Kitabı oku: «Un Gregario Solo Al Comando!», sayfa 3

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​6. L'inizio della fine.

Quel ventesimo Gran Giro d'Europa sta generando enorme euforia nel Team Astrale. La loro Stradaccia esordirà in una tappa, e neppure in una qualsiasi, ma l'ultima e decisiva, prima della passerella finale di Roma, sotto al Colosseo. Il programma prevede lunedì, 1 maggio, l'esordio italo-francese, con partenza da Torino, passando per il Colle della Lombardia e i suoi 2350 metri d'altezza e arrivo a Cannes, di 255 km. Sarà il battesimo di fuoco di una tre giorni in crescendo di distanze chilometriche. Suggeriscono ciò la seconda tappa, tutta francese, da Cannes a Montpellier di 288 km e la terza, francospagnola, da Portiragnes fin su La Rambla di Barcellona, di 292 km. Complessivamente dall'Italia alla Francia, per proseguire attraversando Portogallo, Spagna, Irlanda, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Danimarca, poi la Svezia, la Finlandia, la Polonia, la Repubblica Slovacca, la Romania, la Bulgaria e la Grecia, con arrivo ad Atene. Di qui, sfruttando l'ultimo dei sette giorni di riposo previsti in scaletta, trasferimento in Italia per il gran finale, sabato 24 e domenica 25 giugno. In tutto 49 giorni di corse, con una media giornaliera di 213 km per complessivi 10.458 attraverso 16 nazioni d'Europa. Non una passeggiata per gli atleti e non di facile organizzazione per i 35 team iscritti, ché in passato una leggerezza nel prenotar alberghi, nel pianificare pasti e nel predisporre sedute defaticanti o, laddove richiesto, nel trasferire uomini e mezzi, ha portato a clamorosi ritiri o a gravi ripercussioni sul rendimento dei giorni successivi.

È il primo pomeriggio di domenica, 30 aprile 2051. Il Centro Congressi Union Parks di Torino ha curato nei minimi dettagli la conferenza stampa di presentazione. Il via alla tappa inaugurale è fissato per la mattina seguente alle 10:00 am. Le siepi esterne sono potate in forma di rigogliose biciclette verdi.

I 200 sedili rossi, disponibili nel salone "Red Grandi Eventi", stanno subendo l'assalto di altrettanti giornalisti sportivi, muniti d'apposito lasciapassare. Quelli sprovvisti, in forza alle testate più povere e bistrattate, si distribuiscono in piedi, sui bordi.

Nelle due ore di durata, sarà possibile conoscere i 35 team partecipanti e i 10 corridori ammessi per singola squadra, per un totale di 350 iscritti, almeno in teoria, tutti pretendenti al titolo.

Con buona pace del 90% dei comprimari presenti, un ampio approfondimento, con l'ovvia maggioranza delle domande, viene riservato ai soli capitani: gli unici ritenuti in grado di cogliere l'obiettivo finale.

Un piccolo imprevisto, tuttavia, porta sotto i riflettori proprio il Toro di Montevideo. Mentre il Team Astrale sfila sul palchetto, preceduto dal proprio condottiero, Thomas Evilthoon, Gianni fa inciampare "accidentalmente" chi gli sta davanti!

«Per la vecchiaia Valmontedo inizia a non vederci?» chiede tra l'ilarità generale l'inviato del Gazzettino Ciclistico di Rimini, Paolo Pasottini.

«Pare que èh» è la sua risposta sorridente ed evasiva.

«No, davvero», si affretta a ribadire quello, «con i suoi quasi 40 anni è il corridore più "longevo"! Dopo di lei c'è Tony Danis del Team Hilbert che ne ha 33, ma che non arriva in fondo da 2 anni.»

«Questão, ehm, la domanda?»

«Conta di finire?»

«Vou terminar. De fato vou ganhar!» risponde per sé stesso, spiritoso, certo di non essere compreso, almeno nell'immediato. «Se ele, não me fizer cair.»

