Kitabı oku: «Ammaliando Il Suo Furfante», sayfa 3

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CAPITOLO CINQUE

Settembre 1914

Ash non ricordava l'ultima volta che aveva dormito. Aveva attraversato metà della campagna francese raccogliendo informazioni su chi non era dalla parte dell'Inghilterra e dei suoi alleati. Aveva saputo che le forze tedesche si stavano avvicinando a Parigi. Se continuavano a marciare verso sud dal Belgio, avrebbero preso la città in pochissimo tempo. Ci doveva essere un modo per prevenirlo. Se Catherine era ancora a Parigi…

Si precipitò nella tenda del Generale Maggiore, l'ufficiale comandante del Corpo di Spedizione Britannico. Quel contingente era stato inviato per sostenere l'esercito francese. Doveva dare al Generale Maggiore le informazioni che aveva raccolto. Era a malapena uscito vivo dal campo tedesco. Doveva esserci un angelo custode al suo fianco che lo teneva al sicuro. Non aveva senso che ne fosse uscito illeso.

"Signore" salutò. "Ho novità."

Alzò lo sguardo e annuì. "Mi farebbe piacere qualcosa di buono. Per favore dimmi che la nostra fortuna è migliorata."

"Vorrei poterlo dire." Ash si accigliò. "Ma forse questo aiuterà a cambiare la situazione."

Ash lo informò rapidamente dello spostamento tedesco a sud verso Parigi. Finora, le battaglie non erano andate a loro favore. Avevano bisogno di una vittoria. Dovevano impedire alle truppe tedesche di guadagnare altro terreno. Parigi non poteva cadere sotto il loro controllo. Quello sarebbe stato un colpo devastante per la parte alleata della guerra.

"Dimmi tutto" ordinò. "Quanto ci vorrà prima che raggiungano Parigi?"

Non ci sarebbe voluto ancora molto. "Tra un altro paio di giorni, saranno vicini al fiume Marne."

Il Generale Maggiore fissò le mappe distese sul tavolo. "Penso di sapere cosa dobbiamo fare." Posò il dito sulla mappa. "Dobbiamo inviare truppe qui." Quindi indicò un altro punto. "E qui. Saremo in grado di prenderli di sorpresa e impedire loro di avanzare verso Parigi."

Il piano avrebbe funzionato. Ash era impressionato dal pensiero rapido e dalle pianificazioni strategiche del Generale Maggiore. Voleva credere che questo avrebbe messo fine alla guerra più velocemente, ma non riteneva sarebbe successo. Questo era l'inizio di una guerra molto lunga e sanguinosa. Una battaglia non l'avrebbe decisa. "Che cosa avete bisogno che faccia?"

"Tienimi informato." Si erse in tutta la sua altezza. "Gli agenti segreti aiuteranno a determinare chi vince questa guerra. Odio dirlo, ma abbiamo bisogno di voi bastardi furtivi per rimanere determinanti."

A Ash non piaceva che ci si riferisse a lui in quei termini, ma non poteva discutere con la logica del Generale Maggiore. La raccolta di informazioni influenzava l'esito di una battaglia; tuttavia, era solo una parte dell'intero quadro. Qualcuno doveva assemblare le tattiche necessarie e poi molti soldati dovevano uscire e mettere le loro vite in gioco per attuarle. "Se non ha bisogno di me…"

"Non ho detto questo." Il Generale Maggiore si accigliò. "Come ti senti a lavorare con qualcuno?"

Lo odiava. Lavorare da solo gli rendeva più facile entrare e uscire dai luoghi di nascosto. Se doveva preoccuparsi di un'altra persona, questo rendeva il suo lavoro molto più difficile. Cosa stava pensando quell'uomo? Non si rendeva conto che l'intero senso del lavoro di spionaggio dipendeva dalla sua capacità di stare in incognito? "Dipende da ciò che avete in mente."

"C'è un soldato nel mio reggimento che potresti trovare utile. Ha una straordinaria capacità di valutare le situazioni come non ho mai visto prima. Mi piacerebbe il suo parere sulla situazione. Portalo con te e girate insieme. Rimandalo indietro una volta che avrai raccolto tutte le informazioni di cui avremo bisogno."

