Kitabı oku: «Concludi Ciò Che Hai Iniziato», sayfa 2

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Gli occhi di Marie si restrinsero fino a diventare delle fessure, lanciando pugnali invisibili a Dash. “Sei fortunato che non abbiamo chiamato la polizia.”

“Per cosa? Siamo fuggiti. Siamo sposati. Non ho dovuto costringere Gabby, perché lei è convinta tanto quanto me.”

“Esatto, mamma”, aggiunse Gabby. “Non puoi dirmi cosa devo fare. Nessuno di voi due può farlo. Non siete più i miei manager. Infatti, sono alla ricerca attiva di nuovi rappresentanti.”

Walter afferrò il certificato di matrimonio, agitando il pugno col foglio in faccia alla figlia. “Questo non è un matrimonio. Ci si sposa in chiesa, con un prete, con l’approvazione di Dio. Questa” - strappò il foglio tra le dita - “è una farsa.”

“Ehi, non farlo.” Dash sfiorò il certificato ma Marie, riuscendo in qualche modo ad afferrare l’ombrello senza che lui se ne accorgesse, gli agitò l'estremità appuntita verso il viso.

“Avrei dovuto tenerti d'occhio meglio sul set. Per tutto questo tempo ho pensato che Reed ci provasse con lei, invece no... succede sempre con chi meno te lo aspetti.”

Il loro co-protagonista Reed era gay e aveva una relazione con uno sceneggiatore, ma lui non lo disse. Voleva ridere per questo confronto: si era trasformato da spaventoso a ridicolo. Forse Marie potrebbe riprendere la sua carriera da attrice, dopotutto, e provare a fare dei provini per il ruolo di suocera pazza.

“Menomale che abbiamo assunto quell'investigatore privato, anche se siamo arrivati troppo tardi per impedire il matrimonio”, mormorò Walter.

“Cosa!” Gabby si precipitò a fianco a Dash, furiosa quanto lui. “Ci avete fatto seguire? Cosa avete che non va voi due?”

Sua madre continuò, senza ascoltare. “Non è un grosso problema, Walter. Troveremo un modo. Chiameremo Wayne e lui le farà ottenere un annullamento...”

“Non lo farete. È mia moglie. Io sono suo marito. Quale di queste affermazioni non riuscite a capire?” Adesso parlava lentamente e il tono della sua voce aumentava. Gabby lo aveva avvertito che i suoi genitori non avrebbero preso bene la notizia, ma non si aspettava di assistere a un rifiuto totale e a dei complotti per annullare tutto mentre lui era lì di fronte a loro.

“Gabby, dov’è la tua valigia?” Marie camminava su e giù per la stanza. “Sai cosa, dimentica i bagagli. Vestiti. Ce ne andiamo.”

Basta con questa merda. Dash toccò la spalla di Walter e lo guidò verso l'uscita. “No, sapete cosa? Andatevene voi. Gabby e io siamo in luna di miele e non vogliamo essere disturbati. Vi chiameremo quando sarete pronti a parlare da persone civili.”

“Dash, aspetta.”

Il tono di supplica nella voce di lei gli gelò il sangue. Riconobbe il tono di accettazione. L’aveva sentito spesso sul set, ogni volta che Gabby si era opposta a una scena del copione o a un impegno promozionale. I suoi genitori le parlavano in privato e, pochi secondi dopo, Gabby tornava in riga come una ragazzina obbediente - e umiliata.

Walter si liberò dalla presa e gli lanciò un’occhiataccia. Era qualche centimetro più alto di Dash, ma non aveva forza nella parte superiore del corpo. Se Dash fosse stato obbligato ad arrivare alle mani per difendersi, lo avrebbe fatto.

Gabby allungò le mani, per fare da paciere. “Fammi parlare con loro, per favore.” Lei si avvicinò per parlare a bassa voce. “Dammi qualche minuto con i miei genitori e farò in modo che capiscano che non possono maltrattarci.”

Dash lanciò un'occhiata a Walter e Marie e la guidò verso la finestra, lontano dalle loro orecchie. Las Vegas non dormiva mai: le luci andavano avanti con la loro sequenza continua di onde e schemi accecanti. Dovrebbero essere qui da soli, a guardare lo spettacolo, baciarsi e decidere quale casinò invadere.

“Non voglio che tu rimanga sola con loro”, sussurrò di rimando. “Non parlano razionalmente. Credono ancora di controllarti.”

Gabby sembrò offesa da questa affermazione. “Non credi che riesca a gestire i miei genitori?”

“Gabby, io ti amo. So di cosa sono capaci...”

Il viso di lei si inasprì, e lui cambiò tattica, “ma tu sei forte. Voglio solo stare con te.”

