Kitabı oku: «Il Clan Del Nord», sayfa 2
La porta si aprì in quel momento e Sylvaen si allontanò, davanti al muto ringraziamento di Jaren alla persona appena arrivata: Elessa, la madre della ragazza e di Erik, una donna dal corpo voluminoso, che aveva fatto perdere la testa a molti uomini di Jaren.
“Maestà!”esclamò con entusiasmo
In due lunghi passi la donna fu accanto al ragazzo e lo abbracciò forte dandogli una pacca sulla schiena con tanta veemenza, che le poche parti del corpo che non gli facevano male cominciarono a farlo.
“Mia signora...”
“Ho appena scoperto che è tutto finito!”esclamò con il suo vocione. “Congratulazioni, e che gli dei ti benedicano!”
“Grazie. Abbiamo solo fatto il nostro dovere.”
“Si, si...Lunga vita al re di Isalia, e a suo figlio, ovviamente, al suo glorioso esercito. Ho sentito che ve ne andrete a breve. Spero che almeno stasera rimanete a festeggiare.”
“Certo.”
“Sylvaen”urlò di nuovo. “E' pronta la cena. Jaren potrebbe restare con noi oggi.”
“Lo apprezzo, mia signora, ma vorrei fare un bagno e riposarmi un po'. Ceneremo durante la celebrazione, quindi Sylvaen non dovrà preoccuparsi di cucinare nulla.”
“Per lei non è un fastidio, ma un onore, vero, figlia?”
La donna mise un braccio intorno alla figlia e la strinse contro il suo petto, mentre guardava Jaren, con volto imperscrutabile.
“Esatto.”mormorò, quasi senza voce.
“Comunque”insistette”non ce n'è bisogno.”
“Va bene”concordò la donna”Ci vediamo stasera allora”.
Jaren indietreggiò lentamente e salutò con un silenzioso cenno del capo. Uscendo di casa, si appoggiò al muro e chiuse gli occhi. L'immagine di Sylvaen che lo supplicava di portarla con sé riecheggiava nella sua testa più e più volte. Avrebbe dovuto averlo previsto prima di accettare la richiesta di Erik di andare a salutarla, anzi, quello che non avrebbe mai dovuto accettare era di abbandonarsi tra le braccia di Sylvaen o di qualsiasi altra ragazza di quel luogo, dove solo il più severo dovere avrebbe dovuto portarlo. Non erano pochi i soldati che avevano fatto lo stesso con tante altre ragazze del paese, molte di loro ingannate solo dall'idea di farli innamorare e farsi portare a Isalia, lontano da Vianta e dalle poche possibilità che il villaggio offriva. Obiettivo che molte ragazze si erano proposte verso lo stesso Jaren. Lui lo sapeva, ma sebbene avesse cercato di essere chiaro con loro sin dall'inizio, pensava anche che fosse inevitabile per loro mantenere la speranza nel fare innamorare il principe e farsi portare a Isalia, affrontando il re e qualunque altra cosa necessitasse, o almeno, farsi portare a vivere nel castello o in qualsiasi altra bella casa, potendo usufruire del denaro necessario per garantire il loro benessere per il resto della vita. Inoltre non usciva vuoto da quegli incontri con quelle giovani donne, dalle quali aveva ottenuto momenti piacevoli e divertenti senza impegni, ma quando si era imbattuto nella sorella di Erik le cose erano cambiate. Il ragazzo era diventato come un fratello per lui, e trattare Sylvaen nello stesso modo di qualsiasi altra giovane sarebbe stato offensivo nei confronti di Erik, che inizialmente era sospettoso riguardo a ciò che sua sorella potesse aspettarsi dal principe. Jaren aveva rinunciato ad altre possibilità e prolungato troppo il suo divertimento con Sylvaen, qualcosa che lei aveva comprensibilmente interpretato in modo diverso.
Nel mezzo dei suoi pensieri, Jaren sussultò quando l'anta della finestra sbatté contro il muro a pochi centimetri dalla sua testa e poté udire le voci di Sylvaen ed Elessa.
