Non Resta Che Ricominciare

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Emmanuel Bodin

Non resta che ricominciare

Romanzo

Tradotto dal francese da Roberta Solazzo

© Emmanuel Bodin, 2014 - 2018 Versione originale francese

Oaristys Édition

© Roberta Solazzo, 2018 Traduzione italiana

Ilustración: MaddyZ / Shutterstock

Tutti i diritti di riproduzione, adattamento e traduzione, riservato totale o parziale per tutti i paesi.

«È molto raro che nella vita si abbia una seconda possibilità; è contro tutte le leggi.»

Michel Houellebecq

A Dacha

1  Capitolo 1

2  Capitolo 2

3  Capitolo 3

4  Capitolo 4

5  Capitolo 5

6  Capitolo 6

7  Capitolo 7

8  Capitolo 8

9  Ringraziamenti

1.

Da poco più di quattro anni, non mettevo piede in Francia ed ecco che stavo ritornando a Parigi per lavoro. Diversamente dalla prima volta non si trattava di un lavoretto estivo ma di un lavoro che avevo scelto con piena convinzione. Questa volta sono tornata per andare avanti nella vita, stabilizzarmi e stabilirmi una volta per tutte.

La prima volta, ero venuta per vendere borse alle Galeries Lafayette per soli tre mesi, vi avevo visto una favolosa occasione per esercitare il mio francese e perfezionare la conoscenza della lingua. Poi era accaduto qualcosa che non avevo previsto: un appuntamento con l’amore. Quattro anni dopo mi capitava ancora di pensare all’uomo che avevo conosciuto. Dopo il ritorno al mio paese di origine, in Russia, avevamo provato a mantenere una corrispondenza. Nel giro di pochi mesi non c’era la minima speranza di rivederci. Io, mi ero improvvisamente innamorata di un altro ragazzo e col tempo anche a lui era successa la stessa cosa.

Non sapeva nulla del mio ritorno a Parigi e del lavoro di traduttrice che avevo appena ottenuto. Era un contratto di due anni. Ho esitato a contattarlo perché avevo paura di rivederlo.

Ero cosciente che c’era mancato il tempo di costruire una solida relazione. Tre mesi appena sono un periodo troppo breve per amarsi ragionevolmente, soprattutto dato che non condividevamo la quotidianità. Mi aveva chiesto due volte se volessi trasferirmi a casa sua per risparmiare soldi. Dato che era single da poco tempo, avevo paura di trasformarmi, a suo vantaggio, in una compagna di riserva, come un kleenex per dimenticare la sua ex. Inoltre, temevo di perdere la mia libertà. E se dopo una discussione mi avesse buttato in mezzo alla strada, dove sarei andata, dopo aver lasciato per lui il pensionato per giovani lavoratori in cui vivevo?

Le vie del destino sono infinite, a volte incomprensibili: con tutte le case vuote a Parigi mi ritrovavo a risiedere allo stesso indirizzo di Montparnasse e nello stesso edificio. Solo la stanza era diversa, così come lo era il pavimento. Dal quarto piano ero scesa al terzo. Era un segno che la nostra storia sarebbe ricominciata dove si era più o meno interrotta?

Parigi, ne ero davvero innamorata, come un colpo di fulmine che ti travolge in un istante. Probabilmente l’incantesimo non era solo dovuto al fascino della capitale; avevo, forse, semplicemente ceduto alla magia, alla vitalità della Francia? Da adolescente, sognavo di visitare questo paese. Il sogno era stato esaudito, si era avverato. Anche se avevo visitato soltanto Parigi, la sua eco mi aveva mostrato un’atmosfera così diversa dalla mia città natale in Russia! Ero stata sopraffatta da un forte senso di libertà, come un vento di pazzia passeggera, un’indipendenza inebriante, un’emozione che non avevo mai provato prima. Questa impressione era stata al tempo stesso strana e piacevole. Stavo così bene su questo suolo francese, liberata da ogni costrizione; come se delle ali mi fossero spuntate sulla schiena. Pur tuttavia, il tempo era trascorso così rapidamente senza che percepissi la clessidra che distillava le giornate più velocemente di quanto io non avessi voluto. Dopo questo soggiorno, una trasformazione si era operata in me: non mi ero sentita più la stessa donna. Qualcosa di nuovo era germogliata e mi avrebbe segnata per gli anni a venire. Ero tornata a casa con il cuore pieno di ricordi, diversi gli uni dagli altri. Per tre mesi, la mia vita era stata molto movimentata, segnata per sempre. Mi ero evoluta per avvicinarmi alla maturità. Tuttavia, c’era ancora molto lavoro da fare per realizzare me stessa e molte cose da imparare. La vita, l’avrei capito più tardi, se ne sarebbe fatta carico velocemente.

