Kitabı oku: «Oscurita’ Perversa», sayfa 4

Yazı tipi:

“Questo biglietto era su di lei, quando è stata trovata” la dottoressa spiegò. “La polizia si è messa in contatto con la Ishtar Escorts e ha scoperto il suo vero nome, e questo ha condotto subito all’identificazione della sorellastra dell’Agente Holbrook.”

“Qualche idea di come sia morta di asfissia?” Riley chiese.

“Ci sono dei lividi intorno al suo collo” la Fowler spiegò. “L’assassino deve averle messo un sacco di plastica sulla testa.”

Riley osservò attentamente i segni. Era una sorta di gioco erotico finito male, o un omicidio volontario? Non era ancora in grado di dirlo.

“Che cosa indossava quando è stata ritrovata?” chiese la donna.

La Fowler aprì una scatola che conteneva i vestiti della vittima. Ne emerse un vestito rosa con una profonda scollatura—a malapena rispettabile, osservò Riley - ma sicuramente di un livello superiore al tipico abbigliamento squallido di una passeggiatrice. Era il vestito di una donna che voleva apparire molto sexy, abbigliata in modo appropriato per i nightclub.

Legato in cima al vestito c’era un sacchetto di plastica trasparente, contenente dei gioielli.

“Posso dare un’occhiata?” Riley chiese alla patologa.

“Faccia pure.”

Riley aprì il sacchetto e ne osservò il contenuto. Si trattava per la maggior parte di bigiotteria di gusto piuttosto raffinato: una collana di perle, bracciali e semplici orecchini. Ma un oggetto emergeva tra tutti gli altri. Era un sottile anello d’oro con un diamante. Lo prese e lo mostrò a Bill.

“Vero?” Bill chiese.

“Sì” la Fowler rispose. “Vero oro e un vero diamante.”

“L’assassino non si è disturbato a rubarlo” commentò Bill. “Allora non era questione di denaro.”

Riley si rivolse a Morley. “Vorrei vedere dov’è stato trovato il corpo” disse. “Ora, mentre c’è ancora la luce.”

Morley apparve un po’ perplesso.

“Possiamo portarla lì in elicottero” l’uomo rispose. “Ma non so che cosa si aspetta di trovare. Poliziotti ed agenti hanno perlustrato attentamente i luoghi.”

“Si fidi di lei” intervenne Bill, con convinzione. “Scoprirà qualcosa.”

Capitolo Otto

Mentre l’elicottero si avvicinava al punto di atterraggio, Riley osservava l’ampia superficie del Lago Nimbo, che sembrava calma e tranquilla.

Ma l’apparenza è ingannevole, ricordò a se stessa. Sapeva bene che le superfici calme possono celare oscuri segreti.

L’elicottero si avvicinò a terra, volteggiando con violenti scossoni alla ricerca di un posto in cui atterrare. Riley si sentiva nauseata. Non le piacevano molto gli elicotteri. Guardò Bill, che era seduto accanto a lei e immaginò che anche lui si sentisse nauseato.

Ma, volgendo lo sguardo verso l’Agente Holbrook, vide un volto spento. L’uomo aveva a malapena spiccicato una parola durante la mezz’ora di volo da Phoenix. Riley non aveva ancora deciso come comportarsi con lui. Di solito riusciva a decifrare le persone con facilità, a volte perfino troppo agevolmente. Ma Holbrook era ancora un mistero per lei.

Alla fine l’elicottero atterrò e tutti e tre gli agenti dell’FBI misero i piedi sulla terraferma, allontanandosi dal velivolo piegati in avanti, per sottrarsi all’aria resa turbolenta dalle eliche ancora in movimento.

La strada su cui l’elicottero era atterrato non era altro che una pista, due tracce parallele di pneumatici attraverso le erbacce del deserto.

Riley notò che la strada non appariva molto battuta. Tuttavia, sembrava che, nei giorni precedenti, fosse transitato da lì un numero di veicoli sufficiente a cancellare ogni traccia lasciata da quello guidato dall’assassino.

Il motore dell’elicottero infine si spense, rendendo più facile colloquiare.

Riley e Bill seguivano Holbrook a piedi.

