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Capitolo 2

Envy sentì il calore avvolgerla come una seconda pelle mentre scendeva i gradini. Cercò di rilassare i suoi muscoli tesi e andò in pista. Mentre camminava verso Trevor le sembrava di trovarsi in un’orgia, sentendo mani che le toccavano la pelle nuda e corpi sconosciuti che si strofinavano contro il suo.

La pista da ballo era più buia rispetto a quelle degli altri locali in cui era stata o in cui aveva lavorato, e ne apprezzò la privacy. Non c’erano molte coppie solitarie ma, piuttosto, un gruppo confuso di corpi caldi. Sentendo il cambiamento dell’atmosfera, alzò lentamente le mani e iniziò a sfiorare quei corpi nell’oscurità. La scossa di adrenalina che ne seguì la attraversò al ritmo della musica sensuale.

Pur non vedendo l’ora di affrontare Trevor, si fermò un momento per chiudere gli occhi e seguire la musica, che poteva essere descritta soltanto come il suono della lussuria.

Mentre sentiva le carezze leggere diventare sempre più audaci, Envy aprì gli occhi e si trovò davanti a parecchi maschi a petto scoperto, alcuni con camicie sbottonate e altri con magliette aderenti altrettanto seducenti. Non osò guardare i loro volti per timore di stabilire un contatto visivo.

Sentendosi un po’ su di giri, cominciò ad arretrare e non si preoccupò quando gli uomini la seguirono. Sentendo il ferro freddo della gabbia contro la sua schiena, guardò lentamente verso la piccola piattaforma. I suoi occhi incrociarono quelli dell’uomo nella gabbia mentre lui faceva inginocchiare la sua partner in una posizione di sottomissione.

L’intera stanza sembrò scomparire quando i loro sguardi s’incontrarono. Il modo in cui la stava fissando fece sentire Envy come se ci fosse lei al posto dell’altra ragazza. Lui aveva occhi blu di ghiaccio con un contorno nero attorno all’iride. Envy pensò che non aveva mai visto degli occhi così intensi e impressionanti, avrebbe potuto fissarli per ore e desiderare di farlo ancora, e questo la spaventò.

Envy ebbe l’impressione che lui la stesse immaginando nuda. Il modo in cui i suoi occhi la osservavano, soffermandosi in certi punti, la fece sentire come se le sue mani la stessero toccando proprio in quelle parti. Il desiderio di lanciarsi contro le sbarre della gabbia ed implorarlo di prenderla subito e con violenza era quasi troppo per resistergli.

Sforzandosi di distogliere lo sguardo da quegli occhi possessivi, Envy cercò di ricordarsi che poteva andarsene quando voleva.

Trevor non si stava divertendo, sebbene cercasse di seguire il ritmo e mescolarsi il più possibile con la folla. Le belle ragazze e la musica non erano i veri motivi per cui era lì, continuava a fissare il tipo nella gabbia perché era lui il suo vero obiettivo.

Il suo nome era Devon Santos ed era l’ultima persona ad essere stata vista con Kelly Foster, la ventenne trovata morta la settimana prima, in un vicolo lì vicino. Era stata nella stessa gabbia con Devon l’ultima notte in cui era viva.

Fino a quel momento Trevor aveva scoperto che la vittima aveva appena smesso di lavorare presso un club lungo la strada, il Night Light. Aveva lavorato al Moon Dance per una sola notte... quella in cui era morta. Quello non era l’unico caso che Trevor stava seguendo, bensì uno dei primi. Chiunque avesse gettato lì il suo corpo lo aveva lasciato lì come se fosse un regalo per i puma e i giaguari.

Devon era proprietario di quel club insieme ai suoi due fratelli, Nick e Warren, e alla loro unica sorella, Kat. Girava voce che tra i due club fosse in corso una faida silenziosa e che le due famiglie fossero ai ferri corti da quando i loro padri erano scomparsi una decina di anni prima.

