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Kitabı oku: «La regina dei Caraibi», sayfa 15

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La prudenza lo consigliava a non accostarsi troppo alle spiagge, onde non farsi sorprendere e bloccare da navi provenienti dal largo.

«Si tratta ora di sapere se l’Alambra è già entrata nel porto o se si trova ancora in mare,» disse Morgan all’amburghese che lo interrogava.

«Io ho un bel guardare, signor luogotenente,» rispose Wan Stiller, «ma non mi riesce di scorgere alcuna nave nella baia.»

«Siamo troppo lontani e la costa è così sinuosa che riesce difficile a poterle scoprire.»

«E come faremo noi a sapere se l’Alambra si trova qui?»

«Si fa una visita alla cittadella,» rispose Morgan con voce tranquilla.

«E gli spagnuoli? Si dice che vi siano anche dei fortini ben armati qui.»

«Si evitano.»

«In qual modo signore?»

«Sono le sette,» disse Morgan, guardando il sole prossimo a tramontare dietro il Pan de Matanzas, enorme cono roccioso che giganteggiava isolato verso l’ovest. «Fra un’ora le tenebre piomberanno ed il mare diventerà color dell’inchiostro. Chi potrà vedere una scialuppa?»

«Andremo a visitare Cardenas in una barca?»

«Sì, tu andrai a terra, mio bravo amburghese.»

«E cosa dovrò fare?»

«Interrogare qualcuno per sapere se Wan Guld è ancora qui e vedere se l’Alambra si trova in porto.»

«Vado a fare i miei preparativi, signore.»

«Affrettati: la nave che cerchiamo può giungere qui da un momento all’altro.»

Mentre l’amburghese sceglieva i suoi uomini che dovevano accompagnarlo in quella pericolosa spedizione, il sole scompariva rapidamente dietro al Pan de Matanzas e le tenebre cominciavano a calare.

L’oscurità era appena scesa che già l’amburghese abbandonava il ponte della nave, seguito da otto uomini, scelti fra i più coraggiosi ed i più abili rematori dell’equipaggio. Una baleniera, scialuppa rapidissima, stretta di fianchi e molto leggera, era stata già calata in mare, a tribordo della Folgore.

«Mi raggiungerai al capo Hicanos,» disse Morgan, che si era curvato sul bordo. «Sii prudente e bada di non farti cogliere.»

«Lascerò in pace gli spagnuoli,» rispose l’amburghese.

Si sedette a poppa, alla barra del timone e fece segno ai rematori di prendere il largo.

La Folgore intanto si era rimessa al vento e correva già verso il capo Hicanos, essendo da quella parte che doveva giungere l’Alambra, ammesso che non fosse già entrata in porto.

La baia di Cardenas è una delle più ampie che si trovano nella grande isola di Cuba. Essa è formata da due lunghissime penisole che si estendono per parecchie miglia verso il settentrione, collegandosi quasi a varii gruppi d’isolette le quali, molto opportunamente, fanno argine all’irrompere dei marosi. Proprio all’estremità meridionale che si trova la cittadella di Cardenas. In quei tempi però non aveva l’importanza che ha oggidì, non consistendo che in un gruppo di abitazioni ed in parecchie raffinerie di zucchero difese da due fortini di legno. Serviva però di stazione alle navi costiere, trovandosi a non molta distanza dall’Avana e quasi di fronte alla Florida, allora colonia spagnuola.

La scialuppa, protetta dalle tenebre, attraversò velocemente la baia in quel momento deserta e andò ad approdare al molo, senza che nessuno l’avesse scorta. La prima cosa che i filibustieri videro fu una grossa nave a tre alberi, una fregata a giudicarla dalla forma, ancorata di fronte alla cittadella. Aveva le vele imbrogliate, come se aspettasse l’alta marea od il vento favorevole per prendere il largo.

