Kitabı oku: «Sangue Saziato», sayfa 2
Capitolo 2
L’umore di Tasuki non era migliorato molto da quando era tornato in centrale. Lungo il tragitto non aveva sentito altro che segnalazioni via radio di avvistamenti di demoni. Continuavano a ricordargli la prima volta che aveva visto un demone… la stessa notte in cui Kyoko era scomparsa.
Si toccò il fianco nel punto in cui la luce lo aveva trafitto quella stessa notte, e si accigliò ricordando la paura e la delusione quando il mattino seguente non aveva più trovato la famiglia Hogo. Era andato da Kyoko per accompagnarla a piedi a scuola come promesso, ma aveva trovato la casa deserta.
Era una cosa che lo aveva tormentato per molto tempo e che non era ancora riuscito a superare. Cavolo, conservava ancora il suo regalo di compleanno per lei. Era un anellino d’oro che sua nonna, la signora Tully, lo aveva aiutato a scegliere.
Negli ultimi undici anni aveva fatto molti sogni su Kyoko e sui demoni. Lui era cresciuto e, stranamente, nei suoi sogni era cresciuta anche lei, e quei sogni diventavano sempre più frequenti e inquietanti. Il pensiero che lei fosse in pericolo chissà dove lo teneva sveglio la notte.
Sospirando, scacciò Kyoko dalla mente e guardò mentre quattro delle cinque guardie del magazzino venivano scortate verso la centrale per essere interrogate da Boris e i suoi uomini.
La guardia che aveva quasi sparato a Micah sarebbe finita nella stanza speciale degli interrogatori. La stanza rinforzata era stata predisposta nel caso in cui si fossero imbattuti in una qualsiasi creatura paranormale o addirittura in demoni di basso livello.
Guardando la squadra SWAT, Tasuki quasi sbuffò notando che alcuni agenti si stavano vantando, gonfiando il petto e scambiandosi pacche sulle spalle per il lavoro ben svolto.
Per come la vedeva lui, avevano soltanto salvato tre delle tante donne rapite e catturato un paio di guardie che erano più muscoli che cervello. Non aveva la minima intenzione di festeggiare, a meno che una delle guardie non avesse vuotato il sacco su dove Luca teneva il resto dei prigionieri. Dubitava seriamente che quei tirapiedi sapessero granché oltre ai propri compiti da svolgere e alle sigarette da fumare.
Si appoggiò al muro, osservando il grande furgone che entrava a retromarcia nel garage laterale dell’edificio. Scommetteva che sarebbe stato Titus a supervisionare lo spostamento della lupa fuori dal veicolo… lui era un alfa e bla bla bla. Se fosse dipeso da lui, la lupa sarebbe arrivata lì camminando sulle sue gambe… o zampe, a lei la scelta.
Al momento i suoi soccorritori la stavano tenendo prigioniera come avevano fatto i commercianti di schiavi.
Tasuki vide Titus scendere dal lato del guidatore e sbattere lo sportello. Il suo sguardo torvo era rivolto al gruppetto di uomini in piedi dietro il furgone, impazienti di dare un’occhiata alla lupa. La sua attenzione fu attirata da Micah, che girò attorno al veicolo insieme alla quinta guardia… con modi non proprio gentili.
Tenendo il lupo per il bavero della giacca, lo spinse via dal furgone. Tasuki sorrise tra sé, il puma si stava prendendo la sua rivincita. I piedi della guardia erano incatenati molto stretti, dunque riusciva a fare solo un passo per volta.
“Ti diverti, eh?” chiese Tasuki a Micah mentre si avvicinava.
“Non ancora.” rispose il puma con un ghigno e tirò con forza il colletto del lupo, in modo che la camicia gli si stringesse attorno alla gola. L’uomo emise un verso strozzato mentre si piegava all’indietro. “Ma ci sono quasi…”.
Tasuki era perplesso per il comportamento di Micah ma dovette ammettere che, se qualcuno avesse puntato a lui una pistola alla testa, si sarebbe comportato allo stesso modo. La guardia lo vide e ringhiò, mostrandogli tutti i denti; Tasuki piegò la testa di lato, chiedendosi perché mai il lupo si credesse spaventoso nella sua forma umana.
