Kitabı oku: «Folgorazione», sayfa 3

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CAPITOLO CINQUE

Sebbene all’interno del edificio del BAU ci fosse la solita animata attività, il luogo apparve stranamente vuoto agli occhi di Riley. Fu bruscamente consapevole dell’assenza di Jake Crivaro. Era davvero possibile che il suo mentore non mettesse più piede in quell’edificio?  E, se se n’era davvero andato, come potevano gli altri continuare semplicemente con la loro routine quotidiana proprio come se nulla fosse cambiato?

Intuì che, naturalmente, quasi nessun altro doveva sapere delle dimissioni di Crivaro.

E dovette ammettere che forse a nessun altro sarebbe importato quanto a lei. Sebbene Jake Crivaro fosse una sorta di leggenda vivente al BAU, tutti sapevano che le leggende dovevano tramontare prima o poi.

Tutti tranne me, lei pensò.

Si fermò nel corridoio, incerta su dove andare, visto che non poteva raggiungere l’ufficio del partner per ricevere istruzioni. Poi, ricordò che Crivaro aveva detto che Lehl la stava aspettando, forse per assegnarle un altro caso.

Mentre si dirigeva all’ascensore, ripensò a come Crivaro fosse entrato da poco nella sua vita. Quando lei era ancora stata una studentessa alla Lanton University, dopo che due delle sue coinquiline al dormitorio erano state uccise, Crivaro era arrivato a lavorare sul caso. Proprio quando Riley non avrebbe potuto sentirsi più terrorizzata e inutile, lui aveva riconosciuto il suo insolito istinto e l’aveva indotta a collaborare con lui, per aiutarlo a trovare l’assassino.

Infatti lo aveva trovato. Era uno dei suoi professori preferiti. E avrebbe ucciso anche lei, se Crivaro non le avesse salvato la vita.

Da allora, il mondo di Riley non era più stato lo stesso. Dopo il college, Crivaro l’aveva fatta ammettere al programma estivo dell’FBI, e poi all’Accademia di Quantico. Fino alle ultime settimane senza casi, la vita era stata una costante corsa, piena di eccitazione e pericolo.

Entrò dunque in ascensore, e spinse il bottone del piano. L’ascensore era affollata ma questo fece sentire Riley ancora più sola.

Nessuna di queste persone sa che cosa sia successo, pensò di nuovo. E di sicuro non so che cosa accadrà adesso.

Parte di lei serbava una folle idea di restituire il suo distintivo e la sua pistola, per protestare contro le dimissioni di Crivaro.

Naturalmente sarebbe un gesto folle, disse a se stessa. Aveva investito troppo in questa carriera per potersi arrendere ora.

Eppure, ricordò ciò che Crivaro le aveva risposto, quando gli aveva detto che avrebbe parlato con Lehl della decisione che lui aveva preso.

“Penso che dovresti farlo.”

Che cosa aveva voluto dire? Crivaro sperava che Riley potesse impedirgli di andare in pensione?

Ricordò anche un’altra frase che le aveva detto.

“È ora che inizi a chiamarmi Jake.”

Questo non lasciava presagire che intendesse porre fine al loro rapporto, professionale o meno. Ed era sicura che in quella decisione ci fosse un mondo di significato. Dopotutto, chi altro al mondo avrebbe potuto chiamarlo “Jake”? Si era allontanato dall’ex-moglie e dal figlio, e non aveva amici, per quanto Riley ne sapesse.

Tutto ciò che sapeva era che si trattava di un uomo solo, e la pensione non avrebbe affatto migliorato la sua situazione.

Uscì dall’ascensore e andò dritta verso l’ufficio di Lehl. Quando ci arrivò, vide che la porta era aperta. Eppure, esitò lì davanti.

Poi, quasi misteriosamente, sentì la voce di Lehl parlare dall’interno della stanza.

“Entri, Agente Sweeney.”

