto. Sapeva che il suo corpo era sempre lassù, piegato nel vuoto sul ponte della nave, con aria assente.

Ma lei non era più sul ponte.

Era nelle acque, sdraiata su centinaia di metri. La sua percezione ed i suoi punti di riferimento erano completamente stravolti.

Era libera!

Libera dai limiti materiali che limitavano i suoi movimenti, libera di solcare l’oceano senza preoccuparsi, libera di trasformarsi in un’onda profonda! Niente aveva più presa su di lei. Non doveva fare altro che lasciarsi trasportare…

No.

La Coppa.

Gli Esploratori.

Concentrazione.

Non doveva lasciare la presa.

La sua euforia aveva rischiato di farle perdere di vista il suo obiettivo. Era il rischio di utilizzare questo potere. Era così inebriata dalla sensazione che ogni tanto se ne dimenticava, e bisognava svegliarla a colpi di schiaffi, sennò rimaneva indefinitamente persa nell’immensità blu…

Era un’abilità pericolosa.

In quel momento, lei doveva creare una corrente potente e rapida che avrebbe portato lo Storione stellato a grande velocità verso la prossima tappa della corsa.

Si, ecco, una corrente.

Naëli si focalizzò sul movimento dell’acqua, raccogliendo ogni molecola per creare una potente turbolenza dietro all’imbarcazione. Spinse lo scafo con dolcezza, ma in modo deciso. Bisognava accompagnare senza mettere fretta, un saggio dosaggio che lei padroneggiava alla perfezione.

L’effetto fu immediato.

Lo Storione fece un balzo in avanti, facendo di nuovo cadere i suoi occupanti.

-Ehi, con calma! Brontolò Molly agitando le braccia per riprendere l’equilibrio. Avrebbero dovuto scriverti “pericolo pubblico” in fronte!

Dietro di lei, gli occhi spalancati, Naëli scoppiò a ridere.

-Ad ognuno il suo turno!

La voce ed il volto dei suoi compagni risuonavano come in un sogno, mescolati al rimbombo dell’acqua e ai sussulti della barca – o a quelli dell’oceano, non avrebbe saputo dire- ma sapeva che erano lì intorno a lei. O meglio, era lei che era là, con loro.

-Prenderemo la testa della corsa! Esclamò Joan, entusiasta. Che velocità! Anche se ti conosco da molto tempo, Naëli, mi impressioni sempre!

Naëli sentì appena il suo complimento. Era perfettamente in armonia con il mare, e si perdeva nella sua onda benevola. Durante dei lunghi minuti, si lasciò cullare, spingendo la nave sempre più pigramente a mano a mano che si perdeva nella contemplazione del fondo marino. Scivolava verso le profondità, i crostacei ed i molluschi. L’acqua diventava sempre più nera, e lei ebbe voglia di avvicinarsi al fondo per continuare la sua esplorazione tranquilla. Il silenzio che regnava sotto la superficie dell’acqua era…rassicurante.

Lei stava bene là.

Non aveva voglia di andarsene.

Andare dove, poi?

Si chiese se le immagini che sfilavano nella sua testa erano dei ricordi reali. Non si ricordava di essere mai stata altrove…

***

-Va tutto bene, figlia mia, ma non esagerare, grugnì una voce nella sua testa.

Dovette fare uno sforzo estremo di concentrazione per riconoscere la voce di Molly.

In un salto, si strappò alla sua contemplazione. Ogni volta sperimentava questa terribile sensazione di strappo, come se una parte del suo essere le fosse stata ingiustamente sottratta. Batté le palpebre una decina di volte prima che l’immagine di Joan chino su di lei si stabilizzasse.

Tremò.

Aveva l’impressione di essere sempre in fondo all’oceano, che le appariva scuro e minaccioso.

-Ehi, bella mia, va tutto bene? Era come se avessi perso conoscenza, anche se eri sveglia!

Naëli lo fissò con aria ebete, e si rese conto di essere seduta per terra contro il parafuoco. Probabilmente aveva perso l’equilibrio. Fortunatamente non era sola.

Tremò, ancora sotto l’influenza del freddo. Poi scosse la testa e offrì al suo amico il suo più bel sorriso.

-Va tutto bene, non preoccuparti!

Prese la mano che lui le tendeva e si rialzò, titubante. Molly, aggrappata fermamente al parapetto, le gettò un colpo d’occhio da sopra la spalla.

