Kitabı oku: «Vischio A Cattle Valley», sayfa 2
Capitolo due
Allungato sul sofà, Casey sgranocchiava da una ciotola piena di popcorn e Hot Tamales, mentre guardava Walking Tall. Non capiva se stesse prestando più attenzione al film o al corpo di The Rock, ma sembravano entrambi estremamente soddisfacenti.
Aveva appena iniziato a strofinarsi il pisello a un ritmo lento, quando qualcuno bussò alla porta. Abbassando lo sguardo sul membro nella mano, sospirò, “Più tardi.” Posò la ciotola di popcorn sul tavolino da caffè e cercò di sistemare la protuberanza mezza dura nei boxer, prima di rinunciare e di andare alla porta.
Quando guardò attraverso lo spioncino, il suo cazzo diventò ancora più duro. Con un sorriso, girò la chiave e aprì la porta. “Ciao, non ti aspettavo.” Casey scosse la testa confuso. “Quello che intendevo dire è che pensavo che mi avresti chiamato.” Fece un passo indietro, lasciando entrare Hal nel salotto.
“Mi dispiace,” disse Hal, guardandosi intorno. “Ero comunque in città e ho pensato di fare un salto per darti la mia proposta.” Porse a Casey un pezzo di carta.
“Devo cercare gli occhiali. Ti va di accomodarti?” Casey indicò il divano.
Hal scosse la testa, abbassando lo sguardo. “Sto bene qui. Non vorrei calpestare il tappeto.”
“Oh,” Casey osservò i grandi stivali marrone chiaro. “Bene, se vuoi aspettare qui, credo che i miei occhiali siano nello studio.” Casey si voltò e si diresse nel suo ufficio. Quando accese la luce, colse il proprio riflesso nella finestra sopra la scrivania. Con i capelli in disordine e il pisello duro, sembrava uno stupido libertino. Lisciandosi rapidamente le ciocche ribelli, abbassò di nuovo gli occhi sul membro. Non ora, ti prego.
Dopo aver trovato gli occhiali, li indossò e valutò la proposta. Fu leggermente scioccato dal prezzo. L’offerta era più alta di quanto si aspettasse, ma sapeva di non avere una gran scelta. Hal era l’unico impresario rimasto nella zona e sembrava sapere di aver messo Casey con le spalle al muro. Quell’immagine fece ben poco per calmare la sua lussuria.
Mentre tornava nel salotto, Casey studiò ancora una volta la proposta. Quando alzò lo sguardo, colse Hal che lo fissava dalla testa ai piedi, con apparente apprezzamento. Casey si diede mentalmente una pacca sulla schiena. Sì, ce l’ho ancora! Ora il problema era, come condividerlo?
Si fermò di fronte ad Hal e indicò l’offerta. “Sarò onesto. È un po’ più elevato di quello che mi aspettavo.”
Scuotendo leggermente la testa, Hal indicò il foglio. “Gran parte del costo della manodopera è dovuto ai tempi ristretti. Se vuoi che la maggior parte dell’edificio sia terminato per la vigilia di Natale, dovrò fare un sacco di straordinario.”
Casey si grattò la testa. “Se prometto di dare tutto l’aiuto possibile durante il giorno, puoi ridurlo un po’? Cioè, non so niente di impianti idraulici e elettrici, ma posso andare a prendere e trasportare. Sicuramente, con un po’ di lavoro non specializzato dovremmo accelerare leggermente le cose, giusto?”
“Di solito lavoro da solo,” disse Hal, con un tono un po’ burbero.
Casey si tolse gli occhiali, frustrato, e si strofinò gli occhi. “Quindi mi stai dicendo di no e che la proposta resta quella che è?”
Hal non disse nulla per un lungo istante. “Immagino che potremmo provare, ma non posso promettere che funzionerà. Terrò il conto delle ore che passo sul posto e modificherò il conto di conseguenza, alla fine del progetto. È il meglio che posso fare, prendere o lasciare.”
Casey gli porse la mano, aspettando quella di Hal. “Affare fatto,” disse, dopo che Hal l’ebbe stretta. Casey notò che, questa volta, la stretta non era così salda. Significava che Hal pensava che Casey fosse troppo debole per sopportare una vera stretta di mano? Bene, glielo avrebbe dimostrato: sarebbe diventato l’uomo più dannatamente tosto in quella faccenda. “Quando puoi iniziare?”
