Kitabı oku: «Invecchiato per un Omicidio»
INVECCHIATO
PER UN
OMICIDIO
UN GIALLO INTIMO E LEGGERO TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA—LIBRO 1
FIONA GRACE
Edizione italiana
a cura di
Giacomo Maria Vandini
Fiona Grace
Dalla penna dell'autrice esordiente Fiona Grace, arriva la serie di GIALLI INTIMI E LEGGERI DI LACEY DOYLE, che include ASSASSINIO IN VILLA (Libro #1), UNA MORTE E UN CANE (Libro #2), I CINQUE DEL SALOTTO (Libro #3), UNA VISITA PREOCCUPANTE (Libro #4), e UCCISO CON UN BACIO (Libro #5). Fiona Grace è anche l'autrice della serie di GIALLI INTIMI E LEGGERI TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA.
Fiona da molta importanza al rapporto con i lettori, visitate www.fionagraceauthor.com per ricevere ebook gratuiti e scoprire le ultime novità sulle pubblicazioni, o magari anche solo per un saluto.
Copyright © 2020 Fiona Grace. Tutti i diritti riservati. Ad eccezione di quanto consentito dalla legge sul diritto d’autore degli Stati Uniti del 1976, nessuna parte della presente pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né archiviata in un database o un sistema di recupero senza previa autorizzazione dell'autore. La licenza di questo ebook è concessa solo ad uso personale. Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone. Se si desidera condividere questo libro con un'altra persona, si prega di acquistare una copia aggiuntiva per ciascun destinatario. Se state leggendo questo libro senza averlo acquistato, oppure senza che qualcuno lo abbia acquistato per voi, siete pregati di restituire questa copia e acquistarne un'altra. Vi ringraziamo per il rispetto nei confronti del duro lavoro dell'autore. Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, attività commerciali, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono il prodotto dell'immaginazione dell'autore, oppure sono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza a persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Il Copyright dell'immagine di copertina Kishivan, concesso su licenza di Shutterstock.com.
LIBRI DI FIONA GRACE
UN MISTERO AVVOLGENTE TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA
INVECCHIATO PER UN OMICIDIO (Libro #1)
BARRICATO PER LA MORTE (Libro #2)
AFFINATO PER IL CAOS (Libro #3)
UN GIALLO INTIMO E LEGGERO DI LACEY DOYLE
ASSASSINIO IN VILLA (Libro #1)
UNA MORTE E UN CANE (Libro #2)
I CINQUE DEL SALOTTO (Libro #3)
CAPITOLO UNO
Aveva esattamente cinque minuti e trenta secondi per risolvere quel disastro inaspettato.
Erano le sette e mezza di un giovedì sera e Olivia Glass era seduta sul sedile posteriore di un Uber diretto verso uno dei più apprezzati ristoranti emergenti di Chicago, dove avrebbe condiviso una serata con l'uomo che le stava accanto da ormai quattro anni, Matthew. Era tornato da un viaggio di lavoro di una settimana e quella mattina le aveva mandato un messaggio di invito a cena.
Improvvisamente, Olivia notò uno strappo considerevole nei suoi collant, appena sopra il ginocchio.
Lo fissò inorridita.
Lo spacco era enorme, almeno tre o quattro dita e stava cominciando a risalirle lungo la gamba.
Non aveva idea di come fosse potuto succedere, le calze erano perfettamente integre quando le aveva indossate quella mattina. Aveva passato la giornata in ufficio, alla JCreative, l'agenzia pubblicitaria per la quale lavorava come account manager, saltando da un meeting in sala riunioni a una teleconferenza.
Leggendo l'inaspettato invito di Matt a una serata all'esclusiva Villa 49, si era resa conto che non avrebbe avuto il tempo di tornare a casa a cambiarsi, per cui aveva deciso di fare una corsa al negozio più vicino durante la sua unica mezz'ora di pausa. Nel panico totale per la fretta, aveva agguantato dallo stand espositore qualcosa di leggermente più corto e aderente di quanto fosse abituata a portare.
Tornata in ufficio, il rimorso del compratore non aveva tardato a farsi sentire, e con quello il dubbio che l'abito fosse un po' troppo azzardato per una donna di trentaquattro anni.
"L'età è solo un numero," si era detta con coraggio.