“Sì, sì. Ruggisci, ringhia e sbava pure, stronzo.” esclamò Tasuki con voce annoiata.
Micah rise per il suo coraggio davanti a un lupo mannaro incazzato. Iniziava a pensare che, molto probabilmente, il ragazzo sarebbe stato l’unico ad andarsene se fosse scoppiata una rissa. C’era qualcosa che lo incuriosiva in quel novellino, e un mutante non ignora mai il proprio istinto.
Micah spinse la guardia verso la stanza degli interrogatori e gli diede anche un calcio sul sedere. La guardia barcollò in avanti, sbattendo con la spalla contro lo spigolo dello stipite d’acciaio. Un guaito involontario gli sfuggì dalle labbra, facendolo somigliare ad un cucciolo invece che a un feroce lupo mannaro.
“Ops.” disse Micah con sarcasmo. “Ti sei fatto male? Sarei più gentile ma sai, faccio difficoltà con chi cerca di piantarmi una pallottola nel cervello. Perciò, se ti sembro lunatico… prendila pure sul personale, davvero.”.
Provò ancora più soddisfazione nel lanciare letteralmente il lupo all’interno della stanza. Sospirò compiaciuto quando l’uomo si schiantò sul tavolo di titanio che era stato fissato a terra al centro della stanza.
Avvicinandosi, Micah lo afferrò e lo fece sedere sulla sedia, che somigliava molto alle sedie elettriche usate per le esecuzioni nelle prigioni. Quando l’uomo notò il tipo di sedia, ebbe quasi una scarica di energia e cercò di reagire. Micah era divertito mentre forzava le fasce dei braccioli attorno ai polsi della guardia, per poi bloccarli.
“Adesso non cercare di staccarti le mani a morsi prima che avremo finito… intesi?” ordinò Micah, ignorando la lunga lista di imprecazioni che l’altro gli rivolse.
Tasuki scosse la testa per le buffonate di Micah, poi guardò verso il furgone e intravide gli angoli della gabbia attraverso il portellone aperto. Sapere che lì dentro c’era una donna lo turbava a dismisura, ma nessuno oltre a lui sapeva il perché.
Interrompendo i propri pensieri, si scostò dal muro quando Titus gli si avvicinò.
“E allora, che hai intenzione di fare?” gli chiese tranquillamente Tasuki. “Mettere la gabbia nella cella?”.
Titus aggrottò la fronte per il suo tono sarcastico. “Apro la gabbia e in pochi minuti porto la lupa in una cella. Un doppio ingabbiamento sarebbe eccessivo ma ci serve comunque un posto dove possa stare finché non riusciamo a capire cos’è meglio per lei.”.
“Perché non la fai stare al Night Light con gli altri lupi? Almeno in quel modo sarebbe sotto controllo.” propose Tasuki, avendoci pensato già durante il viaggio.
Titus scosse la testa “È peggio che rinchiuderla in una cella.”.
L’altro rimase perplesso “Non capisco.”.
“Lo vedi come girano intorno alla sua gabbia, no?” rispose Titus con uno sguardo di disapprovazione.
“Sì… e mi dà sui nervi.” ribatté Tasuki.
Titus incrociò il suo sguardo, provando un po’ più di rispetto per la nuova recluta. “Allora forse dovremmo interrompere lo spettacolo.”.
Proprio in quel momento, Micah si unì a loro e guardò gli altri agenti “Già, si comportano come cani in calore.”.
Tasuki alzò un sopracciglio per quel paragone “In questo caso… forse è proprio così.”.
“Più di quanto immagini.” aggiunse Titus, poi si rivolse agli uomini in questione. “D’accordo ragazzi, è ora di tornare al lavoro.” li informò. “Non è certo la prima femmina che vedete.”.
Poi si accigliò quando un paio di loro sembrarono non voler obbedire… il desiderio sessuale li stava già facendo sragionare. E lui non era proprio dell’umore adatto per usare i suoi muscoli di alfa. Per quanto lo riguardava, era solo un ruolo temporaneo… mentre Boris lo considerava permanente. Con Luca come unico altro alfa attivo in città, un ruolo temporaneo non era contemplato.
“Adesso!” tuonò Titus facendo sussultare gli uomini, che si sparpagliarono. Quando se ne furono andati, si avvicinò alla porta della gabbia e la aprì per spostare la lupa in una cella, dove sarebbe stata al sicuro.