“Domani partirà e lo farà da solo con la sua gente”esclamava quest'ultima, mentre la sua mano batteva furiosamente sul tavolo. “Era l'unica opportunità che avevamo per uscire da tutta questa miseria, per abbandonare tutta questa povertà e marciume, e tu l'hai sprecata. Non sei più brutta delle altre, ragazza, e non capisco perché non hai saputo mettere un po' più della tua parte invece di limitarti ad essere una di quelle che gli scaldano il letto.”
“Non sono stata una di quelle!”si difese Sylvaen.”Jaren ha avuto con me molto di più di quanto non abbia avuto con chiunque altra e questo è già un gran trionfo.”
“E a cosa servirà questo trionfo se non ti porta con sé o non ti prende come moglie?Non ti capiterà mai più un principe sotto il tetto di questa disgustosa capanna, capisci?Non fai nemmeno in modo che qualcuno ti prenda in moglie.”
“Madre, è determinato a sposare quella nobildonna. Non posso fare nient'altro. Ho sempre seguito le tue istruzioni ma...”
“Ma niente. Non te ne rendi conto?Lo faccio per te e tuo fratello. A Isalia potrebbero curarlo i migliori guaritori.
“Erik dice che Jaren glielo ha promesso e mio fratello gli crede sulla parola.”
“Sciocchezze!Credi che quando il principe se ne sarà andato da qui si ricorderà di noi?”
“Beh, se sei cosi disperata da voler lasciare Vianta e raggiungere Isalia, dovrai accontentarti di quell'altro soldato, Atsel. Pende dalle mie labbra, mamma, e potrebbe darci una bella vita.”
“Un soldato...quando abbiamo un principe. Stai abbassando di molto il livello, non credi? Abbiamo un'ultima opportunità. Digli che sei incinta, che aspetti un figlio suo, un nipote del re. Non potrà disinteressarsi così.”
“Madre, non è un idiota. Se ne accorgerà.”
“Come? Non hai fatto tutto ciò che deve esser fatto perché ciò accada? Una volta che ti accetta, se non sei incinta, vai avanti e se non ne vuole più sapere di te, rivolgiti al tuo soldato per darti quella prole.”
Jaren si raddrizzò e si allontanò lentamente e serenamente, disgustato da tutto ciò che aveva sentito. Poteva aspettarsi simili trucchi da tante giovani donne lì che, spinte dal bisogno cercavano di capire come procurarsi una vita migliore, ma da Elessa, Sylvaen e quindi da Erik non se lo sarebbe mai aspettato. Si scostò i capelli dal viso e accelerò il passo, non prestando più attenzione alle persone che ancora lo ringraziavano per la pace raggiunta passandogli accanto. L'accampamento era a nord del villaggio, e tutto ciò che voleva era sdraiarsi nella sua tenda, chiudere gli occhi e dimenticare il mondo per un pò.
Ma era riuscito a fare a malapena qualche passo quando la voce familiare di un bambino lo fece fermare e voltare.
“Jaren” gridava mentre correva”Jaren devi venire a vedere!.”
“Che c'è Phileas?”
“Lora è morta” rispose il ragazzo. Il suo respiro era ancora accelerato per la corsa che aveva fatto per arrivare fino a lì, probabilmente dalla vecchia fattoria di Lora, situata dall'altra parte del ponte, fuori Vianta. Le dicerie si erano diffuse rapidamente, come le voci della pace giorni prima, o all'arrivo del principe di Isalia in persona più di tre mesi prima. La felicità era durata solo pochi minuti e di nuovo un evento oscuro incombeva sul villaggio. Le donne si portarono le mani alla bocca, inorridite dalla notizia che quel ragazzo stava portando, e nemmeno gli uomini nascosero la loro espressione di grave preoccupazione.
“Avevi detto che la guerra era finita!” esclamò una voce dal tumulto che si era creato lì.
Jaren afferrò Phileas per il braccio e camminò, con lunghi passi, nella stessa direzione da cui era venuto.
“Porta il mio cavallo”disse.
