Kitabı oku: «I cinque del salotto», sayfa 2
CAPITOLO DUE
Cosa poteva essere successo?
Un incidente?
Un… omicidio?
Santo cielo, non un altro!
“Carol?” chiese Lacey, sentendo una stretta alla gola.
L’espressione di paura negli occhi di Carol mentre camminava avanti e indietro per il negozio le inviava continui lampi di panico che la avvinghiavano. Il suo stomaco iniziò a fare le capriole, come se fosse andata fuori strada con la sua Volvo di seconda mano, precipitando dalla scogliera e piombando verso l’oceano sottostante. Sentì che le mani iniziavano a tremare mentre una serie di ricordi le invadevano la mente: il corpo morto di Iris steso sul pavimento della sua villa; la bocca sporca di sabbia di Buck, riverso sulla spiaggia. Poi le immagini lampeggianti furono completate dall’improvviso ululare delle sirene della polizia nelle sue orecchie e dall’orribile scricchiolio della coperta argentata che gli infermieri del pronto intervento le avevano avvolto attorno alle spalle. E infine sentì la voce del sovrintendente Turner riecheggiare nella sua mente: “Non si allontani dalla città, ok?”
Lacey si aggrappò al bancone per tenersi in piedi, pronta a qualsiasi orribile notizia fosse pronta ad uscire dalla bocca di Carol. Faceva quasi fatica a concentrarsi sulla donna, che stava ancora camminando avanti a indietro.
“Cosa c’è?” chiese Gina con impazienza. “Cos’è successo?”
“Sì, per favore, sbrigati a sganciare la bomba,” disse Taryn, facendo pigramente dondolare la lampada Edison che teneva in mano. “Alcuni di noi hanno delle vite da portare avanti.”
Carol finalmente smise di camminare. Si voltò a guardare le tre donne, gli occhi cerchiati di rosso.
“C’è…” iniziò a dire, tirando su con il naso tra una parola e l’altra, “la… la… l’inaugurazione di un B&B!”
Un attimo di silenzio passò mentre le tre donne lasciavano che la rivelazione – o la mancanza della stessa – prendesse posto nelle loro teste.
“Ah!” esclamò infine Taryn. Sbatté una banconota da venti sterline sul bancone accanto a Lacey. “Vi lascio a gestire questa crisi. Grazie per la lampada.”
E detto questo uscì con passo leggiadro, lasciandosi dietro una scia di profumo di legno di cedro affumicato.
Quando se ne fu andata, Lacey riportò la sua attenzione su Carol, fissandola incredula. Ovviamente un nuovo B&B era una notizia terribile per Carol, che si sarebbe trovata ad affrontare una concorrenza ancora più rigida per il commercio del turismo, ma per Lacey non faceva poi tanta differenza! E considerata l’orrenda sventura passata con l’omicidio di Iris Archer e il più recente assassinio di Buck, certo si sarebbe guardata bene dall’andare in giro per la cittadina a gridare e strapparsi i capelli per qualcosa di così banale!
Lacey riuscì semplicemente a sbattere le palpebre. La sua rabbia sembrava averle legato la lingua con forza al palato. La lingua di Gina, invece, era sciolta come non mai.
“Tutto qua?” gridò. “Un B&B? Mi hai quasi fatto venire un dannato infarto!”
“Un B&H a Wilfordshire è una notizia terribile per tutti,” disse Carol piagnucolando e accigliandosi alla risposta di Gina. “Non solo per me!”
“Davvero?” disse Lacey, trovando finalmente la propria voce. “E perché mai, esattamente?”
Carol le lanciò un’occhiata tagliente. “Ah, bene. Avrei dovuto immaginare che non avresti capito. Del tutto tu sei una forestiera.”
Lacey si sentì ribollire di rabbia. Come osava Carol darle della forestiera? Ormai viveva qui da diversi mesi e aveva contribuito in un sacco di modi all’andamento della cittadina! Il suo negozio faceva parte del tessuto della strada principale proprio come tutte le altre attività.
Aprì la bocca per rispondere, ma prima di poterlo fare, Gina tirò fuori una scatola di fazzolettini dal bancone e avanzò, creando una barriera fisica tra lei e Carol.
“Perché non ti siedi?” disse la donna alla proprietaria del B&B. “Parliamone meglio.”
Poi lanciò a Lacey un’occhiata che diceva ‘Me ne occupo io perché tu stai per scoppiare’.
Aveva ragione. Il panico che il non-evento di Carol aveva fatto scaturire in Lacey stava iniziando a svanire, ma avrebbe comunque preferito farne a meno. E di certo avrebbe preferito fare a meno di sentirsi chiamare ‘forestiera’ da Carol! Se c’era una cosa che poteva infastidire Lacey, era proprio questa.