«Dice che arriverà alla fine e che anzi lo vincerà lui!» traduce, invece, con una pronuncia invidiabile, l'inviato del settimanale uruguaiano Esportista Gigante, Felix Blanco Torres, relegato in un angolo, in piedi. «Inoltre, riferendosi al compagno di squadra, mi pare sia Sardina, ha aggiunto: se lui non lo farà cadere!»

Chiamato malamente in gioco, Gianni Sardena arrossisce con selvaggia celerità.

Pur sorridendo, Marcelo è tutt'altro che sereno. Sa bene che questo episodio peggiorerà ancor più i rapporti tra di loro. Inoltre un'altra questione lo tiene in ansia: lei non ha dato conferma del suo arrivo. A dirla tutta, per telefono Elisabeth è stata fredda ed evasiva, finendo per negarsi completamente negli ultimi giorni!

Più tardi, concluso quell'evento introduttivo, dal pulmino su cui fa rientro con la squadra, la vede. È ferma di fronte la vetrina di un negozio. I bambini non sono con lei, ma non è la prima volta che li affida alle cure di una ludoteca. Presto lo raggiungeranno, pensa, così inizia a immaginare i baci, gli abbracci e le lacrime di gioia che lo vedranno partire felice verso l'ennesima "guerra a colpi di pedale".

Un'ora più tardi la reception gli notifica una visita presso la Saletta Avorio. Prima di salire in camera proprio lui ha disposto fosse così. Infatti, per l'amalgama del gruppo, ma anche per una reciproca sorveglianza, gli atleti sono sistemati in stanze doppie e Marcelo la divide con il capitano Evilthoon. Sempre meglio di un tragico abbinamento con Sardena! S'affretta a scendere, ché in lui la paura del silenzio degli ultimi giorni ha avuto fin troppi argomenti e invece un'unica cosa desidera percepire: la ritrovata serenità in famiglia. A pochi passi dalla meta, sente potente il proprio battito! Un sospiro lungo e profondo, poi la condivisione di quel momento si farà pianto e riso, emozione e divertimento, in una parola: armonia. Sì, ne ha una disperata necessità. Non sgriderà più quegli angioletti. Mai e poi mai si priverà ancora dell'ossigeno vitale derivante dall'approvazione della moglie. Sì, dopo queste due folli settimane d'apnea desidera solo di tornare a respirare!

Catapultatosi dentro, impallidisce. In fondo alla stanza, sotto la luce azzurrina dell'unico finestrone presente, c'è una sagoma maschile. Non di meno ritrova colore quando in esso riconosce Manuel Rodriguez, brillante avvocato dello studio legale Alves & Barbosa, ma anche amico d'infanzia e perfino di più! È un caldo raggio di sole in una giornata che volge al brutto, ma questo lo scoprirà in seguito.

Una storia non banale spiega il loro potente legame: sono coetanei, cresciuti come fraterni amici nella stessa palazzina di Carrasco Norte, in prossimità dell'aeroporto di Montevideo.

Marcelo: figlio di un barbiere manesco e farfallone e di una casalinga triste e dimessa. Manuel: nato da una madre single, emancipata sostenitrice dell'inseminazione artificiale con relativa donazione anonima. Ciò, almeno, fu quanto, per 15 anni, diede a intendere a chiunque la conoscesse. Infatti, una notte che mai sarà dimenticata, Jose Luis Valmontedo, rientrato ubriaco sfatto, attraverso una confessione gratuita e ben circostanziata si rivelò ai due, trasformando i "fraterni" in "fratelli". Di più: in "fratellastri"! Che personaggio quel tosacani di loro padre, capace di farsi l'amante sul pianerottolo; di nasconderla sotto al naso della moglie per anni; di incoraggiare gli ignari fratellini, vicini di casa, a stringere un'amicizia sincera; di prendersi cura, velatamente, appena oltre la porta dirimpetto, del figlio illegittimo; per giunta di persuadere Silvia Rodriguez che quella soluzione fosse normale nel 2011.

