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Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900. vol. II

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"Sacra fu la parola del Magnanimo Carlo Alberto, che largì la libertà: sacra quella del Mio Grande Avo, che compì l'unità d'Italia. Sacra altresì la parola del Mio Augusto Genitore, che in tutti gli atti della sua vita, si mostrò degno erede delle virtù del Padre della Patria (Vivissimi e prolungati applausi – grida di Viva il Re! Viva Casa Savoja!)

"All'opera del Mio Genitore diede ausilio, ed aggiunse grazia e splendore quella della Mia Augusta e Venerata Genitrice, (Lunga ovazione e grida di Viva la Regina Margherita) che Mi istillò nel cuore e Mi impresse nella mente il sentimento del dovere di Principe e di Italiano (Applausi vivissimi). Così all'opera Mia si aggiungerà, quella della Mia Augusta Consorte, che nata anch'Essa da forte prosapia, si dedicherà intieramente alla Sua Patria di elezione. (Applausi ripetuti e grida di Viva la Regina).

"Dell'amicizia di tutte le Potenze abbiamo eloquente prova nella partecipazione al Nostro lutto coll'intervento di Augusti Principi e di Illustri Rappresentanti; (Applausi) ed Io mi dichiaro a tutte profondamente grato.

"L'Italia fu sempre efficace strumento di concordia, e tale sarà altresì durante il Mio Regno, nel fine comune della conservazione della pace. (Approvazioni).

"Ma non basta la pace esteriore. A noi bisogna la pace interna, (Vivi e prolungati applausi – grida di Viva il Re), e la concordia di tutti gli uomini di buon volere, per isvolgere le nostre forze intellettuali e le nostre energie economiche. (Approvazioni).

"Educhiamo le nostre generazioni al culto della Patria (Approvazioni), all'onesta operosità, al sentimento dell'onore (Benissimo!); a quel sentimento a cui s'inspirano con tanto slancio il Nostro Esercito e la nostra Armata (Applausi prolungati – grida di Viva l'Esercito, Viva l'Armata), che vengono dal popolo e sono pegno di fratellanza, che congiunge nell'unità e nell'amore della Patria tutta intiera la Famiglia Italiana. (Lunghe e prolungate ovazioni).

"Raccogliamoci e difendiamoci con la sapienza delle leggi e colla rigorosa loro applicazione (Applausi vivissimi). Monarchia e Parlamento procedano solidali in quest'opera salutare. (Benissimo!)

Signori Senatori. Signori Deputati!

"Impavido e securo ascendo al Trono (Ovazione lunghissima; grida ripetute di Viva il Re) con la coscienza de' Miei diritti e doveri di Re (Triplice salva di applausi).

"È necessario vigilare e spiegare tutte le forze vive, per conservare intatte le grandi conquiste dell'unità e della libertà (Applausi). Non mancherà mai in Me la più serena fiducia nei nostri liberali ordinamenti (Applausi), e non Mi mancherà la forte iniziativa e la energia dell'azione (Grande ovazione e grida ripetute di Viva il Re), per difendere vigorosamente le gloriose Istituzioni del Paese, retaggio prezioso de Nostri maggiori (Approvazioni).

"Cresciuto nell'amore della Religione e della Patria, invoco Dio in testimonio della mia promessa, (Triplice salva di applausi e grida di Viva il Re!) che da oggi in poi il Mio cuore, la Mia mente, la Mia vita offro alla grandezza ed alla prosperità della Patria. (Lunga ovazione che dura per parecchi minuti e grida ripetute di Viva il Re Viva la Regina, Viva Casa Savoia).

Parole esprimenti alti sentimenti patriottici degne del discendente dell'Avo immortale – Il Padre della Patria – e del Re Buono suo magnanimo genitore Umberto I.

Giunto alla fine di questi ricordi che sono una eco di storia ripercuotentesi intorno a me – e che riassumono pagine di vita vissuta nelle grandi ore per la libertà della patria – si affollano alla mente mia le sembianze care e gloriose di tutti i compagni dei giorni eroici e lontani – le immagini dei pochi superstiti – dei molteplici morti – dei saliti in alto sulle cime della rinomanza – degli umili rimasti oscuri, non ostante il sagrifizio del sangue e l'altezza divina del sogno!

Amici, compagni, sacre legioni di combattenti, come appaiono lontani i tempi nei quali vibrava così piena, così fulgente, così feconda la giovinezza dei nostri cuori e la visione bella dell'Italia sorgente! Quanto appaiono lontani! e come sono diversi da quelli d'ora.

Eppure anche oggi non mancano alti e nobili ideali che s'impongono alla mente ed al cuore delle nuove generazioni!

Per noi, vecchi – nessuna cosa quaggiù, fu ed è più cara della patria! neppur la famiglia che è pur tanta parte di noi stessi.

L'Italia – una – indipendente – forte – fu il nostro ideale – e nessun sagrifizio ci parve abbastanza grande perchè questo ideale fosse raggiunto.

E Voi giovani non sarete da meno dei vecchi padri vostri – come noi – voi pure sentite nell'anima agitarsi prepotente l'amore della patria – voi pure sentite che la terra sacra a cui natura pose i confini che Dante scolpì nel verso immortale, aspetta anche qualche cosa da Voi – Voi sentite che dal monte e dal mare sospirano cuori fraterni, invocanti libertà di lingua, di costumi e di coscienza e comprendete che non è piccolo ideale il completare la grand'opera che fu cementata col sangue dei padri vostri!