Hal lasciò andare la mano di Casey. “Domani mattina alle sei.”
Alle sei? Wow, d’accordo, ce l’avrebbe fatta. “Sarò pronto.”
* * * *
La mattina dopo il loro primo giorno di lavoro, Casey stava versando il caffè in un thermos. Ogni muscolo del corpo gli faceva male e le sue mani erano distrutte. Come poteva la gente fare quel lavoro ogni giorno? Almeno era stato abbastanza furbo da indossare tre strati di vestiti. Lavorare con addosso il cappotto era scomodo. Aveva notato che Hal indossava una giacca da sci: forse avrebbe dovuto investire in una di quelle?
Un’occhiata all’orologio a muro gli mostrò che era tempo di andare in chiesa. Casey si mise il cappotto e si infilò il thermos sotto il braccio, prima di aprire la porta. Fuori era ancora buio. Quale essere umano ragionevole andava al lavoro di propria volontà alle sei?
Quando scorse il furgone di Hal accanto all’ampliamento, Casey seppe esattamente quale tipo di uomo lo faceva. Il giorno prima aveva dovuto ricordare tre volte ad Hal di fare una pausa per pranzo. Hal era una specie di robot: parlava molto raramente e, quando lo faceva, sembrava solo abbaiare ordini. Casey dovette ricordare a se stesso molte volte che stava lavorando per il bene della chiesa.
Aprì la porta laterale, si tolse il cappotto e posò il thermos sul tavolo da lavoro. “Giorno,” gridò a Hal dall’altra parte della stanza.
Hal grugnì una risposta che Casey intese come un buongiorno. “Ho portato del caffè caldo, se ti va una tazza.”
Hal si voltò, infilando il metro a nastro in una delle tasche del marsupio degli attrezzi. Senza dar segno di aver sentito Casey parlare, si mise la matita dietro l’orecchio e gli si avvicinò.
Dopo aver scavato per qualche secondo nella scatola degli attrezzi, Hal se ne uscì con un paio di guanti di pelle. “Ho visto le tue mani ieri e ho immaginato che potresti usare questi.” Passò i guanti a Casey.
“Grazie. Ti andrebbe una tazza di caffè?” chiese Casey, sollevando il thermos.
“Certo,” disse Hal.
Casey versò la miscela aromatica nel coperchio del thermos e lo passò ad Hal. “È forte, spero che ti piaccia così.”
“Andrà bene,” disse Hal, sorseggiando la bevanda, poi si voltò e ritornò al lavoro. Casey abbassò lo sguardo sul thermos e si rese conto di non aver portato un’altra tazza. Dannazione, avrebbe dovuto tornare fino a casa. “Ho dimenticato qualcosa, ma ne avrò solo per un minuto,” gridò rimettendosi il cappotto.
Arrancò attraverso il posteggio freddo, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a fare breccia nell’atteggiamento scontroso di Hal. Ma per quanto lo riguardava, perché se ne doveva preoccupare? Certo, quell’uomo era sexy, ma sarebbe mai riuscito a trattare un fidanzato con rispetto? Wow, aspetta un attimo. Chi ha parlato di fare di Hal il proprio ragazzo?
Dopo aver afferrato un’altra tazzina da caffè nell’armadietto, Casey fece il percorso a ritroso. Quando entrò nell’edificio, il suo sguardo si posò immediatamente su Hal. Era chino sul tavolo da lavoro e scriveva annotazioni sulle planimetrie. Si era tolto la giacca e arrotolato le maniche. Belle braccia. Casey lo osservava, mentre i tendini si muovevano ad ogni colpo di matita. Sentiva il membro iniziare ad indurirsi.
Distogliendo lo sguardo, Casey si tolse il cappotto. Gemette, quando bevve finalmente il primo sorso di caffè. Hal alzò di scatto la testa. “Hai detto qualcosa?”
“No, scusa.” Casey sollevò la tazza. “È solo che il mio primo caffè del mattino… mi fa sempre gemere.”
Hal abbassò lo sguardo e Casey si rese conto che lo stava controllando. Accidenti, se non fosse stato completamente bloccato, Casey avrebbe superato ogni limite per uno sguardo come quello.