Entrò e vide lo smilzo Agente Speciale Capo dietro la scrivania. Come al solito, sembrava quasi troppo ingombrante per il suo ufficio, figurarsi per la sua scrivania.

Non poté fare a meno di sorridere, ricordando quello che Crivaro aveva detto, quando lei aveva osservato che sembrava che Lehl fosse sempre sui trampoli.

“No, sembra che sia fatto di trampoli.”

“Si sieda, Agente Sweeney” Lehl disse nel suo intimorente tono baritonale.

Riley sedette, così come il capo. Alzò la cornetta e chiese a qualcuno di arrivare immediatamente nel suo ufficio. Poi, unì insieme le sue dita, scrutò Riley e disse: “Forse c’è qualcosa di cui vorrebbe discutere.”

Riley deglutì forte.

Ora o mai più.

Ma osava dare voce alla protesta per la partenza del suo partner?

Dopotutto, Erik Lehl era probabilmente l’unico uomo al mondo in grado di intimidire  davvero Jake Crivaro.

Ciò nonostante, buttò fuori dalla bocca le parole.

“Signore, ho appena parlato con l’Agente Crivaro.”

Lehl annuì silenziosamente.

Riley deglutì di nuovo.

“Non penso che dovrebbe andare in pensione, signore” aggiunse.

Lehl annuì di nuovo.

“Mi ha detto che lo avrebbe detto” Lehl replicò.

Riley era stupita. Questa era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire. Apparentemente, Jake e Lehl avevano già discusso su come lei avrebbe reagito alla notizia.

“Le spiacerebbe spiegarmi perché lo pensa?” Lehl chiese.

Riley entrò in panico e le venne quasi voglia di fuggire dalla stanza.

Che tipo di risposta poteva dare a quella domanda?

Riprese: “Pensa che le sue capacità siano in declino, signore.”

“E lei ritiene il contrario?” Lehl le domandò.

“Sì, signore” Riley rispose.

“Ed è piuttosto sicura di sapere ciò che è meglio per lui?” fu ora la domanda di Lehl.

Improvvisamente, Riley non ebbe idea di che cosa dire. Dopotutto, era una buona domanda. Era davvero sicura che Jake fosse l’agente scaltro che era sempre stato? Ricordò le sue parole recenti.

“Puoi dire onestamente che sia stato al mio meglio ultimamente?”

Allora, non lo aveva contraddetto. Poteva dire onestamente di aver cambiato idea nel frattempo?

Gli occhi di Lehl si ridussero a fessure, guardandola, in quella che parve una maniera analitica.

L’uomo aggiunse: “Immagino che voglio chiederle … per conto di chi mi sta chiedendo questo? Per conto suo o per quello dell’Agente Crivaro?”

Riley si stravaccò leggermente nella sedia.

“Io … io non lo so” ammise.

Lehl si protese sulla scrivania, verso di lei.

Le disse: “Agente Sweeney, io e lei abbiamo avuto delle divergenze da quando la conosco.”

“Lo so” Riley ammise.

Certo, quello era detto in parole povere. Il precedente autunno, quando stava ancora frequentando l’Accademia, Crivaro l’aveva portata via dagli studi per aiutarlo in un caso. Senza l’approvazione di nessuno, si era finta giornalista, facendo ad un senatore degli Stati Uniti  domande che l’avevano condotto all’esposizione della sua passata cattiva condotta sessuale.  Come al solito, aveva seguito un presentimento, ma si era dimostrato che la rivelazione non aveva avuto alcunché a che fare con il caso a cui stava lavorando.

Senza neanche averne avuto davvero intenzione, aveva posto fine alla carriera politica del senatore. Cosa ancora peggiore, l’incidente aveva creato un grande fermento al BAU. Il senatore era stato un membro altolocato di alcune commissioni prestigiose, e avrebbe potuto fare molto per mettere sotto controllo le spese del BAU.

Ora Lehl chiese: “Dove ci porta questo, a me e all’agenzia, voglio dire?”

