Kitabı oku: «Agatone e la tragedia attica di fine V sec. a.C.»

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Beatrice Gavazza

Agatone e la tragedia attica di fine V sec. a.C.

Studio delle testimonianze e dei frammenti

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Gavazza, Beatrice Maria Vittoria, La tragedia attica di fine V sec. a.C.: La poetica di Agatone attraverso l’esame delle testimonianze e dei frammenti, Diss. Freiburg (Br.) 2020.

Gedruckt mit einem Zuschuss der Landesstiftung Humanismus heute

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Dischingerweg 5 • D-72070 Tübingen

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ISSN 1862-7005

ISBN 978-3-8233-8475-5 (Print)

ISBN 978-3-8233-0285-8 (ePub)

Inhalt

  Premessa

  Nota

 Introduzione1. Identità e cronologia2. Attività e opere3. Temi e motivi4. Lingua e stile5. Metrica e musica6. Agatone e altri poeti7. Ricezione e fortuna8. Studi moderni sui frammenti

 TestimonianzeI. La vitaI.1. Identità, cronologia e carriera (testt. 1–6)I.2. Il trasferimento in Macedonia (testt. 7–11)I.3. Ricchezza, bellezza e amori (testt. 12–16)I.4. Orientamento politico (testt. 17–18)I.5. Spurium ([test. 19])II. L’operaII.1. Temi (test. 20)II.2. Stile (testt. 21–22)II.3. Metrica e musica (testt. 23–25)II.4. Evoluzione del coro (test. 26)II.5. Poetica della μίμησις (test. 27)

 Tragedie e frammenti“Erope”“Alcmeone”“Anteo” o “Fiore”“Tieste”“Misi”“Telefo”Incertarum fabularum fragmenta

  Conclusioni

 BibliografiaAbbreviazioni bibliograficheBibliografia

  Concordanze

 Registro1. Index fontium2. Index verborum3. Index rerum et nominum notabiliorum

Premessa

Il presente studio è il frutto della rielaborazione della mia tesi di Dottorato, realizzata nell′ambito di una collaborazione tra l’Università degli Studi di Perugia e l’Università Albert–Ludwig di Freiburg e discussa nel luglio 2020.

Vorrei ringraziare la professoressa Antonietta Gostoli e il professor Bernhard Zimmermann per avermi accompagnata negli anni di Dottorato con la loro attenta supervisione e le loro preziose osservazioni, che mi hanno aperto nuove prospettive e mi hanno consentito di approfondire e indirizzare al meglio il mio lavoro. Per la loro gentile disponibilità e attenzione nel leggere parti del lavoro o nel discutere questioni inerenti a esso, ringrazio i professori Giovanni Cerri, Eric Csapo e Nigel Wilson, e le professoresse Ester Cerbo e Maria Grazia Fileni per l’utile revisione. Resta mia la responsabilità di quanto qui sostenuto, così come io sola sono responsabile di ogni errore o omissione.

Al professor Bernhard Zimmermann rivolgo inoltre un sentito ringraziamento per aver accolto lo studio nella collana da lui diretta.

La mia riconoscenza va anche a coloro con i quali ho condiviso l′ambiente di lavoro (e non solo), le dottoresse Cristina Pagnotta ed Elena Sportolari a Perugia, le dottoresse Loredana Di Virgilio, Virginia Mastellari, Katharina Rilling, Cecilia Wezel e i dottori Francesco Paolo Bianchi e Massimiliano Ornaghi a Freiburg, per il confronto scientifico e per la loro amicizia.

Riservo a queste ultime righe il pensiero di gratitudine profonda che rivolgo alla mia grande famiglia e che non posso esprimere a parole senza sminuirlo.