“C’è un agente che non vive al Night Light e che possa sorvegliarla per non farla stare in un’altra gabbia?” chiese Tasuki, sentendo i brividi mentre si avvicinava.
“Le sbarre d’acciaio le servono come ulteriore protezione dal branco a cui tu non vedi l’ora di affidarla.” spiegò Micah. “Non lo stiamo facendo per il gusto di tenerla prigioniera, sai? È per la sua protezione. Una femmina di lupo mannaro non accoppiata è una cosa molto rara e Titus non vuole vedersi costretto a strigliare il branco per aver ragionato con i pantaloni invece che col cervello… non so se capisci cosa intendo.”.
“Come se non bastasse, dopo che te ne sei andato abbiamo trovato flaconi vuoti e siringhe nel cestino accanto alla sua gabbia. Le etichette erano la prova che la stavano riempiendo di ormoni.”.
“Ormoni?” chiese Tasuki, non capendo il senso di quello che Micah gli stava dicendo.
“Stavano cercando di mandarla in calore per farla accoppiare.” disse Titus con tono freddo. “Oltre il settanta percento dei lupi all’attivo sono single e la maggior parte di quelli accoppiati ha una compagna umana. Non ci vorrebbe molto per iniziare una rissa. Per quanto ne so… probabilmente lei è l’unica femmina in città ad essere maggiorenne e senza un compagno. La nostra razza tende a litigare per le femmine molto prima che diventino maggiorenni.”.
Tasuki si accigliò, vedendo la cosa da una nuova prospettiva “Se la metti in questo modo allora capisco… ma comunque non è giusto.”.
Micah gli diede una pacca sulla spalla “Tranquillo… ci sono ancora tante cose che non sai sui mutanti, però sei uno che impara in fretta. Tra non molto magari riuscirai ad elencare ad alta voce tutte le nostre regole senza battere ciglio.”.
“Grandioso.” brontolò Tasuki “Altre regole da imparare.”.
Titus salì sul furgone ed entrò nella gabbia; chinandosi per prendere la lupa in braccio, inalò il suo odore e imprecò. L’ultima volta che aveva avvicinato una femmina di mutante in calore, si era beccato un pugno in faccia da un Dio del Sole geloso. Ma, almeno, aveva imparato in fretta la lezione.
“Ehi, Micah, hai ancora quello spray per coprire gli odori?”.
Quando l’altro gli lanciò la boccetta, lui la prese al volo. Gli ci vollero alcuni minuti per spruzzarla tutta e svuotarla, poi se la infilò in tasca. Sollevando delicatamente la lupa, uscì dalla gabbia.
Quando Titus la portò fuori alla luce, Tasuki ammise che era molto bella. La sua pelliccia era di un nero intenso e, avendo incrociato per un attimo il suo sguardo al magazzino, sapeva che i suoi occhi erano di un bel colore dorato con riflessi blu e verdi.
“Chissà quanti anni ha.” chiese sottovoce per non svegliarla, anche se gli avevano detto che il tranquillante l’avrebbe fatta dormire ancora per un po’.
“Secondo Boris ha una ventina d’anni, in base alla grandezza delle sue zampe.” rispose Micah accigliato. “Sembra aver passato un periodo difficile in cattività.”.
Portandola nella cella vuota, Titus la adagiò delicatamente sulla branda. Avendo ascoltato la conversazione tra Micah e Tasuki, le diede un’occhiata più da vicino.
Si trovò d’accordo riguardo al trattamento che doveva aver subito da Luca. La sua pelliccia, così scura e bella, in alcuni punti era sporca e opaca, segno che non tornava nella sua forma umana da un bel po’. I cuscinetti delle zampe erano graffiati e ruvidi, ed erano visibili anche alcuni segni di escoriazione da pungolo per bestiame.
Sapeva perché si era rifiutata di trasformarsi e ammirava la sua testardaggine. Se l’avessero catturata nella sua forma umana… l’avrebbero violentata. Aveva usato l’unica arma che aveva contro di loro… cioè il fatto che una femmina di lupo mannaro non può rimanere incinta nella sua forma animale. Ciò non dimostrava soltanto la sua forza di volontà ma anche la sua intelligenza.