-Rimettiti in sesto, abbiamo bisogno di te fino alla fine dell’avventura! Anche se ti ringrazio per questo aiutino! E copriti!

Cosa che ornò con un “questi ragazzi, vi giuro” mormorato a mezza voce.

Naëli gettò un colpo d’occhio all’orizzonte. Effettivamente, avevano messo una buona distanza tra loro ed i concorrenti che li seguivano, che poteva distinguere a qualche centinaia di metri dietro di loro. A tribordo come a babordo, il mare era calmo. Non un vascello che turbasse il suo riposo. Gemette di entusiasmo e scese sul ponte, seguita da vicino da Joan che cercava di coprirle le spalle con un ampio mantello.

-Quanto tempo manca a Nebbia della sera? Chiese a Yadriel, sempre di guardia alla prua della nave.

-Con il nostro ritmo di crociera, direi cinque o sei ore. Ci arriveremo prima del tramonto, e, con un po’ di fortuna, per primi!

L’eccitazione dei giovani era contagiosa, perché anche lui, saggio e posato normalmente, sembrava bruciare di passione.

Naëli inclinò la testa e si sedette di nuovo, improvvisamente stremata. Il vento fresco punteggiato da spruzzi scompigliava i suoi capelli blu e scivolava sul suo volto, dolce ricordo della sua esperienza aquatica che prese il tempo di apprezzare. Assaporando l’aria pura dell’oceano che giocava con lei come fosse una bambina, Naëli si lasciò scivolare in un dolce sonno popolato da sogni incantatori e allegri.

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La Coppa dei Sette Principati è più un rito che un evento sportivo. E’ per evitare gli incessanti conflitti che i Principi commercianti devono affrontare che questi ultimi hanno inventato questa corsa che unisce al di là delle identità individuali. La prova permette di concentrare l’attenzione delle masse e di dirottarle dalle loro velleità belliche, installando una pace duratura che consolida l’equilibrio economico già assicurato dai dirigenti .Le guerre sono al giorno d’oggi limitate alle alte sfere del potere.

L’Enciclopedia dei Sette Principati

I naga erano creature del tempo antico. Dotati di una longevità senza precedenti che poteva raggiungere diverse centinaia di anni, possedevano un lungo corpo da rettile dotato di due paia di braccia e di un viso triangolare che era la replica esatta di quello di un serpente. Ma la cosa più stravolgente della loro fisionomia erano le loro gambe. O piuttosto la loro assenza, dato che ne erano completamente sprovvisti. Il loro tronco era costituito solamente da una coda immensa che poteva misurare diversi metri e sulla quale si appoggiavano per tenersi dritti. Quest’appendice li rendeva spaventosi nei combattimenti ravvicinati, e li rendeva i maestri assoluti degli oceani talmente erano rapidi ed agili nell’elemento acquatico.

Un tempo, avevano utilizzato le loro capacità per sottomettere il mondo. Oggi, la civiltà naga non era che un’ombra di se stessa. Si era ritirata davanti allo sviluppo degli scambi marittimi, le maestose creature erano scomparse nelle profondità oceaniche per non risalire mai più in superficie. L’avvento del potere dei Principi commercianti aveva conservato solo un vago ricordo di queste.

La partecipazione di una squadra di naga alla Coppa dei Sette Principati era dunque oggetto di profondi interrogativi.

Ciononostante, i Dimenticati, squadra numero settantadue, si erano allineati come gli altri sulla linea di partenza ad Ys, sotto lo sguardo severo del loro leader, Zok’kar. Ufficialmente, avevano deciso di partecipare alla corsa perché amavano gareggiare, ma anche per testimoniare la loro presenza alle altre nazioni. Da qui derivava il nome della squadra.

Ufficiosamente, i Dimenticati svolgevano una missione d’investigazione su ordine del loro Principe Hul’doj, signore degli abissi e padrone della mitica città sommersa Ortanck. Perché quest’ultima stava morendo. La città scomparsa nelle profondità marine attingeva attualmente alle sue ultime riserve di energia, ed era diventato cruciale trovare una nuova sorgente di alimentazione. Senza di questa tutto il popolo naga sarebbe morto.

E non c’era opportunità migliore per questa ricerca che la Coppa dei Sette Principati.