Trevor strinse gli occhi, sapendo il vero motivo dell’ostilità tra i due club... non erano locali normali, appartenevano ed erano gestiti da mutanti. Il club in cui lavorava Kelly era gestito da puma mannari, poi lei si era licenziata ed era andata a lavorare per i giaguari mannari, per poi essere ritrovata senza vita il giorno successivo. Era troppo per fare finta di niente.

Se gli umani avessero saputo che i mutanti vivevano tra loro, ci sarebbe stato il panico... ma essi facevano parte della società da molto tempo senza che il segreto fosse trapelato. Finché avessero rispettato le leggi della razza umana, non c’era bisogno di scatenare il panico generale rivelandone l’esistenza. Se ciò fosse accaduto, la mente umana sarebbe ritornata ai tempi bui.

Il piano della squadra segreta per il paranormale della CIA era gestirli nello stesso modo in cui venivano gestiti gli UFO e gli incontri con gli alieni: mentire, nascondere e coprire. Là fuori c’erano cose peggiori dei mutanti, ormai ben ambientati... c’erano creature più pericolose che gli umani avevano visto solo in qualche film horror o di cui ignoravano completamente l’esistenza.

Ma, quando erano iniziati le sparizioni e gli omicidi, la squadra si era messa in moto per cercare di capire cosa stesse succedendo.

Vedendo Devon allontanarsi dalla ragazza nella gabbia e avvicinarsi alle sbarre per guardare qualcuno, Trevor lo seguì con lo sguardo. Sentì la propria pressione sanguigna aumentare di parecchio quando vide Envy appoggiata alla stessa gabbia, circondata da un focoso gruppo di uomini.

Che diavolo ci faceva lì? Lasciò le sue compagne di ballo senza pensarci due volte e iniziò a farsi largo tra la folla per raggiungere Envy.

Devon ringhiò piano quando la ragazza che aveva attratto la sua attenzione alzò le mani per aggrapparsi alle sbarre. Poteva sentire il suo calore in tutto il club e ne percepiva il richiamo. Stringendo le mani sulle sue, le fece scorrere in modo seducente sulle sue braccia attraverso le sbarre della gabbia.

Proprio quando Envy era sul punto di rispondere a quella danza erotica, qualcuno le prese un braccio e la allontanò bruscamente. Rimase a bocca aperta quando vide chi era... si era completamente dimenticata di Trevor! Il momento sensuale s’interruppe e lei si arrabbiò di nuovo quando ricordò perché era venuta al Moon Dance... per vendicarsi.

“Che diavolo ci fai qui?” Trevor sbottò un po’ troppo duramente, cercando di allontanarla dalla gabbia e dalla pericolosa vicinanza di Devon. Se il giaguaro era l’assassino, allora il modo in cui stava guardando Envy la etichettava come sua prossima vittima.

Envy tenne l’altra mano stretta alla sbarra semplicemente perché non le era piaciuto il modo in cui Trevor la stava trattando. Si stava comportando come se fosse stata lei a fare qualcosa di male e non lui. Sorridendogli nel modo più dolce possibile, lo informò “Sono venuta a ballare... proprio come hai fatto tu.”.

Trevor serrò le labbra sapendo che lei lo aveva visto ballare con le altre e non capiva che le stava usando solo come copertura, non si era nemmeno preoccupato di chiedergli il nome. I due si guardarono negli occhi per parecchi secondi prima che Trevor sospirasse.

Avvicinandosi al suo orecchio sussurrò “Lasciami spiegare.” Non aveva voluto dirle chi fosse realmente perché temeva che lei, proprio come quel coglione di suo fratello Chad, avrebbe pensato che la stava usando solo per avere facile accesso ai bar in cui lei lavorava.

“Dai.” cercò ancora una volta di sottrarla allo sguardo infuocato di Devon. Lo guardò di nuovo e, se gli sguardi avessero potuto uccidere, lo avrebbe lasciato a terra in una pozza di sangue. Distolse lo sguardo e riportò l’attenzione sulla sua ragazza.

