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Kitabı oku: «Della scienza militare», sayfa 17

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APPENDICE

Alcune osservazioni del maggiore Cianciulli intorno ai progressi dell'arte della guerra ai dí nostri, in occasione di un articolo del barone maggiore Ferrari da Parma, inserito nel fascicolo settimo del giornale: Il progresso delle scienze, delle lettere e delle arti.

Il maggiore barone Ferrari in un articolo pieno di militare erudizione e di chiara esposizione ha impreso a dimostrare, contro il divisamento di molti, che le scienze belliche poco o nulla abbiano vantaggiato nelle ultime guerre60.

Il merito di questo colto scrittore dimostra a quant'altezza gl'ingegni italiani facilmente salirebbero nelle guerriere discipline, se l'angustia degli spazi in che sono rinchiusi non ne arrestasse i concepimenti e le applicazioni.

Nondimeno non interamente convinto che sterili per l'arte siano stati i sudori per ventidue anni sparsi da uomini di alto ingegno e di fama chiarissima, alcune osservazioni andrò sponendo, atte a mio avviso a difendere l'etá nostra dalla grave accusa contro di lei profferita. Dirò al certo meno di ciò che merita l'argomento, ma dirò quanto comportano le mie forze ed i limiti trai quali sono ristretto.

Che le scienze esatte, e quelle pure e quelle applicate, sieno il fondamento della scienza militare è un fatto del quale non si muove dubbio ai nostri tempi in Europa. Si tiene del pari universalmente per dimostrato che la scienza della guerra sia intimamente legata con la pubblica economia, con la politica, con le scienze fisiche, naturali e morali. Dimodoché il capitano, o ch'egli fortifichi gli spazi, o che li descriva, o che calcoli la forza delle macchine, o che le costruisca e le impieghi, o che raccolga gli uomini, o che gli ordini, li disciplini, gli amministri e li formi alla gloria ed all'abnegazione militare, egli impronta i suoi precetti da tutte cotali scienze. Or sarebbe maraviglia se nel successivo ingrandimento di quelle – del che nessuno disconviene – l'arte della guerra che ne discende rimasta fosse fuori dell'universale progredimento. E lo sarebbe vieppiú allora quando si considerasse che né la meditazione né l'esperienza né una serie infinita di fatti è mancata agli accurati disaminatori delle belliche discipline. E che ciò sia vero lo dimostrano del pari e le tante importantissime ultime guerre e lo immenso numero dei trattati scritti ai dí nostri da dottissimi autori, i quali ebbero il raro dono di poter raccontare quel che videro e di meditare su di quello che raccontavano.

Se tanto studio e tanta pratica si rimasero sterili, converrá disperare della scienza della guerra, converrá forse negare all'umano ingegno in fatto di belliche dottrine non pure quel perfezionamento indefinito che tanti filosofi vagheggiarono, ma ancora quel progresso, il quale, benché lento e circoscritto forse da lontani ed ignoti limiti, è nondimeno continuo, come si scorge agevolmente, portando gli sguardi sulla storia di qualunque scienza, arte o mestiere.

Confido non pertanto che altramente sia avvenuto e che anche le ultime generazioni abbian portato, insieme coi torrenti di sangue da esse versato, il loro tributo di nuovi lumi al comun retaggio di dottrina e di esperienza militare che l'etá passate a noi tramandarono. Confido che i nostri posteri non le accagioneranno di sterilitá d'ingegno o di opera.

Egli è incontrastabile che le evoluzioni laboriosamente ordinate, semplificate e messe dal gran Federico61 alla cote della esperienza poco vantaggiarono dopo di lui. Egli è vero del pari che le armi nella loro forma ed essenza tali sono presso a poco quali quel grand'uomo le lasciò alla sua morte.

L'etá piú a noi vicina dunque ha ereditato ordini ed armi, ed oltre ciò massime di guerra e metodi appropriati dall'eroe della Sprea a quegli ordini ed a quelle armi.

Né dopo di lui era dato d'imprendere novellamente a sciogliere i medesimi problemi, giacché fermi essendo rimasti i dati donde dipendevano – si riduce il gran dato al fucile colla baionetta incannata, – invariabili ed uguali ne sarebbero state le conseguenze. Non è dato a chicchessia di apportar variazioni in una veritá dimostrata.

Dissi che il fucile con baionetta inastata era il gran dato della nuova ordinanza, e lo dissi pensatamente, trovandosi in esso risoluto il grave problema dell'ordine profondo e dell'ordine disteso, donde le evoluzioni e le linee, la castrametazione e piú lontano la fortificazione di campagna nelle difese delle linee dei campi e delle posizioni.

Questo istrumento di guerra, il quale ha potuto sciogliere regolarmente l'immenso problema, prima di esso sempre insolubile, di comprendere in una sola arma i modi di combattere da lungi e da presso, di arma da mano e da tiro, ha primamente ridotta l'infanteria tutta ad una espressione unica mercé un unico armamento; in secondo luogo ha invertito la qualitá e la condotta dei combattimenti, rendendo parte principale di essi il lanciar proietti, secondaria di assai il pugnar con punte e con tagli, cioè, contrariamente a quel che prima avveniva, facendo che l'uffizio di fromboliere decidesse delle pugne e che quello di gravemente armato vi entrasse incidentalmente ed in rare e brevi occasioni.

Col fucile a baionetta il medesimo uomo e la medesima arma dovea fornire alle due spezie di pugne. Ma gli ordini appropriati alle due pugne eran necessariamente diversi; erano anzi opposti tra loro. Quindi nacque la necessitá d'innestare, per cosí dire, gli ordini come si erano innestate le armi.