«Tuoni d’Amburgo!» esclamò Wan Stiller, scorgendola. «Se la Folgore entrava in porto, trovava del pane pei suoi denti. Cosa fa qui questa nave?»

«Mio caro amburghese,» disse un marinaio che gli sedeva vicino, «mi nasce un sospetto.»

«Quale, Martino?»

«Che gli spagnuoli ci aspettino qui!»

«È la presenza di questa nave che te lo fa supporre?»

«Sì, Wan Stiller.»

«Ebbene, vuoi che te lo dica, Martino? Io sono del tuo parere.»

«In tal caso qualcuno avrà avvertito il governatore dell’Avana che il Corsaro Nero è stato catturato,» disse un altro marinaio.

«Certo,» rispose Wan Stiller.

«In quale modo?»

«Non vi può essere che una sola supposizione.»

«Ossia?»

«Che l’Alambra sia appoggiata all’Avana.»

«E che invece di quella nave il governatore abbia mandato qui questo vascello?»

«Sì,» rispose l’amburghese.

«Brutto affare per noi,» disse Martino.

«Appureremo però subito se i nostri sospetti sono giusti. Vedo una barca di pescatori che si accosta alla riva.»

«Andremo ad abbordarla?»

«Sì,» rispose Wan Stiller, con voce decisa. «Badate però che non vi sfugga nè una parola italiana, nè francese od inglese. Noi dobbiamo farci credere spagnuoli che vengono dall’Avana o da Matanzas.»

«Acqua in bocca a tutti,» disse Martino. «Lasceremo parlare te solo, che parli lo spagnuolo come un vero castigliano.»

La barca da pesca, che doveva essere entrata in porto dopo il tramonto, non era lontana più di quattrocento metri e manovrava in modo da passare fra il vascello e la baleniera.

Era un piccolo veliero ad un solo albero, sostenente una gran vela latina al pari delle orche della Spagna settentrionale e non doveva essere montato da più di una mezza dozzina di pescatori.

Wan Stiller, che desiderava abbordarlo prima che toccasse terra, gli tagliò abilmente la via, intimando all’equipaggio di mettersi in panna, ossia attraverso il vento. Vedendo che la baleniera era montata da uomini armati, i pescatori non esitarono ad obbedire, credendo probabilmente d’aver da fare con marinai appartenenti alla nave d’alto bordo.

«Cosa desiderate, signor comandante?» chiese il timoniere del piccolo veliero, gettando una fune onde la baleniera potesse ormeggiarsi.

«Venite dal largo?» chiese l’amburghese cercando di sopprimere l’accento tedesco.

«Sì, comandante.»

«Avete incontrato nessuna nave?»

«Ci è sembrato d’aver scorto un vascello verso il capo Hicanos.»

«Da guerra?»

«Almeno ci parve tale,» rispose il pescatore.

«A quanti alberi?»

«A due.»

«Hanno veduto la Folgore,» pensò l’amburghese, facendo una smorfia.

Poi aggiunse a voce alta:

«Non deve essere quello che aspettiamo. Conoscete l’Alambra?»

«La corvetta?»

«Sì,» disse Wan Stiller.

«È stata qui qualche volta.»

«Non è ancora giunta?»

«Nessuno l’ha veduta.»

«Ed il duca Wan Guld è ancora qui?»

«È sempre a bordo di quella fregata, ma… non appartenete a quella nave?»

«Noi siamo giunti or ora da Matanzas con ordini di quel governatore per S. E. il duca.»

«Lo troverete a bordo.»

«Credevo che quella fregata fosse già partita.»

«Sta completando le sue provviste dovendo recarsi alla Florida e poi si dice che attenda una nave che è già stata segnalata dal governatore dell’Avana.»

«Sarà l’Alambra.»

«Io non ve lo posso assicurare signore, ma può darsi che sia proprio quella. Si dice che conduca un capo filibustiero molto famoso.»

