Kitabı oku: «Il Sussurratore delle Catene», sayfa 4
Capitolo 8
Quando Riley e Lucy scesero dall’aereo dell’FBI, un giovane poliziotto in uniforme si avvicinò a loro, direttamente sulla pista.
“Accidenti, sono contento di vedervi” disse. “Il Capo Alford ne sta passando di tutti i colori. Se qualcuno non toglie direttamente il cadavere di Rosemary da lì, avrà un ictus. I reporter sono già a lavoro su questo. Io sono Tim Boyden.”
Il cuore di Riley batté forte, mentre lei e Lucy si presentavano. Il fatto che i media fossero così presenti sulla scena indicava certamente un problema; l’indagine era partita nel modo sbagliato.
“Posso aiutarvi a portare qualcosa?” l’Agente Boyden chiese.
“Stiamo bene così” Riley disse. Lei e Lucy avevano solo un paio di borsette.
L’Agente Boyden indicò fuori della pista.
“L’auto è proprio laggiù” disse.
I tre s’incamminarono rapidamente verso l’auto. Riley sedette davanti, sul sedile del passeggero, mentre Lucy occupava quello posteriore.
“Siamo a un paio di minuti dalla città” Boyden disse, iniziando a guidare. “Mamma mia, non posso credere che stia succedendo. Piaceva proprio a tutti. Quando è scomparsa un paio di settimane fa, temevamo tutti il peggio. Ma non potevamo di certo immaginare …”
Smise di parlare e scosse la testa, come se non riuscisse a crederci.
Lucy si allungò in avanti dal sedile posteriore.
“Ho letto che avete avuto un omicidio come questo, tempo fa” lei disse.
“Sì, quando ero ancora al liceo” Boyden disse. “In realtà, non proprio qui a Reedsport. Era vicino a Eubanks, più lontano a sud, lungo il fiume. Un corpo in catene, proprio come Rosemary. Indossava anche una camicia di forza. Il capo ha ragione? Abbiamo a che fare con un serial killer?”
“Non siamo pronti per dirlo” Riley intervenne.
La verità era che pensava che il capo aveva ragione. Ma il giovane agente sembrava già abbastanza giù di morale. Non c’era alcun bisogno di allarmarlo ulteriormente.
“Non posso crederci” il giovane esclamò, scuotendo di nuovo la testa. “Una graziosa piccola città come la nostra. Una donna gentile come Rosemary. Non posso crederci.”
Quando arrivarono in città, Riley vide un paio di furgoni dei notiziari alla tv sulla piccola strada principale. Un elicottero con un logo di una stazione televisiva sorvolava la zona.
Boyden guidò fino ad una recinzione, dove erano radunati alcuni reporter. Un agente fece segno all’auto di proseguire. Solo pochi istanti dopo, Boyden accostò l’auto lungo un sentiero accanto alla ferrovia. C’era il corpo, appeso a un palo della luce. Diversi poliziotti in uniforme erano fermi a pochi metri.
Quando Riley scese dall’auto, riconobbe subito il Capo Raymond Alford, che si affrettò a raggiungerla. Non sembrava affatto felice.
“Sono sicuro che abbia una buona ragione per tenere il cadavere ancora appeso in quel modo” disse. “Ne ho passate di tutti i colori. Il sindaco ha minacciato di togliermi il distintivo.”
Riley e Lucy lo seguirono fino al corpo. Nella luce del tardo pomeriggio, sembrava persino più strano di quando Riley aveva visto le foto sul computer. Le catene in acciaio inossidabile luccicavano al sole.
“Presumo che abbiate delimitato la scena” Riley si rivolse ad Alford.
“L’abbiamo fatto nel miglior modo possibile” Alford disse. “Abbiamo messo una recinzione sufficientemente alta da impedire che la gente potesse vedere il corpo, tranne che dal fiume. Abbiamo deviato i percorsi dei treni che sono diretti alla città. Questo sta creando ritardi e caos nella circolazione. Forse è per questo che i canali dei notiziari di Albany hanno scoperto che c’era qualcosa. Certamente non l’hanno saputo dalla mia gente.”
Mentre Alford parlava, la sua voce venne soverchiata dall’elicottero della tv, che passava direttamente sopra di loro. Riley non tentò neppure di ascoltare la sua voce e lesse le oscenità sulle sue labbra, mentre l’uomo sollevava lo sguardo verso l’elicottero, che - sempre basso - si allontanava in cerchio. Il pilota intendeva ovviamente tornare indietro.