Envy scosse la testa... ma certo che lui le avrebbe spiegato! “Sono venuta per divertirmi. Posso ballare da sola con questi bei ragazzi o puoi unirti a noi.” Alzò un sopracciglio come se non le importasse nessuna delle due cose.

Trevor girò la testa lentamente e guardò i ragazzi libidinosi dietro di lei ancora lì, in attesa di vedere se avevano una possibilità. “Sparite.” disse con tono molto minaccioso, avvicinandosi ad Envy. Se voleva ballare allora lo avrebbe fatto con lui.

Envy mise il broncio ma si chiese perché fosse così geloso, quando poi lui aveva ballato in modo provocante con altre due ragazze. “Non è divertente.” Alla fine lei lasciò la sbarra abbassando le braccia ed estraendo con indifferenza il piccolo taser dalla tasca, posando le mani sul petto di Trevor.

Devon era in piedi in tutta la sua altezza, ad osservare quella gattina rossa che aveva attirato la sua attenzione, e non solo. Non gli piaceva l’odore dell’uomo che stava cercando di reclamarla. Sentiva odore di polvere da sparo e ciò significava che aveva un’arma nascosta da qualche parte. Allungò una mano e aprì la gabbia, dicendo alla ballerina di prendersi una pausa.

Portandosi una mano all’orecchio, attraverso la ricetrasmittente quasi invisibile, Devon sentì suo fratello dire che la ragazza accanto alla gabbia aveva un taser e voleva usarlo contro quell’uomo. Guardò la pista da ballo attraverso la luce scura che illuminava i gradini e vide Nick lì, in piedi, pronto ad intervenire in caso di necessità.

Era la voce di Warren nell’auricolare, dunque Devon immaginò che suo fratello maggiore stesse osservando tutto da una delle videocamere a visione notturna appese sotto le scale.

Vedendo le mani di lei muoversi sul corpo dell’uomo, Devon sentì l’improvviso bisogno di staccare la testa a quel tizio, finché non vide un luccichio mentre la mano della ragazza si dirigeva verso le anche dell’uomo. Devon accennò un sorriso e decise che non era ancora il momento di intervenire.

“Ci penso io.” sussurrò Devon nella ricetrasmittente.

Chad e Jason si scambiarono un sorriso, sapendo che era il momento di scendere, e si mossero verso le scale che portavano giù alla pista da ballo.

Trevor si rese conto che neanche Envy gli aveva detto che sarebbe venuta lì, ma allora perché si sentiva così colpevole? “Ti ho chiesto che ci fai qui.” ripeté con voce ferma, mentre si strofinava su di lei. Brutta mossa. Quasi perse il filo del discorso quando quasi tutto il suo sangue defluì verso l’inguine, provocandogli un’erezione per la prima volta da quando aveva messo piede nel club.

Envy si spinse contro il corpo di Trevor in modo seducente, così poi avrebbe potuto scostarsi molto velocemente. “Sono venuta per darti una cosa.” rispose, e sfoderò uno sguardo infuocato per distrarlo.

“Spero che sia la stessa cosa che ho io per te.” disse Trevor con un gemito quando sentì la mano di Envy sulla propria erezione.

“Scopriamolo.” sibilò lei, premendo il taser e scattando all’indietro proprio quando lui sussultò e cadde sulle ginocchia senza emettere un suono. “Oops!” esclamò Envy e rimise subito in tasca il taser prima di girarsi e allontanarsi. L’ultima cosa che voleva era trovarsi ancora lì quando Trevor avrebbe avuto la forza per rialzarsi.

Mentre si faceva largo nel buio attraverso la pista da ballo, qualcuno la afferrò per un braccio. Pensando che fosse suo fratello, non si preoccupò di guardare e lo seguì fiduciosa. Quando alzò lo sguardo, si aprì una piccola porta e vi fu spinta dentro.

Envy ebbe a malapena il tempo di girarsi, prima che essa venisse chiusa a chiave. Una fioca luce si accese, svelando dei monitor e l’uomo che prima era nella gabbia. Lei aprì la bocca per parlare, ma lui la interruppe.