“Ci dica quello che può su questo lago” chiese Riley ad Holbrook.

“Rientra in una serie di bacini idrici creati dalle dighe lungo il Fiume Acacia” disse Holbrook. “Questo è il più piccolo dei laghi artificiali. E’ pieno di pesci, ed è una meta popolare per le gite fuori porta, ma le aree pubbliche sono dall’altra parte. Il corpo è stato scoperto da una coppia di adolescenti strafatti d’erba. Vi mostro dove.”

Holbrook li guidò fuori dalla strada, verso un promontorio roccioso che si affacciava sul lago.

“I ragazzi erano proprio dove ci troviamo noi” cominciò, indicando poi in basso, verso la riva del lago. “Hanno guardato laggiù e l’hanno visto. Hanno detto che sembrava una forma scura nell’acqua.”

“A che ora i ragazzi si trovavano qui?” domandò Riley.

“Un po’ prima di quanto non sia ora” rispose Holbrook. “Hanno marinato la scuola e si sono messi a fumare erba.”

Riley si sforzò di immaginare tutta la scena. Il sole era basso, e le cime delle rosse scogliere dall’altra parte del lago erano inondate di luce. In acqua si vedevano un paio di barche. Il ripido declivio della riva iniziava non lontano—forse, soltanto tre metri oltre.

Holbrook indicò un posto nei pressi, dove il pendio si addolciva un po’.

“I ragazzi sono scesi laggiù, per dare un’occhiata da vicino” disse. “E a quel punto hanno scoperto che cosa fosse davvero.”

Poveri ragazzi, pensò Riley. Erano passati vent’anni, da quando aveva provato la marijuana al college. Ciò nonostante, riusciva ad immaginare facilmente quanto l’orrore di una scoperta simile potesse essere acuito sotto l’influenza dell’erba.

“Vuoi scendere laggiù per dare un’occhiata più da vicino?” Bill chiese a Riley.

“No, si vede bene da qui” replicò lei.

Il suo intuito le diceva che si trovava proprio dove aveva bisogno di essere. Dopotutto, l’assassino certamente non aveva trascinato il corpo lungo il pendio per cui erano scesi i ragazzi.

No, lei pensò. Lui si è fermato proprio qui.

Sembrava persino che, lì intorno, la scarsa vegetazione fosse ancora leggermente piegata.

Respirò lentamente, provando a indovinare il punto di vista dell’assassino. Era indubbiamente venuto qui di notte. Ma era una notte chiara o nuvolosa? Ecco, in Arizona, in quel periodo dell’anno, era probabile che la notte fosse chiara. La luna doveva essere stata luminosa una settimana prima, pensò. Alla luce delle stelle e della luna, l’assassino aveva avuto gioco facile, probabilmente anche senza una torcia.

Lo immaginò deporre il corpo proprio lì. E poi che cosa aveva fatto? Ovviamente, aveva spinto il corpo giù per il pendio, facendolo cadere direttamente nell’acqua bassa.

Ma qualcosa, in quella ricostruzione, non convinceva Riley, che - di nuovo, come aveva fatto in aereo - si chiese perché l’assassino era stato così disattento.

Era vero che, da lassù, probabilmente non si era accorto del fatto che il corpo non era affondato molto. I ragazzi avevano descritto la sacca come “una forma scura nell’acqua.” Da quella altezza, la sacca sommersa era certamente invisibile persino in una notte illuminata.

Il criminale doveva aver pensato che il corpo fosse affondato, come avviene con i cadaveri freschi nell’acqua dolce, specialmente quando appesantiti con le pietre.

Ma perché aveva pensato che l’acqua fosse profonda in quel punto?

La donna scrutò nell’acqua limpida. Nella luce del tardo pomeriggio, riusciva facilmente a vedere il punto in cui il corpo era finito: c’era una piccola zona poco profonda, nulla più della punta di uno scoglio. Intorno, l’acqua era scura e profonda.

Alzò lo sguardo, osservando il lago. Grandi scogliere si alzavano ovunque fuori dall’acqua. Comprese che il Lago Nimbo era stato un profondo canyon, prima che la diga lo riempisse con l’acqua. Erano pochi i posti in cui era possibile camminare lungo la riva. I fianchi della scogliera scendevano dritti negli abissi.

