Kitabı oku: «Viaggio di ritorno a Mur»
VIAGGIO DI RITORNO A MUR
CRISTINA FÁBREGAS
VIAGGIO DI RITORNO A MUR
EXLIBRIC
ANTEQUERA 2020
VIAGGIO DI RITORNO A MUR
© Cristina Fábregas Traduzione all’italiano di: Paola Maria Matteucci
© Disegno Geometria Sacra: Fco. Javier Urbano Ruiz
Diseño de portada: Dpto. de Diseño Gráfico Exlibric
Iª edición
© ExLibric, 2020.
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ISBN: 978-84-18230-83-7
Nota de la editorial: ExLibric pertenece a Innovación y Cualificación S. L.
CRISTINA FÁBREGAS
VIAGGIO DI RITORNO A MUR
Indice
PROLOGO
MEMORIE DELLE INDIE OCCIDENTALI
RICORDI
IO ESISTO, IO SONO
FIRENZE
LA DAMA E L’UNICORNO
IL MATTO
INCONTRO
EPILOGO
PROLOGO
Il mio soggiorno nel Tropico è finito. Ho vissuto 20 anni in un paradiso, in una piccola isola praticamente inesistente sul mappamondo. Ora, di ritorno alla cultura e alla civiltà occidentale, non voglio perdere tutto quello che il Tropico mi ha regalato. Non posso continuare a viverci ma non posso nemmeno vivere senza.
Il Tropico mi ha arricchito interiormente dopo avermi spogliato di tutto il superfluo. Il percorso è stato lungo ed anche doloroso a volte infatti ci neghiamo a lasciar andare la zavorra dei secoli che trasciniamo con noi. Ci afferriamo ai nostri sistemi di valori, di credenze, di usi e costumi ancestrali senza averli nemmeno rivisti, semplicemente perché li consideriamo parte di noi, validi e appropriati, anche se già da molto tempo hanno smesso di appagarci.
Il Tropico incarna la nozione che abbiamo del Paradiso. E’ questo un ricordo atavico di dove proveniamo perciò ci attrae tanto. Quando arrivai in questa piccola isola paradisiaca seguendo il richiamo del mio cuore non sapevo ciò che mi aspettava. Naturalmente la prima cosa fu imporre tutte le regole culturali e di sopravvivenza che consideravo mie, giuste e necessarie. Avevo torto.
Con il tempo, il corsetto educativo che indossavo iniziò a stringermi, iniziai a vedere le cose da un'altra angolazione e la mia visione della vita si espanse. Iniziai a spogliarmi di tutto ciò che era di troppo; il cappotto, la sciarpa, la gonna, la camicia, le calze....come simboli dei corsetti interiori che mi opprimevano. Presto iniziai a sentire il piacere per la libertà di movimento, di espressione, di pensiero. La vita dei sensi cominciò a espandersi, tutto era più vivo, io ero viva! Il percorso a cui avevo fatto resistenza per paura di smettere di essere io, fu inarrestabile.
Permisi al Tropico di denudarmi completamente, liberandomi da strati e strati millenari che lì non avevano senso e probabilmente nemmeno da nessun'altra parte. Solo allora, in questa completa nudità dell'Anima, potei iniziare ad accettare ciò che il Tropico mi offriva con le sue amorose mani e mi abbandonai fiduciosa al più meraviglioso Amante di tutti i tempi. Scoprii la splendida vita dei sensi in un'espansione di sensualità che mi ha condotto oltre lo spazio/tempo in cui viviamo.
L’Universo è profondamente sensuale e sessuale, in effetti entrambe le cose sono la stessa cosa. Senza questa connessione con i sensi fisici e con il proprio corpo è impossibile andare oltre i limiti imposti, soprattutto dalla religione che sempre come forma di controllo ha considerato il corpo qualcosa di peccaminoso. La connessione con l'Anima inizia con l'accettazione del proprio corpo e i cinque sensi sono il vincolo sacro che rende possibile questo miracolo in modo naturale per poter incorporare in questo mondo tridimensionale l'immensità dell'Universo, l'esperienza di Dio in noi stessi e in tutto ciò che ci circonda per scoprirci un giorno divini creatori e sovrani della nostra propria vita.