Ash strinse i denti. Non avrebbe perso le staffe. Ciò non gli sarebbe stato d'aiuto con il Generale Maggiore e probabilmente l'avrebbe condotto lungo la via del non ritorno. Non aveva idea di cosa fare per uscire dalla situazione. C'era solo una cosa che poteva fare. "Dove trovo questo soldato?"

Il Generale Maggiore passò accanto a lui e disse qualcosa a qualcuno fuori. Quindi si diresse verso Ash. "Sarà qui presto."

Meraviglioso… "C'è qualcosa di cui dovrei essere a conoscenza?"

"Ovvero?" Il Generale Maggiore sollevò un sopracciglio.

"Non so." Ash scrollò le spalle. "Qualsiasi cosa voi riteniate pertinente."

Il Generale Maggiore non si preoccupò di rispondere. Tornò a studiare le sue mappe. Se Ash aveva mai voluto usare il suo rango come strumento per ottenere riconoscimento, era quel momento. Tenne i suoi pensieri per sé stesso. C'erano cose più importanti del suo ego. Ash poteva accettare di ingoiare il suo orgoglio se questo avrebbe garantito che più persone sarebbero tornate a casa sane e tutte intere. Non voleva che nessuno morisse solo perché non riusciva a tenere sotto controllo la sua arroganza.

"Signore" entrò un uomo. "Mi avete richiesto?"

L'uomo era magro come uno stecco e non poteva avere più di diciotto anni. Rimase in piedi rigido, in attesa che il Generale Maggiore gli rivolgesse la parola. In questo, era un soldato professionista e avrebbe fatto tutto ciò che quelli sopra di lui avrebbero richiesto. Ash non pensava che il soldato avrebbe mai messo in discussione un ordine dato. A tale proposito, era il soldato perfetto.

"Soldato Semplice James" lo interpellò il Generale Maggiore. "Ho un compito importante per te. Devi accompagnare Lord Seabrook in una missione segreta. Segui i suoi ordini come se fossero dati direttamente da me."

"Sì, signore" rispose. "Quando partiamo?"

"Ora" disse Ash. "Non abbiamo tempo da perdere."

Il Soldato Semplice James annuì e poi uscì dalla tenda. Ash lo seguì. Non c'era altro da discutere con il Generale Maggiore. Aveva già aggiunto qualcosa, o piuttosto qualcuno, alla sua missione che non apprezzava particolarmente. Pregò che il suo nuovo compagno non finisse per farli uccidere entrambi. Ash mantenne una breve distanza tra lui e il soldato. Voleva vedere quanto ci sarebbe voluto per lui per accorgersi che Ash era rimasto deliberatamente dietro. Il Generale Maggiore pensava che possedesse buone capacità di valutazione. Il soldato si fermò improvvisamente e non guardò indietro. Invece, disse in tono piatto: "Dato che dovrei agire come dite voi, forse potete dirmi la direzione verso cui ci stiamo dirigendo."

Poteva andare. Ash accelerò per raggiungerlo. Il soldato aveva un po' da imparare, ma Ash poteva insegnarglielo. Forse sarebbero persino tornati vivi…


Catherine si asciugò il sudore dalla fronte. Avevano lavorato per ore mentre i feriti si riversavano nell'ospedale. Aveva ignorato Sir Benjamin e abbandonato l'ambasciata. Si era addestrata per diventare infermiera e l'ospedale aveva bisogno delle sue capacità. Nulla di ciò che lui avrebbe potuto dire l'avrebbe convinta a fare diversamente.

I tipi di lesioni di cui era testimone… Erano raccapriccianti. Parti del corpo lacerate fatte a brandelli fino a renderle irriconoscibili. Ferite alla testa che lasciavano i soldati disorientati e spezzati. Queste erano tutte esterne. Il vero dolore veniva dalle loro anime, e dalle emozioni che a malapena trattenevano dentro di loro. Questo era il vero problema. Alcune delle loro ferite potevano essere guarite e alla fine sarebbero tornati sul campo di battaglia. Ma il tumulto emotivo? Sarebbero servite più di un paio di bende e dei punti ben piazzati per rattoppare quei buchi.

"Infermiera Langdon" gridò un dottore.