Col progredire dei tempi è giusto che nuovi problemi si agitino; che nuove correnti siano determinate dalla forza e dalla fede dei giovani – ma ciò deve raggiungersi senza rinnegare quello che è fondamento alla vita delle Nazioni; la custodia gelosa delle conquiste fatte; l'autorità sempre ferma contro coloro che in un campo o nell'altro cercano minare la sicurezza della patria e diminuirne il sentimento o la dignità.

O giovani, credetelo! I grandi problemi sociali non si risolvono con l'appello all'odio, alle ire, alle malvagità; chi questo consiglia è nemico di ogni civile progresso – è nemico del popolo, di cui si vanta di propugnare la causa.

O giovani, i vostri padri vi hanno dato una patria che dalle brutture dell'oppressione e della tirannia, in breve volgere d'anni è giunta a tale altezza da meritare le maggiori considerazioni fra i popoli civili.

Ispirandovi all'esempio del passato, attingendo sempre maggior fiducia nella giovinezza del paese, personificata nella giovinezza del Re, a cui l'età ha concesso la provvida vigoria degli impulsi rinnovatori, e il carattere e l'intelletto hanno dato la saggezza e la maturità che affida, non avete che a serrarvi intorno a lui, sicuri che Egli condurrà la patria verso i suoi gloriosi destini.

Stringetevi, o giovani intorno al Re Vittorio Emanuele III che, raccolta la Corona nel sangue paterno, seppe anche far scaturire dal cuore e dalla volontà Sua tanta luce di nobili propositi, tanta fiamma di affetti generosi, tanta coscienza della tradizione storica e dell'ufficio che i nuovi tempi domandano!

A noi generazione morente colla pace dell'al di là – non sorride che la speranza nei figli – che debbono – far più prospera – più concorde – la patria che adorammo e sogneremo in perpetua vittoria fin negli estremi riposi…

E ora, a Voi vecchi compagni d'arme, dei quali ho fugacemente e troppo modestamente riassunti i ricordi e gli ideali, il saluto mio pieno d'amore e di ricordi.

Fine del secondo ed ultimo volume

APPENDICE

agli avvenimenti del combattimento del 15 maggio 1860 sostenuto dai Mille sbarcati a Marsala e dalle Squadre Siciliane

Ritenuta la non dubbia importanza di alcuni documenti che sono lettere del Dott. Pietro Ripari, che all'ultima ora ci pervengono, non esitiamo a pubblicarle; riferendosi essi alla memoranda giornata di Calatafimi.

Elia.

Lettera del Dott. Pietro Ripari, Capo medico dell'ambulanza dei Mille, con la quale si trasmette un'ordine del generale Garibaldi al Dottore Ignazio Lampiasi, ora deputato al Parlamento.

"Sti.mo sig. Dott. e Prof. in chirurgia

"Don Ignazio Lampiasi,

"Un ordine del generale Garibaldi mi impone di seguirlo col corpo medico dell'ambulanza.

"Dei feriti che trovansi qui in Vita, i più leggermente offesi, saranno entro oggi trasportati in Calatafimi, in quello Ospedale.

"La cura dei gravi, che resteranno nel convento di S. Francesco, dovendo essere affidata a uomini esperti nell'arte, io la invito, dietro comando del Generale a volere compiacersi di assumerla Ella; la quale eventualità, le aprirà la via a far risaltare maggiormente il di Lei valore come chirurgo.

"Ella entra quindi in carica officiale fin da questo giorno e veste l'autorità mia in Vita, che non ha limiti per tutto ciò che riguarda i bisogni, i vantaggi, i comodi dei feriti, ed anche il loro vivere lauto, se avviati a convalescenza, o recati a guarigione.

"Ho l'onore di rassegnarmele con distinta stima

"Collega Dott. Pietro Ripàri
"Capo medico dell'ambulanza generale pei Cacciatoridelle Alpi in Sicilia

"Di Lei stimatissimo sig. Dottore e Professore in chirurgia.

"Vita, 17 maggio 1860".

16 settembre 1860 – Visto per la firma del Dott. Ripàri – Il Direttore dell'Ospedale Garibaldi – Gr. Ugdulena – Palermo.

"Sig. Dottore stimatissimo,

"Nella di Lei lettera del 24, ricevuta oggi, da due Signori di squisiti modi e di piacevole conversare, sento da questa, che i pochi feriti rimasti alla di Lei cura, versano in condizioni di buona, e tra breve di perfetta salute, e ne godo insieme con Lei.

"Mi conforta pure il sentire che buon'aria, pulitezza ed altri conforti presta loro Salemi, ai quali vantaggi aggiungendo il di Lei noto valore dell'arte, mi rende certo della salvezza di tutti.

 

"Non ho potuto oggi fare parola al Generale della necessità in cui si trovano i feriti di altro denaro, ma ne terrò parola domani e credo potrò ottenere un altro ordine di pagamento di denaro per essi.

"Qui pure abbiamo a deplorare perdite dolorose di prodi che hanno suggellato col sangue il patto antico della giurata libera nazionalità d'Italia: sia lieve la terra ai generosi, e dormano l'eterno sonno avviluppati nel loro mantello di gloria.

"Mi abbia con distinta stima

"Dott. PIETRO RIPÀRI
"Capo medico".

Seguono altre lettere dello stesso Ripári e di altri che gettano molta luce sui memorabili avvenimenti di quella ambulanza.

E noi esortiamo l'on. Lampiasi di pubblicare tutti i documenti e le notizie di quel periodo memorabile nel quale egli ebbe tanta parte.

Elia.