Alford afferrò il suo cellulare. Non appena qualcuno rispose, gridò: “Vi ho detto di tenere il vostro dannato elicottero lontano da questo posto. Ora, dite al vostro pilota di tenersi al di sopra dei cinquecento piedi. E’ la legge.”
Dall’espressione di Alford, Riley sospettò che la persona con cui aveva parlato gli stesse creando molti problemi.
Infine, Alford disse: “Se non fate allontanare quell’elicottero subito da qui, i vostri reporter non potranno partecipare alla conferenza stampa che darò oggi pomeriggio.”
Il suo viso si rilassò un po’. Alzò gli occhi ed attese. Puntualmente, dopo pochi minuti, l’elicottero si portò ad un’altezza più ragionevole. Nonostante tutto, il rumore del motore riempiva ancora l’aria con un forte e fisso ronzio.
“Dio, spero che non ne arriveranno degli altri” Alford brontolò. “Forse, quando tireremo giù il corpo, la situazione sarà meno attraente per loro. Per i primi giorni, alla fine stanno portando ricchezza. Gli hotel ed i Bed & Breakfast sono affollatissimi. Anche i ristoranti — i giornalisti devono mangiare. Ma nel lungo termine? Saremmo rovinati, se i turisti scappassero spaventati da Reedsport.”
“Avete fatto un ottimo lavoro tenendoli lontani dalla scena” Riley disse.
“Credo che sia qualcosa” Alford disse. “Coraggio, mettiamoci al lavoro.”
Alford lasciò che Riley e Lucy si avvicinassero maggiormente al corpo sospeso. Il cadavere era trattenuto da un intreccio di catene, che lo avvolgevano. L’imbracatura di catene era attaccata ad una pesante corda, che si avvolgeva attraverso una carrucola di acciaio attaccata ad una trave trasversale, in alto.
Riley ora riusciva a vedere il volto della donna. Ancora una volta, la rassomiglianza con Marie la colpì come una scossa elettrica — vide lo stesso dolore e la stessa angoscia che erano apparsi sul volto dell’amica, quando si era impiccata. Gli occhi sporgenti, e la catena intorno alla bocca, resero il tutto ancora più inquietante.
Riley guardò la sua nuova partner, per sincerarsi della sua reazione. Rimase sorpresa, vedendo che Lucy stava già prendendo appunti.
“E’ la tua prima scena del crimine?” Riley chiese.
Lucy si limitò ad annuire, mentre scriveva ed osservava. Riley pensò che stesse reagendo davvero bene davanti al cadavere. Molte reclute sarebbero scappate a vomitare tra i cespugli a quel punto.
Al contrario, Alford sembrava decisamente nauseato. Anche dopo tutte quelle ore, non si era ancora abituato a quella vista. Per il suo bene, Riley sperava che non ne avrebbe mai avuto bisogno.
“Non c’è ancora cattivo odore” Alford disse.
“Non ancora” Riley disse. “E’ ancora in uno stato di autolisi, principalmente decomposizione interna cellulare. Non è ancora così caldo da accelerare il processo di putrefazione. Il corpo non ha cominciato a sciogliersi dall’interno. Ecco quando l’odore diverrà davvero insopportabile.”
Alford diveniva sempre più pallido, man mano che quella conversazione proseguiva.
“Che mi dice del rigor mortis?” Lucy chiese.
“E’ in totale rigor, ne sono sicura” Riley le disse. “Lo sarà probabilmente per altre dodici ore.”
Lucy non sembrava neppure un po’ disturbata. Continuò a scrivere i suoi appunti.
“Ha idea di come abbia fatto il killer a portarla fin qui?” Lucy chiese ad Alford.
“Sì, ci siamo fatti un’idea” l’uomo rispose. “Si è arrampicato e ha posizionato la carrucola. Poi, ha sollevato in alto il corpo. Potete vedere da lì come è attaccato.”
Alford indicò un gruppo di pesi di ferro adagiato vicino ai binari. La corda passava nei fori dei pesi, annodata attentamente in modo che non si sciogliesse. I pesi erano del tipo che si poteva trovare negli arnesi da palestra.
Lucy si abbassò e guardò più attentamente i pesi.