Da ciò discende che i perfezionamenti non potevano aggirarsi se non intorno ai metodi mercé i quali questo innestamento avesse potuto utilmente ottenersi. Nella scelta del miglior metodo dovea ulteriormente trovarsi il progresso della scienza, sino a che un nuovo agente di distruzione piú attivo della polvere di cannone non fosse venuto a variare non giá la forma o l'effetto o il piú facile e pronto uso del fucile attuale di guerra, ma la sua natura ed essenza. A me sembra che in tal materia io debba piú estesamente far manifesto il mio pensiero.

La polvere di guerra da per se sola non avrebbe recato negli ordini un cambiamento totale. Intendo con ciò dire che sostituendosi alle antiche armi da getto, avrebbe infallibilmente cambiato gli ordini appropriati ai combattimenti da lungi, ma non gli avrebbe cambiati in quelli di arma bianca. Intendo ancora di dire che un'arma la quale non avesse se non i fuochi per combattere non potrebbe sola bastar ad ogni spezie di pugna, e che per conseguenza ove fosse stato di mestieri di alternare i combattimenti da lungi e quelli da presso, sarebbe stato necessario di cambiare armi o di cambiar guerrieri e sempremai di cambiare ordini; doppia condizione alla quale dovendosi obbedire nei momenti piú vivi della pugna, avrebbe renduta la soluzione del problema impossibile.

Ben fu tentato in effetti di risolverlo commescendo le armi e gli ordini, le picche col moschetto, l'ordine disteso col profondo. Vano tentativo! La parte non necessaria nell'attuale combattimento vi rimaneva non pure negativa ed inerte ma danneggiata ed oppressa; nei fuochi perivano inoperosamente le picche, ed i moschetti quando si veniva alle mani con l'arma bianca; l'artiglieria smodatamente agiva sulle masse profonde. Ora l'utile consiste nel fare che sul campo nulla rimanga d'inoperoso e meno ancor di dannoso: l'utile sta nell'evitare i doppi usi. Quella commistione del resto si va ancora, ed a mio avviso erroneamente, riproducendo in diverse armi ed in diverse graduazioni della medesima arma, e sempre con manifesta violazione dell'esposto principio, non meno che dell'altro il quale raccomanda la divisione e la specialitá del lavoro. Né il principio vero di appoggiare reciprocamente le diverse armi può essere valevolmente opposto, imperciocché grave differenza intercede tra l'arte necessaria di sostenere nella disposizione e nella condotta di una battaglia l'una arma con l'altra e l'idea dei corpi e degli ordini misti.

Miglior successo ottenevano i tentativi onde render l'arma piú perfetta pei fuochi, e ridurla al tempo medesimo arma da mano. Al primo scopo si perveniva passando dall'archibugio al moschetto e da questo al fucile, inventando la piastra e la bacchetta di ferro, cilindrica o conica; al secondo, immaginando la baionetta. Con questa il fucile divenne arma da mano, e mercé la leggerezza ad esso proccurata ne riuscí, per quanto era possibile, facile il maneggio.

L'invenzione della baionetta diminuiva di molto, egli è certo, ma non faceva svanire la necessitá di dover cambiare di arma nel passar dall'uno all'altro degli accennati modi di combattere. Era in certa maniera un cambiamento di arma quello d'inastare la baionetta sul fucile quando si volea aver ricorso ad un'arma da mano, e di ritrarnela per riprendere l'uso dei fuochi. Si vide esser questo inastamento, che richiedeva assai tempo e diligenza, pericolosissimo a fronte di un corpo di pronti cavalieri. Ond'è che con sempre rinascenti sforzi molti impresero a risolvere l'ultima e piú profittevole condizione del problema, ingegnandosi di rendere la baionetta permanente sul fucile ed insieme non nociva ai fuochi, e per tal modo elevandolo stabilmente ad arma da mano. A ciò pervenne, se mal non mi appongo, il signor Martinet in Francia sotto il regno di Luigi decimoquinto, inventando la baionetta incannata.

Allora cessò a mano a mano la commistione delle armi e poi degli ordini; ma prima che questi si piegassero ai modi presenti, interminabili controversie sursero sugli ordini antichi e sugli ordini moderni, o piuttosto sugli ordini distesi e profondi; giacché, a mio avviso, quante volte si fossero allegati gli ordini antichi, avrebbero dovuto cadere in disamina non quelli solamente con che combattevano i gravamente armati, ma i modi altresí con cui pugnavano i leggieri. E poiché trattavasi di dar forma ed ordine ad uomini che combattevano piú da lungi che da presso, piú lanciando proietti e soffrendone l'effetto che impiegando armi da taglio o da punta, le analogie – quali possano esservene, per l'aggiustatezza e per la frequenza dei colpi, tra la debole proiezione di un arco e la onnipotente del fucile e del cannone, tra il combattere sparso e mobile dei leggieri dell'antichitá ed il fermo ed unito dei moderni soldati in file ed in righe – avrebbero dovuto esser tratte ancor piú dai modi coi quali si combatteva usando di archi e di balestre, che non da quelli coi quali armeggiava la sarissa o la lancia de' triari.

Inventata la baionetta inastata era mestieri di tentare, se fosse stato possibile, la creazione di un ordine solo che simultaneamente nella medesima circostanza ed atto potesse soddisfare ai bisogni del fucile come arma da fuoco e come arma da mano; cioè che nei fuochi tutti gli armati potessero tirare, e tutti stringersi e raccogliersi nei combattimenti da mano per mutuamente difendersi, per urtare gagliardemente o resistere ad urti gagliardi.