Mantenendo il controllo, Titus uscì dalla cella e chiuse la porta a chiave. Al suo risveglio sarebbe stata ancora di pessimo umore ma, almeno, quella cella era molto meglio della gabbia in cui l’avevano fatta entrare.
“Non dovremmo iniziare ad interrogare la guardia che abbiamo preso e vedere se sa dove tengono gli altri ostaggi?” chiese Tasuki mentre si avviava verso la stanza degli interrogatori.
Titus stava per rispondere quando uno degli agenti che non aveva partecipato al raid entrò dalla porta principale e si diresse verso le celle.
“Philip, dove diavolo stai andando?” gli chiese Titus.
L’agente, uno dei lupi più giovani della squadra, si bloccò e sorrise timidamente. “Non ho partecipato alla missione, perciò volevo vedere se era già tornata in forma umana.”.
Micah diede una gomitata a Tasuki “Capisci cosa intendevo?”.
L’altro si accigliò e incrociò le braccia sul petto “Purtroppo sì.”.
La motivazione dell’agente mise in allarme Tasuki, facendolo infuriare di nuovo. Se la lupa fosse tornata nella sua forma umana non avrebbe avuto alcuna privacy, poiché si sarebbe ritrovata nuda. Ciò era la prova che Micah aveva ragione riguardo all’istinto dei lupi.
“È un essere vivente come te, non uno spettacolino a luci rosse.” ringhiò Tasuki, prima di precipitarsi nella stanza degli interrogatori.
“Quel ragazzo ha fegato, devo ammetterlo.” mormorò Micah.
Titus, perplesso, si rivolse a Phillip “Penso che tu abbia avuto la tua risposta. Manterrete tutti le distanze da questo dipartimento fino a nuovo ordine… chiaro? Anzi, perché non sorvegli tu la porta e ti assicuri che a nessun altro venga la tua stessa idea?”.
“E cosa dico?” chiese Phillip stupidamente, poi indietreggiò subito di alcuni passi quando Titus si diresse verso di lui.
“Di’ loro che staccherò la testa io stesso al primo idiota che ficca il naso oltre quella porta.” tuonò Titus. Poi lanciò un’occhiataccia a Phillip, che praticamente inciampò nei suoi stessi passi mentre si affrettava a uscire.
“Ti hanno mai detto che sei un alfa da paura?” gli chiese Micah, poi rise e gli diede una pacca sulla spalla.
L’altro scosse la testa e disse “Forse dovremmo bloccare tutte queste porte e finestre, nel caso in cui si presenti qualche lupo coraggioso. Non voglio distrazioni dopo che avremo iniziato con quell’idiota incatenato nell’altra stanza.”.
“Forse dovremmo interrogarlo a turno, in modo che qualcuno sarà sempre qui a sorvegliarla.” propose Micah. “Però adesso, se non seguiamo Tasuki, penso che si sfogherà sul nostro uomo.”.
Titus alzò un sopracciglio “Buona idea.”.
Nella stanza degli interrogatori, Tasuki si afferrò allo schienale della sedia e fissò il lupo mannaro dall’altra parte del falso specchio. Chiuse gli occhi, incapace di impedire che quel maledetto ricordo tornasse a perseguitarlo. Era l’ultimo sogno che aveva fatto su di lei… ed era stata anche l’ultima volta che aveva dormito.
C’era una gabbia al centro di un’enorme caverna e Kyoko era intrappolata all’interno. Nel sogno era stata portata via da un mostro. Tasuki girava freneticamente attorno alla gabbia, alla ricerca del chiavistello per aprirla, ma c’erano solo sbarre di ferro. Aveva promesso di salvarla… ma come avrebbe potuto farlo se non c’era neanche una dannata porta?
Aveva alzato lo sguardo e incrociato quello di Kyoko proprio mentre un paio di mani uscivano dall’oscurità e lo trascinavano verso la morte… lui ricordava di essere morto.
Tasuki aprì gli occhi mentre il ricordo svaniva. Non importava quante volte avesse fatto quel sogno, finiva sempre allo stesso modo… lui moriva e Kyoko rimaneva intrappolata nella gabbia. Si passò una mano tra i capelli, cercando di riprendersi. Non importava quanto fossero reali i ricordi dei suoi sogni… erano solo nella sua testa ed era lì che dovevano rimanere.