Nota

Il lavoro di edizione, traduzione e commento dei frammenti di Agatone s’inserisce nell’attuale tendenza degli studi filologici classici a concentrarsi su autori le cui opere, a causa dell’inevitabile processo di selezione dettato dal tempo e dall’evoluzione culturale, sono state tramandate soltanto in forma frammentaria. Agatone costituisce inoltre un caso particolare nel panorama dei poeti antichi: il tragediografo compare infatti in qualità di personaggio in alcune opere di Aristofane e Platone. Questa situazione consente di studiarne la personalità artistica sulla base di dati diversi rispetto a quelli contenuti nei frammenti. Le testimonianze meritano pertanto grande attenzione, in quanto risultano più significative dei frammenti per una ricostruzione – nei limiti del possibile – della poetica dell’autore. Per questo motivo ho approfondito e discusso ogni singola testimonianza.

Il lavoro si basa sull’edizione di Agatone curata da Snell–Kannicht (TrGF I 39), di cui si rispetta la numerazione dei frammenti. Per quanto riguarda le testimonianze, la fortuna della figura di Agatone si rispecchia in una quantità relativamente abbondante di testi dove compare il suo nome e, nel caso di Aristofane e Platone, dove è lui stesso a diventare personaggio. La difficoltà consiste nel dare un ordine a delle fonti in cui informazioni di diversa natura si sovrappongono e si moltiplicano, con i problemi di catalogazione che ne derivano. Ho pertanto preferito individuare delle categorie tematiche e raggruppare e rinumerare le testimonianze di conseguenza. Ho mantenuto il testo di Snell–Kannicht segnalando eventuali varianti rilevanti per l’interpretazione della testimonianza e ricorrendo in alcuni casi alle edizioni più recenti. Ho ampliato la quantità di testo citata ogni volta che ciò mi sia sembrato utile, e per segnalare aggiunte o modifiche significative rispetto a Snell–Kannicht ho utilizzato l’asterisco (*): il carattere complesso di alcune testimonianze ha reso infatti necessaria una più chiara articolazione, talvolta anche un’integrazione, dei passi compresi sotto una medesima testimonianza. In alcuni casi ho preferito modificare o aggiungere sottotitoli. Se utile alla discussione, ho preferito riportare in più sedi il testo del medesimo passo anziché avvalermi di semplici rimandi.

Le abbreviazioni dei nomi degli autori antichi e delle loro opere seguono le norme di LSJ (9a ed.), a eccezione dei casi in cui l’eccessiva concisione renda la citazione poco perspicua (p. es. Aeschyl. per Eschilo, Aristoph. per Aristofane). Per gli autori latini ho seguito le norme del TLL; per gli autori bizantini, le abbreviazioni seguono le norme del Lexikon zur byzantinischen Gräzität. Verzeichnis der Abkürzungen (Wien 2017). Le traduzioni, dove non altrimenti segnalato, sono mie.

Introduzione
1. Identità e cronologia

Sull’identità, la cronologia e la carriera di Agatone siamo ben informati soprattutto grazie alle opere di Platone e di Aristofane, dove il poeta compare in veste di personaggio, ma anche grazie ai commenti antichi a queste stesse opere e ad altri testi che raccolgono tradizioni aneddotiche sulla figura del poeta.

Figlio di Tisameno di Atene (testt. 5. 6. 8c*), Agatone nacque poco dopo il 450 a.C. (testt. 2. 3. 4. 15) in una famiglia agiata, appartenente probabilmente all’aristocrazia ateniese (testt. 3. 12. 17). La sua educazione fu affidata a maestri riconosciuti come sofisti (test. 3); particolare influsso su di lui fu esercitato dall’insegnamento retorico di Gorgia (testt. 5. 21). Si può ricondurre alla probabile provenienza di Agatone dalle file dell’aristocrazia la sua adesione, in qualità di eromenos, all’istituzione della pederastia (test. 3). Interessante e già notevole per gli autori antichi dovette essere il duraturo rapporto tra Agatone e il suo erastes, Pausania di Ceramei, protrattosi anche oltre i termini di età usualmente previsti per una relazione pederastica (testt. 1. 3. 5. 14. 16). Il tema della relazione omosessuale (test. 15) si lega frequentemente a quello della bellezza di Agatone, il quale, già bellissimo da adolescente (test. 3), attraverso accorgimenti estetici mantenne col passare degli anni una bellezza efebica, indicata talvolta criticamente come femminea (testt. 4. 5. 6. 13. 15).