Alla sua destra e alla sua sinistra, Riley vide una riva simile a quella su cui si trovavano, scoscesa ed alta quasi altrettanto. L’acqua, al di sotto di quelle scogliere, era scura, e non mostrava alcun segno del tipo di fondale che si trovava sotto proprio lì.

Un’intuizione la colpì improvvisamente.

“Lo ha già fatto prima d’ora” disse a Bill e Holbrook. “C’è un altro corpo in questo lago.”

*

Durante il viaggio di ritorno in elicottero, al quartier generale della Divisione FBI di Phoenix, Holbrook chiese: “Allora, dopotutto, pensate che si tratti di un killer seriale?”

“Sì” fu la secca risposta di Riley.

Holbrook disse: “Non ne ero sicuro. La cosa che desideravo di più era sapere che sul caso avrebbe indagato qualcuno in gamba. Ma che cosa avete visto che vi ha fatto decidere?”

“Ci sono altri fondali che assomigliano a quello su cui ha gettato questo corpo” la donna spiegò. “Ha sfruttato un altro punto prima, e quel corpo è affondato proprio come avrebbe dovuto. Ma forse non è riuscito a trovare lo stesso punto, stavolta. O forse, ha pensato che questo fosse lo stesso punto. Ad ogni modo, si aspettava lo stesso risultato. Ma si sbagliava.”

Bill esclamò: “Le ho detto che lei avrebbe trovato qualcosa lì.”

“I sommozzatori dovranno setacciare questo lago” aggiunse Riley.

“Occorrerà un bello sforzo” intervenne Holbrook.

“Dev’essere fatto, in ogni caso. C’è un altro corpo laggiù da qualche parte. Può contarci. Non so da quanto tempo si trovi lì, ma c’è.”

Fece una pausa e iniziò a ragionare. Che cosa si poteva intuire sulla personalità del killer? Era un uomo competente e capace. Non si trattava di un patetico sfigato, come Eugene Fisk. Assomigliava più a Peterson, il killer che aveva catturato e tormentato lei ed April. Era accorto e posato, e gli piaceva davvero molto uccidere, un sociopatico piuttosto che uno psicopatico. Ma, soprattutto, era sicuro di sé.

Forse, fin troppo sicuro di sé, pensò Riley.

Questo poteva essere la sua rovina.

Riprese: “L’uomo che stiamo cercando non è un criminale conosciuto. Immagino che sia un cittadino ordinario, ragionevolmente ben educato, forse con una moglie e una famiglia. Nessuno dei suoi conoscenti lo reputerebbe un assassino.”

Riley guardò il viso di Holbrook mentre parlavano. Sebbene ora la donna sapesse qualcosa in più di prima sul cosa, Holbrook ancora le appariva impenetrabile.

L’elicottero volteggiò intorno all’edificio dell’FBI. Era sceso il crepuscolo, e l’area sottostante era ben illuminata.

“Guarda lì” disse Bill, indicando fuori dal finestrino.

Riley volse lo sguardo in basso, nella direzione indicata dal partner. Con sua sorpresa si accorse che il giardino roccioso assomigliava ad una gigantesca impronta digitale. Si estendeva sotto di loro, come un segnale di benvenuto. Un giardiniere paesaggista non convenzionale aveva deciso che questa immagine, disegnata con la pietra, andasse bene per il nuovo edificio dell’FBI, in luogo di un tradizionale giardino piantumato. Centinaia di grosse pietre erano state accuratamente disposte in file curve per creare l’illusione.

“Wow” Riley esclamò rivolgendosi a Bill. “A chi credi appartengano le impronte che hanno usato? Immagino, a qualcuno di leggendario. Dillinger, forse?”

“O forse John Wayne Gacy. O Jeffrey Dahmer.”

Riley pensò che fosse uno strano spettacolo. Da terra, nessuno avrebbe mai immagino che quella disposizione di pietre fosse qualcosa di più di un insignificante labirinto.