Altro che normale. Fu l'origine del caos! Donna Pereira diede i primi segni di sé, nella propria vita, cambiando la serratura; l'amante, per ospitarlo stabilmente, pretese la regolarizzazione sua e del figlio; Marcelo, prossimo a realizzare il sogno paterno, minacciò di lasciare il ciclismo se non fosse tornato a casa; e lo stesso José Luis, sì rientrò, ma senza compromessi, sfondando la porta e massacrando, a colpi di forbici da barbiere, colei che, con la prima ribellione della sua intera esistenza, aveva tradito le aspettative di tutti per un futuro migliore!

Perduta l'amata madre, e con quel padre assassino seppellito in galera, per un po' tutto continuò a precipitare, poi, per fortuna, "mamita Silvia", come aveva imparato a chiamarla, trovò il modo di edificare sulle macerie del passato. Sostenuto umanamente e dal punto di vista economico, il ciclista trovò la sua strada in Europa, ottenendo un primo importante ingaggio. Egli stesso, poté così ricambiare il favore, pagando al fratellastro gli onerosi studi di giurisprudenza. Per sé comprò dalla UUW (Universidade Uruguaia Web) un piano di studi in letteratura internazionale che grazie ad auricolari e audio libri lo vide impegnato perfino nelle ore d'allenamento in bicicletta, fino al conseguimento della tanto desiderata laurea in lettere. Quindi un lieto fine, se non per tutti, almeno per loro due, che con social media e telefono limitarono le distanze tra Europa e Sud America.

Visibilmente emozionato il Toro gli va incontro. È incerto e quasi incredulo. Lo trova smagrito. Occhi scuri, accesi di una luce di perenne curiosità. Sorrisetto saccente. Barba rasata alla perfezione. Abito di alta sartoria blu e beige. Valigetta 24h al seguito. Poi il solito taglio di capelli, per il quale vanta da sempre tre diversi parrucchieri, uno per la nuca, uno per le basette e uno per il resto.

«Fratello» sussurra Marcelo.

«Ehi, fratello mio!»

Parlano la stessa lingua, ovvio, ma anche in senso assoluto, quali spiriti affini.

S'abbracciano con stima e passione, restando immobili, come intenti in un plastico clinch di lotta greco-romana.

«Che sorpresa, non eri mai venuto per l'inizio di una corsa.»

Manuel sorride, accertandosi frattanto che da fuori nessuno li veda.

«Come sta mamita?»

«Bene, piacendo a Dio» risponde e chiude. «Registra le tue corse e spera sempre di vederti vincere.»

«Allora povera mamita!» ride, guardando con preoccupazione la porta. In breve moglie e figli saranno lì. Busseranno. Dovrà presentarli e dare delle spiegazioni, infatti Elisabeth ne ignora persino l'esistenza. Figurarsi… Mai messe in piazza le proprie spiacevoli verità: un fratello illegittimo; un padre assassino e in carcere; una mamita adottiva e per terminare la mamma vittima della negazione del suo principio: "non si toccano le femmine".

«Colpa della speranza, ma la vita non è fatta di miracoli.»

«Cioè?» chiede, notandogli sul volto un accenno d'ansia.

«Mi dispiace.»

«Di cosa?»

«È venuta da noi.»

«Chi?»

«È tornata dai suoi» risponde, non potendo trattenere oltre la triste verità che lo ha portato a viaggiare per quasi 20 ore da un continente all'altro. «Si è presentata con il padre che è cliente da anni.»

«Giuro», balbetta spaesato, «non capisco.»

L'avvocato, forte d'una decennale esperienza, comprende che è giunto il momento di mettergli in mano qualcosa di tangibile, affinché possa toccare, capire, superare. Inoltre, così facendo, porterà avanti il proprio incarico. Prende la 24h in pelle scura, la apre e ne estrae dei documenti ben impaginati, quindi pronuncia il nome che, ne è certo, come fosse la formula magica di una favola nera, lo risveglierà: «Tua moglie, Elisabeth!»

