Kitabı oku: «Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità», sayfa 6
Capitolo 6
Hyakuhei entrò in una stanza buia dell’edificio, portando con sé il ragazzo che aveva scelto come suo seguace. Scostandogli i capelli dagli occhi ancora chiusi, sentì l’odore della ragazza sulla pelle.
«Bene Tasuki, quando ti sveglierai ti ritroverai con un dono molto prezioso da parte mia... il dono della vita eterna.» disse sorridendo, come se stesse parlando con un bambino, e aggiunse: «Ma poi capirai... che quella vita mi appartiene.».
I suoi occhi divennero rossi quando si sentì invocare da uno dei suoi figli. Non gli piaceva essere disturbato durante un risveglio, ma uno dei suoi prediletti lo aveva chiamato. Sapendo che non l’avrebbe fatto se non fosse stato importante, rispose alla sua richiesta.
Guardò il ragazzo che aveva trasformato, poi svanì, lasciandolo da solo nella stanza chiusa a chiave.
*****
Yohji sentiva le fitte di dolore che lo costringevano a stare sveglio. Cavolo, gli faceva male dappertutto. Iniziò a ricordare che cos’era successo e perché stava così male. Aveva incontrato Kyoko e aveva deciso di giocare con lei, poi era arrivata quella stupida guardia di sicurezza.
Come faceva ad essere così forte? Quando aveva provato a reagire, non ci era riuscito. Era come se avesse tentato di lottare contro un branco di lupi affamati e adesso soffriva per lo sforzo.
Trovando finalmente il coraggio di aprire gli occhi, si trovò davanti un ragazzino che lo guardava. Aveva circa 12 anni e avrebbe potuto definirlo albino, se non fosse stato per i suoi occhi neri e vuoti.
Attirato dall’odore di sangue fresco, Yuuhi apparve accanto al ragazzo ferito. Osservandolo, rimase immobile come una statua e lo sfiorò con la propria aura, poi annuì. Il ragazzo era già infettato dal male, ma c’era un odore di purezza che avvolgeva la sua energia negativa.
Quei resti di pura energia sembravano vivere per un potere immortale. “Sorprendente.” disse tra sé, poi, mentre il ragazzo apriva gli occhi, sussurrò: «Padre, è entrato in contatto con la ragazza pura... la sua energia si sente ancora.». Le sue zanne brillarono nell’oscurità con un sorriso mentre aggiungeva: «Lo teniamo?».
Yohji restrinse lo sguardo per quelle strane parole, poi si guardò attorno alla ricerca dell’altro interlocutore e vide un uomo dall’aspetto sinistro, avvolto dal buio del vicolo. Era alto ed emanava energia come se fosse un dio vendicativo.
Yohji, terrorizzato, notò i suoi occhi rossi e i canini. Si addossò contro il muro, non sarebbe mai riuscito a correre in quelle condizioni.
Hyakuhei scrutò il giovane che aveva molestato la ragazza che adesso considerava già sua. Aveva osato toccarla e avrebbe pagato per la sua insolenza. Inspirando, percepì la scia dell’odore del lupo che aveva già pestato il ragazzo, e restrinse lo sguardo. Kotaro era stato lì... come osava interferire? Era per colpa sua che la ragazza era sparita senza lasciare traccia? Hyakuhei ringhiò al solo pensiero che il Lycan fosse così vicino al cristallo e a lei ancora una volta. Solo perché la ragazza aveva scelto lui, ciò non significava che gli appartenesse. Non era mai dipeso da lei... non aveva imparato la lezione in passato?
Credeva di aver ucciso quella vile creatura insieme a Toya secoli prima, per aver osato ostacolarlo e per aver cercato di proteggere la ragazza da lui. “Non importa.”, i suoi pensieri si rattristarono per un momento, “Un tempo hai messo Toya e la sacerdotessa contro di me... e guarda cosa mi hai costretto fare.”.