«Tuoni d’Amburgo!» mormorò Wan Stiller. «Grazie, buona notte. Vado ad abbordare la fregata.»

Lasciò andare la gomena e mentre il piccolo veliero riprendeva la corsa, dirigendosi verso il molo, la baleniera virò sul posto, mettendo la prora in direzione della fregata.

Non era che una semplice mossa eseguita per ingannare i pescatori, non avendo l’amburghese alcuna intenzione di mostrarsi all’equipaggio spagnuolo di quel colosso.

Quando vide che i pescatori si erano ormai ormeggiati al molo, tornò a virare di bordo e si diresse verso il capo Hicanos dove l’attendeva la Folgore.

«Arrancate a tutta lena, – diss’egli ai suoi uomini. – Noi stiamo per giuocare una carta disperata.

La baleniera correva come una focena, balzando agilmente sopra le onde che entravano attraverso gli isolotti sparsi all’imboccatura del porto.

I marinai, consapevoli del grave pericolo che correva il loro comandante, facevano sforzi prodigiosi, tendendo i muscoli in modo da far quasi scoppiare la pelle delle loro braccia. I colpi di remo si succedevano affrettati, perfettamente regolari però, poichè se quegli uomini erano i più famosi bersaglieri del mondo erano pure abilissimi canottieri.

Non erano ancora trascorsi tre quarti d’ora, da che l’amburghese aveva interrogati i pescatori, che già la baleniera giungeva presso l’estremità della penisola che forma il capo Hicanos.

La Folgore era là, in panna, sorvegliando l’entrata del porto, colla prora volta a ponente, come se si preparasse a correre incontro al suo signore ad aprirgli la prigione con un tremendo colpo di sperone.

«Ohe, una gomena!» gridò l’amburghese.

«Notizie buone?» gridò Morgan che si era curvato sul bordo.

«Preparatevi a partire, signore,» rispose l’amburghese. «Stiamo per venire presi fra due fuochi.»

CAPITOLO XXV. LA FOLGORE FRA DUE FUOCHI

Mentre Morgan, senza attendere maggiori schiarimenti, dava ordine di mettersi immediatamente alla vela e di mettere la prora verso Matanzas, l’amburghese ed i suoi uomini salivano rapidamente a bordo. La baleniera fu subito issata coi paranchi e saldata alle grue di cappone.

«Gravi notizie dunque?» chiese Morgan conducendo l’amburghese sul ponte di comando.

«Il duca sa già che il Corsaro è a bordo dell’Alambra, signore,» disse Wan Stiller.

«Me l’ero immaginato. E dove si trova quella nave?»

«Ha appoggiato sull’Avana, non può quindi tardare a giungere.»

«L’assaliremo subito.»

«Non in queste acque, signore. Il duca è a bordo d’una fregata.»

«Ecco una notizia che mi dà molto fastidio. Due navi ed il cavaliere da salvare!… Un’impresa difficile.»

«Corriamo verso l’Avana, signore. Prima che la fregata si muova noi avremo già liberato il capitano.»

Morgan imboccò il porta-voce e comandò:

«Accendete i fanali e due gabbieri sulle crocette.»

Quindi scese sul cassero e si mise a fianco del pilota per dirigere personalmente la nave, sapendo che la costa era sparsa di numerose isolette e di banchi di sabbia molto pericolosi. Il vento era favorevole tanto per la Folgore quanto per una nave che fosse partita dall’Avana, soffiando dal sud.

Morgan, superata la punta d’Hicanos, diresse la Folgore verso ponente, in modo però da poter passare dinanzi a Matanzas, potendosi dare il caso che l’Alambra, per tema di essere seguìta da qualche nave filibustiera, si fosse rifugiata in quel porto in attesa dell’alba.

«Speriamo che non vi sia,» disse Morgan a Wan Stiller, il quale lo aveva raggiunto. – Mi spiacerebbe dare battaglia sotto la costa ed a così breve distanza dall’Avana e da Cardenas. I colpi di cannone metterebbero in allarme tutte le guarnigioni e potrebbe giungerci addosso una squadra intera.

