(infastidito e severo) Che c'è, qui?!
(Le ragazze che stavano per uscire si fermano e si voltano, mortificate e confuse.)
Io non vi conosco nemmeno. Che volete? Che facevate?
(gli si trova più presso delle altre, e, poichè, nello scompiglio, stava per portare seco il cappello, ora, tutta tremante, nascondendoselo sul dorso, indietreggia un poco e cerca le mani di qualche compagna.) Niente facevamo, Padre Fiorenzo!.. Siamo venute per…
(intervenendo) Per lo sposalizio della signorina Annita siamo venute. Da noi, sempre che c'è uno sposalizio in un villaggio, tutti i villaggi vicini, lo sapete, mandano una ragazza per dare alla sposa i fiori del mese… È l'usanza.
(intervenendo) E poi, è tanto cara la signorina Annita!.. Quando compariva per le campagne, pareva la santa Vergine della Saletta…
(intervenendo) Reginella, che è devota come lei, la incontrava anche al santuario dei Cappuccini. Erano diventate amiche…
(intervenendo) Ed è Reginella che dirà alla sposa gli augurî del rito. (Rivolgendosi con grazia a Reginella) Fagli sentire, a Padre Fiorenzo, come sai dirli bene. (Incoraggiandola) «Sposa bella, – non catene e dolci anella»… Fagli sentire!..
(occupata a consegnare, finalmente, il cappello nelle mani di Carmela, che apposta le è rimasta alle spalle, non può, non sa aprir bocca.)
Si vergogna… Ma se la signorina Annita fosse qui, piglierebbe coraggio, e che voce getterebbe all'aria!
(nervoso) Ma insomma!.. Insomma!.. Che ho di comune, io, con tutta codesta faccenda?
(imbarazzata) L'usanza è che le ragazze aspettino davanti alla casa degli sposi… Credevamo che…
La casa degli sposi è più su!
(è entrato dal fondo, tutto immerso nella sua tetraggine, e, irritandosi nel vedere il piccolo sciame di fanciulle, sbraita:) È più su! È più su! Altri venti scalini, se non vi rompete la nuca prima di arrivarci. Questa è la casa di un prete. Via di qua! Via di qua, seccatrici!.. Via di qua!
(si affrettano a uscire, stringendosi l'una all'altra e guatando Sebastiano con la coda dell'occhio.)
(chiudendo la porta con violenza) Sfrontatelle pettegole maleducate!.. Col pretesto dell'usanza, corrono ad annusare i fumi della cucina non potendosi ancora sedere a tavola!..
Be', nulla di grave.
Ppuh!.. (Poi, borbottando parole che non si distinguono, siede sopra una sedia e vi si rannicchia, accendendo un sigaro.)
(curvo, stremenzito, accasciato, ma irrequieto, passeggia a brevi tratti come un malinconico orso in gabbia, e si ferma di tanto in tanto, appoggiandosi a qualche mobile.)
Ti disturbo?
Ma no. Anzi…
Come va che ti sei astenuto dal presenziare la cerimonia nuziale in chiesa? Mi sono molto meravigliato vedendoti poco fa alla finestra della tua stanza da letto.
(assorto, non gli dà ascolto.)
(alzando la voce rudemente) Parlo con te, perdiancine! Non si può sapere perchè non ci sei andato allo sposalizio?
Scusa… non avevo udito… Per un noioso contrattempo non ho potuto andarci. Quando stavo per uscire con Giulio, sono stato preso da un freddo terribile e da un mal di capo così forte che pareva mi scoppiasse il cranio…
Ci ho gusto che non ci sei andato! Queste nozze mi dànno ai nervi!.. E poi!.. Non un invito, non un rinfresco, non un confetto!.. Io compatisco quei cinque galantuomini che si sono scomodati in cilindro e stiffelius per far da compare e da testimoni. Appena finita la cerimonia, licenziati in fretta come si smorzano le candele dell'altare dopo la messa! Roba dell'altro mondo! E perchè? Perchè la preziosissima signorina Annita è mistica! (Ride con acredine) Ah ah ah!.. «Il Misticismo»!.. Buffoni e impostori tutti quelli che lo professano. A cominciare da te!
(badandogli poco, senza ribellarsi) Ma che dici, Sebastiano?
