Kitabı oku: «Il Gioco Di Casper», sayfa 4
Capitolo Nove
“Conosci qualche barzelletta?” disse Gigi sedutasi di fronte a Bell.
“No. Perché?”
“Ho bisogno di qualcosa che mi tiri su il morale.”
“Cosa c’è che non va?” chiese Bell.
“Mi sento come se mi avessero sparato e mi avessero mancato, poi colpita.”
“Non voglio dire nulla, ma hai un bruttissimo aspetto.”
“Le solite vecchie stronzate. Sono nei miei tre giorni di vacanza mensile.”
“Oh. In realtà, conosco una barzelletta stupida.”
Lei lo guardò, inarcando un sopracciglio.
“Sai che ai texani piace vantarsi che tutto sia grande nel loro stato?”
Annuì.
“Bè, un texano e un uomo dell’Alaska si trovano sul Golden Gate Bridge, a fare pipì oltre il bordo. A un certo punto il texano dice, ‘Amico, quell’acqua è fredda.’ Poi l’uomo dell’Alaska dice, ‘Sì, e profonda, anche.’”
Gigi sorrise, poi rise. “Barzelletta stupida è la definizione giusta.”
* * * * *
Il venerdì sera seguente, Leticia portò l’enigma di quel giorno.
‘Cosa c’è una volta in Egitto e in Etiopia, ma non in Ruanda?’
Bell distribuì l’enigma alle 9.
Gigi diede la risposta subito dopo.
“Mi spiace, sbagliato,” disse Bell.
“Cosa? Come può essere sbagliato?”
“Aspetta e vedrai.”
Altre quattro persone dettero la stessa risposta di Gigi.
Alle 9:30, Amber Cherry consegnò la propria risposta.
“Hai indovinato, Amber,” disse Bell. “Vai a prendere i tuoi sedicimila.”
“Evvai!” Amber prese Bell e lo baciò sulle labbra, poi corse a cercare Blinker.
Gigi si sedette al tavolo di fronte a lui. “Scommetto che ti è piaciuto.”
“Sono già stato baciato prima.”
“A me sembrava più un metro di lingua in bocca.”
“Forse un po’.” Bell sorrise.
“Lasciami vedere quel foglio.” Prese il foglio di Amber. “Il fiume Nilo?”
“Sì.”
“Anche la lettera ‘Èè una risposta corretta,” disse.
“Lo so, ma io chiedevo il Nilo.”
“Ma non hai detto che c’erano due risposte corrette e solo una era accettabile. Ho vinto io, e lo sai.”
“Hai perso. Accettalo.”
“Questa è la seconda volta che me la fai.”
“Di cosa stai parlando?”
“Ti piace quella puttana rossa, non è vero?”
“Cosa? Amber? No. Perché mi dovrebbe piacere?”
“Quell’enigma con i soldi, dove le cifre sommate davano diciotto dollari e novantuno centesimi. Così mi hai preso in giro la prima volta.”
“Non ti ho mai preso in giro.”
“Anche una banconota da venti dollari era una risposta corretta. E io ti ho dato la risposta prima di chiunque altro.”
“Ma non era la risposta che volevo,” disse Bell.
“Lo so. E mi è costata sedicimila dollari. Ti piace anche Savannah? Ha vinto lei quell’enigma.”
“Di cosa stai parlando?”
“Di Amber e Savannah. Permetti a quelle due puttane di vincere tutti gli enigmi così da avere sesso gratis?”
“Questa è la cosa più stupida che tu abbia mai detto. Tu sei una puttana, e io non ti chiedo sesso con te.”
Lo fissò, ma non rispose.
“Che c’è, la verità brucia?”
Lei continuò a non dire nulla, si limitò a fissarlo per un momento. “Non mi hai mai chiamata così prima.” Si alzò dal tavolo.
Lui si strinse nelle spalle e si concentrò sul computer.
Prese la borsetta e lo lasciò solo.
Lui la guardò andare via.
Molto bene, Casper. Hai un piede nella fossa.