Ora che sono nuovamente in questo paese, la Francia, ne voglio approfittare al meglio. Ad esempio, voglio partire alla scoperta di altre città, odorare la lavanda in Provenza, ammirare le scogliere di Etretat, bagnare i piedi nell’Atlantico… In due anni dovrei trovare il tempo per visitare queste regioni e molto altro ancora.

Sembra che quando si provino sentimenti d’amore, non sempre ci sene renda conto nell’immediato. Si crede di non aver alcun sentimento mentre questi fluttuano in aria, come in attesa, proprio vicino al nostro cuore. Se non si sono ancora pienamente integrati è per lasciarci la possibilità di accettare questo fatto o rifiutarlo. Amare non è qualcosa di ovvio. Ѐ un dono di sé, un abbandonarsi all’altro. Ѐ un tumulto che trasforma una vita, che unisce due anime vagabonde, a cui una scintilla ha dato fuoco, spingendole in un nuovo spazio-tempo isolato, inaccessibile e incomprensibile al resto degli uomini. Ѐ un intero universo, che appartiene solo a due esseri che si sono amati. Come non rimanerne sconvolti? Ѐ al tempo stesso una follia che si cerca e che si sfugge.

Quando conobbi Franck, era disoccupato. Fotografo di formazione, non era riuscito a far apprezzare il suo lavoro, a esporre le sue foto. Tuttavia, ricordo che aveva uno sguardo interessante, piuttosto personale. Oramai, lavora nel cinema e si guadagna da vivere molto meglio. Talvolta, non bisogna ostinarsi a perseverare in una direzione se questa risulta essere completamente sbarrata ed esclusiva. Prendendo una strada diversa, le cose possono risolversi da sé e ripresentarsi con un aspetto più gradevole, procurandovi piaceri inattesi fino ad allora. Questa evoluzione corrisponde un po' a quello che ho vissuto io. In Russia, volevo lavorare come interprete. Ѐ tuttavia difficile farsi notare se non si diventa il migliore e soprattutto se uno non ha seguito buoni studi che consentono di accedere facilmente a questo lavoro. Ho amato l’arte in tutte le sue forme, quindi l’ho studiata per me stessa. Sì, però... quali porte ci aprono le formazioni artistiche? Mi sono accorta, un po' tardi, che bisognava sfondarle tutte! Ma come sventrarle quando sono cosi ferocemente blindate? Senza conoscenze già infiltrate che vi possano permettere di sceglierne una, non c’è nulla in cui sperare. Mi ero bloccata. Cosa mi restava da fare allora? Dei lavoretti occasionali per mantenermi per il resto della mia vita? Non potevo accettare una simile prospettiva. Avevo ancora troppe ambizioni.

Con il senno di poi, mi sembra che con Franck ci siamo incontrati prematuramente. Questo è ciò che accade spesso nella vita: incontriamo una persona che si lega a noi troppo presto o troppo tardi. A causa di questa intempestività, ci sfugge una felicità che era a portata di mano. Ci si interroga anche sul futuro e abbiamo paura di dover rinunciare a tutto. Sia in un caso che nell’altro, non rimane che un’unica soluzione: la fuga!