Mi piace d'offenderti. Ecco.
E allora, offendimi. (Continua a passeggiare.)
Matrimonio sbilenco… e futura prole rachitica!.. Io, già, tuo fratello non l'ho mai potuto digerire, e quella falsa bigotta, peggio! Ma oggi li odio addirittura!.. (Poi, mutando bisbeticamente) Lo sai che se non fosse morta mia moglie, non sarebbero sposati?
(voltandosi con meraviglia) Come c'entra la fine della tua povera signora?
C'entra benissimo. Ai funerali di quella disgraziata cominciarono ad amarsi!
(vivamente) Chi te l'ha detto?
Lo so!
(si stringe nelle spalle.)
È un vecchio conticino che io ho col signor Giulio. (Ride di nuovo con crudeltà) Ah ah ah!.. Egli suole beffeggiarmi per la mia verbosa manìa di suicida che non s'uccide mai. Va ripetendo che io sono come quei coristi che cantano: «partiam, partiam, partiamo», e restano sempre al medesimo posto. Stava per saltarmi il ticchio di fargli una graziosa sorpresa. Sicuro! M'era venuta l'idea di sbrigarmi proprio oggi. Così, tornando a casa con la sposina, egli, che ne intraprese la conquista accompagnando un morto, avrebbe trovato… un altro morto. Non sarebbe stato un bel regalo di nozze?
Ma cos'hai? Ma cosa ti passa per il capo?.. Mescoli i tuoi tormenti di vedovo inconsolabile con un odio ingiustificato! In sostanza, che ti hanno fatto di male quei due?..
(scattando in piedi) A me?.. A me niente. Ma hanno fatto del male a te, perdiancine!, e io non lo sopporto.
(protestando con severità e calore eccessivi) Tu pigli una cantonata, Sebastiano! In che consiste questo male? In che consiste?
Io non lo so, perchè non mi ci sono mai raccapezzato; ma è indiscutibile che essi te ne hanno fatto e molto!
(adombrandosi ed accendendosi sempre più) Non è vero! Non è vero!
(inviperito) Da quando si sono introdotti in questa casa, tu ti sei trasformato.
Non è vero!
Hai perduto il tuo buon umore, hai perduta la tua serenità, hai perduto l'entusiasmo con cui facevi tanto bene a tanta gente…
(convulso) Non è vero!
(gridando) Sei diventato un cencio per causa di quei due bricconi!
Tu non capisci quello che dici!
Io non capisco quello che dico, ma, giacchè tuo fratello giura che sono un uccellaccio di malaugurio, voglio gettar loro addosso tale una bestemmia che…
(in uno scroscio d'ira, coi pugni stretti) Sebastiano!.. (Indi, moderandosi, si scosta da lui e va a sedere sulla sua poltrona. – Pausa.) Sei disgustevole quando fai così.
(mortificato, commosso, con qualche lagrima negli occhi) Oggi, faccio così… per cose che riguardano te. Noi dobbiamo essere solidali… perchè siamo due infelici.
(si alza, gli si avvicina, gli si stringe affettuosamente, tenendogli un braccio sopra le spalle, e, con tenera intimità, gli dice:) Ma non è giusto, non è ragionevole far pesare sugli altri la infelicità nostra.
Tu sai ragionare. Io, no. Ragiona, dunque, tu… anche per conto mio, e lascia che io mandi bestemmie… anche per conto tuo.
… Del resto, le bestemmie di una persona buona, fortunatamente, non colpiscono mai.
(ergendo la testa come per una impellente energia) Credo che giungano!
(Le Ragazze si chiamano fra loro con brio affaccendato:)
– Eccoli! Eccoli!
– Rosaria!
– Mariuccia!
– Titina!
– E Reginella, dov'è?
– Dov'è, dov'è Reginella?
Ora ti tocca di andare a riceverli?
No… non è necessario… Giulio ha visto che non mi sentivo bene e lui stesso m'ha raccomandato di avermi cura. Crederà che mi sia messo a letto.
(Si distinguono, festevoli, le parole dell'augurio paesano.)
(le lancia con una vocetta limpida, vibrante e carezzosa:)
Sposa bella, non catene, e dolci anella!
Non catene!
Non inganni, ed ogni bene!
(sbuffando rabbiosamente) Le solite vecchie corbellerie!