Le parve un segno ed un avvertimento. Questo caso avrebbe richiesto che lei vedesse le cose da una prospettiva nuova ed inquietante. Avrebbe dovuto esplorare regioni di oscurità, che non aveva mai nemmeno immaginato.

Capitolo Nove

All’uomo piaceva osservare le prostitute di strada. Amava vedere come si raggruppavano ai crocicchi e passeggiavano lungo i marciapiedi, spesso in coppie. Trovava che fossero più esuberanti delle semplici squillo e delle escort, tendenti a perdere la calma facilmente.

Per esempio, in quel momento, ne vide una ingiuriare dei ragazzi, in un veicolo che si muoveva lentamente per fare una foto. L’uomo non la biasimava affatto. Dopotutto, lei era lì per lavoro, non per fare da modella.

Dov’è il loro rispetto? pensò con un sorrisetto. I giovani d’oggi.

Ora i ragazzi stavano ridendo di lei, e urlavano delle oscenità. Ma non potevano competere con le sue risposte colorite, alcune delle quali in spagnolo. A lui piaceva il suo stile.

Quella notte era sceso nei bassifondi, fermo con l’auto in una strada su cui affacciava una fila di motel economici, luogo di lavoro delle prostitute. Le altre ragazze erano meno vivaci di quella che aveva urlato di tutto a quei ragazzi. I loro tentativi di apparire sexy sembravano assurdi al confronto, e le loro avance erano oscene. Mentre lui osservava, una si tirò su la gonna, mostrando le mutande succinte all’autista di un’auto che stava passando lenta. L’uomo però non si fermò.

Il killer continuò ad osservare la ragazza che, per prima, aveva catturato la sua attenzione. La donna stava camminando con passo pesante, sdegnata, lamentandosi con le altre ragazze.

L’uomo sapeva che avrebbe potuto averla se avesse voluto. Poteva essere la sua prossima vittima. Tutto ciò che doveva fare per ottenere la sua attenzione era guidare lungo il cordolo, verso di lei.

Ma no, non l’avrebbe fatto. Non lo aveva mai fatto. Non avrebbe mai approcciato una prostituta per la strada. Spettava a lei farlo. Era lo stesso persino con quelle che incontrava attraverso un servizio o in un bordello. Faceva sì che lo incontrassero da sole, separatamente, senza che lui dovesse chiederglielo direttamente. Sarebbe sembrato che fosse una loro idea.

Con un po’ di fortuna, la ragazza esuberante avrebbe notato la sua auto costosa e si sarebbe avvicinata. Quel veicolo era una splendida esca. Così come il fatto che lui fosse ben vestito.

Ma, quale che fosse il prosieguo della notte, doveva prestare più attenzione dell’ultima volta. Era stato superficiale, lasciando cadere il corpo della donna nel lago, aspettandosi che affondasse.

E aveva creato un tale caos! La sorella di un agente dell’FBI! E avevano richiesto i rinforzi da Quantico. Non gli piaceva. Non era alla ricerca di pubblicità o fama. Tutto quello che voleva fare era soddisfare le sue voglie.

E non ne aveva ogni diritto? Quale adulto sano non aveva delle voglie?

Ora, avrebbero mandato dei sommozzatori a cercare i corpi. Sapeva che cosa avrebbero trovato lì, anche dopo quasi tre anni. La cosa non gli piaceva affatto.

Non era preoccupato solo per sé. Stranamente, si sentiva male per il lago. L’azione di sommozzatori che esploravano e toccavano ogni angolo ed anfratto sommerso gli sembrava un atto osceno ed invadente, una violazione imperdonabile. Dopotutto, il lago non aveva commesso alcunché di male. Perché doveva essere violato?

Ad ogni modo, non ne era spaventato. Non avrebbero mai potuto risalire a lui tramite la vittima. Semplicemente, non sarebbe accaduto. Aveva finito con quel lago, in ogni caso. Non aveva ancora deciso dove lasciare la sua prossima vittima, ma era certo di prendere una decisione prima che la notte fosse terminata.

Ora la ragazza vivace stava guardando la sua auto. Cominciò a camminare verso di lui, sfacciata ad ogni suo passo.