Guardando il rapitore nell’altra stanza, decise di sfogare la propria rabbia sui veri mostri che provavano gusto nel tenere in gabbia le ragazze. Perché no? Non aveva niente di meglio da fare.
Micah seguì Titus nella stanza e trovò Tasuki appoggiato ad una sedia, a fissare la guardia sotto custodia attraverso il falso specchio. Se gli sguardi avessero avuto il potere di uccidere, adesso quel tipo non sarebbe stato altro che una macchia di sangue sulla sedia.
“Possiamo far passare la corrente elettrica attraverso quella sedia e farlo ballare un po’?” chiese Tasuki… non proprio scherzosamente.
“Idea allettante, ma no.” rispose Titus. “La ragione per cui Phillip era venuto ha sollevato una questione importante.”.
Tasuki annuì “Dovete procurarle dei vestiti nel caso in cui si svegli e decida di trasformarsi.”. Guardò i suoi compagni quando nessuno dei due si mosse. “Magari l’agente donna che ha partecipato al raid ha dei vestiti di ricambio nell’armadietto. Volete che vada a controllare?”.
“No, è impegnata con le altre ragazze che devono essere visitate da un medico.” lo informò Micah, poi si strofinò il mento quando gli venne in mente una soluzione ad entrambi i suoi problemi. “Ho un’idea.”.
“Sarebbe la prima volta.” disse Titus, poi sorrise quando l’altro gli diede una gomitata.
“Ah-ah.” borbottò Micah. “Stavo dicendo… chiamo Alicia e le chiedo di portarci dei vestiti.”.
“Chi è Alicia?” chiese Tasuki.
“Sua sorella minore.” lo informò Titus. “Micah è un po’ di cattivo umore da quando lei si è messa con un Dio del Sole.”.
“Dio del Sole?!” esclamò Tasuki confuso. Questa gli era nuova, eppure non capiva il perché della propria sorpresa. Pensava di esserci abituato, ormai.
“Smettila di spifferare gli affari miei.” brontolò Micah, e tirò fuori il suo cellulare. Mentre componeva il numero sospirò, sapendo che Titus aveva ragione. Ultimamente era proprio giù di morale, gli mancava sua sorella e Damon si stava comportando da coglione, tenendola rinchiusa per giorni. Quello era un’ottima scusa per vederla e capire se era ancora felice con Mister Possessivo.
“E tu chiederesti ad Alicia di attraversare l’intera città solo per portarci dei vestiti?”. Titus alzò un sopracciglio. “Sei così disperato?”.
“Che diavolo è un Dio del Sole?”. Tasuki voleva davvero saperlo, per poterlo aggiungere alla sua crescente lista immaginaria di cose strane.
Micah stava per premere il tasto verde quando Titus aveva messo in dubbio le sue motivazioni. Pensando alla svelta, trovò subito una scusa addirittura migliore.
“In realtà, penso che potremmo prendere due piccioni con una fava.” sogghignò. “Alicia mi ha detto che Damon le sta insegnando a lanciare l’incantesimo di obbedienza sulle persone.”.
Indicò l’uomo dall’altra parte dello specchio. “Potremmo pestare a sangue quel demente e non ottenere niente di più di quanto otterrebbe Alicia con un paio di semplici domande. E poi, deve per forza dire la verità… non abbiamo modo di sapere se ci sta sviando per pararsi il culo con Luca.”.
“E va bene.” Tasuki sospirò, accettando il fatto di essere completamente ignorato. “Sono sicuro che alla fine lo scoprirò da solo.”.
Capitolo 3
Alicia aveva appena finito di preparare il caffè quando il suo cellulare iniziò a squillare. Precipitandosi verso la borsetta, lo afferrò dando una rapida occhiata all’ID del chiamante. Se lo portò all’orecchio con un sorriso smagliante.
“Ehi Micah, che succede?”.
“Hai un po’ di tempo per il tuo fratellone?” chiese lui, voltando le spalle agli altri due nella stanza in modo che non potessero vedere l’espressione di sollievo sul suo viso. Si aspettava quasi che fosse Damon a rispondere al suo telefono.