Non era affatto responsabile. Si era sentito pronto e mi voleva vicino a lui. Io, invece, appena uscita dall’adolescenza avevo una voglia pazza di scoprire la vita e di divertirmi. Ma ecco che, incontrando Franck, l’amore era sbucato fuori dal nulla. Ero subito rimasta abbagliata e accecata. Era cosi bello, tranne per il fatto che era troppo presto. Ho cercato di reprimere i miei sentimenti perché sapevo che non ci sarebbe stato un lieto fine. Trascorsa l’estate, sono dovuta ritornare a casa per terminare i miei studi. Era molto più facile stare lontano. Quattro anni dopo, non vedo più la mia vita sentimentale allo stesso modo. Quando guardo indietro, come in uno specchietto retrovisore, rifletto sul copione che recitavamo. In certe occasioni, potremmo persino chiederci se non ci fossimo persi qualcosa durante il tragitto. Quando le speranze non vengono appagate, i rimpianti sono lì a ricordarci che un’altra strada forse sarebbe stata più adatta.

Franck ha quasi dieci anni in più di me. La sua età non mi aveva mai turbata. Al contrario, mi era piaciuto immediatamente. Il suo fisico era abbastanza comune: bruno con un pizzetto ed esile. La sua semplicità, la sua cortesia, le sue piccole attenzioni ed il suo umore equilibrato, di cui avevo assolutamente bisogno per sentirmi serena, avevano fatto colpo su di me. Mi lasciai sedurre e trasportare dalle onde di questa storia. A distanza di poche settimane, non riuscivo ancora a capire cosa volesse da me, se volesse impegnarsi seriamente o no, il che probabilmente aveva suscitato in me un po' di diffidenza e sentimenti contrastanti. Sembrava che fosse ancora innamorato della sua ex. La loro storia, tuttavia, non era stata altro che una breve avventura rispetto alla nostra relazione in erba. Dalla precedente, Franck ne era uscito annientato. Era stato il nostro incontro a risollevargli il morale. Mi trovava splendente come un raggio di sole che illuminava l’oscurità della sua vita e io adoravo le parole dolci che mi sussurrava, anche se la paura mi frenava per la stessa ragione.

 

Una volta tornata in Russia, a Irkutsk, già dopo alcuni giorni, mi mancava. Il fatto di vivere lontano dalla Francia, ne era la causa o forse i sentimenti che avevo respinto riaffioravano in me? Volevo proteggermi, non soffrire, entrambi sapevamo che la nostra storia avrebbe avuto una fine, una scadenza inevitabile e necessaria. La nostra unione non poteva in alcun modo durare. Avevamo giocato a fare gli innamorati con una relazione di cui entrambi conoscevamo l’epilogo. Dovevamo chiudere questa parentesi per costruire un nuovo presente senza la presenza dell’altro. Come mi aveva detto chiaramente Franck, vivevamo un amore improbabile... Eppure, era stato proprio lui che aveva voluto crederci di più. Non aveva voluto mettere un punto alla nostra storia. Non voleva permettere che la nostra unione cadesse nell’oblio, diventasse passato. Aveva sognato di vivere il nostro amore nel presente, quando questo presente non aveva nulla da offrire. Per diversi mesi, eravamo rimasti in contatto per non perderci di vista. Mi chiamava regolarmente e mi suggeriva gli studi che avrei potuto intraprendere in Francia. Mi vedeva bene a iniziare un master in lingua o letteratura francese ma non gli importava davvero, voleva solo che tornassi il prima possibile. Non so se fosse la solitudine sentimentale ad avere influenzato il suo comportamento o se gli mancassi davvero. Mi aveva colpita, comunque, sentire che desiderasse tanto la mia presenza.