Poi ripensò all’accaduto e i suoi occhi si oscurarono. Se Toya non avesse cercato di diventare un guardiano della sacerdotessa e di allontanare Kyou da lui... adesso non sarebbe più all’inferno ma lì al suo fianco, insieme a Kyou. L’unico colpevole di aver alimentato le convinzioni sbagliate di Toya era Kotaro.
Era stato lui ad avvertire la sacerdotessa delle sue vere intenzioni. Era strano come il tempo potesse deformare anche le bugie dette.
«E così l’hai trovata di nuovo.» sussurrò.
Fu riportato al presente dal piagnucolio del ragazzo accovacciato contro il muro. Gli servivano altre nuove reclute per trovare la sua sacerdotessa scomparsa, nel caso in cui Kotaro fosse con lei. Hyakuhei la voleva e l’avrebbe avuta.
E sarebbe stato aiutato dall’idiota che aveva cercato di farle del male. Solo lui avrebbe potuto contaminare una creatura così pura. Aveva molti progetti per la sua sacerdotessa... dopotutto, mille anni erano tanti per trovare nuovi modi per torturare qualcuno.
Tornando nell’ombra, fece un cenno a Yuuhi e i suoi occhi brillarono. «Fallo soffrire. Tortura la sua carne, ma non ucciderlo.» gli disse. Voleva che il ragazzo soffrisse per le sue azioni, così avrebbe capito che non doveva mai sfidare il suo nuovo padrone né toccare la ragazza.
Yohji guardò il ragazzino e spalancò gli occhi per la paura. La creatura gli stava sorridendo ma il suo era un sorriso omicida. Le sue zanne erano lunghe e affilate e gli occhi non erano più neri, ma di un rosso scuro, in inquietante contrasto con la sua pelle e i suoi capelli color alabastro. Sembrava un bambino ma in realtà era un demone che rubava l’anima sotto mentite spoglie, e Yohji aveva davvero paura.
Lo vide sollevarsi da terra per poi saltargli addosso, e gridò di terrore. Non avrebbe mai saputo che cosa fosse mentre i denti e gli artigli gli strappavano la carne, causandogli un dolore inimmaginabile.
*****
Toya guardò la ragazza addormentata sul sedile del passeggero accanto a lui. «Maledizione, non farlo mai più!» esclamò, sapeva che non poteva sentirlo ma non si fermò, «Piccola stupida, potevano ucciderti o peggio!». Si voltò verso l’edificio in cui si trovava il suo appartamento.
Anche se era ancora arrabbiato, la prese in braccio come se fosse la gemma più preziosa del mondo e la portò su per le scale. Trovando la porta chiusa a chiave, imprecò e forzò la maniglia, sperando di non fare troppi danni mentre il metallo scricchiolava.
“Le serve una serratura migliore, con un assassino in giro.” pensò, conservando quella scusa per quando lei si sarebbe svegliata e lo avrebbe rimproverato per aver rotto la porta. «Almeno è ancora attaccata ai cardini.» borbottò mentre entrava nell’appartamento.
Fermandosi nel salotto, la guardò perplesso quando sentì odore di alcol.
«Guarda come sei ridotta. Non è carino andare a bere senza di me. Che ti è saltato in mente?» mormorò.
*****
Kyou si stava sforzando di stare calmo, e non era la prima volta quella sera. Incapace di trattenersi, sferrò un pugno al muro con tanta forza da mandare in pezzi l’intonaco. Ringhiò di rabbia e i suoi occhi divennero rosa mentre annusava l’aria.
Nessuno poteva sottrargli ciò che gli apparteneva senza pagarne le conseguenze.
Percepiva l’odore di Kyoko mescolato ad un altro, maschile e stranamente familiare. Ringhiò di nuovo mentre si librava in aria e seguì l’odore che si era insinuato nel suo corpo.
La sua figura solitaria scomparve nell’ombra mentre cercava la sua preda. L’avrebbe trovata e l’avrebbe sottratta al ladro che gliel’aveva rubata. Serrò le mascelle per la rabbia, come aveva osato, lei, pronunciare il nome di suo fratello solo per confonderlo?