Alicia scrollò le spalle “Sì, credo di sì. Damon è fuori con Michael e Kane. Probabilmente starà via ancora per un po’.”.
“Bene, perché mi serve un favore.” iniziò Micah. “In una cella c’è una lupa che abbiamo appena salvato dai commercianti di schiavi. Non si è ancora trasformata ma, quando lo farà… le serviranno dei vestiti. Pensi di poterle portare qualcosa qui in centrale?”.
Alicia guardò il suo enorme armadio pieno di vestiti prima di annuire “Sì, penso di riuscire a trovare qualcosa. Quando vuoi che venga?”.
“Appena sei pronta.” rispose Micah. “Non sappiamo quando finirà l’effetto del tranquillante.”.
“Arrivo subito.” disse Alicia. “Ti serve qualcos’altro?”.
“Sono contento che me l’hai chiesto.” rispose Micah, facendole percepire il proprio sorriso. “Ho bisogno che tu lanci l’incantesimo su un altro lupo e lo costringi a rispondere ad alcune domande per noi. Pensi di farcela?”.
“Sì.” rispose lei un po’ troppo in fretta. “Dammi un po’ di tempo per vestirmi e prendere qualcosa per quella povera ragazza e arrivo.”.
Riagganciò, e un sorriso smagliante le apparve sul viso mentre si affrettava a vestirsi. Era bello avere qualcosa da fare mentre Damon era via. Almeno adesso si sentiva utile e, con un po’ di fortuna, avrebbe potuto dimostrargli che era davvero capace di fare qualcosa da sola.
Infilandosi i suoi jeans preferiti e una maglietta nera abbottonata di Damon, tirò fuori un borsone di pelle e prese due completi dall’armadio. Uno nel caso in cui alla ragazza piacessero le cose frivole e l’altro che la facesse sentire forte e sicura di sé. Perché non darle la scelta tra elegante o tosta? E poi, Damon aveva riempito più della metà del suo armadio con abiti da cattiva ragazza, che si abbinavano alle sue stesse azioni da cattivo ragazzo.
Una volta piegati i vestiti, rovistò tra alcuni capi di biancheria intima che non aveva ancora mai indossato e li mise nel borsone insieme a qualcosa da usare per la notte. Pensò che qualsiasi ragazza, dopo essere stata tenuta prigioniera, avrebbe apprezzato piccole cose come la biancheria intima pulita, lo spazzolino da denti e magari un po’ di trucco.
Diede un’ultima occhiata in giro per la stanza, per assicurarsi di non aver dimenticato nulla. Posando lo sguardo sui suoi accessori per capelli, prese un pettine e una spazzola insieme ad alcuni elastici cosicché la ragazza potesse legarsi i capelli, se voleva.
Alicia sorrise, si mise il borsone a tracolla e si diresse verso la porta. Era bello sapere che stava per rivedere Micah, anche se erano passati soltanto pochi giorni. Le mancava.
Il fatto che avesse chiesto aiuto proprio a lei era abbastanza emozionante. L’idea di lanciare un incantesimo di obbedienza per fini legittimi, e il fatto che il suo obiettivo fosse un lupo mannaro e non un umano, erano una sfida per lei.
Gli umani erano molto più facili da controllare perché non erano immuni, a meno che non fossero sensitivi o indossassero un ciondolo come il suo. Damon le aveva detto che era più difficile controllare i mutanti perché i loro sensi erano più acuiti. Purtroppo non aveva avuto molte occasioni per fare pratica sugli umani, Damon la lasciava uscire a malapena dalla camera da letto.
Alicia raddrizzò le spalle. Quella era la sua occasione per fare un po’ di pratica senza distrazioni sessuali. Proprio mentre usciva dalla camera da letto, Kane si fiondò attraverso la porta d’ingresso borbottando sottovoce.
“Tutto bene?” gli chiese Alicia.
Kane non sembrò ascoltarla e continuò a borbottare a proposito di una donna di nome Olivia. All’improvviso si bloccò e imprecò a gran voce.
“Accidenti!” gridò. “Victoria… non Olivia!”.
Michael e Damon entrarono proprio in quel momento, ridacchiando entrambi per la scenata di Kane.