MEMORIE DELLE INDIE OCCIDENTALI
Le memorie delle Indie Occidentali sono le memorie della mia vita. Si dà la coincidenza inesistente che siano la stessa cosa. Come è possibile che in un punto determinato del tempo/spazio avvenga tutto simultaneamente? Questa vita è la sintesi di molte vite, di tutte le mie vite passate, probabilmente.
Comincio queste memorie dal presente, ma mi accorgo che si dilatano in un infinito passato che si estende verso un infinito futuro, fino all’estremo in cui perdo il punto presente.
Quando molti anni fa arrivai in questo luogo insolito, ricordo il sobbalzo che produsse nelle mie cellule. Dicono che esiste una memoria cellulare, io lo posso confermare. Ebbi la sensazione di tornare a casa, in un luogo conosciuto e benevolo come una benedizione del Paradiso.
Sì, fu come ritornare al Paradiso perduto, recuperare la sensazione di essere vivo, vibrante, una terra bella fatta di luce e colore. E’ sempre esistita nella mia fantasia l’idea di un’isola idilliaca dove tutto è possibile, un’utopia, il paese delle meraviglie dove impera la creatività nella piena libertà di azione, di espressione, principalmente per chi come me non ha voluto adattarsi ad una vita piatta, convenzionale, vuota di contenuto in una società e in una cultura decadenti ma, soprattutto, profondamente ipocrite.
Scoprire questo mondo nelle Indie Occidentali fu per me un àncora di salvezza che mi garantì la sopravvivenza molto oltre ciò che mi sarei mai potuta immaginare. Fu come l’esca d’oro che attrae il camminante portandolo a vivere i suoi sogni più pazzi...a realizzare imprese che altrimenti non avrebbero mai avuto luogo.
Mi innamorai di questo luogo romantico o forse mi innamorai di un sogno che mi avrebbe portato all’incontro con me stessa senza alcuna possibilità di sbagli, né di scuse, né di imbrogli. La nuda verità, crudamente, in tutta la sua scarna bellezza. Ci innamoriamo dei nostri sogni come pretesto per andare oltre i nostri limiti personali ed altri limiti imposti in gran parte da un contesto accomodante, timoroso, che l’unica cosa che vuole è controllare gli individui per averli a sua disposizione.
La famiglia come istituzione per eccellenza di travisamento della libertà e della sovranità dell’individuo, al quale fa credere che non esistano altre vite degne al di fuori del clan che gli ha dato la vita. La famiglia, il più efficace strumento di controllo della società del benessere che mantiene le persone come ostaggi in una ipnosi collettiva di menti addormentate, senza la minima coscienza di noi stessi.
Questa società e questa cultura in cui sono nata non erano fatte per me. Troppo strette, troppo spente, troppo rigide, troppo tutto...Mi sono sempre sentita come un pesce fuor d'acqua, mi mancava l’ossigeno, mi mancava la vita, la luce, la verità. Nonostante sia vero che non mi è mai mancato nulla di materiale la parte spirituale lasciava molto a desiderare. Fin dalla più giovane età intrapresi una quasi disperata ricerca dell’aldilà, volevo ricordare, ricordarmi, sapere Chi Sono Io.
Chi Sono Io?
Mi sentivo piena di me stessa, traboccante di vita, con idee mie proprie di come devono essere le cose, ma una personalità così non poteva far parte di una società convenzionale. I miei matrimoni furono per me una fonte di esperienza senza eguali. Mi iniziarono alla vita adulta di donna sposata, di madre, di casalinga e di moglie. Come donna giovane iniziai a scoprire ciò che la vita deve offrire: il divertimento, le uscite notturne, le amicizie, le storie, i viaggi, il sesso, il potere...Tutto ciò fu molto interessante e contribuì a formarmi un’idea di me stessa che più tardi avrei dovuto verificare.
Tutte queste diverse vite erano come film in parte irreali. Io mi sentivo come un personaggio che interpreta un ruolo, ma senza essere realmente me stessa. Avevo sempre questo senso di futilità, di superficialità, c’era sempre qualcosa che mi sfuggiva, che non riuscivo a vedere chiaramente, qualcosa di fugace come l’Anima.
Non sospettavo allora che tutto facesse parte di una trama molto ben tessuta per prepararmi all’incontro più importante della mia vita: Me Stessa.