“Non credo di capire ciò che intende” Riley rispose.

Ma temeva di intuire. Sapeva che il suo status al BAU era in qualche modo in prova. Forse adesso Lehl considerava che fosse un buon momento per sbarazzarsi di lei.

L’espressione sul suo volto non prometteva bene.

“Sarò onesto con lei, Agente Sweeney” Lehl disse. “La sua collaborazione con Crivaro è sempre stata produttiva, talvolta notevole. Ciò nonostante, ho sempre pensato che voi due aveste una tendenza ad essere … come potrei metterla? Ad esercitare delle cattive influenze reciprocamente. Ho lavorato per anni con Crivaro e, sebbene fosse un tipo brillante, è sempre stato un cane sciolto per così dire, e ha causato a me e all’agenzia molti problemi. Trasgrediva sempre le regole, talvolta infrangendo completamente. Può negare che anche lei ha le stesse tendenze?”

Riley non osò mentire a riguardo.

“No” rispose.

Lehl tamburellò con le dita sulla sua scrivania. Disse: “Voglio che risponda alla prossima domanda quanto più onestamente possibile. Ha imparato il suo atteggiamento ribelle da Crivaro? E ora che se n’è andato, posso aspettarmi che cambi i suoi metodi? O …?”

Lasciò la domanda incompleta.

Ma Riley sapeva benissimo che cosa stesse chiedendo.

Era un ribelle, un cane sciolto per natura?

I suoi metodi sarebbero rimasti gli stessi, con o senza la “cattiva influenza” di Crivaro?

Vuole una risposta sincera, Riley si disse.

E sapeva che una risposta sincera avrebbe potuto mettere immediatamente fine alla sua carriera al BAU.

Ma, a quanto sembrava, non aveva scelta.

Fece un respiro lungo e profondo.

“Agente Lehl, Io … non posso cambiare chi sono” rispose.

“Capisco” Lehl replicò, accigliandosi.

“Posso solo promettere di fare del mio meglio, sempre se decide di continuare a tenermi qui. Non voglio complicare le cose. Provo sempre a fare del mio meglio per attenermi alle regole. Ma, talvolta, il mio istinto ha la meglio su di me.”

Poi, restò in silenzio per un istante, e aggiunse: “Ma mi è stato detto che il mio istinto è piuttosto buono. Eccezionale, direi. E forse … beh, forse c’è un prezzo da pagare per quell’istinto. Forse un pizzico di ribellione viene con tali capacità. E …”

Faticò a pensare alle parole giuste da dire. Ma la verità era che non c’era un modo diplomatico di dirlo.

Disse: “E forse, deve solo decidere se pensa che io valga il fastidio. Dipende da lei.”

L’espressione di Lehl cambiò leggermente, ma Riley la trovò difficile da decifrare. Era un sorriso quello che vedeva accennarsi sulle sue labbra? E quel grugnito che lui faceva era solo un accenno di risatina?

L’uomo disse: “Ricordo una volta in cui l’Agente Crivaro era seduto proprio dov’è seduta lei, dicendomi più o meno la stessa cosa. Pensavo che fosse una gran buona risposta allora, e penso che lo sia ancora adesso.”

Poi, mosse un dito ed aggiunse severamente: “Ma non dia per scontati i limiti della mia tolleranza. Guido una nave impegnativa. E ogni regola infranta porta delle conseguenze. E intendo tenerla sott’occhio il più possibile.”

Riley si rilassò leggermente.

“Sì, signore” lei disse. “Grazie, signore.”

Lehl aggrottò il sopracciglio.

“Per cosa mi sta ringraziando?” chiese.

Riley balbettò: “Beh, ecco … per non avermi licenziata, immagino.”

Lehl alzò leggermente le spalle. Certamente, ora non stava sorridendo.

“Oh, quello” disse. “Non lo dia per scontato, e non si adagi troppo. Potrei cambiare idea in qualsiasi momento.”