La nostra corrispondenza era durata fino a quando non incontrai un ragazzo che viveva nella mia stessa città. Il presente aveva avuto ragione sul mio attaccamento a lui, che era affogato nel virtuale. È bello sognare, ma la vita non può essere costruita su un futuro incerto. Ero così giovane, il mio corpo desiderava vivere. È inumano essere soli per troppo tempo. Franck, molto attento, mi aveva chiesto di non passare troppo tempo con questo ragazzo. Gli avevo allora spiegato che la distanza tra di noi aveva spento i miei sentimenti; non sapevo cosa volessi davvero. Dopo averlo estromesso completamente, avevo ricevuto solo rimproveri fino a quando il suo dolore non era stato spazzato via da un nuovo idillio. Anche se la tristezza che si prova dopo un fallimento amoroso di cui siamo consapevoli fa nascere una delusione, che non potrà scomparire completamente. Qualche tempo dopo, anche nelle sue e-mail pacate, c’era sempre in sottofondo una forma di rancore e di forte disappunto.

Il nostro ultimo dialogo era stato all’inizio dell’anno, quando l’avevo chiamato per il suo compleanno. Sarei stata un anno più vecchia, a mia volta, poche settimane dopo e Franck mi avrebbe chiamata per farmi gli auguri per i miei venticinque anni... Per me, tutto sarebbe dovuto ripartire da qui e già mi vedevo a condividere questo giorno al suo fianco! Mi trovavo ora nella stessa città di una persona che amo e tuttavia mi sentivo così distante, anche più lontana di quando vivevo a settemila chilometri da Parigi.

Posso considerare la mia storia come una specie di insegnamento, fatto di esperienze e di molte sfide. Eccone le vicissitudini.

2.

Che tempo meraviglioso! Che l’estate volgesse al termine, non era poi così evidente; la stagione si prolungava, piacevolmente, ideale per le passeggiate. Ma uscire da sola... Brrr... Ho sempre preferito uscire in compagnia, sia per fare quattro chiacchiere o soltanto per passare il tempo.

Quel pomeriggio, avevo deciso di andare al Jardin du Luxembourg. Da Montparnasse, era abbastanza vicino per cui avevo preferito fare una deviazione a Denfert-Rochereau, allungando considerevolmente il percorso, al solo scopo di dare una spintarella al destino. Tuttavia, quando il destino pianifica per voi un programma diverso né luogo né tempo concedono favori, qualsiasi tentativo è destinato all’insuccesso. Indugiavo in quel quartiere, dando un’occhiata ai negozi e ai grandi magazzini e sperando stupidamente di incontrare Franck. Sicuramente, mi stavano scambiando per una turista smarrita, che non sa bene cosa cercare, ma nessuno si sarebbe meravigliato per cose del genere. Guardavo in ogni direzione ma non ero interessata né al sapone profumato al gelsomino dell’erboristeria né al cornetto caldo e profumato del panificio accanto. Speravo solo in un’apparizione. Il mio cuore batteva all’impazzata nel pensare alla sua casa così vicina, a pochi isolati di distanza. Sarebbe bastato che suonassi alla sua porta per sorprenderlo, per ritrovarmi davanti a lui come prima, quando ci frequentavamo. Ma stavolta, nulla giustificava un’azione del genere.

Oltrepassai i numerosi caffè della piazza di Denfert-Rochereau, rallentai, vi guardai dentro, ciondolavo per cercare di vedere chi vi si trovasse all’interno. Di lui nemmeno l’ombra. All’improvviso sentii qualcuno chiamarmi. A più riprese, dei Playboy da strapazzo mi invitavano a bere qualcosa. Più o meno lo stesso tipo di persone che avevo intorno quando lavoravo nei bar. Camminavo dritto per la mia strada. I miei occhi pensosi, delusi, sinceri fissavano i miei piedi. Attraversai la piazza, percorsi il viale Denfert-Rochereau e poi il boulevard Saint-Michel. Osservavo i passanti; gli uomini mi guardavano, mi sorridevano allegramente, altri sembravano intimoriti e abbassavano lo sguardo. Anch’io abbassavo gli occhi, affranta. Andai per la mia strada. Arrivata vicino al parco, mi sistemai sulla terrazza di un caffè. Da qui, avevo una bella vista su uno degli ingressi. Vedevo le coppie tenersi per mano, abbracciarsi, ridere... La felicità stringeva in un forte abbraccio quelle persone. La mia felicità, invece, sembrava perduta, smarrita, persino scomparsa.

