Kitabı oku: «Finestre Oscurate»

Yazı tipi:
f i n e s t r e   o s c u r a t e
(un giallo psicologico di Chloe Fine – Libro 6)
b l a k e   p i e r c e
traduzione di
valentina sala
Blake Pierce

Blake Pierce è autore bestseller secondo USA Today della serie mistery RILEY PAIGE, che include sedici libri (e altri in arrivo). Blake Pierce è anche l’autore della serie mistery MACKENZIE WHITE, che comprende tredici libri (e altri in arrivo); della serie mistery AVERY BLACK, che comprende sei libri; della serie mistery KERI LOCKE, che comprende cinque libri; della serie mistery GLI INIZI DI RILEY PAIGE, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); della serie mistery KATE WISE, che comprende sei libri (e altri in arrivo); del sorprendente mistery psicologico CHLOE FINE, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); dell’emozionante serie thriller psicologica JESSIE HUNT, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); della serie thriller psicologica che vi farà stare con il fiato sospeso, AU PAIR, che comprende due libri (e altri in arrivo); e della serie mistery ZOE PRIME, che comprende due libri (e altri in arrivo).

Avido lettore e fan da sempre dei generi mistery e thriller, Blake adora sentire le vostre opinioni, quindi non esitate a visitare il sito www.blakepierceauthor.com per scoprire di più su questo autore e mettervi in contatto con lui.

Copyright © 2020 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. Ad eccezione di quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né archiviata in un database o un sistema di recupero senza aver prima ottenuto il consenso dell’autore. La licenza di questo e–book è concessa solo ad uso personale. Questo e–book non può essere rivenduto o ceduto a terzi. Se si desidera condividere il libro con altre persone, si prega di acquistare una copia per ciascun destinatario. Se state leggendo questo libro senza averlo acquistato, oppure senza che qualcuno lo abbia acquistato per voi, siete pregati di restituire questa copia e acquistarne una. Vi ringraziamo per il rispetto nei confronti del lavoro dell’autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono frutto dell’immaginazione dell’autore, oppure sono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza a persone reali, in vita o decedute, è puramente casuale. Copyright immagine di copertina alliance images, concessa su licenza di Shutterstock.com.

LIBRI DI BLAKE PIERCE

THRILLER DI ZOE PRIME

IL VOLTO DELLA MORTE (Volume#1)

IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Volume #2)

IL VOLTO DELLA PAURA (Volume #3)

LA RAGAZZA ALLA PARI

QUASI SCOMPARSA (Libro #1)

QUASI PERDUTA (Libro #2)

QUASI MORTA (Libro #3)

THRILLER DI ZOE PRIME

IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1)

IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2)

IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3)

I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT

LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)

IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)

LA CASA PERFETTA (Libro #3)

IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)

LA BUGIA PERFETTA (Libro #5)

IL LOOK PERFETTO (Libro #6)

I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE

LA PORTA ACCANTO (Libro #1)

LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)

VICOLO CIECO (Libro #3)

UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)

RITORNA A CASA (Libro #5)

FINESTRE OSCURATE (Libro #6)

I GIALLI DI KATE WISE

SE LEI SAPESSE (Libro #1)

SE LEI VEDESSE (Libro #2)

SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)

SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)

SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)

SE LEI TEMESSE (Libro #6)

GLI INIZI DI RILEY PAIGE

LA PRIMA CACCIA (Libro #1)

IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)

ADESCAMENTO (Libro #3)

CATTURA (Libro #4)

PERSECUZIONE (Libro #5)

I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)

IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)

LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)

MORTE SUI BINARI (Libro #12)

MARITI NEL MIRINO (Libro #13)

IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)

IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)

OMICIDI CASUALI (Libro #16)

IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17)

UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE

UNA LEZIONE TORMENTATA

I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)

PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)

PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)

PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)

PRIMA CHE ANELI (Libro #10)

PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)

PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)

PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13)

I MISTERI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)

UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)

UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6)

I MISTERI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)

TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)

TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)

PROLOGO

Viktor Bjurman aveva sentito i miti e le storie sullo sballo del corridore. Non l'aveva mai sperimentato in prima persona, o almeno non correndo. Anche se Viktor si allenava più della media, la corsa non era mai stato qualcosa in cui avesse mai creduto veramente. Ogni tanto faceva jogging, ma la vera e propria corsa non era il suo forte. Non invidiava però coloro che avevano sperimentato lo sballo da corridore. No, lui lo aveva provato molte volte senza correre. Sapeva, in qualità di personal trainer, che il cosiddetto "sballo da corridore" era un'esperienza alla portata di tutti coloro che si allenavano in qualsiasi modo e a cui non dispiaceva spingersi al limite.