Perché tutti possano tirare simultaneamente è evidente che la profonditá non possa oltrepassare la lunghezza del fucile62; perché possano urtar gagliardemente, resistere agli urti e far fronte da per tutto validamente, egli è del pari evidente che debba accrescersi la profonditá e per tal modo privarsi della piú gran parte dei fuochi. Non è meno evidente che i proietti delle grandi armi avranno smodato effetto sulle agglomerazioni profonde, molto tenue negli ordini distesi.

Il voler dunque con un'arma mista come il fucile a baionetta un solo ed unico ordine è lo stesso che il voler insieme due cose che mutuamente si escludono.

Esposto il problema nei termini rigorosi: – Ordine disteso ovvero ordine profondo? – egli era impossibile di risolverlo. Né poteva altramente rispondervisi che mercé una distinzione cosí espressa: – Per li fuochi e contro i fuochi, ordine disteso; per lo combattimento di arma bianca e per la facilitá dei movimenti, ordine profondo.

Or non potendo per le addotte ragioni render misti gli ordini o mescere armi di diversa natura nel medesimo ordine, ed essendo il fucile un'arma mista che in sé comprende gli elementi dei due modi di combattimento, i quali esigono necessariamente due diversi ed opposti ordini, non rimaneva altra via per giugnere al loro perfezionamento se non che di piegarli con modi pronti, facili e sicuri a passare da quello necessario ai fuochi a quello necessario alla baionetta ed a fare che potessero rapidamente ed agevolmente cambiarsi e succedersi.

Quindi l'arte dei celeri spiegamenti e del ritorno in colonne, diverse secondo la diversitá degli scopi, dei terreni e delle artiglierie. Gli spiegamenti perfezionandosi seguirono la ragion matematica, onde rimasero come quella invariabili.

Non è giá che non sia vero, utile, indispensabile che venga prescritto un ordine abituale, un ordine secondo il quale si dispongano ordinariamente le truppe; ma quest'ordine nulladimeno dovrá essere variato quante volte si presenti un'occasione che esiga un modo di combattimento ovvero una disposizione preventiva che non sieno secondo la natura ed il fine di tal ordine abituale.

E poiché nelle guerre odierne non vi è pugna che col fuoco non incominci e si chiuda e che spesso, per non dir sempre, il fuoco non decida; e poiché non vi è quasi combattimento senza artiglierie, cui non può senza grave danno opporsi l'ordine profondo; e poiché i combattimenti di arma bianca sono nella infanteria tanto rari quanto quelli di fucileria sono frequenti; egli è perciò indubitato che l'ordine disteso debba essere l'ordine abituale delle schiere.

Dunque mi sia permesso di replicare: ridotto a tale il problema delle evoluzioni e degli ordini a cagione dell'inventato fucile a baionetta, e risoluto quel problema col calcolare matematicamente le evoluzioni, cioè i metodi di piegare le truppe in colonne e di spiegarle, non eravi piú luogo ad assoggettar quello a nuova fondamentale disamina ed i metodi a nuove ed essenziali modificazioni.

Nondimeno i tattici francesi accuratamente si applicarono a dar definizioni piú nette, ordine piú rigoroso, insegnamento piú compiuto e piú logico, piú vasta applicazione alle veritá giá dimostrate; il che essi operarono colla lucida compilazione di ordinanze appropriate ad ogni arma. Né poteva una tal veritá sfuggire alla forte intelligenza del nostro autore, il quale parlando del sistema di evoluzioni della Francia comparativamente all'austriaco, in tali termini svela la sua mente e l'esattezza della sua analisi: – «Sebbene sia dalla parte dei francesi il vantaggio, se guardisi all'ordine, alla ragion matematica, alla sposizione dei regolamenti, pure quanto alla pratica…».

Or metodi che hanno in favor loro e l'ordine e la ragion matematica e la sposizione, o sia la esatta e chiara logica deduzione dai principi alle conseguenze, possono a mio avviso tenersi per umanamente perfetti sí per la dottrina che insegnano che per li modi coi quali la insegnano.

È egli però vero che l'umano ingegno si fosse arrestato a tai limiti e che non avesse tentate altre vie per giugnere a nuovi perfezionamenti e nuovi ritrovati? A me non pare. Egli tenne per fermo ciò ch'era vero nelle armi e nelle evoluzioni, distrusse in esse qualche radicato e dannoso pregiudizio, e se non inventò un nuovo agente di distruzione piú potente della polvere da guerra, andò certo ogni parte della scienza militare ritoccando, ampliando e perfezionando63.

In effetto il disegno (tracé) del Carnot ed i suoi princípi di difesa modificavano considerevolmente il disegno del gran Vauban e dei suoi commentatori, ed i calcoli ed il giornale del Cormontaigne, tenuti quasi come assiomi. Ardito sarebbe per me il giudicare comparativamente i tre dotti allegati autori, né forse i cambiamenti voluti dal Carnot vanno tutti egualmente esenti dal dubbio e da plausibile critica; ma non può disconvenirsi che quel valentuomo apriva nella difesa delle piazze di guerra nuove vie al valore, creava nuovi metodi, faceva entrar nella difesa oltre alla forza delle opere e delle artiglierie quella dei combattimenti da uomo ad uomo, e vi frammischiava i vantaggi di una guerra di posizioni successivamente difese ed attaccate. Con tai mire modellava egli le sue opere e le disponeva tra loro, raccomandava i combattimenti da vicino, il tirare poco da lungi, commendava i fuochi verticali di ogni genere nella difesa prossima e fissava il cominciamento della difesa attiva forse nel punto dove il Cormontaigne faceva terminare la sua. E non vi ha dubbio che una gran parte de' suoi metodi e delle modificazioni proposte da lui nel disegno delle opere abbia ottenuta la sanzione della esperienza. Non si può dunque affermare che l'ingegnere militare siasi arrestato non dirò al Cormontaigne o ai piú remoti, ma al Montalambert ed ai pratici insegnamenti del Saint-Paul e del Bousmard.