"Che importa se il vestito è stato disegnato per una diciottenne?" Magari aveva preso qualche chilo negli ultimi anni, ma aveva ancora un bel fisico.
Alla fine, Olivia aveva aspettato che il suo capo si allontanasse dall'ufficio per correre in bagno a cambiarsi d'abito.
Aveva sistemato con le dita i lunghi capelli biondi, rinfrescato il lucidalabbra, spruzzato un po' di profumo e si era precipitata giù per le scale per raggiungere l'Uber che la stava aspettando.
La voragine nei suoi collant le aveva dato modo di constatare quanto pallide fossero le sue gambe. L'estate era stava finendo, ma aveva lavorato così tanto e non aveva avuto il tempo di godersi un po' di sole. Attraverso lo squarcio nelle calze, che ormai si estendeva per una spanna, la sua pelle era di un bianco accecante.
Matt se ne sarebbe accorto, Olivia lo sapeva. Avrebbe visto subito lo spacco. Era un uomo fin troppo attento ai dettagli e questo aveva contribuito al suo successo come fund manager.
Nonostante stessero insieme da più di quattro anni, Olivia si impegnava ancora per essere bella per lui e per renderlo orgoglioso. Quel disastro con i collant sarebbe stato un momento di umiliazione pubblica per entrambi, un incubo.
Aveva delle cose da confessare quella sera e un malfunzionamento del guardaroba avrebbe solo complicato la situazione.
Per un momento considerò l'idea di togliersi le calze e di risolvere così il problema. Con un moderato sforzo di contorsionismo, avrebbe potuto liberarsi dei collant sul sedile posteriore dell'Uber, sperando che l'autista non se ne sarebbe accorto e che non le avrebbe dato una valutazione da una stella per aver usato la sua auto come camerino.
Scosse la testa. Svestirsi non era un'opzione. Le sue gambe erano così pallide, di un bianco ceruleo, e il vestito corto la rendeva ancora più consapevole delle sue forme di quanto non fosse di solito. Aveva bisogno di tutto l'aiuto che il nylon nero le avrebbe potuto dare.
Per un attimo, Olivia pensò di strappare anche l'altra gamba dei suoi collant, prima di decidere che la cosa sarebbe stata decisamente poco pratica. Non c'era nessuna garanzia che il tessuto si sarebbe rotto nello stesso modo e, ad ogni modo, non si sarebbe sentita a proprio agio a sfoggiare quel look. Non portava jeans strappati, figurarsi dei collant strappati.
Che fare però? Era a tre minuti dalla sua destinazione, lo strappo aveva raggiunto le dimensioni di un'utilitaria, e non sembrava esserci soluzione a questa crisi.
Poi Olivia vide la salvezza davanti a sé.
L'insegna di un negozio di intimo, appena dopo il prossimo incrocio, sembrava ancora aperto.
Voleva chiedere all'autista di farla scendere lì. Poi sarebbe cosa nel negozio a prendere un altro paio di calze e avrebbe chiamato un altro Uber per raggiungere il ristorante. Sarebbe arrivata con qualche minuto di ritardo, ma almeno sarebbe arrivata in una mise presentabile.
"Non è che potresti—" Cominciò Olivia.
In quel momento le squillò il telefono.
Rispose di riflesso e si ritrovò a parlare con James.
"Olivia. Sei ancora in ufficio?"
"Sono appena uscita, è una cosa urgente? Se mi mandi una mail ci guardo subito."
Olivia si accorse di aver assunto una postura più dritta, più composta, e che la sua voce era diventata più squillante e professionale, con quel tono che adottava istintivamente quando parlava con il suo capo.
"Non urgente ma importante. Ne parliamo come prima cosa domattina. Nel frattempo, ho delle buone notizie a proposito della campagna pubblicitaria dei Vini della Valle."
Olivia sentì il cuore sprofondare mentre l'Uber si lasciava alle spalle la boutique. La sua unica speranza era andata in fumo. Stavano andando verso West Loop, la zona caratterizzata dalla giustapposizione di nuovo e antico—edifici bassi con mattoni a vista e grattacieli dalle ampie vetrate, ristoranti di lusso affacciati sulla strada e, soprattutto, una totale assenza di negozi di intimo.
Sarebbe arrivata al Villa 49 nel giro di due minuti, con uno strappo così grande nei collant che la Stazione Spaziale Internazionale ci sarebbe potuta passare attraverso, e non poteva farci nulla.