*****
Stava davanti al corpo senza vita di Lora, la vecchia con cui aveva parlato solo un paio di volte, dato che la sua fattoria non si trovava nel villaggio, ma un po' più lontano, dall'altra parte del ponte. Tuttavia gli occhi verdi di Jaren si erano persi nel nulla, incapace com'era stato, di continuare a guardare. Andava in guerra da quando aveva quattordici anni, la prima volta che suo padre l' aveva mandato, ma nessun cadavere l'aveva impressionato in quel modo, perché non aveva idea di cosa potesse averla uccisa.
Giaceva supina in cucina, i suoi occhi vitrei rivolti al soffitto e una successioni di enormi morsi sul viso, sul collo e su tutto il corpo. Il sangue aveva sporcato tutto, nonostante alcune donne avessero cercato di ripulirlo. Jaren si mise a sedere e si guardò intorno, la piccola stanza dove lo scialle della vecchia, anch'esso macchiato di sangue, indicava che qualunque cosa fosse accaduta, l'avevano portata fino a lì. Tuttavia tutto era in ordine. Non dava la sensazione che qualcuno fosse entrato a rubare, e le ferite che avevano causato la morte di Lora lo confermavano. Doveva trattarsi di un animale, senza dubbio, ma come aveva fatto ad entrare in casa per fare tutto quello alla povera donna? Jaren entrò in soggiorno e si fermò sulla soglia della porta che era rimasta aperta. Notò allora che la fattoria si trovava sorprendentemente vicino alla foresta, ma in tutto il tempo che era stato lì non aveva mai incontrato lupi o altri animali che avrebbero potuto fare tutto ciò. Sette dei suoi uomini camminavano avanti e indietro, cercando di trovare qualcosa che li aiutasse a capire cosa fosse successo; alcuni abitanti del villaggio li avevano accompagnati, e sebbene fossero riusciti ad individuare alcune tracce nel fango, la pioggia persistente che era caduta durante la prima mattinata ne aveva cancellate una buona parte.
Goriath arrivò e si fermò accanto a Jaren, Era uno dei soldati più veterani, un generale dell'esercito di Isalia, a cui il re aveva affidato l'addestramento di Jaren in combattimento e il compito di guidare il proprio esercito. Il rapporto con lui non era facile per il giovane principe, poiché Goriath odiava dover finire per essere l'ombra di Jaren sul campo di battaglia, dove lo aveva più volte incolpato della morte di molti dei suoi uomini, per la particolare attenzione che doveva prestare alla sua sicurezza. Il re poteva accettare la morte di un soldato, ma non la morte del proprio figlio, almeno non mentre era sotto la tutela di Goriath.
“Lupi” disse l'uomo “E' già sciocco collocare qui la fattoria, ma se ci cammini di notte, stai gridando a gran voce di voler essere la loro cena.
“Dentro la casa? Pensi che un lupo avrebbe potuto farlo?”
“Uno o più.”rispose Goriath. Iniziò a camminare lentamente verso il recinto dove erano legati i cavalli, ci passò sotto e si avvicinò per preparare il suo cavallo.
“Sai che i lupi vanno raramente da soli. Ma in ogni caso non c'è nessun tipo di mistero qui. Una perdita di tempo la camminata fino a qui. Qualcuno dovrebbe dare a quel ragazzo qualche frustata.”
Jaren cercò con lo sguardo Phileas, il ragazzo che li aveva informati dell'accaduto e lo localizzò dall'altra parte, vicino agli uomini che stavano esaminando le impronte, attaccato alla recinzione e con lo sguardo lacrimante. Poteva vedere il tremito delle sue mani e la forza con cui le sue dita stringevano il legno. Goriath sciolse le redini del suo cavallo e lo montò.
“Ritorno all'accampamento”annunciò bruscamente. “Dirò ai ragazzi di fare le valigie e di prepararsi per la marcia. Il re ci ha esortati a tornare il prima possibile. Suppongo che i preparativi per il tuo matrimonio siano pronti.”
“Il matrimonio? Già!”.
“E' quello che diceva la lettera di sua Maestà.”Stavano per ritornare all'accampamento, ma purtroppo questo...sfortunato imprevisto è venuto fuori. “Tutto è programmato per il nostro ritorno, che non dovrebbe richiedere più di qualche giorno. Congratulazioni.”