Agatone entrò in giovane età nella cerchia socratica: i primi contatti furono nell’ambito di circoli legati all’ambiente aristocratico (test. 3); poco dopo i trent’anni il poeta ne risulta essere un membro attivo e stimato (testt. 1. 2. 6. 9). Dal punto di vista politico non è testimoniata una sua diretta partecipazione alla gestione della cosa pubblica, ma le sue simpatie dovettero andare alla fazione oligarchica ateniese (testt. 2. 17); sembra comunque che la riflessione politica abbia fatto parte degli interessi del poeta (test. 18). Tra il 411 a.C. (test. 4) e il 405 a.C. (test. 8a), forse più precisamente tra gli anni 407 e 406 a.C. (testt. 5. 6. 15), Agatone si trasferì presso la corte macedone dietro invito del re Archelao (testt. 5. 7. 8b–c*. 9. 10. 15. 16). La morte lo colse con ogni probabilità qui, in una data compresa tra il 403 a.C. e il 399 a.C. (testt. 8b. 9).

2. Attività e opere

La carriera di Agatone inizia con una vittoria tragica alle Lenee del 416 a.C. (testt. 1. 2). Incerta è la vittoria in occasione delle Grandi Dionisie del 414 a.C. (test. 4; fr. 33). Irrisolta resta la questione sulla possibile paternità agatonea anche di drammi satireschi (fr. 23); deve invece certamente essere ricondotta a un errore dei commentatori antichi, sviati dal finale del Simposio platonico (223c–d, vd. test. 8c*), l’identificazione di Agatone anche come autore di commedie (test. 6). Non abbiamo altre notizie dirette di vittorie del poeta, ma dobbiamo ipotizzare diversi successi sulla base di alcuni elementi: la notorietà di cui Agatone godeva nel 411 a.C., anno di rappresentazione delle Tesmoforiazuse (test. 4); l’affermazione di Aristotele sul fatto che Agatone ‘in questo soltanto fallì’, nel comporre una tragedia di struttura epica (Poet. 18, 1456a 18 = test. 20); sempre di Aristotele, la notizia che la tragedia di argomento non mitico Antheus o Anthos di Agatone piacque molto (Poet. 9, 1451b 21 = fr. 2a); l’apprezzamento di Aristofane in Rane 84 (= test. 8a). L’invito in Macedonia da parte del re Archelao corona la carriera del poeta, che abbandona Atene prima della sconfitta della città nella Guerra del Peloponneso. Possiamo ipotizzare per questa fase macedone la composizione di opere encomiastiche nei confronti del sovrano, benché non siano attestate. Dei 34 frammenti tramandati sotto il nome di Agatone – tutti di tradizione indiretta – 11 provengono dalla raccolta di Stobeo: frr. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24 (quest’ultimo conservato anche da Apostolio, dal cod. Pal. [Vat.] 122 e da Massimo Confessore). 25 (conservato inoltre dal cod. Vind. Phil. 346). 26. 27. 28. Anche il fr. 29, tramandato sotto il nome di Agatone da Zenobio, può essere ricondotto alla tradizione delle raccolte di sentenze morali. Ad Ateneo dobbiamo 7 frammenti: 3 (anche in Eustazio). 4. 11 (anche in Clemente Alessandrino e Apostolio). 12. 13. 14. 15. Anche il fr. 3a, trasmesso da Plutarco nelle Quaestiones convivales, è riconducibile alla letteratura simposiale. Aristotele ci tramanda 6 frammenti, più uno spurio, conservati sia nelle opere dedicate alla poesia e alla retorica (Poetica, Retorica), sia in quelle di carattere etico (Etica Nicomachea, Etica Eudemia): frr. 2a. 5. 6. 7. 8. 9. [10]. Alla tradizione lessicografica siamo debitori di 4 frammenti, di cui uno dubbio: frr. 1 (Etymologicum Genuinum, Etymologicum Magnum ap. Reitzenstein). 2 (Anecdota Bekkeriana). 16a (Fozio). 30 (?) (Anecdota Bekkeriana, Fozio, Suda). Uno scolio alle Trachinie di Sofocle conserva il fr. 17. Discutibile è l’attribuzione, oltre che del citato fr. 30 (?), dei frr. 31 (?) (Dionigi di Alicarnasso). 32 (?) (citazione tragica il cui autore non è identificato dagli scolî in Aristofane, Ecclesiazuse). 34 (?) (presunta citazione tragica in Aristofane, Tesmoforiazuse). Anche il fr. 33 (Aristofane, Tesmoforiazuse) – che interessa l’eventuale stesura di drammi satireschi – è oggetto di discussione. Con ogni probabilità anche il fr. [16], come il già citato fr. [10], non è autentico. Dei frammenti attribuiti con sicurezza ad Agatone, solo i frr. 1. 2. 2a. 3. 3a. 4 sono trasmessi con il titolo.