La convenzione nazionale riuní in Francia in compagnie ed indi in battaglioni i zappatori prima sparsi nell'artiglieria, vi uní i minatori e diede al corpo del genio quella truppa speciale che Vauban chiedeva istantemente ed invano piú di cento anni pria. Gli equipaggi del genio, la di cui mancanza tanto nocque agli eserciti inglesi negli assedi da loro fatti in Ispagna, al dire del chiaro colonnello Jones, furono organizzati durante l'impero. Quali siano stati i successi della nuova organizzazione lo dimostrano i lavori eseguiti, gli assedi sostenuti ed intrapresi dalla Francia da quarant'anni, diretti dai Chasseloup, dai Marescot, dagli Haxo!.. ed Anversa, che due volte in diciotto anni ha veduto ricostruire, difendere ed attaccare i suoi rampari dai zappatori francesi guidati dagli Haxo e dai Carnot!..

La guerra sotterranea si arricchiva delle esperienze del Marescot, il quale sin dal 1798 annunziava che nella esplosione delle mine si otteneva un effetto maggiore praticando uno spazio vuoto intorno alla cassa che contiene le polveri, invece di esattamente turare la galleria, nonché de' pratici insegnamenti e de' perfezionamenti indicati dal Gumbertz, dallo Gillot.

Le artiglierie non rimanevano indietro nei nuovi bisogni che la grande guerra faceva nascere, ed i successi immensi ottenuti da esse ed i nuovi e vasti modi con cui furono adoperate disvelano un gran perfezionamento nei metodi. La velocitá del trasporto, l'esattezza e la frequenza dei tiri, la prontezza nell'incominciamento dei fuochi o nel mettere in batteria, la diversitá de' calibri secondo i fini diversi del combattere, sono, o ch'io m'inganno, i risultamenti cui debbono tendere i perfezionamenti successivi delle artiglierie. Queste vie di perfezionamento tentarono gli artiglieri dell'etá nostra per elevare l'arma loro a piú alti destini.

Fu quindi sottomessa a nuova analisi la forma dei carri nelle artiglierie di battaglia, come la condizione principale per trasportar celeremente il pezzo per porlo prontamente in batteria, ritirarnelo, riprendere o continuare il fuoco e distribuire sui cassoni, somministrare ai combattenti, trasportare agevolmente e custoditamente le munizioni.

Quali siano comparativamente preferibili, o le antiche forme dei carri da cannone e dei cassoni del Gribeauval, o le novelle delle artiglierie inglesi, o i wurst austriaci, o i cassoni russi su due ruote, io non oserei pronunziare senza accurata analisi. Dovrebbe forse applaudire ai modi inglesi ed austriaci colui il quale preferisce le artiglierie leggiere con cannonieri sui carri. E se, come riferisce il Dupin, l'artiglieria inglese, nonché la francese che l'ha imitata modificandola, è pervenuta a far uso di ruote di una sola dimensione per tutti i suoi carri, a render piú semplice e diminuire la diversitá degli avantreni e delle casse (affûts), questi non sono eglino due considerabili miglioramenti nel carriaggio di guerra?64: Del rimanente nello scorgere che in tanta paritá di scienza e di pratica vi esistano tanti non uniformi sistemi nei carriaggi di artiglieria, egli è forse plausibile di dedurne che come i pezzi differiscono di peso, di calibro, di proporzione nei medesimi pesi e calibri, di casse (affûts), secondo i diversi fini del combattere; cosí il carriaggio è un problema nel quale la differenza del suolo, del clima, delle strade, della natura, delle spedizioni di guerra cui ciascuna nazione è piú frequentemente soggetta, influisce talmente da render necessari modi diversi per utilmente e relativamente risolverlo.

Ma se nella massima mobilitá consiste uno dei pregi maggiori delle artiglierie, è mestiere di convenire che sarebbe stato impossibile di ottenerla senza due condizioni principali; vale a dire un corpo specialmente e costantemente destinato al trasporto dei pezzi delle munizioni e degli attrezzi di guerra, appositamente istrutto, ordinato ed armato, ed un corpo di cannonieri che seguir potesse le bocche da fuoco trasportate colla massima celeritá dei cavalli; cioè un corpo del treno ed uno di cannonieri sia a cavallo sia sui carri. Or questi due corpi si debbono alle ultime guerre, se non come invenzione assoluta, di certo come sviluppamento vasto e metodico di una idea appena prima veduta e debolmente applicata65.

Dubito che la guerra dei sette anni, tanto istruttiva e per lo gran nome di Federico, e per la moltiplicitá delle operazioni e delle battaglie, e per la differenza dei teatri sui quali si combatteva, e per lo perfezionamento delle evoluzioni, e per li prodigi di una grande e dotta unitá contro il continente quasi intero, unito nei consigli e diviso sui campi; dubito, io diceva, che possa presentare combattimenti di artiglieria che pareggino sí per lo successo che per la esecuzione la grande batteria di Wagram, il cannone di Hanau e mille altre fazioni militari, ove tutti abbiam veduto le artiglierie leggiere di Francia e degli alleati precedere gli spiegamenti di ogni arma e proteggerli, cambiar rapidamente di posizione per far subitanea massa di fuochi, per prender rovesci sul nemico ed aprire i fuochi, seguite da qualche squadrone a meno di un trar di fucile da esso.

Certo, senza un perfezionamento essenzialissimo nei metodi, non possono concepirsi né cotali numerosi e pur ordinati e mobili adunamenti di artiglierie, né i grandi effetti da essi prodotti.