Zok’kar era stato quindi contattato dal suo Principe e aveva equipaggiato il Nautilus, gioiello della flotta sottomarina naga, sotto i suoi ordini, prima di reclutare i migliori quattro specialisti che aiutavano il loro capo in un’infiltrazione in piena regola.

Con lui, erano cinque, il numero richiesto per partecipare alla Coppa.

C’erano due combattenti spaventosi, le guardie personali di Sua Altezza. Quest’ultima aveva acconsentito a separarsi da loro con riluttanza, ma le loro prodezze marziali erano indispensabili a Zok’kar in caso di problemi. C’era anche Olk’vin, il miglior pilota di tutta la nazione, che lui aveva lasciato a bordo del Nautilus quando si era dovuto recare ad Ys per l’inizio della corsa. Il vascello era al momento stazionato nelle profondità del mare Fulvo, ma avrebbe seguito il loro percorso.

E poi, ovviamente, c’era Lil’yan. La sola ed unica maga del popolo naga. Era l’elemento chiave della squadra, perché era lei che le avrebbe permesso di mettere la mano sul suo obiettivo.

Zok’kar non doveva fare altro che operare nella più completa discrezione.

Ora che la Coppa era iniziata, la ricerca poteva cominciare. Il naga aveva le carte in mano. Il suo margine di manovra era ridotto a causa del potente dispositivo di sicurezza costruito intorno alla Corsa e dell’attenzione particolare della quale lui ed i suoi erano oggetto, ma non si preoccupava.

Era maestro nell'arte dello spionaggio.

Era la missione più esaltante della sua lunga carriera.

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Datemi una sigaretta ed una chiave inglese e vi decapiterò una motocicletta senza sbagliare!

Sayan, Citazioni pittoresche

La ragazza fu svegliata dal suo torpore da un grido.

-Guarda, Naëli, stiamo arrivando!

Era Sayan che era salita sul ponte e indicava un puntino all’orizzonte, tutta eccitata.

Naëli brontolò strappandosi al sonno.

-Ehi, Sayan, spero che non sia un invito a mostrarti le mie mutande, le disse alzando gli occhi verso la sua compagna di squadra.

Quest’ultima arrossì rendendosi conto che era proprio sopra alla giovane ragazza, che aveva una vista diretta sotto la sua gonna.

Saltò di lato farfugliando scuse assurde ed incomprensibili, prima di ripiegare il suo pareo intorno alle sue gambe per tentare di mascherare la sua vergogna con un gesto futile. Sayan era sempre vestita con un’estrema semplicità che rasentava quasi l’indecenza. Si poteva dire che il suo guardaroba fosse composto solo da gonne corte in tessuto, lunghi stivali beige e piccoli gilet di cuoio. Senza dimenticare i suoi perenni occhiali da aviatore che sembravano incollati alla sua fronte, quando non li incollava ai suoi occhi.

Allo stesso tempo, vista l’epopea nella quale si era lanciata, era meglio non essere troppo equipaggiati.

Questione di peso da trasportare.

Tuttavia, la sua tenuta leggera non faceva che mettere in risalto la sua silhouette molto attraente. Un corpo atletico dalla pelle scura e dalle curve ben disegnate, che si indovinava facilmente sotto vestiti aggiustati con cura, accompagnato da una criniera rosso fuoco che non aveva niente di naturale.

Una bella donna, sicuramente. Un pessimo carattere, ma un fisico da sogno.

Da qualche parte, Naëli nutriva un briciolo di gelosia nei suoi confronti. Sayan era più vecchia di lei di soli due anni, ma sembrava molto più matura.

Anche se in questo momento, il disagio della ragazza era più comico che altro. Joan, che passava da quelle parti, non si sbagliò.

-Mi dirai il colore della sua biancheria? Disse discretamente all’orecchio di Naëli. Mi sono sempre posto la domanda, vista la leggerezza di quello che mette sopra!

Entrambi scoppiarono a ridere e Sayan arrossì. Naëli le offrì un’ancora di salvezza:

-Cosa dicevi, prima di svegliarmi così crudelmente dal mio riposo ben meritato?

Gli occhi di Sayan si illuminarono.

-Arriviamo a Nebbia della sera, annunciò semplicemente puntando il dito verso il porto che ingrandiva all’orizzonte.

Una bandiera con i colori della Coppa sventolava davanti all’ingresso del porto, segno che nessun altro concorrente era ancora arrivato. Era tradizione mettere una bandiera alla fine di ogni tappa, affinché i primi concorrenti la strappassero sotto le ovazioni del pubblico.