"Sono felice che la campagna stia andando bene," disse lei.
"Ti manderò una mail più tardi con i dettagli del tuo bonus. Penso che ne sarai molto soddisfatta."
L'auto sterzò per superare un autobus e la borsa di Olivia si rovesciò, disperdendo i suoi contenuti sul sedile.
"Hai presente Des Whiteley?"
"Direi di averlo visto incluso in diverse mail aziendali," disse Olivia, cercando di afferrare un flacone di profumo che rotolava sui tappetini dell'auto.
"È il CEO, l'amministratore delegato."
"Dei Vini della Valle?" chiese lei.
"No, no. Della loro holding, la Kansas Foods. Mi ha detto di congratularmi con te da parte sua. Le vendite sono alle stelle."
"Fantastico" fece Olivia allungandosi per raccogliere il portafoglio, il rossetto e una salvietta fuggitiva.
Sotto la salvietta c'era il piccolo astuccio di ombretto color Carbone Scintillante, che portava sempre con sé.
Le venne in mente un'idea.
Olivia aprì l'astuccio e passò la punta del dito sull'ombretto, poi se la strofinò sulla gamba esposta.
Un successo. Il Carbone Scintillante aveva reso la sua pelle dello stesso colore delle calze. Il danno era così ben camuffato da poter passare inosservato.
"Gli ho fatto notare come il tuo approccio verso la campagna incarni pienamente i valori della nostra azienda," continuò James. "Metodicità e organizzazione."
"Organizzazione," ripeté Olivia stendendo un'altra ditata di ombretto.
"Creatività, ma anche disciplina, puntando ai risultati."
"Puntare ai risultati," fece eco Olivia con tono di assenso, strofinandosi la polvere color carbone sulla coscia.
"E, ovviamente, pianificazione, per coprire ogni eventualità," disse James.
"Assolutamente, pianificazione."
Olivia decise di applicare l'ombretto oltre i bordi dello spacco nei collant, nel caso la voragine si fosse allargata camminando. Con grande cura, insinuò le dita sotto il nylon.
"Ne parleremo domattina. Sarò in ufficio alle sette. Ne avremo almeno per due ore. Faremo un veloce briefing a quattr'occhi, poi meeting di gruppo in sala riunioni."
Quale poteva essere il motivo della riunione? Si chiese Olivia.
"Ci vediamo in ufficio, a domani," disse lei, prima di terminare la chiamata.
Olivia chiuse l'astuccio e lo ripose nella sua borsa.
Il successo della campagna aveva sorpreso tutti, lei compresa. Era l’unica donna tra i membri anziani dell'esecutivo ed era abituata, nonostante gli anni di duro lavoro, ad essere quella che applaudiva mentre i risultati di altri venivano lodati. Non pensava che sarebbe venuto il suo turno di dirigere una campagna di successo. In un certo senso, gestire questa campagna le era sembrato molto simile al camuffare il buco nelle sue calze.
Sentiva di aver improvvisato e di aver avuto un colpo di fortuna, e che, in fondo, non se lo meritasse, ne fosse quello che voleva davvero.
"Stavi dicendo?" chiese l'autista, volgendo lo sguardo verso di lei, interrompendo i suoi pensieri. "Mi stavi per fare una domanda, poi ti è squillato il cellulare."
"Oh, no. Nessun problema. Pensavo che sarei dovuta scendere prima, ma a quanto pare non dovevo"
L'autista fece un cenno col capo. "Stavi parlando dei Vini della Valle. Lavori per loro?"
"Non direttamente," rispose Olivia. "Sono clienti dell'agenzia per cui lavoro."
"Fanno del buon vino? A mia moglie piace uno di quei vini della California. Non ricordo bene la marca, ma ha quell'etichetta particolare. Da un po', il nostro supermercato ha smesso di venderlo, così le ho suggerito di provare altri vini."
Olivia sentì una pugnalata di senso di colpa. Lo spazio sugli scaffali era limitato e il successo dei Vini della Valle poteva realizzarsi solo a spese di altri produttori.
Per un momento, pensò di dare una risposta standard, lodando la qualità dei Vini della Valle e consigliando all'autista di provarli insieme alla moglie. Poi, decise di fare il contrario. Dopotutto, stava parlando con un estraneo, ed è sempre più facile essere sinceri con gli estranei.
