Kitabı oku: «Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3», sayfa 17
La distruzione di Viomino, e le crudeltà che l'accompagnarono, riempirono d'orrore, di sdegno e di compassione gli Americani tutti; e si proponevano bene tra loro medesimi di volerne fare un dì un'adeguata vendetta. Ma di ciò nelle presenti occorrenze della guerra avevano meglio il desiderio, che la facoltà. Tuttavia furon fatte quest'anno alcune spedizioni contro gli Indiani, le quali se non riuscirono di molto momento alla somma delle cose, furono però molto memorabili per la prudenza, e per l'ardimento, co' quali furono eseguite. Partì dalla Virginia il colonnello Clarke accompagnato da una forte schiera per recarsi contro le colonie poste dai Canadesi sulle superiori rive del Mississipì nella contrada degl'Illinesi. Intendeva Clarke di opprimere con un improvviso impeto fino nei più reconditi ridotti e serragli loro questa gente impronta e crudele. Costeggiata prima la Monongahela, poscia l'Ojo, si volse a tramontana per alla volta di Kaskakias, capitale villata di que' stabilimenti. I repubblicani giunti in quel luogo, ed entrati dentro quasi senza resistenza niuna, essendo i terrazzani occupati dal sonno, se ne fecero padroni. Poscia cavalcarono il paese vicino, e ridussero a divozione altre terre. Gli abitanti spaventati correvano a giurar obbedienza agli Stati Uniti. Di là poi si volse Clarke contro altri Barbari più vicini, e penetrando nei più segreti ricettacoli e caverne loro, tutto pose a fuoco ed a sangue. Così sperimentarono i selvaggi nelle proprie case quei mali, che avevano portati nelle altrui. Il che operò di modo, che per l'avvenire diventarono timidi all'assaltare, e gli Americani animosi al difendersi.
Un'altra spedizione somigliante a questa fu qualche mese dopo intrapresa da un altro colonnello Bluter contro i Tori e gl'Indiani abitatori delle rive della Susquehanna, quegli stessi, ch'erano stati gli autori dell'eccidio di Viomino. Arse e distrusse parecchie villate, ed i ricetti degli odiati Tori. Le messi, le ricolte, le case, i mulini, tutto fu guasto e sperperato. Gli abitatori, avuti gli avvisi per tempo, si eran recati in salvo, e di ciò molto bene glien incolse loro; poichè sarebbero stati pagati a misura di carbone del macello di Viomino. Compitasi dagli Americani la bisogna, se ne tornarono sani e salvi a' luoghi loro, non senza però aver sopportati infiniti disagi e pericoli. In questo modo si terminò quest'anno la guerra indiana.
Nè solo erano gli Americani assaliti da fronte dagl'Inglesi, ed in sospetto da tergo per gl'Indiani e fuorusciti, ma ancora davan loro non poca noia gli scontenti di dentro. Fra questi, più vivi degli altri si dimostravano i Quaccheri, i quali, quantunque da principio abbracciato avessero, o paruto abbracciare il partito della rivoluzione, e che anche a' presenti tempi si annoverassero fra di essi alcuni de' più cospicui libertini del paese, quali erano per cagion d'esempio i generali Greene, e Mifflin, ciò nondimeno la maggior parte parteggiavano per l'Inghilterra, o sia perchè fosse loro venuta a noia la lunga guerra; o che avessero voluto solamente la emendazione delle leggi, non la independenza, o che creduto avessero, che dopo la conquista di Filadelfia fossero del tutto le cose americane spacciate, ed intendessero, colla sottomessione dimostrata a buon'ora, placare il vincitore, e nella futura signoria britannica procurare a sè quei vantaggi, che ai più ostinati negati sarebbero. Quindi è, che servivano di spie, di guide, di rapportatori agl'Inglesi molto volentieri. Alcuni di loro, siccome già abbiam narrato, erano stati confinati in paesi strani, altri sostenuti nelle prigioni. Di parecchj furon prese a Filadelfia le dovute pene, siccome di quelli, che furon convinti di aver insidiato alla libertà coll'aver avuto intendimento col nemico. Speravano i repubblicani con questi esempj fare star fermi tutti quelli, che sentivano diversamente. Ma però l'opera di questi scontenti poco importava alla somma delle cose; perciocchè l'ardire aperto ed il consenso degli uni grandemente prevalevano alle arti ed alle segrete macchinazioni degli altri.