Quella piccola donna gli aveva lanciato un incantesimo, ne era sicuro. Sentiva la sua presenza sotto le dita e provò il desiderio di toccare ancora una volta la sua pelle. Doveva sapere come faceva ad essere così pura e che cos’era la luce che emanava.
Era quello che Toya stava cercando? Se così fosse, allora quella ragazza era colpevole della morte di suo fratello? Che senso aveva tutto questo? Voleva delle risposte. Quella luce lo aveva attratto come una falena dal fuoco e adesso non poteva più lasciarla andare. Era come se lei lo avesse chiamato inconsapevolmente e lui non potesse fare altro che rispondere.
Kyou ringhiò mentre i suoi occhi diventavano rosso sangue. Quella ragazza era pericolosa. Lui non era il tipo che cercava o voleva la vendetta per secoli. Doveva affrontarla con cautela, non si fidava di se stesso quando era con lei. Si sentiva irretito e questo lo faceva infuriare a dismisura, perché la ragazza lo aveva in qualche modo indebolito.
*****
Borbottando qualcosa a proposito di incontri degli alcolisti anonimi, Toya portò Kyoko nella sua camera e la adagiò delicatamente sul letto. Poi tornò verso la porta d’ingresso e la chiuse con il catenaccio, visto che aveva rotto la serratura.
“Per fortuna era bloccata solo la maniglia.” pensò scrollando le spalle, poi si guardò attorno nell’appartamento. Era ben diverso dal rombo assordante che c’era in discoteca. Era quasi troppo silenzioso. Togliendosi le scarpe, sospirò: «Che serata.». Si rilassò per la prima volta quel giorno, mentre tornava dalla sua Kyoko che dormiva.
La luce della luna filtrava dalla finestra, avvolgendo il suo corpo in un bagliore etereo. La sua espressione s’intenerì mentre le scrutava il viso. Kyoko era distesa sul letto con le mani rilassate ai lati della testa. Sembrava un angelo, così serena e così ignara del pericolo in cui avrebbe potuto imbattersi... anzi, in cui si era quasi imbattuta. Aveva quasi voglia di svegliarla e dirgliene quattro... ma resistette.
Poi si accigliò, ripensando a come potesse essere finita in quel vicolo da sola, per poi perdere i sensi ma rimanendo incolume. A caval donato non si guarda in bocca, perciò ringraziò i suoi angeli custodi... chiunque essi fossero.
Sarebbe rimasto con lei per la notte, tenendola al sicuro. Non gli importava altro.
I suoi occhi brillarono maliziosamente mentre le toglieva le scarpe, poi le tirò su la coperta. Probabilmente domani si sarebbe infuriata ma... Toya strisciò sul letto e la tirò a sé.
Pensieri maliziosi gli pervasero la mente come accadeva sempre quand’era a casa da solo. Tuttavia, per qualche ragione, in quel momento gli sembravano fuori luogo. Stare così accanto a lei aveva un qualcosa di innocente. Scosse la testa e si mise comodo, poi la strinse e ringraziò mentalmente qualunque dio per averla protetta. Era tra le sue braccia e per ora gli andava bene così. Il mattino seguente avrebbe anche potuto rischiare di essere fatto a pezzi, ma almeno sarebbe morto felice.
Kyoko sospirò, rannicchiandosi nel calore protettivo che la circondava.
Toya sorrise mentre la baciava su una tempia, poi si addormentò.
*****
Kyou levitò fino alla finestra da cui sentiva provenire l’odore della ragazza. Spalancò gli occhi per la scena che si trovò davanti. Lì, nella stanza in cui dormiva Kyoko, entrò un giovane con occhi dorati e lunghi capelli neri, striati d’argento come i suoi.
Kyou rimase senza fiato mentre l’immagine speculare del suo fratello defunto si avvicinava al letto, osservando la ragazza che lui aveva intenzione di rapire.