"Se vuoi il mio parere personale," disse "Non toccarli neanche i Vini della Valle, pessima qualità e materie prime scadenti, non valgono il loro prezzo."
Erano appena arrivati a destinazione. L'Uber si fermò danti al Villa 49.
"Grazie per il consiglio," disse l'autista. "Proveremo un altro vino."
"Di nulla. Grazie per il passaggio." fece Olivia, scendendo dall'auto.
Ora che il suo imprevisto con i collant era sotto controllo, doveva solo da pensare a cosa dire a Matt.
"Immagino sarà per te uno shock, ma sono davvero infelice," sarebbe stato il suo punto di partenza.
Meditando su come avrebbe continuato il discorso, Olivia entrò nel ristorante.
CAPITOLO DUE
Olivia si fermò brevemente nella hall del Villa 49 e si crogiolò nella luce soffusa, ascoltando il mormorio delle voci e apprezzando gli aromi che le arrivavano dai tavoli vicini.
Note di aglio arrostito, timo e rosmarino. Fragranze delicate che si libravano da ricche salse a base di carne e vino. L'inconfondibile profumo di pane fresco, appena sfornato.
Per la prima volta in quella lunga e faticosa giornata, si sentiva in pace. Chiuse gli occhi e immaginò di essere sotto l'ombra di un ulivo in una rustica trattoria toscana, lontano dallo stress del lavoro e da quelle riunioni sempre più frequenti, lontano dallo squillare incessante del telefono.
Poteva persino scordarsi della conversazione spiacevole che da lì a poco avrebbe dovuto avere con Matt.
"Buonasera, signora. Benvenuta al Villa 49. Ha una prenotazione?"
Il tono educato del cameriere la riportò alla realtà.
"Si, dovrebbe essere a nome di Matthew Glenn."
"Prego."
Il cameriere le fece strada attraverso il ristorante.
Il tavolo all'angolo della sala era ancora vuoto. Olivia rimase momentaneamente sorpresa. Matt era sempre puntuale, e lei era arrivata con cinque minuti di ritardo. Si aspettava di trovarlo ad attenderla al tavolo.
Che ci vuoi fare, il traffico di Chicago era imprevedibile.
Diede un'occhiata veloce al telefono. Altri due messaggi di congratulazioni da due sue colleghe. Con ciascuno una fitta di senso di colpa. Poi, un altro messaggio, della sua assistente, Bianca.
"James dice che devo andare a un meeting urgente domattina, sai di cosa si tratta? Ho fatto qualcosa di male?"
Olivia si immaginò la sua giovane e magra assistente che si mordeva ansiosamente le unghie in attesa di una risposta. Aveva fatto di tutto per aiutarla ad abbandonare quella sgradevole abitudine. L'aveva pesino portata dall'estetista, ma, manicure o no Bianca aveva continuato a mangiarsi le unghie. Alla fine, Olivia aveva deciso di lasciar perdere. C'erano vizi peggiori, dopotutto. Un'altra sua assistente si era rivolta alle ciambelle per trovare sollievo dallo stress e, invece, in soli tre mesi aveva trovato dieci chili in più sulla bilancia.
Oliva rispose. "No tranquilla, tutto a posto! È una riunione di gruppo, probabilmente saranno solo accertamenti e qualche update."
Concluse il messaggio con uno smiley e lo inviò. Poi rivolse la sua attenzione alla carta dei vini.
Scorrendo la lista, Oliva sentì tornare la felicità. Amava i vini italiani e il ristorante aveva un'ottima selezione di vini toscani. Alcuni non li aveva mai visti né sentiti, ma era incantata dalla musicalità dei loro nomi. Nella sua mente si delineò l'immagine di colline verdi baciate dal sole, con filari di vite a perdita d'occhio, interrotti da qualche occasionale ulivo.
Sapendo che Matt preferiva il rosso, si concentrò su quella parte del menu.
I suoi occhi si posarono subito sul Tignanello. Ricco, corposo e tannico, con un avvolgente aroma di ciliegie in confettura, da uve Sangiovese selezionate. Il prezzo rifletteva la qualità del vino, ma quella era un'occasione speciale ed era sicura che Matt non avrebbe avuto problemi a spendere un po' di più.