In questo mezzo tempo il marchese De La-Fayette desiderando di servire al proprio Re nella guerra, ch'ei non dubitava, fosse anche per esercitarsi in Europa, e sperando oltreacciò di avanzar colle rappresentazioni, ed esortazioni sue la causa di quegli Stati presso il governo di Francia, chiedeva al congresso licenza di potersene ritornar in Europa. Washington dal quale il marchese era grandemente amato, e considerando eziandio, di quanta importanza fosse il nome di lui, avrebbe desiderato, che gli si concedesse solamente un temporale congedo; ma non già, che cessasse dagli stipendj, e di ciò scrisse al congresso. Abbracciò questi molto volentieri il partito posto da Washington, ed inoltre scrisse a La-Fayette, immortali grazie rendendogli dello zelo, col quale si era mosso a salute ed a pro dell'America, e dei servigj da lui renduti a quegli Stati in tante occorrenze. Ordinò ancora al dottor Franklin, lo presentasse con una spada figurata con quegl'intagli, che meglio potessero le azioni sue ricordare. Raccomandavalo finalmente molto al Re Cristianissimo. Pigliò il marchese commiato dal congresso, e partissi, per ritornarvi però a tempo opportuno, dall'America nell'entrare del seguente anno. Giunto in Francia fu veduto con allegra fronte dal Re e dai popoli. Franklin gli presentò la spada istoriata. Eranvi intagliate le battaglie ed i fatti egregi del giovine francese. V'era egli scolpito in atto di ferire il lione britannico. Riceveva in questo un ramo d'alloro per le mani dell'America sciolta dalle sue catene. L'America stessa era raffigurata per mezzo di una luna crescente con questo molto: crescam, ut prosim. Dall'altro lato si leggevano queste parole: Cur non? le quali erano la divisa, ch'egli aveva portato, partendo di Francia. Questo fu dono di mirabile artifizio, e di grata ricordanza al valoroso aiutatore dell'America.
Intanto continuava D'Estaing a stanziare nel porto di Boston, dove attendeva a vettovagliar la sua armata. La quale cosa gli sarebbe con difficoltà venuta fatta per la scarsezza delle biade, in cui si trovavano le province settentrionali; perciocchè era stato interrotto dalla guerra il commercio colle meridionali, che ne abbondavano, se non che le navi predate dagli arditi armatori della Nuova-Inghilterra furono in sì gran numero, che non che si fornisse copiosamente la flotta, gli abitatori tutti del Massacciusset e del Connecticut ne provarono infinito giovamento. L'ammiraglio Byron non sì tosto fu arrivato alla Nuova-Jork, che attese diligentemente a racconciar le sue navi per farle leste al mareggiare. Finalmente avendo ogni cosa in pronto, sciolte le ancore, se ne iva a Boston per ivi osservare gli andamenti di D'Estaing. Ma quella stessa fortuna, che lo aveva accompagnato dall'Inghilterra sino nell'America, si manifestò di nuovo contro di lui in quelle spiagge. Levatasi una furiosa burrasca, venne sospinto in alto mare, dove furono talmente rotte un'altra volta, e fracassate le sue navi, ch'ei fu costretto a porre, per rassettarsi, nel porto dell'Isola di Rodi. Colse l'ammiraglio francese la occasione, e salpò ai tre di novembre dal porto di Boston per andarsene alle Antille, dove lo chiamavano gli ordini del suo Re, e le vicende della guerra. Nel medesimo giorno, avendo gl'Inglesi conosciuto ottimamente, quali fossero i disegni di D'Estaing, e quanto deboli fossero i presidj loro nelle isole Antille di loro pertinenza, partì da Sandy-hook alla volta delle isole medesime il comandante Hotham con sei navi da guerra, le quali portavano cinquemila soldati da sbarcarsi, capitanati dal maggior-generale Grant. Lo seguitò l'ammiraglio Byron con tutta la sua armata il giorno 14 di decembre.
Quasi nel medesimo tempo partì dalla Nuova-Jork per andar alla conquista della Giorgia il colonnello Campbell con un buon nervo d'Inglesi e di lanzi. Gli faceva l'accompagnatura l'almirante Hyde-Parker con un'armatetta di navi da guerra. Così la guerra dopo d'aver lungo tempo incrudelito nelle province settentrionali e mezzane, si trasportava tutto ad un tratto nelle vicine isole, e nelle meridionali province della Lega.