Poi spronò il cavallo e tornò al villaggio. Jaren sapeva da diverse settimane del suo fidanzamento con la principessa di Esteona, ma fino a quel momento, l'evento era solo un atto prestabilito nella sua vita, una vita senza un proprio controllo, diretta a colpi di convenienza, d'obblighi. Tuttavia sentire la vicinanza della data del matrimonio gli provocò un disagio e un contenuto desiderio di ribellione. Inspirò profondamente ed assistette all'arrivo di un carro da cui discesero un uomo e una donna, che aiutarono poi a scendere un vecchio dall'aspetto debole e fragile: il vecchio Hans. Lo aveva incontrato solo un paio di volte, ma sapeva benissimo che era il vedovo di Lora, e dovette fare grandi sforzi per non sentirsi male vedendo l'espressione del vecchio mentre correva verso la casa. Ansimò sconsolato e chiuse gli occhi, aprendoli all'istante all'udire una nuova voce.
“Possiamo ritirarci Jaren?”chiese Atsel.
Jaren girò la testa, senza spostarsi e lo guardò con rammarico. Era uno dei soldati più giovani dell'esercito di Isalia, o almeno rispetto agli altri uomini che comandava, scelto da Elessa e Sylvaen per concepire quella creatura che in seguito avrebbero fatto passare per suo figlio.
“Hai scoperto qualcosa?”chiese, cercando di concentrarsi su altre questioni.
“Ci sono impronte di cavallo e anche impronte umane. Niente che possa essere collegato a quello che è successo a quella povera donna.”
“Goriath pensa che siano lupi. Ma come avrebbero potuto arrivarci senza lasciare impronte all'uscita del bosco?”
“Non lo so, Jaren. Ma ad essere sincero l'unica cosa che mi preoccupa a questo punto è tornare alla mia Isalia, dormire tre giorni di seguito, ubriacarmi fino a scoppiare nella taverna di Aurea e tornare alla prossima guerra che il re deciderà.”
Jaren fece un sorriso effimero.
“L'idea di sposarti e condurre una vita più tranquilla non ti passa mai per la testa?”
Atsel ricambiò il sorriso, sebbene la sua espressione fosse più aperta e sincera.
“No” rispose seccamente, “Non voglio mai più vedere una donna, nemmeno da lontano.”
L'effimero sorrise di Jaren era già svanito e il suo sguardo, fisso su Atsel, fece capire al ragazzo perché il suo principe gli aveva fatto quella domanda.
“Lei ha scelto te.”rispose “e io lo accetto. Basta. Non ho intenzione di drammatizzare.”
“Lei e io non...”
“Lo so, Jaren. Sei impegnato, ma in questo caso non è solo quello che vuoi o che smetti di volere che conta. Se Sylvaen sta con te è perché non mi ama. Non ho bisogno di sapere di più. E se sei determinato a tenere uno di quei discorsi che odio, ti dirò che sto bene. Non troverei nulla qui che non riuscirei a trovare anche ad Isalia. “
Jaren rimase in silenzio.
“Possiamo tornare all'accampamento?”
“Certo. Io vengo fra un attimo.”
Mentre lo guardava comandare il resto dei suoi uomini e poi andarsene a cavallo, Jaren non poté fare a meno di sentirsi un volgare traditore.
Non aveva la minima idea di cosa ci fosse tra Sylvaen e Atsel finché non aveva sentito la giovane donna parlare a sua madre, ma Atsel sapeva cosa c'era tra il principe e la ragazza che aveva risvegliato qualcosa in lui. Jaren odiava il fatto che il suo ruolo gli concedesse benefici che gli altri non potevano nemmeno sognare, e dovevano allontanarsi quando lui posava gli occhi su una ragazza su cui in precedenza l'aveva già fatto uno di loro. Se fosse stato uno come tanti, se lo vedessero come uno come tanti, combatterebbero con lui per attirare l'attenzione della suddetta, invece gli lasciavano via libera, e incapaci di vederlo come qualcuno di diverso dal figlio di un re, non avrebbero esitato ad accettare il cambiamento.