La sua espressione gelida svanì, quel ragazzo somigliava moltissimo al suo adorato fratello... “Com’è possibile?” si chiese. Poi ricordò la parola che la ragazza aveva sussurrato e sentì male al petto. Aveva pronunciato il nome di Toya e adesso... nella sua camera c’era una persona identica a lui?
Kyou annusò l’aria, cercando di avere una conferma di ciò che aveva visto, ma la sua mente non collaborava. L’odore di suo fratello era appena mescolato all’odore di quel ragazzo ma, prima che potesse rifletterci su, lo vide strisciare sul letto e stringere Kyoko con fare possessivo.
Si sentì pervadere dal fuoco della gelosia quando lei si accoccolò nel suo abbraccio, e un ringhio cupo gli rimbombò nel petto mentre i suoi occhi diventavano rossi. Fratello o no... non glielo avrebbe permesso.
Si sporse verso la finestra proprio mentre cadeva una pioggia di scintille e ritrasse la mano. Vedendo la polvere iridata depositarsi sul davanzale come una barriera protettiva, ringhiò di nuovo. La ragazza sembrava essere circondata dal soprannaturale e la cosa gli dava sui nervi.
Si chiese se non fosse un incantesimo a fargli vedere l’immagine di suo fratello lì dentro. Forse lei glielo aveva lanciato quando aveva pronunciato quel nome?
Distolse l’attenzione dalla finestra per guardare giù... il lupo stava arrivando. Lanciò un’occhiataccia verso la camera da letto, poi levitò verso il tetto.
Toya si era quasi addormentato quando sentì un ringhio animalesco che sembrava provenire da fuori la finestra. “Non è possibile... siamo al secondo piano.” pensò, poi sentì di nuovo quel rumore e spalancò gli occhi.
Sollevando leggermente la testa per non svegliare Kyoko, guardò verso la finestra. L’istinto gli diceva che qualcuno o qualcosa era lì... a guardarli.
Notò l’ombra di quello che sembrava un uomo, proprio fuori dalla finestra ... al secondo piano? Un bagliore argenteo fluttuava attorno alla sua figura, conferendogli un’aria quasi spettrale. Toya aveva già visto quell’immagine... nei suoi incubi.
Gli occhi dorati dell’uomo erano rivolti verso il basso ma lui li vide diventare rossi per un istante, e gli sembrò di vedere anche un paio di zanne. Poi vide una pioggia multicolore che sembrava volergli coprire la visuale.
Toya scosse la testa e sbatté le palpebre, poi guardò di nuovo verso la finestra e non c’era più nulla. “Che diavolo è stato?” si chiese.
Sentendosi piuttosto nervoso, scese dal letto e andò alla finestra. Guardando fuori, non vide altro che ombre e buio. Inspirò profondamente e si accigliò quando percepì uno strano odore attorno al davanzale.
Ringhiò cupamente mentre cercava di decifrarlo. Concludendo che forse era solo la sua immaginazione che aveva reagito in modo eccessivo per l’accaduto, ricontrollò per assicurarsi che fosse tutto a posto.
Soddisfatto di non sentirlo più, tornò a letto ma rimase sveglio per un po’.
*****
Kotaro era sotto la finestra di Kyoko e sentiva la presenza del vampiro che aveva notato nel vicolo accanto alla discoteca. Anche se non l’aveva visto, era sicuro che fosse Kyou. Percepiva il suo potere gelido e silenzioso, un qualcosa che non voleva far avvicinare a Kyoko. Kyou era un enigma e non ci si poteva fidare di lui.
Con un ringhio, usò la sua velocità eccezionale per raggiungere la porta d’ingresso.
Annusò l’aria e si calmò un po’ quando sentì l’odore di Kyoko, era forte e recente. “Nessun succhiasangue nei paraggi.” si disse, poi ringhiò quando percepì l’odore di Toya. Era entrato in casa e non era più uscito. Afferrando la maniglia della porta, la girò ma vide che era rotta.
«Ma che cavolo...?» ringhiò furiosamente per l’evidente forzatura.