FINE DEL LIBRO DECIMO
LIBRO UNDECIMO
1778
Non erano ancora D'Estaing ed Hotham arrivati alle Antille, che il comandante inglese Evans s'era recato sopra le due isole di San Pietro e di Michelone, l'una e l'altra molto opportune alle pescagioni di Terra-Nuova, le quali per esser poco o nulla difese, ottenne facilmente. Quivi egli, come se spegner volesse in quei luoghi tutti i vestigi della signoria francese, con barbarici modi procedendo distrusse e guastò i fondachi e le baracche, che stat'erano costrutte ad uso delle pescagioni, rovinò gli edifizj, e rimandonne tutti gli abitatori, che sommavano coi presidj a duemila persone, in Europa.
Di questa perdita assai bene si ristorarono i Francesi coll'impadronirsi, come fecero poco dopo, dell'isola Domenicana, la quale essendo posta tra la Guadaluppa e la Martinica, era in quelle spiagge di somma importanza alle future operazioni della guerra. Di ciò si era benissimo accorto il governo inglese, il quale l'aveva diligentemente affortificata e munita di grosse e copiose artiglierie. Ma nè il presidio, nè la quantità delle munizioni corrispondevano a tanto apparato, ed all'importanza del sito. I magazzini pubblici vi si trovavano pressochè vuoti, e la guernigione se arrivava, certo non passava cinquecento soldati, la maggior parte milizie. Avevano molto per tempo gli oppositori del Parlamento britannico ed i mercatanti di Londra gravi querele mosse, perchè si lasciassero spogliate di più sicuri presidj, e quasi esposte all'appetito de' nemici le isole delle Indie occidentali. Ma tutto fu nulla, ossiachè i ministri per la guerra americana non abbian voluto, o che non abbian potuto convenientemente presidiarle. I Francesi per lo contrario stavano molto forti nelle loro, ed apparecchiati non che a difendersi, ad offendere. Aggiungasi, che furono questi i primi a ricever le novelle della rottura della guerra in Europa; perchè le fregate inglesi, che stat'erano mandate per annunziarla, eran venute in poter dei Francesi sulle coste di San Domingo, dimodochè la prima notizia, che ne pervenne all'ammiraglio Barrington, il quale con due navi di alto bordo e due fregate stanziava alle Barbade, si fu per mezzo del manifesto di guerra stato pubblicato alla Martinica dal marchese di Bouillé, che n'era governatore. La cattura poi delle fregate aveva avvertito Barrington e tutti gli altri Capi inglesi in quelle parti, che la guerra non solo era chiarita, ma ancora incominciata. Stava questo ammiraglio molto sospeso di quello ch'egli avesse a farsi; perciocchè non che ricevuto avesse novelli ordini, teneva tuttavia gli antichi, pei quali gli era stato commesso, continuasse nella stazione delle Barbade. Il marchese di Bouillé, uomo attivo, e che gli bastava la vista, volendo giovarsi dell'incertezza e della debolezza degl'Inglesi, si determinò a dar cominciamento alla guerra con una rilevata fazione. Imbarcatosi con due migliaia di soldati da porre in terra a bordo di diciotto navi da carico, e scortato dalle fregate la Tortore, la Diligente e l'Anfitrite arrivò sopra l'isola Domenica il giorno sette di settembre in sul far del dì. Sbarcava con tutte le genti. Il signor Fontaneau, protetto anche dalla fregata la Diligente, corse contro il Forte Cachacrou, e senza fatica se ne impadronì. Traevano gagliardamente gl'Inglesi dal Forte Roseau e dalla batteria di Lubiera. Ciò nondimanco il signor de la Chaise coi primi feritori del reggimento oxerrese non solo si andava avvicinando alla batteria, ma giuntovi con mirabile coraggio vi entrò dentro per le cannoniere, aggrappandosi alle gioie dei cannoni, e se ne fece padrone. In questo mezzo tempo il visconte di Damas era proceduto sulle alture, le quali stanno a sopraccapo al Forte Roseau, ed il marchese di Bouillé col grosso delle sue genti era entrato nei sobborghi. Fulminava parimente contro il Forte la fregata la Tortore. Tuttavia si difendevano gl'Inglesi valorosamente. Ma finalmente, essendo così pochi contro tanti, e vedendo i Francesi pronti a dar la scalata, Stuart, ch'era il castellano, chiesti i patti, si arrendè. Il marchese, o sia che volesse colla clemenza adescar i governatori delle altre isole inglesi, che intendeva di assalire, ad arrendersi anch'essi più facilmente, o che temesse di Barrington, ch'era vicino, ovvero che tale fosse, come si dee credere, la sua natura volta alla generosità, concedette termini molto onorevoli allo Stuart. Uscissero con tutti gli onori della guerra, ritenessero le armi, fossero salve le antiche leggi ed ordinamenti dell'isola, la