Mettere piede in questa terra rappresentò per me la libertà, la possibilità di creare una nuova vita nella Nuova Terra. Non sapevo allora di che si trattava, quali sarebbero state le tappe, le prove da superare, gli obblighi e le responsabilità da assumere. Tutto era nuovo e radioso come in un sogno che non ci mostra ancora il rovescio dell’arazzo dove trama e ordito tessono il disegno della nostra vita, che in definitiva, ci permette di vedere noi stessi come un riflesso in uno specchio.
Comprare questa proprietà e venire a vivere qui rappresentò per me l’emancipazione dal sistema in cui ero nata, ero stata educata e avevo vissuto la metà della mia vita cercando di adattarmi alle convenzioni senza mai crederci. Io sapevo che c’era molto di più, molto di più che vivere in maniera automatica, io volevo sperimentare, realizzare tutto il mio potenziale interiore a qualsiasi costo, perché altrimenti non sarebbe valsa la pena vivere.
Non mi sorprese vedere che nessuno lo capiva. Per la gente che vive dentro lo zoo è più facile supporre che tu sia pazza, che sei egoista e naturalmente una traditrice perché abbandoni il clan. Fu difficile per me superare questa prima prova ma non potevo tornare indietro, per me era tutto o niente. Decisi di mettere tutta la mia passione nel creare un mondo a mia immagine e somiglianza, senza avvertire allora che quello stesso mondo avrebbe creato me. Un giorno me ne andai nelle Indie Occidentali il cui nome era così evocativo che mi faceva sognare. Questa era la cosa necessaria, svegliarsi dal sonno per vivere creando i propri sogni. Smettere di essere colui che subisce il sogno per trasformarsi nel Creatore dei propri sogni.
Dal piccolo cottage di legno, genuinamente caraibico, dove vivo e dove scrivo queste memorie, ascolto la musica Blues che mi arriva attraverso le finestre aperte. C’è in corso una festa nella proprietà vicina. Questa musica mi riempie di nostalgia di un mondo che sta per finire. Non è che vorrei trattenerlo o tornare indietro, ma è che so che lo sto lasciando per sempre e sento allegria e dolore allo stesso tempo. Dell’espansione che il mio Essere ha sperimentato negli ultimi tempi fa parte contemporaneamente anche la contraddizione, ciò fa sì che la vita sia più ricca e completa.
Ricordo i viaggi in ferry che dovevo fare frequentemente, imbarcazioni antiche, anche se rimesse a nuovo, piene di incanto. Vedo me stessa seduta in coperta con indosso un ampio vestito di cotone fantasia ed un cappello a tese larghe di feltro a forma di fungo. L’isola principale è la più grande e la sua capitale, dagli antichi edifici coloniali, mi affascinava. Avevo l’abitudine di perdermi per le strade secondarie affollate di negozi e di bancarelle traboccanti di ogni tipo di articoli, mischiati con l’odore delle spezie. La gente di colore, dalle voci stridule, mercanteggiava i suoi prodotti invitandoti a comprare. Non era comune vedere una donna bianca con indosso vestito e cappello vagabondare da sola.
A colazione di mattina presto sulla terrazza dell’unico hotel della piccola città costruito con antica pietra del luogo, come tutti gli altri edifici importanti, mi deliziavo assaporando il caffè, il succo d’arancia e il pane tostato nella fresca brezza del mattino prima che iniziasse il caldo del giorno. Poi gironzolavo per gli empori, facevo le mie compere e gliele consegnavo all’autista che mi seguiva con il suo taxi. Trascorrevo così il mattino fino all’ora di tornare al ferry per attraversare il canale e tornare a casa, estenuata per il caldo e la camminata.
Le ore della penichella le ricordo meravigliose, così tranquille e silenziose. A volte mi cullavo nell’amaca all’ombra del grande albero di mango del giardino, il cui frutto è di un’eccellente dolcezza e la cui fioritura di un inebriante aroma. Altre volte stavo alla balaustra della mia camera che dà sul giardino protetta da uno spettacolare cedro bianco i cui bianchi fiori cadono sul prato disegnando un tappeto che ti invita a rotolartici sopra. Sempre la sensualità a fior di pelle, la bellezza della luce e i colori delle turchesi acque ti spingono ad andare oltre i cinque sensi per cercare di raggiungere la radice della bellezza suprema in costante trasformazione. Il delicato movimento delle acque ti trasporta in altri mondi o forse sono questi mondi che vengono a te.