«Elisabeth?» ripete spalancando gli occhi, finalmente desto.

«Signor Marcelo Valmontedo il qui presente avvocato Manuel Rodriguez dello studio legale Alves & Barbosa di Montevideo», inizia a dire, non prima d'aver azionato il registratore olografico obbligatorio dal 2035, «è qui a notificarle la richiesta ufficiale di divorzio da parte di Elisabeth Paceco Garziglia.»

«Mio Dio no!»

«Sì fratello, l'ho visto succedere decine di volte. È l'inizio della fine!»

​7. Marilisa.

Sei tutto quello che non c'è, che manca, che mai verrà: sei con me!

I tuoi occhi luccicano la mia dannazione; condanna immobile, statica, ferma, fermata, di perenne mancata azione.

Il tuo sguardo danzante, allegro, frizzante è il ballo della notte; una corsa a perdifiato su d'un prato di nero orgoglio ammantato; quel gioco di rasoi che presto taglierà l'ultimo dei nastri di vita, l'ultimo dei fili di speranza, l'ultimo degli ultimi gridi disperati, mai giunti fino a te.

Tu sei il mio tesoro, deliquio inatteso, soggiacimento illusorio, svegliarino di sostanza.

Tu sei con me proprio quando comprendo di non arrivare fino a te!

Il tuo vivere l'oggi è il mio distacco dallo ieri e dal domani. Le tue mani. Sogni seri. Frammenti di pensieri privi di consigli e di appoggi veri. Il mio amore sprecato. L'amore per chi ho amato. Tu per me e io senza te...”.

Marcelo ha scritto di getto, senza comprendere fino in fondo cosa il subconscio gli abbia sottilmente suggerito. Correre in bici lo esprime in minima parte. Ha bisogno di questi sfoghi quanto dell'aria. La sua anima appassirebbe in sella, senza il nutrimento delle decine di audio libri ascoltati ogni mese. Scrivere, poi, è per il suo spirito l'equivalente del sudore derivante dalle fatiche degli allenamenti quotidiani. Sia quel che sia, il nuovo foglietto tornerà utile come prossima zavorra. Al pari di una mongolfiera scaricata dal peso sabbioso, al momento opportuno, anch'egli, liberando il proprio estro nebbioso, potrà volare leggero verso il traguardo. Piuttosto vuole sempre questa vita? Desidera ancora lottare in bicicletta? A conti fatti spingere avanti quei pedali lo fa sentire comunicato al mondo. Nondimeno nell'intimo sa di averli traditi, mancando di trovare la vittoria. Quel maledetto uxoricida del padre non meritava tanto! Adesso, tuttavia, il bisogno di sopravvivenza del suo amor cortese grida al cuore di sì, di immaginare realizzabile finanche la fantasia più assurda. Il passato non conta più, il presente fugge via a ogni istante, così solo la prospettiva di un futuro ancora praticabile accanto a lei, significa qualcosa in più del nulla che ci attende, inesorabile. Elisabeth è in città, nelle vicinanze, sotto quello stesso cielo in fiamme, probabilmente perfino viva del suo stesso desiderio di riconciliazione e di ritrovata armonia in famiglia, ché seppur il tramonto adesso detta la propria legge naturale, il domani già prepara un nuovo trionfo dell'alba. E allora, per quanto quelle odiose carte parlino della fine del loro matrimonio, è altresì innegabile che sia tornata e non in un luogo qualsiasi, ma dove, la mattina seguente, lui, proprio lui, suo marito, il suo Toro Innamorato, prenderà il via, quale corridore ancora e sempre in corsa per lei! Sì, dovrà andare così. Servirà lottare, credere e sforzarsi, ma un lieto fine dovrà arrivare!