Inspirò profondamente, poi guardò l'uomo che gli si avvicinava. Era lo stesso che era arrivato sul carro poco prima con una donna e il vecchio Hans.
“Sua maestà”disse quando lo raggiunse “Mio nonno vorrebbe parlare con voi, se non è sconveniente.”
“Certo”
Jaren rientrò nella casa, controllando che il corpo di Lora non fosse più lì. Gli abitanti del villaggio si erano presi la briga di avvolgerlo in un lenzuolo bianco e prepararlo per la cremazione, che sarebbe avvenuta dopo che il corpo della sfortunata donna fosse stato vegliato nel tempio di Vianta. Hans sedeva sulla vecchia sedia a dondolo, fissando il caminetto che era spento.
“Mi dispiace molto per quello che è successo.”gli disse Jaren, senza fare un solo passo.
Il vecchio si voltò e lo guardò, poi gli fece cenno di avvicinarsi e Jaren obbedì. Gli si avvicinò e si accovacciò accanto a lui.
“Non mi hanno nemmeno permesso di vederla.”mormorò Hans come se parlasse a se stesso.
“E' meglio che tu non l'abbia vista, che la ricordi com'era in vita.”
“Dopo sessant'anni insieme avevo almeno il diritto di salutarla, non credi?”
“Mio padre tende a rimproverarmi perché non accompagno mai mio fratello al Pantheon a vegliare sul riposo di mia madre.”rispose Jaren dopo un lungo silenzio.”Non credo che lei sia lì, e né che tua moglie sia in quel lenzuolo, né in quel tempio, né credo sarà sulla pira che prepareranno per la sua cremazione.”
Il vecchio alzò lo sguardo e scrutò gli occhi verdi di Jaren.
“Allora dove pensi che stiano tua madre e mia moglie?”
“Non saprei dirti dove sia mia madre. Perché ero piccolo quando è morta e riesco a malapena a ricordarmela. Ma tua moglie è in questa casa, nel vostro carro, in lui”aggiunse indicando con la testa il cane che giaceva a terra con la testa china e gli occhi tristi, come se percepisse o come se avesse vissuto la tragica morte della sua proprietaria. “Tua moglie è in tutto ciò che avete condiviso, in ogni luogo in cui hai respirato la stessa aria, nei tuoi figli e nipoti, in ciò che resta, nei suoi ricordi. Credo che una persona sia un'essenza oltre al corpo, Hans. Soffermarsi sui resti significa scegliere la parte più insignificante, e questo non è giusto. Questo è quello che credo.”
L'anziano cercò invano di fare un sorriso con le sue labbra sottili, ma la tristezza che si irradiava dai suoi occhi oscurava ogni altro sentimento.
“Mi piace pensarlo.”rispose con un filo di voce. Jaren lo guardò, incapace di aggiungere altro, perché sapeva che in quel momento, con quel recente dolore, tutto quello che avrebbe potuto dire sarebbe stato formale, qualcosa di cui era già stufo. “Devi aiutarci.”aggiunse poi Hans.
“Cosa?”
“Non puoi andartene adesso. Guarda cosa hanno fatto a mia moglie.”
“Hans, sono sicuramente lupi. Tu...tua moglie avrebbe dovuto essere più attenta e se accetti un consiglio, dovresti trasferirti al villaggio. Questa fattoria è troppo isolata, vicino alla foresta”
“Per favore, ragazzo. Nessuno si preoccuperà per noi come te. Posticipa la tua partenza. Non abbandonarci.”
“Non posso. I preparativi per il mio matrimonio sono già pronti. Ho solo pochi giorni per arrivare ad Isalia e...”
Hans pose la sua mano su quella di Jaren; era fredda e tremava.
“Per favore. Ti prego. E' l'ultimo desiderio della mia vita, dammi la pace per aver fatto giustizia alla mia povera Lora. Verranno a prendermi.”
“Sono animali, Hans. Non sono venuti per lei deliberatamente e non lo faranno nemmeno con te.”