Restò dubbioso. Credeva in sua moglie, ma conosceva Walter e Marie. Fin dal primo giorno della sua carriera, erano stati addosso a Gabby e contato ogni centesimo. Avevano altri clienti, ma nessuno così di successo come la figlia. La sua indipendenza minacciava il loro sostentamento.

Lei gli prese la mano e lui vide i suoi occhi scuri diventare vitrei. “Resteremo insieme, Dash. Parlerò con loro, chiariremo le cose e dopo che se ne saranno andati potremo continuare le nostre vite. Per favore.”

Dash sospirò. Voleva iniziare la vita coniugale con il piede giusto e rendere Gabby felice rimaneva la priorità assoluta. La baciò sulla guancia e superò Marie e Walter fino a raggiungere i suoi vestiti che giacevano sul pavimento. Afferrò i jeans e la camicia e si vestì velocemente, assicurandosi di avere il portafoglio, il cellulare apribile e la chiave magnetica della stanza. “Aspetterò fuori”, disse poi.

“Aspetterai al piano di sotto”, ribatté Walter.

“Non esiste.” Prima che Dash potesse protestare ulteriormente, l'uomo più anziano lo prese per il braccio.

“Come?” Spinse mentre Dash resisteva. “Non vuoi affidare tua moglie a noi?”

Una domanda a trabocchetto. Qualunque fosse stata la sua risposta, Gabby avrebbe potuto dedurne qualcosa che lui non intendeva necessariamente dire. “Bene. Sarò nella hall”, disse, guardando Gabby. “Ti amo. Chiamami al cellulare quando hai finito.”

Gabby annuì, mordendosi il labbro e asciugandosi le lacrime. Con un’ultima occhiata a un’agitata Marie e a Walter, lui si chiuse la porta della stanza alle spalle ma indugiò a pochi passi di distanza prima di dirigersi lentamente verso l'ascensore. Abbastanza lentamente.

Dopo pochi secondi, il viso di Walter comparì mentre la porta si apriva di scatto. “Non puoi ingannarci. Ti vediamo attraverso lo spioncino, Einstein.”

“Che differenza fa dove aspetto? Non riesco a sentire niente qui fuori, e poi voi due non vi tratterrete a lungo.” Incrociò le braccia.

“Ehi, non abbiamo fretta di tornare a casa. Vuoi passare il tempo qui, okay. Abbiamo tutto il giorno da trascorrere in questa stanza con nostra figlia.” Walter sogghignò, i canini sporgenti e pronti a mordere. Come vuoi, amico. Se i Randall volevano un pareggio, lui avrebbe giocato, non importa quanto la vescica gli facesse male.

Durante un momento di pausa dagli sguardi, Dash giurò di aver sentito Gabby singhiozzare in sottofondo e fece per precipitarsi in avanti, ma la sua precedente supplica gli risuonò in testa. No. Per quanto desiderasse interpretare il ruolo del principe azzurro, si fidava di sua moglie. Gabby voleva chiudere questa fase della sua vita e lui voleva starle accanto, il che significava darle spazio.

Il viso di Walter rimase incastrato tra la porta e lo stipite e Dash notò che avevano attivato il blocco della serratura così che lui non poteva usare la sua chiave magnetica e tornare dentro se voleva. Tipico. Per Dash, suo suocero somigliava al pazzo Jack Torrence nella scena di “Ecco Johnny!” di Shining. Non se lo sarebbe mai dimenticato.

“Va bene. Vado, ma tornerò.” Dash si precipitò in fondo al corridoio, girandosi a controllare dopo pochi secondi. Walter lo controllò per tutto il percorso, senza dire nulla e senza muovere un muscolo finché Dash non entrò nell'ascensore.

Quando le porte si chiusero, emise un sospiro sfinito e allungò la mano verso la pulsantiera per scendere, ma l’ascensore aveva già iniziato a muoversi.

“È un errore.” Odiava il fatto di aver ceduto. Gabby poteva vederla diversamente, ma i suoi suoceri non avevano il diritto di interrompere la loro luna di miele. Sentire Gabby piangere lo metteva a disagio. Non sapeva se i Randall abusassero fisicamente dei loro figli o dei clienti, ma chissà cosa avrebbero potuto fare in caso di disperazione, se ne avessero avuto la possibilità.

Dopo una lenta discesa verso il piano terra, l’ascensore smise di muoversi e le porte si aprirono nella hall, non di fronte alla cacofonia di slot machine e turisti che vagavano avanti e indietro, ma di fronte al flash collettivo di una dozzina o più di telecamere. Una testa si voltò e un dito lo indicò. “Eccolo!” Poi la scena si trasformò in corpi, molti che correvano verso di lui. “Dash, Dash, Dash...” Voci che gridavano da tutte le direzioni, mani che gli premevano i microfoni in faccia. “Dov’è Gabby, e perché l'hai portata da Los Angeles?”