«Credete che sospettino la nostra presenza in queste acque?»

«Non ancora,» rispose Morgan. «Abbiamo fatto un viaggio rapidissimo e senza aver destato sospetti. Io sono convinto che ci credono ancora nel Golfo di Campèche e che…»

La frase gli fu tagliata da una voce che partiva dalla crocetta dell’albero maestro:

«Badate!» aveva gridato il gabbiere di guardia. «Fanali dinanzi a noi!»

«Morte e sangue!» esclamò Morgan, balzando verso la murata. «Sarebbero i fanali dell’Alambra!…»

«E non siamo che a tre miglia da Cardenas!» esclamò l’amburghese, impallidendo. «Mi pare già di vedere la fregata alle nostre spalle.»

«Scorgi la nave?» gridò Morgan, imboccando il porta-voce.

«Sì, vagamente,» rispose il gabbiere.

«Esce da Matanzas?»

«No, mi pare che venga da ponente.»

«E si dirige qui?»

«Punta verso Hicanos.»

«Allora non può essere che l’Alambra,» disse Morgan, coi denti stretti.

«Non lasciamola entrare in Cardenas o avremo addosso due navi invece d’una,» disse Wan Stiller.

«La costringerò a prendere il largo,» disse Morgan con voce risoluta. «La fregata ci sarebbe di troppo in questo momento.»

Imboccò nuovamente il porta-voce, gridando:

«Ai pezzi gli artiglieri e gli altri a posto di combattimento.»

Respinse il pilota ed afferrò la ribolla del timone, mentre gli artiglieri accendevano le micce, gli archibugieri si disponevano dietro alle murate, sul castello di prora e sulle coffe e gli uomini della manovra ai bracci delle vele e sui pennoni.

I due fanali, avvertiti dal gabbiere dell’albero maestro, si cominciavano a discernere anche dal ponte della Folgore: risaltavano nettamente sul fondo tenebroso dell’orizzonte, riflettendosi in acqua con tremolii vaghi che ora s’allungavano come se dovessero toccare il fondo del mare e che ora s’accorciavano.

Dalla loro direzione, si capiva anche a prima vista che quella nave cercava di avvistare il capo Hicanos per entrare poi in Cardenas.

«La vedi?» chiese Morgan a Wan Stiller.

«Sì,» rispose l’amburghese.

«Se fossi certo di aver da fare coll’Alambra non esiterei un momento ad assalirla.»

«E la fregata? Siamo ancora troppo vicini a Cardenas, signore.»

«Allora accontentiamoci di darle la caccia. All’alba vedremo cosa ci converrà di fare.»

Morgan spingeva la Folgore verso la costa, stringendo il vento più che poteva, onde impedire alla supposta corvetta di virare di bordo e di rifugiarsi nel vicino porto di Matanzas. Gli era necessario che si allontanasse da quelle spiagge per poterla più tardi catturare fuori di portata dalla nave di Wan Guld. Uomo valentissimo in cose di mare, Morgan si teneva quasi certo della riuscita. Lasciò che la Folgore continuasse la sua corsa fino all’altezza di Matanzas, poi virando bruscamente di bordo mosse velocemente, con vento in poppa, addosso alla nave segnalata, minacciandole il fianco.

Quella manovra, molto sospetta, doveva aver allarmato già gli spagnuoli. Temendo già la comparsa dei filibustieri, appena si avvidero che la Folgore mostrava l’intenzione di abbordarli, non esitarono più a mettere la prora al nord, unica via di scampo che oramai rimanesse loro.

Morgan aveva operato in modo da impedire loro di retrocedere verso Matanzas e di rifugiarsi in Cardenas. Avendo tutto il vento in favore, poteva ormai tagliare la via verso ponente e levante.