Mentre Gina accompagnava Carol verso un divanetto in pelle rossa offrendole un fazzolettino – ‘Toh, prendi uno di questi per il naso’ – Lacey si allontanò e fece diversi respiri per calmarsi. Chester alzò il muso e la guardò mugolando solidale.
“Va tutto bene, amico,” gli disse. “Solo un po’ scossa.” Si chinò e gli accarezzò la testa. “Adesso sto bene.”
Chester mugolò ancora, come in riluttante accettazione della situazione.
Rinvigorita dal suo sostegno, Lacey si avvicinò al divanetto per scoprire cosa stesse realmente succedendo.
Carol stava completamente singhiozzando adesso. Gina ruotò lentamente gli occhi e guardò Lacey con espressione sarcastica. Lacey le fece segno di spostarsi con la mano e l’amica le lasciò subito il posto.
Lacey si sedette accanto a Carol, costretta dalla forma del divanetto a starle proprio appiccicata: un po’ troppo vicina rispetto a come si sarebbe messa potendo scegliere.
“È colpa di quel dannato nuovo sindaco,” piagnucolò Carol. “Sapevo che avrebbe creato guai!”
“Il nuovo sindaco?” chiese Lacey. Non sapeva che ci fosse un nuovo sindaco.
Carol voltò i suoi occhi, rossi e arrabbiati, verso di lei. “Ha fatto cambiare la destinazione d’uso alla parte orientale della città. Tutta quella zona dopo il club di canottaggio è passata da residenziale a commerciale! Ci farà costruire un centro commerciale! Pieno di orribili catene di negozi privi di carattere!” La sua voce diveniva man mano più incredula. “Vuole costruire un parco acquatico! Qui! A Wilfordshire! Dove piove per tre terzi dell’anno! E poi ha in programma di costruire questa mostruosità di torre panoramica! Sarà come un pugno in un occhio!”
Lacey ascoltò lo sfogo di Carol, anche se non riusciva a capire perché tutto questo fosse un grosso problema. Per come stavano le cose al momento, praticamente nessuno si avventurava oltre il club di canottaggio. Era praticamente uno spazio morto. Anche la spiaggia da quella parte della città era malcurata. Sviluppare l’area le sembrava una buona idea, soprattutto se ci sarebbe stato un B&B di classe a servirla. E di sicuro la cosa avrebbe portato beneficio a tutte le attività commerciali della via principale, con l’aumento del turismo.
Lacey guardò verso Gina per vedere se la sua espressione lasciasse trapelare che anche lei considerava tutto questo come una enorme crisi. Gina stava invece nascondendo un sorrisino. Ovviamente stava pensando che Carol si stesse comportando in modo esageratamente drammatico, e se Gina pensava che una persona fosse eccessivamente drammatica, allora quella persona aveva davvero dei problemi!
“È una specie di affarista di Londra,” continuò Carol, disperata. “Ventidue anni. Appena uscita dall’università!”
Prese un altro fazzolettino dalla scatola e si soffiò rumorosamente il naso, prima di restituirlo, tutto zuppo, a Gina. Il sorrisino sul volto della donna scomparve all’istante.
“Come fa una ventiduenne ad aprire un B&B?” chiese Lacey, il tono meravigliato piuttosto che sprezzante come quello di Carol.
“Perché ha i genitori ricchi, ovviamente,” disse Carol. “I suoi genitori erano i proprietari di quella grossa casa di riposo nelle colline. Hai presente?”
Lacey se lo ricordò subito, anche se era raramente andata da quella parte. Da quello che ricordava, era una proprietà molto grande. Di sicuro ci sarebbe voluto un’enorme ristrutturazione per trasformarlo da casa di riposo a B&B, per non parlare degli sviluppi dell’infrastruttura. Era a una quindicina di minuti a piedi dal centro della città e c’erano solo due autobus all’ora che servivano quella parte della costa. Sembrava un investimento piuttosto grosso per una ragazza di ventidue anni.
“Comunque,” continuò Carol. “I genitori hanno deciso di andare in pensione e liquidare il loro portfolio pensionistico, ma ciascuno dei figli doveva scegliere una proprietà per poterne poi fare quello che voleva. Potete immaginarvi di avere ventidue anni a ricevere in regalo una proprietà? Io ho dovuto sudare sette camicie per avviare la mia attività, e adesso arriva la Principessina e avvia la sua con uno schiocco di dita.” Schioccò le dita lei stessa, con gesto aggressivo.