“Lo capisco, signore” Riley replicò.

Lehl prese un fascicolo dalla scrivania e iniziò a scorrere il contenuto.

Disse: “Quando l’Agente Crivaro è venuto qui stamattina, avrei voluto assegnargli un caso nello Utah. Mi aspettavo che lo accettasse, e le chiedesse di accompagnarlo come partner, ma …”

Riley sentì il cuore sprofondare all’idea di prendere un nuovo caso in quel momento. Non poteva lavorare senza il suo partner, il suo mentore.

Poi, fu come se potesse sentire di nuovo la voce roca di Jake.

“Nessuno è pronto la prima volta che affronta un caso da solo. Devi fare in modo di essere pronta.”

Senza riflettere ulteriormente, Riley disse: “Accetto il caso, signore.”

Accennando un ringhio, Lehl disse: “D’accordo. Ma spero che non pensi che la lascerò andare da sola. Ha bisogno della supervisione di un adulto.”

Riley non poté fare a meno di fare una smorfia a tali parole. Nello stesso istante, un uomo giovane con un taglio di capelli a spazzola e una carnagione chiara entrò nell’ufficio. Riley ricordò che Lehl aveva chiesto a qualcuno di unirsi a loro, non appena era arrivata.

“La ringrazio di essere venuto, Agente Johnson” Lehl esclamò. Alzandosi in piedi. “Le presento l’Agente Speciale Riley Sweeney.”

Poi, si rivolse a Riley: “Questo è l’Agente Speciale Cliff Johnson. Sebbene sia nuovo qui a Quantico, forse ha sentito parlare di lui. Ha svolto un lavoro eccellente presso l’Ufficio di Boston, e ha chiesto di essere trasferito qui.”

Infatti, Riley aveva sentito di Cliff Johnson. Era arrivato qui con un’eccezionale reputazione.

Lehl aggiunse a Riley: “Sarà il suo partner anziano.”

Partner anziano! Riley pensò.

Questo significava che questo ragazzo le avrebbe impartito degli ordini. Sebbene sapesse che lui godeva di una considerevole reputazione, aveva appena iniziato a lavorare lì a Quantico, e non sembrava molto più grande di età di Riley. Ma sapeva di non trovarsi nella posizione per obbiettare la situazione.

Lehl si rivolse a Riley Johnson: “Uno sceriffo della contea dello Utah ha chiesto l’aiuto del BAU. Ci sono state un paio di morti per folgorazione laggiù; lui dice che si tratta di probabili omicidi.”

Poi, diede il fascicolo a Johnson e disse: “Mi ha inviato queste informazioni via fax. Non è molto su cui procedere, ma sono certo che vi fornirà molti più dettagli quando arriverete sul posto.”

Guardando prima Riley e poi Johnson, Lehl aggiunse: “C’è un aereo in attesa sulla pista in questo momento, che vi porterà entrambi nello Utah. Prendete le vostre valigette e partite immediatamente.”

Mentre Riley lasciava l’ufficio e, insieme al nuovo partner, si affrettava a prendere la valigetta, qualcosa di quello che Lehl aveva detto riecheggiava nella sua mente.

“Ha bisogno della supervisione di un adulto.”

Stava iniziando ad avere una brutta sensazione su questo caso.

E avrebbe disperatamente desiderato continuare a lavorare con Jake Crivaro.

CAPITOLO SEI

Quando l’aereo decollò dalla pista, Riley guardò attentamente il suo nuovo partner anziano. L’Agente Speciale Cliff Johnson era seduto dietro un tavolino pieghevole di fronte a lei, intento a guardare fuori dal finestrino.

Da quello che aveva sentito dire su di lui, sapeva che era il caso di sentirsi grata di poter lavorare con lui. Sebbene Johnson sembrasse avere solo due o tre anni di età di lei, aveva colpito tutti nell’Ufficio di Boston. In effetti, aveva risolto quasi interamente da solo il caso di un killer stupratore di bambini.