Naëli gettò un’esclamazione meravigliata e corse a raggiungere Molly sul retro della barca.

-Siamo davanti, quindi?

L’anziana donna inclinò la testa masticando un filo d’erba preso non si sa bene dove.

-Ovviamente. E’ grazie a te. Joan, prendi il timone e conduci quest’entrata nel porto come se stessi facendo una carezza ad un piccolo gattino.

-Vieni, mia bella, andiamo ad ammirare la nostra rumorosa entrata da vincitori dalla prua, proseguì Molly con la sua voce rauca.

Naëli l’accompagnò fino alla prua della piccola nave, dove si appoggiarono al parapetto ammirando il sole che tramontava e che copriva lentamente gli edifici della città costiera. Si era alzato un leggero venticello, che faceva circolare una nebbia fine sull’acqua piatta che svelava ogni tanto il riflesso della città mescolato al cremisi delle nuvole. Un dipinto che si perdeva nelle sfumature di rosso arancio striato di nebbia bianca, come se l’artista avesse cancellato qualche parte del suo dipinto per ricoprirlo di mistero…

Naëli era abitualmente affascinata dal blu del mare, ma, quella sera, era sbalordita dallo charme avvolgente del panorama.

-Sai perché viene chiamata Nebbia della sera? Chiese Molly, raggiante.

La ragazza mantenne il silenzio, lo sguardo perso sulla scena fatata. La ragione era evidente per chi era dotato di occhi.

Entrarono nel porto sotto le acclamazioni degli abitanti della piccola città, strappando il nastro rosso che sbarrava l’entrata. Gli applausi riempivano il cuore di Naëli di gioia. Lei rispose con dei saluti con la mano gioiosi.

Dietro di lei, fieramente ancorato al timone, Joan gonfiava il petto. Gli Esploratori avevano appena fatto un’entrata strabiliante nei palmares della Coppa, cosa non facile per dei novellini. Molte squadre di veterani non erano ancora mai arrivati primi in una tappa. Joan aveva di che essere fiero.

Il giovane uomo virò per andare ad attraccare lo Storione stellato e accostò all’estremità del porto.

Quest’ultimo era troppo piccolo per contenere tutte le navi della corsa e , quella sera, solo i primi arrivati sarebbero stati ammessi all’interno.

-Ah, sogghignò Molly, la mano destra sulla schiena. Stare ferma attaccata al timone non fa più per me.

Naëli sollevò le braccia con fatalità.

-E’ così! Il tempo in cui navigavi per delle ore senza mai affaticarti è passato!

-Un po’ di rispetto, gioventù! Protestò Yadriel avvicinandosi. Soprattutto quando si parla ad un’anziana concorrente…

-E’ vero. Scusa Molly, disse la ragazza abbassando gli occhi.

-Non è niente. E, purtroppo, non hai torto.

Sogghignò un’ultima volta poi sorrise con pietà, prima di urlare in direzione del ponte superiore:

-Bene, Joan, Sayan, si festeggia?

Naëli sorrise a sua volta. C’erano delle cose che nessuna differenza di età poteva impedire di condividere.

7

La Coppa è un momento importante dell’anno. Una sfida che vede scontrarsi i più grandi campioni dalla comparsa dei primi veicoli da corsa. Gli abitanti di ogni Principato accorrono per assistere al suo svolgimento, e seguono febbrilmente la sua avanzata con un’apprensione degna dei tempi di guerra.

Nejim Palador, La prova

I cinque compagni avevano deciso di festeggiare la loro vittoria in questa prima tappa offrendosi un pasto abbondante ed un letto caldo nell’albergo locale.

-E un tacchino ai legumi della Costa del crepuscolo, uno! Tuonò l’oste depositando il piatto fumante sulla loro tavola.

L’odore che emanava dava l’acquolina in bocca, ma l’appetito di Naëli si era prosciugato dopo aver inghiottito dei piccoli ripieni di formaggio del Vento dell’Est e dei pomodori farciti con le castagne del sole. Aveva intravisto il suo dolce preferito, i profiterole di Sarmajor, ma non aveva avuto il coraggio di chiederne. Sapeva che non sarebbe stata capace di finirli. E tuttavia, si era ripromessa di gustare questa specialità del suo paese ovunque fosse andata, giusto per poter criticare e dire che solo a Sarmajor si sapevano fare i veri profiterole.