L'aveva sperimentato alcune volte con un circuito di kettlebell che aveva seguito religiosamente, così come durante un'intensa sessione di sollevamento pesi qualche mese prima, quando aveva spinto le braccia al limite. Quel cosiddetto sballo non era altro che il suo corpo che trovava una marcia in più, che la maggior parte delle persone teneva nascosta. Una marcia a cui si poteva accedere solo abbattendo le barriere fisiche e le limitazioni che la maggior parte delle persone si costruiva da sola.

Quando uscì dalla casa su Primrose Street, Viktor stava provando uno sballo di tutt'altro tipo. Si sentiva audace e più giovane di almeno vent'anni, rispetto ai suoi trentotto effettivi. Aveva appena concluso la sua ultima sessione della giornata, una giornata molto intensa, durante la quale si era recato in cinque case diverse per sessioni di personal training, e due in una palestra locale. Era sfinito, esausto… ma stava anche sperimentando qualcosa di molto simile all'euforia da corridore. Si era tenuto la migliore cliente per ultima. Theresa Diaz era una quarantasettenne con cui lavorava da oltre un anno. Grazie ai suoi allenamenti, quell'anno aveva perso più di dieci chili, avvicinandosi al fisico che desiderava. La significativa perdita di peso aveva anche aumentato la sua fiducia.

Viktor suppose che fosse questo il motivo per cui era stata così aggressiva nell'iniziare la loro relazione. Lei era sposata, da ben ventitré anni. Aveva confessato apertamente che il marito non si curava di lei, prestandole attenzione solo quando la voleva per i propri bisogni fisici. Proprio quella conversazione aveva aperto la porta a Viktor. E, sebbene anche lui fosse sposato, aveva colto l'occasione.

Non era stata la prima cliente con cui era andato a letto, perciò aveva imparato a scacciare ogni senso di colpa. Lui e Theresa facevano sesso da quasi tre mesi, dopo aver vissuto la tensione di allenarsi insieme per quasi quindici mesi. Viktor sapeva che sarebbe stata brava. Un'esperienza simile, risalente a circa un anno prima, lo aveva fatto giungere a quella conclusione; a quanto pareva, le donne che erano state trascurate dai loro mariti e che poi avevano ritrovato la fiducia in loro stesse erano tipicamente entusiaste, vogliose e aggressive a letto.

O, come era successo solo cinque minuti prima tra lui e Theresa, sul pavimento del soggiorno.

Sapeva che non c'era bisogno di fare in fretta, perché il marito di Theresa era fuori città. L'aveva già detto quando l'aveva videochiamata su FaceTime quando si stavano effettivamente esercitando. Eppure, quando uscì da casa di lei, corse un po' più veloce del solito. Casa sua non era troppo lontana, solo sei isolati a est. Sarebbe stata una bella corsetta veloce. La notte era appena calata e la temperatura era di soli quindici gradi.

Nella sua mente rivide la sessione di allenamento (la parte extracurricolare, non l'allenamento vero e proprio per il quale era stato pagato). Era stato una specie di fantasia, come se fosse uscito da una sceneggiatura porno. Aveva fatto diverse conquiste durante la sua carriera come personal trainer, ma pensava che Theresa Diaz si sarebbe rivelata la migliore. Quando stavano insieme fisicamente, era quasi come se lei stesse sfogando su di lui la sua aggressività per un matrimonio senza amore e per i ventitré anni sprecati. E lui era più che felice di lasciarglielo fare. Immaginava, in un certo senso, che avrebbe dovuto ringraziare quella sottospecie di marit…

Quel pensiero si interruppe di colpo, quando vide qualcosa avvicinarsi di volata verso di lui.

Non aveva idea di cosa fosse. Una macchina? Qualcosa che qualcuno gli aveva lanciato addosso? Non lo sapeva. Capì solo che gli sbatté nello stomaco con una forza tremenda.

Viktor si piegò in due, cadendo in ginocchio. In quel momento, intravide l'oggetto che lo aveva colpito. Era una mazza da baseball in alluminio. E mentre la guardava, si stava sollevando in aria. Viktor cercò di immettere aria nei polmoni, ma non riusciva a respirare. Il colpo gli aveva tolto il fiato e gli aveva provocato un terribile dolore lungo il fianco destro. Realizzò il tutto, mentre vedeva la mazza abbattersi nuovamente su di lui.