“Ti sei sposato, qualcuno dei tuoi colleghi lo sapeva?”

“Come hai fatto a tenerlo nascosto?”

L’assalto lo disorientò per alcuni secondi, e con i paparazzi così vicini, alcuni cameramen si accalcarono dietro di lui per impedirgli di scappare di nuovo nell’ascensore. Funzionò: le porte si chiusero prima che riuscisse a fare un passo indietro.

Normalmente, tollerava la stampa, anche i paparazzi aggressivi che lo riconoscevano senza il suo aspetto da Grody e lo seguivano durante le sue corse mattutine, perché quali segreti si può pensare di scoprire mentre un attore televisivo corre nel suo quartiere?

Questa volta, però, collegò la loro presenza all'arrivo dei genitori di Gabby. È vero, alcuni fotografi dormivano sugli alberi per scattare la foto giusta, ma non aveva dubbi che i Randall avessero orchestrato quella follia.

Doveva tornare nella stanza, immediatamente.

“No comment”, disse alla folla più e più volte, e si fece largo tra loro, voltandosi per chiamare un altro ascensore. I giornalisti, tuttavia, non accettarono il suo rifiuto e lo tempestarono di altre domande.

Li ignorò, respingendo a gomitate microfoni e obiettivi, mentre premeva il pulsante per salire finché non si spezzò un’unghia. Ancora e ancora. Gabby, la supplicò silenziosamente, ti prego, rimani lì. Non abbandonarmi.

“Dash, è vero quello che dicono che hai firmato uno spin-off di Wondermancer High?” chiese una donna snella in un tailleur grigio.

Di cosa stava parlando? Aveva chiuso con lo spettacolo e con tutto ciò che lo riguardava, tranne che con Gabby. Ignorò il miniregistratore che lei gli stava puntando vicino al viso. “No comment.”

Le porte del secondo ascensore si aprirono e la folla fece uno scatto. Diverse persone occupavano già l'ascensore, ma Dash si spinse in avanti e gridò il suo piano. L’uomo più vicino alla pulsantiera, guardando con occhi spalancati la folla, passò in rassegna diversi numeri finché le porte non si chiusero.

“Grazie”, sospirò lui e si afflosciò in un angolo. Condivideva il viaggio con un gruppo di anziani, i quali lo fissavano con vari livelli di curiosità e paura.

Dannazione, era entrata anche la giornalista.

“Che diavolo stava succedendo là fuori? Fai parte di una specie di boy band?” chiese un uomo che indossava un berretto da camionista con sopra un marchio di tabacco da masticare.

“E Gabby, Dash?” chiese la giornalista. “Hai intenzione di lavorare con lei in futuro? Avete una relazione? Da quanto tempo stai con lei?”

“Zitta.” Dash voltò le spalle al gruppo, desiderando di possedere veramente alcuni dei poteri esercitati dagli studenti immaginari di Wondermancer High. Se avesse avuto la possibilità, sarebbe diventato invisibile, oppure avrebbe trasformato quella fastidiosa giovane donna in un attaccapanni.

“Lo sai che i suoi genitori hanno cercato di rinnovare il contratto con lei? Come si sentono a sapere che hai una relazione con la figlia?”

Beh, non mi dire. Dovresti conoscere la risposta. Sicuramente ti hanno avvertito del fatto che siamo qui.

“Mi scusi”, disse una delle donne più anziane. “Non ha mai detto di essere il fidanzato della ragazza. Non è giusto che lei pensi il contrario.”

Lo sguardo di Dash esaminò il gruppo di turisti. Tutti lo guardavano, in attesa di conferma. “No comment”, mormorò lui.

“Hai sposato Gabby Randall? Hai intenzione di sposarla oggi? Hai...”

“Signora,” intervenne il tipo col berretto, “credo che lui voglia che si calmi con le domande.”

“Sì”, concordò una seconda donna. Una visiera verde copriva il suo casco di capelli color argento. “Lasci stare il ragazzo. È evidentemente esausto da questo terzo grado.”

“Ehi”, sbottò la giornalista. “Sto facendo il mio lavoro, nonna.”

La signora non prese bene il commento. “Quello che sta facendo è assillare il pover’uomo e dovrebbe smetterla. Lei è proprio come quegli avvoltoi che hanno portato alla morte la principessa Diana. Inseguendola lungo quel tunnel per scattare delle foto. Voi cosiddetti giornalisti non avete più valori.”

“Oh, e di chi è la colpa, in realtà?” Le voci aumentavano insieme all’atmosfera dell’ascensore. “Se persone come lei non comprassero i tabloid per le notizie che scrivo...”

