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Kitabı oku: «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6», sayfa 11

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CAPITOLO XXXII

Arcadio Imperatore dell'Oriente. Amministrazione e disgrazia d'Eutropio. Rivolta di Gaina. Persecuzione di S. Gio. Grisostomo. Teodosio II. Imperatore dell'Oriente. Sua sorella Pulcheria. Eudossia sua moglie. Guerra Persiana e division dell'Armenia

A. 395-1453

La divisione del Mondo Romano tra i figli di Teodosio contrassegna il finale stabilimento dell'Impero orientale, che dal regno d'Arcadio fino alla presa di Costantinopoli, fatta dai Turchi, durò mille e cinquantotto anni in uno stato di prematura e perpetua decadenza. Il Sovrano di quell'Impero assunse ed ostinatamente ritenne il vano, e di poi fittizio titolo d'Imperator dei Romani; e l'ereditarie denominazioni di Cesare e d'Augusto continuarono a dichiarare, che egli era il legittimo successore del primo degli uomini, che avesse regnato sulla prima delle nazioni. Il Palazzo di Costantinopoli gareggiava, e forse oltrepassava la magnificenza della Persia; e gli eloquenti discorsi di S. Gio. Grisostomo511 celebrano il pomposo lusso del regno d'Arcadio nell'atto di condannarlo. «L'Imperatore (dic'egli) porta sul capo o un diadema o una corona d'oro adornata di pietre preziose, d'inestimabil valore. Questi ornamenti e le vesti di porpora son riserbate per la sola sua sacra persona; ed i suoi abiti di seta son ricamati con figure di dragoni d'oro. Il suo trono è d'oro massiccio. Ogni volta che comparisce in pubblico, egli è attorniato dai cortigiani, dalle guardie e dai Ministri. Le lance, gli scudi, le corazze, le briglie, ed i finimenti dei loro cavalli sono o in sostanza o in apparenza d'oro, e l'ampio splendido rilievo, che è nel mezzo del loro scudo, è circondato da piccole borchie, le quali hanno la figura dell'occhio umano. Le due mule, che tirano il cocchio del Monarca, sono perfettamente bianche, e da ogni parte risplendono d'oro. Il cocchio medesimo, di purissimo oro sodo, attrae l'ammirazione degli spettatori, che osservano le portiere di porpora, il candido tappeto, la grossezza delle pietre preziose, e le rilucenti lastre d'oro, che brillano, quando sono agitate dal moto del cocchio. Le pitture Imperiali son bianche sopra un fondo turchino: l'Imperatore comparisce assiso sul trono, con le armi, i cavalli e le guardie intorno ad esso, ed i suoi soggiogati nemici, in catena, a' suoi piedi». I successori di Costantino stabilirono la perpetua lor residenza nella città reale, che egli aveva eretta sul confine dell'Europa e dell'Asia. Inaccessibili alle minacce dei loro nemici, e forse alle querele dei loro Popoli, ricevevano, qualunque vento spirasse, le tributarie produzioni d'ogni clima, e l'inespugnabil forza della lor Capitale continuò per più secoli a sfidare gli ostili sforzi dei Barbari. I loro Stati avevano per confini l'Adriatico, e il Tigri, e l'intiero spazio di venticinque giorni di navigazione, che separava la fredda estremità della Scizia dalla Zona torrida dell'Etiopia512, era compreso nei limiti dell'Impero orientale. Le popolose regioni di quell'Impero erano la sede delle arti e delle scienze, del lusso e della ricchezza, e gli abitanti di esse, che avevan preso il linguaggio ed i costumi dei Greci, si nominavano con qualche apparenza di verità la parte più colta e gentile della specie umana. La forma del Governo era una pura e semplice monarchia. Il nome di Repubblica Romana, che per tanto tempo conservò una debole tradizione di libertà, ristringevasi alle province Latine; ed i Principi di Costantinopoli misuravano la lor grandezza dalla servile obbedienza del loro Popolo. Essi non sapevano quanto una tal passiva disposizione snerva e degrada ogni facoltà della mente. I sudditi, che avevano abbandonato la lor volontà ai comandi assoluti d'un padrone, erano ugualmente incapaci e di difender le vite ed i beni loro dagli assalti dei Barbari, e di guardar la propria ragione dai terrori della superstizione.

A. 365-399

Sono tanto fra loro connessi i primi avvenimenti del regno d'Arcadio e d'Onorio, che la ribellione dei Goti e la caduta di Buffino hanno già avuto luogo nell'Istoria dell'Occidente. Si è già osservato, che Eutropio513, uno dei principali Eunuchi del palazzo di Costantinopoli, successe a quel superbo Ministro, di cui aveva ultimato la rovina, e tosto imitato i vizi. Ogni Ordine dello Stato inchinavasi al nuovo favorito, e la vile ed ossequiosa lor sommissione l'incoraggiò ad insultar le leggi, e quel che è viepiù difficile o pericoloso, i costumi del paese. Sotto i più deboli fra i Predecessori d'Arcadio, il regno degli Eunuchi era stato segreto e quasi invisibile. S'erano insinuati nella confidenza del Principe; ma le ostensibili loro funzioni erano ristrette al domestico servizio della guardaroba e della camera Imperiale. Potevano essi dirigere sotto voce i pubblici consigli, e distruggere con le maliziose lor suggestioni la fama e le sostanze dei cittadini più illustri, ma non avevan mai ardito di porsi apertamente alla testa dell'Impero514, o di profanare i pubblici onori dello Stato. Eutropio fu il primo dell'artificiale suo sesso, che osò d'assumere il carattere di Magistrato Romano e di Generale515. Talvolta in presenza del vergognante Senato, saliva sul Tribunale per giudicare o per recitare un elaborato discorso, ed alle volte compariva a cavallo con gli abiti e l'armatura d'un eroe alla testa delle sue truppe. Il disprezzo del costume e della decenza scuopre sempre una mente debole e mal regolata, nè sembra che Eutropio compensasse la follìa del suo disegno con alcuna superiorità di merito o di destrezza nell'esecuzione. Il precedente suo genere di vita non l'aveva fatto iniziare allo studio delle leggi, o agli esercizi del campo; i temerari ed infelici suoi tentativi provocarono il segreto disprezzo degli spettatori; i Goti espressero il lor desiderio, che un tal Generale potesse comandar sempre gli eserciti di Roma, ed il nome del Ministro era infamato col ridicolo, più dannoso forse che l'odio per un carattere pubblico. I sudditi d'Arcadio erano esacerbati dalla memoria, che questo deforme e decrepito Eunuco516, che sì sgraziatamente imitava le azioni d'un uomo, era nato nella più vil condizione di schiavo; che avanti d'entrare nel palazzo Imperiale, era stato più volte venduto o comprato da cento padroni, i quali avevano esaurito la giovanile sua forza in ogni abbietto ed infame ufizio, e finalmente nella sua vecchiezza l'avevano abbandonato alla libertà ed alla miseria517. Mentre queste vergognose istorie giravano e si esageravano forse nelle private conversazioni, era lusingata la vanità del favorito con gli onori più straordinari. Si eressero ad Eutropio nel Senato, nella Capitale, e nelle Province statue di bronzo o di marmo decorate coi simboli delle sue civili e militari virtù, e scritto vi fu sopra con pompa il titolo di terzo fondatore di Costantinopoli. Fu promosso al grado di Patrizio, che incominciava a significare in un senso popolare ed anche legale Padre dell'Imperatore, e l'ultimo anno del quarto secolo fu macchiato dal Consolato d'un Eunuco, e d'uno schiavo. Tale strano però ed inespiabil prodigio518 risvegliò i pregiudizi dei Romani. L'Occidente rigettò l'effemminato Console, come un'indelebile macchia per gli annali della Repubblica; e senza invocar le ombre di Bruto o di Camillo, il Collega d'Eutropio, colto e rispettabile Magistrato519, sufficientemente dimostrò le diverse massime delle due amministrazioni.