Nell'ospedale, aveva cessato di essere Lady Catherine, figlia di un duca. Era giudicata per le sue abilità infermieristiche e per la sua capacità di seguire gli ordini. Il tumulto che dominava l'ospedale significava che avevano bisogno di gente che pensasse rapidamente e imparasse velocemente. Per fortuna, Catherine si era adattata bene ed era stata addestrata dai migliori. Si diresse verso il dottore che la chiamava e chiese: "Sì, dottor Quinn?"

"Ho bisogno che tu sieda con questo paziente. Non se la passa bene…"

Quello che il dottore non diceva era che il soldato non avrebbe superato la notte. Catherine normalmente sedeva con i pazienti terminali quando poteva. Le sue capacità empatiche aiutavano a togliere parte della loro angoscia. La lasciava prosciugata e uno straccio in seguito, ma credeva nel dover fare la sua parte. "Qual'è il suo nome?"

"Soldato Semplice Brian Jones" disse. "Ti porto da lui."

Catherine annuì e lo seguì fino al letto in cui si trovava il soldato. Aveva una benda attorno alla testa fradicia di sangue. La sua gamba sinistra era recisa sotto il ginocchio e alla sua mano destra mancavano tre dita. Deglutì a fatica e prese la sedia accanto al letto per sedersi con lui. Catherine si allungò e prese la mano sinistra dell'uomo nella sua. Forse era sbagliato da parte sua, ma non poteva sopportare di toccare quella ferita. Il suo cuore soffriva per lui, e lei avrebbe voluto renderlo ancora tutto intero. Niente avrebbe mai potuto far accadere una cosa simile a lui. Nessun tipo di speranza o preghiera avrebbe aiutato il pover'uomo disteso sul letto.

Chiuse gli occhi e si immerse profondamente dentro di sé verso il luogo in cui teneva rinchiuso il suo dono empatico. Catherine aveva imparato in giovane età che non poteva lasciare campo libero a quel particolare dono a meno che non volesse ritrovarsi ridotta in uno stato pietoso. Di tanto in tanto esso sfuggiva al suo controllo, e frammenti di emozioni di altre persone trovavano la loro strada per entrare, ma per lo più ne aveva il controllo.

Il dolore del Soldato Semplice Jones… la fece quasi crollare. Urlava nel profondo per avere l'assoluzione. Voleva che tutto finisse e, purtroppo, ci era vicino, ma non abbastanza vicino. Lei poteva aiutarlo con un po' della sua agonia e dargli una qualche pace. Catherine rimosse tutta la sua incertezza e il suo dubbio, poi li sostituì con leggerezza e un po' di felicità. Catherine aprì gli occhi e incontrò il suo sguardo. I suoi occhi erano vitrei e non mostravano segni di consapevolezza. "Dormi" lo incoraggiò. "Presto sarai in un posto senza dolore."

Pregò che non dovesse soffrire a lungo. Alcune cose erano insopportabili, e questa era in cima alla lista. Era stati fatti così tanti danni inimmaginabili a questi uomini, e per cosa? Una guerra stupida e inutile che non avrebbe dovuto essere combattuta… Odiava tutto questo e desiderava poter tornare indietro e fermarla. Se avesse compreso quella visione, forse non sarebbero entrati nell'orribile situazione in cui si trovavano. Ma non c'era modo di tornare indietro. Alcune cose erano destinate ad accadere e nessuna visione poteva impedirle.

Catherine fissò il soldato semplice Jones. La sua respirazione era rallentata, e aveva un aspetto meno malandato. Più tempo passava in ospedale, più difficile diventava. Voleva aiutare le persone, ne aveva quasi bisogno. Quella stessa necessità aveva la capacità di distruggerla. Come poteva fare ciò che doveva quando quasi la uccideva ogni volta che lo faceva?

"Come sta?" disse il dottor Quinn da dietro di lei.

Non distolse lo sguardo dal soldato. Aveva chiuso gli occhi alcuni istanti prima e non pensava che avrebbe vissuto molto più a lungo. Guardare lentamente il soldato morire era una delle cose più difficili che avesse mai fatto. Lo aveva aiutato perché aveva bisogno di lei; tuttavia, non poteva continuare a farlo. Altri soldati morenti e lei si sarebbe distrutta. Doveva limitarsi a quelli che avevano la possibilità di farcela.

"È quasi spirato" disse. "Stavo per pregare per lui."