(continua:)
Non malanni,
Sposa bella, per cent'anni!
Per cent'anni!.. Viva gli sposi!..
(in un grido spaventevole) Annita!
(trasalendo) Sebastiano?!
(urgentissima) Apri, apri, Fiorenzo! Apri sùbito!
(come paralizzato, incapace di muoversi) Apri tu, Sebastiano.
(apre e retrocede sbigottito.)
(Un po' oltre la soglia, appare Annita, distesa a terra, come esanime, nel candore della veste nuziale, tra le pieghe del velo che quasi tutta l'avvolge.)
(Le ragazze – quelle che sono entrate dianzi e le altre – ingombrano il pianerottolo e le scale dirimpetto, tacendo.)
(curvo sul corpo di lei, in una concitata desolazione, la soccorre) Annita mia!.. Annita mia!..
(con un moto d'immenso spavento) Madonna santa, che è accaduto?!
(sollevando il corpo intirizzito e trascinandolo cautamente verso la poltrona) È orrendo quel che è accaduto!.. È orrendo!.. Me la sono vista stramazzare accanto come fulminata!
Come fulminata?!..
Sì, proprio là, sul pianerottolo, quando io mi scostavo dal suo braccio per bussare alla tua porta e per farti un saluto. Tutta d'un pezzo è andata giù… Con l'istantaneità d'un masso di piombo lasciato a sè stesso… (L'adagia sulla poltrona, le riversa la testa sulla spalliera, le prende le mani che penzolano e gliele raccoglie in grembo.) Che sciagura, Fiorenzo mio! E che infamia!.. Che infamia del destino!..
(con riservata e timida affettuosità) Permettetemi di dirvi, signor Giulio, se la mia parola non v'infastidisce, che il vostro allarme disperato per un semplice svenimento è una vera allucinazione, è una vera follia…
Non può essere uno svenimento! No! Si tratta senza dubbio di un fatto molto più grave! Si tratta senza dubbio di un colpo mortale! (Nella concitazione crescente) Non vedete?.. Non vedete?.. La sua faccia è diventata di cera, i suoi occhi sono fissi come due occhi di vetro, le sue membra sono già quasi irrigidite… In questo corpo non c'è più nulla di vivo!..
(hanno pian piano oltrepassata la soglia e si sono fermate a una certa distanza, intente, col fiato mozzo. – Soltanto Reginella si è fermata più avanti, non sapendo vietarsi di vedere il volto di Annita.)
(è entrato dopo le ragazze, ed è rimasto, guatando, tutto contratto, attaccato allo stipite della porta.)
(con gli sguardi intensamente diritti sulla sposa immota, con le vene agghiacciate, non osa, non può profferir parola; non osa, non può avvicinarsi a lei.)
Ma la signorina Annita, benchè un po' fragile e nervosa, non aveva nessuna malattia. La gravità che voi temete non è presumibile. Mentre, invece, è naturalissimo che sia svenuta. La cerimonia in chiesa, l'emozione, la festosità di queste benedette ragazze così discordante con la sua indole… l'hanno snervata, l'hanno esaurita. Via, tranquillatevi! E, se non disdegnate la mia offerta, vado a prendere io quello che ci vuole. Ho ancora in casa tutta una farmacia…
Vi sono grato signor Sebastiano, ma piuttosto fatemi la grazia di chiamare un medico… Voglio un medico! Voglio un medico!.. A qualunque costo, un medico, signor Sebastiano!
Cercherò di rintracciare il Dottor Finizio…
Ma presto, ve ne supplico! Non perdiamo più tempo!
Non ne perderemo! Prendo il cappello e volo. (Entra immediatamente nella sua casa, ne riesce all'istante col cappello in testa, e si precipita per le scale.)
(agitandosi disperatamente, a Don Fiorenzo) E tu?.. Stai lì, muto, impietrito… Non hai nemmeno il coraggio di dirmi una parola di conforto?.. Che pensi, tu?.. Che credi?
Io credo… che l'opinione di Sebastiano sia logica… sia esatta…
(andando verso Annita) Ma quando mai l'aspetto di una donna svenuta è così terrificante? Quando mai è così lugubre? (Le posa una mano sulla fronte.) Questa fronte è gelata! È gelata come la fronte di un cadavere! (Indi scuote e riscuote quel corpo algido e rigido con la frenesia di rianimarlo) Annita!.. Annita!.. Annita!.. Annita!.. (Rinunziando) È inutile!.. Nulla più di vivo qui dentro! Nulla! Nulla!