quale se al fine della guerra avesse a rimanere in potestà della Francia, potessero ad elezione loro gli abitatori la maniera del reggimento francese accettare, o la propria ritenere. Fosse loro lecito ancora in tal caso andarsen essi, e tutte le robe loro trasportare, dove meglio volessero o piacesse loro; quelli che rimanessero, non avessero ad avere verso il Re di Francia maggiori obbligazioni, di quanto verso quello della Gran-Brettagna si avessero. Trovarono i Francesi in quei differenti Forti da centosessantaquattro pezzi di grosse artiglierie con ventiquattro bombarde ed una certa quantità di munizioni da guerra. I legni da corseggiare, che si trovavano nei porti dell'isola, furon tutti o guasti o presi; furon le case e le robe preservate dal sacco; e le persone dall'insolenza della soldatesca con immortale gloria del vincitore. Concedette a' suoi, perchè non fossero scontenti, un caposoldo. Dopo breve posata, lasciati nella Domenica quindici centinaia di soldati di presidio, e creato il marchese Duchilleau governatore, se ne tornò Bouillé alla Martinica. Ma se fu memorabile e degna di eterna lode la continenza e la generosità sua, non fu minore la sfrenatezza e la inumanità del Duchilleau, il quale ogni cosa comportava a' suoi soldati, e tutte quelle stranezze usò ai Domenicani ch'esercitar si sogliono dai superbi ed insolenti vincitori contro i vinti. Tanto possono nei mortali o una sfrenata natura, od i rancori o gli odj nazionali. Nè furono quegl'isolani liberati dall'imperio insolente di Duchilleau, se non quando fu fermata la pace tra i due Stati.
Non così tosto ebbe l'ammiraglio Barrington ricevuto gli avvisi dell'invasione della Domenica, che prevalendo nell'animo suo la gravità del fatto alle commissioni che teneva, partì incontanente per andar colla sua armatetta a soccorrerla, e sturbar, se ancor fosse in tempo, quell'acquisto al nemico. Ma arrivò quando Bouillé già si era ritirato alla sua sicura stazione della Martinica. Tuttavia la presenza sua contribuì non poco a confortare gli animi degli abitatori delle vicine isole inglesi spaventati all'improvviso caso, ed al quasi totale disarmamento, in cui allora si trovavano.
Ma queste cose non furono che il principio di quelle maggiori, che seguirono poco dopo. Erano partiti, come già abbiam narrato, lo stesso giorno il conte D'Estaing da Boston, ed il comandante Hotham da Sandy-hook per recarsi l'uno e l'altro all'isole Antille, il primo alla Martinica, ed il secondo alle Barbade. Viaggiavano le due flotte, senza che il sapessero, l'una vicino all'altra, ancorachè l'Inglese, avendo qualche sospetto, molta industria usasse per tener la sua, la quale siccome consistente in navi più picciole, era anche più numerosa, raccolta e rannodata, quanto meglio sapesse e potesse. Imperciocchè se D'Estaing avesse avuto sentore di quello ch'era, siccome molto più potente, avrebbe tostamente potuto opprimere la flotta inglese, tanto le navi da guerra, quanto quelle da carico, che in grandissimo numero portavano le genti da sbarcare, nelle quali sole consisteva la speranza di poter quelle ricche isole conservare alla Corona della Gran-Brettagna. Finalmente però una grossa folata avendo disperse le due armate, tre bastimenti inglesi diedero dentro a quella di D'Estaing, e vennero in poter suo. Avendo egli avuto per questo mezzo notizia della cosa, quantunque non potesse dar la caccia agl'Inglesi, perciocchè non aveva ancor potuto raccor le sue navi disperse qua e là dalla forza del vento, tuttavia si determinò a disviarsi dal suo cammino, ed in luogo di continuare a correre verso la Martinica, volse le prue verso Antigoa, persuadendosi che a quest'isola, e non alle Barbade s'indirigessero gl'Inglesi. Sperava di poter arrivare prima che sbarcati fossero, o riparatisi nei porti, e perciò tutta quella forza inglese sì da terra che da mare ad un tratto opprimere e conquistare. Dalla qual cosa quanto danno fossero per ricevere gl'Inglesi, nissuno nol vede. Certamente avrebbe D'Estaing dopo una tanta vittoria posto al tutto fine alla signoria inglese nelle Antille. Ma la fortuna non favorì il disegno. Gl'Inglesi continuando tuttavia di camminare alla volta delle Barbade, vi arrivarono felicemente il giorno dieci di decembre, dove Hotham si accozzò con Barrington, che già vi era ritornato. D'Estaing pervenuto con grandissima celerità nelle acque di Antigoa, vi si andò volteggiando per alquanti dì, ed in fine non vedendo comparire l'inimico, e riputando avesse posto altrove, si volse, ed arrivò alla Martinica.