Sembra, che sull'audace e vigorosa mente di Ruffino agisse uno spirito più sanguinario e vendicativo; ma l'avarizia dall'Eunuco non era meno insaziabile di quella del Prefetto520. Finattantochè spogliò gli oppressori, i quali si erano arricchiti coi beni del Popolo, Eutropio potè soddisfare l'avida sua disposizione senza molta invidia o ingiustizia ma in progresso la sua rapacità presto invase le sostanze, che si erano acquistate per mezzo di legittima eredità o di lodevole industria. Si praticarono e si accrebbero i soliti metodi di estorsione, e Claudiano ha fatto una viva ed originale pittura della pubblica vendita dello Stato. «L'impotenza dell'Eunuco (dice il piacevol satirico) non è servita che a stimolare la sua avarizia: la stessa mano, che nel tempo della sua servitù s'esercitava in piccoli furti, ed in aprire gli scrigni del suo padrone, adesso rapisce le ricchezze del Mondo: e questo infame rivenditor dell'Impero vende e divide le Province Romane, dal monte Emo fino al Tigri. Uno, spogliandosi della sua villa, è fatto Proconsole dell'Asia, un altro compra la Siria con le gioie della sua moglie, ed un terzo si duole d'aver dato il suo patrimonio pel Governo della Bitinia. Nell'anticamera d'Eutropio si trova esposta alla pubblica vista una gran tabella, che dimostra i prezzi rispettivi delle Province. V'è accuratamente distinto il diverso valore del Ponto, della Galazia e della Lidia. Può aversi la Licia per tante migliaia di monete d'oro; ma l'opulenza della Frigia esigerà una somma più considerabile. L'Eunuco brama di cancellare la sua personale ignominia con una generale vergogna, e siccome è stato venduto egli, così desidera di vendere il resto del genere umano. Nell'ardente contesa, la bilancia che contiene il destino e le sostanze della Provincia, spesso trema sul pernio; e finattantochè uno dei bracci viene inclinato pel maggior peso, la mente dell'imparzial giudice resta in un'ansiosa sospensione521. Questi (continuava lo sdegnato Poeta) sono i frutti del Romano valore, della disfatta d'Antioco, e del trionfo di Pompeo». Questa venale prostituzione dei pubblici onori assicurava l'impunità dei futuri delitti; ma le ricchezze, che Eutropio traeva dalla confiscazione, erano già contaminate dall'ingiustizia, mentre era permesso accusare e condannare i proprietari dei beni, che egli era impaziente di confiscare. Fu sparso del sangue nobile per mano dell'esecutore; ed eran piene le più inospite estremità dell'Impero di esuli innocenti ed illustri. Fra i Generali e Consoli dell'Oriente, Abbondanzio522 avea ragion di temere i primi effetti dello sdegno d'Eutropio. Egli era reo dell'imperdonabil delitto d'aver introdotto quel vile schiavo nel palazzo di Costantinopoli: e bisogna concedere qualche sorta di lode ad un potente ed ingrato favorito, che si contenta della disgrazia del suo benefattore. Abbondanzio, per mezzo d'un rescritto Imperiale, fu spogliato de' molti suoi beni, e bandito a Pitio sull'Eussino, ultima frontiera del Mondo Romano, dove sussistè per la precaria pietà dei Barbari, finattantochè non potè ottenere, dopo la caduta d'Eutropio, un esilio più dolce a Sidone nella Fenicia. La distruzione di Timasio523 richiedeva un metodo di attacco più serio e più regolare. Questo grande ufiziale, Generale degli eserciti di Teodosio, avea segnalato il suo valore con una decisiva vittoria, che ottenne contro i Goti della Tessaglia; ma egli era troppo inclinato, ad esempio del suo Sovrano, a godere del lusso nella pace, e ad abbandonarsi confidentemente a malvagi e intraprendenti adulatori. Timasio avea disprezzato la pubblica voce, promuovendo Bargo, infame suo dipendente, al comando d'una coorte; e meritò di provarne l'ingratitudine, essendo Bargo stato segretamente instigato dal favorito ad accusare il suo padrone d'una perfida cospirazione. Il Generale fu tratto avanti al Tribunale d'Arcadio medesimo; ed il principal Eunuco stava da un lato del trono, a suggerir le questioni e le risposte al suo Sovrano. Ma siccome questa forma di processo avrebbe potuto credersi parziale ed arbitraria, fu delegata l'ulteriore investigazione sul delitto di Timasio a Saturnino e a Procopio, il primo di grado consolare, e l'altro tuttavia rispettato come suocero dell'Imperator Valente. La brusca onestà di Procopio fece mantener l'apparenza d'una giusta e legal processura, ed egli cedè con ripugnanza all'ossequiosa destrezza del suo collega, che pronunciò una sentenza di condanna contro l'infelice Timasio: se ne confiscaron le immense ricchezze in nome dell'Imperatore ed a vantaggio del favorito, ed esso fu mandato in esilio perpetuo ad Oasi, luogo solitario nel mezzo degli arenosi deserti della Libia524. Separato da ogni umano consorzio, il Generale degli eserciti Romani fu perduto per sempre al Mondo; ma le circonstanze del suo destino si son raccontate in diverse e contradditorie maniere. Sì vuol far credere, che Eutropio mandasse un ordine privato per la segreta esecuzione di lui525. Fu detto che tentando di fuggire da Oasi, perì nel deserto di sete o di fame, e che fu trovato il suo cadavere fra le sabbie della Libia526. E stato asserito con più sicurezza che Siagrio suo figlio, dopo aver fortunatamente evitato le ricerche degli agenti ed emissari della Corte, raccolse una truppa di ladri Affricani, con cui trasse Timasio dal luogo del suo esilio; e che non si seppe più altro nè del padre nè del figlio527. Ma l'ingrato Bargo invece di poter godere il premio del suo delitto, fu subito dopo ingannato a distrutto dalla più potente malvagità del Ministro medesimo, che aveva senso e spirito a sufficienza per abborrir l'istrumento de' propri misfatti.