Alicia quasi si lamentò per il tempismo di Damon. Era felice di vederlo tornare sano e salvo, tuttavia aveva sperato di avere il tempo di andare e venire dalla centrale prima che lui tornasse.
“E così tu saresti quello che si ricorda il nome di tutte le donne con cui è stato.” disse Damon lentamente.
“Certo che me li ricordo.” ringhiò Kane.
“E allora chi è Olivia?” chiese Michael.
“Va’ all’inferno!” borbottò Kane, prima di dirigersi verso la sua camera da letto.
“Chissà qual è la risposta a questa domanda.” disse Michael dirigendosi verso la tromba delle scale, poi si fermò vedendo Alicia in piedi sulla soglia della sua camera da letto, con l’espressione di chi è appena stato colto sul fatto.
Kane chiuse la porta della sua camera e trovò Tabatha in piedi, con le braccia incrociate sul petto.
“Allora, chi sono Olivia e Victoria?” gli chiese.
“Le ex di Damon e Michael.” rispose lui senza esitazione, e posò le labbra sulle sue.
Nell’atrio, Damon fu subito attirato da Alicia e quasi sorrise quando la vide con indosso una delle sue magliette. Tuttavia, si accigliò per il modo in cui lei si stava mordendo il labbro inferiore, e la scrutò attentamente. I suoi occhi si socchiusero pericolosamente quando vide il borsone a tracolla su una spalla.
Alicia sbatté le palpebre quando Damon apparve improvvisamente a pochi centimetri da lei, bloccandole la strada con i palmi sugli stipiti della porta e intrappolandola contro la superficie di legno. Si sporse e la guardò senza dire una parola, ma lei conosceva bene quell’espressione nei suoi occhi.
Si sentiva un po’ nervosa e cercò di nascondere la cosa sorridendo “Sono felice che tu sia tornato.”.
“Ah davvero?” chiese lui, incapace di impedire che il proprio lato oscuro avesse la meglio. “Se fossi arrivato qualche minuto dopo… ti avrei trovata ancora qui ad aspettarmi?”.
Alicia non poté resistere all’istinto di autoconservazione e alzò la mano per toccarsi la collana che non aveva più al collo. Si ricordò di averla data a Nick e sussultò quando si accorse che Damon aveva seguito con gli occhi il suo movimento nervoso, per poi lanciarle uno sguardo cupo color ametista.
A quel punto lei sapeva che mentire sarebbe bastato a farlo scattare, con il rischio di tante altre cose… compresa l’ennesima sculacciata. Sentendo il rossore affiorarle sulle guance, alzò il mento in segno di sfida e gli disse tranquillamente la verità.
“No.”.
Sospirò quando Damon girò la maniglia e la spinse indietro nella camera da letto. Sussultò quando la porta sbatté. L’espressione che vide sul volto di Michael prima che la porta si chiudesse la fece preoccupare.
“Dove stavi andando?” chiese Damon, assicurandosi di usare il verbo al passato.
“Stavo andando da Micah.” disse Alicia nel tentativo di chiarire l’equivoco, prima di ritrovarsi di nuovo a faccia in giù sulle ginocchia di lui.
“Pensavi di passare la notte da Micah?” le chiese Damon a bassa voce.
Un’espressione confusa apparve sul viso di Alicia prima che lei posasse lo sguardo sul borsone. Vide la biancheria intima e la spazzola in bella vista e sospirò. Okay… poteva capire il punto di vista di Damon, ma questo non le avrebbe impedito di punirlo con le parole per i suoi pensieri contorti.
“Ha bisogno di me.”. Le venne voglia di ringhiare quando lui la interruppe all’istante.
“Oh, ci scommetto.”. Damon si raddrizzò facendo un passo in avanti con imponenza. Quello di cui Micah aveva davvero bisogno era un prete per il suo funerale.
“Sai una cosa?” gli disse lei lentamente mentre alzava lo sguardo per incrociare il suo. “Sei un idiota.”.
“Se impedirti di lasciarmi fa di me un idiota… beh, allora così sia.” ribatté Damon.
“No, sei un idiota per aver pensato che ti stavo lasciando.” sbottò Alicia, sentendo crescere la propria rabbia per il fatto che lui stava ancora traendo conclusioni affrettate. “I vestiti non sono per me, Damon.” disse a denti stretti.