Riley non conosceva i dettagli di tali indagini, ma sapeva che Johnson era considerato una sorta di prodigio, un po’ come lei quando era appena entrata al BAU. Ma, mentre Riley era arrivata a Quantico, nota per le sue doti intuitive, Johnson era noto per le sue grandi capacità analitiche.

Forse ci completeremo a vicenda, pensò.

Allora perché nutriva dei dubbi a riguardo?

Mentre ci rifletteva su, Riley si rese conto che le sue preoccupazioni nascevano dal sospetto che il nuovo agente potesse non essere davvero così eccezionale. Sapeva che le capacità analitiche erano più facili da comprendere e apprezzare per gli agenti del BAU, rispetto all’istinto più nebuloso che aveva reso Jake Crivaro un agente di grande successo.  Dopotutto, Johnson non aveva in realtà lavorato ad alcun caso da quando era giunto a Quantico. Infatti, era possibile che non si fosse occupato a molti casi importanti, come invece Riley aveva fatto con Jake.

Più ci pensava, e più s’irritava all’idea che lui le avrebbe impartito degli ordini.

Quando l’aereo raggiunse l’altitudine di crociera, Johnson aprì il fascicolo che Lehl gli aveva dato, e condivise il contenuto con Riley.

“OK, allora” esordì. “Diamo un’occhiata e vediamo con che cosa abbiamo a che fare.”

Riley soffocò una risatina. Un accento locale in genere non la divertiva, ma l’accento di Boston del partner era così evidente, che quasi sembrava una sorta di parodia. Insieme al suo aspetto curato e al portamento militare, quell’esagerato suono autoritario indicava che fosse abituato al privilegio, probabilmente per aver frequentato una Ivy League.

Quella voce la colpiva ogni volta che parlava, e lei si disse che sarebbe stato meglio abituarvisi in fretta.

Indicando il breve rapporto davanti a loro, Johnson disse: “Abbiamo due morti per folgorazione. Un uomo di nome Andy Gish è stato folgorato solo una settimana fa a Prinneville, Utah. La seconda vittima era uno psichiatra, Julian Banfield, morto la notte scorsa a Beardsley. Beardsley e Prinneville sono entrambe nella Contea di Hannaford. Lo sceriffo della contea, Collin Dawes, ha chiesto l’aiuto del BAU.”

“E Dawes pensa che entrambe le morti siano dovute ad omicidio?” Riley chiese.

Johnson alzò leggermente le spalle. “Beh, non abbiamo molto con cui procedere qui. Ma sappiamo che entrambe le vittime erano state legate a delle sedie prima di essere uccise.”

Il sopracciglio di Riley si aggrottò con curiosità.

“Non ricordo di aver studiato dei casi di omicidio per folgorazione all’Accademia” disse. “Mi chiedo quanto siano comuni.”

Johnson si appoggiò allo schienale del sedile e si grattò il mento.

“Non comuni, ma nessuno può dire esattamente quanto” disse. “Suppongo che possa indovinare quale sia il metodo di omicidio più comune tramite folgorazione.”

Riley era stupita, e un po’ infastidita, dal suo modo professionale, come se stesse interrogando uno studente. Nondimeno, una risposta emerse nella mente, per via dei film che aveva visto.

Lei disse: “Ecco, probabilmente gettare un apparecchio elettrico in una vasca da bagno mentre la vittima sta facendo il bagno.”

Johnson annuì. “Esatto. Non che esista un registro affidabile per stabilire quanto spesso avvenga. Quel tipo di folgorazione non lascia alcuna traccia di ferite, e nemmeno bruciature. Se il killer si prende il fastidio di rimuovere l’apparecchio, dopo, può apparire che la vittima sia morta di cause naturali, come ad esempio, infarto. Perciò, come si può sapere quanto spesso quel tipo di omicidio può verificarsi?”