Per non lasciarmi sopraffare dalla malinconia, ordinai un gelato ai frutti di bosco con una limonata. Fin da bambina, mi veniva l’acquolina in bocca davanti a queste deliziose prelibatezze.

Un passante si era fermato per chiedermi se avevo da accendere. Ridacchiai e scossi la testa. Di una banalità desolante, un approccio che non lasciava ombra di dubbio. Gentilmente, risposi che non fumavo e lui mi rifilò il suo discorsetto.

«Mademoiselle, lei è molto affascinante... Posso offrirle da bere?

– Grazie signore, ma preferirei rimanere sola al mio tavolo. Sto aspettando il mio fidanzato.

– Ah... mi dispiace, signorina. Il suo fidanzato è molto fortunato. Buona giornata.»

Immediatamente, il ragazzo andò via. Non è sempre facile liberarsi di qualcuno che vuole fare la vostra conoscenza. A volte sono molto insistenti. Non dubito della serietà di alcuni, ma la maggior parte vuole solo portarti a letto. Non ho più voglia di ciò e non l’ho avuta che raramente... Forse in una città diversa e con uno stato d’animo diverso, mi sarei lasciata sedurre ma in quel momento, i miei pensieri erano concentrati su qualcun altro. Il poverino sbavava fissando le mie cosce lasciate scoperte dalla minigonna che brillavano sotto il caldo torrido della stagione estiva che si prolungava oltre misura. Mentre mi parlava, notai che guardava nella mia scollatura; ciò mi lusingava, per quanto lui non si rivelasse un gentiluomo.

Da ragazza, a volte, mi divertivo in situazioni del genere lasciando immaginare al seduttore che stava per concludere. Gli permettevo di offrirmi da bere uno o due bicchieri... E dopo avere fatto una breve conoscenza, sgattaiolavo via informandolo che qualcuno mi stava aspettando da qualche parte. Naturalmente, non si arrendeva e mi chiedeva come poteva contattarmi e se potevamo rivederci presto. Per non apparire ostile ed evitare tragedie, ci scambiavamo i nostri numeri di telefono. Alla fine... mi dava il suo numero. Il mio era falso!

Una volta finito di gustare il mio gelato e svuotato il bicchiere, andai in quel giardino che trovai assolutamente magnifico. Lo percorsi interamente e mi sedetti di fronte a un’area giochi per bambini. Stavo, placidamente, all’ombra sotto i platani, persa in pensieri romantici quando la mia tranquillità fu improvvisamente interrotta da due giovani innamorati che erano venuti a sistemarsi sulla panchina accanto e stavano amoreggiando senza alcun imbarazzo. La felicità delle coppie, vissuta in pubblico, mette i single a disagio. L’amore e la passione rendono le persone molto inconsapevoli delle loro azioni. Preferivo fingere di ignorarli e guardare i bambini che si divertivano. Inevitabilmente, ripensai a Franck.

Quando l’avevo conosciuto, si prendeva cura, occasionalmente, di un ragazzino che avevo visto solo attraverso alcune foto e Franck mi aveva raccontato vagamente la sua storia con una donna che lo aveva abbindolato cercando di costruire con lui una relazione stabile ma fra crisi e liti, era successo il contrario. Con il tempo, Franck aveva accettato positivamente questo importante cambiamento nella sua vita: quello di diventare padre e aveva imparato a prendersi cura del bambino nato da questa unione. Tuttavia, il comportamento egoistico della donna complicava notevolmente la loro situazione, lei lo affliggeva continuamente con rimproveri e altre meschinità. Non conosco tutti i dettagli della loro storia, forse un giorno me li confiderà.