"Starò qui con te mentre lo fai." Il dottore unì le mani e abbassò la testa.

Catherine abbassò la testa. "Nelle tue mani, o Signore, affidiamo umilmente questo soldato, il soldato Jones. In questa vita, l'hai abbracciato con il tuo tenero amore e liberalo ora da ogni male e offrigli il riposo eterno." Mentre pronunciava le ultime righe della preghiera, il soldato semplice smise di respirare. Rivoli di lacrime caddero dai suoi occhi. Li asciugò velocemente e si alzò in piedi.

"Se volete scusarmi, ho bisogno di riposare."

Non aspettò che il dottore le rispondesse. Alcune cose non era necessario dirle. Il dottore sapeva che era un'infermiera esperta e che in qualche modo faceva di più per i pazienti che avvolgere le bende pulite su di loro. Aveva usato quella conoscenza a suo vantaggio. Non poteva lasciarglielo fare mai più.

Ognuno di quei soldati feriti la faceva pensare ad Ash e a come non avesse ricevuto nemmeno una lettera da lui da quando se n'era andato. Avrebbe potuto averle scritte, ma non era all'ambasciata per riceverle. Ogni giorno che erano separati, lei era preoccupata per lui e si era resa conto del suo errore troppo tardi. Senza modo per comunicare, non avrebbe mai saputo se stava bene, e questo la feriva molto più della morte del soldato.

CAPITOLO SEI

Il sole si abbassò all'orizzonte – una palla infuocata arancione che riempiva quasi completamente il cielo, riducendo il blu a nulla. I Tedeschi erano sparsi per tutta la campagna francese, rendendo quasi impossibile per loro fare dei veri e propri progressi. Il Soldato Semplice James si sedette accanto a un grande albero e appoggiò la testa contro di esso. Ash non lo biasimava. La stanchezza era diventata la loro nuova normalità.

"A cosa stai pensando?" chiese Ash mentre si sedeva di fronte a James e si appoggiava a un albero. Il soldato non aveva parlato molto. Era una buona cosa per una spia, ma ancora sembrava strano. Non aveva incontrato molti soldati riservati come James. "Il Generale Maggiore ha detto che sei bravo nel valutare una situazione."

Non disse nulla. Fissò Ash come se non lo riconoscesse. Il soldato semplice raccolse un bastone nelle vicinanze e iniziò a colpire il terreno e spingere le foglie cadute. Ash impiegò alcuni momenti per capire che in realtà stava disegnando per terra. Si avvicinò ed esaminò attentamente mentre James continuava a strisciare il bastone sul terreno. Il soldato semplice era riuscito a creare una replica esatta del campo nemico e di ogni pezzo di artiglieria che avevano nel loro arsenale. Non avevano nemmeno violato completamente il loro accampamento e in qualche modo lui aveva memorizzato tutto. Ash non era mai stato più stupito. Finalmente capì perché il Generale Maggiore aveva mandato lui. "Come riesci a fare questo?"

James scrollò le spalle. "Ricordo le cose. Lo faccio da sempre."

Era troppo semplicistica come risposta. Non si era ricordato i dettagli. Il soldato semplice era riuscito ad anticipare le cose e come avrebbero agito i Tedeschi; aveva incluso cose nei suoi disegni che ritraevano schemi di pattuglia, consegne e persino movimenti dentro e fuori dal campo. Tutto era stato etichettato e chiaramente contrassegnato. Non avevano visto tutto questo quando avevano spiato da lontano. Un giorno il soldato sarebbe stato un brillante stratega e un leader nell'esercito – se fosse sopravvissuto a quella guerra. Così tanti buoni uomini erano già morti, e ogni giorno poteva essere il loro ultimo. Fissò il giovane, e lo rattristò che qualcosa potesse accadere a quell'uomo. Non c'era niente di divertente nella guerra.

Mentre il sole era ancora alto nel cielo e stavano facendo una pausa, Ash decise di scrivere una breve lettera a Catherine. Gli mancava terribilmente. Era stata nei suoi pensieri ogni secondo che era stato via. Non c'era niente che volesse di più che vederla di nuovo e assicurarsi che fosse al sicuro all'ambasciata. Sir Benjamin non le avrebbe permesso di fare qualcosa di sciocco. Catherine avrebbe voluto fare la sua parte e aiutare coloro che erano stati colpiti dalla guerra e dalle atrocità che aveva creato. Aveva un cuore buono.