Cinque minuti dopo, il suo telefonino vibrò. Lo prese e lesse il messaggio:
Battaglia navale!
Sospirò e mise giù il telefono. Il messaggio era di Millie.
“Vedo che il vaso è vuoto,” disse Wendy. “Chi ha vinto?”
“Amber.”
“Quella stronza. Dov’è la sua risposta?”
Bell le porse il foglio.
“Il Nilo. Ci sono arrivata anch’io. Ma troppo tardi. Dov’è Gigi?”
“Se n’è andata.”
“A un appuntamento?”
“No.”
“Scommetto che è arrabbiata nera per aver perso,” disse Wendy. “Qual era la sua risposta?”
“La lettera ‘E’.”
Wendy lesse di nuovo l’enigma. “Ha, aveva ragione. Avrebbe dovuto vincere. Perché non hai detto che c’erano due possibili risposte?”
“Perché sono un idiota.”
“Sì, senza dubbio.”
“Bene, Wendy. Me l’hanno fatto notare abbastanza chiaramente. Ora, mi lasceresti solo?”
“Avete litigato per questo, vero?”
“Sei piuttosto brava a constatare l’ovvio.”
“Devi sistemare questo pasticcio, Bell.”
“Come posso sistemarlo? Ha perso, ha fatto una scenata e se n’è andata. Non ho intenzione di correrle dietro.”
“Pensavo che tu e Gigi foste amici.”
“Sì, era quello che pensavo anch’io.”
Wendy inviò un messaggio e ottenne subito una risposta. “È all’ Unicorn.” Si mise il telefonino in borsa e si voltò.
“Dove stai andando?”
“Dove pensi che stia andando?”
* * * * *
Bell passò una lunga note a passeggiare su e giù per il bar, aspettandoGigi, ma lei non tornò quella notte. E neppure Wendy.
Gigi non tornò neppure la notte successiva, né la quella dopo ancora.
Le mandò dozzine di messaggi, ma non ricevette alcuna risposta.
Si sta nascondendo da me.
* * * * *
Amber Cherry poggiò il suo drink sul tavolo e si sedette di fronte a Bell.
“Dov’è la tua fidanzata?”
“Quale fidanzata?”
“Gigi, l’albero di diamanti.”
Lui si strinse nelle spalle mentre guardava il movimento al bar.
“Pensavo che voi due aveste una storia.” Bevette la sua pina colada.
Bell sbuffò dal naso. “Non c’è nessuna storia.”
Capitolo Dieci
Bell si girò e prese il cellulare dal comodino.
“Sì?”
“Bell, sono Wendy.”
Guardò l’orologio. “Non è neppure mezzogiorno, Wendy. Perché mi hai svegliato?”
“Gigi è all’ospedale.”
“Cosa?” Si sedette, gettando da parte le coperte. “Dove?”
“Gracie Square Hospital, sulla settantaseiesima.”
Bell mise i piedi sul pavimento. “Sono per strada.”
“Stanza tre-venti-sette.”
Il taxi lo lasciò a destinazione quindici minuti dopo.
Bell rimase scioccato quando vide Gigi; sembrava un peso piuma che avesse disputato dieci round e avesse perso.

“C-come hai…” iniziò Bell.
“Le ragazze delle pulizie del The Tuscany hanno i nostri numeri,” disse Wendy, “e sanno che devono chiamarci in caso di…”
Bell prese la mano di Gigi, stando attento all’ago nella parte inferiore del suo polso. “Da quanto tempo è svenuta?”
Entrò una donna in camice bianco. “Lei deve essere la sorella della signorina Draper. Io sono la dottoressa Wilson. E lei chi è?” Porse la mano a Bell.
“Io sono—Io sono…”
“È mio marito, dottoressa Wilson. Bell Casper.”
Bell lanciò un’occhiata a Wendy, ma rimase zitto.
“Se non ne sapessi di più, signora Draper,” disse la dottoressa, “avrei pensato che sua sorella sia stata coinvolta in un incidente d’auto.”
“Forse lo è stata.”