Alzò una mano e osservò i suoi artigli mentre si allungavano. Non c’era serratura che non potesse forzare, e quella di Kyoko non valeva quattro soldi. Sorrise con arroganza mentre infilava un artiglio nella serratura e, muovendolo leggermente, sentì un “clic”.
Furtivo come un’ombra, entrò nell’appartamento e richiuse piano la porta.
Sentendo tutto in silenzio, seguì la scia lasciata dall’odore di Kyoko e in un istante giunse davanti alla porta della camera da letto. I suoi penetranti occhi blu s’infiammarono per la strana sensazione che lo assalì.
Non sapendo che cosa si sarebbe trovato davanti, aprì lentamente la porta.
*****
Kamui decise di rimanere invisibile mentre osservava Kotaro che entrava nell’appartamento di Kyoko. Non si stava nascondendo dal suo amico ma, sapendo chi c’era nel letto con la ragazza, beh... aveva pensato che fosse meglio rimanere invisibile piuttosto che ritrovarsi coinvolto.
Aveva fatto il possibile per proteggere Kyoko per tutta la sera ma, riguardo a Toya... il guardiano d’argento avrebbe dovuto cavarsela da solo. Kamui si sentì rimpicciolire quando l’altro aprì la porta della camera.
La scena che Kotaro si trovò davanti andava oltre la sua comprensione… nel letto c’era quel brutto cagnaccio di Toya! La teneva stretta come se fosse sua, aveva le braccia avvolte attorno al suo corpo innocente e un sorriso compiaciuto.
Kotaro ringhiò mentre si avvicinava alla coppia persa nel mondo dei sogni. “Ladro senza vergogna.” pensò mentre i suoi occhi diventavano rossi per la rabbia. Riuscì a controllarsi a stento mentre afferrava il suo rivale e lo lanciava fuori dalla stanza, senza svegliare Kyoko.
Toya fu colto di sorpresa quando si sentì afferrare per la camicia e lanciare in aria verso il soggiorno. Prima ancora di riprendersi dal sonno, si sentì afferrare per il collo e, questa volta, vide chi aveva davanti. Incrociò uno sguardo color ghiaccio mentre veniva trascinato in aria quasi senza sforzo.
Ancora invisibile, Kamui saltò giù dal divano quanto vide Toya che veniva lanciato nella sua direzione. Si sistemò sul ripiano della cucina per assistere alla scena, poi guardò verso la camera da letto e mosse una mano in quella direzione, creando una barriera che impedisse ai rumori di svegliare Kyoko.
Riportò l’attenzione sui due amici che erano quasi pronti a staccarsi la testa a vicenda. “Proprio come ai vecchi tempi.” pensò, rimpiangendo di non avere i popcorn a portata di mano. “Si accettano scommesse.” si disse, chiedendosi su quale dei due puntare.
Kotaro ringhiò, cercando di impedire alla sete di sangue di filtrare nei suoi occhi. «Che diavolo pensavi di fare nel letto di Kyoko?», la sua voce era quasi letale, come se il destino di Toya dipendesse dalla risposta. Le sue maniere forti promettevano una punizione nel caso in cui non fosse stata quella giusta.
«Maledizione, lasciami andare, idiota!» esclamò Toya, mentre con una mano afferrava le dita che gli stringevano il collo, e con l’altra sferrò un colpo con cui avrebbe voluto fracassare il cranio di Kotaro.
Sebbene l’altro si mosse appena, si sentì liberare e si allontanò di scatto. Poteva percepire l’intensa rabbia di Kotaro ma la sua aumentò quando si rese conto di ciò che era accaduto. «E tu che diavolo pensavi di fare venendo qui, pervertito?» gli chiese di getto.
Sentendo Toya che alzava la voce, Kotaro capì che la situazione si stava scaldando. Guardò verso la camera da letto e, vedendo la porta socchiusa, fece un cenno verso l’ingresso, ringhiando: «Continuiamo fuori, prima che si svegli.».