Joan agitò la sua forchetta vigorosamente in direzione della carne, e infilzò l’ala del tacchino prima di infilarne una buona parte in bocca. Naëli rischiò di scoppiare a ridere da quanto lui faticò a masticare il grosso boccone. Ma egli non le prestò la minima attenzione e si servì di nuovo, quasi immediatamente.

-Giù le mani! Disse Molly vedendolo tendere le sue posate verso la seconda ala. Questo pezzo succulento dell’animale è mio!

Dopodiché, si servì di un enorme coltello e iniziò a dividere il tacchino in due, un’espressione feroce sul viso, come se lei e Joan fossero i soli a condividere quel pasto. Sayan cacciò un urlo di offesa e si mise a infilzare una quantità fenomenale di legumi nel piatto, mettendoli in bocca ad un ritmo folle.

-Non è veramente niente male, questo cibo! Riuscì ad articolare.

-Aspetta di vedere il dolce! Le rispose Molly, con la bocca piena.

Naëli alzò gli occhi al cielo.

Dei selvaggi.

Viaggiava con dei selvaggi.

La taverna risuonava di grida di gioia e di conversazioni più o meno alcolizzate dei numerosi corridori che avevano deciso di soggiornarvi. Tutti si vantavano di aver realizzato una performance eccezionale, ma il frastuono prodotto dalla squadra degli Esploratori non lasciava posto alla concorrenza. Il vino che riempiva regolarmente la coppa di Molly non migliorava le cose.

-Ehi! Non mangiavate da decenni? Chiese il loro oste portando un piatto di frutta candita, attento al benessere dei suoi clienti, anche se un po’ sorpreso dal loro comportamento.

-Perdoni il loro carattere un po’…euh… rozzo, si scusò Naëli alzando le braccia in segno di impotenza. Ci vorrebbero degli anni per addomesticarli.

L’oste se ne andò con una risata tuonante tenendosi le costole.

-Nessun problema, in realtà, era da molto tempo che non avevo una compagnia così gioviale! Fa piacere!

-Rozzo? Brontolò Molly socchiudendo gli occhi. Per mille pirati, ti insegnerò che cos’è un rozzo, piccola mia!

Agitò il suo coltello in direzione del viso della ragazza, con un’aria che doveva essere minacciosa.

-Fortunatamente ci sono persone educate qui, continuò con un tono mieloso rivolto all’oste, sottolineando le sue parole con un sorriso incantatore.

Naëli guardò quest’ultimo tornare in cucina, felice, e si alzò per andare a prendere un po’ d’aria. L’atmosfera assordante del posto le faceva venire il mal di testa. Inspirò un po’ di aria fresca della notte, e osservò l’insegna del posto.

Allo specchio del crepuscolo.

La scelta dell’albergo era stata rapida: erano entrati nel primo che avesse l’aria appropriata. E il nome era piaciuto a Naëli.

Era una bella occasione per Nebbia della sera, dove gli alloggi si riempivano di più in una notte che nell’intera stagione. Gli abitanti dovevano essere felici della pubblicità. Soprattutto dato che il turismo era un’attività in piena crescita nei Principati – anche se il settore era in pieno sviluppo, e c’era un solo attore, la Div. Corp. Anche a Sarmajor, Naëli aveva notato la crescita considerevole delle attività di divertimento e di esplorazione in questi ultimi anni.

Sentì qualcuno uscire dall’osteria, e voltandosi vide Yadriel.

-Bella serata, vero? Le chiese gettando uno sguardo alle stelle che si intravedevano al di là dei tetti rossi.

Naëli annuì. Adorava guardare le stelle, alla ricerca della più brillante di tutte. Ma non la trovava mai.

Questa notte, la volta celeste era splendida. Stranamente, la nebbia dell’inizio della sera era scomparsa, lasciando il cielo autunnale limpido come l’acqua.

-Vado a fare un giro al porto, a verificare che vada tutto bene per lo Storione, continuò lui. Vuoi accompagnarmi?

Naëli rispose di sì e lo seguì lungo la strada lastricata. Niente di meglio di una piccola camminata digestiva per finire la serata.

Al porto, lo Storione stellato riposava dolcemente sotto il chiaro di luna. Sembrava ancora più bello in questi colori bluastri, che facevano risaltare le placche di metallo attaccate al legno sui suoi fianchi.