Ash estrasse il suo taccuino e lo sfoglio fino un foglio vuoto. La sua matita si era smussata e a malapena graffiava il foglio. Doveva essere temperata – estrasse il coltello e lo fece scivolare sulla cima finché non ebbe una punta solida e appuntita. Iniziò a scrivere le parole che aveva tenuto nel suo cuore. Più tardi, l'avrebbe imbucata così che fosse spedita a lei all'ambasciata. Per ora, gli bastava esprimere i suoi sentimenti per lei. Non si era reso conto di quanto lei contasse per lui fino a quando non l'aveva lasciata.

"Dovremmo ricominciare a muoverci. Il Generale Maggiore ha bisogno delle informazioni che abbiamo raccolto." Ash non aveva voluto portare il soldato semplice con sé, ma poteva capire perché era stato scelto. Le sue capacità di memoria erano di gran lunga superiori a qualsiasi cosa poteva fare Ash. Avrebbe scansionato l'area e nascosto quello che poteva. Quando sarebbe tornato alla loro base, avrebbe scritto una lettera al conte di Derby.

James cancellò il disegno e si alzò. Ash si mise in piedi dopo di lui. Non avevano fatto molta strada prima che qualcosa sibilasse vicino all'orecchio sinistro di Ash. "Che diavolo…" Premette il dito sul punto sfiorato e lo trovò bagnato. Ash fissò i polpastrelli ed erano macchiati di rosso.

"Tedeschi" urlò James.

Corsero al riparo mentre altri proiettili gli volavano accanto. C'era un tiratore posizionato da qualche parte a controllare ogni mossa che facevano. Ash trovò riparo dietro un grande albero, e James se la filò verso un altro vicino. I proiettili colpirono all'impazzata l'intera area e corteccia volò in tutte le direzioni. C'era sicuramente più di un soldato tedesco in zona.

"Dobbiamo trovare una via d'uscita da qui." Se non l'avessero fatto, erano praticamente morti. Almeno uno di loro doveva tornare al campo e passare le informazioni che avevano raccolto al Generale Maggiore. James era una scelta migliore. La sua memoria era superiore a quella di Ash. "Vai, e io ti copro."

"Negativo, mio signore." James tirò su il fucile e iniziò a sparare. Un paio di Tedeschi caddero a terra. Era bravo a fare il soldato. Il soldato semplice aveva fatto una buona scelta diventando un professionista. "Ho altri ordini."

Ash si voltò bruscamente e lo fissò. "Quali ordini."

"Il Generale Maggiore ha detto di assicurarsi che tornaste vivo." Il soldato sparò altri colpi. "È un amico di vostro padre."

Anche dalla tomba suo padre controllava la sua vita. Ash aveva firmato per essere una spia e, dannazione, non aveva bisogno che qualcuno prendesse decisioni per lui. Il Generale Maggiore era stato così insistente riguardo il fatto che James venisse con lui. Aveva stupidamente pensato che la ragione fosse la sua memoria, ma non aveva bisogno di così tanti dettagli per sconfiggere i Tedeschi. Le informazioni raccolte da Ash sarebbero state più che sufficienti. "Vai" ordinò Ash. "Ti supero di grado e obbedirai al mio ordine."

James continuò a ignorarlo. Ash avrebbe dovuto prendere un'azione drastica per costringerlo. Uscì da dietro l'albero e iniziò a sparare. Era probabilmente un'azione stupida, ma ebbe l'effetto desiderato. Certo, probabilmente avrebbe aiutato se non si fosse preso una pallottola nella spalla.

"Non siate sciocco" disse James. "Vi farete uccidere."

"La decisione è mia." Un altro proiettile lo sfiorò, questa volta colpendo la gamba destra. "Adesso dammi retta e vai." Sarebbe stato preso prigioniero, ma ne sarebbe valsa la pena se James fosse tornato alla base. Quello fu l'ultimo ricordo che ebbe prima che qualcosa lo colpisse alla testa e tutto diventasse nero.