Notabilissimo ha dovuto essere il progresso dell'artiglieria, quando ha potuto tanto aumentare la forza ed i successi della cavalleria, fornendole i fuochi dei quali mancava, agguagliandone ed appoggiandone la velocitá e l'ardire. In tal modo ha reso nei luoghi piani l'attacco superiore alla difesa, giacché in tai casi la presenza di una cavalleria pronta a caricare rende necessario all'infanteria un ordine fermo e compatto, mentre i fuochi dell'artiglieria glielo rendono impossibile66.

Egli è poi problema non ancora diffinitivamente sciolto, se meglio conduca allo scopo un'artiglieria con cannonieri a cavallo o con cannonieri trasportati sui carri. E se par vero che nelle ultime guerre le artiglierie leggiere degli alleati, delle quali alcune aveano i cannonieri sui carri, non abbiano lasciato a desiderare67 in confronto coi cannonieri a cavallo di Francia, è vero del pari che né i francesi né i prussiani né i russi ebbero a dolersi degli effetti delle loro artiglierie servite da cannonieri a cavallo. Ma rimane ancora a determinarsi, ove io non sia in errore, se il peso che i cannonieri aggiungono al carriaggio diminuisca o pur no la sua velocitá comparativamente alle artiglierie servite da cannonieri a cavallo. Rimane egualmente a determinarsi nettamente se in ogni caso, in ogni tempo ed in qualunque terreno possa il wurst seguire il pezzo colla stessa facilitá dei cannonieri a cavallo, e perciò esser principiato in pari tempo il fuoco. E ciò essendo ne nascerebbe che un pezzo alla prolunga ed un carrone o wurst coi suoi cannonieri sia capace della medesima agilitá; la qual cosa per veritá non pare dimostrata68.

Il Caraman in un dettato pieno di franca e nitida discettazione ha comparato i metodi diversi di artiglierie leggiere praticate in Russia, in Prussia, in Austria, in Francia ed in Inghilterra. Ivi stanno a fronte i vantaggi e gl'inconvenienti di ciaschedun metodo, non solamente in quanto risguarda il trasporto dei cannonieri, ma in quanto al diverso modo di proporzionare i calibri e gli obusieri, di trasportare ed apprestare le munizioni per lo piú pronto ed immediato servizio e cominciamento del fuoco. Uffiziale generale distintissimo in quest'arma, osservatore sagace delle artiglierie d'ogni paese e degli ordinamenti militari della Prussia, memore di moltissimi fatti di guerra, pronunzia in favore de' cannonieri a cavallo. Né gli ultimi ordinamenti francesi contraddicevano a quella sua opinione, avvegnaché quantunque con questi siansi sciolti i reggimenti di artiglieria a cavallo e sparse le batterie leggiere nelle artiglierie a piedi, sono stati conservati non pertanto ai pezzi leggieri i cannonieri a cavallo, né in Prussia né in Russia si abbandonavano69.

Per avventura potrá attribuirsi la unione in un sol corpo dell'artiglieria a cavallo ed a piedi alla medesima idea, mercé la quale si è in Francia unito il treno all'artiglieria e si è prescritto che il cannoniere fosse al tempo stesso atto a servire il pezzo ed a guidarlo da vetturino.

Or se l'autor nostro dubita, nonostante ventidue anni di esperienza, che un cannoniere esser possa, com'egli si esprime, ed ussaro impetuoso70 e tranquillo direttor di macchine, potrebbe ancor piú dubitarsi che pervenga a divenir abile conduttor di cavalli in usi svariatissimi ed abile artigliere sul campo e negli arsenali. Non comprendo poi come possa dirsi piú difficile il saper guidare un sol cavallo che due cavalli ed una macchina, il servire da mozzo ad un sol cavallo piuttosto che a due71.

Del rimanente, o che in Europa si cesserá dalle grandi battaglie, e perciò diminuirá il bisogno di proporzionate e grandi riserve, ed in tal caso, scomparsi spezialmente i grandi corpi di cavalleria, svanirá la necessitá d'un grande adunamento di artiglierie leggiere; o eserciti colossali seguiteranno (e ciò credo avverrá) a dare battaglie colossali, ed allora essendo indispensabili le gran riserve di ogni arma, diverrá necessario di mettere insieme le batterie leggiere sparse nell'artiglierie a piedi. In tal caso la loro dispersione in piccole frazioni rimarrá forse piuttosto un modo di meglio governarle in pace che di meglio adoperarle in guerra. Del pari che, a cagione della celere consumazione di artiglieri che la guerra produce, diverrá forse necessario di mettere da banda i cannonieri vetturini, poiché la loro doppia e difficile istruzione si concilierá malagevolmente con la strettezza del tempo che la guerra suol concedere d'impiegarvi.

A me sembra che possa su tal proposito conchiudersi in modo generale che nelle artiglierie di battaglia, la leggiera – sia con cannonieri a cavallo o sui carri – può spesso supplire a quella a piedi e che spesso questa non può supplire a quella. Ma la differenza del costo consiglierá mai sempre a non averne al di lá di ciò che la natura dei paesi ove si fa la guerra e la diversa proporzione con la quale la cavalleria sará distribuita negli eserciti faran giudicare necessario.

L'artiglieria dunque migliorò i suoi primi elementi, divenne piú celere, piú ardita, piú maneggevole; ond'è che potette apparire sui campi in piú vasti adunamenti e meglio ordinata. I calibri nell'artiglieria di campagna non variarono di molto, ma pure fu alterata massimamente la proporzione degli obusieri; i pezzi da quattro di battaglia, corti e lunghi, andarono quasi in disuso; la diversitá dei calibri ed i danni che ne seguono fu diminuita; alcuni tra' calibri di battaglia poterono divenir piú leggieri72 senza nocumento per lo effetto dei tiri. Ma in quest'arma come negli ordini e nelle evoluzioni, fissati che furono i dati, il miglioramento dovea svolgersi nella scelta dei metodi coi quali trarre profitto maggiore dalle qualitá successivamente da lei acquistate.