“È stata coinvolta in uno scontro, una collisione con i pugni di qualcuno. L’hapicchiata a sangue, poi l’ha lasciata morente. Ha sei costole rotte, una frattura alla testa, una frattura composta all’omero destro, e una contusione sul lato sinistro della schiena bassache le ha causato un trauma al rene.”
“Santo cielo!” Bell strinse la mano di Wendy mentre fissava il viso pestato che era così bello.
“Signor Casper,” disse la dottoressa. “Lei e sua moglie fareste meglio a sedervi. Non ho finito.”
Bell si lasciò cadere su una sedia mentre Wendy si sedeva vicino a lui.
“Come potete vedere, ha un occhio nero, una guancia escoriata, labbra spaccate, il canino superiore sinistro mancante. Il crociato sinistro è strappato. Queste sono ferite che riportano i giocatori di football. Non le ho mai viste su una ragazza che non fosse un’atleta. Ha un ematoma subdurale vicino alla frattura al cranio. Ha un intervento programmato tra quindici minuti. Dov’è il suo parente più prossimo? Qualcuno deve firmare per l’intervento.”
“I nostri genitori sono morti. Io sono l’unica parente che ha,” disse Wendy. “Cos’è quella cosa subdurale?”
“Il sangue si sta raccogliendo tra la materia dura e la ghiandola aracnoidea delle meningi che circondano il cervello. È stato causato da un forte colpo alla testa.”
“Ha l’intervento ora?” chiese Bell.
“Soltanto se volete che viva.”
“Dove devo firmare?” chiese Wendy.
La dottoressa Wilson le porse un portablocco con un foglio attaccato.
“Ora la prepariamo per la sala operatoria. Dovete andare all’accettazione per dare i suoi dati assicurativi.”
“Non ha l’assicurazione,” disse Wendy.
“Cosa?” disse la dottoressa.
“Me ne occuperò io,” disse Bell. “Cos’altro le serve, dottoressa?”
“Dopo l’intervento alla testa, sistemeremo il braccio rotto. Non possiamo fare molto per le costole. Guariranno da sole in circa sei settimane. Deve stare a letto e muoversi il meno possibile. Solo il crociato dovrebbe metterla al tappeto per due settimane. L’area attorno alle costole deve essere trattata con ghiaccio tre volte al giorno. Non ci sono ancora certezze sul rene. Ce ne preoccuperemo domani se è…”
Bell deglutì. Se domani sarà ancora viva.
“Ora devo chiedervi di lasciare la stanza,” disse la dottoressa.
“Va bene.” Wendy prese Bell per mano per aiutarlo ad alzarsi. “Ci occuperemo dei documenti.”
“Verrò a cercarvi nella sala d’aspetto quando uscirà dalla sala operatoria.”
“Grazie, dottoressa Wilson,” disse Bell. “Per favore, la salvi per noi.”
“Faremo del nostro meglio.”
* * * * *
Bell e Wendy stavano aspettando da più di un’ora senza alcuna notizia dalla dottoressa.
“Chi può averle fatto questo?” chiese Bell dopo aver mandato un messaggio a Leticia.
“Può essere stato chiunque,” disse Wendy.
“L’ultimo uomo che ho visto con lei è stato Granger. È successo la notte prima che io e lei avessimo quello stupido litigio.”
“Granger non è uno che picchia. L’hai rivista quella notte?”
Bell scosse la testa.
Uno stagista che indossava una divisa blu entrò nella sala d’aspetto, guardandosi intorno.
Wendy e Bell si alzarono, ma lui si andò da una signora più anziana vicino a loro.
Si sedettero di nuovo sulle sedie di plastica grigie.
“Dove altro può essersi cacciata?” chiese Bell.
“Da Schrodinger’s Box a all’Unicorn.”
“Conosci gli uomini che li frequentano?”
“Alcuni.”
“Quando uscirà dalla sala operatoria, faremo una visitina a entrambi questi locali.”
Venti minuti dopo arrivò Leticia con tre caffè, panna e bustine di zucchero.