“Ho pensato che forse sarebbe meglio se vedessi cos’hai fatto al sicuro qui, in ufficio.” Devon fece un sorrisetto, indicando un monitor.

Envy diede un’occhiata allo schermo, pensando che vedere Trevor contorcersi l’avrebbe fatta ridere... ma, invece, si sentì davvero male per lui. Le sembrò che il cuore le sprofondasse nel petto. Vedendolo soffrire fu felice che il monitor non avesse l’audio, perché era certa di non voler sapere cosa stava dicendo.

Guardò in silenzio quando Chad e Jason apparvero tra la folla e lo aiutarono ad alzarsi da terra. Non riuscì a capire cosa stesse dicendo ma, quando Trevor spinse Chad con più forza di quella che avrebbe dovuto avere dopo una scarica simile, si preparò a correre fuori prima che uno di loro si facesse male.

Vide il ballerino scuotere la testa come avvertimento mentre si metteva tra lei e la porta, allora Envy guardò di nuovo il monitor, sorpresa di vedere che Jason teneva fermo Trevor mentre Chad lo ammanettava.

Sentendosi ancora più arrabbiata con se stessa per essere stata così infantile, si avviò verso la porta per dire a Chad di lasciar andare Trevor. Si sentì di nuovo afferrare per un braccio. Abbassò lo sguardo per non incrociare i suoi occhi, visto che era iniziato tutto per causa sua. Il senso di colpa si aggiunse alla rabbia e lei ritrovò il coraggio.

“Dopo avermi visto usare un taser, pensi davvero che sia una buona idea?” Alzò lo sguardo e cercò di non restare senza fiato dopo il contatto. Ora che poteva vederli più da vicino, i suoi occhi erano ancora più incredibili di quanto sembrassero da dietro la gabbia.

“Chiunque siano quei tipi faresti meglio ad aspettare che escano, prima di tornare a ballare.”. Devon la avvisò di nuovo, vedendo le fiamme nei suoi occhi. La sentì quasi infuriarsi per il desiderio di andare ad aiutare il tizio che aveva appena ferito, e lui non aveva alcuna intenzione di permetterglielo. “Come ti chiami?”

“Perché vuoi saperlo?” Envy tirò via il braccio dalla sua presa. “Così i proprietari mi impediranno di tornare qui?”

“Non esattamente.” Devon ringhiò minacciosamente a quel pensiero. “Ma forse vuoi conservare quel taser.” Vide Envy girarsi di nuovo verso il monitor e realizzare che la sua vittima era andata via.

‘Maledizione.’ sibilò Envy mentalmente, appoggiandosi con la schiena alla porta e sentendo le vibrazioni della musica attraverso il legno. Si morse il labbro inferiore sapendo di essersi spinta troppo oltre. Ricordò l’altro motivo per cui era venuta al Moon Dance quella sera e si domandò se fosse un buon momento. ‘Perché non provarci?’ E si fece coraggio. “Sai se cercano personale?”

Devon non riuscì a trattenere il sorriso che gli esplose sulle labbra. Cos’avrebbe dato per averla in quella gabbia per un po’ e tentare di domare il fuoco che c’era in lei. “Sei una ballerina?” le chiese speranzoso.

Envy spalancò gli occhi, ricordandosi di quando lo aveva visto nella gabbia, e le sue cosce andarono in fiamme... ma purtroppo anche le sue guance lo fecero. “No.” sussurrò con voce un po’ troppo roca “Non ballo. Faccio la barista in altri locali della zona e volevo fare domanda qui, già che ci sono.”.

“Peccato.” Devon fece un sorrisetto e aprì un cassetto della scrivania. Tirò fuori un modulo per la domanda di assunzione e glielo porse. Lei non gli aveva ancora detto il suo nome ma, compilando il modulo, avrebbe avuto tutte le informazioni che gli servivano. Inoltre, voleva essere sicuro che non avesse lavorato al Night Light.