“Quindi, cosa vorresti che facessi per te?” chiese Casey, finendo in fretta il caffè.
“Io inizierò con l’impianto elettrico. Pensi di poter iniziare con il portare qui le bobine dal garage?” Hal si infilò la matita tra i denti, in attesa.
“Certo, arrivo subito,” disse Casey, sospirando dentro di sé. C’era da chiedersi perché si fosse preso il disturbo di togliersi il cappotto. “Vuoi tutta la roba per l’impianto elettrico?” Casey sapeva che costruire un impianto elettrico necessitava di molto di più delle semplici bobine di cavi.
“Sì,” disse Hal con la matita in bocca. Poi ritornò a studiare le planimetrie, dimenticandosi in apparenza di Casey.
Sarebbe stata una lunga giornata, pensò Casey afferrando il cappotto.
All’ora di pranzo, Casey aveva trasportato non solo il necessario per l’impianto elettrico, ma anche per quello idraulico. Rendendosi conto che il tempo non sarebbe cambiato in meglio, decise di infliggersi quella tortura solo una volta, quella settimana.
Dopo aver messo giù l’ultimo tubo in PVC, Casey si voltò verso Hal. “Ho una riunione con il consiglio ecclesiastico, quindi devo andare a farmi una rapida doccia.”
Senza nemmeno voltarsi, né parlare, Hal lo salutò con la mano. Casey scosse la testa e roteò gli occhi. Dopo essersi fermato a prendere il thermos vuoto, si diresse alla porta. Durante tutto il tragitto fino a casa, discusse della propria attrazione per Hal con la propria libido.
Non appena Casey uscì dalla porta, Hal sospirò. “Questa faccenda mi ucciderà,” disse parlando al muro. Aveva fatto del proprio meglio per tenere Casey fuori dalla propria visuale nei due giorni precedenti, ma gli bastava sapere che lui era nella stanza per mandare a spasso la forza di volontà. Si era sentito male per averlo costretto a trasportare tutte quelle cose dal garage, ma aveva tirato troppo la corda.
Ripensò al primo giorno in cui aveva visto Casey Sharp. Era stato al garage di Gill, quando quell’uomo aveva sollevato la pompa self-service della benzina di fronte a lui. Hal aveva chiesto immediatamente a Gill chi era quel nuovo tipo che faceva rifornimento. Era davvero interessato, fino a quando Gill non lo aveva informato che Casey era il nuovo reverendo della cittadina.
Non avrebbe potuto immaginare che avrebbe iniziato a lavorare per Casey appena una settimana più tardi. La prima volta, da Gill, era stato piuttosto difficile distogliere lo sguardo dalla finestra, ma ora era impossibile. Il suono del suo cellulare lo distolse da quell’infelicità. Quando se lo staccò dalla vita, Hal vide che si trattava di Gill.
“Ciao,” rispose.
“Ciao, vuoi venire qui a guardare la partita, più tardi?” chiese la voce profonda di Gill.
“Certo, sempre meglio che rimanere a casa a piangere su me stesso.”
“Di nuovo il ragazzino?” ridacchiò Gill.
“Non è un ragazzino. Credo che sia intorno ai trenta. Solo che Casey sembra giovane.” Hal gettò un’occhiata alla casa di Casey, fuori dalla finestra.
“Deve essere tutta la vita sana che fa,” scherzò Gill.
“Non ricordarmelo. Ci vediamo dopo il lavoro. Mi darai anche da mangiare?”
“Certo, mi inventerò qualcosa.”
“Okay, ora metti giù, così posso finire il lavoro e uscire da qui.” Hal stava iniziando a mettere giù, quando sentì Gill che rideva. Maledetto! Schiacciò il tasto per chiudere la chiamata, riattaccò il telefono al marsupio e si mise al lavoro. Se le visioni di Casey lì accanto sotto la doccia si insinuavano nella sua mente mentre lavorava, beh, chi poteva biasimarlo?
Hal mise nel frigo la confezione da dodici che aveva portato, poi aprì la scatola e tirò fuori una birra. “Ne vuoi una?” chiese a Gill.
“Sono fredde?”