“Dovremmo considerarci fortunati che abbia scelto una cosa sensata come un B&B,” disse Gina. “Se alla sua età mi avessero regalato una casa enorme, probabilmente avrei avviato un locale aperto 24 su 24.”
Lacey non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Ma Carol si sciolse ancora di più in lacrime.
Allora Chester decise di avvicinarsi e vedere cosa fosse tutta quella confusione. Appoggiò la testa in grembo a Carol.
Che tesoro, pensò Lacey.
Chester non sapeva che Carol stava facendo tante storie per niente. Pensava solo che fosse un’umana angosciata e bisognosa di conforto. Lacey decise di seguire il suo esempio.
“A me sembra che tu ti stia impanicando per niente,” le disse sottovoce. “Il tuo B&B è iconico. I turisti amano la casa rosa-Barbie sulla via principale, proprio come adorano le sculture di macarons nella vetrina di Tom. Un B&B di lusso non può competere con la tua proprietà di gusto locale. Ha il suo stile bizzarro e alla gente piace un sacco.”
Lacey dovette ignorare le risatine che sentì venire da Gina. Bizzarro era stato un aggettivo meticolosamente selezionato per descrivere tutti i fenicotteri e le palme, e poteva solo lontanamente immaginare che descrizione ne avrebbe dato Gina: pacchiano, kitsch, sgargiante…
Carol guardò Lacey con occhi umidi di lacrime. “Lo pensi davvero?”
“Ne sono certa! E poi tu hai una cosa che la nostra Principessina non ha. Determinazione. Fegato. Passione. Nessuno ti ha offerto il tuo B&B su un piatto, giusto? E quale londinese ha davvero voglia di stabilirsi a Wilfordshire alla veneranda età di ventidue anni? Io scommetto che la Principessina si annoierà molto presto e tornerà ai suoi più verdi pascoli.”
“O più grigi pascoli,” intervenne Gina. “Sai, per tutte quelle strade a Londra. Che tornerà a… oh, lascia stare.”
Carol si ricompose. “Grazie, Lacey. Mi hai davvero fatto sentire meglio.” Si alzò e accarezzò Chester sulla testa. “Anche tu, tesoro di cane.” Si tamponò le guance con il fazzolettino. “Ora farò meglio a tornare al lavoro.”
Alzò il mento e uscì dal negozio senza aggiungere una parola di più.
Non appena la porta si fu chiusa dietro di lei, Gina scoppiò a ridere.
“Onestamente,” esclamò. “Qualcuno dovrebbe insegnare a quella donna a fare i conti con la realtà! Sta davvero facendo il lavoro sbagliato se pensa che una novellina di ventidue anni possa costituire una minaccia. Io e te sappiamo bene che questa bimba di Londra se ne sarà andata da qui non appena avrà fatto abbastanza soldi da comprare un enorme appartamento a Chelsea.” Scosse la testa. “Penso che ora farò la mia pausa, se non ti spiace. Ho avuto sufficienti emozioni.”
“Vai pure,” le disse Lacey, proprio mentre la porta tintinnava annunciando un altro cliente. “Questo lo faccio io.”
Gina si diede un colpetto alle ginocchia per richiamare l’attenzione di Chester. “Andiamo amico, passeggiatina.”
Il cane balzò in piedi e i due andarono alla porta. La giovane donna bassa e magra che era appena entrata fece un ampio passo alla sua sinistra, mostrando senza ombra di dubbio la sua paura del cane, come se si aspettasse che potesse saltarle addosso e morderla.
Gina le rivolse un cenno di saluto con la testa. Non aveva tempo per la gente a cui non piacevano gli animali.
Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, la ragazza parve rilassarsi. Si avvicinò a Lacey, facendo ondeggiare a ogni passo la gonna patchwork che indossava. Abbinata a un enorme cardigan fatto a mano, l’outfit nel suo complesso poteva sembrare perfetto per Gina.
“Posso aiutarti?” chiese Lacey alla donna.
“Sì,” rispose lei. Emanava un’energia timida e ritrosa, con i capelli castani e opachi che le scendevano sulle spalle totalmente privi di stile, contribuendo al suo aspetto da bambina, e i grandi occhi che facevano pensare a un coniglio abbagliato dai fari. “Tu sei Lacey, giusto?”
“Giusto.”
Lacey restava sempre senza parole quando incontrava persone che conoscevano il suo nome. Soprattutto considerato quello che era appena successo con Brooke…
“Sono Suzy,” disse la ragazza, porgendole la mano e stringendogliela. “Sto per aprire un B&B lungo la costa. Mi hanno dato il tuo nome come buon contatto per l’arredamento.”