Stava iniziando a stancarsi della gente mandata lì a ficcanasare. Era stato Quinn a mettere fine all’amicizia tra puma e giaguari, quindi i puma potevano anche andare all’inferno per quanto gli riguardava.

Qualcuno del Night Light aveva mandato lì l’ultima persona che avevano assunto e, adesso che era stata uccisa, i puma cercavano le risposte al Moon Dance... così come i poliziotti. Per sua immensa fortuna, l’unica sera in cui lei aveva lavorato lì, gli aveva chiesto di entrare nella gabbia con lui.

Devon scostò la sedia dalla scrivania, sapendo che il modo più veloce per farla rimanere era darle quello che voleva. “Puoi compilarlo ora, magari avrai un nuovo lavoro entro la fine della serata.”.

Envy si sedette, ma guardò il monitor con un’espressione accigliata. “Pensi che il proprietario mi abbia vista usare il taser?” si morse il labbro inferiore, cercando di immaginare come doveva essere apparsa la scena a chi l’avesse vista. “Vorrei davvero non averlo fatto.”.

Devon si appoggiò allo schienale della sedia come se stesse guardando anche lui il monitor. Avvicinandole le labbra all’orecchio le chiese “Se il proprietario ti avesse vista e ti chiedesse qualcosa al riguardo, tu cosa gli diresti?” Inspirò lentamente mentre il suo profumo lo circondava, scaldandogli il sangue.

Envy fece per girare la testa per guardarlo, ma si fermò. Le sensazioni provocatele dalla sua vicinanza si erano diffuse lungo le spalle e il collo. “Sono stata cattiva.” sussurrò, sentendo ancora un’ondata di calore nel basso ventre. Quel tipo era pericoloso per i suoi sensi, non sapeva se girarsi e leccarlo o correre via e nascondersi.

Le labbra di Devon accennarono a un sorriso, ma lui non si mosse “Quindi te ne vai in giro a colpire i ragazzi con il taser senza motivo?” Poteva sentire la crescente eccitazione della ragazza e la cosa stava rendendo i suoi pantaloni decisamente troppo stretti.

“No.” Envy fu felice del diversivo quando prese la penna stilografica dal portapenne davanti a sé, e cominciò a compilare la domanda. “Solo quelli che se lo meritano.” rispose, non volendo parlarne.

Devon si raddrizzò e resistette al forte desiderio di prenderla e farla sedere sulla scrivania. Al momento le stava già passando le dita tra quei capelli di seta, oltre lo schienale della sedia.

Rimase in silenzio mentre Envy compilava la domanda di lavoro e lesse da dietro, prendendo nota di ogni parola. ‘Envy Sexton’, e i club dei puma e dei vampiri erano fortunatamente assenti dalla lunga lista di locali in cui lavorava. Capì che con un paio di telefonate avrebbe potuto liberare gran parte del suo tempo, dicendo agli altri club di cancellarla dai loro turni. Non voleva condividere quella gattina selvaggia con nessun altro.

Envy completò la domanda e fece per alzarsi, ma Devon le mise una mano sulla spalla per tenerla seduta, prese subito il foglio di carta e si diresse verso la porta.

“Aspetta qui, torno tra pochi minuti con una risposta.” Devon afferrò la maniglia, ma si fermò quando lei parlò.

“Chi sei?” chiese Envy, domandandosi se non avrebbe dovuto consegnare la domanda al proprietario in persona, magari avrebbe potuto anche fare direttamente il colloquio.

“Devon Santos.” rispose lui, poi scomparì prima che lei potesse fermarlo.

Sapeva che Nick lo stava aspettando fuori la porta perché sentiva il suo odore. Consegnandogli il foglio, Devon lo informò “Abbiamo una nuova barista.” Aspettò che Nick leggesse il foglio, sapendo che stava controllando le stesse cose che aveva già controllato lui.