Che valeva in effetto di aver di tanto resa piú veloce l'artiglieria, di aver fatto che potesse cannoneggiare piú prontamente e lungamente, piú da vicino, e ritirarsi piú tardi, se la metá di essa avesse dovuto rimanere come per lo innanzi inseparabile dai battaglioni, e per tal modo trovarsi ora poca, ora troppa e sempre immobile sulle linee di battaglia? se avesse dovuto, diffusa in tal modo, opporre la disseminazione inefficace dei suoi fuochi alla potente concentrazione di piú batterie che, rapidamente cambiando di sito, successivamente sopra ciascuna parte di essa facesser convergere i lor fuochi? se aggravando la marcia dei battaglioni nei luoghi alpestri, debolmente proteggendoli nei piani ed aperti, non avesse potuto secondo le circostanze distaccarsene nei primi, accompagnarli piú numerosa e con piú adattati calibri nei secondi? Quindi è che avvenne che, modificato anche in questo il sistema del Gribeauval73 da' nuovi modi di guerra e dai novelli artiglieri, furono raccolte le artiglierie in divisioni ed in riserve come lo erano state le altre schiere, e questa arma sí potente agí per masse e potette esser distribuita come e dove piú convenisse secondo i bisogni ed il variar della guerra.

Esagerati, immeritevoli sono gli elogi profusi ai razzi di guerra come potenti istrumenti di combattimento e di assedio. Istrumento di assedio un'arma che rispetta i rampari e ch'è d'incerto e poco efficace rimbalzo! Strumento di combattimento un'arma di punteria mal fida e della quale non sembra dimostrato esser molto efficace la metraglia74! Nondimeno sarebbe ingiusto di negare che accompagnati dalla granata possano i razzi essere utili per la facilitá dei trasporti e della costruzione delle batterie, per la quantitá e vivacitá dei fuochi e per la economia degli artiglieri. Né credo che debbano esser tenuti come il piú attivo istrumento d'incendio che posseggano le artiglierie. Altri ve ne sono assai, i quali trasportando il medesimo artifizio hanno su di loro il vantaggio di penetrare piú profondamente e di diroccar penetrando. Che poi, ove fosse di mestieri non di diroccare al tempo medesimo e d'incendiare, ma d'incendiar solamente, le palle arroventate perverrebbero forse piú efficacemente allo scopo ovunque si potessero adoperare fuochi orizzontali.