-E’ una nave magnifica, le confidò Yadriel, pieno di ammirazione.

-Ringrazia l’ingegno di Sayan, replicò la ragazza. Senza la sua immaginazione traboccante e le sue competenze tecniche, non saremmo qui. L’idea di mettere i motori a propulsione sui fianchi è geniale!

Lui si lasciò scappare una risata divertita e rincarò:

-Senza parlare della forma dello Storione. Scegliere una chiatta può sembrare una scelta azzardata in una gara così, ma il nostro vascello è più rapido, fende il vento e la schiuma con molta più facilità rispetto alle navi più grandi. Aggiungi a tutto questo la nostra vela maestra in caso di rottura dei motori, e le tue competenze segrete, e ottieni una squadra imbattibile. Non c’è modo di perdere!

Naëli gli offrì un sorriso luminoso e si allungò sul pontile di attracco, la testa rivolta verso il cielo.

-Non volevi restare a partecipare alla festa? Chiese al suo compagno.

-Il mio ruolo in quest’avventura me lo impedisce, lo sai. Sono la vostra guardia del corpo, devo essere sempre all’erta. E noi sameda ci adattiamo alle tradizioni festive degli uomini con difficoltà. Cosa che non ci impedisce di apprezzare la loro compagnia, ovviamente.

Naëli lo osservò dall’alto in basso. Un profilo umanoide, la stessa altezza, la stessa stazza, ma un viso che non aveva niente di umano. Metà uomini, metà squali, i sameda erano un popolo semi acquatico che viveva sulle rive di una piccola isola non lontana dalla dorsale sud, fuori dai Sette Principati. Yadriel era uno di loro, ma al contrario del suo popolo molto casalingo, era curioso e questo l’aveva spinto ad esplorare i Sette Principati da est ad ovest e da nord a sud. I suoi compagni erano rinomati per le loro competenze marziali fuori dal comune, dato che godevano di un’agilità eccezionale e di armi naturali spaventose, a partire dalla sfilza inquietante di denti retrattili. Yadriel aveva dunque offerto i suoi servizi come mercenario a numerosi esploratori durante i suoi viaggi, cosa che gli permetteva di fare una vita di avventure e di scoperte. Ed era ciò di cui si occupava oggi: proteggere la squadra degli Esploratori. La prova era la lunga asta di legno attaccata alla sua schiena. L’insieme spaventoso di lame che ne occupava l’estremità avrebbe fatto impallidire l’attaccante più accanito.

Naëli l’aveva incontrato solo qualche settimana prima durante la prima riunione della squadra, ma aveva già sviluppato una grande complicità con il sameda. Adorava ascoltarlo parlare delle sue avventure, con gesti e intonazioni che rendevano il racconto reale come se si stesse svolgendo sotto i suoi occhi. Oltre a raccontare le sue epopee con convinzione e dinamismo, aveva un giudizio chiaro su numerosi argomenti, frutto di esperienze ricche e variate, ed era capace di conversare a lungo sulla natura delle cose, cosa che incantava Naëli.

D’altro canto, la ragazza sapeva che la sua sensibilità aveva toccato Yadriel, e che era per questo che lui non aveva esitato a lungo prima di confidarsi. Era felice di quell’amicizia nascente.

Era comunque stata scettica quando Joan le aveva annunciato la composizione della loro squadra, per paura di aver a che fare con un vecchio mercenario burbero e noioso.

“Dato che hai accettato di partecipare alla Coppa con me, il progetto prende forma, allora ho cominciato a riflettere sulla composizione della nostra squadra” le aveva detto lui dopo averle chiesto di accompagnarlo in questa folle impresa. “Le regole della composizione delle squadre della Coppa sono semplici: cinque partecipanti, di cui uno destinato alla sola navigazione marittima. Penso di utilizzare il Lupo di mare quando sarà finito, ma ci sono solo due posti. Quindi, ci servirà un altro veicolo, e qualcuno che ci capisca di macchine sportive in caso di guasto. Ci serve anche un navigatore che si occupi della nave, e la nave stessa. Ma per quanto riguarda questo, ho già trovato”.

Qualche giorno dopo, lui le presentava Molly e il suo Storione, che non sapeva dove lo avesse scovato. Non aveva osato chiedere.