Nick aveva allontanato un vampiro e un paio di sue fan che erano entrati di nascosto nel club, rovinandogli l’umore per la serata. Odiava i vampiri e qualsiasi umano che fosse così stupido da frequentarli. Non vedendo alcun indizio che la ragazza fosse legata a loro, e sentendo l’odore dell’eccitazione di suo fratello, Nick decise di lasciare che Devon gestisse i propri affari.

Alla fine gli restituì la domanda “Dille di lasciare il taser a casa.” Nick guardò suo fratello per un momento, prima di aggiungere “Kat ha detto che il tipo che lei ha colpito era il suo ragazzo, e quello che l’ha trascinato via in manette era suo fratello.”.

“Il suo fidanzato aveva una pistola, ho sentito l’odore.” Devon strinse le spalle, e anche i suoi occhi si strinsero “Forse non era un granché come fidanzato.”.

“Faresti meglio ad andarci piano.” Nick scosse la testa, vedendo ancora più interesse negli occhi del fratello. “Se la vuoi, allora è tua responsabilità controllarla quando è qui.” Nick digrignò i denti, quando sentì l’odore di un vampiro. Senza dire nulla, si girò e scese le scale.

Envy si guardò attorno nervosamente e vide un ascensore che non aveva notato prima. Rimase perplessa nel vedere che aveva un tastierino numerico invece di un semplice pulsante. Picchiettò con la penna sulla scrivania, chiedendosi quanto a lungo avrebbe dovuto aspettare. Doveva ancora scoprire se Chad aveva davvero arrestato Trevor o se lo aveva soltanto fatto uscire dal club.

Guardò la scrivania per distrarsi un po’. Era un’investigatrice nata, proprio come suo fratello, anche se lui cercava di nascondere la cosa. In realtà Chad era un grande detective, diceva a tutti di essere solo un poliziotto di quartiere, ma non era vero... era il capo della SWAT.

Alla fine diede un’occhiata al foglio che aveva preso distrattamente, era la ricevuta di un fornitore. Lesse le informazioni e il nome in calce, poi sbatté il foglio sulla scrivania. ‘Devon Santos’... accidenti a lui. Era uno dei proprietari e le aveva fatto credere di essere solo un ballerino.

In quel momento si aprì la porta dell’ufficio e Devon entrò. “Quando vuoi iniziare?”

*****

Nick attraversò di corsa la pista da ballo e salì le scale fino all’entrata. Aprì la porta con più forza del necessario e lanciò un’occhiataccia all’uomo che stava cercando di superare i controlli di sicurezza. Visto che quasi tutti i buttafuori erano mutanti, potevano sentire l’odore di un vampiro anche quando non c’erano segni apparenti che lo fosse.

Di solito il look di un vampiro normale sembrava ispirato alla scena gothic-dark. Tuttavia, negli ultimi mesi, circa una decina di vampiri avevano cercato di entrare vestiti da uomini d’affari o con abiti da discoteca. Per questo motivo si affidavano così tanto all’olfatto piuttosto che alle apparenze. Regola numero uno: nessun vampiro poteva passare senza il permesso del proprietario.

“Come mai è qui?” chiese Nick, cercando di sembrare professionale davanti agli umani. L’uomo inclinò la testa e gli rivolse un sorriso che fece rivoltare lo stomaco a Nick.

“Vorrei entrare.” disse Raven, dilatando le pupille mentre usava i suoi poteri su chiunque fosse suscettibile all’incantesimo di costrizione dei vampiri.

Nick lo squadrò. Il tizio aveva capelli neri con le punte colorate di rosa che gli incorniciavano il viso. Era giovane, forse non aveva neppure venticinque anni, con la pelle molto pallida e un eyeliner marcato intorno agli occhi. Le sue labbra erano colorate con un rossetto nero, in tinta con lo smalto sulle unghie.

“Mi dispiace, signore...” Nick era molto vigile, osservava tutti i movimenti del vampiro. Non importava la stazza o l’età, i vampiri erano pericolosi e non andavano sottovalutati.

“Chiamami Raven.” rispose l’uomo, chiedendosi fino a che punto potesse spingersi con il giaguaro.