L’uomo abbassò il finestrino del lato passeggero, e lei ci infilò dentro la testa. Era una latina dalla pelle scura, truccata pesantemente con una spessa matita che contornava le labbra, ombretto evidente e sopracciglia calcate che sembravano essere tatuate. Indossava degli orecchini dorati a forma di crocifissi.

“Bella macchina” osservò.

Lui sorrise.

“Che cosa ci fa una ragazza carina come te qui fuori a quest’ora?” chiese. “Non dovresti essere a letto da un pezzo?”

“Forse ti piacerebbe farmi salire” rispose, sorridendo.

I denti della prostituta lo colpirono: erano molto bianchi e dritti. In effetti, appariva davvero in forma, cosa piuttosto insolita lì per le strade, dove la maggioranza delle ragazze erano “aggiustate” in vari stadi della dipendenza da metanfetamina.

“Mi piace il tuo stile” le disse. “Molto chola.”

La donna rispose con un sorriso, lasciando intuire che lo considerava un complimento.

“Come ti chiami?” le domandò.

“Socorro.”

Ah “socorro” pensò. Parola spagnola per “aiuto.”

“Scommetto che dai un grande socorro” le disse in un tono lascivo.

I suoi profondi occhi castani risposero altrettanto lascivamente. “Forse tu potresti sfruttare il socorro proprio ora.”

“Forse potrei” le rispose.

Ma prima che potessero cominciare a parlare di denaro, un’auto si introdusse nello spazio dietro di lui. Sentì un uomo gridare dal finestrino del guidatore.

“¡Socorro!” gridò.“¡Vente!”

La ragazza si tirò su mostrando un debole sguardo d’indignazione.

“¿Porqué?” gli gridò di rimando.

“Vente aquí, ¡puta!”

L’uomo scorse una traccia di paura negli occhi della ragazza. Non poteva essere dovuto al fatto che l’uomo nell’auto l’avesse chiamata puttana. Immaginò che quello fosse il suo protettore, giunto a controllare quanto avesse incassato finora quella notte.

“¡Pinche Pablo!” Bofonchiò l’insulto a bassa voce. Poi, si diresse verso l’auto.

L’uomo rimase seduto lì, chiedendosi se la donna avrebbe deciso di tornare, ancora intenzionata a fare affari con lui. In ogni caso, la cosa non gli piaceva. Aspettare in quel modo non era nel suo stile.

Il suo interesse per la ragazza svanì improvvisamente. No, non avrebbe perso altro tempo con lei, che non aveva idea di quanto fosse fortunata.

Inoltre, che cosa ci faceva in quei bassifondi? La sua prossima vittima doveva essere più elegante.

Chiffon, pensò. Aveva quasi dimenticato Chiffon. Ma forse la sto soltanto riservando per un’occasione speciale.

Poteva aspettare. Non doveva essere quella sera. Se ne andò, felice di dimostrare quella capacità di autocontrollo, nonostante le sue enormi voglie. La considerava una delle sue migliori qualità.

Dopotutto, era un uomo molto evoluto.

Capitolo Dieci

Le tre giovani donne nella sala degli interrogatori non sembravano affatto come Riley si aspettava. Per alcuni istanti, si limitò a guardarle attraverso il falso vetro. Erano vestite con gusto, quasi come segretarie ben pagate. Le era stato detto che si chiamavano Mitzi, Koreen e Tantra. Naturalmente, Riley era certa che non fossero i loro veri nomi.

Dubitava anche che si vestissero altrettanto decentemente quando erano in servizio. Lavorando per circa 250 dollari l’ora, avevano senz’altro investito in elaborati guardaroba per soddisfare tutte le fantasie dei clienti. Erano state colleghe di Nancy “Nanette” Holbrook alla Ishtar Escorts. I vestiti che Nancy Holbrook indossava quando era stata uccisa erano decisamente meno morigerati. Ma, immaginava Riley, quando non erano a lavoro, le donne intendevano apparire rispettabili.

Sebbene le prostitute avessero giocato un ruolo in alcuni dei casi a cui Riley aveva indagato in passato, questa era la prima volta che le era stato assegnato un caso, in cui erano direttamente loro le vittime.