A. 397

L'odio pubblico, e la disperazione de' particolari continuamente minacciavano o pareva che minacciassero la personal salvezza d'Eutropio, non meno che dei numerosi aderenti, ch'erano attaccati alla sua fortuna e promossi dal venal suo favore. Immaginò dunque per la comune loro difesa la salvaguardia d'una legge, che violò qualunque principio d'umanità e di giustizia528. I. Fu ordinato in nome, e coll'autorità d'Arcadio, che tutti coloro che avessero cospirato coi sudditi o con gli stranieri contro la vita di alcuna di quelle persone, che l'Imperatore considerava come membra del suo proprio corpo, sarebbero puniti con la morte e con la confiscazione. Questa specie di fittizia e metaforica lesa Maestà si estese a proteggere non solo gl'illustri ufiziali dello Stato e dell'esercito, che erano ammessi nel sacro Concistoro, ma anche i principali domestici del Palazzo, i Senatori di Costantinopoli, i Comandanti militari, ed i Magistrati civili delle Province: indefinita ed incerta lista, che sotto i successori di Costantino includeva un'oscura e numerosa serie di subordinati ministri. II. Questo estremo rigore avrebbe forse potuto giustificarsi, se fosse stato solo diretto ad assicurare i rappresentanti del Sovrano da ogni effettiva violenza nell'esecuzione del loro ufizio. Ma tutto il corpo dei dipendenti Imperiali s'arrogò un privilegio o piuttosto un'impunità, che li mise al coperto, in ogni momento della lor vita, dal subitaneo, o forse giustificabile risentimento dei loro concittadini; e mediante una strana perversione di leggi applicossi ad una privata contesa il medesimo grado di colpa e di pena, che ad una deliberata cospirazione contro l'Imperatore e l'Impero. L'editto d'Arcadio con la massima precisione ed assurdità dichiara, che in tali casi di lesa Maestà si punirebbero con ugual severità i pensieri e le azioni; che la notizia d'una malvagia intenzione, qualora non fosse subito manifestata, diveniva ugualmente colpevole che l'intenzione medesima529, e che quei temerari, che avessero ardito di sollecitare il perdono dei traditori, sarebbero notati essi medesimi di pubblica e perpetua infamia. III. «Relativamente ai figli dei traditori (prosegue l'Imperatore) quantunque dovrebbero essi partecipare la pena dei loro genitori, giacchè probabilmente ne imiteranno la colpa, ciò non ostante, per uno speciale effetto della nostra Imperial clemenza, noi accordiamo loro la vita. Ma nel tempo stesso gli dichiariamo incapaci di esser eredi, tanto dal lato del padre che della madre, o di ricever alcun dono o legato dal testamento sì dei congiunti che degli estranei. Segnati con ereditaria infamia, esclusi dalla speranza di onori o di fortuna, si lascino in abbandono alle angustie della povertà e del disprezzo, in maniera che risguardin la vita come una calamità, e la morte come un conforto o sollievo». Con tali parole, sì bene adattate ad insultare i sentimenti del genere umano, l'Imperatore, o piuttosto il suo favorito Eunuco applaudiva la moderazione d'una legge, che estendeva le medesime inumane ed ingiuste pene ai figli di tutti quelli, che avevano secondato, o che non avevano scoperto quelle fittizie cospirazioni. Si è tollerato che vadano in dimenticanza varie delle più nobili regole della Giurisprudenza Romana; ma questo editto, utile e potente macchina della ministerial tirannia, fu premurosamente inserito nei codici Teodosiano e Giustiniano, e nei tempi moderni si son risuscitate le stesse massime a proteggere gli Elettori della Germania, ed i Cardinali della Chiesa di Roma530.