Questa volta lo colpì al petto. Fece uno strano rumore, come se la persona dietro la mazza avesse colpito una scatola di cartone vuota, piuttosto che il suo petto. Il dolore gli esplose nel petto, mentre qualcosa si frantumava dentro di lui. Tentò di urlare, ma non riusciva ancora a respirare. Alzò comunque le braccia quando vide la mazza calare su di lui per un altro colpo.

Impedì che lo colpisse di nuovo il petto, ma il suo polso destro fu distrutto. Una sorta di piagnucolio stridulo gli sfuggì dalle labbra quando finalmente riuscì a inspirare un po' d'aria.

Vide la sagoma della persona che brandiva la mazza. Sembrava un uomo, ma non riusciva a scorgere il suo volto. Nonostante il dolore, si domandò se fosse il marito di Teresa. Aveva senso, ma…

La logica e la ragione lo abbandonano quando la mazza si abbatté di nuovo su di lui. Questa volta lo colpì sul fianco sinistro, rompendogli le costole. Provò a gridare di nuovo, ma era troppo – niente fiato, troppo dolore. Aprì la bocca, sperando che ne uscisse qualcosa.

Ma non accadde nulla. Ci fu solo il movimento della mazza. Fu colpito di nuovo allo stomaco, poi al petto, poi ci fu un'altra esplosione di dolore quando la mazza lo prese sulla spalla destra, polverizzando l'osso.

Viktor perse il conto di quante volte la mazza si sollevò e abbassò.

Verso il nono o decimo attacco, qualcosa dentro di lui sembrò cedere, spezzandosi come un filo invisibile. Vide la mazza abbattersi nuovamente su di lui, ma, misericordiosamente, non provò dolore, poiché sopraggiunse un'improvvisa oscurità, che lo trascinò con sé.

CAPITOLO UNO

Chloe Fine stava ascoltando la voce del suo defunto padre, mentre fuori rimbombava un temporale di fine estate. Era seduta sul divano nel suo appartamento silenzioso, e teneva in mano il registratore della sorella. Premeva play, ascoltava per un po' e poi mandava indietro per riascoltare. Indossava una vecchia maglietta e un paio di comodi pantaloni del pigiama, con le ginocchia rannicchiate al petto come se fosse una bambina che ascoltava una specie di macabra storia della buonanotte.

Aveva ascoltato ripetutamente la frase in cui lui ammetteva di aver pianificato l'omicidio della madre. Era diventato quasi un mantra, come il ritornello di una canzone rimastole fisso nella mente.

Mentre un tuono rimbombava piano all'esterno, Chloe l'ascoltò un'ultima volta. Teneva il registratore con entrambe le mani, quasi come se si aspettasse che prendesse vita e volesse essere pronta a strangolarlo. Riprodusse gli stessi sedici secondi, cercando di immaginare quello che Danielle aveva passato in quel vecchio capannone abbandonato.

Era stranamente orgogliosa di sua sorella, ma anche un po' spaventata da tutto quello che aveva fatto per ottenere quella confessione.

Chloe fermò il registratore e lo poggiò sul tavolino. Rimase seduta in silenzio per un momento, cercando di abituarsi allo stato attuale della sua vita. Non era la prima volta che lo faceva. C'era molto da assimilare, da digerire.

Erano passati cinque giorni da quando lei e Danielle avevano seppellito il padre in quell'anonimo tratto di foresta del Texas. L'avevano seppellito abbastanza in profondità, e anche se era sicura che il suo corpo sarebbe stato scoperto da qualche animale selvatico, sarebbero passati molti anni. Immaginava che se qualcuno avesse voluto davvero cercare Aiden Fine, scomparso da poco, avrebbe potuto trovare il suo corpo. Ma ci sarebbe voluto molto tempo per cercarlo.

Questo era il bello, però. Nessuno lo avrebbe cercato. Non gliene fregava niente a nessuno che fosse scomparso. A nessuno.

Inoltre, per quanto ne sapevano le autorità giudiziarie, Aiden Fine era in fuga, probabilmente ormai da qualche parte in Messico.

La bugia era stata semplice, eppure complessa. E poiché le sorelle avevano fornito la stessa versione – per non parlare del fatto che una delle due era un agente dell'FBI che, almeno in un'occasione, aveva parlato del padre come di un estraneo – nessuno l'aveva mai messa in dubbio. Al momento, invece, era in corso una caccia all'uomo in tutto lo Stato per Aiden Fine.