“C’è abbastanza peso qui da controbilanciare perfettamente il corpo” Lucy disse. “Strano che abbia trasportato tutto questo materiale pesante con lui. Sarebbe stato più semplice legare la corda direttamente al palo.”
“Che cosa ti dice questo?” Riley domandò.
Lucy rimase in silenzio a riflettere, per un momento.
“Lui è piccolo e non è molto forte” la ragazza concluse. “La carrucola non gli consentiva di sollevare il cadavere, da sola. Aveva bisogno dei pesi per aiutarlo.”
“Molto bene” Riley commentò. Poi, indicò il lato opposto ai binari ferroviari. Per un breve tratto, si vedeva una traccia di pneumatici lasciare l’asfalto e proseguire sullo sterrato. “E si vede che ha fermato il veicolo nelle vicinanze. Doveva farlo. Non poteva trascinare il corpo così lontano da solo.”
Riley esaminò il terreno vicino al palo elettrico, e trovò dei buchi nel terreno. “Pare che abbia utilizzato una scala” osservò.
“Sì, la abbiamo trovata” Alford rispose prontamente. “Venite, ve la mostro.”
Il poliziotto guidò Riley e Lucy oltre i binari, verso un deposito esposto alle intemperie, fatto in acciaio ondulato. C’era un catenaccio rotto appeso alla porta.
“Potete vedere come si è introdotto qui dentro” Alford disse. “E’ abbastanza facile da fare. Un paio di coltellini e il gioco è fatto. Questo deposito non viene usato molto, solo per cose di poco valore, perciò non è molto sicuro.”
Alford aprì la porta e accese le luci al neon in alto. Il posto era in sostanza vuoto, tranne per alcune casse da spedizione ricoperte di ragnatele. L’uomo indicò una scala alta, appoggiata contro il muro, accanto alla porta.
“Ecco la scala” disse. “Abbiamo notato terra fresca ai suoi piedi. Probabilmente viene tenuta qui e il killer lo sapeva. Si è introdotto, l’ha tirata fuori e ci si è arrampicato per posizionare la carrucola. Dopo aver messo il corpo nella posizione voluta, ha riportato indietro la scala. Poi, se n’è andato via in auto.”
“Forse ha trovato anche la carrucola all’interno del deposito” Lucy suggerì.
“Questo deposito, di notte, è illuminato nella parte anteriore” Alford disse. “Perciò è coraggioso, e scommetto che è anche abbastanza veloce, sebbene non sia molto forte.”
In quel momento, si sentì un acuto e forte scoppio, proveniente dall’esterno.
“Che cosa diavolo succede?” Alford gridò.
Riley era certa che si fosse trattato di uno sparo.
Capitolo 9
Alford estrasse la pistola e corse fuori dal deposito. Riley e Lucy lo seguirono con le mani sulle fondine. Fuori, qualcosa stava volteggiando intorno al palo, dov’era appeso il corpo. Emetteva un forte ronzio.
Il giovane Agente Boyden aveva estratto la propria pistola e aveva sparato un colpo solo contro un piccolo drone; ora si stava preparando a sparare di nuovo.
“Boyden, metti via la tua dannata pistola!” gridò Alford, rimettendo la sua pistola nella fondina.
L’uomo si voltò verso il superiore, meravigliato. Proprio mentre riponeva la sua arma, il drone si alzò da terra e volò via.
Il capo della polizia era furioso.
“Che cosa diavolo pensavi di fare, sparare con la pistola in quel modo?” rimproverò il giovane.
“Proteggevo la scena” Boyden rispose. “E’ probabilmente un blogger che scatta delle foto.”
“Probabilmente” Alford disse. “E non mi piace più di quanto non piaccia a te. Ma è illegale sparare alle cose in quel modo. Inoltre, questa è una zona popolata. Dovresti saperlo bene.”
Boyden abbassò docilmente la testa.
“Mi dispiace, signore” lui disse.
Alford si rivolse a Riley.
“Maledetti droni!” l’uomo disse. “Senza dubbio, odio il ventunesimo secolo. Agente Paige, la prego mi dica che possiamo tirar giù il corpo, ora.”
“Ha altre foto oltre a quelle che mi ha mostrato?” Riley gli chiese.
“Molte, che mostrano ogni piccolo dettaglio” Alford le rispose. “Può vederle nel mio ufficio.”
Riley annuì. “Ho visto quello che mi serviva vedere qui. E voi avete fatto un ottimo lavoro a tenere la scena sotto controllo. Andate pure a tirarla giù.”