“Mi dispiace Raven, siamo pieni.” spiegò Nick, stringendo con le dita le due pistole derringer, che teneva nella tasca della sua giacca di pelle. Le aveva caricate con pallottole d’argento riempite di acqua santa. Accennò un sorriso sadico sentendo il coltello di legno col manico d’osso che teneva legato al braccio.

“Allora perché tutte queste persone sono ancora in fila?” chiese Raven, vedendo il colore dorato iniziare ad irrompere nelle iridi del giaguaro.

Nick sorrise, ma sembrò che digrignasse i denti. “Loro hanno prenotato.”.

Gli occhi di Raven brillarono per un secondo nella penombra come se stessero risplendendo minacciosamente di un fuoco interiore. Nick scese i tre gradini dell’ingresso e si mise tra Raven e la folla di umani, poi si avvicinò al suo orecchio.

“Sparisci, vampiro.” sussurrò con calma glaciale, premendo la punta del suo pugnale di legno contro le costole di Raven senza che nessuno lo vedesse. “Non entrerai mai.”.

Nick si raddrizzò e piegò le braccia in avanti così sarebbe stato facile pugnalarlo. “Mi dispiace signore, le auguro una buona serata.”.

Raven sorrise di nuovo, questa volta quasi con allegria “Oh, lo sarà di sicuro.”.

Poi si allontanò dalla porta e iniziò a camminare lungo la strada con le mani nelle tasche dei suoi jeans neri, fischiettando una melodia inquietante. Quando il giaguaro si era chinato per sussurrargli qualcosa all’orecchio, Raven aveva visto il suo padrone sgattaiolare accanto a loro ed entrare nel club. Non vedeva Kane da un po’ e, in effetti, era la prima volta che lo vedeva dopo settimane, anche se aveva percepito spesso il suo sguardo su di sé.

Raven era sorpreso che Kane volesse entrare nella tana dei suoi nemici. Il padrone gli aveva raccontato la storia di come fosse stato sepolto vivo dal capo del clan dei giaguari, dunque aveva un piano tutto suo?

‘Loro ti hanno incastrato, padrone, ma questa volta farò in modo che loro mani siano sporche di sangue.’ sussurrò Raven tra sé prima di mescolarsi alle ombre. Sapeva che non avrebbe dovuto attendere a lungo, poteva ancora sentire l’odore del sangue della sua ultima vittima portato dalla brezza verso il Moon Dance.

*****

Kat osservò Chad e Jason che aiutavano lo sfortunato fidanzato ad uscire dal club, in manette. Si dice sempre che la curiosità uccide, ma lei doveva scoprire cos’avevano intenzione di fargli. Se non altro, per non continuare a chiederselo tutta la sera.

Uscendo da una delle porte laterali, rimase nascosta nell’ombra e li seguì. Con i suoi sensi acuiti non aveva bisogno di avvicinarsi troppo per ascoltare quello che stavano dicendo.

Chad e Jason bloccarono Trevor tra la sua auto e quella del poliziotto, in modo che il fidanzato abbandonato non potesse tornare dentro da Envy. Chad gli tolse le manette, sapendo che in realtà non poteva arrestarlo senza un valido motivo... a meno che Trevor non lo spingesse a farlo.

“Scommetto che sei stato tu a dirle che ero qui!” ringhiò Trevor verso Jason. “Secondo te non sapevo che hai una cotta per lei? Non sei riuscito a farti gli affari tuoi, eh?”

Chad allungò un braccio quando Jason fece un passo avanti con aria minacciosa. “Jason, ci penso io. Perché non torni dentro e vedi di trovare Envy? Non voglio che esca finché Trevor non se ne sarà andato.”.

“Non puoi impedirmi di tornare dentro, sto lavorando!” sibilò Trevor senza pensare.