La nave spagnuola però, anche fuggendo, aveva sparato un colpo in bianco per intimare alla filibustiera di fermarsi e di farsi conoscere.

«Che nessuno risponda!» comandò Morgan. «Fuori gli scopamari ed i coltellacci e diamole vigorosamente la caccia.»

La spagnuola vedendo che la Folgore non obbediva all’intimazione, anzi che cercava di stringerla da vicino, lanciò in aria due razzi e poi diede fuoco ai suoi otto pezzi d’artiglieria.

Quella scarica simultanea non poteva avere che uno scopo solo, trovandosi la Folgore ancora fuori di portata dai proiettili: avvertire la guarnigione di Cardenas e la fregata del pericolo che correva e revocare aiuto.

Il rimbombo di quegli otto pezzi doveva infatti udirsi non solo al di là della punta di Hicanos, bensì anche a Matanzas e forse più lontano ancora.

Morgan aveva mandato un grido di gioia.

«Il Corsaro è a bordo di quella nave!»

«Sì,» disse l’amburghese che alla luce dei lampi aveva potuto scorgere sufficientemente la nave. «È la corvetta!»

«Non ci sfugge più.»

«Ma ci ha segnalati, signore. A momenti avremo alle spalle la fregata di Wan Guld.»

«Daremo battaglia ad entrambe, se sarà necessario.»

«Uomini del mare!… Il Corsaro è là… Andiamo all’abbordaggio!»

Un urlo immenso s’alzò a bordo della filibustiera:

«Viva il Corsaro!… Andiamo a salvarlo!»

L’Alambra, poichè non v’era più alcun dubbio che si trattasse veramente di quella nave, fuggiva a tutte vele sciolte verso il nord, come se avesse intenzione di cercare un rifugio in mezzo alle innumerevoli isole e isolette che fanno argine alla Florida.

Sapendosi molto meno armata della Folgore e anche meno solida, non aveva osato impegnare la lotta, dubitando forse del pronto intervento della fregata. Era d’altronde una nave dotata di eccellenti qualità nautiche e d’una tale velatura, da poter gareggiare colle più rapide navi del golfo del Messico.

Morgan si era subito accorto che aveva a che fare con una vera nave da corsa, poichè la Folgore, quantunque avesse spiegate tutte le sue vele, perfino i coltellacci e gli scopamari, non era riuscita, almeno di primo slancio, a guadagnare via sull’avversaria.

«Morte e sangue!» esclamò. «Ecco una nave che ci farà correre per bene e che non si lascerà raggiungere così facilmente. Ma bah! la nostra Folgore finirà per prenderla! Lo sparviero avrà ben presto ragione della rondine marina!»

«Abbiamo trovato pane pei nostri denti, signore,» disse Wan Stiller.

La filibustiera seguiva già con poco vantaggio l’Alambra, che correva sempre verso il nord.

«Tuoni d’Amburgo!…» esclamò qualche ora dopo Wan Stiller.

«Dei punti luminosi?»

«Sì, signor Morgan.»

«Dove?»

«In direzione di Cardenas.»

«Fulmini! È la fregata che si prepara a darci la caccia!»

«Udite?»

In lontananza si era udita una cupa detonazione prodotta da qualche grosso pezzo d’artiglieria.

«Bisogna aumentare la corsa o domani noi ci troveremo fra due fuochi,» disse Morgan.

«Abbiamo spiegate tutte le vele, signore.»

«Fa’ spiegare qualche fiocco sul bompresso e qualche straglio fra il maestro ed il trinchetto. Il posto non mancherà.»

«Proviamoci signore,» disse l’amburghese scendendo in coperta.