“Sono state sul mio furgone dall’ora di pranzo. Cosa ne pensi?” disse Hal, portando una lattina a Gill.
“Accidenti, qualcuno è di cattivo umore, stasera.” Gill era intendo a mescolare quello che sembrava un grosso vaso di chili.
“È colpa di Casey. Mi sta facendo impazzire.” Hal afferrò la birra e si sedette su uno degli sgabelli davanti all’isola della cucina. Scosse la testa, bevendo una lunga sorsata.
“Non prendertela con me, solo perché ti fai qualche scrupolo ad uscire con un uomo di chiesa.” Gill aprì la birra e appoggiò gli avambracci sull’isola. “So che hai qualcosa contro la religione, ma cosa c’entra con il fatto di uscire e avere un po’ fortuna?”
“Lui è un reverendo. Pensi che si accontenterebbe di una veloce scopata, una volta o due? È il tipo di uomo che si aspetta fedeltà e un lieto fine.” Hal si passò le dita tra i corti capelli castani. “Io non faccio queste cose.”
“Hai già tradito qualcuno?” chiese Gill, con un tono scioccato.
“Beh, no, ma non significa che non vorrò farlo, in futuro. Inoltre, di cosa potremmo parlare? Come si fa a tenere l’argomento della fede fuori da una conversazione con un sacerdote?”
“Tu, amico mio, sei un enigma,” ridacchiò Gill. Strappò un tovagliolo di carta dal rotolo e si asciugò la lucida testa calva.
Hal guardò il suo amico, cercando di capire come mai non ci fosse alcuna evidente attrazione tra loro due. Gill era un uomo incredibilmente affascinante. Hal non trovava ogni giorno qualcuno più alto di sé, ma Gill lo batteva di almeno dieci centimetri.
“Cosa?” chiese Gill.
“Perché noi due non ci siamo mai agganciati?”
“Uhm… perché siamo amici ed abbiamo entrambi già messo gli occhi su qualcun altro. Inoltre, penso che a te piaccia essere il migliore e, dannazione, non permetterò mai che qualcuno stia sopra di me.” Gill fece l’occhiolino ad Hal e ricominciò a mescolare il chili.
Hal sorrise al pensiero di qualcuno che cercasse di mettersi sopra la versione scura di Mr Pulito. Bastò il pensiero di fare sesso con Casey, perché il pisello di Hal diventasse di nuovo duro all’istante. “Grazie,” disse alla schiena di Gill. “Ero sicuro che sarei riuscito a passare questa serata senza un’erezione perpetua.”
Gill si voltò e alzò le mani. “Non guardare me, amico. In effetti, falla finita. Vai in bagno e prenditi cura di lui, o qualcosa di simile. Che io sia dannato, se me ne starò qui a guardare questa partita tra te e il suo salsicciotto.”
“Non credo che sarà necessario. Cercherò di controllarmi, in presenza di quel tuo grande e magnifico corpo,” scherzò Hal.
“Oh, adesso stai cercando una batosta. Alza il culo e prepara la tavola. Sarebbe bello se mi invitassi in quella casa della quale vai così fiero, una volta tanto. Ma no, devi sempre venire qui a mangiare tutto il mio cibo.”
Ridendo, Hal tirò fuori delle grosse ciotole e le posate. “Dimmelo di nuovo, perché siamo amici?”
“Perché nessun altro riesce a sopportare il tuo culo bianco.” Gill si tolse lo strofinaccio dalla spalla e colpì le chiappe di Hall.
“Per tua informazione, ti ho invitato, ma tu ti lamenti sempre che è troppo lontano per venire in macchina. Inoltre, non so affatto cucinare come te.” Hal tirò fuori il formaggio, la salsa piccante e l’aceto, e li mise sul tavolo. “Tortillas?”
“Già, non sai cos’è una tortilla?” chiese Gill come se fosse pazzo.
Alzando gli occhi al cielo, Hal porse a Gill la ciotola da riempire. “Gallette, salatini, sai, quelle piccole cose quadrate e salate che metti nel chili.”
“Oh, sono in dispensa, sulla mensola più in basso.”
“Sai, un giorno qualcuno ti sentirà parlarmi in quel modo e giungerà alla conclusione che non ti piaccio molto.” Hal prese la ciotola, prima di porgerne un’altra a Gill.