A. 399

Ma queste sanguinarie leggi, che sparsero il terrore in un disarmato e scoraggito Popolo, erano di troppo debole tessitura per frenare l'audace impresa di Tribigildo Ostrogoto531. La colonia di quella guerriera nazione, che era stata posta da Teodosio in uno dei più fertili distretti della Frigia532, paragonava con impazienza i lenti prodotti della laboriosa agricoltura con la fortunata rapacità, ed i larghi premj d'Alarico; ed il loro Capo risentì, come un personale affronto, la mala accoglienza che ricevè nel palazzo di Costantinopoli. Una molle e ricca Provincia nel cuor dell'Impero restò sorpresa dal suon della guerra; ed il fedele vassallo, che era stato disprezzato ed oppresso, fu nuovamente rispettato, quando riprese l'ostil carattere di Barbaro. Le vigne ed i fertili campi, fra il rapido Mursia ed il tortuoso Meandro533, furono consumati dal fuoco; le cadenti mura delle città rovinarono al primo attacco nemico; i tremanti abitatori fuggirono da un sanguinoso macello alle rive dell'Ellesponto; ed una considerabil parte dell'Asia Minore fu desolata dalla ribellione di Tribigildo. Il rapido suo progresso fu impedito dalla resistenza de' contadini di Panfilia; e gli Ostrogoti, attaccati in un angusto passo fra la città di Selge534, un profondo pantano, e le scoscese alture del monte Tauro, furon disfatti con la perdita delle loro truppe più prodi. Ma lo spirito del loro Capo non fu domato dalla disgrazia, ed il suo esercito veniva continuamente accresciuto da sciami di Barbari, e di banditi, che desideravano esercitare la professione della ruberia sotto i più onorevoli nomi di guerra e di conquista. I romori del buon successo di Tribigildo poterono per qualche tempo sopprimersi dal timore, o mascherarsi dall'adulazione; ma appoco appoco posero in agitazione la Corte e la Capitale. Ogni disgrazia veniva esagerata con oscuri e dubbiosi cenni, ed i futuri disegni de' ribelli divennero il soggetto di ansiose congetture. Ogni volta che Tribigildo avanzavasi verso l'interno del paese, i Romani erano inclinati a supporre, ch'ei meditasse di passare il monte Tauro, e d'invader la Siria. Se discendeva verso il mare, attribuivano, e forse anche suggerivano al Capitano Gotico il più pericoloso progetto d'armare una flotta ne' porti della Jonia e di estendere le sue devastazioni lungo le coste marittime, dalla bocca del Nilo fino al porto di Costantinopoli. L'avvicinamento del pericolo, e l'ostinazione di Tribigildo, che ricusava ogni termine di accomodamento, costrinsero Eutropio a convocare un consiglio di guerra535. Dopo d'aver attribuito a se stesso il privilegio di veterano soldato, l'Eunuco affidò la difesa della Tracia e dell'Ellesponto al Goto Gaina, ed il comando dell'esercito Asiatico a Leone suo favorito: due Generali, che per diverse strade promossero efficacemente la causa dei ribelli. Leone536 che per la grandezza del corpo e la grossezza dello spirito era soprannominato l'Aiace dell'Oriente, aveva lasciato la primitiva sua professione di cardator di lana, per esercitare con molto minore abilità e successo la milizia; e le incerte sue operazioni erano capricciosamente immaginate ed eseguite, ignorando egli le vere difficoltà, e timidamente tralasciando di profittare di qualunque favorevole occasione. La temerità degli Ostrogoti gli avea tratti in un posto svantaggioso tra' fiumi Mela ed Eurimedonte, dov'essi erano quasi assediati dai contadini della Panfilia: ma l'arrivo d'un esercito Imperiale, invece di ultimarne la distruzione, somministrò loro i mezzi di salvarsi e di vincere. Tribigildo sorprese il campo non guardato dei Romani nell'oscurità della notte; sedusse la fede della maggior parte degli ausiliari Barbari e dissipò senza grande sforzo le truppe, che si eran corrotte pel rilassamento della disciplina, ed il lusso della Capitale. Il mal talento di Gaina, che aveva sì arditamente architettata ed eseguita la morte di Ruffino, era esacerbato dalla fortuna dell'indegno successore di lui; egli accusava la propria disonorevol pazienza sotto il servil dominio d'un Eunuco; e l'ambizioso Goto era convinto, almeno nella pubblica opinione, di fomentare in segreto la rivoluzione di Tribigildo, col quale era congiunto mediante un vincolo domestico non meno che nazionale537. Quando Gaina passò l'Ellesponto per unire sotto le sue bandiere il restante delle truppe Asiatiche, adattò con arte i suoi movimenti alle brame degli Ostrogoti, abbandonando con la sua ritirata il paese, che essi desideravan d'invadere, o facilitando, coll'avvicinarsi, la diserzione dei Barbari ausiliari. Alla Corte Imperiale magnificò più volte il valore, il genio, e gli inesauribili mezzi di Tribigildo, confessò la propria incapacità di proseguire la guerra; ed estorse la permissione d'entrare in trattato coll'invincibile suo avversario. Le condizioni della pace furon dettate dall'orgoglioso ribelle; e la perentoria domanda della testa d'Eutropio manifestò l'autore, ed il disegno di questa ostile cospirazione.