Purtroppo ha potuto confrontarsi con Manuel per un tempo troppo esiguo. Max Procopio, infatti, subito dopo la notifica di divorzio, è piombato nella Saletta Avorio per fare "tana" ai due fratelli. Lo ha fatto portando le ultime notizie sul Gran Giro, ma anche per scortarlo al ristorante, dove la squadra è riunita per cena. Qui Marcelo ha appreso, con giustificata svogliatezza, che al Team Astrale sono stati assegnati i numeri di gara: dal 31, destinato al capitano Evilthoon, passando per il 33 di Sardena, fino al suo numero 40, che quindi lo accompagnerà per 56 giorni fin sotto al Colosseo.

Dopo cena è scattato il coprifuoco. Serve riposare. L'indomani mattina si farà sul serio. Ciononostante, due ore prima, con abile discrezione, mentre si salutavano, lui e Manuel si sono accordati per un incontro furtivo.

Detto e fatto! Alle 10:37 pm, quando Evilthoon già gode di un buon sonno, approfittando del buio, Marcelo esce dalla finestra del bagno, scendendo per quattro piani dalla scala antincendio dell'albergo. In un vicolo laterale, l'altro lo aspetta in taxi. Mentre il tassista, istruito e ben pagato, esce, andando a poggiarsi sul cofano anteriore, lui sale e gli siede accanto. Il tassametro corre svelto, non quanto faccia ora il bisogno di risposte del ciclista.

«Perché proprio tu?»

«Una coincidenza. L'avvocato Nocio non le ispirava fiducia» risponde con quel suo sorrisetto saccente. «Per me ne cercava uno che fosse anche bello. Victor è un rospo!»

«Stai dicendo che mia moglie...»

«È bellissima, ma cagna!» lo stoppa, brusco e sfacciato. «In questi giorni l'ho potuta inquadrare e non mi sbaglio.»

«Qui parliamo di Elisabeth!»

«Sveglia. La cagna ha deciso di finirla con te.»

«Non devi offenderla!»

«Calmati e ragiona. Non immagina di noi. Hai sempre detto che non volevi farle sapere di me, per evitare di parlare di papà. Quando si è presentata allo studio, l'ho riconosciuta subito. Non l'avevo mai vista di persona, ma quell'anno hai sposato Miss Uruguay e giornali e TV li guardo anch'io. Comunque sia sono riuscito a soffiare il caso a Victor» si gratta la fronte. «Lei si è confidata con il suo avvocato, non sapendo di parlare con tuo fratello. Provo ad aiutarti oppure credi che faccio così con tutti? Rischio più di quanto tu non possa guadagnarci.»

Marcelo respira a fondo, cercando di riflettere.

«Ha affondato le unghie nella tua vita, in tutto ciò che avevi.»

«Ho voluto io, perché mi fido.»

«Fiducia mal riposta!» si affretta a rimproverarlo. «Quello che non sai, ma che devi sapere, è che se non firmi subito le carte del divorzio, farà uscire sul tuo conto rivelazioni scomode.»

«Cosa potrà mai esserci di tanto scomodo?» sbotta, stanco della situazione. «Ho sempre lavorato duro per il bene suo e dei bambini!»

«Ecco qui, lupus in fabula! Ti attaccherà su di loro: si parla di maltrattamenti su minori. Farà a pezzi la tua credibilità.»

«È un bluff, ma non ci casco!»

Messa mano alla valigetta, Manuel ne estrae l'oloregistratore. Da una tasca interna prende una specie di coriandolo d'argento. Lo inserisce, quindi avvia la riproduzione. Quei bambini in 3D, grandi come pulcini, riferiscono cose che Marcelo ascolta per la prima volta, tra sudore freddo e imbarazzo.

«Ti distruggerà.»

«Non esiste! Se tu credi che...»

«Scherzi», lo blocca, «anche se ha una perizia inattaccabile, non devi difenderti da me. Conta quello che è riuscita a montarti contro, non quello che puoi o non puoi aver fatto. Firma e potrai vederli ancora, dietro suo permesso, s'intende.»