Gill lo sorprese chinandosi in avanti e baciandolo sulla fronte. “Avrebbero torto. E ora, mangiamo.”
Capitolo tre
“Ahi!”
“Tutto bene?” chiese Casey, avvicinandosi a Hal.
“Sì, non stavo facendo attenzione e mi sono preso una scheggia. Sopravviverò.” Hal si succhiò la pelle tra il pollice e l’indice.
“Fammi vedere.” Casey fece un passo in avanti, allungando la mano.
Hal scosse la testa. “Non è niente. Me la scaverò via con il coltellino da tasca, all’ora di pranzo.”
Casey alzò gli occhi al cielo. Gli alfa potevano essere così fastidiosi! “Non ti lascerò scavare niente con un coltello. Lasciami vedere; farò una corsa a prendere le pinzette, se necessario.”
Hal sorrise e Casey fu un po’ sorpreso che quell’uomo sapesse farlo. “Non mi lascerai, eh?” scherzò Hal.
Casey sottolineò la mano protesa con un sospiro. “Lasciami solo dare un’occhiata.”
Con riluttanza, Hal mise la mano in quella di Casey. Non fu difficile trovare la piccola scheggia di legno, ma sembrava essere abbastanza profonda. Tirando Hal per la mano, Casey si fermò direttamente sotto una luce. “Faccio una corsa fino a casa a prendere della roba.” Impose alla propria mano di lasciare andare quella di Hal, ma il suo corpo aveva altre idee.
Casey guardo Hal dritto in quegli occhi blu e smise di respirare. Anche se cercava di allungarsi il più possibile, arrivava solo alla sua spalla. Si sentiva le labbra andare a fuoco dal bisogno di baciare quell’uomo più alto.
Hal iniziò a chinarsi con le labbra socchiuse, quando il suo cellulare squillò. Sbatté le palpebre e si raddrizzò, staccando il cellulare con un movimento fluido. “Hal.”
Casey inghiottì il dispiacere e andò a prendere il cappotto. Non sapeva come sentirsi. Da un lato, sembrava che Hal volesse davvero baciarlo, ma dall’altro, aveva lasciato che una semplice telefonata lo interrompesse senza pensarci due volte.
Quando Casey fu di ritorno, Hal aveva già chiuso la telefonata. L’altro aspettò, posando il kit da pronto soccorso sul tavolo. Hal si avvicinò. “Era il tipo del riscaldamento. Verrà qui domani, per installare le condutture. Avremo caldo qui dentro, prima ancora che tu te ne accorga. Ovviamente, non sarà economico accenderlo, fino a quando non avremo installato l’isolamento.”
Alzando lo sguardo, Casey si accorse del modo in cui il respiro di Hal fosse visibile nella stanza gelida. “Quanto ci vorrà ancora?”
Hal si grattò il mento e si guardò intorno. “Con noi due soli? Direi che dovremmo riuscire a farlo in due giorni. Quindi entro giovedì dovrebbe essere pronto a scaldare.”
“Uhm. Hai in progetto di lavorare il Giorno del Ringraziamento?” Casey sapeva che quell’uomo era un robot, ma andiamo! Cos’è il Giorno del Ringraziamento, se non ci si ingozza di cibo e si passa il resto della giornata a sonnecchiare sul divano?
“Il Ringraziamento? Non me ne ero neppure reso conto. Immagino che andrai a casa per la festa.”
“No, ma non voglio neppure lavorare e non dovresti farlo nemmeno tu. Non hai una famiglia o degli amici con i quali vuoi passare la giornata?” Casey iniziò a sterilizzare l’ago e le pinzette con dell’alcool.
“Non ho molti famigliari, ma ho degli amici,” disse Hal con tono burbero. Sembrava proprio ritrarsi e chiudersi in se stesso, come se quel quasi-bacio non fosse mai successo.
“Perfetto, quindi ricominceremo subito di venerdì. Visto che il Natale si avvicina, avrò sempre meno tempo per aiutare. Ci sono molte cose da preparare per la festa e i servizi, oltre al presepio dei bambini…” Casey smise di parlare, quando notò le guance di Hal farsi rosse paonazze. “Scusa,” disse e si rimise al lavoro sulla scheggia.