I capitani inglesi in niun modo sospettando di aver vicino un sì possente nemico si risolvettero senza sovrastamento alcuno ad assaltar l'isola di Santa Lucia, la quale, siccome forte per natura e per arte, e posta tra la Martinica e la Domenica, era di non poco momento alle operazioni della guerra. Posti adunque sopra le navi da quattro migliaia di soldati valentissimi, si condusse l'ammiraglio Barrington dalla Barbada a Santa Lucia, dove arrivò il giorno tredici decembre. Il generale Meadows sbarcato con una buona presa di genti iva tostamente per occupare i poggi, che sovrastano alla settentrionale riva di quella cala, che i Francesi chiamano il Grand-Cul-de-Sac. Stava alla difesa di quelli il cavaliere di Micou, comandante dell'isola, con alcuni pochi stanziali, e colle milizie del paese, che con alcune artiglierie molto noiavano e lo sbarcar degl'Inglesi, ed il proceder loro verso i poggi. Micou, fatta una valorosa resistenza, non potendo con sì poche forze reggere, cedè il luogo, ritirandosi alla città capitale, che chiamano Morne-Fortune. Sottentravano gl'Inglesi, e s'impadronirono dei poggi. Nel medesimo tempo il generale Prescott era sbarcato con cinque reggimenti, ed aveva occupato tutti i luoghi circonvicini alla cala. L'indomani mattina Meadows co' suoi, ch'erano la vanguardia, guidando Prescott la dietroguardia, marciava contro la città di Morne-Fortune, nella quale entrò, superata dal superior numero degl'Inglesi, la resistenza del Micou. Si ritirò questi più in su a luoghi più aspri e difficili, muniti però d'artiglierie. Prescott intanto con mirabile prudenza assicurava e forniva d'artiglieria e di soldati tutti i luoghi abbandonati dal nemico. Ma Meadows non contento a questo, e desiderando di rendersi padrone anche della cala del Carenaggio, che giace più in là a tramontana a tre miglia dal Grand-Cul-de-Sac; perciocchè in essa avrebbono i soccorsi francesi potuto sbarcare, e ferir da fianco gli Inglesi, sprezzata la difficoltà de' luoghi, e l'ardore cocente del sole, andò a piantarsi sul posto detto della Vergine, il quale è situato sulla settentrionale riva della cala del Carenaggio, e ne signoreggia intieramente la bocca. Altri pigliarono luogo sull'austral punta di questa, e vi piantavano le artiglierie. Il generale Calder poi colle restanti genti andava a porsi sull'austral riva del Grand-Cul-de-Sac, dimodochè da questa sino alla settentrionale spiaggia del Carenaggio tutti i posti furono in poter degl'Inglesi ridotti. La flotta di Barrington stanziava nel Grand-Cul-de-Sac, le navi da guerra alla bocca, e quelle da carico dentro. Il cavaliere di Micou teneva tuttavia un Forte munitissimo posto sulle montagne.