Lacey avrebbe voluto che Gina fosse ancora lì per poter scambiare con lei un’occhiata sorpresa, ma purtroppo si trovava da sola, quindi si limitò a stringere la mano che le veniva offerta. Non poteva quasi credere che questo minuscolo pretesto di ragazza fosse la ricca laureata londinese che aveva fatto tanta paura a Carol. Sembrava avere a malapena più di sedici anni ed era timida come un topolino. Sembrava essere pronta per andare in chiesa, non per aprire un’attività.
“Cosa stai cercando?” le chiese Lacey, mascherando la propria sorpresa con la gentilezza.
La ragazza scrollò le spalle imbarazzata. “A essere onesta non ne sono ancora del tutto sicura. Quello che so per certo è che non voglio niente di moderno. Darebbe un’impressione aziendale e priva di anima, capisci? Voglio che appaia grazioso. Lussuoso. Antico.”
“Beh, perché non facciamo un giro per il negozio e vediamo se ci viene qualche ispirazione?” propose Lacey.
“Ottima idea!” rispose Suzy, mostrandole un esuberante e giovane sorriso.
Lacey la portò all’Angolo Steampunk. “Sono stata l’assistente di una designer d’interni per quattordici anni quando ancora stavo a New York,” spiegò mentre Suzy iniziava a curiosare tra gli scaffali. “Resteresti sorpresa nel sapere da dove si possa trarre ispirazione.”
Suzy stava guardando con curiosità la tuta da sommozzatore. Lacey ebbe un’improvvisa visione di un B&B a tema steampunk.
Andiamo da questa parte,” disse frettolosamente, deviando l’attenzione di Suzy verso la Nicchia Nordica.
Ma niente nella sua sezione di ispirazione scandinava sembrò stuzzicare l’entusiasmo della ragazza, quindi continuarono a girovagare per il negozio. Lacey aveva davvero messo su una notevole collezione di articoli nei suoi brevi mesi da antiquaria.
Percorsero la Via delle Lampade e finirono nella Vallata del Vintage.
“Visto niente che ti abbia colpito?” le chiese.
Suzy corrucciò le labbra incerta. “Non proprio. Ma sono sicura che tu riuscirai a trovare qualcosa.”
Lacey esitò. Aveva pensato che lo scopo del tour in negozio fosse di trovare qualcosa che potesse accendere l’ispirazione di Suzy, non la sua!
“Scusami,” disse Lacey un po’ perplessa. “Cosa intendi dire?”
La giovane era impegnata a rovistare nella sua borsetta di stoffa ed evidentemente non la sentì. Tirò fuori un’agenda, sfogliando tra le pagine e facendo poi cliccare il pulsante di una penna biro. Infine la guardò allegramente. “Sei libera domani?”
“Per che cosa?” le chiese Lacey sempre più confusa.
“La ristrutturazione,” disse Suzy. “Non…?” Si interruppe e le sue guance divennero di un rosso intenso. “Oh. Scusa.” Infilò rapidamente penna e agenda nella borsa. “Per me tutta questa cosa degli affari è completamente nuova. Continuo a mettere le cose nell’ordine sbagliato. Lascia che ricominci dall’inizio. Allora: il mio piano è di arredare il B&B in tempo per lo spettacolo aereo e…”
“Lascia che ti interrompa un secondo,” si intromise Lacey. “Quale spettacolo aereo?”
“Lo spettacolo aereo,” ripeté Suzy.
Dal cipiglio che era apparso sulla sua fronte, Lacey dedusse che toccasse a lei ora essere perplessa.
“Il prossimo sabato?” continuò la donna. “Le Frecce Rosse? Il Castello di Brogain? Davvero non sai di cosa sto parlando?”
Lacey era interdetta. Era come se Suzy stesse parlando un’altra lingua. “Avrai capito dal mio accento che non sono di queste parti.”
“No, certo,” disse Suzy arrossendo di nuovo. “Ecco, gli spettacoli aerei sono piuttosto comuni qui nel Regno Unito. Se ne vedono lungo tutta la costa, ma Wilfordshire è una vera perla grazie al Castello di Brogain. Le Frecce Rosse fanno una formazione davvero entusiasmante quando ci passano sopra, e tutti gli studenti che si interessano di fotografia fanno sempre a gara per fare le migliori foto in bianco e nero. La giustapposizione di vecchia e nuova guerra.” Fece il gesto di stampare le parole in aria con le mani e ridacchiò. “Lo so, perché una volta ero fra quegli studenti.”
Vale a dire quattro anni fa, insomma, pensò Lacey.