Catherine entrò nell'ambasciata senza che nessuno facesse caso a lei. Era tornata per due ragioni. Una era vedere se Ash le aveva scritto. Mentre era lì, avrebbe lasciato un recapito nel caso avesse ricevuto qualche lettera, ma sperava che almeno una lettera l'attendesse già. Catherine desiderava disperatamente sapere qualcosa di Ash, e non sapeva come avrebbe reagito se non avesse ricevuto presto alcuna notizia.

"Lady Catherine" la chiamò un uomo. Si voltò per trovare l'ambasciatore che si dirigeva verso di lei. "È bello rivedervi qui. Sir Benjamin era preoccupato per voi."

"Sto bene." Queste due parole la fecero sembrare fredda e quasi – disinteressata. Probabilmente perché non le importava cosa pensasse il suo tutore. Non aveva mai mostrato molta emozione nei suoi confronti né aveva capito ciò di cui aveva veramente bisogno. "Nessuno dovrebbe preoccuparsi del mio benessere. Posso prendermi cura di me stessa."

"Ma non dovreste farlo, mia cara" disse lui tranquillamente. "Una lady di rango dovrebbe essere coccolata. Questa guerra lascerà una macchia su tutti i soggetti coinvolti. Una volta che vi tocca, non si può tornare indietro."

Era già troppo tardi per i ripensamenti. Aveva visto troppo e il suo cuore era stato frantumato mille e mille volte. I soldati feriti continuavano a riversarsi in ospedale, ognuno più devastante dell'ultimo. Tuttavia, non poteva dirlo all'ambasciatore. Avrebbe insistito ancora di più per farla rimanere all'ambasciata. Non aveva il coraggio di dirgli che non si era mai sentita di appartenere lì. Il suo posto nel mondo non era quello di una donna coccolata dell'alta società. Aveva doni che potevano aiutare le persone. Catherine incontrò il suo sguardo e non vacillò un secondo mentre diceva: "Lo terrò a mente."

"Quindi resterete?"

Dove con quella frase gli aveva dato l'impressione che lo avrebbe fatto? "No, signore" rispose. "Sono qui per alcune delle mie cose e il mio gatto."

"Potete lasciare Merlin qui. È al sicuro."

Non si era resa conto che conoscesse il nome del suo gatto. "Preferirei che rimanesse con me." Merlin era una delle sue consolazioni, e lei aveva bisogno di lui. Altrimenti non sarebbe mai sopravvissuta al lavoro all'ospedale. "Ho ricevuto corrispondenza durante la mia assenza?"

Lui scosse la testa. "No. Aspettavate qualcosa?"

Catherine sospirò. "Sperare sarebbe più accurato. Mi assicurerò di lasciare il mio recapito quando ho finito." Dov'era Ash? Le avrebbe scritto? E quando l'avrebbe rivisto? Non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui. Era arrivato a significare molto per lei in poco tempo, e non riusciva a smettere di pensare al suo bacio d'addio. Quella azione aveva cambiato i suoi sentimenti per lui, e lei non poteva evitare di desiderare che le circostanze fossero state diverse. Che quella guerra non fosse diventata parte della sua vita. "Se volete scusarmi, devo ancora raccogliere i miei effetti personali." Si voltò per andarsene, ma l'ambasciatore le mise una mano sulla spalla.

"Potete tornare in qualsiasi momento. Non sentitevi come se doveste stare da sola." La sua voce conteneva una sfumatura di gentilezza. Era un brav'uomo. "È sicuro qui."

Poteva essere, ma non era casa. Fino a quando non sarebbe potuta tornare in Inghilterra, doveva scoprire il suo posto nel mondo e chi voleva essere. Non poteva farlo finché viveva all'ambasciata. Gli uomini che vivevano lì dentro non le avrebbero mai permesso di esplorare ciò di cui aveva bisogno. C'era un posto dove lei poteva farlo. Catherine non rispose né gli disse niente di tutto ciò. Invece, continuò a camminare e andò nelle sue stanze all'ambasciata. Mentre era lì, mise il resto degli oggetti che voleva tenere con sé in una piccola borsa a tracolla. Afferrò Merlin e lo mise nel trasportino progettato su misura. Quindi lasciò l'ambasciata e iniziò il lungo viaggio di ritorno in ospedale.