Era entusiasta di cenare finalmente insieme.
Le settimane precedenti erano state un inferno per entrambi e Matt era stato spesso fuori casa. Tra loro erano ormai soliti scherzare riguardo al fatto che Leigh, l'assistente personale di Matt, con cui spesso viaggiava per lavoro, trascorresse con lui molto più tempo di quanto non facesse Olivia.
"Hei, Liv. Scusa per il ritardo."
Alzò lo sguardo e vide Matt che si affannava per raggiungere il tavolo, attraversando il ristorante ormai pieno. Indossava un completo Armani color carbone di fattura impeccabile e i suoi capelli neri, appena velati di grigio, erano pettinati alla perfezione. Era alto e bello, in ottima forma, ed era un uomo di successo. Anche dopo quattro anni, Olivia faceva fatica a credere che stessero insieme.
Non l'avrebbe mai ammesso a nessuno ma, a volte, stare con un uomo del genere era per lei fonte di insicurezza. In quelle occasioni, si confortava pensando che fosse una cosa positiva. Dopotutto, la faceva stare sulle spine, e le dava la motivazione per curare la propria immagine e per impegnarsi nella carriera.
"Ciao, Matt," lo salutò lei con un sorriso. " Sono contenta di vederti. Che bella sorpresa che tu sia tornato in città. Adoro il tuo taglio di capelli."
Cercò di coprirsi le gambe spingendosi il vestito aderente lungo i fianchi, sperando che l'avrebbe aiutata ad occultare lo strappo nei collant.
Con suo grande sollievo, Matt la salutò con un bacio sulla guancia e si sedette senza fare commenti.
Olivia ordinò un Tignanello e, mentre aspettavano che arrivasse, diede inizio alla difficile conversazione per la quale si era fatta forza.
"Immagino sarà per te uno shock, ma sono davvero infelice."
Le sopracciglia di Matt si inarcarono visibilmente.
"Sul serio?"
Olivia fece un respiro profondo. Tempo di sfogarsi.
"È il lavoro. Il problema è il mio lavoro."
Matt sbatté rapidamente le palpebre, come se non si fosse aspettato di sentire nulla del genere.
"Cosa intendi?" chiese con prudenza.
"Mi sento come se avessi venduto la mia anima. La mia vita ha preso una strada che non mi sarei mai aspettata—e non lo sopporto."
I Vini della Valle andavano contro tutti i valori in cui credeva. Era questa la verità, e il motivo per cui sentiva di essersi svenduta.
Alla sua prima degustazione di Vini della Valle, aveva bevuto solo due piccoli bicchieri, ma la mattina dopo si era svegliata con un mal di testa feroce e martellante, che le era durato per tutto il giorno.
Due piccoli bicchieri non avrebbero dovuto avere un effetto così tossico. Così cominciò a indagare, curiosa di scoprire cosa ci fosse esattamente in quei vini.
Non era stato facile, ma Olivia era una persona paziente e perseverante, e affrontava di buon grado le sfide più difficili. Dopo una serie interminabile di ricerche online, prudenti telefonate, incontri faccia a faccia e discussioni su temi confidenziali aveva scoperto la verità.
"Ho fatto delle ricerche sulla compagnia, sono terribili. Danno un'immagine distorta di loro stessi. È praticamente frode e tutti se la bevono per colpa della mia campagna pubblicitaria."
Matt aveva un'espressione corrucciata.
"Sì però, Liv, è a questo che servono le campagne pubblicitarie."
"No!" protestò lei. "Stavolta è diverso. Non è solo vino scadente, è spazzatura."
"In che senso?"
"Non c'è nessun vigneto a conduzione familiare. Tutta l'uva viene da coltivazioni industriali ed è raccolta a macchina. E sono disposti a usare qualsiasi uva, più economica è, meglio è. Non si può nemmeno visitare la cantina."
"Come mai?" chiese Matt.
"Perché non c'è nessuna cantina," confessò Olivia.
"C'è solo un gigantesco stabilimento di produzione, dove producono del succo d'uva alcolico adulterato con aromi chimici e additivi in polvere. Hanno fatto delle ricerche per individuare le preferenze della maggior parte dei consumatori, e i loro chimici hanno creato un profilo gustativo adatto al mercato usando degli additivi. Ecco cosa sono davvero i Vini della Valle."