Alford disse a Boyden: “Chiama il coroner della contea. Digli che può smettere di girarsi i pollici.”
“Subito, Capo” Boyden disse, mettendo mano al suo cellulare.
“Forza” Alford esortò Riley e Lucy. Le condusse all’auto della polizia. Non appena furono entrate, il veicolo si avviò; giunti nei pressi della recinzione, attesero il segnale di un poliziotto e poi proseguirono, imboccando la strada principale.
Riley prese attentamente nota della strada. Il killer, certamente, aveva preso il suo veicolo e aveva percorso più volte quella stessa strada, che usavano sia Boyden sia Alford. Infatti non c’era un’altra strada nella zona che conducesse al deposito ed ai binari ferroviari. Probabilmente qualcuno aveva visto il veicolo del killer, anche se magari non ci aveva fatto caso.
Il Dipartimento di Polizia di Reedsport non era altro che un piccolo edificio in mattoni, lungo la strada principale della città. Alford, Riley e Lucy entrarono e si sedettero nell’ufficio del capo.
Alford mise un plico di fascicoli sulla sua scrivania.
“Qui c’è tutto ciò che abbiamo” disse. “Il file completo sul vecchio caso di cinque anni fa, e tutto quello che è stato raccolto fino ad ora riguardo all’omicidio di ieri sera.”
Riley e Lucy presero ognuna un fascicolo, e cominciarono a sfogliarlo. L’attenzione di Riley fu catturata dalle foto del primo caso.
Le due donne erano circa della stessa età. La prima lavorava in una prigione, il che - in un certo senso - la faceva considerare a rischio. Ma lo stesso non si poteva dire della seconda.
E non c’era alcun indizio che suggerisse che le donne frequentassero bar o altri posti, che le avrebbero rese piuttosto vulnerabili. In entrambi i casi, quelli che le conoscevano le avevano descritte come amichevoli, generose e del tutto normali. Ma doveva esserci qualche fattore che aveva portato il killer a scegliere proprio loro.
“Avete fatto progressi riguardo all’omicidio di Marla Blainey?” Riley chiese ad Alford.
“Era sotto la giurisdizione della polizia di Eubanks. Del Capitano Lawson. Ma ci ho lavorato su con lui. Non è venuto fuori alcunché di utile. Le catene erano perfettamente ordinarie. Il killer poteva averle acquistate in qualunque negozio di ferramenta.”
Lucy si avvicinò a Riley, per guardare quelle fotografie.
“Ma ne ha comprate tante” Lucy aggiunse. “Sarebbe normale che un commesso ricordi qualcuno che ne compri un numero simile!”
Alford annuì in segno di accordo.
“Sì, è quello che credevamo allora. Ma abbiamo contattato i negozi di ferramenta in tutte queste zone. Nessuno degli impiegati ha registrato insolite vendite del genere. Lui deve averne comprate poche alla volta, qui e là, senza attirare molto l’attenzione. Nel momento in cui ha progettato l’omicidio, aveva una grossa quantità di catene a portata di mano. Forse ne ha ancora.”
Riley scrutò attentamente la camicia di forza che la donna indossava. Sembrava identica a quella usata per legare la vittima precedente.
“Che mi dice della camicia di forza?” Riley domandò.
Alford sollevò le spalle. “Abbiamo pensato che una cosa simile da rintracciare. Ma ci siamo sbagliati, non abbiamo scoperto niente. E’ una cosa comune negli ospedali psichiatrici. Abbiamo controllato tutti gli ospedali dello stato, tra cui uno qui nei pressi. Nessuno ha denunciato la mancanza di camicie di forza.”
I tre rimasero in silenzio, mentre Riley e Lucy continuarono a scorrere i rapporti e le foto. I corpi erano stati lasciati l’uno a 16km dall’altro. Ciò indicava che, probabilmente, il killer non viveva troppo distante da lì. Ma il cadavere della prima vittima era stato gettato senza tante cerimonie sulla sponda del fiume. Nei cinque anni trascorsi tra gli omicidi, il comportamento del killer in qualche modo è cambiato.
“Allora che cosa farete con questo tizio?” Alford chiese. “Perché la camicia di forza e tutte le catene? Non sembra un’esagerazione?”
Riley rifletté per un momento.