“Qualche novità?” Porse il bicchiere di Starbucks a Bell e Wendy.
“Caffè, mmm. Come lo sapeva?” chiese Wendy.
“Quando Bell mi ha mandato un messaggio, ha scritto che poteva aver bisogno di caffeina.”
“Non abbiamo ancora Saputo niente.” Bell bevette il caffè. “È in sala operatoria da circa un’ora e mezzo.”
Infine, alle 6:30 del pomeriggio, la dottoressa venne a parlare con loro.
“L’intervento alla testa è andato bene. Abbiamo allentato la pressione e riparato il buco in testa. Stanotte la lasceremo riposare, poi domani in mattinata valuteremo i danni al rene.”
“Come avete riparato il buco in testa?” chiese Leticia.
“Abbiamo tolto i primi tre strati di cuoio capelluto, poi abbiamo tagliato una sezione circolare della testa con gli ultimi due strati di cuoio capelluto attaccato. Abbiamo scoperto che questo aiuta a mantenere il flusso di sangue dopo l’intervento. Quando abbiamo finito di drenare l’ematoma, abbiamo rimesso la sezione circolare d’osso, assicurandola con piccole piastre e viti di titanio. Poi abbiamo ricucito il cuoio capelluto.”
“Lascerà una cicatrice?” chiese Bell.
“Sì, ma sarà coperta dai capelli quando le ricresceranno. Abbiamo dovuto rasare una grossa area.”
“Avete sistemato il braccio rotto?” chiese Wendy.
“Sì. Penso che guarirà. Probabilmente ci vorranno tre settimane.”
“E il ginocchio?” chiese Bell.
“Riparare queste lesioni troppo presto dopo un incidente a volte può causare danni permanenti ai muscoli del ginocchio. Aspetteremo che diminuisca il gonfiore, poi probabilmente faremo una ricostruzione artroscopica. La farà un chirurgo ortopedico. Si consulterà con voi domani dopo un accurato controllo del legamento.”
“Wow,” disse Leticia.
“So che ci sono molte cose di cui occuparsi contemporaneamente,” disse la dottoressa, “ma penso che sia già sulla strada della piena guarigione. Che lavoro fa?”
“Um…” iniziò Wendy.
“È una…” iniziò Leticia.
“Una consulente,” disse Bell. “È la mia consulente finanziaria.”
“Bene. Sarà a riposo per almeno due mesi. Quindi se può lavorare da casa mediante teleconferenze, email, e messaggi probabilmente sarà in grado di compiere i suoi doveri abituali dopo un paio di settimane di riposo a letto.”
“Bè, um, lei…” provò a dire Wendy.
“Ha un contratto di lavoro,” disse Bell. “Sarà rimborsata per la perdita di guadagni.”
Sia Wendy che Leticia lo fissarono.
“Bene. Avere un’entrata economica regolare le allontanerà lo stress e le permetterà di concentrarsi sul suo recupero fisico. Ora, se ho risposto a tutte le vostre domande, devo iniziare il giro.”
Bell si allungò per stringere la mano alla dottoressa. “Grazie, dottoressa Wilson. Penso che abbia gestito abbastanza bene la situazione.”
Dopo che la dottoressa ebbe lasciato la stanza, Wendy disse, “Contratto di lavoro?”
“Rimborsata per la perdita d guadagni?” chiese Leticia.
“Bè,” disse Bell, “è il minimo che possa fare. Se non avessi avuto quello stupido litigio con lei, non sarebbe andata in un altro bar. E non sarebbe stata picchiata a sangue.”
“Litigio?” chiese Leticia.
Wendy spostò lo sguardo da Bell a Leticia. “È stato solo un piccolo disaccordo,” disse.
“Riguardo a cosa?” chiese Leticia.
“Le risposte degli enigmi,” disse Bell.
“Quello sull’Egitto,” disse Wendy.
“Sì,” disse Leticia. “La risposta era il Nilo.”
“Anche la lettera ‘E’ era una risposta valida,” disse Bell.