Lui sorrise sarcasticamente ed aggiunse: “Dovresti essere un killer piuttosto stupido per farti cogliere sul fatto. Ma alcuni lo fanno. C’è stato un caso di un uomo che ha ucciso la moglie, gettando un termoventilatore nella vasca da bagno, con lei all’interno. Avrebbe potuto farla franca, se, il giorno prima, non avesse controllato un libro della biblioteca, intitolato L’Elettricista In Casa Fai Da Te. E questo ha insospettito la polizia.”

Guardando pensosamente fuori dal finestrino, Johnson continuò: “Altrimenti, l’elettricità è piuttosto difficile da usare per commettere un omicidio. Mi vengono in mente vari casi, uno in cui un marito ha avvolto un filo elettrico intorno al collo della moglie. Si trattava di un cavo di trenta ampere senza isolante.”

Poi, inclinò il capo e aggiunse: “Ma anche quel genere di crimine è raro. Non molte persone lasciano che tu avvolga il loro collo o i loro arti con dei cavi elettrici. Ci sono molti modi più semplici per uccidere qualcuno.”

La bocca di Riley si spalancò leggermente per questa piccola lezione.

Come fa a conoscere queste cose? si chiese.

Domandò: “L’omicidio più recente non è accaduto solo la notte scorsa?”

“Sì.”

“E non siamo stati entrambi assegnati al caso solo poco fa?”

“Sì, perché?”

Riley rispose: “Beh, sembra che abbia già studiato la storia di casi attinenti.”

Johnson sembrò un po’ sorpreso.

“Sono solo cose che ho appreso da semplici letture” l’altro rispose. “Non ha letto La Medicina Legale di Simpson?”

Riley fece un gesto vago e non compromettente. Conosceva il testo dalle lezioni di medicina legale all’Accademia, ed aveva letto tutte le parti che le erano state assegnate. Ma non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse leggerlo da cima a fondo.

Questo ragazzo sembra conoscerlo a memoria, pensò.

Apparentemente indifferente alle reazioni di Riley, John proseguì nella spiegazione.

“Talvolta, la folgorazione è usata post mortem per nascondere un altro metodo di omicidio, Ad esempio, mi viene in mente il caso di un killer che aveva soffocato a morte la vittima, e poi aveva folgorato il cadavere, per farlo sembrare come un incidente provocato da un elettrodomestico. Naturalmente, questo non è il caso con cui abbiamo a che fare. Sono curioso di scoprire tutto ciò che riguarda il nostro caso.”

Aveva sentito dire che Cliff Johnson fosse un po’ un saputello, e non solo profondamente analitico. Ma non si sarebbe aspettata che fosse anche una sorta di enciclopedia vivente.

Ma chi si crede di essere, Sherlock Holmes?

In quel caso, non era entusiasta di interpretare il ruolo dell’aiutante, Dottor Watson.

Guardando i documenti lei stessa, Riley disse: “Legarli in quel modo deve aver richiesto una forza considerevole, probabilmente si tratta di un uomo.”

Poi, rifletté per un istante e aggiunse: “La grande domanda è, perché?”

“Huh?” Johnson disse, strizzando gli occhi e guardandola.

“Beh, innanzitutto, c’è la questione del movente. A quanto sembra, la polizia non ha trovato alcun collegamento tra le vittime. Questo significa che non ci saranno altri omicidi, o che ha appena cominciato?”

Riley si protese in avanti nel sedile e disse: “Ma più di questo, perché qualcuno dovrebbe prendersi la briga di uccidere una persona in questo modo particolare? Lei stesso ha detto che l’elettricità è piuttosto difficile da usare per uccidere qualcuno. Questo non è esattamente utile. Ci sono molti modi più facili di uccidere la gente.”

Poi, guardò Johnson negli occhi e disse: “Immagino che quello da chiedere sia, quale è l’ossessione del killer? Che cosa la scatena? Perché è ossessionato dall’elettricità?”