Quelle donne erano potenziali vittime, già di per sé. Potevano anche essere potenziali sospette, sebbene praticamente tutti gli omicidi di questo genere fossero commessi da uomini. Riley era sicura che loro non fossero i mostri a cui lei dava la caccia per lavoro.

Era il tardo pomeriggio di una domenica. La notte precedente Riley e Bill si erano ritirati nelle loro confortevoli stanze d’albergo, a poca distanza dall’edificio dell’FBI. Riley aveva telefonato ad April, che era in un albergo di Washington, DC, in gita scolastica. La ragazza si era dimostrata allegra e felice, e aveva avvertito la madre che non avrebbe affatto avuto tempo per telefonate. “Ti scriverò domani” April le aveva detto, gridando per superare il tipico rumore adolescenziale di fondo.

Riley ne aveva avuto abbastanza, quella giornata era andata sprecata. Per tutto il giorno aveva girovagato tra le prostitute e le aveva interrogate. Riley aveva detto all’Agente Speciale Responsabile, Elgin Morley, che voleva parlare con le donne senza la presenza di uomini. Forse si sarebbero dimostrate più disponibili con un’altra donna. Ora, pensava che le avrebbe osservate ed ascoltate di nascosto, prima di iniziare davvero ad interrogarle. Attraverso l’altoparlante, poté ascoltare la loro conversazione.

Si distinguevano per stile e personalità.

Mitzi, bassa, bionda e con il seno prosperoso, mostrava una certa immagine da ragazza provinciale della porta accanto.

“Allora Kip ha tirato fuori la questione?” Mitzi chiese a Koreen.

“Non ancora” Koreen rispose con un sorriso complice. Era una brunetta magra, con una sorta di grazia da ballerina. “Comunque, ho sentito dire che ha comprato un anello.”

“Vuole ancora avere quattro figli?” Mitzi le domandò.

Koreen esplose in una sonora e melodiosa risata. “Gli ho parlato di averne fino a tre. Ma che resti tra noi due, ne avrà soltanto due.”

Mitzi si unì alla risata della collega.

Tantra diede un colpetto a Koreen. Era un’alta afro-americana, con un colorito fulvo. Sembrava aver adottato l’atteggiamento di una supermodella.

“Meglio assicurarsi che non scopra che cosa fai per vivere, ragazza” osservò.

Tutte e tre le donne scoppiarono a ridere di gusto.

Riley ne fu sorpresa. Quelle tre prostitute stavano parlando di avere una famiglia, proprio come ogni altra donna ordinaria in un salone di bellezza. Quel tipo di normalità era davvero possibile per qualcuna di loro? Non riusciva ad immaginare che fosse possibile.

Riley decise che aveva fatto attendere abbastanza quelle donne. Quando entrò nella sala degli interrogatori, avvertì immediatamente svanire quell’atmosfera rilassata. Ora le donne apparivano visibilmente nervose.

“Sono l’Agente Riley Paige” si presentò. “Vorrei farvi alcune domande.”

Le tre donne emisero tutte degli gemiti di sgomento.

“Oh Dio, niente più domande!” disse Mitzi. “Abbiamo già parlato con i poliziotti.”

“Vorrei farvi io stessa delle domande, se non vi dispiace” disse Riley.

Mitzi scosse la testa. “Questa inizia a sembrare una persecuzione” esclamò.

“Quello che facciamo è perfettamente legale” intervenne Koreen.

“Non m’interessa quello che fate” disse Riley. “Sono un’investigatrice dell’FBI, non un giudice.”

Koreen mormorò sottovoce: “Da non crederci.”

Mitzi dette un’occhiata al proprio orologio: “Possiamo fare in fretta?” disse. “Ho tre lezioni oggi.”

“Quanti crediti prenderai questo semestre?” chiese Koreen.

“Venti” Mitzi rispose.

Koreen sussultò. “Davvero tanti direi.”

“Sì, ecco, voglio prendere la laurea quanto più in fretta possibile.”

Riley fu di nuovo stupita.

Mitzi frequenta il college, pensò.

Aveva sentito dire che, a volte, alcune donne che volevano studiare sceglievano la prostituzione per pagarsi gli studi. Con i soldi che stava guadagnando, la ragazza non rischiava di indebitarsi troppo. Il fatto colpì particolarmente Riley.