Leticia ci rifletté per un momento. “Sì, è vero. Quindi, Gigi è stata la prima a dare la risposta ‘E,’ le hai detto che aveva sbagliato, e lei si è arrabbiata. Poi hai detto qualcosa di stupido come sei solito fare e lei se n’è andata.”
“Esattamente,” disse Wendy. “Penso ancora che avrebbe dovuto vincere.”
“Chi ha vinto i soldi?” chiese Leticia.
“Amber Puttana Cherry,” disse Wendy.
“Oh.” Leticia guardò Bell. “Ecco perché eri così irritabile la scorsa settimana.”
“Non ero irritabile.”
“Lunatico.”
“Neppure lunatico.”
Rimasero in silenzio per un po’ mentre sedevano in sala d’aspetto.
“E ora?” chiese Wendy.
“Rimarrò qui finché non si sveglia,” disse Bell.
“E il bar?” chiese Leticia. “E gli enigmi?”
“Blinker può occuparsi egregiamente del bar. Tu ti occuperai degli enigmi.”
“Intendi dire andare al bar, consegnare le buste e vedere chi vince?”
“Sì.”
“Sai quanto odio quel posto?”
“Pensavo che lo amassi. Dovrai anche tenere d’occhio i progetti edili in corso.”
“Lo avrei fatto comunque,” sbottò Leticia.
“Potrei occuparmi io delle buste,” disse Wendy, “ma in questo caso non posso partecipare.”
“E il caffè?” chiese Leticia.
“Wanda è una grande manager,” disse Bell. “Difficilmente ha bisogno di me. Se succede qualcosa, mi manderà un messaggio.”
“Quale caffè?” chiese Wendy.
* * * * *
Alle 3 del pomeriggio seguente, Bell era seduto a sonnecchiare sulla sedia per i visitatori di Gigi.
“Che…ca…cavolo?”
Bell saltò su dalla sedia e premette il pulsante per chiamare l’infermiera.
“Ehi, piccola.” Le tolse i capelli dalla fronte.
Gigi aprì gli occhi con fatica. “Dove…?”
“All’ospedale,” disse Bell. “Stai tranquilla.”
L’infermiera entrò di corsa, diede un’occhiata ai monitor, poi misurò la pressione a Gigi. “È bello che sia tornata tra noi, signorina Draper.”
“Non posso…” Si leccò le labbra.
“Hai sete?” Bell prese una tazza con una cannuccia dal comodino.
Succhiò dalla cannuccia che le aveva messo tra le labbra. “La testa…mi fa male.”
Bell guardò la benda su un lato della sua testa. “Può darle qualcosa…” he guardò la targhetta, “Infermiera Watkins?”
“Le sto iniettando del fentanyl proprio ora. Ci vorrà solo un minuto perché faccia effetto.”
Gigi strizzò gli occhi. “Un camion?”
“No,” disse Bell. “Sei caduta dallo sgabello.”
Rimase zitta per un momento. “Bugiardo.” Alzò una mano per fregarsi il naso.
Bell le prese la mano. “Lascialo stare. È un sondino per l’alimentazione.”
Gigi guardò l’ago nel suo braccio, poi guardò l’altro. “Rotto?”
“Sì.”
Corrugò la fronte, come se stesse cercando di concentrarsi su qualcosa. “Da quando?”
“Solo un giorno o poco più.”
“Sono ancora arrabbiata con te.”
Bell sorrise. “Va bene.” Prese il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni. “Mando un messaggio a Wendy. Ha detto di scriverle nel momento stesso in cui ti saresti svegliata.” Dopo aver mandato il messaggio a Wendy e uno a Leticia, mise appoggiò il telefono sul comodino.
“Sta meglio?” L’infermiera infilò l’estremità dello stetoscopio sotto il colletto dell’abito da ospedale di Gigi.
Gigi annuì. “Grazie.”
“Il cuore fa un bel suono. Vado a cercare la dottoressa.”
“Aspetti.”
L’infermiera tornò indietro.
“Devo fare pipì.”
“Okay.” L’infermiera prese una padella da un armadio. “Lei deve aspettare fuori, signor Casper.”