60.La tesi del signor Ferrari è posta in tai termini: – «Per la qualitá dei tempi i quali corsero dai primi rivolgimenti di Francia fino a qui, ripieni sempre di opere e di fazioni militari, tiensi comunemente che di tutte le scienze ed arti quelle singolarmente si vantaggiassero che alla milizia riguardano, e queste crescessero a nuovo e straordinario avanzamento; ciò che per altro non è…».
61.Quelle principalmente della cavalleria, la quale per lui prima e piú tardi per lo gran Seidlitz poté aspirare a nuovi e piú alti destini. È noto come anche innanzi al tempo in cui Federico ascese al trono, la fanteria prussiana fosse giunta ad un alto grado di perfezionamento sí nell'armamento che nei fuochi e nelle evoluzioni, mercé le cure del principe di Anhalt, e si fosse giá segnalata sotto questo triplice aspetto nelle guerre d'Italia come ausiliaria negli eserciti imperiali comandati dal principe Eugenio di Savoia. Non cosí la cavalleria, della quale Federico ebbe a dire dopo la vittoria da lui ottenuta a Molwitz nel 1741, epoca della sua prima campagna: – «Le roi profita de cette inaction (quella che seguí la detta battaglia) pour exercer sa cavalerie, pour lui apprendre á manœuvrer et á changer sa pesanteur en célérité». – Vedi Œuvres de Frédéric, histoire de mon temps, capitolo III. E per le evoluzioni, Mirabeau, Monarchie prussienne, système militaire.
62.Donde si potrebbe, rigorosamente ragionando, dedurre la convenienza delle due o delle tre righe nella formazione dell'infanteria; quistione non ancora fermata, meno che presso gl'inglesi, i quali nella guerra della penisola ebbero, a quel che pare, a trarre infinito profitto dall'infanteria disposta in due righe. E poiché la terza riga non può tirare se non quando la prima è in ginocchio – situazione pericolosa spesso e sempre incomoda e faticosa, – e poiché poco vantaggiano i fuochi dal caricar delle armi della terza riga per la seconda, cosí può supporsi esser preferibile di ordinar l'infanteria in due righe. La fluttuazione delle marcie in battaglia, maggiore su di due che su di tre righe, secondo a me sembra contrariamente al parere del generale di Chambray, potrebbe essere efficacemente riparata aggiugnendo alcun poco al numero ed ai doveri dei serrafile. Rimarrebbero all'ordine su due righe i seguenti vantaggi: 1. di acquistare un terzo di uomini, che messi sulle ali le prolungherebbero fornendo dei fuochi che non darebbero in terza riga, e messi altrove fornirebbero una riserva utile in mille guise; 2. di subire meno dannosamente i colpi delle artiglierie; 3. di fare svanire i danni che nei fuochi la terza riga non di rado cagiona alla prima, segnalati da molti ed ultimamente con energia dal maresciallo Gouvion-Saint-Cyr nelle sue Memorie (campagna del 1813). Egli è però vero che l'infanteria in due righe abbisogna di molta calma e fermezza, e che nella formazione dei quadrati sarebbe forse necessario di prescrivere che, salvo solamente quelli composti da un sol battaglione, gli altri tutti dovessero ordinariamente formarsi su di due linee. Quale importante mutazione non avverrebbe in tattica, ove i maestri di guerra che ancor vivono in Europa imprendessero coi loro lumi e con la loro esperienza a risolvere un tal problema, ed ove risolvendolo paresse loro di adottar la formazione in due righe?
63.Cosí la Francia variò piú volte l'unitá di forza denominata «battaglione», sí nel numero delle compagnie che nel numero dei soldati, e tentò di piegarla non solamente ai bisogni del comando e delle evoluzioni ma inoltre ai fini diversi delle guerre che imprendeva. Non è difficile di distinguere che altra deve esser la forza ed il numero dei battaglioni in reggimenti destinati a guerre offensive e lontanissime, ed altra in guerre difensive e vicine. In queste, prossimo l'esercito ai soccorsi, non s'indebolisce per le distanze e ripara prontamente le perdite, onde quelle unitá possono e debbono nei reggimenti essere meno numerose e meno forti. Nelle guerre lontane deve conservare il numero e la forza, per non giungere troppo debole sul teatro della guerra, per poter attendere i soccorsi, partendo nondimeno con unitá che non eccedano gli estremi limiti che possano permettere l'amministrazione e la disciplina, per potere al bisogno fondere insieme piú battaglioni senza che dall'organizzazione scompariscano i reggimenti, le brigate… Cosí i volteggiatori divenivano la vera infanteria leggiera degli eserciti, e da per tutto si dismettevano i corpi irregolari che ne tenevano imperfettamente luogo. Cosí gl'inglesi presentavano utilmente alla meditazione dell'Europa l'infanteria ordinata in due righe. Cosí si riunivano in forti riserve la cavalleria e l'artiglieria, per lo innanzi disgiuntamente adoperate. Infine gli eserciti francesi, dopo il campo di Boulogne, conservando nei singoli corpi le evoluzioni pria tolte ai prussiani e poi rendute perfette dall'ammirabile regolamento del 1791, che indi venne modificato in qualche evoluzione piuttosto riguardo ai modi che riguardo ai princípi, ma applicate dai generali in modo piú vasto, piú ardito, piú trascendente, poterono combattere con quei prussiani medesimi, tanto a loro superiori in tattica sino ai primi anni delle ultime guerre. Donde potrebbe credersi che i francesi raggiugnessero in tattica al punto risolutivo i loro avversari, piuttosto che questi i francesi. Ciò intendo in ordine alla tattica. – «I francesi… nulla piú operando di considerevole quanto… alla costituzione ed all'uso materiale delle forze, lasciavansi raggiugnere al punto risolutivo, quello cioè dell'affrontamento sui campi…». – Cosí il barone maggiore Ferrari.
64.È noto quante differenti ruote entrino nel sistema del Gribeauval, e quanto il suo carriaggio militare disti dal sistema inglese di cui è parola, e quanto ancora ne disti l'attuale carriaggio francese. Il comitato di artiglieria formato in Francia nel 1827 cosí si esprime in ordine al nuovo carriaggio militare: – «Des expériences comparatives faites avec soin en 1824 et 1825 dans cinq écoles d'artillerie ont constaté les avantages que donnent au nouveau modèle d'affûts et caissons d'artillerie de campagne le mode d'attache des deux trains, l'égalité de la hauteur des roues et un avantrain commun á l'affût et aux caissons principaux, objets par lesquels le nouveau système diffère du système Gribeauval. Ces avantages bien reconnus consistent en plus de semplicité dans les constructions, en un roulage plus facile, en plus de tournant, plus de célérité dans les manœuvres et plus de facilité á franchir tous les obstacles». – Conosco le gravi accuse prodotte dal generale Allix, riputatissimo artigliere, contro il sistema del Comitato. Esse nondimeno non sono dirette a sostenere che il sistema Gribeauval sia rimasto invariato o che debba rimanere invariabile; per lo contrario, dopo d'aver dedotto i difetti di questo sistema e preferito quello dell'anno XI, rivendica alcuni dei miglioramenti del Comitato come suoi propri, critica il rimanente come inferiore a quello del Gribeauval e dell'anno XI, finalmente espone il suo metodo. Ignoro dopo l'anno 1830 quale sia stato il sistema preferito nelle artiglierie di Francia.