Erano le cose in questo stato, già tenendo gl'Inglesi quasi l'intiera vittoria in mano, e nissun'altra speranza avendo i Francesi, che nel pronto soccorso di D'Estaing, quando comparì questi improvvisamente in cospetto dell'isola con tutta la sua armata, accompagnata da una moltitudine di fregate, di corsali, e di legni da carico, che portavano da nove migliaia di soldati. Aveva egli ricevuto subito avviso dell'assalto dato dagl'Inglesi a Santa Lucia. Del che si era mostrato assai contento; perciocchè se gli scopriva la occasione di affliggere con una compiuta vittoria, e con poco rischio, essendo molto avvantaggiato di forze, tutta la potenza britannica nelle Antille. Per la qual cosa non aveva posto tempo in mezzo all'imbarcarsi, e correre contro il nemico, che non l'aspettava. E per verità, se fosse arrivato sopra Santa Lucia ventiquattro ore prima, gli veniva tosto fatto il disegno. Ma, e già gl'Inglesi s'eran fatti padroni dei posti principali, ed affortificativisi; ed essendo l'ora tarda, quando arrivò, fu obbligato ad indugiar la batterìa sino all'indomani. Intanto la notte l'ammiraglio Barrington con grand'animo, e con non minor industria si apparecchiava contro il futuro e molto pericoloso assalto. Le navi da carico e tutti gl'impedimenti rimuoveva all'indentro del Grand-Cul-de-Sac, e le navi da guerra disponeva in modo alla bocca, che potessero più vantaggiosamente, che possibil fosse, reggere contro l'impeto del nemico, ed impedirgli d'entrar dentro la cala. Aveva seco il vascello detto il Principe di Cornovaglia di 74 cannoni, il Boyne di 70, il Sant'Albano ed il Nonpari di 64, il Centurione e l'Iside di 50 con tre fregate.
Il conte d'Estaing, non credendo, che la cala del Carenaggio già fosse venuta in poter del nemico, si volse la mattina dei 15 a quella per entrarvi, proponendosi quindi di recarsi per la via di terra contro il fianco destro degl'Inglesi, i quali, secondochè si era assicurato cogli occhi suoi proprj, occupavano il Grand-Cul-de-Sac. Ma non sì tosto fu pervenuto alla bocca del Carenaggio, che le artiglierie inglesi poste sulle due punte trassero furiosamente non senza grave danno delle sue navi, massime della capitana la Linguadocca. Da ciò fatto certo l'ammiraglio francese, che non v'era modo alcuno di poter entrar da quella parte, si difilò con dieci navi delle più grosse contro Barrington con evidente disegno di sforzar il passo, ed entrar nella cala; il che stato sarebbe l'ultima rovina degl'Inglesi. Si attaccava una battaglia molto aspra, nella quale sostennero questi con inestimabile valore, protetti anco dalle batterie di terra, la carica di un nemico ad ogni modo sì superiore. D'Estaing si tirava indietro; poscia verso la sera rinnovava la battaglia con dodici navi, più feroce che prima, dirigendo di maniera i colpi delle sue artiglierie, che andassero principalmente a ferire contro il sinistro corno dell'armata inglese. Ma nè questo consiglio, nè l'aggiunta delle nuove navi, nè il valore e la perizia singolari, che dimostrarono i suoi, poterono tanto operare, che si rompesse la fila delle navi inglesi. Continuaron queste a difendersi con tanta costanza, che D'Estaing non potè farvi dentro impressione di sorta alcuna, e fu obbligato a ritirarsi non senza qualche disordine, e notabil danno delle sue navi. In tale modo acquistò Barrington a sè stesso una gloria immortale, e confermò alla patria sua la possessione di una isola, la quale, venuta in poter suo non più di ventiquattr'ore prima, aveva corso un vicinissimo pericolo di ritornarne tosto sotto il dominio del suo antico padrone.