… Ma tu… non le hai ancora osservato il polso.
No, Fiorenzo… Non voglio… Ho paura di questa prova decisiva.
Vedrai invece che sarà rassicurante. Fatti animo!
(in preda alla più intensa trepidazione, le si inginocchia accanto, le prende un braccio, le tasta il polso attentissimamente.)
Lo senti battere?
Aspetta…
Lo senti battere, sì o no?
No!.. No!..
(hanno un fremito. – Si ode una raffrenata esclamazione di strazio.)
… Le pulsazioni sono forse deboli, sono forse capillari, ma non è possibile che siano cessate… È un inganno del tuo eccitamento…
(levandosi) Intanto, tu sei atterrito come me, più di me! Il tuo contegno è di chi si trova innanzi a una catastrofe irreparabile! Vorresti che io sperassi, ma tu stesso non speri più. E, difatti, perchè non preghi?.. perchè non fai per tuo fratello ciò che faresti per qualunque sventurato che tu sinceramente esortassi alla speranza?
Tu dimentichi che io so di non meritare la insensata fiducia che si ripone in me.
Ma se tu non fossi convinto che tutto è finito, ti parrebbe di non dover compiere nessun prodigio. Crederesti di potermi soccorrere con la semplice preghiera del sacerdote.
Io sento di essere sempre più indegno della mia missione… Mi sembra che non possa più giungere al Signore la mia preghiera!.. Mi sembra finanche di non saper più pregare!.. Tuttavia… tenterò… sì… tenterò… (Ha sulla faccia la impronta di un complicato tormento atroce. Poi, tutta la sua persona si drizza, e si fa più alta. La sua fisonomia rivela lo sforzo del suo pensiero, lo sdoppiamento faticoso del suo spirito. A poco a poco, si volge al Cristo dello scarabattolo. Ancora trepido, vi si accosta, cade genuflesso, piega la testa fino a toccare con la fronte il margine della tavola su cui si erge lo scarabattolo, – e prega.)
(Le ragazze, estatiche, tacite, rivolte a lui, e in lui assorte, s'inginocchiano anch'esse; e anche Barbarello, fissandolo con perplessa venerazione, stretto allo stipite, s'inginocchia.)
(dopo di aver seguìto con lo sguardo Don Fiorenzo in tutti i suoi movimenti, dopo di averlo visto cadere ginocchioni, torna ad Annita. – Resta alle spalle di lei, e, un po' chino, vigila, sfiorandole con la bocca i capelli. – Nella solennità silente dell'attesa mistica, l'angoscia lo incalza. Come in un delirio spasmodico, egli le parla col pensiero. Indi, il suo pensiero diventa parola, sommessa e affannosa)… Era questo… era questo il tuo voto costante, non è vero?.. Tu hai sempre desiderato di fuggirmi!.. Sempre!.. Sempre!.. Anche dopo che avevi accondisceso a sposarmi, io ti vedevo tremare vicino a me. E m'illudevo. M'illudevo. Pensavo che fosse il principio di una sensibilità nuova… Pensavo che fossero le prime ansie di una nuova vita… E certamente doveva essere, invece, una profonda repulsione invincibile di cui nemmeno tu ti rendevi conto… Non mi hai voluto mai! Ecco… ecco tutta la verità! E quando, in chiesa, sei stata costretta a pronunziare il tuo sì, questa parola buona, che avevo tanto aspettata e che avevo tanto meritata, s'è perduta… s'è perduta in una lagrima! (Piange.) Io me ne sono accorto, in quel momento, che qualche cosa di straordinario… stava per distaccarti da me!
(con un sussulto) Signor Giulio!.. Si muove!
(animandosi) Che!?..
(ha una lieve oscillazione del capo appena percettibile.)
Si muove! Si muove!
Ma io non vedo!
È certo che si muove!
(si leva, spettrale, ansimando, frenandosi il petto con le mani.)
(Tutte LE RAGAZZE si levano contemporaneamente e circondano Annita e Giulio.)
(si leva anche lui, senza lasciare il suo posto.)