La relazione spazio/tempo inizia a cambiare, i giorni volano via e non c’è differenza fra di loro. Perdi la nozione del tempo, ti lasci trasportare come in un sogno che ti sogna senza sforzo nonostante i giorni siano pieni di attività e di ricerca di soluzioni a continui problemi. Creare un mondo non è facile quando stai imparando a camminare sui carboni ardenti.
La vita e le persone qui sono particolari, per entrare in contatto con loro ci vuole il suo tempo quando sei di una cultura diversa. Non ti accettano, devi semplicemente adattarti al loro mondo e alla loro mentalità. Questa è sempre stata la loro forma di sopravvivenza durante molti anni e non hanno intenzione di cambiare. E nemmeno gli importa cosa uno straniero pensi di loro. Ti dicono che questa è la loro terra e che chi viene da fuori deve adattarsi a loro. Questa mentalità è un problema al momento in cui si deve lavorare. Invece di imporsi è meglio negoziare perché questo atteggiamento dà loro una sensazione di importanza invece che di sconfitta.
Data la loro storia sono molto sensibili agli ordini o alle imposizioni e preferiscono essere trattati con cortesia. Il problema è che alla lunga non funziona nemmeno questo sistema, infatti non puoi continuamente negoziare il lavoro quotidiano. Sono persone orgogliose, tribali e surrealiste. Entrare nel loro territorio implica molte cose, è come il viaggio di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Le difficoltà per andare avanti si moltiplicavano e a volte credevo che non ce l’avrei fatta, ma avevo bruciato le mie navi e il viaggio era senza ritorno. Questo mi obbligò a superare i miei limiti, ad andare oltre quelle che io credevo fossero le mie possibilità. Questa società non era diversa da quella che mi ero lasciata alle spalle, ma il fatto di essere straniera in questa terra dove nessuno mi conosceva e dove mi sarei messa alla prova mi offrì lo scenario di cui avevo bisogno per sapere Chi Sono Io.
E’ incredibile l’immagine che ci forgiamo di noi stessi, condizionati da una cultura e da una società che ci modellano dall’infanzia come se fossimo di plastilina, determinando il nostro cammino come se non esistessero altre forme di vita, manipolandoci sottilmente per farci adattare a delle regole di convivenza fra le più ristrette: si deve avere una formazione per guadagnarci da vivere, ci si deve sposare, si devono avere figli, educarli, lavorare per il sistema, essere molto felici tutti insieme a celebrare le feste per poi morire e andare in cielo come ricompensa. E’ chiaro che, dentro questa vita insipida, ci sono stimoli momentanei come a volte il sesso, le droghe e l’alcol, per evadere per un momento da tanta noiosa monotonia.
E così anno dopo anno, vita dopo vita senza niente di nuovo, tutta un’eternità a ripetere la stessa cosa nella nostra ipnosi collettiva, senza renderci conto che viviamo in un parco tematico, uno zoo, che ci vende l’illusione di essere liberi e di poter prendere le nostre proprie decisioni.
Io sapevo che c’era molto di più!
Ci sono giorni plumbei e di caldo soffocante. Quando tutto è secco è il peggior periodo dell’anno e ad ogni cambio di fase di luna si aspetta l’arrivo delle piogge. Nel pomeriggio passeggio con i miei cani ed è tutto così arido che dispiace vederlo. Ricordo queste stesse passeggiate con l’erba verde fino alle ginocchia, gli alberi pieni di frutti e le palme rilucenti al sole. I palmeti mi affascinano nelle notti di luna piena, proiettando le loro ombre sulla bianca sabbia mi trasportano in altri luoghi fuori dal tempo, in altre vite remote, ad altre esperienze che, anche se già passate, rimangono sempre presenti.
Poco a poco scopro che questo luogo è collegato a tutto il mio passato. Tutta la vita è olografica, poiché contiene in se stessa tutti i vissuti e tutti i potenziali da vivere, la qual cosa ci converte in esseri infiniti. L’unica cosa che ci limita è il concetto del Tempo che ci incatena ad una realtà illusoria.