«Il permesso? Per vedere mio figlio Alejandro?»

«Sei sicuro che lo sia?» lo stuzzica, strizzando l'occhio, ma Marcelo spalanca la bocca, allungando l'ovale del viso fino ad apparirgli un mostro. Così si affretta a ritrattare, non ritenendolo pronto all'eventualità. «Scusa, battuta infelice. Scherzavo dai! La verità è che non hai scelta. Ti tiene per le palle! Se non farai così, perderai quel poco che ti resta, punto e basta!»

«È assurdo.»

«Ti sembra, perché si è mossa bene. Quella ti ha spolpato vivo e ora ti sta buttando via! Vedrai che avrà già per le mani un altro bel polletto come te.»

«Però tu sei qui a Torino» ragiona a voce alta, con occhi fatti piccoli e sospettosi. «Anche lei, ché l'ho vista vicino all'albergo e poi, guarda caso, arrivi tu.»

«Qui? Lei? E per fare cosa?» chiede stupito.

«Dimmelo tu. Prima hai detto che ha cambiato quel Victor per te, che sei più bello!»

Manuel non può trattenersi dal ridere.

«Dimmelo!» insiste, temendo siano amanti.

Marcelo si sente minacciato, ma non per una mera questione di sex appeal, poiché nel confronto tra di loro, fascino e risposte emotive nelle donne sono sempre state a suo favore. Castano, capelli mossi, portati lunghi e disordinati per carattere, zigomi e labbra sensuali, taglio d'occhi mediorientale con sguardo perso nel passato, tipo "pirata intrigante e romantico", fisico asciutto, vissuto e tenace con addominali scolpiti nel lavoro proficuo di una vita. No, deve trattarsi di risentimento per un vecchio torto, mai affrontato e chiarito. Non vorrebbe svuotare l'armadio più vecchio e sporco della sua coscienza, tra l'altro per estrarne lo scheletro più scomodo che vi sia mai stato cacciato dentro, ma stando così le cose, sente di doverlo a entrambi. Non potendo rimandare oltre, s'affretta, chiedendo: «È per Marilisa?»

Udito quel nome l'altro rabbuia, smettendo i modi concilianti.

«Mi dispiace. Ti ha lasciato senza una spiegazione. Le volevo bene, ma lo stesso le chiesi di non seguirmi in Europa.» Marcelo è invaso dalla tristezza. «Le proposi di restare amici, ma rispose che poteva scegliere un amico, non chi amare! Fratello, Marilisa si era innamorata, non aveva potuto scegliere e io nemmeno.»

«Zitto, non devi pronunciare il suo nome!» latra. «Era tutta la mia vita e sì, l'amavo al punto di essere felice per lei, per voi!»

«Mi spiace, disse che non sarebbe servito a nulla. Che anche voltandole le spalle, ti avrebbe lasciato. Che mi amava e non poteva cambiarlo. Che tanto valeva essere felici noi.»

«Sai cosa? Elisabeth è bellissima, ma non ha un filo d'anima paragonata a Marilisa!» stride Manuel, sofferente di un male che gli buca la carne talmente in profondità da dissanguarla dello spirito. «Sappi che se tua moglie mi avesse cercato, te l'avrei rimandata a calci e non perché sono meglio di te, ma perché, e mi dispiace ripeterlo, lei è una cagna, sì, una cagna in calore!»

«Mi dispiace» ribadisce, incapace di guardarlo negli occhi. «È vero, l'ho lasciata per Elisabeth. Ho sprecato il tuo sacrificio, ma ho anche pregato per un miracolo. Che in un modo o nell'altro tu e lei...»

«Zitto, stai zitto!» Manuel grida talmente forte da far saltare in piedi il tassista, lì fuori dov'è stato seduto fino ad ora. «L'hai più vista o cercata? No, certo! Hai deciso che non andava più bene, che era meglio quella cagna, più giovane e bella e allora l'hai scaricata e fine della storia!»