“Lei ci abbandonerà ad ogni tappa terrestre per portare lo Storione stellato al porto successivo. E’ una vecchia partecipante, ha fegato, saprà guidarci”.

Molly aveva riempito fieramente il petto prima di aggiungere:

“Conosco una meccanica, dato che se ne parlava ieri. La persona perfetta per completare la vostra squadra. E sapete cosa vi manca? Una guardia del corpo. Un soldato, per la protezione”

Joan aveva cercato di equilibrare le capacità al meglio costruendo la squadra, e la presenza di una guardia del corpo era apparsa subito come essenziale. Gli attacchi dei pirati o anche degli altri concorrenti in pieno mare, lontano dagli sguardi degli organizzatori, erano troppo numerosi per non preoccuparsi della protezione. Lui e Molly avevano scritto degli annunci, e dopo qualche colloquio infruttuoso, avevano trovato Yadriel. La tensione era subito scomparsa, e qualche giorno dopo, il sameda aveva integrato la squadra.

A Naëli piaceva molto Yadriel. Lontano dall’essere un guerriero senza fede né legge, si rivelava essere caloroso, dotato di sentimenti profondi e di grande sensibilità.

Un amico.

-Non ti manca mai la tua patria, Yadriel? Gli chiese lei, gli occhi perduti nell’immensità del cielo notturno.

Lui si sedette vicino a lei e sospirò.

-E’ difficile rispondere a questa domanda.

Lei lo guardò con aria interrogatoria. Sembrava immerso in una profonda riflessione malinconica.

-Ovviamente, i miei cari mi mancano. Le mie tradizioni, i miei costumi, il mio modo di vivere sono senza pari. Ma sono avido di esperienze. Che vita è quella di colui che resta a casa senza mai vedere il resto del mondo?

Naëli si zittì.

Aveva sempre abitato a Sarmajor. Era la prima volta che lasciava il suo arcipelago natale. Questo pericolo le dava la pelle d’oca, e la eccitava intensamente allo stesso tempo, ma non rimpiangeva di essere rimasta a Sarmajor per tutta la sua infanzia. C’era un tempo per tutto. Oggi, lei era pronta a scoprire il mondo.

Yadriel notò il suo disagio, e le strinse le spalle in modo confortante.

-Ovviamente, ho cominciato a viaggiare molto più tardi di te! Nella scala della vita, tu mi superi notevolmente.

Naëli si riprese.

-Sai, lasciando Sarmajor, ho deciso che in ogni città in cui mi fossi fermata, avrei testato le nostre specialità per vedere se hanno lo stesso gusto, confidò lei. Ed ecco, prima città, e non ho neanche potuto assaggiare i nostri celebri profiterole, mormorò.

-Sono sicuro che hanno un gusto sgradevole, disse divertito Yadriel. E secondo me, faresti meglio ad approfittare del viaggio per sperimentare le specialità locali piuttosto che per degustare le tue sempre e comunque. Questione di curiosità, aggiunse con un occhiolino.

Naëli restò pensierosa un attimo, poi assentì. Lui sorrise con tenerezza, poi aggrottò le sopracciglia.

-Scusami, ma da quando ti ho incontrata, voglio chiederti una cosa.

-Si?

-I tuoi… ehm… i tuoi capelli.

La ragazza afferrò una ciocca dei suoi corti capelli e si mise a ridere. Erano blu come la notte circostante.

-Ah, questo! In realtà, non lo so. I miei capelli hanno preso questo colore a poco a poco dopo i miei undici anni. Non ho mai capito il perché. In realtà si, credo che questo abbia a che vedere con il mio potere sull’acqua. Quello anche, è cominciato a undici anni. Non hai mai visto un colore così durante i tuoi viaggi?

Yadriel scosse la testa negativamente.

-Capelli color rubino come quelli di Sayan si, ne avevo già visti, ma capelli blu, è la prima volta!

- Non pensavo che fosse così unico, mormorò la ragazza.

Dopo una breve riflessione, Naëli si rialzò dolcemente. L’aria fresca della sera e la leggera brezza che soffiava avevano fatto passare il suo mal di testa.

-Dovremmo rientrare.

Yadriel annuì e si alzò a sua volta.

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Yaş sınırı:
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Litres'teki yayın tarihi:
14 aralık 2019
Hacim:
280 s.
ISBN:
9788893988797
Tercüman:
Telif hakkı:
Tektime S.r.l.s.
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