“Proverò ad essere breve” disse Riley. “Voglio soltanto sapere qualcosa di più su Nanette.”

Improvvisamente, l’espressione sul viso di Koreen si fece pensierosa. “Povera Nanette” esclamò.

Ma Mitzi sembrava impassibile. “Quello che è successo a Nanette non ha niente a che fare con noi” disse.

“Temo di sì” disse Riley. “Abbiamo un buon motivo di credere che il suo assassino sia un serial killer. E posso dirvi, avendo anni di esperienza, che i serial killer sono inarrestabili. Ucciderà di nuovo. E una di voi potrebbe essere la sua prossima vittima.”

Mitzi rispose in modo sprezzante. “Non è possibile. Noi non siamo come Nanette.”

Ora Riley era scioccata. Queste donne erano tanto ingenue da pensare che il loro lavoro fosse sicuro?

“Ma voi lavorate per la stessa agenzia, fate lo stesso lavoro” replicò Riley.

Mitzi stava cominciando a mettersi sulla difensiva.

“Ascolti, pensavo che non fosse qui per giudicare” le disse. “Può guardarci dall’alto in basso, se vuole. Ma quello che facciamo è rispettabile quanto può esserlo. E sicuro. Possiamo respingere i clienti che non ci piacciono. Facciamo sesso sicuro, e facciamo dei controlli regolari, così da non prendere delle malattie. Se un tizio diventa troppo eccentrico o violento, possiamo andarcene. Ma, generalmente, non si arriva a questo punto.”

Riley si chiese che cosa potesse significare il termine “generalmente”. Senz’altro, il loro lavoro a volte le spingeva in territori molto oscuri. E come potevano praticare sesso “sicuro”? Come potevano continuare senza cadere preda dell’AIDS?

“Per quanto riguarda Nanette” proseguì Mitzi, “stava sprofondando. Aveva perso tutta la sua classe. Incontrava i clienti fuori dal servizio, si faceva di eroina, rovinandosi la salute e trascurando il proprio aspetto. Non sarebbe durata ancora a lungo alla Ishtar. Sarebbe stata licenziata di sicuro.”

Mentre Riley prendeva appunti, osservò le donne, provando a comprenderle meglio. A poco a poco, sentì che qualcosa si celava dietro le loro placide espressioni. Era certa che si trattasse di un rifiuto. Non volevano ammettere che il loro era un modo di vivere da perdenti, e che sarebbero finite tutte nello stesso degrado di Nanette, prima o poi. I loro sogni di avere famiglia, istruzione e successo erano destinati a sparire. E, nel profondo, lo sapevano.

Riley notò che Tamara era diventata silenziosa, e aveva lo sguardo dritto nel vuoto. Aveva qualcosa da dire, ma non osava parlare.

Riley disse: “Crediamo che Nanette sia stata uccisa circa una settimana fa, probabilmente di sabato. Sapete chi fosse il suo cliente quella sera?”

Koreen sollevò le spalle. “Non ne ho idea.”

“Nemmeno io” intervenne Mitzi. “In realtà, non sono affari nostri, dovrebbe chiederlo all’Ishtar.”

Riley sapeva che gli agenti locali stavano già cercando la proprietaria dell’agenzia di escort, e l’avrebbero portata lì per interrogarla.

“Che mi dite di altri luoghi di lavoro?” fu la nuova domanda di Riley.

“Noi abbiamo un contratto con la Ishtar” disse fermamente Mitzi. “Non ci è permesso lavorare per un’altra agenzia o da sole.”

Le altre due donne stavano guardando in basso, evitando d’incontrare lo sguardo di Riley. L’agente pose la domanda in modo più diretto.

“Nanette ha mai fatto del lavoro extra altrove? E’ mai uscita da sola senza avere un appuntamento tramite la Ishtar?”

Nella stanza calò il silenzio. Finalmente, con un tono di voce a malapena udibile, Tantra disse: “Lei mi aveva detto di aver iniziato a lavorare alla Hank’s Derby.”

“Come?” esclamò Mitzi, sembrando sorpresa.