65.Il corpo del treno fu organizzato in Francia per decreto dei consoli del 13 nevoso anno VIII, non senza chi sostenesse esser di avvilimento per un soldato il «divenir carrettiere»; ed in Inghilterra del 1793 sotto gli auspíci del duca di Richmond. I cannonieri a cavallo furono adottati in Russia per cura del general Milessino negli ultimi anni dell'imperatrice Caterina seconda, in una maniera molto imperfetta. Paolo primo li apprezzò poco, in odio della loro origine, che supponeva esser francese-repubblicana e non giá prussiana.
66.Se il generale Elsnitz contro la guardia consolare a Marengo, se la cavalleria francese al primo combattimento di Krasnoi nel 1812 contro il generale Newroscki, avessero potuto far precedere le loro cariche dal fuoco di pronte artiglierie, né il general russo avrebbe recato a termine la sua bella ritirata, né il quadrato di Marengo avrebbe stancata e tenuta sí lungamente occupata la bella e numerosa cavalleria imperiale. Ma il generale Elsnitz sembra che ne mancasse; ed i francesi a Krasnoi ne attesero per lungo tempo, e poi sopravvenne assai poca artiglieria alleata e non perfettamente servita. La cavalleria inglese non riuscí contro i quadrati della guardia francese a Waterloo se non dopo di averli per cosí dire battuti in breccia con la sua artiglieria.
67.Come afferma il signor maggiore Ferrari, pagina 16, nota 1. Nondimeno i cannonieri a cavallo, francesi, russi, prussiani, polacchi (del granducato di Varsavia), italiani d'ogni paese… ebbero parte in molte vittorie.
68.Il tenente generale Allix (Système d'artillerie de campagne de D. G. Allix, Paris, Auselin et Prochard, 1827), giudice competente per lunghi ed importanti comandi (e taccio d'altri), si esprime su tale assunto in tai termini: – «J'ai vu et entendu beaucoup de songecreux qui n'ont vu… la guerre que dans les bureaux du ministère… avoir à cet égard (l'abolizione dei cannonieri a cavallo) la meilleure volonté du monde. Gassendi a prêché ce système…; mais c'était chez-lui par principe d'économie et non par défaut de connaissance. Et en effet en supprimant les chevaux de l'artillerie á cheval, on évite… les dépenses… Mais il y a á la guerre des économies qui ne sont pas bonnes á faire…». – Ed in séguito: – «Ce serait ignorer la nature même des choses, de vouloir donner á l'artillerie á pied la même vitesse qu'á l'artillerie á cheval… Aussi tous les efforts pendant le cours de nos dernières guerres pour démonter les cannoniers et substituer aux chevaux pour porter les cannoniers les voitures mêmes de l'artillerie, ont-ils étés sans succès». – In Francia i tentativi per trasportare i cannonieri sui carri precedettero quelli mercé i quali furono messi a cavallo. La esperienza non raccomandò il primo modo di trasporto; il secondo fu seguito da lunghi e brillanti successi, onde si giunse all'abuso. Federico, reso piú leggiero il suo materiale di artiglieria, creò i cannonieri a cavallo e li conservò sempre gelosamente. Tornare ai wurst sará progredire? I dotti ne giudicheranno.
69.La Prussia conserva in pace centotto pezzi serviti da cannonieri a cavallo e centosessantadue da cannonieri a piedi. In guerra sembra che i primi stiano ai secondi come uno a quattro. Il Caraman, Essai sur l'armée prussienne, pagina 110 (Paris, 1831), cosí si esprime: – «Comme on tient beaucoup… á la perfection des manœuvres, on exige beaucoup de l'artillerie á cheval, qui est habituée á suivre et la plus part du temps á précéder les mouvements les plus rapides de la cavalerie: elle exécute ordinairement au galop, souvent en carrière…».
70.È giusto di riflettere non essere ussaro chiunque monta su di un cavallo, ma colui solamente che si serve del cavallo per lo fine e nelle guise degli ussari.
71.L'autore dell'articolo redarguisce coloro i quali mettendo a cavallo un artigliere, lo resero mozzo e l'obbligarono all'istruzione d'un cavaliere; approva che sia divenuto vetturino. Ammesso che ciò stia bene, sarebbe questo un nuovo miglioramento pensato da uomini istruiti dalle ultime guerre.
72.Nelle artiglierie inglesi ed anche nel sistema dell'anno XI ed in quei che lo precedettero. Non è mestieri di ricordare la profusione del calibro da quattro nel sistema di Gribeauval, la scarsezza degli obusieri, la disseminazione dei pezzi nei battaglioni… colpa dei tempi piú che sua; ma alla perfine era cosí. Del rimanente pei miglioramenti gravi introdotti nell'artiglierie, come per la convenienza dei cannonieri a cavallo e del loro modo di combattere uniti alla cavalleria, si veggano le opere sommamente istruttive dei signori Grevenitz e Decker (traduzione del Ravicchio), opere in cui non meno è ad ammirarsi il vasto sapere che la profonda esperienza di quei chiarissimi e laboriosi autori, esperienza che accompagna tutte le altre opere del Decker (Per Grevenitz, Parigi, 1831, presso Levrault; e per Decker, Parigi, 1825 e 1831, presso il medesimo).
73.Fin dal cominciamento delle ultime guerre s'intese in Francia il bisogno di un cambiamento nel sistema del Gribeauval, e le organizzazioni dell'anno III repubblicano, dell'anno VIII e dell'anno IX vi provvidero diversamente. Onde il general Lespinasse nel suo Essai sur l'organisation de l'artillerie (Paris, an. VIII) può dire a nota (b): – «Si lorsque le général Gribeauval a organisé le canon de campagne, nos armées avaient été composées comme aujourd'hui de divisions considerées comme éléments déterminés, il aurait changé la composition de ses divisions d'artillerie…». – Il celebre general Gribeauval, mente vasta ed ordinata, colma delle dottrine francesi nell'arma sua e della sperienza della guerra dei sette anni che fece negli eserciti imperiali, rigenerò l'artiglieria di campagna (sistema Vallière) della Francia, e fu il primo artigliere forse di Europa; ma la guerra cambiò dopo di lui e con essa le applicazioni dell'arma. – «Napoléon fit dans le service de l'artillerie une revolution en rapport avec les changements que des longues guerres ne pouvaient manquer d'amener dans le moral de l'armée». – Foy, Guerre de la peninsule, pagina 120.
74.Il Dupin riferisce che in Inghilterra i razzi sono stati provveduti di recipienti per metraglia e provati in tal modo. Ignoro se ad epoche molto remote siano stati adoperati in Europa come artiglierie, ma par dimostrato che nelle Indie Tippoo se ne servisse contro l'esercito inglese nella difesa della sua capitale.
Yaş sınırı:
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Litres'teki yayın tarihi:
30 haziran 2017
Hacim:
370 s. 1 illüstrasyon
Telif hakkı:
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