La lacrima che scivolò lungo la sua guancia rugosa cadde sulla mano di Jaren, che la guardò scivolare fino al bracciolo della sedia a dondolo, e si generò tra loro un silenzio complice. Il vecchio si voltò di nuovo in avanti e fissò il suo sguardo vuoto sul caminetto, mentre teneva in grembo lo scialle della moglie, ancora insanguinato.
“Un giorno.”concluse infine Jaren “Posticiperò la nostra partenza di un giorno. Domani mattina i miei uomini esamineranno la foresta, cacceranno o spaventeranno quegli animali e ce ne andremo. E' tutto quello che ti posso promettere.”
Hans annuì in modo appena percettibile. Jaren non sapeva se questo avesse soddisfatto la richiesta del vecchio, o se la sua offerta gli fosse sembrata insufficiente, ma non poteva fare di più per lui e se in soli tre mesi avevano fermato gli invasori, quanto avrebbero impiegato a fermare un branco di lupi?Stimava o sperava in non più di una mattinata.
Jaren si alzò e tornò fuori, dove l'aria fresca e il sole del mattino sembravano ignari di tutte le disgrazie che avevano scosso Vianta.
Sbuffò e dopo aver chiuso la porta dietro di sé, si diresse verso il recinto dove era ancora legato Donko, il suo cavallo. Mentre si preparava per montare, una moltitudine di pensieri lo assalì: sua madre, suo fratello. Raramente pensava a quello e a Isalia, soprattutto alla presenza del re, la questione era severamente vietata, ma era qualcosa che in un modo o nell'altro lo aveva sempre accompagnato. Col passare degli anni l'immagine di sua madre iniziava a sbiadire, era morta quando entrambi i fratelli erano soltanto dei bambini, a seguito dell'attacco di lupi mentre tornavano al castello di Isalia attraverso la foresta. Il coraggio di Zoran era servito a salvare la vita di Jaren, che era un anno più giovane, ma il prezzo da pagare oltre alla vita della regina, morta pochi giorni dopo, era stato eccessivo per il primogenito del re: un'imponente cicatrice gli solcava il viso da un lato all'altro in un ricordo perpetuo di ciò che era accaduto in quella notte piovosa, e quand aveva guardato il suo braccio senza mano, strappata dal morso di uno di quegli animali, aveva perso quasi i sensi . Anche Jaren stesso aveva subito ferite molto meno gravi di quelle che avevano gettato Zoran in una profonda amarezza.
Jaren si rimboccò la camicia e guardò il nome della regina Mara inciso sull'avambraccio, accanto alla ferita provocata dal taglio su cui, come anche per Zoran, più e più volte il guaritore di suo padre aveva fatto loro applicare un preparato per tenere lontana la malattia, perché secondo lui quei lupi potevano trasmettere tutti i tipi di male che avrebbero potuto mettere in pericolo la vita dei principi di Isalia, come era successo con la regina. Jaren era convinto che ciò non fosse necessario; era sano, come Zoran, ma il re insisteva sulla necessità di essere cauti, preoccupato com'era soprattutto per il trono di Isalia. Il pensiero del fratello gli restituiva anche una percezione egoistica di sé: Zoran doveva esser l'erede al trono, quello destinato a sposare la principessa di Esteona, quello scelto per guidare gli eserciti e quello che avrebbe accompagnato suo padre ad innumerevoli riunioni e incontri tutt'altro che interessanti; ma il carattere di Zoran si era completamente trasformato dopo l'incidente coi lupi, e il giovane era diventato cupo e scontroso,suo padre non poteva, appunto, esporlo come la migliore lettera di presentazione. Non si può nemmeno dire che il re non abbia avuto la sua parte nella depressione del figlio: relegato ad un piano secondario degli eserciti, dove la mancanza della mano destra gli aveva tolto un gran valore. Inoltre il suo volto deformato dalle cicatrici non lo rendeva la prima scelta del re quando cercava alleanze con altri regni attraverso matrimoni, in cui il prescelto era di solito Jaren. Tutti gli ripetevano che doveva sentirsi privilegiato, ma quei privilegi non facevano altro che pesargli sulle spalle come una lastra, la lastra che supponeva la disgrazia del suo fratello maggiore, al quale sentiva di spogliarlo di tutto ciò che gli apparteneva per diritto. L'attacco dei lupi a Vianta riportò in vita gran parte di quanto accaduto quella notte, di cui aveva un vago ricordo, di quando aveva appena otto anni.