“Non voleva che lo dicessi a nessuno” Tantra si rivolse alle colleghe.

“Gesù” esclamò Mitzi. “Perciò si stava trasformando in una prostituta per camionisti. Era messa peggio di quanto pensassi.”

La mente di Riley era affollata da domande.

“Di che cosa si tratta esattamente?” chiese.

“E’ il livello più basso per una prostituta” rispose Koreen. “Lavorano alle fermate dei camionisti, come Hank’s Derby. E’ davvero l’ultima spiaggia nella vita.”

“Era davvero tanto stressata” disse Tantra. “Non stava lavorando con i clienti che aveva alla Ishtar. Mi disse che non stava guadagnando abbastanza da mantenersi. Disse anche che stava lavorando in altro modo. Le dissi di quanto fosse pericoloso. Voglio dire, le puttane spariscono dalle fermate dei camionisti senza lasciare traccia, succede spesso. Ma lei non volle ascoltarmi.”

Una nube di tristezza si era formata sopra le donne. Riley immaginò che non avessero molte altre informazioni da fornire. Le avevano già dato un’importante pista.

“E’ tutto” Riley disse loro.

Ma, mentre si preparavano ad andarsene, le donne ripresero a chiacchierare tra loro, proprio come se niente fosse.

Proprio non capiscono, Riley pensò. O non vogliono capire.

“Ascoltate” disse, “questo killer è pericoloso. E ci sono molti altri uomini come lui. Vi state rendendo dei bersagli. Se pensate di essere al sicuro per il vostro lavoro, allora state mentendo a voi stesse.”

“E quanto più sicuro è il suo lavoro, Agente Paige?” chiese Mitzi.

Questa risposta a tono la lasciò senza parole.

Sta davvero paragonando il suo lavoro con il mio? si chiese.

Seguendo le donne fuori dalla sala degli interrogatori, Riley si sentiva molto triste. Non nutriva speranze per loro, proprio come se fossero prostitute da strada. In un certo senso, tutto questo sembrava peggiore. La loro superficiale patina di rispettabilità celava una vita di degradazione, persino a loro stesse. Ma non c’era altro che potesse dire o fare affinché affrontassero la verità.

Riley era certa che quel killer non avesse cessato di assassinare prostitute. La sua prossima vittima era lì in quel momento, o si sarebbe trattato di qualcuno che Riley non aveva ancora incontrato ed avvertito?

*

Riley era nel corridoio dell’ufficio, alla ricerca di Bill, quando il suo cellulare si mise a vibrare. Era una chiamata di Quentin Rosner, a capo della squadra di sommozzatori, che stavano setacciando il Lago Nimbo.

Il cuore le prese a battere forte. Sicuramente, lui e i suoi uomini avevano trovato il secondo corpo ormai.

“Salve, Signor Rosner” rispose ansiosamente.

La voce dall’altro capo del telefono disse: “Ho telefonato all’Agente Speciale Responsabile Morley. Mi ha detto che avrei dovuto riportare a lei direttamente.”

“Bene” disse Riley. “Che cos’ha per me? Avete trovato l’altro corpo nel lago?”

La donna sentì un vago e muto brontolio, seguito da: “Agente Paige, non le piacerà quello che sto per riferirle.”

“Cioè?”

“In quel lago, non c’è alcun corpo. E’ grande, ma abbiamo cercato ovunque.”

Riley non riusciva a credere alle proprie orecchie. Il suo presentimento era sbagliato?

No, era ancora certa che l’assassino di Nancy Holbrook avesse gettato un altro corpo in quel lago. Solo questo spiegava perché l’uomo non era andato a riva, per assicurarsi che l’ultima vittima fosse annegata nelle profondità del lago.

Mentre s’interrogava su che cosa dire, vide Bill camminare in fondo al corridoio.

Ücretsiz ön izlemeyi tamamladınız.

₺102,65
Yaş sınırı:
16+
Litres'teki yayın tarihi:
10 ekim 2019
Hacim:
291 s. 2 illüstrasyon
ISBN:
9781632918338
İndirme biçimi:

Bu kitabı okuyanlar şunları da okudu