Il dottore le aveva dato il permesso di portare Merlin all'ospedale. Gli aveva assicurato che il gatto non sarebbe stato di intralcio. Per lo più, quella era la verità. Era un gattino intelligente e l'ascoltava. Ogni tanto era dispettoso però. Quando raggiunse l'ospedale, andò nella sua piccola stanza e lasciò la borsa sul lettino. Poi liberò Merlin dal trasportino.

Grida cominciarono a echeggiare nel corridoio. Catherine uscì dalla sua stanza e corse verso la sala principale. Un soldato entrò nella stanza con un altro uomo accasciato sulla sua spalla. L'uomo sembrava esausto, ma in qualche modo riusciva a stare in piedi. "Dovete aiutarlo" implorò.

Catherine guardò l'uomo che portava. Non indossava l'uniforme da soldato. Aveva pantaloni semplici neri e una camicia bianca coperta da una giacca nera. I suoi stivali sembravano eccellenti e di buona fattura. I suoi capelli biondi erano macchiati di sangue. In effetti, era coperto di sangue, il che lo rendeva irriconoscibile. "Sembra gravemente ferito."

"È stato colpito diverse volte. Il maledetto bastardo ha cercato di fare l'eroe." L'uomo lo portò all'interno della stanza. "Dove posso metterlo giù?"

Catherine fece un cenno verso un letto vicino. Un dottore si precipitò da lei mentre il soldato metteva giù l'uomo. Voleva esaminarlo perché qualcosa in lui sembrava familiare. Il dottore avrebbe fatto un esame approfondito.

"Starà bene?"

Si era dimenticata del soldato. "Faremo del nostro meglio." Catherine gli mise una mano sulla spalla. "Come vi chiamate?"

"Soldato Semplice James, mia lady" rispose. Come aveva fatto a sapere che non era una semplice signorina? Catherine lo studiò con curiosità… Il soldato fece un gesto verso l'uomo sul letto. "Non può morire. Il Generale Maggiore ha insistito perché lo proteggessi, ma non mi ha ascoltato. Idiota testardo…"

Catherine mantenne la sua attenzione sul soldato semplice. Era agitato, e il sentimento si riversava dentro di lei. Le sue difese erano abbassate, e lei non riusciva a rialzarle. L'uomo doveva calmarsi un po' prima che lei rivolgesse la sua attenzione al loro nuovo paziente. "Hai un nome, soldato?" L'avevano tutti, ma questo gli diede qualcos'altro su cui concentrarsi.

"Samuel" rispose quasi distrattamente. "Aiutatelo per favore. Io starò bene."

Catherine avrebbe aiutato il dottore. L'uomo sul letto era gravemente ferito e avrebbe avuto bisogno che lei lo assistesse. "Andrò da lui tra un minuto." Sorrise al soldato semplice. "Samuel" iniziò. "Perché non vi porto in un posto dove potete aspettare e magari mangiare qualcosa. Il vostro amico sarà in buone mani, lo prometto."

"Mi ha chiesto di portarlo qui." Sembrava quasi impazzito. "L'unica volta che ha ripreso conoscenza mi ha pregato di trascinarlo qui, se necessario."

Sembrava strano, ma forse l'altro uomo aveva una ragione di cui non era a conoscenza. "Vieni con me" lo convinse. "È caldo in cucina e potrai riposare. Sono sicura che sia stato un viaggio difficile." Il soldato la seguì, ma sembrava riluttante a lasciarsi dietro il suo amico. In qualche modo, arrivarono in cucina dove il cuoco posò un piatto sul tavolo per il soldato semplice.

"Ha chiesto di voi" insistette. Il Soldato Semplice James non toccò il suo cibo. "Siete Lady Catherine, vero?"

Questo la fece sobbalzare. Come avrebbe potuto saperlo? "Non capisco."

"Ho dovuto chiedere in giro mentre ci dirigevamo qui. Non sapeva che voi sareste stata qui specificamente, ma voleva voi."

Catherine lo fissò con orrore. I capelli biondi… Non glielo chiese di nuovo. Si precipitò fuori dalla stanza a perdifiato. Ash era su quella branda, e lei non lo aveva riconosciuto. Era coperto di sangue. Oh, Dio…

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Yaş sınırı:
0+
Litres'teki yayın tarihi:
17 ağustos 2020
Hacim:
213 s. 22 illüstrasyon
ISBN:
9788893986144
Telif hakkı:
Tektime S.r.l.s.
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