Johnson sembrò piuttosto perplesso. Infine, disse: “Beh, ovviamente, non abbiamo ancora dati a sufficienza per saperlo.” Poi, mise le mani dietro la testa e si appoggiò allo schienale del sedile, e guardò fuori dal finestrino.

Riley tentò di non fissare il suo nuovo partner.

Dati? lei pensò.

Johnson pensava davvero che potessero entrare nella mentalità del killer usando dei dati?

La stessa Riley si era connessa con molte menti criminali, ma sempre sfruttando il puro istinto intuitivo. La sua capacità era già obsoleta? Johnson aveva ragione a pensare che i semplici numeri e le statistiche potessero rivelare la personalità di un killer?

Forse è persino più intelligente di quanto sembri, pensò.

Fu quasi un volo di quattro ore da Quantico all’aeroporto di Provo, Utah. Appena oltrepassarono gli Appalachi, Riley iniziò ad annoiarsi davanti alla monotonia del paesaggio del Midwest e si appisolò di quando in quando.

*

Riley fu colta da uno strano e glaciale senso di déjà vu, mentre chiudeva le manette dietro la schiena dell’assassino.

Questo è già successo prima, lei pensò.

Ho fatto esattamente la stessa cosa prima.

Poi, l’uomo che stava arrestando voltò la sua faccia infantile verso di lei, e sorrise con un’espressione di puro male.

“Buona fortuna” mormorò.

Con un violento sussulto, Riley ricordò.

Larry Mullins!

Non solo stava arrestando questo ripugnante mostro assassino di bambini per la seconda volta, ma lui la stava deridendo esattamente come aveva fatto la prima volta.

E, ancora una volta, allungò una mano sulla sua Glock.

Si aspettò che Crivaro la toccasse calorosamente sulla spalla, così come aveva fatto l’ultima volta che era successo questo.

Invece, gli sentì dire: “Va’ avanti. Abbiamo commesso un errore l’ultima volta. Uccidilo pure. È l’unico modo per sbarazzarsi di quel bastardo. Se non lo fai tu, lo farò io.”

Riley afferrò l’uomo ammanettato per la spalla e lo fece girare, per fare in modo che la guardasse. Poi, estrasse la pistola e gli sparò un singolo colpo proprio in mezzo al petto a bruciapelo. Percepì un’ondata di soddisfazione, mentre quello crollava a terra. Ma quando lo guardò, il suo corpo e il suo viso subirono una nauseante trasformazione.

La persona che giaceva ai suoi piedi non era più il mostro tracagnotto e con il viso infantile, ma una ragazza innocente. Aveva gli occhi spalancati, e la sua bocca si muoveva silenziosamente, mentre esalava gli ultimi respiri. I suoi occhi puntarono Riley, con un’espressione di terribile tristezza, e poi restò completamente immobile.

Heidi Wright! Riley realizzò con orrore.

Riley aveva ucciso Heidi Wright all’inizio dell’anno nello stato di New York.

E ora la stava uccidendo di nuovo …

Riley si svegliò con un sussulto, per poi ritrovarsi nella cabina dell’aereo.

“Qualcosa non va?” l’Agente Johnson le chiese, ancora seduto direttamente di fronte a lei.

“No” Riley rispose.

Ma c’era qualcosa che proprio non andava. Aveva appena fatto un sogno, rivivendo in parte la prima e unica esperienza in cui era stata costretta a uccidere. A gennaio, durante il corso di una sparatoria, una ragazza di nome Heidi Wright aveva sollevato la sua pistola per sparare a Riley, a pochi metri di distanza.

Riley non aveva avuto altra scelta che sparare per prima.

Lo sparo era stato legittimo, e nessuno lo aveva messo in dubbio. Nondimeno, Riley era stata perseguitata dal senso di colpa per settimane in seguito all’accaduto. A suo modo di vedere le cose, la povera Heidi Wright era stata una vittima delle circostanze, che non aveva meritato di morire per via di alcune scelte giovanili sbagliate.