Lo stato della tradizione e i luoghi letterari della ricezione consentono di tracciare una possibile storia dell’opera di Agatone: conosciuta ancora nella seconda metà del IV sec. a.C. da Aristotele, che ne fu un estimatore, dovette andare perduta nel suo complesso prima dell’inizio dell’attività degli Alessandrini, o eventualmente fu scartata proprio da questi. L’ipotesi si basa sul silenzio degli scolî alle Tesmoforiazuse (testt. 4. 21. 25. 27) trasmessi da R e risalenti agli studi dei filologi di Alessandria: ci si aspetterebbe, dato il carattere paratragico della commedia, che la presenza in scena di Agatone comportasse anche una ripetuta citazione della sua poesia in chiave comica; tuttavia, gli scolî non segnalano versi di paternità agatonea. Il fatto si può spiegare ammettendo che già gli Alessandrini non leggessero le tragedie di Agatone. Il suo nome non compare nemmeno nei cataloghi antichi dei tragici (TrGF I – Katalogen). La scomparsa dell’opera del poeta – così come in generale la perdita di un’ingente parte della produzione tragica ateniese – è presumibilmente dovuta al processo di canonizzazione della triade tragica composta da Eschilo, Sofocle ed Euripide, già evidente nelle Rane aristofanee del 405 a.C. Nel IV sec. a.C. si assiste a una sorta di sacralizzazione pubblica dei tre poeti e dei loro drammi: dal 386 a.C. fu possibile riproporre la rappresentazione delle opere più antiche, e negli anni ’30 dello stesso secolo furono redatti gli esemplari ufficiali contenenti i testi tragici della triade.1 Gli altri poeti tragici e le loro opere caddero così nell’oblio, e Agatone non fece eccezione. Ma prima del naufragio, le sue tragedie ricche di massime e di frasi esemplari – soprattutto in campo morale e retorico – fecero in tempo a cedere sentenze a raccolte che sarebbero invece sopravvissute attraverso i canali della scuola e degli studi retorico–linguistici.