Un giorno, mi disse che lui doveva badare al suo bambino per due settimane a casa di lei per permetterle di andare a un funerale all’estero. Lei non poteva o non voleva portare con sé il figlio. Costretto da una specie di obbligo morale, Franck si era trasferito in quell’appartamento per quindici giorni. Il bambino non aveva ancora due anni e Franck non si era mai preso cura di un bambino da solo. Cambiare pannolini, pulire la pipì e la cacca, dargli da mangiare, fargli il bagnetto, metterlo a letto... Queste erano cose nuove per lui. Da questa esperienza, Franck ne era uscito più maturo e molto legato a suo figlio. Io, non ho ancora avuto l’opportunità di prendermi cura di un bambino. Naturalmente, quando avevo vent’anni, non mi sentivo pronta ad assumermi una tale responsabilità. Ora posso vedermi nel ruolo di madre. Franck mi aveva detto che sarei stata una madre piena di dolcezza e gentilezza verso i miei figli quando gli avevo confidato i miei dubbi sul riuscire ad esercitare una qualsiasi autorità su di loro. Ora penso che se dovessi trovarmi in questa situazione, saprei affrontarla cercando di gestirla al meglio, ci si allena sul campo. Una parte della vita è segnata da questo momento di crescita: quasi tutti ci ritroviamo ad assumere il ruolo di «genitore».

Bruscamente, fui scossa dai miei sogni. Sentii pianti che coprivano il cinguettio degli uccelli e il fruscio delle foglie sugli alberi. Alla mia sinistra, una giovane donna dava la mano a un bambino di tre o quattro anni che urlava. La sua furia echeggiava lungo il viale. Trascinava i piedi e ritornava sui suoi passi, girandosi continuamente. Questa giovane donna sembrava completamente sopraffatta dagli eventi e non riusciva a confortarlo. La sentii scusarsi perché il campo da gioco era a pagamento e lei non aveva soldi con sé. Ovviamente, l’ometto non capiva perché non gli fosse permesso di andare dato che c’erano molti bambini che si divertivano. Non riusciva a calmarlo, non sapeva più come comportarsi con lui, lo tirava per un braccio cercando di consolarlo e ricominciava quando il bambino si fermava. Vidi che si sentiva a disagio sotto lo sguardo di estranei che la fissavano o con disprezzo o giudicandola una madre indegna. I due innamorati alla mia destra avevano smesso di amoreggiare ed erano fuggiti via tappandosi le orecchie, esasperati dalle grida, non senza manifestare il loro disappunto.

A mio parere, non erano ancora pronti per avere dei bambini.

Cercai nella mia borsa e tirai fuori una banconota da cinque euro. Mi avvicinai alla giovane donna minuta che mi sembrava più giovane di me. Le sorrisi, tendendole i soldi. Avevo visto un cartello che indicava il prezzo. Lei rifiutò imbarazzata e, indubbiamente, un po’ anche per orgoglio. Ho insistito, con il pretesto che se avessi avuto un figlio mi sarebbe piaciuto che si divertisse per crescere bene. La madre finì per accettare questo piccolo aiuto ringraziandomi sinceramente. Sentivo che era toccata da questo gesto. I suoi occhi lucidi parlavano per lei, inutile aggiungere altro. Li guardai tornare verso l’ingresso a pagamento, la tristezza del ragazzino era sparita. Grandi urla di gioia risuonarono. Il bambino avanzava saltellando. L’anima di un bambino è pura; è un gioiello grezzo; l’innocenza stessa. Questo gioiello purtroppo si scalfisce di anno in anno. L’indottrinamento inizia con la televisione, piena di programmi stupidi e ignoranti, pieni di messaggi e di implicazioni alienanti.

 

Tornai a sedermi sulla panchina. Notai che la madre mi salutava. Il figlio si arrampicava su una casetta di legno e poi scendeva giù col sedere lungo uno scivolo. Ero felice per loro. Questa giovane madre ed il suo bambino potevano godere piacevolmente del pomeriggio. Ciò che mi irrita, invece, e che trovo incomprensibile per non dire inammissibile, è che il comune faccia pagare per queste aree di gioco in piena città e non necessariamente migliori di quelle accessibili a tutti. Non ho mai visto niente del genere nel mio paese!