Il concetto di Tempo rettilineo, che non è nemmeno provato scientificamente, ci mantiene ancorati a questa dimensione tridimensionale come se non ne esistesse nessun’altra. I nostri attaccamenti, il sistema di valori e di credenze sono fatti di tempo, sono tempo stagnante che immobilizza le nostre vite in un circolo vizioso di monotonia.
Durante la mia permanenza qui ho imparato a liberarmi di questo carico così pesante. I giorni passano senza che uno se ne renda conto, non utilizzo l’orologio, mi faccio guidare dal Sole, dalla sensazione di fame o di sonno che sente il mio corpo e scivolo dolcemente in questo fluire. E’ come il movimento continuo del mare, io non cambio luogo e il tempo/spazio viene a me per essere sperimentato, vissuto, goduto. Tutte le esperienze sono già state create a priori, da sempre e adesso le vivo con piacere.
Ma tutto questo io non lo sapevo quando arrivai qui. Le mie abitudini erano quelle di sempre, tutta la mia giornata era organizzata minuziosamente e qualsiasi creazione richiedeva un grande sforzo. Furono anni duri di molto lavoro e grande impegno per ottenere quello che volevo: costruire una nuova vita, un nuovo mondo creando me stessa nel più fantastico sogno. Quando per la prima volta vidi la casa in stile neocoloniale e il cottage così tipico dell’epoca sul lato destro del giardino che dà sulla passeggiata a mare, all’imbrunire con alcune luci accese all’interno, rimasi assorta nell’immagine del suo proprio magnetismo.
Più tardi la comprai, senza dubbio soddisfaceva le mie fantasie, possedeva il sapore di un’altra epoca, la nostalgia dell’A-nima, il potenziale di possibilità da realizzare. C’erano molte cose da migliorare, cosa che feci negli anni seguenti e che non ho smesso di perfezionare fino ad oggi. Mi rendo conto che questo processo di abbellimento è stato parallelo alla mia propria crescita interiore. Tutte le componenti di trasformazione delle varie stanze si assimilavano ai miei propri aspetti evolutivi e di espansione nella conoscenza di me stessa.
E’ una residenza molto Saturnina, mezza di pietra alla base e di legno scuro nella parte di sopra. Ha un’energia che ti chiede autenticità, qualsiasi falsità salta all’occhio. E’ schietta, seria e dignitosa come una regina la cui presenza ancora si può sentire. Durante questi anni ho giocato con diversi elementi decorativi come la mobilia, i quadri, gli oggetti, tutti questi hanno cambiato di posto molte volte, ma era affascinante vedere come si abbinavano sempre l’uno con l’altro complementandosi in armonia. Era come giocare con diversi pezzi di un puzzle che si potevano riordinare in differenti modi dando luogo ad altre prospettive, negli aspetti ambientali o di immagine. Parallelamente questo mi mostrò molto di me stessa, infatti in realtà non facevo altro che proiettare i miei propri aspetti interiori, tutti diversi ma con un denominatore comune: Io Stessa.
Voglio che la mia prossima casa sia di un materiale trasparente e luminoso come l’Anima. Voglio vivere integrata alla natura con un immenso albero come tetto e un tappeto di muschio sul pavimento. Pareti decorate di roseti di immagini cambianti come le stagioni dell’anno dove tutto vibra perché è vivo. Voglio udire tutto il giorno il canto degli uccelli e vedere gli adorabili animali per ogni dove. Dormire sotto la volta celeste punteggiata di stelle e delle fasi della luna seguirne il pulsare fino alla luna piena. Vivere in contatto con le maree della terra, i loro odori e i loro colori, circondata dalla magia della rinascita e della morte di ogni giorno. Voglio vivere la trasformazione del mio corpo in pura Luce dissolvendomi nel falò della mia propria Passione.
I miei vissuti nelle Indie Occidentali mi hanno insegnato la responsabilità della mia propria vita e adesso sono libera di assumermela. L’unico aspetto che mi interessa è quello del servizio, ma per servire devi permettere di essere servita. Ho imparato che l’Universo è qui per servirci con abbondanza, solo che non lo sappiamo e nella nostra ignoranza perdiamo noi stessi.