“Oh, okay.”
Capitolo Undici
Schrodinger’s Box a Little Italy, vicinissimo a Mulberry Street, era un locale buio e rumoroso, puzzolente si birra scadente e vomito.
Wendy catturò moltissima attenzione. Alcuni degli uomini la salutarono per nome mentre cercavano di toccarle il sedere.
“Separiamoci,” disse Bell oltre il frastuono. “Vediamo cosa riusciamo a scoprire.”
“Va bene. Ci vediamo in fondo al bar tra un’ora.”
Bell era alto un metro e novanta, con una corporatura atletica. Ricevette molti sorrisi e ammiccamenti dalle donne, ma lui osservava gli uomini, preferibilmente ubriachi e loquaci. Forse avrebbe potuto beccare qualcuno che si vantava di aver picchiato una donna.
Dopo un po’, Wendy trovòBell al bar. “Non ho trovato nulla. Tu hai sentito dire qualcosa?”
Bell scosse la testa.
Un ubriaco andò a sbattere contro Bell. Tenendosi un braccio, guardò he Wendy, cercando di vedere la sua espressione mentre l’uomo barcollava. “Aspettavi me?”
Il suo discorso era così fiacco che sembrava, “Mi sono già bagnato la gola, vedi?”
“No,” disse Wendy. “Non sei ubriaco abbastanza.”
“Bè, peccato. Posso rimediare. Cameriere!” Si spostò da Bell e si sedette su uno sgabello.
“Andiamo a provare all’Unicorn,” disse Wendy.
* * * * *
Bell ordinò una Dr. Pepper on the rocks e vagò lungo il bar dell’Unicorn, ascoltando le conversazioni. Wendy sedeva a un tavolo, bevendo una margarita.
Presto si stancò di aggirarsi per il bar.
Questo non ci porterà da nessuna parte.
Si sedette su uno sgabello e lanciò un’occhiata a Wendy.
Lei si strinse nelle spalle.
Guardò un ragazzo andare al tavolo di Wendy e chinarsi sulla sua mano sopra il tavolo. Dopo un momento, Wendy sorrise e si spostò per farlo sedere accanto a lei.
Bell bevve la sua bibita e guardò il grande specchio dietro il bar. Poteva vedere la maggior parte della stanza riflessa nello specchio.
Subito dopo le 1, entrarono tre uomini, ridendo e gridando saluti alle persone che conoscevano.
Si sedettero negli sgabelli vicini a quello di Bell.
Uno di loro dette un pugno sul bancone. “Ehi, barista, perché non possiamo ordinare qualcosa qui?”
I suoi due amici pensarono che fosse divertente. Anche loro dettero un pugno sul bancone e chiesero qualcosa da bere.
“Non pensi di averne avuto abbastanza per stanotte, Jackson?” disse il barista.
“Non è mai abbastanza.” Jackson tirò fuori dei soldi. “Scotch on the rocks.”
“Stasera non guidi,” disse il barista, “vero?”
“Dagliene un altro,” disse Bell. “Può reggerlo.”
“Grazie, amico,” disse il ragazzo.
I suoi amici ordinarono bicchieri di vodka, con shot di birra.
Jackson passò tre banconote da venti al barista.
“Cerchiamo qualche donna,” disse uno di loro.
“Giusto, abbiamo bisogno di un po’ d’azione.”
“Ehi,” disse Jackson. “Non è Wendy quella laggiù?”
“Deve essere qui anche Gigi.” Il suo amico si guardò intorno. “Sono sempre insieme.”
Jackson rise. “Non più.”
“Perché? Sai dov’è?”
“Ho mandato quella brutta puttana all’ospedale.” Jackson inghiottì il suo Scotch e sbattè il bicchiere sul bancone del bar. “Dammene un altro.”
“Cosa le hai fatto?” chiese il suo amico.
“L’ho picchiata a sangue.”
Bell strinse il suo bicchiere tanto forte che quasi lo ruppe. Strinse i denti contro l’urgenza di picchiare quell’uomo mentre la sua mano arrotolava la mazzetta di banconote che aveva in tasca.