“Non per lui” lei disse. “Credo sia una questione di forza. Vuole bloccare le sue vittime, non solo fisicamente ma anche simbolicamente. Va ben oltre l’aspetto pratico. Prende forza delle vittime. Il killer vuole fare leva su questo.”
“Ma perché le donne?” Lucy chiese. “Se vuole dimostrarsi più forte delle sue vittime, non sarebbe più gratificante con gli uomini?”
“E’ una buona domanda” Riley replicò. Ripensò alla scena del crimine, a come il corpo era stato accuratamente controbilanciato.
“Ma ricorda, non è molto forte” Riley osservò. “Forse sceglie dei bersagli più facili. Donne di mezza età come queste probabilmente sono meno propense a ribellarsi. Ma forse rappresentano qualcosa nella sua mente. Non sono stata selezionate come individui, ma come donne — e per qualche cosa che le donne rappresentano per lui.”
Alford emise un brontolio cinico.
“Perciò, sta dicendo che non è stato nulla di personale” disse. “Non senso che queste donne abbiano fatto qualcosa per farsi catturare ed uccidere. Ma, in sostanza, secondo lei, neppure il killer pensava che lo meritassero?”
“E’ così che spesso succede” Riley ribatté. “Nel mio ultimo caso, il killer sceglieva le vittime tra donne che acquistavano le bambole. Non gli importava chi fossero. Tutto quello che contava è che le vedeva acquistare una bambola.”
Cadde di nuovo il silenzio. Alford guardò il proprio orologio.
“Ho una conferenza stampa tra circa mezz’ora” disse. “C’è altro di cui dobbiamo discutere, prima che io vada?”
Riley rispose: “Ecco, prima l’Agente Vargas e io interrogheremo la famiglia della vittima, meglio è. Questa sera, se è possibile.”
Alford aggrottò le sopracciglia con preoccupazione.
“Non credo che sia il caso” le disse. “Suo marito è morto giovane, forse quindici anni fa. Sono rimasti solo due figli adulti, un uomo e una donna, ed entrambi vivono in città con le rispettive famiglie. I miei uomini li hanno interrogati per tutto il giorno. Sono davvero esausti e distrutti! Diamo loro fino a domani, prima di farli rientrare in questo incubo.”
Riley vide che Lucy stava per replicare e la fermò con un gesto silenzioso. Per la giovane agente era un’ottima idea quella di interrogare immediatamente la famiglia. Ma Riley conosceva bene l’importanza di creare buoni rapporti con la polizia locale, specialmente se erano competenti quanto Alford e la sua squadra.
“Capisco” Riley disse. “Proveremo domattina. E la famiglia della prima vittima?”
“Penso che debbano ancora esserci dei parenti a Eubanks” disse Alford. “Verificherò. Non affrettiamo le cose. Il killer non va di fretta, dopotutto. Il suo ultimo omicidio risale a cinque anni fa e non credo che colpirà di nuovo tanto presto. Prendiamoci del tempo per fare le cose per bene.”
Detto questo, Alford si alzò dalla sedia.“Farei meglio a prepararmi per la conferenza stampa” disse. “Volete venire anche voi? Avete qualche tipo di dichiarazione da fare?”
Riley ci rimuginò su.
“No, non penso” lei disse. “E’ meglio se l’FBI mantiene un basso profilo per il momento. Non vogliamo che il killer percepisca che si sta facendo molta pubblicità. E’ più probabile che si mostri, se non pensa di attrarre l’attenzione che merita. Per ora, è meglio che sia il suo il volto che i cittadini vedono.”
“Bene allora, potete andarvi a sistemare” Alford disse. “Ho un paio di stanze in un Bed & Breakfast locale prenotate per voi. C’è anche un’auto qui di fronte, a vostra disposizione.”
L’uomo diede la prenotazione della camera e le chiavi dell’auto a Riley e le due donne lasciarono la stazione.
*
Più tardi, quella sera, Riley si ritrovò seduta nei pressi di una finestra a golfo, affacciata sulla strada principale di Reedsport.
Il sole era tramontato e i lampioni erano accesi. L’aria notturna era calda e piacevole, e tutto era tranquillo, non c’erano giornalisti nei paraggi.
Alford aveva prenotato due graziose camere situate al secondo piano del Bed & Breakfast. La proprietaria dell’edificio aveva servito una deliziosa cena. Poi, Riley e Lucy avevano trascorso un’ora nel salone al piano di sotto, a fare piani per l’indomani.