“Ci sono anche miliardi di fotografi professionisti che vengono all’evento,” continuò Suzy in modo che fece capire a Lacey che era una tipa piuttosto nervosa. “È come una gara, tutti che cercano di fare LA foto per eccellenza, quella che verrà usata per un cartellone turistico. E poi ci sono quelli che vengono a vedere lo spettacolo in onore dei loro antenati. E tutte le famiglie che vogliono semplicemente vedere gli aerei che fanno le loro acrobazie.”
“Mi sa che dovrò dare una rispolverata alla mia competenza di storia locale,” disse Lacey, sentendosi vergognosamente ignorante.
“Oh, sono solo una nerd della storia, tutto qua,” concluse Suzy. “Adoro pensare al modo in cui vivevano le persone qualche generazione fa. Cioè, non è passato poi tanto tempo che la gente andava a caccia per procurarsi il cibo! Mi affascinano in particolare i Vittoriani.”
“I Vittoriani,” ripeté Lacey… “La caccia.” Schioccò le dita. “Ho un’idea!”
Qualcosa negli occhi sgranati e pieni di entusiasmo di Suzy aveva messo in moto gli ingranaggi impolverati nella parte abbandonata della mente di Lacey che si era occupata di interior design in passato. Portò Suzy nella sala d’aste e lungo il corridoio in direzione dell’ufficio.
Suzy guardava con curiosità mentre Lacey apriva la cassaforte e tirava fuori la cassa di legno contenente il fucile a pietra focaia. Fece scattare i fermi, sollevò il coperchio e rimosse delicatamente l’antica arma.
Suzy ebbe un piccolo sussulto.
“Ispirazione per il tuo B&B,” disse Lacey. “Padiglione di caccia vittoriano.”
“Io…” balbettò Suzy. “È…”
Lacey non riusciva a capire se Suzy fosse scioccata o meravigliata dall’idea.
“Mi piace un sacco,” disse la giovane. “È un’idea brillante! Già me lo vedo. Tartan blu. Velluto. Velluto a coste. Un caminetto aperto. Pannelli in legno.” I suoi occhi si erano fatti tondi per la meraviglia.
“Ecco, questa si chiama ispirazione,” le disse Lacey.
“Quanto viene?” chiese Suzy allegramente.
Lacey esitò. Non era sua intenzione vendere il regalo di Xavier. Lo aveva mostrato solo perché diventasse un trampolino di lancio creativo.
“Non è in vendita,” spiegò.
Il labbro inferiore di Suzy si bloccò, leggermente abbassato, per la delusione.
Poi Lacey ricordò le accuse di Gina riguardo a Xavier. Gina pensava che il fucile fosse troppo, e allora cos’avrebbe pensato Tom quando l’avesse visto? Forse la cosa migliore da fare era davvero di venderlo a Suzy.
“… Però…” aggiunse, decidendo all’istante. “Sto aspettando dei documenti.”
Il volto di Suzy si illuminò. “Quindi posso prenotarlo?”
“Certo che sì,” disse Lacey, ritornandole il sorriso.
“E tu?” chiese Suzy con un risolino. “Posso prenotare anche te? Come designer d’interni? Per favore!”
Lacey era titubante. Non si occupava più di design d’interni. Aveva abbandonato quella parte di sé a New York con Saskia. La sua concentrazione era sul comprare e vendere antiquariato, imparare come gestire le aste e costruirsi una sua attività. Non aveva tempo di lavorare per Suzy e allo stesso tempo portare avanti il suo negozio. Certo, poteva affidarlo a Gina, ma con l’aumento dei turisti, lasciarla a gestire il negozio da sola le sembrava una cosa poco saggia.
“Non ne sono sicura,” rispose. “Ho un sacco di cose da fare qui.”
Suzy le posò una mano sul braccio in segno di scusa. “Certo. Capisco. Che ne dici di passare solo di là e dare un’occhiata al posto domani? Vedere se magari ti va di seguire il progetto, dopo aver visto meglio di cosa si tratta?” Lacey si trovò ad annuire. Dopo tutto quello che era successo con Brooke, aveva pensato che sarebbe stata più sospettosa nell’avvicinarsi ad altre persone. Ma forse dopotutto era riuscita finalmente a guarire da tutta quell’odissea. Suzy aveva una di quelle personalità contagiose che con facilità ti risucchiavano con loro. Sarebbe diventata una donna d’affari eccellente.
Forse Carol faceva bene a preoccuparsi.
“Immagino non ci sia niente di male nel dare un’occhiata, giusto?” disse Lacey.
A quest’ora la settimana dopo, Lacey avrebbe ripensato a questo momento in retrospettiva, definendolo con un classico idioma: le ultime parole famose.