Quella era l'unica parte per cui Chloe si sentiva veramente in colpa. Sapeva che il Bureau stava usando delle risorse per trovarlo. Ma sapeva anche che, una volta che la pista si fosse raffreddata nel giro di due settimane, l'indagine avrebbe perso colpi, finché non sarebbe diventata nient'altro che un caso lontano e senza speranza, relegato in risme e gigabyte di fascicoli.

Aiden Fine aveva rapito sua figlia. Tutto era cominciato quando l'aveva invitata a cena a casa sua. La situazione si animata, ne era seguita una breve lite, e poi Aiden aveva usato l'auto di Danielle per portarla in un buco di città sperduta del Texas. L'aveva portata lì perché sapeva che era un posto da cui una volta Danielle aveva cercato di fuggire. Secondo il racconto di Danielle, Aiden aveva affermato che era stato un modo per spezzare il suo spirito, per farle capire che, anche quando era scappata dai suoi demoni, lui sapeva dove si trovava.

Anche se il Bureau si era bevuto la storia, Chloe era stata comunque rimproverata. Dopo tutto, era andata a salvare sua sorella e si era consapevolmente messa in una situazione pericolosa. Per quanto ne sapevano, però, Aiden era riuscito a scappare da lei e Danielle, dandosi alla fuga.

Guardando il registratore, Chloe non poté fare a meno di chiedersi se avessero sbagliato. I poliziotti e il Bureau non avevano visto il registratore, ovviamente. No, l'aveva preso Chloe, perché c'erano alcune affermazioni qua e là di Danielle che raccontavano la vera storia – che era stata lei a rapire lui. Comunque, avevano una confessione. Sarebbe stato sufficiente per mandarlo in prigione. E poi avrebbero potuto distorcere la storia su come lui avesse poi tentato di uccidere Danielle, così lei era stata costretta a ucciderlo per legittima difesa. Certo, ci sarebbero potute essere altre questioni in sospeso, in quel caso, ma avrebbe significato raccontare molte meno bugie allo stesso Bureau per cui lavorava.

Alla fine, pensò che non importasse. Indipendentemente dalla versione che avevano scelto, la domanda più importante di tutte non avrebbe avuto risposta.

Sua sorella aveva ucciso il loro padre. E se si fosse arrivati a tanto, anche Chloe l'avrebbe ucciso, se avesse significato salvare Danielle. Questo sollevava una domanda: possedevano entrambe la stessa oscurità che aveva avuto il padre?

E ora che avevano collaborato per nascondere un simile peccato, quell'oscurità avrebbe avuto più presa su di loro?

***

Chloe si addormentò con il temporale, distesa sul divano. Quando la mattina seguente la sveglia suonò dalla camera da letto, si alzò con un dolore alla schiena, dovuto al fatto di aver dormito sul divano in quella posizione scomoda. Andò in camera da letto, distendendo la schiena, e sbatté una mano sulla sveglia per farla tacere.

Si guardò intorno nella sua camera da letto e si rese conto di aver passato gli ultimi cinque giorni in una specie di torpore. Doveva dare una sistemata. Doveva fare il bucato. Doveva mangiare un pasto adeguato, piuttosto che qualcosa riscaldato al microonde.

Si domandò se fosse il caso di telefonare per darsi malata e prendere un giorno di riposo. Era sicura che il direttore Johnson avrebbe capito che non era vero, ma visto quello che lei e sua sorella avevano appena passato, pensava che non avrebbe avuto nulla da ridire. Si fece una doccia calda e veloce per rilassare i muscoli della schiena, sperando che potesse aiutarla a riprendersi e a uscire da quello stato di tensione. La aiutò un po', anche se quando si asciugò e si vestì, non aveva ancora abbandonato l'idea di prendersi un giorno o due di riposo.

Stava per prendere il telefono per fare la chiamata, ma squillò prima che ci riuscisse. Quando vide che la telefonata proveniva dal quartier generale dell'FBI, fece una smorfia. Tanti saluti al giorno libero, mi sa…

Rispose alla chiamata e ascoltò la segretaria di Johnson rivolgerle un rapido "Buongiorno", prima di trasferirla sulla linea dell'ufficio di Johnson.

"Agente Fine, l'ho intercettata prima che uscisse per venire al lavoro?"

"Sì, signore".

"Bene. Ho bisogno di vederla nel mio ufficio il prima possibile. C'è un rapporto che dobbiamo esaminare, se se la sente".