Reedsport era davvero una cittadina pittoresca e graziosa. In circostanze diverse, sarebbe stato un bel posto dove trascorrere le vacanze.
Riley tornò a riflettere su questioni più familiari, ora che era lontana dalla confusione generata dall’ultimo omicidio. Non aveva pensato a Peterson per tutto il giorno, fino a quel momento. Era là fuori e lei lo sapeva, ma nessun altro ci credeva. Era stata saggia a lasciare che le cose proseguissero in quel modo? Avrebbe dovuto insistere per tentare di convincere qualcuno?
Le venne un brivido, pensando che i due assassini — Peterson e chiunque avesse ucciso le due donne lì — in quel preciso momento si stavano godendo la vita come volevano. Quanti altri ancora erano là fuori, da qualche parte nello stato, da qualche parte nel paese? Perché la nostra società doveva essere tormentata da questi esseri umani perversi?
E che cosa stavano facendo in quel momento? Erano soli, da qualche parte, impegnati a pianificare qualcosa o passavano il loro tempo insieme ad amici e familiari — senza destare sospetti in persone innocenti, che non avevano idea del male che allignava nella loro mente?
Al momento, Riley non aveva risposte a quelle domande. Ma il suo lavoro consisteva nel trovarle.
Tornò anche a pensare ansiosamente ad April. Non era giusto che l’avesse semplicemente lasciata con suo padre. Ma che cos’altro poteva fare?
Sapeva che, se non avesse preso quel caso, un altro sarebbe arrivato presto. Era semplicemente troppo coinvolta nel suo lavoro, per affrontare un’adolescente ribelle. Non trascorreva abbastanza tempo a casa.
D’impulso, Riley prese il cellulare e inviò un sms.
Ehi April. Come stai?
Dopo pochi secondi, giunse la risposta.
Sto bene, mamma. Come stai tu? Hai già risolto il caso?
A Riley occorse un momento per realizzare che la figlia intendeva il nuovo caso.
Non ancora, e inviò.
April rispose: Lo risolverai presto.
Riley sorrise a quello che poteva quasi sembrare un voto di fiducia.
La donna digitò : Vuoi parlare? Posso chiamarti ora.
Attese e, pochi istanti dopo, ci fu la risposta di April.
Non ora. Sto bene.
Riley non sapeva esattamente che cosa sua figlia intendesse. Il cuore le faceva male leggermente.
OK, digitò. Buonanotte. Ti voglio bene.
Terminato lo scambio di messaggi, rimase seduta, a guardare nella notte buia. Sorrise, ripensando alla domanda di April …
“L’hai già risolto?”
“Lo” poteva significare molte cose nella vita di Riley. E sentiva di essere davvero distante dalla loro soluzione.
Riley continuò a guardare fuori nella notte. Osservando la strada principale, immaginò il killer guidare dritto in città, verso i binari ferroviari. Era stata una mossa coraggiosa. Ma non tanto coraggiosa quanto l’essersi preso il tempo per appendere il corpo ad un palo elettrico, in un luogo illuminato dalla lampada del deposito.
Quella parte del suo modus operandi era cambiata drasticamente negli ultimi cinque anni, passando dal gettare in modo sciatto un corpo vicino al fiume all’appenderne uno così che il mondo potesse vederlo. Riley non era colpita dalla sua organizzazione ma dall’aumento della sua ossessione. Qualcosa nella sua vita doveva essere cambiato. Che cosa?
Riley sapeva che questo tipo di coraggio spesso rappresentava un desiderio crescente di pubblicità, di fama. Era certamente vero per quanto riguardava l’ultimo killer che aveva rintracciato. Ma non quadrava in questo caso. Qualcosa diceva a Riley che questo killer non era solo piccolo e piuttosto gracile, ma anche schivo, persino umile.
Non gli piaceva uccidere; lei ne era quasi certa. E non era la fama che lo aveva portato a questo nuovo livello di coraggio. Era la disperazione assoluta. Forse persino il rimorso, un desiderio semi-cosciente di venire catturato.
Riley sapeva, per esperienza personale, che non vi erano assassini più pericolosi di quelli che cominciavano a rivoltarsi contro se stessi.
Riley pensò a qualcosa che il Capo Alford le aveva detto prima.
“Il killer non ha fretta, dopotutto.”
Riley era certa che l’uomo avesse torto.
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