A. 399

L'audace Satirico, che ha contentato il suo malo umore con la parziale ed appassionata censura degli Imperatori Cristiani, offende la dignità piuttosto che la verità dell'Istoria con paragonare il figlio di Teodosio ad uno di quei semplici ed innocenti animali, che appena sentono che sono in proprietà del loro pastore. Due passioni però, vale a dire il timore e l'amor coniugale, svegliarono il languido spirito d'Arcadio; ei fu spaventato dalle minacce del vittorioso Barbaro, e cedè alla tenera eloquenza d'Eudossia sua moglie, che con un diluvio di artificiose lacrime, presentando al padre i suoi piccoli figli, ne implorò la giustizia per un vero o immaginario insulto, che essa imputò all'ardito Eunuco538. Fu diretta la mano dell'Imperatore a segnare la condanna d'Eutropio; ad un tratto si sciolse il magico incanto, che per quattro anni aveva affascinato il Principe ed il Popolo; e le acclamazioni, che sì poco avanti avevano applaudito il merito e la fortuna del favorito, si convertirono ne' clamori dei soldati e del Popolo, che gli rimproveravano i suoi delitti, e ne sollecitavano l'immediata esecuzione. In quell'ora d'angustia e di disperazione, l'unico suo rifugio fu il santuario della Chiesa, i privilegi della quale egli aveva saggiamente o profanamente procurato di limitare; ed il più eloquente de' Santi, Giovanni Grisostomo, godè il trionfo di proteggere un prostrato Ministro, la scelta del quale avealo innalzato alla sede Ecclesiastica di Costantinopoli. Salito l'Arcivescovo sul pulpito della Cattedrale per esser distintamente veduto ed udito da un'innumerabile folla di ambidue i sessi, e d'ogni età, pronunciò un patetico ed opportuno discorso sopra il perdono delle ingiurie e l'instabilità dell'umana grandezza. Le agonie di quel pallido e spaurito meschino, che stava incurvato sotto la mensa dell'altare, presentavano un solenne ed istruttivo spettacolo; e l'oratore, che di poi fu accusato d'insultare alle disgrazie d'Eutropio, cercava d'eccitare il disprezzo per poter ammollire il furore del Popolo539. Prevalse la forza dell'umanità, e dell'eloquenza. L'Imperatrice Eudossia si astenne o per i propri principj o per quei dei suoi sudditi dal violare il santuario della Chiesa; ed Eutropio fu tentato a capitolare dalle arti più dolci della persuasione e da un giuramento, che gli si sarebbe risparmiata la vita540. I nuovi Ministri dei palazzo, non curando la dignità del loro Sovrano, pubblicarono immediatamente un editto per dichiarare, che il passato suo favorito avea disonorato i nomi di Console e di Patrizio, per abolir le sue statue, confiscare le sue ricchezze, e condannarlo ad un perpetuo esilio nell'isola di Cipro541. Un disprezzabil e decrepito Eunuco non poteva più eccitare i timori dei suoi nemici; nè era esso capace di goder quel che tuttavia gli restava, il conforto cioè della pace, della solitudine e d'un buon clima. Ma la loro implacabil vendetta gl'invidiò fino gli ultimi momenti d'una miserabile vita; ed Eutropio non ebbe appena toccato i lidi di Cipro, che fu precipitosamente richiamato. La vana speranza d'eludere, mediante la mutazione del luogo, l'obbligo del giuramento impegnò l'Imperatrice a trasferire la scena del suo processo e supplizio da Costantinopoli al vicino sobborgo di Calcedonia. Il Console Aureliano pronunziò la sentenza; ed i motivi di essa dimostrano la giurisprudenza d'un Governo dispotico. I delitti che Eutropio avea commesso contro il Popolo, avrebber potuto giustificar la sua morte; ma egli fu dichiarato reo d'aver posto al suo cocchio i sacri animali, che per la lor razza o colore erano riserbati all'uso del solo Imperatore542.

A. 460

Mentre si eseguiva questa domestica rivoluzione, Gaina543 si ribellò apertamente, congiunse le sue forze, a Tiatira nella Lidia, con quelle di Tribigildo, e sempre mantenne il suo superiore ascendente sopra il Capo ribelle degli Ostrogoti. Le armate riunite s'avanzarono senza resistenza fino allo stretto dell'Ellesponto e del Bosforo; ed Arcadio fu costretto ad impedire la perdita dei suoi Stati dell'Asia con rimettere la propria persona ed autorità alla fede dei Barbari. Fu scelta la Chiesa della Santa Martire Eufemia, situata sopra un'alta eminenza vicino a Calcedonia544, per luogo del congresso. Gaina piegossi riverentemente ai piedi dell'Imperatore, nel tempo che esigeva il sacrifizio d'Aureliano e di Saturnino, due Ministri di grado consolare; ed i nudi lor colli furono esposti dal superbo ribelle al filo della spada: ma poi condiscese ad accordar loro una precaria e disonorevole grazia. I Goti, secondo i termini dell'accordo, furono trasportati subito dall'Asia in Europa; ed il vittorioso lor Capo, che accettò il titolo di Generale degli eserciti Romani, riempì tosto Costantinopoli delle sue truppe, e distribuì trai suoi dipendenti gli onori ed i