Un uomo si avvicinò per chiedermi se potevo offrirgli una sigaretta. Sempre e ancora la stessa cosa… Il viso giovane, sulla ventina e il colorito olivastro. Gli risposi che non fumavo e che non apprezzavo i fumatori, pensando così di sbarazzarmi subito di lui. Poi lo ignorai e continuai ad osservare i bambini che si divertivano. L’uomo si sedette accanto a me, ignorando la mia osservazione. Mise un braccio dietro di me sullo schienale della panchina. Lo guardai sgranando gli occhi, irritata dal suo gesto inopportuno. Mi disse che amava questo clima piacevole per passeggiare e avere l’opportunità di chiacchierare con una bella donna come me. Decisamente, uscendo da sola, in Francia, non potevo godermi un po’ di tranquillità. Non gli risposi e mi alzai per andarmene. Si alzò immediatamente e mi propose di bere qualcosa in sua compagnia. Educatamente, provai a fargli capire che non ero interessata alla sua proposta. Insistette, e mi disse di nuovo che avrebbe voluto passare del tempo con me, anche un’altra volta, e mi domandò il numero di telefono. Replicai che non ne avevo uno e mi allontanai prontamente. Alle mie spalle, sentii solamente una parola: «Bugiarda!»

Poco più lontano, mi girai per vedere se mi seguiva. Lo intravidi già sul punto d’insidiare una nuova preda.

«Che tipo squallido!», pensai!

Per fortuna stavo camminando in un parco se no sono certa che avrebbe iniziato a seguirmi per strada. Prima della fine della giornata, probabilmente sarebbe riuscito ad abbindolare una giovane donna alla ricerca di un principe azzurro. Come se vivessimo in un grande mercato di prostitute! Ci prendono, ci scopano, si divertono con noi, poi ci gettano via. Maledetti predatori!

Mi stavo lentamente riprendendo dalle mie emozioni mentre percorrevo il sentiero verso casa. A monte, mi fermai in un supermercato del quartiere per scegliere il mio pasto serale e quello del giorno dopo. Comprai della frutta, mele e uva, oltre a un piatto pronto a base di pesce e un altro con verdure miste.

Due giorni dopo arrivò il gran giorno: entravo a far parte ufficialmente e per due anni della società che mi stava dando questa possibilità e si fidava di me. Mi era bastato tradurre un documento per un tizio, dal russo all’inglese. Il mio capo controllò la traduzione e si congratulò con me per il lavoro svolto. Prima di cominciare, mi portò in giro per tutti gli uffici per conoscere gli altri dipendenti. Dopo i giorni passarono tutti uguali. Tutte le mattine, trovavo sulla mia scrivania una cartella che conteneva dei fogli da tradurre in giornata, a volte accompagnati da un oggetto se si trattava di sintetizzare al meglio le istruzioni per l’uso.

La società ruota attorno a una decina di persone. Il capo è un uomo ancora giovane, poco più che trentenne che si è lanciato da solo in quest’avventura iniziando un percorso da imprenditore che mette su un primo business con pochi mezzi. Dopo aver completato i suoi studi come traduttore e interprete, ha avviato molte società high-tech o specializzate nel mercato di internet. I primi clienti iniziarono ad arrivare, attratti da prezzi molto competitivi. Ha cominciato indirizzandosi verso siti pornografici, poi a opuscoli di articoli per privati. Non rifiutava niente! Soddisfatti del lavoro precedentemente svolto, i professionisti della rete avevano bisogno di servizi aggiuntivi in altre lingue che lui stesso non conosceva. Invece di rifiutare i contratti, li accettò. Per inciso, aumentò le sue tariffe, segnalando che si sarebbe trattato di un compito più delicato e reclutò del personale. Oggi la sua impresa è internazionale. Ci occupiamo di traduzioni in qualsiasi settore e inoltre di molti servizi internet così come istruzioni per l’uso di qualsiasi prodotto, libri, sintesi, relazioni in quasi tutte le lingue possibili. Quando i dipendenti sono sovraccarichi o nessuno di loro è locutore di una lingua più esotica di altre, si avvale di personale temporaneo, assunto per un lavoro specifico. Un grande successo per questa piccola azienda che non ha ancora provato la crisi.