Ma D'Estaing avendo veduto, che gli assalti dati coll'armi di mare gli eran successi infelicemente, si volse a quelle di terra, delle quali anche molto abbondava. Per la qual cosa la notte dei sedici, e la mattina del giorno seguente sbarcò le sue genti a Choc-baye, piccolo seno di mare, che si trova tra il Carenaggio ed il Gros-islet. Intendeva di assaltar Meadows, il quale con tredici centinaia di soldati stava accampato nella penisola della Vergine posta tra la cala del Carenaggio ed il seno di mare sopraddetto. Aveva molta speranza di poterlo opprimere e tagliar fuori del tutto dai compagni, sia per la difficoltà dei luoghi, pei quali questi avrebbero dovuto passare per soccorrerlo, sia perchè aveva disegnato di far le viste di voler scendere a terra anche negli altri luoghi; il che avrebbe, dando loro diversi riguardi, tenuti sospesi e fermi nei posti loro gl'Inglesi. E come aveva divisato, così eseguì. Spuntava dal Choc-baye contro la penisola della Vergine con cinque migliaia di soldati scelti, ed andava ad assaltar gli alloggiamenti di Meadows posti a traverso della medesima penisola. Aveva diviso le sue genti in tre schiere, la dritta guidata da lui medesimo, la mezzana dal signor di Lovendal, e la stanca dal marchese di Bouillé. Muovevansi da prima i Francesi con mirabil ordine, sinchè già avvicinatisi, erano grandemente noiati per l'iniquità del sito, in cui si trovavano, da fianco dalle artiglierie del Morne-Fortune, che Micou nell'abbandonarle non aveva fatto chiodare. Ciò nonostante procedevano innanzi, e con una furia incredibile assaltarono gli alloggiamenti del nemico. Ricevettero gli Inglesi l'urto loro con eguale costanza, e lasciatigli approssimare, scaricati una sol volta gli archibusi, si avventaron contro con le baionette. Avevano i tiri degl'Inglesi fatto un terribil danno, e molto diradate le file dei Francesi. Tuttavia questi sostenevano la battaglia con incredibile valore, e non che cedessero, sempre più si avvicinavano agli alloggiamenti. Che anzi da settanta di loro già vi erano saltati dentro, ed aspramente vi menavano le mani. Ma gl'Inglesi fatto un estremo sforzo, gli risospinsero. I primi entrati furono morti tutti. I Francesi, raccolto fiato, e pigliati di nuovo gli ordini, ritornarono più feroci che prima alla battaglia. Gli ricevevano gl'Inglesi colla medesima ostinazione e fermezza. Una seconda volta gli ributtavano. Ma D'Estaing avvolontato di combattere, ed avendola presa in pruova, e non potendo comportare, che una presa di sì poca gente sgarassero i suoi, uomini tutti valorosissimi e numerosi, ordinò, gissero ad un terzo assalto. L'obbedirono prontamente. Ma questa fiata fecero debole prova; imperciocchè stracchi ed assottigliati nei due primi affronti, dopo leggier conflitto si ritirarono. Lasciarono i morti loro ed i feriti in poter dei vincitori. Fatto però tosto un accordo, i primi furon lasciati sotterrare, ed i secondi ritirare; avendo D'Estaing dato la fede sua, che sarebbero compresi nel numero dei prigionieri. Comportossi in questo fatto Meadows da quell'uomo prudente e valoroso ch'egli era; e comechè fosse ferito dal bel principio, mai non vi fu modo, che abbandonar volesse il campo di battaglia. Fu assai grave la perdita dei Francesi. Ebbero da quattrocento morti, cinquecento sì sconciamente feriti, che diventarono inabili al servire. Cinquecento altri furon feriti leggiermente. La perdita degl'Inglesi, avendo essi combattuto da luogo sicuro, fu di poco conto.
Lasciò D'Estaing ancora, per alcuni giorni dopo la battaglia, le sue genti a terra, ed egli coll'armata andava bordeggiando a veduta dell'isola, sperando forse, che qualche nuova occasione gli si offerisse di far maggior frutto. Ma finalmente la notte dei 29, imbarcati di nuovo tutti i suoi, se ne tornò al Forte Reale della Martinica, deposto il pensiero delle cose di San Vincenzo e della Grenada, le quali isole aveva avuto in animo di assaltare. Il giorno seguente De Micou con cento uomini di presidio pattuì. Le condizioni furon molto onorevoli. Uscissero con tutti gli onori della guerra, serbassero le bagaglie, ma non le armi; gli abitanti, e specialmente i parrochi, fossero protetti nelle robe e persone loro, e nella religione. Pagassero al Re della Gran-Brettagna le medesime tasse, e non più, che al Re Cristianissimo erano soliti di pagare; non potessero venir obbligati a portar le armi contro il Re di Francia. Trovarono gl'Inglesi cinquantanove cannoni, molta archibuserìa con un'insigne quantità di munizioni da bocca. In cotal modo venne in poter dell'Inghilterra l'Isola di Santa Lucia. Fu questo agl'Inglesi un acquisto di molta importanza. Oltrechè quivi fecero poi il capo grosso di tutte le forze loro navali delle Antille, e la riposta di tutte le armi e munizioni, potevano spiar da vicino, e senza pericolo gli andamenti dei Francesi dentro la cala del Forte Reale della Martinica, ed intraprendere i rinforzi e le conserve, che pel canale di Santa Lucia a quella si avviavano. Infatti e molto la fortificarono, e sempre vi mantennero gagliardi presidj, non senza però gravissimo danno loro per l'insalubrità di quel clima.