Nel trastullarmi sotto il ventilatore che dolcemente mi accarezza sogno i sogni che mi hanno sognato e mi scopro talmente ricca, talmente piena e traboccante di energia che mi rifiuto di svegliarmi. Ho iniziato a scrivere queste memorie senza un progetto preciso, senza struttura, senza copione. Lascio che la mia propria storia mi ricrei e guidi la mia penna. Adoro la scrittura, questi piccoli simboli che si riordinano creando un’unità per raggiungere una visione più ampia, un senso preciso. E’ delizioso volare con la penna come con la scopa magica delle streghe, che ti trasporta al di là trascendendo la quotidianità, i particolari noiosi, mettendo le ali alla vita che ricrea il tuo mondo. Non ho mai avuto una vocazione precisa eccetto quella di scrivere. I libri hanno sempre fatto parte della mia vita e gli eroi dei racconti mi hanno ispirato con le loro azioni. Fin da piccola ho seguito i loro passi, voler essere come loro mi ha segnato il cammino e per quanto possa essere stato arduo hanno soddisfatto le mie aspettative.
Nelle Indie Occidentali, lontana da dove sono nata e dalla cultura da dove provengo, ho potuto constatare quanto piena sia la vita quando si nutre della creatività di nuove esperienze che ci permettono di conoscerci meglio. Forse i tesori che racchiude la nostra Anima si manifestano solo quando ci mettiamo alla prova e corriamo il rischio di perderci, per poi trovarci di nuovo più completi. Come nel labirinto del Minotauro, affrontare i nostri demoni ci rivela più cose di noi stessi che le nostre azioni prudenti scelte con attenzione.
Non mi pento di niente, rifarei tutto quello che ho fatto. Ora che il mio presente sfuma in un futuro incerto, cerco di seguire il filo del mio passato che risale ai miei avi, ma perfino questo cammino si è cancellato come nelle sabbie mobili di un deserto. Lasciare andare il passato mi libera da tutto quello che sono stata e mi offre l’opportunità di essere quello che sono: infinita.
Nemmeno gli insegnamenti di una cultura che sta andando in pezzi contano, rimane solo la creazione del momento. Adesso posso ammirare e assaporare senza attaccamento la bellezza del colore delle acque turchesi, lo splendente brillare delle palme, l’erba così verde, le foglie così gonfie di succhi, la sabbia corallina, il canto delle minute rane all’imbrunire, la brezza dell’oceano, le piogge tropicali che al loro passaggio lasciano tutto brillante di luce, le notti stellate e le lune piene.
Ho il Tropico nel sangue che scorre nelle mie vene, ma riconosco che viverci è una cosa da Titani. Le persone di qui sembrano fragili, ma sono resistenti come il cuoio indurito, hanno imparato a sopravvivere con poco e hanno sviluppato le loro strategie apprese dai pirati che saccheggiarono queste coste per secoli. Non è molto facile convivere con loro, ma dopo tutti questi anni di rapporti con la gente sono arrivata alla conclusione che anche la maggior parte del resto del mondo si comporta nello stesso modo, una doppia morale dissimulata dietro le maschere.
In ogni modo, ricorderò sempre il Tropico e la magia che racchiude vivrà con me per sempre. Il contatto con questa potente natura mi ha insegnato a rinascere da me stessa rinnovandomi ogni giorno come un’alba e mi ha insegnato a morire senza paura ad ogni crepuscolo. Gli spettacolari tramonti del Sole hanno riempito la mia vita di colore, i sui frutti di dolce sapore. Il canto degli uccelli del paradiso mi ha insegnato una melodia diversa e ho acquisito una visione che va molto oltre le cose apprese.
In questi spazi aperti la coscienza si dilata, si espande e non sai più esattamente dove collocarla. Ho imparato a vivere fuori dal tempo lineare e dallo spazio fisico concreto. Anche se le pareti mi contengono, non sempre mi trovo qui quando sono qui, la vita viene a me senza sforzo. Rivivere il passato risanato si converte nel futuro, nel vivere simultaneo dell’Adesso. Tutto converge nell’adesso, tutta la vita vissuta è ancora vigente qui. Incontriamo gli stessi personaggi con altri abiti,altri copioni, forse, ma con lo stesso sguardo.
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