Mi vengono affidati tutti i compiti dal russo al francese o nel senso inverso. Eccezionalmente, devo redigere dei fogli in inglese. Qui tutti parlano questa lingua, invece io sono l’unica a padroneggiare il russo. Ѐ al tempo stesso la mia lingua madre e la mia carta vincente che ha permesso di accelerare la mia assunzione! Molti documenti si riducono a un semplice testo per cui basta un giorno di lavoro. Pochissimi richiedono una settimana di lavoro o più come opuscoli o documenti. In questo caso, i progetti si articolano attorno a punti particolarmente tecnici e sono destinati, in gran parte a grandi aziende. Questo genere di manoscritti esclude ogni dilettantismo. La traduzione deve essere ineccepibile.

Dopo essermi sforzata a spremermi le meningi per trovare le parole che più si avvicinano al senso originale, mi sento esausta. Si potrebbe supporre che un tale compito si concluda piuttosto rapidamente. Tuttavia, anche se non mobilita le capacità fisiche, questa attività richiede una riflessione intellettuale che logora. Il cervello è costantemente in azione e non ha un minuto di tregua. Le cellule si attivano, si impregnano del testo, al fine di usare i termini giusti. Un vero lavoro di scrittore, tranne che la storia o l’intrigo ci è già imposto.

Dopo una giornata come questa, uscendo dalla metropolitana a Montparnasse, resto a bighellonare per trenta minuti all’aperto, a volte anche per un’ora. Queste passeggiate servono a riposarmi la mente. Entro nei negozi, cerco vestiti, contemplo le borse, respiro i profumi… Tante cose mi fanno gola. Il mio stipendio tuttavia non me le permette. Sono molto anzi troppo limitata. Tanti sforzi per così poca gratificazione. Non si gode realmente la vita, si sopravvive. Comunque, non dovrei compiangermi troppo perché ho un lavoro mentre altri fanno fatica a trovarne uno. Soprattutto, ho un lavoro che faccio senza sofferenza e senza costrizione. Questa è la cosa fondamentale! Anche se, un giorno, non dovessi più apprezzarlo, ciò che conta per me è che oggi, in questo momento, sono soddisfatta. Tra qualche anno vedrò se i miei gusti cambieranno se i miei bisogni cambieranno… Nessuna occupazione alla quale ci si dedica al momento è un fattore decisivo di ciò che diventerà il nostro avvenire o il lavoro che si eserciterà in futuro. Un giorno, il denaro ci manca. Il giorno dopo, stiamo bene. Quest’evoluzione mi sembra normale. Ma il contrario può distruggere un uomo.

La sera, a casa, cercavo di risollevare lo spirito mettendo della musica. Il mio tablet era una scatola multimediale multitasking. Dopo questo acquisto, non vedevo più il motivo di trascinarmi dietro un computer portatile, pesante ed ingombrante. Questi apparecchi hanno firmato la fine di un’epoca, è evidente. La mia unica preoccupazione era quando volevo guardare i film: la dimensione dello schermo mostrava subito i suoi limiti se mi mettevo troppo lontana. Più in là, voglio comprarmi un monitor da collegare; in questo modo, potrò guardare più comodamente delle fiction dal mio letto, come se stessi guardando uno schermo televisivo. Intanto, mi sedevo davanti alla mia scrivania con il tablet poggiato su un supporto rimovibile e regolabile. Le mie notti si dividevano così tra musica, film, letture, e-mail e giornali internazionali. Accedevo a questo intrattenimento e a queste informazioni tramite questa favolosa invenzione tattile. Poi, arrivava presto l’ora della nanna, subito dopo aver fatto una doccia. Doccia ristoratrice che ossigenava ogni poro della mia pelle, eliminando le impurità che riempiono il corpo durante la giornata.