“Oh certo, vediamo come stanno addosso a Micah.” borbottò lui, immaginando già di strangolare Micah con quelle mutandine nere di pizzo.
Alicia avrebbe voluto ringhiare ma si trattenne perché c’era del vetro nella stanza. In realtà, era orgogliosa che Damon non avesse ancora distrutto nulla. Poi sussultò quando lo specchio della toeletta s’incrinò… la legge di Murphy.
“Maledizione Damon, smettila di essere così stupido!” sibilò, avvicinandosi ancora di più a lui e afferrandogli il davanti della camicia per fargli abbassare il viso. Aveva imparato come intimidire qualcuno dal miglior insegnante del mondo… lui. “Stanotte Micah e la sua squadra hanno salvato una femmina di lupo mannaro dai trafficanti di schiavi. Le stavo portando dei vestiti così avrà qualcosa da mettere quando si trasformerà di nuovo. Stavo per andare alla centrale perché sono adulta, Damon, e sarebbe andato tutto bene.”.
“Oh, tu credi?” chiese lui, sapendo che Alicia aveva completamente dimenticato che la città era piena di demoni.
“Non lo credo, io lo so. Tu hai appena aiutato tuo fratello… adesso è ora che io aiuti il mio. Da quando mi è proibito aiutare la mia famiglia?”. Alicia alzò un sopracciglio sfidandolo a dirle di no.
“Allora non è un problema se vengo con te… vero?”. Damon ringhiò, non gli piaceva vederla stringere quel borsone improvvisato come se stesse fuggendo.
Lei sogghignò “Bene, e quando dimostrerò che la tua teoria è sbagliata… ti farai ammanettare al letto.”.
“Questa non è una negoziazione.” dichiarò Damon, incrociando le braccia sul petto.
“No, infatti… è una scommessa.” ribatté lei con arroganza. “E se mi segui fuori da quella porta allora vuol dire che accetti l’accordo.”. Detto questo, alzò il mento, gli passò accanto e uscì dalla stanza.
Lui serrò le labbra e guardò lo specchio quando sulla sua superficie apparvero altre crepe. Placò la propria rabbia, felice di aver frainteso il comportamento di Alicia. E poi, doveva ammettere che farsi ammanettare al letto era un’idea piuttosto allettante.
Quando Alicia e Damon erano scomparsi nella loro stanza, Michael si diresse verso il tetto, non sopportava di starsene rinchiuso tra quattro mura. Sogghignò per la porta che non si chiudeva bene, avrebbero dovuto aggiustarla. La serata si preannunciava fresca e lui chiuse gli occhi, godendo della brezza che lo circondava.
Sentendo la porta d’ingresso chiudersi, si avvicinò al parapetto e guardò giù. Vide Damon e Alicia che lasciavano l’edificio, lei camminava con aria quasi altera. Sentì un sorriso affiorargli sulle labbra quando Damon dovette affrettarsi per raggiungerla e prenderla per mano.
Poteva anche non pensarla così, all’inizio, ma adesso doveva ammetterlo… Alicia era la ragazza perfetta per suo fratello. Sapeva come gestire la sua rabbia e ottenere quello che voleva.
Alzò un sopracciglio quando Damon la fece girare per baciarla. La coppia si prese un momento per riconciliarsi, poi Damon alzò lo sguardo verso suo fratello, con aria perplessa. Michael fece un cenno con la testa e scrollò le spalle, resistendo all’impulso di sgridarli. Come se percepisse cosa stava accadendo nella testa di Michael, Damon abbracciò Alicia più forte e la trascinò nell’ombra.
Michael scosse la testa e fece un sorrisetto prima di girarsi, con il pensiero di tornare in casa. Si fermò quando percepì la passione di Tabatha e Kane dall’interno.
“Hanno fatto pace.” mormorò, poi rivolse la propria attenzione verso gli alti edifici circostanti.
Si sgranchì spalle e collo, sentendo un’improvvisa ondata di energia repressa. Ripensò ad Aurora e alla passione ardente che avevano condiviso quando le loro strade si erano incrociate. Lei era come una forza della natura che lo eccitava con un solo sguardo. Chiuse gli occhi, immaginando di affondare i denti nella sua carne mentre raggiungevano il culmine insieme, saziandola mentre beveva il suo sangue.