«Io veramente...»

«È entrata in depressione! Ma tu che ne sai di queste cose? In questi anni l'hai mai chiamata, anche solo per un saluto? La mia povera Marilisa, perché era mia!» grida, piangendo.

Marcelo non ricorda di averlo visto o sentito fare "così brutto" in tutta la vita.

«Sì, doveva essere mia! Capisci? Mia e basta!»

«Ok, vista la situazione con Elisabeth, non lo so, forse potrei chiamarla. Dici che starebbe meglio?» prova a consolarlo, goffo e invadente. «Però continua a sperare. I miracoli succedono!»

Rimangono in silenzio.

Manuel: testa china, rassegnato, singhiozzante, come diretto al patibolo.

Marcelo: impietrito, mentre spera non abbia da rinfacciargli altro.

«Nessun miracolo!» prorompe, invece, come una cannonata vigliacca sul popolo inerme. «Si è consumata poco a poco. È durata anni, soffrendo molto, anche troppo per come era dolce e delicata. Non te lo dissi. Quel giorno Alejandro festeggiava gli anni. Poi evitai. Io stesso rifiutavo di accettare la verità. Fratello, sono 8 mesi che si è gettata sotto a un treno!»

«No, mio dio no!» urla sconvolto, saltando fuori dalla vettura e iniziando una fuga priva di logica.

Toro Embolado imbocca una traversa dopo l'altra, ispirato dal caso. Sbatte contro un muro piombato dal nulla. Schiacciato dalla responsabilità, tenta di superarlo istintivamente, lottando e trascinandosi verso l'angolo. S'affaccia quanto basta per cercare di capire dove sia finita la scala antincendio del suo albergo. Ha bisogno di ritrovare la finestra al quarto piano, la stanza, il letto!

«Ti amo da morire» sussurra un uomo, avvolto da quel buio entro cui il ciclista ora tenta di scrutare. «Non resisto. Quando lo farà?»

«Un poco de pazienza» risponde la sagoma sinuosa di quella donna dalla voce, per lui, così intima e familiare. «Firmerà en breve!»

«Va bene, certo, Elisabeth.»

Sì, è proprio lei! Ne ha riconosciuto subito la cadenza, in un italiano perfetto rispetto al suo. Usando lo stesso stratagemma, Gianni l'ha incontrata di nascosto. Sono amanti e ora anche l'ultimo a dover sapere, sa…

Iniziano a baciarsi, stretti in un'unica appassionata ombra.

Per tutta risposta, lui vorrebbe dichiarare la propria presenza. Lo farebbe strappandosi gli occhi, come le sicure di altrettante bombe a mano, che a quel punto andrebbero a esplodere in un urlo cieco, di devastante, inaudita violenza! Ma non può. Non vuole accostarsi alla natura omicida di suo padre. È paralizzato dal conflitto interiore, dal dolore, dallo sconcerto. Più d'ogni altra cosa dalla responsabilità opprimente di aver provocato la morte di Marilisa, preferendole "una cagna in calore". Sì, già, queste le sacrosante parole di Manuel, confermatosi sincero e affidabile.

Del tutto frastornato, così come ne era uscito, alla fine trova la maniera per rientrare in camera. Manca di una scarpa e ha una manica strappata fino al gomito. Sporco, sudato, avvolto da una ridda di pensieri e con un enorme rimorso caricato sulle spalle, a stento trova riparo sotto le coperte, nel letto. Lì, per quanto buio e tenebroso, ricava un rifugio di fortuna dove affrontare quella notte di tormenti e di fantasmi che lo attendono impazienti!

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Yaş sınırı:
18+
Litres'teki yayın tarihi:
31 temmuz 2020
Hacim:
230 s.
ISBN:
9788893985970
Telif hakkı:
Tektime S.r.l.s.
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