3. Temi e motivi

Lo spettro di temi e motivi associati al nome di Agatone è variegato. La trattazione del tradizionale materiale mitico è attestata dai titoli Erope (fr. 1), Alcmeone (fr. 2), Tieste (fr. 3), Misi (fr. 3a), Telefo (fr. 4). Anche il fr. 17, di cui non si conosce il titolo di appartenenza, ma che si riferisce alle vicende di Pilade, riporta alla saga degli Atridi.1 Il fr. [10] sarebbe da ricondurre eventualmente a un’opera con protagonista Achille, ma è con tutta probabilità spurio. I frammenti sono comunque troppo scarni per avere un’idea del modo in cui le vicende tradizionali fossero trattate. Sappiamo però da Aristotele (Poet. 18, 1456a 10–18 = test. 20) che Agatone ‘fallì’ soltanto nel portare in scena un dramma (non siamo in grado d’identificare quale) di carattere epico, un’opera in cui probabilmente s’intrecciavano diversi fili narrativi e la cui complessità non fu premiata dal pubblico. Ma la produzione di Agatone non restò limitata al materiale tradizionale: Aristotele cita un’opera dal titolo Antheus (meno probabilmente Anthos) come esempio di tragedia dove sia i fatti che i nomi sono inventati (Poet. 9, 1451b 19–23 = fr. 2a). Il passo aristotelico lascia intendere che Agatone non fu l’unico, forse neanche il primo, a comporre una tragedia con una trama inventata dal poeta stesso, ma evidentemente per Aristotele fu lui a offrire l’esemplare più riuscito di questa tipologia.

Ad Agatone sempre Aristotele riconduce una fondamentale innovazione tematica e al tempo stesso strutturale della tragedia: l’introduzione di ‘intermezzi’ (ἐμβόλιμα), di contenuto avulso rispetto alla trama drammatica, al posto dei canti corali a essa inerenti, come questi erano stati concepiti dai poeti fino alla fine del V sec. a.C. L’innovazione ebbe successo e fu adottata dai poeti tragici successivi (Poet. 18, 1456a 25–32 = test. 26).

Per quanto riguarda il contenuto dei frammenti, essi sono frutto di una selezione operata seguendo determinati criteri: vi si riconoscono motivi tipici della discussione sofistica di V sec. a.C., come il rapporto tra abilità umane e casualità/imponderabilità della sorte (frr. 6. 8. 9. 20. 27), il valore del lavoro e della fatica (frr. 11. 21. 34 [?]), il dibattito retorico (frr. 12. 13. 16a. 18), la forza della ragione in contrasto con la violenza (fr. 14, dove si aggiunge anche una riflessione sulla donna; fr. 27). Altri frammenti s’inseriscono nella tradizione delle sentenze morali: il tempo che passa e il suo potere (frr. 5. 19 [?]), il suicidio (fr. 7), la vergogna (fr. 22), l’invidia (frr. 23. 24. 25), l’intemperanza dei giovani (fr. 26), l’obbedienza dei figli al padre (fr. 28), l’amore (frr. 29. 30 [?]). I frr. 3. 17 rivelano inoltre un interesse per l’eziologia, mentre l’indovinello che costituisce il fr. 4 testimonia la ripresa in chiave chiaramente emulativa e al tempo stesso concorrenziale di motivi già presenti nei tragici precedenti (in questo caso la cosiddetta Θησέως ἐπιγραφή).

La riflessione metapoetica a proposito della composizione poetica e della funzione che natura (φύσις) e imitazione (μίμησις) vi ricoprono è attribuita ad Agatone soltanto dalle Tesmoforiazuse di Aristofane, e sembra in realtà riflettere un tema caro al commediografo stesso (test. 27): non abbiamo elementi per accettare o rifiutare un’adesione del poeta tragico a tale prospettiva, né sappiamo quale eventuale posto essa potesse trovare all’interno della sua produzione.