“Sì, abbiamo visto come stavi lavorando.” Jason strinse i pugni ma, dallo sguardo tagliente di Chad, capì che avrebbe fatto meglio a tornare dentro, prima che Trevor non fosse più l’unico in manette quella sera. Girandosi, lanciò un’altra provocazione a Trevor “Ci troverai sulla pista da ballo, avvinghiati l’uno all’altra.”.

Trevor scattò, ma Chad lo spinse contro l’auto. Con suo grande stupore, Trevor era molto più forte di quanto sembrasse e lui faceva fatica a tenerlo. “Ti avevo avvisato di non scopare con mia sorella se non volevi dirle chi sei davvero e per quale motivo sei sempre in giro per club. Cavolo, amico, Envy ti crede uno studente del college. Se volevi impressionarla, allora avresti dovuto dirle la verità. Una cosa che non ha mai sopportato sono i bugiardi, soprattutto quando mentono a lei.”.

Kat strinse il suo sguardo su Trevor. Cosa diavolo voleva dire?

“Lo sai anche tu che se le avessi detto della mia copertura si sarebbe sentita usata mentre frequentavo i locali con lei.” disse ad alta voce raddrizzandosi, ma non cercò di tornare al club. Se avesse usato la sua vera forza allora Chad sarebbe già morto e lui non sarebbe stato migliore delle persone a cui dava la caccia.

Quella consapevolezza lo calmò abbastanza da controllare i suoi istinti animali, ma non poteva comunque fare a meno di essere ancora incazzato. “Lei mi ha colpito con quel dannato taser!”

“Te lo meritavi perché sei un fidanzato misero e bugiardo. Te la sei cercata, non le hai detto la verità. Per stasera è abbastanza, a meno che tu non voglia andare a caccia in un altro bar. E poi, Envy ha ancora il taser.” sogghignò Chad. “Ti consiglio di lasciarla da sola per il resto della serata... anzi no, per il resto della sua vita, se non sei capace di essere sincero con lei.”.

Trevor digrignò i denti, ma non disse altro. Chad non poteva dirgli di stare lontano da Envy, ma probabilmente lasciare che lei si calmasse era un buon consiglio.

“Bene, ma quello...” indicò il club “... non è un posto sicuro per tua sorella, e tu lo sai!” Aprì la portiera della sua auto, costringendo Chad a fare un passo indietro per non essere colpito. Sbattendo la portiera dietro di sé, impiegò solo pochi secondi prima di uscire dal parcheggio sgommando.

Quando Trevor fu abbastanza lontano dalla vista di Chad, prese il cellulare e digitò il numero di qualcuno che gli doveva un favore. Si fermò al negozio più vicino e parcheggiò dietro un camion per non essere visto.

Era frustrante lasciarla lì dopo che Devon l’aveva guardata in quel modo. Poteva non essere un assassino, ma quello sguardo non era affatto un buon segno. ‘Chad pensa di poter usare le maniere forti quando si tratta di Envy, eh? Vediamo se sarà contento quando scoprirà di essere lui quello debole.’ Poi avrebbe sistemato anche Jason, già che c’era.

Kat si nascose ancora di più nell’ombra quando Chad si girò e guardò nella sua direzione. Si accigliò sapendo che per lui era impossibile vederla, non aveva la visione notturna che avevano i mutanti. Si soffiò via i capelli dagli occhi e aspettò mentre lui continuava a guardare verso di lei, poi tirò un sospiro di sollievo quando finalmente lui si girò e tornò nel club.

E così Trevor era un poliziotto in incognito e la sorella di Chad non lo sapeva... e ovviamente neanche Jason. Il mistero era che Trevor aveva detto che stava lavorando ad un caso. Kat digrignò i denti, sapendo che doveva trattarsi degli omicidi. Doveva dire a Warren di sbrigarsi a trovare chi stava lasciando una scia di sangue dietro di sé, prima che incolpassero loro.

*****

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Yaş sınırı:
0+
Litres'teki yayın tarihi:
17 nisan 2019
Hacim:
250 s.
ISBN:
9788873040439
Tercüman:
Telif hakkı:
Tektime S.r.l.s.
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