premj dell'Impero. Gaina nella sua prima gioventù avea passato il Danubio, come supplichevole e fuggitivo: il suo innalzamento era stato opera del valore e della fortuna; e l'indiscreta o perfida sua condotta fu la causa della sua pronta caduta. Nonostante la vigorosa opposizione dell'Arcivescovo egli importunamente chiese pe' suoi Arriani settari il possesso d'una Chiesa particolare; e l'orgoglio de' Cattolici fu offeso dalla pubblica tolleranza dell'eresia545. Ogni quartiere di Costantinopoli era pieno di tumulto, e di disordine; ed i Barbari guardavano con tale ardore le ricche botteghe de' gioiellieri, e le tavole dei banchieri, le quali eran coperte d'oro o d'argento, che fu stimata cosa prudente il rimuovere dalla vista loro quelle pericolose tentazioni. Si accorsero essi di tale ingiuriosa cautela, ed in tempo di notte fecero de' rumorosi tentativi per attaccare e distrugger col fuoco il palazzo Imperiale546. In tale stato di vicendevole e sospettosa ostilità, le guardie ed il Popolo di Costantinopoli chiuser le porte, e presero le armi per impedire o per punir la cospirazione dei Goti. Nell'assenza di Guina, le sue truppe furon sorprese ed oppresse; e settemila Barbari perirono in quel sanguinoso macello. Nel furor della mischia i Cattolici scoprirono il tetto, e continuarono a gettar giù dei legni infuocati, finattantochè non ebbero distrutti i loro avversari, che si erano ritirati alla Chiesa, o conventicola degli Arriani. Gaina o non era consapevole di tal disegno, o troppo confidava nella sua fortuna: egli restò sorpreso alla notizia, che il fiore del suo esercito era stato senza gloria distrutto; che egli stesso era dichiarato nemico pubblico; e che Fravitta, suo nazionale, bravo e fedele confederato, avea preso il maneggio della guerra per terra e per mare. Le imprese del ribelle contro le città della Tracia, incontrarono una costante e ben ordinata difesa: i soldati di lui furon tosto ridotti a cibarsi dell'erba che nasceva sul margine delle fortificazioni; e Gaina, che vanamente sospirava la ricchezza ed il lusso dell'Asia, prese la disperata risoluzione di forzare il passaggio dell'Ellesponto. Era privo di vascelli; ma gli alberi del Chersoneso somministrarono i materiali per far delle zattere, e gl'intrepidi suoi Barbari non ricusarono di affidarsi a' flutti del mare. Fravitta però attentamente osservava il progresso della loro impresa. Appena erano essi giunti alla metà del corso, che le galere Romane547, spinte dalla piena forza dei remi, della corrente, e di un vento favorevole, uscirono fuori strette in buon ordine e con irresistibil vigore; e l'Ellesponto restò coperto dai frammenti del Gotico naufragio. Dopo la distruzione delle sue speranze, e la perdita di molte migliaia dei suoi più bravi soldati, Gaina, che non poteva più aspirare a governare e a soggiogare i Romani, si determinò a riassumer l'indipendenza d'una vita selvaggia. Un leggiero ed attivo corpo di cavalleria Barbara, senza il peso dell'infanteria e del bagaglio, potea fare in otto o in dicci giorni una marcia di trecento miglia dall'Ellesponto al Danubio548; le guarnigioni di quell'importante frontiera appoco appoco erano state ridotte a niente, il fiume nel mese di Decembre doveva esser fortemente gelato; ed aprivasi all'ambizion di Gaina l'illimitato prospetto della Scizia. Fu segretamente comunicato questo disegno alle truppe nazionali, che abbracciarono la fortuna del lor Capitano; ed avanti che si desse il segno della partenza fu perfidamente ucciso un gran numero di ausiliari provinciali, di cui sospettava l'affetto al nativo loro paese. I Goti si avanzarono con rapide marce per le pianure della Tracia; e presto si trovaron liberi dal timore d'esser inseguiti per la vanità di Fravitta, che invece di finir la guerra, s'affrettò a godere l'applauso del Popolo, ed a ricevere i pacifici onori del Consolato. Ma comparve in armi un formidabile alleato a vendicar la maestà dell'Impero, ed a guardare la pace e la libertà della Scizia549. Le superiori forze d'Uldino Re degli Unni s'opposero al progresso di Gaina; un nemico e rovinato paese impedì la sua ritirata; egli sdegnò di capitolare; e dopo d'aver più volte tentato di farsi strada per le file dei nemici, restò ucciso, co' suoi disperati seguaci, nel campo di battaglia. Undici giorni dopo la vittoria navale dell'Ellesponto, fu ricevuta a Costantinopoli con le più liberali espressioni di gratitudine la testa di Gaina, inestimabile dono del vincitore; e la liberazione pubblica si celebrò con illuminazioni e con feste. I trionfi di Arcadio divennero il soggetto di poemi epici550; ed il Monarca, non essendo più oppresso da ostili terrori, si abbandonò al dolce ed assoluto dominio della sua moglie, la bella ed artificiosa Eudossia, che ha macchiato la sua fama con la persecuzione di S. Gio. Grisostomo.