4. Lingua e stile

La lingua di Agatone è un attico simile a quello di Euripide. Caratteristiche linguistiche come la preferenza per verbi semplici al posto dei corrispettivi composti (frr. 7. 23), il polimorfismo grammaticale (dativi brevi ai frr. 18 [ma il testo è corrotto]. 29; dativi lunghi ai frr. 9. 13. 24; desinenza di prima persona plurale in –μεθα ai frr. 11. 20; desinenza di prima persona plurale in –μεσθα al fr. 3) e l’uso di aggettivi composti (μεσόμφαλος al fr. 4; φωσφόρος al fr. 15; φιλόπονος al fr. 21) sono riconducibili in generale alla dizione poetica, ma pochi sono i termini di uso unicamente o prevalentemente poetico: κούριμος al fr. 3, μεσόμφαλος e ζυγόω al fr. 4, βροτός ai frr. 7. 9 (peraltro alternato alla forma più comune ἄνθρωπος, frr. 24. 29), φωσφόρος al fr. 15. Gli elementi linguistici più notevoli sono trasmessi, non a caso, dalla tradizione lessicografica: la forma εἰσῇσαν, più rara rispetto all’equivalente εἰσῄεσαν (fr. 1); gli hapax ἄμαρτυς (fr. 16a) e ἀντεύφρασμα, che potrebbe essere un neologismo coniato dallo stesso Agatone (fr. 30 [?]).

Per quanto riguarda lo stile, hanno per noi un grande significato la parodia di un canto di Agatone nelle Tesmoforiazuse di Aristofane e la rappresentazione del poeta nel Simposio di Platone (test. 21): alcuni degli aspetti che emergono da questi due testi sono confermati dai pochi e brevi frammenti. Elemento caratteristico è l’alto grado di elaborazione retorica, nel solco della tradizione risalente a Gorgia (testt. 5. 21), realizzata attraverso figure di suono come la paronomasia e l’omoteleuto (contenuti in pressoché tutti i frammenti, a esclusione di quelli lessicografici, costituiti da una sola parola), e l’uso di sentenze e metafore. La costruzione della frase è ricercata e simmetrica, con ampio uso di parallelismi e antitesi (frr. 6. 8. 9. 11. 12. 14. 34 [?]), che rappresentano una caratteristica peculiare di Agatone (testt. 21. 22). Possiamo riconoscere una tendenza a ripetere, variare e amplificare il medesimo concetto, con la conseguente moltiplicazione di figure etimologiche e foniche. L’effetto finale è al tempo stesso elegante e ricercato, superfluo e ridondante.

5. Metrica e musica

Dei 34 frammenti attribuiti con più o meno certezza ad Agatone, 27 sono in trimetri giambici (frr. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 11. 12. 13. 14. 15. 16a. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 32 [?]. 34 [?]), uno solo, peraltro di attribuzione incerta, potrebbe essere in anapesti e appartenere a una sezione lirica (fr. 31 [?]). Abbiamo tuttavia a disposizione il canto di Agatone nelle Tesmoforiazuse aristofanee (vv. 101–129), un esempio di lirica corale da interpretarsi probabilmente come imitazione di un tipico corale agatoneo (test. 23). Notiamo l’abbandono della struttura strofica e una marcata varietà ritmica, in cui spicca il ricorso ai metri ionici (evocanti atmosfere arcaizzanti ed esotiche), in linea con le tendenze musicali di fine V sec. a.C.

Sotto l’aspetto musicale, Agatone si presenta come un innovatore di primo piano del genere tragico. A lui è attribuita l’introduzione nella tragedia del genere cromatico (fr. 3a) e dei modi ipofrigio e ipodorico (test. 24c). Altre caratteristiche che possiamo ricostruire dalle testimonianze sono la modulazione musicale, il ricorso al falsetto, la composizione in harmoniai proprie di altri generi, come l’harmonia frigia tipica del ditirambo (testt. 23. 24. 25). Possiamo riconoscere anche in questi tratti l’adesione di Agatone alle tendenze musicali della seconda metà del V sec. a.C., sorte in un primo momento in ambito citarodico e ditirambico, e adottate quindi dagli autori teatrali più ricettivi (testt. 23. 25).

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9783823302858
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