Mentre i filibustieri tentavano di aggiungere nuove vele alla loro nave, l’Alambra continuava a fuggire mantenendo vittoriosamente la distanza. Non aveva che un paio di miglia di vantaggio, ma tale distanza era sufficiente per mantenersi fuori del fuoco nemico, non avendo le artiglierie usate in quell’epoca l’immensa portata di quelle d’oggi. Il suo comandante non aveva fatto alcun tentativo per piegare verso le coste di Cuba e cercare un rifugio in qualche porto. Comprendendo che cambiando rotta avrebbe perduto il vantaggio del vento, sia pure per pochi minuti, aveva continuata la sua corsa verso il nord. Probabilmente aveva il suo scopo per mantenere quella direzione. Sapendo che il duca aveva divisato di recarsi in quei paraggi per cercare la giovane fiamminga, aveva presa quella direzione colla speranza di venire, presto o tardi, raggiunta dalla fregata e di prendere i filibustieri fra due fuochi. Morgan, furioso di veder la Folgore tenuta in scacco da quella corvetta, mentre aveva creduto di poterla subito abbordare e di costringerla a rendere il Corsaro, si sfogava con terribili minacce.

Anche i suoi uomini erano diventati furibondi. Ingiuriavano la spagnuola, prorompevano in minacce, spiegavano nuovi velacci che aggiungevano alle estremità dei pennoni e di quando in quando, impotenti a frenarsi, facevano qualche scarica.

Guai se in quel momento fossero venuti all’abbordaggio!

«Morte e sangue!» esclamò Morgan, volgendosi verso l’amburghese che non lo lasciava un solo momento. «È incredibile! La nostra Folgore non riesce a spuntarla!»

«Pure, signore, mi sembra che qualche cosa abbiamo guadagnato,» disse Wan Stiller.

«Gettate il loch!» gridò Morgan.

Il mastro d’equipaggio aiutato da due marinai gettò a poppa la funicella, trattenuta subito da un pezzo di legno quasi triangolare e la lasciò filare contando i nodi, mentre uno dei suoi aiutanti rovesciava le due fialette di vetro contenenti la finissima sabbia, l’antico orologio, ma ridotto a minime proporzioni.

«Stop!» gridò il marinaio, quando tutta la sabbia fu passata.

«Quante miglia?» chiese Morgan al mastro, che contava i nodi della funicella.

«Undici, signore.»

«Una bella velocità in fede mia,» disse l’amburghese. «Quella corvetta fila bene.»

«Troppo bene,» rispose Morgan. «Ci tiene in iscacco.»

«E la fregata?»

«Vedo ancora i due punti luminosi, ma è ancora ben lontana.»

«Ohe! Badate ai banchi!… Due uomini a prora e pronti a scandagliare, e quattro gabbieri sulle crocette!»

Le due navi che da sei ore correvano con velocità straordinaria, si trovavano già nei pericolosi paraggi dello stretto della Florida.

In quell’ampio canale, percorso dalla corrente del Gulf Stream, si trovano moltissime isole ed isolette ed anche grandi banchi di sabbia, i quali rendevano la navigazione difficilissima. Ve ne son disseminati dappertutto, formando come un’immensa barriera, la quale descrive un ampio semicerchio attorno alle coste meridionali della Florida e lascia solamente pochi passaggi.

Già le scogliere di Double Headed e quelle di Elbom erano comparse ad oriente delle due navi, mostrando minacciosamente le loro sponde rocciose, dirupate e difese da file di scoglietti, contro i quali si frangeva, con molto impeto, la grande corrente del Golfo.

Morgan, avendo osservato che l’Alambra aveva cercato di accostarsi a quegli isolotti, per un momento aveva avuto il sospetto che, disperando di sfuggire alla caccia, il suo comandante avesse avuto l’intenzione di fracassare la nave in mezzo a quelle rocce o che vi cercasse qualche passaggio pericoloso, per mandare in secco la Folgore. Lo spagnuolo però, dopo di aver costeggiato per due o tre gomene le isolette di Elbom, aveva rimessa la prora verso il nord, dirigendosi verso le isole dei Pini.