Vedendo che Toya stava per dissentire, lo provocò, sapendo che avrebbe funzionato: «A meno che tu non abbia paura di affrontarmi.», poi sorrise e gli lanciò un’occhiataccia, convinto che l’altro avrebbe abboccato.
«Certo che no, mai far aspettare gli idioti.» mormorò Toya, aspettando e sperando che Kotaro facesse la prima mossa. Era così furioso che avrebbe potuto distruggere l’intero quartiere. Doveva sfogare la frustrazione su qualcuno e poi, dopotutto, era da tempo che cercava un pretesto per fare a pugni con Kotaro.
Entrambi svanirono in una sfocatura e, in un istante, finirono nel cortile vuoto. Quando Kotaro si voltò per affrontarlo, Toya gli sferrò un pugno con la certezza di metterlo k.o., ma ringhiò quando lo vide barcollare senza cadere. Quel tipo non gli piaceva, sotto molti punti di vista. Eppure, sentiva sempre il desiderio di prenderlo a botte. Era come avere un nemico per un amico.
Toya sentì la gelosia assalirlo... il motivo per cui erano sempre ai ferri corti era perché volevano entrambi Kyoko.
Kotaro scosse la testa e guardò il rivale, «Vediamo se ci riesci quando non sono distratto, coglione!» ringhiò, proprio mentre si scagliavano l’uno contro l’altro.
Tutti coloro che avevano la capacità di sentire quei rumori, percepirono il potere dell’impatto.
Kamui li seguì nel cortile e si appoggiò a un muro, osservandoli sotto le luci dei lampioni. Fischiettò per la potenza del pugno di Toya.
“Sembra che il nostro Toya si stia svegliando.” pensò, poi restrinse lo sguardo quando notò la strana ombra proiettata dall’edificio. Scostandosi dal muro, guardò in alto per capire chi ci fosse sul tetto.
Kyou era in piedi sul tetto dell’edificio e guardava giù nel cortile mentre i due lottavano sull’erba. Si accovacciò, osservando il ragazzo infuriato che colpiva il Lycan con più forza di quanto un normale umano potesse avere. Quando entrambi corsero a tutta velocità, capì che nessuno dei due era umano.
Osservò il potere emanato da loro in onde blu fluorescenti. “Il potere degli antichi?” pensò… credeva che lui e Hyakuhei fossero gli unici rimasti con un potere del genere. I suoi occhi iniziarono a brillare mentre continuava ad osservare la lotta.
Toya non si era mai sentito così forte mentre combatteva, e nessuno dei due aveva intenzione di arrendersi. Si scontravano e si allontanavano per poi scontrarsi di nuovo, e sentiva qualcosa dentro di sé risvegliarsi come da uno stato dormiente.
Se avesse potuto vedersi in quel momento, sarebbe rimasto scioccato. I suoi capelli si erano allungati ancora di più e i suoi occhi erano diventati argentati. Si accorse che le unghie si erano allungate ed erano simili ad artigli quando si scagliò verso Kotaro, che lo evitò per un soffio.
Kyou era pietrificato dai movimenti di quel ragazzo che somigliava tanto a suo fratello. Ma era una follia... suo fratello era morto per mano di Hyakuhei secoli fa... lo aveva seppellito lui stesso.
Strinse il cornicione mentre percepiva il potere del Lycan che diventava sempre più intenso. Sapeva che il lupo si stava trattenendo ma, quando la forza dell’avversario era aumentata, era aumentata anche la sua. Kyou ebbe l’impulso di salvare l’ingenuo ragazzo prima che si facesse male.
Nella stanza buia, sotto il suo sguardo attento, Kyoko si mise a sedere sul letto come se fosse stata svegliata da una paura improvvisa. Lo sentiva... qualcosa non andava. La sua attenzione si concentrò sulla finestra, sapendo che proveniva da lì.
Strisciando giù dal letto, corse in quella direzione e aprì le ante. Si sporse dal davanzale in cerca di qualcosa di strano e rimase a bocca aperta quando vide Toya e Kotaro. Erano entrambi in posizione di combattimento e sembravano affannati, come se stessero combattendo già da un po’.