Girò la testa e scorse una figura che avanzava a cavallo: era Erik, e contrariamente a quanto gli accadeva di solito, in quel momento era la persona che meno voleva vedere. Il ragazzo scese dal destriero e gli si avvicinò.
“Non posso crederci.”disse, guardandosi intorno nella fattoria. “Hai visto il corpo di Lora? Mi sono appena imbattuto in quelli che lo trasportano e non ci credo. Pensi che possano essere lupi?”
“Cos'altro sennò?”rispose seccamente.
“Pare che siamo maledetti.”
Jaren gli lanciò un'occhiata fugace mentre slegava Donko e camminava, tenendo le redini. Erik lo seguì con il suo cavallo.
“Non dire sciocchezze!”rispose il principe.
“Sciocchezze?Prima la guerra e ora questo. Cosa succederà dopo?”
Jaren sorrise scuotendo la testa.
“Scommetto che tu non vedi l'ora di andare via da qui, giusto? E che saresti capace di tutto pur di lasciarti alle spalle Vianta. Passeresti sopra qualunque cosa o chiunque.”
“So che ti sei innamorato di questo villaggio e di nient'altro.”rispose, non privo di meno sarcasmo.”Ma io la odio.”
Jaren si fermò e gli lanciò uno sguardo fulmineo, cosa che gli sarebbe costata molto. Sentì il sangue ribollirgli nelle vene quando si ricordò del trabocchetto che lui, sua sorella e sua madre gli stavano preparando, ma non potè fare a meno di vedere Erik, il primo che gli aveva parlato al suo arrivo a Vianta, quello che gli aveva aperto le porte di casa sua e presentato così tante persone che ora era grato di conoscere, lo stesso che gli aveva confidato mille segreti e che ne aveva ascoltati tanti di più, comportandosi infine come quel fratello maggiore che Zoran non voleva essere, perché a malapena scambiava qualche parola con Jaren, solo, rinchiuso come viveva in una camera da letto.
“Già!”
“Hai parlato con Sylvaen?chiese il ragazzo.”Sono stato a casa un attimo fa e non è uscita dalla sua stanza.”
“La tua pressione insopportabile affinché io stia con lei fa parte del vostro piano di cambiare vita?”
“Come?”
“Andiamo! Ho sentito tua madre e tua sorella parlare. Potrei aspettarmelo da molte persone in questo villaggio, Erik, e lo capirei sicuramente, ma da voi...da te...”
Erik lo prese per un braccio quando Jaren stava per andare via.
“Di cosa stai parlando?”chiese.
Il principe si liberò con un brusco movimento.
“Accetti che tua sorella cerchi di farmi credere che sia incinta in modo che io possa portarla a Isalia con me? Per prenderla in moglie o per mantenere lei, tua madre e te per il resto della mia vita?Non la amo, e anche se fosse il vostro piano mi disgusta. Sono disgustato da voi e da tutte le vostre bugie. Non accetterò alcun tipo di ricatto.”
L'espressione sul viso di Erik gli fece dubitare che fosse a conoscenza dei piani di sua madre e di sua sorella, anche se trovava difficile credere il contrario, data la sua testardaggine nel volere che Jaren prendesse sul serio Sylvaen e riconsiderasse il suo futuro con lei. Erik zoppicò per un paio di passi fino ad allontanarsi dalla strada che conduceva al villaggio e cadde a terra, voltando le spalle a Jaren.
“Se ti ho insistito con mia sorella è perché ha confessato di essere innamorata di te”. Jaren lo guardava in silenzio.”Non lo nego: il fatto che Sylvaen ti amasse...la possibilità che tu ricambiassi...Voglio una vita migliore per lei e per mia madre. E come posso ignorare il fatto che tu sia un principe. Ma da lì a...usare sporchi trucchi per costringerti...non lo permetterei mai e poi mai.”