Non ancora, non qui.
Scese dallo sgabello e andò al tavolo di Wendy.
“Muoviti, Mac,” disse il ragazzo con lei. “Siamo impegnati.”
“Ehi, dolcezza,” disse Wendy al ragazzo, “andresti a prendermi una margarita fresca?” Gli porse il bicchiere. “Poi usciamo e andiamo a gustare del divertimento vero.” Il sorriso di lei sciolse il suo broncio.
“Vedi quei tre al bar?” disse dopo che il ragazzo se ne fu andato. “Quel ragazzo grosso nel mezzo, quello con la barba.”
Wendy si allungò in avanti. “Sì.”
“Si vantava di aver mandato Gigi all’ospedale.”
“Quel bastardo. L’ho già visto in giro. È uno che picchia. Cosa dovremmo fare? Chiamiamo la polizia?”
“No, non se la caverà così facilmente. Attiralo fuori, assicurati che sia pieno di gente intorno. Poi scappa e urla, come se ti stesse facendo del male.”
“Okay, posso farlo. E poi?”
“È tutto. Da lì in poi me ne occuperò io.”
Bell uscì dietroWendy e Jackson. Afferrò la mazzetta di banconote che aveva nella tasca.
Come avevano pianificato, Wendy attese finché lei e Jackson non si ritrovarono vicino a un gruppo di persone sul marciapiede. Si guardò alle spalle verso Bell, poi spinse Jackson lontano da lei. “Ho detto di no, stupido figlio di puttana!”
Jackson inciampò all’indietro su un muretto, ovviamente stupito dello scatto d’ira.
Due degli uomini del gruppetto accanto a loro risero di lui.
Jackson si spostò dal muretto. “Stupida puttana! Hai detto tu di voler andare in hotel.” La prese per la maglietta, spingendola verso di lui.
“Lasciala stare, amico,” disse uno degli uomini. “Ha detto di no.’”
“Non è affar tuo, stronzo.” Jackson la prese per un braccio per spingerla lungo il marciapiede.
Wendy urlò per chiedere aiuto.
“Lasciala andare, coglione,” disse Bell.
“Sparisci, ragazzo, prima di farti male.”
Bell rise. “Tu picchi le donne, non gli uomini.”
Forza, viscido bastardo, dammi un pugno.
Voleva che Jackson desse il primo pugno,e voleva avere testimoni che vedessero chi aveva iniziato la rissa.
“Me l’hai chiesto tu, stupido senza cervello,” disse Jackson.
“Certo, ti sto chiedendo di lasciar stare la signorina.”
Jackson rise e spinse via Wendy. “Qui non ci sono signorine, lei è solo una maledetta puttana.”
Bell si mise tra Jackson e Wendy. “Tutto bene, signorina?” Parlò abbastanza forte perché tutti lo sentissero.
Wendy si sfregò il braccio. “Sì, ma stava cercando di staccarmi il braccio.”
La promessa di una rissa attirò altri spettatori, proprio come voleva Bell.
Fece un passo verso Jackson. “Non puoi picchiare un uomo in una rissa,” sussurrò. “Invece picchi le donne. So che sei stato tu a mandare Gigi all’ospedale.”
“Quella sporca puttana,” disse Jackson. “Avrei dovuto ucciderla.”
“Non riusciresti neppure a uccidere un coglione con una mazza da baseball.” Forza, dannazione, dammi un pugno!
“Perché, maledetto bastardo!” Jackson fece un passo avanti e iniziò un gesto circolare col pugno destro.
Bell si prese il colpo alla mascella. Barcollando all’indietro, cadde.
Jackson gli diede un calcio su un fianco, poi lo prese per il bavero della giacca e lo tirò in piedi.
Bell afferrò il rotolo di monetine e cercò di tirare un pugno in faccia a Jackson, ma lui schivò il colpo, poi colpì Bell allo stomaco, facendolo piegare in due dal dolore.