511.Il P. Montfaucon, che per comando de' suoi superiori Benedettini fu condotto (Vedi Longueruana Tom. 1. p. 205) a fare la laboriosa edizione di S. Gio. Grisostomo in tredici tomi in foglio (Parigi 1738) si è divertito ad estrarre da quell'immensa collezione di cose morali alcune curiose antichità, che illustrano i costumi del secolo di Teodosio (Vedi oper. Chrysostomi Tom. XIII. p. 192, 196. e la sua dissertazione Francese nelle Memorie dell'Accademia delle Inscriz. Tom. XIII pag. 474, 490).
512.Secondo l'inesatto calcolo, che una nave può fare con un buon vento mille stadi o 125 miglia nel corso d'un giorno e d'una notte, Diodoro Siculo conta dieci giorni dalla Palude Meotide a Rodi, e quattro da Rodi ad Alessandria. La navigazione del Nilo, da Alessandria a Siene, sotto il tropico di cancro, essendo contro la corrente, richiedeva dieci giorni di più. Diodoro Siculo Tom. I. L. III. p. 200. Ediz. del Wesseling. Ei poteva senza grande improprietà misurare l'estremo caldo dal principio della Zona torrida; ma parla della palude Meotide, ch'è al grado 47 di latitudine settentrionale, come se fosse nel cerchio polare.
513.Il Barzio, che adorava il suo autore con la cieca superstizione d'un comentatore, dà la preferenza a due libri, che Claudiano compose contro Eutropio, sopra tutte le altre sue produzioni (Baillet Jugemens des Savans Tom. IV. p. 227). In vero contengono essi una satira molto elegante e spiritosa; ed in linea d'Istoria sarebbero più valutabili, se le invettive fossero meno generali e più moderate.
514.Claudiano dopo d'essersi lagnato del progresso che facevan gli Eunuchi nel Palazzo di Roma, ed aver definite le funzioni proprio di essi, aggiunge in Eutrop. I. 41.
  … A fronte recedant
  Imperii.
  Pure non sembra che quest'Eunuco si fosse attribuito alcuno degli ufizj di forze nell'Impero; ed è chiamato solo Praepositus sacri cubiculi nell'editto del suo esilio. Vedi Cod. Teod. Lib. IX. tit. 40, leg. 17.
515.Jamque oblita sui nec sobria divitiis mens
  In miseras leges hominumque negotia ludit:
  Judicat Eunuchus…
  Arma, etiam violare parat…
  Claudiano (l. 229, 270) con quella mescolanza di sdegno e di fantasia, che sempre piace in un Poeta satirico, descrive l'insolente follìa dell'Eunuco, la vergogna dell'Impero, e la gioia de' Goti.
  … Gaudet, cum viderit hostis,
  Et sentit jam deesse viros.
516.La viva descrizione, che fa il Poeta della sua deformità (1. 110, 125) vien confermata dall'autentica testimonianza del Grisostomo (Tom. III. p. 384 edit. Monfauc.) il quale osserva, che quando era tolto il belletto, la faccia d'Eutropio appariva più brutta e rugosa di quella d'una vecchia. Claudiano osserva (1, 469) e tal osservazione dev'esser fondata sull'esperienza, che appena si trova qualche intervallo fra la gioventù e la decrepitezza d'un Eunuco.
517.Sembra, ch'Eutropio fosse nativo dell'Armenia o dell'Assiria. I suoi tre servizi, che Claudiano più particolarmente descrive, son questi: 1. consumò varj anni in qualità di drudo di Tolomeo, palafreniere, o guardia delle stalle Imperiali: 2. Tolomeo lo diede al vecchio Generale Arinteo, per il quale con grande abilità esercitò la profession di ruffiano: 3. fu dato alla Figlia d'Arinteo quando si maritò; ed il futuro Consolo era impiegato in pettinare, in presentare il mesciroba d'argento, in bagnare, ed in far vento alla sua padrona in tempo di state. Vedi l. 1, 31, 137.
518.Claudiano (lib. 1. in Eutrop. 2, 22) dopo aver enumerato i varj prodigi delle nascite mostruose, degli animali parlanti, delle piogge di sangue e di sassi, de' Soli raddoppiati ec. soggiunge con qualche esagerazione:
  Omnia cesserunt Eunucho constile monstra.
  Il primo libro finisce con un nobil discorso della Dea Roma ad Onorio suo favorito, esecrando la nuova ignominia, a cui trovavasi esposta.
519.Fl. Mallio Teodoro, i civili onori e le opere filosofiche del quale si celebrarono da Claudiano in un panegirico molto elegante.
520.Μεθυων δε ηδη των πλουτω ebrio di ricchezze è la forte espressione di Zosimo (l. V. p. 301); e vien esecrata ugualmente l'avarizia d'Eutropio nel Lessico di Suida, e nella cronica di Marcellino. Grisostomo aveva ammonito più volte il favorito della vanità e del pericolo della smoderata ricchezza Tom. III. p. 381.
521.… certantum saepe duorum
  Diversum suspendit onus; cum pendere Judex
  Vergit, ut in geminias nutat provincia lances.
  Claudiano (I, 192, 209) distingue sì esattamente le circostanze della vendita, che sembrano tutte allusive ad aneddoti particolari.
522.Claudiano (l. 154, 120) fa menzione della colpa e dell'esilio d'Abbondanzio, nè poteva mancare di citar l'esempio dell'artefice, che fece la prima esperienza del Toro di bronzo, che presentò a Falaride. Vedi Zosimo L. V. p. 302 Girolam. Tom. I. p. 26. Può facilmente conciliarsi la differenza del luogo; ma l'autorità decisiva d'Asterio d'Amusea (Orat. 4. p. 76. ap. Tillemont Hist. des Emper, Tom. V. p. 435) deve far pendere la bilancia in favore di Pitio.
523.Suida ha fatto una pittura molto svantaggiosa di Timasio, tratta probabilmente dall'istoria d'Eunapio. La descrizione del suo accusatore, de' giudici, del processo perfettamente conviene alla pratica delle Corti antiche e moderne. Vedi Zosimo L. V. p. 298, 299, 300. Io son quasi tentato a citare il romanzo d'un gran maestro (Fielding. oper. vol. IV. p. 49. etc. 80) che si può considerare come l'istoria della natura umana.
524.Il grande Oasi era uno de' luoghi nelle arene della Libia irrigato dall'acqua, e capace di produrre grano, orzo, e palme. Conteneva circa tre giornate di cammino dal Nord al Sud, circa mezza giornata in larghezza, ed era distante cinque giornata circa dall'Occidente d'Abido sul Nilo. Vedi Danville descript. de l'Egypte p. 186, 187, 188. Lo steril deserto che circonda Oasi (Zosim. L. V. p. 300) ha suggerito l'idea d'una comparativa fertilità, ed anche l'epiteto d'Isola felice (Erodot. III 27).
525.Quel verso di Claudiano in Eutrop., l. 2. 180.
  Marmaricus claris violatur caedibus Hammon
  evidentemente allude alla sua persuasione della morte di Timasio.
526.Sozomeno L. VIII, c 7. Ei parla secondo le relazioni ως τινος επυδομεν come udimmo dire.
527.Zosimo L. V. p. 300. Pure sembra sospettare, che si spargesse questo romore dagli amici d'Eutropio.
528.Vedi il Codice Teodosiano (Lib. IX, tit. 14, ad legem Cornel, de sicariis leg. 3), ed il codice di Giustiniano (Lib. IX. Tit. 8. ad legem Juliam majestat. leg. 5). L'alterazione del titolo dall'omicidio al delitto di lesa Maestà, fu un'invenzione del sottil Triboniano. Il Gotofredo in una disertazione apposta, che ha inserito nel suo comentario, illustra questa legge d'Arcadio, e ne spiega tutti i passi difficili, che si erano pervertiti da Giurisconsulti de' secoli più tenebrosi. Cod. Tom. III. pagina 88, 111.