(resta in fondo, parlando tra sè, facendo dei gesti sgarbati per suo conto.)
(si avanza insinuandosi fra le ragazze per osservare.)
Apre la bocca, adesso!
Sembra che sorrida!
Vuole parlare!..
Parlano già i suoi occhi! Sono così pieni di luce!..
E come le si colora la faccia!..
Le si colora tutta di rosa!.. Diventa più bella di prima!..
(grida come un pazzo:) Vedo anch'io! Vedo anch'io! Ella rivive! Ella mi ritorna!.. Fiorenzo! Fiorenzo!.. Fiorenzo!..
(si voltano tutte verso Don Fiorenzo coi visi irradiati di ammirazione e di devozione.)
(che è rimasto in disparte) Non chiamarmi, Giulio. Sei tu che hai saputo pregare.
Mi riconoscete, Annita? Sono Reginella. Mi riconoscete?
(con bontà) No, non la interrogate, Reginella! È bene che per ora si rinunzii a farla parlare. Tanto, non può rispondere, e molto le nuocerebbe lo sforzo di tentarlo. (A Giulio, spiegando) È stato, evidentemente, un caso di catalessia transitoria, dovuto a una condizione speciale del suo sistema nervoso.
E nessun rimedio c'è, Dottore? Nessun rimedio?
Visto che va ricuperando i sensi, quale scopo avremmo di molestarla?
Ma potrebbe verificarsi di nuovo quest'orribile fenomeno, e allora?..
Non vi preoccupate. Il rimedio dell'avvenire sarà… la felicità coniugale; il rimedio di oggi sarà… un po' di riposo. E anche per questo, il medico l'affida al marito! Conducetela su con voi, ora. Tenetela nel silenzio, tenetela nella tranquillità, e vedrete che dopo il riposo ella non serberà più nemmeno una traccia del breve sonno che ha dormito.
Ma è ancora così inerte… Sarà difficile condurla…
Sarà facilissimo… se la vostra volontà può agire su lei. È una buona occasione per sperimentare (sorridendo)… l'obbedienza di vostra moglie. (Rivolgendosi a Don Fiorenzo quasi per chiamarlo in aiuto dell'esperimento) Dico bene, Don Fiorenzo?
Come sempre, Dottore.
In altri termini, faremo come… un piccolo tentativo di suggestione ipnotica. (A voce alta e alquanto solenne, con lo sguardo obliquo rivolto a Don Fiorenzo) Volete, signor Giulio, fermamente, che vostra moglie si lasci… condurre da voi?
Sì.
(in una spontanea e impaziente concentrazione risolutiva) Deve volerlo!
Ebbene, vediamo. (Solleva lievemente un gomito di Annita come per invitarla ad alzarsi.)
(Il corpo di lei non oppone nessuna resistenza. Ella si alza a guisa di un automa. Ha, tuttavia, l'aspetto della ritornante vitalità interiore.)
(la contempla trasognato.)
(La contemplano, attonite, LE RAGAZZE.)
Animo, signor Giulio! Offrite il braccio alla vostra sposa. E voi, ragazze, datele questi bei fiori; spargetene anche, se vi piace, il suo cammino…; e fate passare… fate passare…
(le porge il braccio.)
(vi appoggia il suo.)
(le riempiono le mani di fiori.)
(facendo largo, ne spargono per terra, verso la soglia.)
(le bacia devotamente il velo.)
(La coppia si avvia. – Si allontana. – Le ragazze la seguono.)
Caro Don Fiorenzo, io ne sono dolentissimo, ma il mio intervento ha in certo modo sminuito il miracolo. Nondimeno, per la leggenda ce ne resta abbastanza.
(con umiltà dolorosa) Non mi spetta il vostro sarcasmo, Dottore! Voi lo sapete che io sono il vostro migliore alleato nello sfatare la leggenda da cui sono oppresso.
Ma sì. Ho scherzato. È una vecchia celia, e oggi ve ne avete a male?
Perdonatemi…
Perdonarvi io?! Siete voi che dovete perdonare me, se ho scherzato in un cattivo momento.
(stringendogli affettuosamente la mano) A rivederci, Dottore.
A rivederci, mio buon amico. (Uscendo) Servo vostro, signor Sebastiano.
Padrone mio.