Quella manovra, non seguita dal furbo filibustiere, aveva permesso alla Folgore di guadagnare duecento metri sulla nave avversaria. Non era gran cosa, pure non era nemmeno una distanza disprezzabile, poichè col vantaggio acquistato durante quelle otto ore di caccia accanita, la filibustiera si trovava già a portata di cannone.

«Fra qualche ora le palle dei nostri pezzi da caccia cadranno sulla coperta dell’Alambra,» disse Morgan, a cui nulla sfuggiva. «Noi saluteremo l’alba bombardando la spagnuola.»

«Ed io non vedo più i fanali della fregata, signore,» disse Wan Stiller.

«Li avrà spenti per ingannarci.»

«Lo credete, signor Morgan?»

«Il duca non ci lascerà; te lo assicuro. Quel volpone si sarà già accorto d’aver da fare con noi e non ci lascerà tranquilli.»

«E glielo daremo, è vero signore?

«Ecco che siamo a tiro della spagnuola: artiglieri, pronti ai vostri pezzi!… La musica comincia!»

«Purchè le nostre palle non uccidano i nostri, signore.»

«Non temere, amburghese,» disse Morgan. «I nostri cannonieri hanno già ricevuto l’ordine di non far fuoco che contro l’alberatura. Arrestata la nave, andremo all’abbordaggio.»

«E tanto più presto l’abborderemo meglio sarà per noi,» disse l’amburghese, il quale osservava il cielo con inquietudine.

«Il tempo accenna a cambiare, signore, e le burrasche che imperversano in questi paraggi fanno paura ai più audaci marinai.»

«Me ne sono accorto,» rispose Morgan. «Il mare accenna a montare ed il vento tende a girare all’est. Nell’Atlantico deve fare tempesta.»

I due lupi di mare non s’ingannavano. Oltrepassate le isole di Headed, le due navi cominciarono ad incontrare le prime ondate che venivano dall’oceano. Trovando resistenza nella corrente del golfo, la quale, come si disse, sbocca nell’Atlantico seguendo le coste meridionali della Florida, quei marosi rimbalzavano furiosamente, provocando controondate pericolose. Anche il vento cominciò ad aumentare, sibilando fra l’attrezzatura, e sbatacchiando fortemente le vele. Con un salto improvviso era girato dal sud all’est, prendendo le due navi di traverso ed abbattendole sul tribordo in causa dell’immensa superficie di tela spiegata. Non vi era un momento da perdere. Morgan, che non voleva compromettere la sua nave, fece chiudere i pappafichi e i contropappafichi, ammainare coltellacci e scopamari e prendere terzaruoli sulle vele basse. La corvetta d’altronde aveva eseguita l’identica manovra, anzi per maggior precauzione aveva imbrogliate anche le due rande.

«Facciamo attenzione,» disse Morgan al pilota, che aveva ripreso il suo posto alla ribolla del timone. «Qui si sta giuocando non solo la nostra pelle bensì anche la Folgore: Se ci coglie la tempesta in mezzo a tutte queste scogliere, non so come potremo cavarcela.»

«Signore,» disse Wan Stiller, – l’Alambra si getta fra le isole.

«Mille morti!… Dove vuole condurci quella dannata nave?» gridò Morgan.

«E rivedo i fanali della fregata, signore.»

«Ancora!»

In quel momento due lampi balenarono sulla coperta dell’Alambra e si udì in alto il rauco sibilo dei proiettili.

Pochi istanti dopo, in lontananza, rimbombò cupamente una detonazione.

«È la fregata che risponde,» disse Morgan, torcendosi rabbiosamente la barba. «Se fra un’ora non abbordiamo l’Alambra per noi sarà finita.»

Yaş sınırı:
12+
Litres'teki yayın tarihi:
30 ağustos 2016
Hacim:
360 s. 1 illüstrasyon
Telif hakkı:
Public Domain
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