529.Bartolo intende una semplice e pura cognizione senz'alcun segno d'approvazione o concorso. Per causa di questa opinione, dice Baldo, egli adesso brucia nell'Inferno. Quanto a me continua il discreto Eineccio (Elem. Jur. Civ. L. IV p. 411) bisogna che approvi la teoria del Bartolo; ma in pratica inclinerei al sentimento di Baldo. Pure Bartolo fu gravemente citato da' legali del Card. Richelieu; ed Eutropio indirettamente fu reo della morte del virtuoso de Thou.
530.Gotofredo Tom. III. p. 89. Si è però supposto che questa legge, così ripugnante alle massime della libertà Germanica, sia stata aggiunta per frode alla Bolla d'Oro.
531.Zosimo (l. V. p. 304, 312) ci dà una copiosa e circostanziata narrazione delle rivolte di Tribigildo e di Gaina, ch'egli avrebbe potuto riservare ad avvenimenti di maggiore importanza. Vedasi anche Socrate L. VI. c. 6, e Sozomeno L. VIII c. 4. Il secondo libro di Claudiano contro Eutropio è un bel pezzo d'Istoria, quantunque imperfetto.
532.Claudiano (in Eutrop. l. 11. 237, 250) con molta accuratezza osserva, che l'antico nome e la nazione de' Frigj estendevasi molto da ogni parte, finattantochè ne furon ristretti i confini dalle colonie de' Bitinj di Tracia, de' Greci, e finalmente de' Galli. La sua descrizione (II. 57, 272) della fertilità della Frigia o de' quattro fiumi, che portan oro è giusta e pittoresca.
533.Zenofonte, Anabas. L. 1. p. 11, 12, Ediz. d'Hutch; Strabone L. XII. p. 865, ediz. d'Amsterd., Q. Curzio l. III. c. 1. Claudiano compara l'unione del Marsia e del Meandro a quella della Saona e del Rodano; con quella differenza però che il più piccolo de' fiumi Frigj non è accelerato, ma ritardato dal più grande.
534.Selgae, colonia de' Lacedemoni, aveva anticamente numerato ventimila cittadini; ma al tempo di Zosimo era ridotta ad una πολιχνη, o piccola città. Vedi Cellar., Geogr. antiq. Tom. II. p. 117.
535.Il consiglio d'Eutropio, appresso Claudiano, si può paragonare a quello di Domiziano nella quarta satira di Giovenale. I principali membri del primo erano Juvenes protervi, lascivique senes; uno di essi era stato cuoco, un altro cardator di lana. Il linguaggio dell'originaria lor professione avvilisce la dignità da essi assunta; e la frivola conversazione loro intorno a tragedie, danzatori ec. si rende sempre più ridicola dall'importanza della discussione.
536.Claudiano (l. 11. 376, 461) l'ha notato d'infamia; e Zosimo in tuono più moderato conferma le sue accuse l. V. p. 305.
537.La cospirazione di Gaina e di Tribigildo, che si attesta dall'Istorico Greco, non era giunta agli orecchi di Claudiano, che attribuisce la rivolta dell'Ostrogoto al marziale suo spirito, ed all'avviso della sua moglie.
538.Quest'aneddoto, che il solo Filostorgio ci ha conservato (L. XI. c. 6. Gotofred, dissert. p. 451, 456) è curioso ed importante; mentre collega la rivolta de' Goti con gl'intrighi segreti del Palazzo.
539.Vedi l'Omilia di Grisostomo (Tom. III p. 381, 386.) di cui l'esordio è sommamente bello. Socrate Lib. VI c. 5, Sozomeno L. VIII. c. 7. Il Montfaucon (nella sua vita del Grisostomo Tom. XIII. p. 135) troppo leggiermente suppone, che Tribigildo fosse attualmente in Costantinopoli; e ch'egli comandasse i soldati, a' quali fu ordinato di prender Eutropio. Anche Claudiano, Poeta Gentile (Praefat. ad. Lib. II. in Eutr. 27) ha fatto menzione della fuga dell'Eunuco al Santuario.
  Suppliciterque pias humilis prostratus ad aras
  Mitigat iratas voce tremente nurus.
540.Il Grisostomo in un'altra Omilia (Tom. III. p. 396) dichiara, che se Eutropio non avesse abbandonato la Chiesa non sarebbe stato preso. Zosimo al contrario pretende (L. V. p. 313) che i suoi nemici l'estraessero a forza εξαρπασωνινου αυτον dal santuario. La promessa però è una prova di qualche trattato; e la forte asserzione di Claudiano (Praefat. ed. L. II. 46).
  Sed tamen exemplo non feriere tuo,
  può riguardarsi come una prova di qualche promessa.
541.Cod. Teodos. Lib. IX. Tit. XL. leg. 14. La data di questa legge (de' 17 Gennaio dell'anno 399) è corrotta ed erronea, mentre la caduta d'Eutropio non potè avvenire fino all'autunno del medesimo anno. Vedi Tillemont Hist. des Emper. Tom. V p. 780.
542.Zosimo L. V. p. 313. Filostorg. l. XI. c. 6.
543.Zosimo (L. V. p. 313, 323), Socrate (L, VI c. 4), Sozomeno (L. VIII. c. 4), e Teodoreto (L. V. c. 32, 33) raccontano, sebbene con qualche varietà di circostanze, la cospirazione, la disfatta e la morte di Gaina.
544.Οσιας Ευφημιας μαρτυριον, la Chiesa della martire S. Eufemia, è l'espressione di Zosimo stesso (L. V. p. 314) che senz'accorgersene usa il solito linguaggio de' Cristiani. Evagrio descrive (l. 11. c. 3) la situazione, l'architettura, le reliquie ed i miracoli di quella celebre Chiesa, nella quale di poi fu tenuto il Concilio generale di Calcedonia.
545.Le pie rimostranze del Grisostomo, che non si trovano ne' suoi propri scritti, vengon rappresentate con forza da Teodoreto; ma ciò ch'egli accenna, che avessero un buon successo, è contraddetto da' fatti. Il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. V. p. 389) ha scoperto che l'Imperatore, per soddisfare le rapaci domande di Gaina, fu obbligato a fondere l'argenteria della Chiesa degli Apostoli.
546.Gl'Istorici Ecclesiastici che ora guidano, ora seguono, in pubblica opinione, confidentemente asseriscono, che il Palazzo di Costantinopoli era guardato da legioni di Angeli.
547.Zosimo (l. V. p. 319) fa menzione di queste galere dando loro il nome di Liburnie, ed osserva, ch'esse eran tanto veloci quanto i vascelli con cinquanta remi, senza spiegare la differenza ch'era fra loro; ma che in celerità eran molto inferiori alle Triremi, che da gran tempo erano andate in disuso. A ragione però conclude, coll'autorità di Polibio, che al tempo delle guerre Puniche si eran costrutte galere di assai maggior grandezza. Dopo lo stabilimento del Romano Impero sul Mediterraneo, probabilmente s'era trascurata, ed alla fine dimenticata l'inutile arte di costruire grosse navi da guerra.
548.Chishull (viaggi p. 61, 72, 73, 76) passò da Gallipoli per Adrianopoli al Danubio in circa quindici giorni. Egli era nel seguito d'un ambasciatore Inglese, il bagaglio del quale occupava settantuno carri. Quest'erudito viaggiatore ha il merito d'aver descritto una curiosa e non frequentata strada.
549.Il racconto di Zosimo, che conduce effettivamente Gaina di là dal Danubio, si dee correggere coll'autorità di Socrate e di Sozomeno, che dicono esser egli stato ucciso nella Tracia: e dalle precise ed autentiche date della Cronica Alessandrina o Pasquale p. 307. La vittoria navale dell'Ellesponto ivi è fissata nel mese Apellaeus, il decimo delle calende di Gennaio (23 Decembre): il capo di Gaina fu portato a Costantinopoli il terzo delle none di Gennaio, (3 Gennaio) nel mese Audinaeus.
550.Eusebio Scolastico s'acquistò molta fama col suo Poema sulla guerra Gotica, nella quale avea militato. Quasi quarant'anni dopo, Ammonio recitò un altro poema sul medesimo soggetto alla presenza dell'Imperator Teodosio. Vedi Socrate l. VI. c. 6.
Yaş sınırı:
12+
Litres'teki yayın tarihi:
27 eylül 2017
Hacim:
610 s. 1 illüstrasyon
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