Jackson afferrò la spalla di Bell, tirandolo in piedi. Cercò di colpire Bell alla tempia sinistra, ma lui fece un passo avanti, afferrò il polso di Jackson, e lo tirò a terra.
Questo gli ottenne qualche complimento dalla folla.
Jackson rotolò a terra, si alzò su un ginocchio, poi si scagliò contro Bell.
Il pugno rinforzato di Bell impattò contro il viso di Jackson, colpendolo sulla bocca.
Jackson barcollò come un toro colpito da un’ascia. Sanguinava dalla bocca; si guardò le mani, poi si lanciò di nuovo su Bell.
Bell lo colpì al petto.
Jackson prese Bell per un braccio, cercando di sbilanciarlo.
Bell lo spinse addosso a un lampione, poi appoggiò il braccio contro la trachea di Jackson.
Jackson ansimò cercando di prendere fiato, poi afferrò l’avambraccio di Bellcon entrambe le mani. Affondò i denti nel braccio di Bell.
Bell urlò e liberò il braccio. Caricò il pugno destro. Il forte colpo prese Jackson da un lato della testa, ma prima che cadesse Bell lo rimise in piedi e lo colpì al ginocchio destro, facendolo piegare all’indietro. Il rumore soffocato era il crociato che si strappava.
Quando Jackson cadde sul marciapiede, urlando e tenendosi il ginocchio, Bell gli andò addosso, colpendo con una ginocchiata il plesso solare dell’uomo, mentre colpiva con un pugno la cassa toracica.
Bell sentì la soddisfacente frattura di parecchie costole.
Jackson rotolò a terra, cercando di prendere fiato mentre Bell torreggiava su di lui.
“Aiutami,” sussurrò Jackson mentre faceva scivolare la mano sotto la giacca.
Bell prese Jackson per una spalla per rimetterlo in piedi, ma Jackson tirò fuori un coltello, colpendo Bell all’avambraccio.
Bell afferrò il polso e il gomito di Jackson, torcendo il braccio all’indietro finché le ossa non si ruppero.
Si alzò e gettò via il coltello insanguinato mentre Jackson piangeva e si lamentava.
Wendy sorrise e si mise a fianco di Bell mentre diverse persone applaudivano la sua performance.
Arrivò una volante della polizia, e ne scesero due poliziotti.
“Metti questi nella tua borsa,” sussurrò Bell mentre porgeva il rotolo di monete a Wendy.
“Cos’è successo qui?” chiese un poliziotto.
“Quell’uomo a terra ha aggredito la signorina,” disse una donna. “Allora quest’uomo si è intromesso per salvarla.” Indicò Bell. “Ho fatto delle foto, se volete vederle.”
“Ottimo.” Il poliziotto prese il cellulare che la donna gli porgeva, mentre l’altro controllava le tasche di Bell.
“La signora ha ragione.” Wendy si fece avanti. “Ho fatto un video della rissa.”
Il primo poliziotto si inginocchiò accanto a Jackson. Usò il microfono sulla propria spalla per chiamare un’ambulanza.
“Arretrate, fateci spazio. Qualcun altro ha fatto delle foto?”
Altre due donne mostrarono le proprie foto al poliziotto.
Presto sentirono una sirena in lontananza. Poco dopo, un’ambulanza si fermò nella strada.
“ha un profondo taglio al braccio, signore,” disse il paramedico, “e un polso rotto.” Il paramedico bendò il polso di Bell mentre saliva il gradino dell’ambulanza. “Anche la mano potrebbe essere rotta.” Parlò nel microfono alla spalla. “Due da trasportare.”
Un poliziotto aiutò Jackson a salire sull’ambulanza, poi infilò la sua mano buona in un supporto in metallo.
La testa di Jackson oscillava mentre gli occhi fissavano sempre lo stesso punto.
“Dove li state portando?” chiese Wendy mentre aiutava Bell a salire sull’ambulanza.
“Gracie Square Hospital, sulla settantaseiesima,” disse il paramedico.
“Ma non mi dire,” disse Wendy.
Bell le sorrise.
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