Pochi giorni dopo la ritirata di D'Estaing, arrivò in quelle spiagge con nove vascelli l'ammiraglio Byron, e diè fondo a Santa Lucia. Ne seguitava quasi come una tacita tregua tra le due parti, prevalendo dall'un canto troppo gl'Inglesi d'armi navali, i Francesi dall'altro delle terrestri. Questa sospensione, la quale durò ben cinque mesi, non fu rotta, se non quando già si era congiunto coll'armata del Byron quella del comandante Rowley, ed all'armata di D'Estaing quella di La-Motte-Piquet e del conte di Grasse, partita l'una e l'altra dall'Europa sul finir del presente anno, o nell'entrar del seguente per alla stazione delle Antille; perciocchè avevano ambidue i governi conosciuto di quanta importanza fosse lo esser forte in sugli apparati marittimi in mezzo a quelle isole molto ricche, le une alle altre vicine, e tra di loro le nemiche frammescolate.
Tornando ora alle cose che si facevano sulla terra-ferma americana, è da rammentare, che i ministri, ed i capitani britannici si eran risoluti ad assalire con grandissimo sforzo di guerra le parti meridionali della Lega. Al qual partito accostati si erano, non solo perchè speravano, credendo eglino, che i popoli generalmente di quel nuovo Stato non si contentassero, e fosse diventato loro molto grave l'imperio dei libertini, colle spalle dei leali farle rivoltare all'obbedienza del Re, ma ancora per molte altre, e tutte assai gagliarde ragioni. Sono le province meridionali, e massimamente la Giorgia e la Carolina abbondanti di feraci terre, le quali producono in gran copia le biade, e soprattutto il riso tanto utile alle armate sì da terra, che da mare. Del quale tanto maggiore bisogno si aveva, che queste si trovavano sì gran tratto lontane dai luoghi, da cui potevan esse, e dovevano trarre i viveri necessarj al loro logorare. Conciossiachè le province americane, che sin là erano venute in poter degl'Inglesi, non potevano una quantità sufficiente somministrarne; ed era loro mestiero far venire il rimanente dalla lontana Europa; cosa molto incerta in sè stessa per l'instabilità del mare, e pericolosa per l'ardimento dei corsari americani, i quali spesso le navi, che portavan le vettovaglie, intraprendevano. Nè è da passarsi sotto silenzio, che il riso della Giorgia e della Carolina Meridionale serviva ad alimentar le flotte francesi ed i soldati, che stavano in presidio nelle isole di loro pertinenza. E non solamente i proventi dell'agricoltura giorgiana e caroliniana, la quale per la quiete non mai quasi interrotta, della quale avevano gli anni addietro queste due province goduto, era fioritissima, i nominati vantaggi arrecavano agli alleati; ma ancora portati essendo in Europa, servivano molto convenevolmente di materia ai commercio degli Americani in questa contrada, e gli abilitavano a far gli scambj per quelle cose che ne traevano, necessarie ed agli usi della guerra, ed a quei della pace. Considerarono oltreacciò gl'Inglesi, che siccome la Giorgia confina colla Florida orientale, così era questa non di rado vessata dalle armi del congresso; e prevedevano benissimo che non si sarebbe posto fine alle correrìe loro, ed assicurata la quiete in quella provincia, se non quando le armi britanniche cacciato avessero dalla Giorgia e dalle Caroline le americane. Non dubitavano poi, che la conquista della prima riducesse prontamente in loro arbitrio anche le cose delle seconde; e particolarmente molte speranze collocavano nella possessione di Charlestown, città grossa, ricca e di molta importanza per l'opportunità del sito e del porto. Tutti questi vantaggi speravano di acquistar gl'Inglesi, se avessero cacciato gli avversarj dalle province meridionali, e, levatele dall'obbedienza del congresso, sotto la propria ridotte le avessero.