Kyou sentiva il proprio istinto protettivo pulsare sotto la pelle nei confronti di quel ragazzo. Sarebbe saltato giù e lo avrebbe portato via, prima che il Lycan gli facesse male sul serio. Proprio mentre i suoi occhi diventavano rossi e si preparava a saltare, i due avversari caricarono di nuovo.
Un grido acuto impedì qualsiasi altro movimento nell’area: «Toya!». Kyoko urlò poco prima che si scontrassero, «Basta, ti prego!» aggiunse con voce più bassa... senza sapere che tutti e tre avrebbero ascoltato quell’appello disperato.
Sentendo quel nome, Kyou s’inginocchiò sul tetto, afferrandosi di nuovo al cornicione. “Toya? Non è possibile.” pensò, poi distolse lo sguardo dalla ragazza e guardò di nuovo verso il cortile. I due rivali si erano girati a guardarla e lo avevano visto, adesso lo stavano fissando.
Toya ringhiò quando riconobbe la stessa figura che aveva visto fuori dalla finestra poco prima, era un uomo in carne e ossa e lo stava fissando.
Kotaro quasi esplose vedendo Kyou così vicino a Kyoko, ma si bloccò quando notò che l’attenzione del vampiro era concentrata su Toya. Si chiese se Kyou avesse riconosciuto il fratello perduto nell’essere umano che adesso era diventato. Restrinse lo sguardo con sospetto quando sentì Toya sussurrare con rabbia: «Sei tu!».
Kotaro guardò di nuovo la figura che torreggiava sul tetto, il luccichio dei capelli argentati quando la luce della luna illuminò Kyou lo fece esitare. Era possibile che Toya avesse ricordato Kyou in qualche modo? Anche se era il fratello immortale del suo amico... era sicuro lasciarlo avvicinare a Kyoko? Kotaro non aveva idea di dove fosse stato finora né se Hyakuhei avesse ancora il controllo su di lui.
Kyoko si accigliò quando notò che Toya che Kotaro non la stavano neanche guardando. Avendo la brutta sensazione che ci fosse qualcosa sul tetto, si sporse dalla finestra e si girò per guardare nella direzione in cui stavano guardando loro.
Proprio mentre intravedeva dei capelli argentati e un soprabito nero, sentì gridare: «Kyoko, no!». Toya aveva urlato per avvertirla, non si fidava della strana figura sul tetto proprio sopra di lei.
Spaventata, Kyoko non ebbe neanche il tempo di gridare che scivolò dalla finestra e cadde nel vuoto.
Toya sentì il cuore fermarsi quando la vide cadere e, in un istante, raggiunse il punto in cui sarebbe atterrata, pronto ad afferrarla. All’improvviso lo sconosciuto sul tetto e lo scontro con Kotaro non avevano più importanza. Tutto quello che contava era Kyoko e lui doveva salvarla.
Kotaro sapeva di poter saltare abbastanza in alto da afferrarla prima ancora che si avvicinasse al suolo... o alle braccia tese di Toya. Ma, proprio mentre stava per muoversi, Kyou balzò dal tetto e si fiondò su Kyoko come una nuvola scura.
I loro sguardi s’incrociarono mentre la ragazza cadeva all’indietro e la afferrò senza esitare, come se lei gli stesse sfuggendo intenzionalmente. L’istinto gli diceva di non lasciarla cadere... né scappare.
Sembrava che tutto accadesse al rallentatore. Kyoko non riusciva a distogliere lo sguardo da quel viso pallido e da quei capelli argentati circondati dall’oscurità mentre lui le si avvicinava sempre di più. Poi si sentì afferrare e stringere contro un corpo sodo... non stava più cadendo, adesso era sospesa a mezz’aria.
«Ancora tu.» sussurrò, trovando strano il fatto di non avere paura di lui.