Dopo qualche altra puntura con l’ago, riuscì a vedere la fine. Prese le pinzette, tirò fuori la scheggia e la sollevò “Wow, è roba forte!”
“Grazie,” disse Hal, cercando di tirare via la mano.
“Aspetta. Prima lasciami metterci sopra un po’ di acqua ossigenata.” Casey sollevò la bottiglietta marrone e ne fece gocciolare un po’ intorno alla ferita. Per qualche secondo fece delle bollicine, poi smise. “Okay, sei pronto ad andare,” disse Casey, lasciandogli la mano.
Hal si allontanò e si dedicò a terminare la divisione tra le toilettes. Casey pensava alla festa del Ringraziamento, chiudendo gli occhi. Forse avrebbe dovuto andare a casa? Sapeva che sarebbe stato ben accolto da Nate, ma quello era il primo Giorno del Ringraziamento per il terzetto e Casey non voleva interromperlo.
Dopo aver raccolto la scopa, iniziò ad ammucchiare la segatura. Oh, bene, avrebbe comunque preso il tacchino e passato la giornata come Dio comanda, anche se non sarebbe stato lo stesso.
Che schifo di Giorno del Ringraziamento. Beh, almeno per quanto riguardava Casey. Aveva preparato una lauta cena, apparecchiato la tavola ed era finito davanti alla TV, a mangiare sul tavolino da caffè.
Dopo aver lavato i piatti, si era guardato intorno nella piccola casa, alla ricerca di qualcosa da fare. Non era mai stato un grande appassionato di calcio ed aveva già visto tutti i film che venivano trasmessi. Prima aveva chiamato sua madre, e ciò lo aveva fatto sentire peggio.
Passando di stanza in stanza, decise infine di arrendersi e chiamare Nate. Prese il cordless e digitò il numero dell’amico, continuando a vagare. “Pronto?”
“Ciao, sono Casey. Ho pensato di chiamarvi solo per augurare a tutti voi buon Giorno del Ringraziamento.” Casey riusciva a sentire Rio e Ryan sullo sfondo, che urlavano per la partita di calcio. Già, la casa dei suoi genitori avrebbe risuonato proprio così, eccetto che Nate non aveva dei ragazzini urlanti che correvano in giro per la stanza.
“Ciao, amico. Com’è andata la giornata?” chiese Nate.
“Bene, ho preparato un cenone, ho un sacco di avanzi.” Casey si lasciò cadere sul divano.
“Pensavo che un uomo grande e grosso come Hal sarebbe riuscito a finire tutto.”
“Oh, no, ero da solo. Penso che Hal abbia cenato con un amico.” Casey tirò la toppa sfilacciata sul ginocchio dei suoi jeans.
“Davvero? Che io sappia, l’unico amico di Hal, a parte te, è Gill e so per certo che si trova nel Tennessee.”
Casey sentì lo stomaco fare una piccola capriola. Possibile che Hal si sentisse solo come lui? Nate fece un rumore che suonò proprio come un gemito soffocato. Casey poteva solo tirare ad indovinare, ma immaginò che ci fosse la pausa pubblicità. “Bene, ti lascio andare. Ti chiamo la prossima settimana e potremo uscire a pranzo.”
“Ottima idea. Abbi cura di te, Casey.”
Nate chiuse la comunicazione prima che Casey potesse aggiungere qualcos’altro. Dopo aver posato il telefono sul tavolo, Casey si strofinò gli occhi. Avrebbe dovuto portare ad Hal un po’ di dessert, oppure stava solo cercando un pretesto per vederlo?
Decise che non gli importava, quindi si alzò e andò in cucina. Quando vide la montagna di cibo, decise di portare un po’ di avanzi a Hal. Avrebbe voluto sapere se lui aveva cucinato per se stesso. Sapeva di essere spinto dal proprio istinto di nutrire, ma preferì concentrarsi sulla preparazione dei pacchetti di porzioni abbastanza grandi per un uomo della taglia di Hal.
Quaranta minuti più tardi, Casey guardò il pezzetto di carta che aveva in mano, poi di nuovo la cassetta della posta. “Wow, signor Kuckleman, chi lo sapeva che vivevi in un villino?” Guidare su quelle strade difficili con la sua piccola Honda era una cosa, ma quella vecchia macchina non era certo adatta al vialetto di Hal. Non c’era da stupirsi che quell’uomo guidasse una grossa 4x4.
