Kitabı oku: «La Principessa E Il Cavaliere»

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La Principessa e il Cavaliere

Carlos Usín

Traduzione Italiana di Patrizia Barrera

Copyright © 2012 Carlos Usín

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In un paese lontano, freddo e gelido, viveva una bella principessa con i suoi due bambini, che lei non faceva altro che vezzeggiare e coccolare. Per tutta la vita la Principessa si era dedicata alla cura e alla crescita dei suoi figli, in modo che non mancassero di nulla. La mattina si alzava presto e accompagnava personalmente i figli nelle stanze, dove i tutori avevano il compito di impartire loro la migliore istruzione che un nobile potesse ricevere. Scienze, lettere e arte erano solo alcune delle materie importanti che i bambini dovevano apprendere.

La Principessa aveva molto a cuore l’istruzione dei suoi figli, perché sapeva che un giorno avrebbero dovuto assumersi le loro responsabilità di Reali, magari anche in Regni molto lontani e sconosciuti. La principessa viveva da sola, poiché suo marito, il principe, era sempre fuori dal regno per qualche strana avventura, a caccia di animali esotici in paesi remoti o per combattere contro incredibili mostri con più teste. La sua sete di avventura e di conquista era smisurata. In ogni caso, la Principessa era felice che il marito stesse via per quasi tutto il tempo, in quanto era una persona rude e violenta. La Principessa si era detta che, a furia di stare sempre a contatto con mondi disumani e selvaggi, si era abbrutito e ormai non godeva più della sua compagnia.

Erano lontani i tempi in cui il principe sfidava le avversità per lei e partiva da luoghi lontani, solo per ricongiungersi alla sua amata. Tale era l'amore e la passione che provava per lei, che non riusciva a stare un attimo senza vederla. Tuttavia, subito dopo il matrimonio, la principessa aveva cominciato a notare un certo cambiamento nel comportamento di suo marito. Col tempo egli mutò a tal punto da diventare un vero mostro, che non faceva che maltrattare la moglie e i figli, picchiandoli, ma il più delle volte trattandoli con disprezzo e insultandoli. Fu così che la Principessa pregò il marito di viaggiare per terre lontane, in modo da sfogare la sua collera e il suo pessimo carattere. Almeno tutti sarebbero stati in santa pace.

La vita della bella principessa era semplice, ma intensa. Per lo più si occupava dei suoi figli, e il poco tempo libero che le rimaneva lo trascorreva con i suoi numerosi amici, che venivano spesso a trovarla al castello, dato che la Principessa non ne usciva mai. Alcuni dei suoi amici partivano da altri Regni, pur di godersi la sua compagnia, la sua piacevole conversazione, il suo spiccato senso musicale, il suo gusto squisito per l'antiquariato e le sue abilità nell'arte culinaria. Le serate erano piacevoli e si prolungavano fino a notte fonda. Certe volte si faceva così tardi che qualcuno dei suoi amici era costretto a pernottare al castello per non correre rischi, in quanto viaggiare di notte per quelle terre poteva essere molto pericoloso: ci si poteva imbattere in animali affamati e selvatici. Nel corso di questi incontri, mentre i menestrelli intrattenevano gli ospiti con la loro musica, la Principessa e le sue dame chiacchieravano sempre più eccitate, probabilmente a causa del buon vino che veniva spillato dalle botti e che accompagnava la ricca cena e le carni sopraffine, che la Principessa si faceva portare da luoghi lontani, allo scopo di godere di nuove prelibatezze. E si raccontavano l’un l’altra tutti i pettegolezzi e le novità del circondario, ridendo di cuore agli esilaranti commenti di questa o di quella.

La Principessa era molto bella, e nonostante la sofferenza che le aveva inflitto il marito, godeva di uno splendido senso dell'umorismo; era sempre sorridente, molto rispettosa nei confronti di chi le stava intorno e aveva un carattere caloroso, gentile e sensibile, il che la rendeva una persona molto amata e rispettata da tutti, nel suo regno. Malgrado ciò, aveva nostalgia del suo Paese natale. Quando aveva preso il Principe per marito, si era trasferita nel suo Regno senza nemmeno conoscerne la lingua. Per amore suo aveva abbandonato la patria, gli amici e tutta la sua famiglia; lasciato un regno pieno di luce, di sole, persone gentili, amichevoli e socievoli, per andare a vivere in un paese lontano e a lei sconosciuto, con sudditi seri e taciturni, benché indiscutibilmente educati e perbene.