Riley pensava di aver risolto il trauma tramite un terapeuta del BAU. Ma, apparentemente, la stava ancora tormentando nel profondo. Riley immaginava che la sua agitazione relativa al verdetto del processo di Larry Mullins avesse accresciuto questo recente trauma.

Ma non poteva permettere che avesse la meglio su di lei. Non ora che era su un nuovo caso con un nuovo partner, che sicuramente non avrebbe compreso il suo stato d’animo nei confronti della morte di Heidi Wright o del verdetto Mullins.

Affrontalo e basta, Riley si disse.

Ora Riley era del tutto sveglia, e l’aereo stava sorvolando gli Appalachi nello Utah. Sebbene in quel periodo dell’anno ci fosse solo un accenno di neve, se non sui picchi dei monti, il terreno le riportò alla mente i ricordi dell’ultima volta in cui era stata in quello stato, soltanto il dicembre precedente. Ci era stata insieme a Crivaro, a lavorare al suo primo caso in quanto agente del BAU a pieno titolo.

Questo caso si sarebbe rivelato altrettanto orribile quanto quello che avevano risolto allora,  un serial killer che pedinava le persone nei campeggi? Non sembrava impossibile, dato il metodo in cui erano stati eseguiti gli omicidi. Ma forse, stavolta, avrebbero fermato il killer prima che causasse ulteriori vittime.

E forse almeno il tempo sarà più bello, pensò.

Quando l’aereo si fermò sulla pista, Riley notò che c’era un’ulteriore questione che la stava tormentando. Era abituata a lavorare con un uomo che la chiamava “Riley”, mentre lei lo aveva sempre chiamato “Agente Crivaro”, almeno fino a quella mattina. Era stato perfettamente naturale per entrambi.

Che tipo di formalità doveva aspettarsi dal suo nuovo partner?

Appena lei e Johnson si alzarono dai loro sedili, diretti all’uscita, lei gli disse: “Voglio solo chiarire una cosa tra noi, prima che iniziamo a lavorare insieme.”

“Di cosa si tratta?” Johnson chiese, indossando il suo soprabito.

“Come dovremmo chiamarci?”

Johnson fece spallucce e rispose: “Beh, mi piace mantenere le cose professionali. Ecco, preferirei che si rivolgesse a me come Agente Johnson. Come vuole che la chiami?”

Riley apprezzò che le stesse dando una scelta. A differenza di Crivaro, dubitava che avrebbe considerato quest’uomo una sorta di mentore. Sicuramente non voleva che la chiamasse semplicemente “Riley”.

Lei rispose: “Vorrei che mi chiamasse Agente Sweeney.”

“OK, allora. D’accordo.”

Appena scesero sulla pista, videro un uomo dalla postura cadente, che fumava una sigaretta, in attesa. Riley pensò che assomigliasse ad un detective dal carattere duro di un vecchio film. Aprì il suo impermeabile sgualcito, e mostrò il suo distintivo.

“Sono lo Sceriffo Collin Dawes” disse loro.

“È stato lei a chiedere l’aiuto del BAU?” Johnson chiese.

Dawes annuì, e Johnson presentò se stesso e Riley.

I due uomini si voltarono e camminarono insieme verso il veicolo dello sceriffo, in attesa.

Johnson disse a Dawes: “Sembra che abbiate una situazione insolita qui.”

“Nulla che abbia mai visto prima” Dawes rispose. “Se non avessimo delle foto, sarebbe difficile persino da descrivere.”

Stando dietro ai due uomini, Riley si sentì stranamente lasciata fuori.

Questa potrebbe diventare la normalità, si disse.

Forse farei meglio ad abituarmici.

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Yaş sınırı:
18+
Litres'teki yayın tarihi:
04 ocak 2021
Hacim:
272 s. 4 illüstrasyon
ISBN:
9781094342900
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