Sinceramente, non ne era sicura. Quello che sapeva era che, se non avesse fatto altro che stare seduta nel suo appartamento per qualche giorno a rimuginare su tutto quello che lei e Danielle avevano fatto, forse sarebbe impazzita. Accarezzò l'idea di rifiutare il colloquio e di fingersi malata, ma soltanto per un attimo. C'era un potenziale nuovo caso. Certo che l'avrebbe accettato.

"Per me va bene", disse, non avendo ancora deciso se fosse vero o no. "Ci vediamo tra mezz'ora".

Si affrettò a finire di prepararsi, poi fece una colazione veloce con cereali e pane tostato prima di andarsene. Anche quello era un cambiamento gradito. La routine era un ottimo modo per riprendere il ritmo. Anche se si era sentita giù di morale solo per cinque giorni, erano stati cinque giorni che l'avevano rallentata, sia mentalmente che emotivamente. Certo, aveva fatto rapporto al lavoro, ma una volta arrivata lì, si era sentita come un automa senza cervello, con la mente occupata da un milione di altre cose.

Ma ora che stava per presentarsi al lavoro per ottenere i dettagli di un potenziale caso, la situazione sembrava diversa. Per la prima volta da quando aveva lasciato il Texas, aveva la sensazione di poter iniziare a lasciarsi tutto alle spalle.

Quando arrivò al lavoro, non perse tempo. Andò dritta all'ufficio di Johnson, domandandosi che genere di caso le avrebbe affidato. Per qualche ragione, si era in qualche modo fatta la reputazione di essere l'agente che risolveva i casi squallidi nei sobborghi, quelli che coinvolgevano persone ricche e viziate che passavano gran parte della loro vita a nascondere segreti.

A quanto pare, mi troverei benissimo in alcuni di quei quartieri, pensò. Perché per quanto voglia negarlo, ora anche io ho dei segreti che non riuscirò mai a superare.

Quando giunse nell'ufficio di Johnson, fece per prendere il suo solito posto alla scrivania del direttore. Poi però si accorse che lui non era alla sua scrivania. Invece, era seduto al piccolo tavolo della sala riunioni, in fondo al suo ufficio. E non era solo. Con lui erano seduti un altro uomo e una donna. Chloe aveva già visto l'uomo, prima; si chiamava Beau Craddock ed occupava un posto abbastanza in alto nella gerarchia del Bureau, sicuramente sopra il direttore Johnson. Non aveva mai visto la donna prima d'ora, ma se era in compagnia di Craddock, Chloe supponeva che anche lei venisse dai piani alti.

"Agente Fine" disse Johnson. "Prego, si sieda".

"Ok…"

C'era solo un'altra sedia al tavolo, in fondo. Chloe vi si sedette, facendo un lieve cenno di saluto ai presenti.

"Agente Fine, mi permetta di presentarle il vicedirettore Craddock e Sarah Kirsch, membro del Consiglio Speciale".

Craddock e Kirsch non dissero nulla. La Kirsch, però, esibì un sorriso piuttosto falso.

"Vorremmo sentire la sequenza degli eventi che si sono verificati quando era in Texas per trovare sua sorella", disse Craddock.

Un gelido nodo di paura attanagliò lo stomaco di Chloe. Guardò direttamente Johnson, confusa. "Signore, ho raccontato tutto già due volte, una con lei e una con la polizia. È davvero necessario?"

"Onestamente, probabilmente no", disse la Kirsch prima che Johnson potesse rispondere. "Ma allo stato dei fatti, lei si è presentata sulla scena dove un uomo attualmente ricercato per rapimento e abusi teneva la sua vittima. Perciò sì, vale la pena ascoltare la sua testimonianza."

Johnson le rivolse una scrollata di spalle e un'occhiata come a dire che ci vuole fare. "Mi dispiace, Fine, ma il fatto che lei sia strettamente imparentata sia con il rapitore che con la persona rapita non le lascia scelta. È naturale che abbia attirato l'attenzione dei superiori. Ma, come ho detto loro, tutto quadra. Non c'è niente di sospetto. Vorrebbero solo sentirlo di persona."

Niente di sospetto un cavolo, pensò Chloe. Se non ci fosse stato niente di strano, me l'avresti detto quando hai chiamato stamattina. Invece, mi hai colto alla sprovvista. Stai cercando di mettermi in difficoltà, bastardo.

Ma cosa poteva fare?

Si appoggiò allo schienale della sedia, con la sensazione di aver messo volontariamente il piede in una trappola per orsi.

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