Un giorno, mentre passeggiava per gli ampi giardini del suo Castello, posto in cima a una collina, guardò verso la vallata, dove scorreva un enorme fiume dalle acque profonde ma tranquille. Vide molta gente attraversarlo, passando sul ponticello che era stato costruito. E godette alla vista del paesaggio che le si apriva intorno, il bosco fitto e rigoglioso dove lei stessa soleva fare lunghe passeggiate, intenta a riflettere sul suo futuro e quello dei suoi figli, che talvolta l’accompagnavano. Rammentò tutte le volte che aveva giocato con loro, nei giardini del palazzo come anche sulle rive di quel fiume; spesso, quando l’estate era calda, li portava in un punto di quelle acque quasi sconosciuto alla maggior parte degli abitanti. Era un punto non troppo profondo e abbastanza isolato, giacché i suoi sudditi rifuggivano l’acqua come la peste. Solo i più avventurosi solevano attraversare il fiume, ma dove era molto più basso, non certo dove la Principessa portava a sguazzare i suoi figli.

Con tutto ciò, non era felice.

Suo marito aveva smesso da tempo di fare il padre e lo sposo, così lei era stata costretta ad assumersi il ruolo di entrambi i genitori, oltre che quello di Regnante e madre. La solitudine, gl’impegni di governo, gli oneri di madre… era troppo per una donna bella, giovane e con pochissime gratificazioni. Alla fine decise di abbandonare il Regno e di tornare nel suo paese natale insieme ai suoi figli.

Mandò a chiamare uno dei messi Reali, che partì subito per un paese sperduto dove, in base a ciò che le avevano riferito, risiedeva il principe, per comunicargli la decisione che aveva preso. Nel frattempo, la Principessa si dette molto da fare per risolvere le ultime questioni in sospeso del proprio Regno e, non ultime, quelle che la riguardavano direttamente. Ad esempio, gli affari di cuore.

I sudditi l’apprezzavano per quello che era, una donna bella, colta, istruita, sensibile e delicata, e dal carattere affabile e accomodante. Tuttavia, la prolungata assenza del Principe e la violenza che aveva dovuto subire da lui avevano in qualche modo raffreddato il suo cuore, e consumato la sua gentilezza e compassione. Dentro di sé anelava ancora di trovare quel Principe con cui aveva sperato di trascorrere la vita, e concluse che doveva fare qualcosa per realizzare il suo sogno.

Così si confidò con i suoi Consiglieri e con le amiche del cuore, e tutti concordarono che, data la sua bellezza, la sua giovane età e il suo buon carattere, non le sarebbe stato difficile trovare un altro Principe che accettasse di condividere la vita con lei e i suoi bambini, ancora piccoli. Ormai era chiaro che il suo vero marito non l’amava più e che si era disamorato anche dei suoi figli, e sarebbe stato davvero stupido lasciar appassire un fiore così bello. Tutti insieme rifletterono quindi sulle qualità che il candidato avrebbe dovuto avere: doveva essere bello, senz’altro, anche se la bellezza non era fondamentale. Molto più importante definire le qualità umane che avrebbero dovuto albergare nel suo cuore, per aspirare alla mano della Principessa. Quando tutti furono d’accordo venne emanato un Editto, in cui si avvisava il popolo che la Principessa era in cerca di marito e che avrebbe sposato l’uomo che fosse riuscito a superare alcune prove.

Dato che la Principessa aveva espresso la volontà di tornarsene al suo paese d’origine con i bambini, l’editto fu allargato fin laggiù, in quanto sarebbe stato meglio trovare un uomo della sua terra. Ma alla fine le voci presero a circolare e, quando tutti vennero a conoscenza che la bella Principessa cercava marito, anche molti giovani dei paesi vicini inviarono le loro candidature, e perfino i meno giovani si misero in lista inviando lettere d’amore, nella speranza di conquistare il suo cuore.

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