Matt la ascoltava dubbioso.
"Usano tonnellate di solfiti, per prolungare la conservazione e per far sì che ogni bottiglia abbia lo stesso sapore. Non so se siano stati i solfiti, ma, quando ho bevuto quel vino, sono stata malissimo."
"Continuo a non vedere il problema. Sarà anche vino pessimo ma che importa? La gente se ne accorgerà assaggiandolo." ribatté Matt.
Olivia si lasciò scappare un sospiro di frustrazione.
"Il problema è che tutti i negozi si riforniscono di Vini della Valle e ciò significa che c'è meno spazio sugli scaffali per altri vini. La mia campagna sta pregiudicando gente che il vino lo ama davvero e che lo produce come si deve. Sento di aver danneggiato degli onesti viticoltori e dei produttori di vino che non se lo meritavano."
Olivia rabbrividì al pensiero dell'ormai famoso slogan che aveva creato per quei vini: "Il Vino di oggi, Il Vino della Valle"
"Ho creato il mio slogan personale," disse a Matt "Vini della Valle, col rosso mal di testa e col bianco dormi male."
Si aspettava una risata, che però non arrivò.
Forse, il suo interlocutore stava cominciando a rendersi conto della serietà della situazione.
"Matt, sto pensando di abbandonare la campagna pubblicitaria", disse lei.
"Non posso continuare a lavorare per una compagnia che rappresenta un marchio nel quale non credo e che partecipa alla distruzione di aziende nelle quali invece credo. Sono a tanto così da mollare tutto."
Alzò la mano, l'indice e il pollice pressati insieme, come a voler indicare, seppur scherzosamente, l'esaurimento della sua pazienza.
Era solita scherzare in quel modo con Matt, ma nemmeno stavolta riuscì ad incitare una risata.
"Temo di avere anche io delle cattive notizie," fu invece la sua risposta.
Olivia lo fissò ad occhi spalancati.
Cos'era successo? Aveva perso il lavoro? Si era ammalato uno dei suoi genitori?
Qualunque cosa fosse, Olivia si rese conto che doveva essere quello il motivo per cui Matt l'aveva invitata a cena.
Pensava che avrebbe voluto congratularsi con lei. Evidentemente, il motivo era un altro, e lei aveva egoisticamente monopolizzato la conversazione senza chiedersi come si sentisse lui.
"Mi dispiace, Matt. Di che si tratta?" gli chiese.
"Immagino sarà per te uno shock."
Olivia sbattè le palpebre, confusa dal fatto che Matt avesse usato le sue stesse parole. Cosa diavolo stava succedendo?
In un momento di follia, si chiese se anche Matt fosse insoddisfatto del suo lavoro così come lei lo era del suo. E se si fosse stancato di essere un fund manager e avesse avuto bisogno di un cambiamento? Cominciò a volare con la fantasia, immaginando un nuovo inizio insieme, in un'altra città. O magari una fuga d'amore di un anno, in un rigenerante paradiso esotico, su una bella isola. Che avventura che sarebbe stata, avrebbero potuto rilassarsi insieme e godere della rispettiva compagnia.
Olivia non aveva mai mostrato particolare interesse riguardo ad un ipotetico matrimonio o all'avere figli e sapeva che per Matt era lo stesso. Eppure, una parte di lei bramava il lusso che sarebbe stato concedersi un anno ininterrotto con lui, lontano dall'assalto incessante degli appuntamenti di lavoro, delle conferenze e delle lunghe giornate passate in ufficio. Su un'isoletta, sarebbe stato possibile.
Venne il momento di tornare alla realtà, Matt amava il suo lavoro e non aveva mai dato il minimo segno di esserne infelice. Oltretutto, era un uomo di città, che aveva trovato il suo equilibrio nella frenetica vita urbana. No, doveva essere qualcos'altro, ma cosa?
"Cos'è che sarà uno shock?" chiese lei con una punta di apprensione.
"Non funziona."
"Cosa non funziona?" chiese lei, con un tono ansioso.
"Il nostro rapporto." Aveva sulla faccia uno dei suoi soliti sorrisi dispiaciuti, con gli occhi a fessura e il capo chino. "Tra noi non funziona, mi dispiace tanto. Vorrei che fosse andata diversamente, ma le cose stanno così. Non c'è un modo facile per dirlo ma… È finita."