Toya era immobile mentre osservava l’uomo dei suoi incubi che salvava Kyoko dalla caduta. Digrignò i denti quando li vide levitare invece di scendere verso il marciapiede. «Maledizione, no! Bastardo! Riportala qui!» gridò con un pugno alzato, rimpiangendo di non poter volare mentre cercava di rincorrerli.
Le sue grida destarono Kyoko dallo shock. Si accigliò e si spinse contro il petto di quell’uomo sensuale che la teneva così stretta. Girando la testa il più possibile, vide Toya e Kotaro che correvano e si rese conto che... stava volando.
Allungò una mano verso di loro e con l’altra si spinse ancora di più contro il suo petto, non le piaceva quella situazione e sperava che fosse solo un incubo provocato dai Long Island Iced Tea che Suki le aveva fatto bere.
«Kotaro! Toya!» gridò, poi si voltò a guardare lo sconosciuto e aggiunse tra sé: «Aiutatemi, vi prego!».
Kyou sentiva il potere della ragazza che aumentava mentre chiamava i suoi amici, ma non voleva lasciarla andare. Aveva troppe domande che necessitavano di una risposta. Guardò i due uomini che stavano cercando di rincorrerlo attraverso il parco e rifletté.
«Sono nemici, eppure ti proteggono entrambi?» chiese ad alta voce, come se stesse parlando da solo. «Shhh.» le sussurrò all’orecchio, cercando di controllarla. Doveva placare la sua paura, era quello che faceva aumentare il suo potere. «Per adesso sei mia.» le disse.
Con sua sorpresa, la vide voltarsi a guardarlo e iniziare a piangere. Si sentì confuso, non voleva che piangesse. Il lieve bagliore innaturale che circondava la sua aura cambiò all’istante. Il suo corpo iniziò a brillare di una luce accecante per i suoi sensi di vampiro... voleva chiudere gli occhi ma non poteva.
La luce schizzò verso il basso, poi rimbalzò su un’enorme pietra in mezzo al parco e risalì nel cielo come un faro.
Intravide un’immagine per un istante così breve che non era sicuro di averla vista davvero. Sembrava che la ragazza si fosse trasformata in pietra e si fosse inginocchiata con le mani tese. Quando gli occhi della statua iniziarono ad aprirsi... i suoi si chiusero, bloccando quell’immagine indimenticabile. Poteva giurare di aver sentito sussurrare il proprio nome.
Quando Kyoko notò la luce accecante tra loro, gli occhi dorati di quell’angelo misterioso si chiusero e lui allentò la presa. Si divincolò subito senza rendersi conto di dov’erano e iniziò a cadere nel vuoto.
Lo vide portarsi un braccio davanti agli occhi come per proteggersi e notò anche le sue zanne quando aprì la bocca. Kyoko non fiatò mentre precipitava, sperando di svegliarsi all’improvviso da quell’incubo.
Toya si fermò di colpo quando i due rimasero sospesi a mezz’aria ma, quando la luce accecante rimbalzò sull’enorme pietra, non vide nulla per un istante. Si coprì gli occhi e cercò di capire dove sarebbe caduta Kyoko ma vide solo l’immagine di una statua che le somigliava.
«Ma che cazzo sta succedendo?» ringhiò, furioso quando i suoi occhi si chiusero, bloccandogli la visuale. La luce che lei emanava era insopportabilmente dolorosa.
Kotaro non batté ciglio mentre quel bagliore accecante irradiava da Kyoko. Sentiva il suo calore, lo attirava come se lo stesse chiamando. Saltò in aria e la afferrò prima che colpisse la pietra, poi sparì tra i vicoli stringendola tra le braccia.
Kyoko piagnucolava e tremava per il terrore. Non appena lo shock svanì, Kotaro si rese conto di avere molte domande a cui, in realtà, non voleva che lei rispondesse. Ci avrebbe pensato dopo, in quel momento doveva portarla al sicuro.
Se ne andò così in fretta che nessun umano o altro essere avrebbe potuto notare i suoi movimenti.
Ücretsiz ön izlemeyi tamamladınız.