Casey rabbrividì quando la neve graffiò ripetutamente la parte inferiore dell’auto. Con un movimento rapido ma stupido, si ritrovò bloccato. Dopo aver provato varie volte a liberarsi, scosse la testa. “Grande. Un finale perfetto per questa giornata.”
La casa non era poi così lontana, forse centocinquanta metri, più o meno. Poteva camminare fin lì, nessun problema. Accese la piccola luce interna e si mise la mano in tasca alla ricerca dei guanti, ma la trovò vuota. Provò di nuovo, come se potessero comparire per magia, ma ne uscì di nuovo senza niente. Ripensò all’ultima volta in cui se li era tolti e riuscì a vederli chiaramente, che si asciugavano sullo sfiato del forno. Casey sospirò, raccogliendo la sciarpa e la grande scatola di cibo. Appena aprì la porta, il vento e la neve che soffiavano sembrarono togliergli il respiro. Sistemandosi la sciarpa per coprirsi la faccia, afferrò la scatola e si avviò verso la casa.
Quando finalmente raggiunse la porta anteriore, era insensibile. Mormorando una breve scusa, tirò un calcio alla porta con la punta dello stivale, invece di bussare. Era sicuro che le sue dita si sarebbero spezzate, se avesse provato. Pochi istanti dopo, colpì di nuovo la porta, solo per assicurarsi che Hal lo avesse sentito. Finalmente vide quell’uomo grande e grosso alzarsi dal divano e andare alla porta con un’espressione dubbiosa. Era facile per Casey vedere Hal attraverso la porta di vetro e legno, ma con le luci spente, era sicuro di cogliere Hal di sorpresa.
Avvicinandosi alla porta, Hal allungò il braccio e premette l’interruttore. La veranda fu inondata di luce e Casey strinse gli occhi. La porta si aprì immediatamente e Hal apparve di fronte a lui, a petto nudo. Oh Dio, per favore, aiutami a controllarmi.
“Casey? Cosa ci fai qui?” Hal si passò la mano tra i capelli castani.
Battendo i denti, Casey abbassò lo sguardo sulla scatola. “T- ti dispiace se en- entro?”
“Oh, merda, scusa.” Hal fece un passo indietro e Casey entrò nella stanza. La casa era calda come il ventre materno e a Casey venne all’improvviso voglia di piangere. Vedere Hal in quel modo, del tutto rilassato e caldo, giocò un brutto scherzo al suo cuore. Gli porse la scatola con il cibo; Hal la prese e guardò dentro. “Cos’è?”
Casey cercò di parlare, ma stava battendo così tanto i denti da non riuscire a spiaccicare una parola. Hal colse al volo la sua situazione difficile. “Cos’è successo? Il riscaldamento della tua macchina ha smesso di funzionare?”
Casey scosse la testa, togliendosi la sciarpa. “B- bloccata g-giù per il v-vialetto.”
Hal guardò fuori dalla porta. “Laggiù in fondo?”
Quando Casey annuì, Hal posò la scatola sul pavimento e lo aiutò a liberarsi del cappotto. “Dove sono i tuoi guanti?” chiese, osservando le mani gelate di Casey. L’espressione sul viso di Hal sciolse ancora di più il cuore di Casey. C’era una vera preoccupazione, lì. Forse non era l’unico a sentire quel legame tra loro?
“A c-casa, ad asciugare sul termosifone.”
Hal indicò una panchetta accanto alla porta. “Siediti e lascia che ti tolga questi stivali.”
Ubbidendo agli ordini di Hal, Casey si sedette e allungò il piede. In ginocchio davanti a lui, Hall tirò via gli stivali. “Vieni dentro e siediti vicino al fuoco.” Hal tirò su Casey e lo accompagnò nel salotto, tenendogli la sua forte mano intorno al busto. Casey capì immediatamente di avere ragione: non si tenevano gli amici così stretti contro di sé, anche se erano mezzi congelati.