“Immagini una realtà idilliaca che non esiste ad Isalia, Erik. Mio padre è un uomo estremamente retto e severo. La vita accanto a lui non è una favola. Nemmeno mio fratello rende le cose facili; lui...”
“Andiamo!Cosa ti mancherebbe?”esclamò Erik, voltandosi.
“Se intendi materialmente, niente. Se dai valore ad altro, sei molto più ricco di me.”
Erik distolse lo sguardo e dopo aver guardato attraverso la foresta tornò a fissarlo.
“Ascolta, tua sorella è una bella ragazza”aggiunse Jaren “coraggiosa, determinata. Può avere qualsiasi ragazzo lei voglia e...”
“Tranne te”lo interruppe Erik.
Jaren inspirò profondamente.
“Può innamorarsi e far innamorare praticamente chiunque lei voglia”continuò “condurre una vita veramente felice nonostante tutto. Non lasciare che si venda per poche monete d'oro, Erik, non ne vale la pena, te lo assicuro.”
Il ragazzo tirò un respiro profondo mentre Jaren si avvicinava e gli tendeva la mano. Erik la accettò e si mise a sedere.
“Mi dispiace. Ti giuro che non avevo la minima idea che lei e mia madre stessero...Sanno che non sarei mai stato d'accordo.”
“Ti credo”concluse Jaren, mettendo una mano sulla spalla del suo amico. Non poteva negare che quella necessaria conversazione avesse alleviato una strana sensazione che gli aveva stretto lo stomaco per molto tempo. Elessa e Sylvaen lo avevano deluso, ma non Erik, e questo era già qualcosa; a dire il vero era molto. Jaren tornò da Donko e lo montò.
“Erik” disse “ti ho promesso che quando tutto si sarà sistemato a Isalia, tornerò per portarti lì e mettere la tua gamba nelle mani dei migliori guaritori. Te l'ho promesso e lo manterrò. Qualunque cosa dicano, non dimenticarlo.”
“Lo so”
Il giovane principe sorrise.
“Ah, Erik!”esclamò voltandosi mentre se ne andava “Mi mancherai anche tu. Di più”.
Erik gli sorrise e prese una pietra che poi gli lanciò.”
“Hey!”si lamentò Jaren.
“Potrei ucciderti per avermelo detto davanti a tutte queste persone.”
“Non c'è nessuno qui.”
“A Vianta le foreste hanno occhi e orecchie.”
*****
“Non puoi parlare seriamente”esclamò Goriath Non possiamo prolungare la nostra permanenza qui un altro giorno.”
“Si tratta solo di poche ore, il tempo di far fuori quel branco o cacciarlo via da qui.”
“Jaren, no!”
Goriath balzò in piedi allontanandosi di qualche metro dal cerchio di Jaren e quattro dei suoi uomini che stavano masticando in silenzio.
“Quel vecchio ha paura, e anche le altre persone. Hanno appena messo fine alla guerra e ora si vedono minacciati da quegli animali.”
“Sono contadini”disse il soldato “cacciare i lupi non dovrebbe essere un problema per loro. Lo faranno.”
“Mi ha chiesto aiuto, Goriath, e io glielo darò.”
“Tuo padre non lo approverebbe.”intervenne Atsel per la prima volta.
“Sono io quello che risponde di questa situazione, quindi non dovete preoccuparvi di nulla.”rispose Jaren.
“Tu rispondi davanti al re, ma anch'io, e lui ha ordinato di ritornare” affermò Goriath dalla sua posizione.
In controluce al sole che stava già tramontando dietro le altissime colline, sembrava ancora più grosso di quello che era. Più alto degli altri, schiena larga e corpo muscoloso, nonostante non fosse più un ragazzo, la sua testa glabra mostrava la quantità di cicatrici che lo avevano segnato durante i numerosi anni di guerra. I suoi occhi scuri erano la caratteristica più evidente su un viso freddo come il ghiaccio e minaccioso, incapace di esprimere compassione, o un sentimento che non si avvicinasse alla rabbia perenne.