“Wow, magnifica stanza,” mormorò Casey sedendosi vicino al focolare di pietra. Il calore contro la schiena era meraviglioso e lo fece scogliere ancora di più. “Mi dispiace per tutto questo. Ho semplicemente pensato di portarti qualche avanzo. Anche se ero solo, ho avuto l’idea di prepararmi una lauta cena. Tuttavia non mi sono reso conto di quanto cibo ho finito per preparare.”
Dopo aver preso una coperta sullo schienale del divano, Hal si inginocchiò accanto a Casey e gliela avvolse intorno alle spalle. Quell’azione li mise in vicinanza stretta e a Casey si strinse il cuore.
Hal lo fissò dritto negli occhi, senza distogliere lo sguardo. “Mi hai portato la cena del Ringraziamento?”
“E il dessert. Non sapevo se preferivi la torta alla zucca o alle noci, quindi te ne ho portato metà di entrambe,” disse Casey, fissandolo negli occhi. Da così vicino, riusciva a sentire l’aroma muschiato della pelle di Hal. Sapeva che era una miscela di acqua di Cologna e fumo di legna, ma sapeva di puro Hal. Casey si chinò in avanti e alzò la testa, con le labbra che mormoravano tra la barbetta sul mento di Hal.
Quando Hal non si ritrasse, Casey continuò a dare lievi baci e a leccare il collo e la mascella dell’uomo più robusto. Hal piegò indietro la testa, per concedergli un migliore accesso, lasciandosi sfuggire un lieve gemito. Casey non sapeva se veniva da se stesso o da Hal, ma non sembrava importante.
La pelle sotto la sua lingua sapeva di sale, mentre Casey risaliva lungo la mascella di Hal e sulle sue labbra. Casey sussurrò a bocca aperta, “Respira.” Vide la scintilla di lussuria negli occhi di Hal, prima che le loro labbra si unissero. Casey infilò la lingua nello spazio tra le labbra e Hal gemette. Spostandosi in mezzo alle cosce di Casey, Hal socchiuse la bocca e Casey spinse la lingua nelle calde profondità della sua bocca. Oh, Dio, era la cosa giusta. Non sarebbe mai riuscito a spiegarselo, ma Casey capì in quel momento di essersi innamorato di quell’impresario scontroso.
Sembravano divorarsi a vicenda. Casey si spostò per avvicinarsi, quando le mani di Hal atterrarono sul suo sedere. Senza mai interrompere il bacio, Hal lo sollevò e lo portò fino al divano.
Appena Hal si allungò sopra di lui, Casey iniziò a muoversi, consapevole del rigonfiamento sotto i boxer dell’altro, mentre quell’uomo più grosso si contorceva contro di lui. Oh, oh, wow! Hal si sentiva bene.
Le mani di Casey si fecero strada sotto l’elastico in vita, raggiungendo il sedere sodo di Hal. Interrompendo il bacio, afferrò le natiche e spinse verso l’alto con tutta la sua forza. “Sto per venire,” gemette.
Hal si sollevò un po’ per armeggiare con la zip di Casey, poi, ahh, il suo pisello fu afferrato in una presa salda. Spostandosi di lato a sufficienza per riuscire ad accarezzare l’uccello di Casey, lasciò comunque la sua erezione a portata di mano. Gemettero entrambi, quando Casey spostò la mano dal sedere di Hal al suo cazzo duro.
Premere la mano contro l’ampia fessura del membro di Hal fu sufficiente a far scatenare quell’uomo. Casey continuò a mungergli il pisello, mentre Hal varcava il confine della beatitudine. E, “Mio Dio,” che beatitudine. Casey non si rese conto di aver pronunciato quelle parole ad alta voce, finché Hal non scosse la testa e si tirò rapidamente indietro.
“Mi dispiace,” ansimò Hal. “Non posso farlo, non con te.”
“Ehm… Credo che tu l’abbia appena fatto,” disse Casey. Non riusciva a capire cosa fosse andato storto. “Ho fatto qualcosa?” No, no, non stava davvero succedendo. Era giusto, sembrava talmente giusto, dannazione.
Hal si alzò dal divano e si avvicinò al camino, tirandosi su i boxer nel frattempo. “Tu mi piaci, Casey, e molto, ma non posso lasciarmi coinvolgere da te. Siamo troppo diversi. Le nostre credenze si metterebbero in mezzo e uno di noi due finirebbe per farsi del male.”
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