“Internet vi lascerà tutti in mezzo alla strada, vedrete.”

Poi la diga esplose. Dash si strofinava le tempie mentre tra la giornalista e i suoi nuovi detrattori volavano urla del tipo “Come si permette!” e “Ho tutti i diritti...”. Quando arrivarono al suo piano, gli anziani l’avevano messa con le spalle al muro, permettendogli di scappare.

Da lontano vide che la loro porta era socchiusa e gli mancò il fiato. Dopo un secondo chiamò Gabby e si lanciò a capofitto nella stanza.

Vuota.

Controllò il bagno, nessuna traccia di lei.

Nella stanza non era rimasto nulla di Gabby, tranne uno scarabocchio sul taccuino dell’hotel abbandonato sul letto.

Mi dispiace. Ti prego, perdonami.

Lo tenne in mano per molto tempo, fissando il letto dove ore prima avevano consumato il loro matrimonio, chiedendosi adesso se avessero un’altra possibilità.

Dietro di lui, la giornalista entrò nella stanza, riprendendo fiato. “Dash, dov'è Gabby? Dash?”

Capitolo Due

Dieci anni dopo

Neanche per sogno avrebbe alloggiato al Fitzgerald. Piuttosto avrebbe dormito su Fremont Street, sotto la tettoia illuminata, prima di rimettere piede in quell’albergo. Lasciando che la gente lo calpestasse come quando vai ai buffet di gamberetti e agli spettacoli di burlesque.

Lo disse alla giovane donna terrorizzata con la maglietta nera con su scritto Volontaria FanCon. Erano seduti in un angolo di una sala riunioni utilizzata come punto di raccolta per gli ospiti VIP. Da quando era arrivato in hotel, aveva riconosciuto più di una dozzina di volti: autori di fantascienza, disegnatori di fumetti e attori di spettacoli attualmente in onda in prima visione. Dei pochi ospiti di “ritorno al passato” che aveva visto di sfuggita, ognuno era riuscito a trovare un impiego remunerativo da quando i programmi che li avevano resi delle star avevano cessato la produzione.

Tutti tranne lui. Nessuno voleva scritturare Grody di Wondermancer High nelle loro commedie romantiche o thriller politici. O meglio, nessuna delle produzioni di successo.

La volontaria con la vivace coda di cavallo bionda alla Sailor Moon non incrociò il suo sguardo, ma scorreva soltanto e cliccava sul suo tablet, scuotendo la testa.

“Mi dispiace, ma qui non ci sono più stanze alle tariffe della convention”, disse lei. Se lo aspettava, visto che i biglietti per la convention erano tutti esauriti da mesi. Era logico che tutti i partecipanti desiderassero alloggiare al Plaza, vicino all'evento. Il suo errore era stato supporre che avrebbe trovato facilmente una stanza a Las Vegas dopo aver accettato all’ultimo minuto di presenziare a una reunion di Wondermancer High.

Immaginava che se avesse cercato fuori dalla Strip e da altre zone turistiche avrebbe trovato qualcosa, ma a che scopo? Sarebbe anche potuto tornare a casa a quel punto.

“Il Fitzgerald è carino, davvero”, insistette lei. “Ci sono già stata prima e...”

“Non c'è niente al Golden Nugget? Al Four Queens?” la interruppe lui. Andiamo, la gente prendeva questa città come un tornello, andava e veniva in continuazione. Doveva esserci una camera per lui da qualche parte.

No. Kait, così si leggeva sul suo tesserino della convention, gli rivolse un mite sorriso a mo’ di scusa. “C'è molto da fare questo fine settimana. Ma che dico, c’è qualcosa a Las Vegas ogni fine settimana.” La risata stupida che gli rivolse non riuscì ad alleggerire l’atmosfera. “Comunque,” proseguì lei, continuando a controllare il tablet, “se vuole posso chiamare gli hotel sulla Strip e vedere...”

“Sa cosa posso fare? Parteciperò alla reunion, poi tornerò all'aeroporto.” Si prese mentalmente a calci per non aver contattato prima nessuno degli ospiti che conosceva per scroccare un posto sul divano o sul tappeto, ma erano passati troppi anni da quando si era messo in contatto con i suoi ex colleghi. Si sentiva a disagio a chiederlo.

Avrebbe cercato di prendere un volo precedente per tornare a casa e mettersi a suo agio su una panchina imbottita al gate, se necessario. Meno tempo da trascorrere in quella città, meglio era, comunque. Troppi brutti ricordi e scendere dall'aereo quella mattina li aveva innescati tutti.

“Va bene.” Kait sembrava delusa e lui sperava che i partecipanti alla FanCon non avessero pensato di convincerlo a partecipare a un itinerario completo di comparsate, supponendo che restasse nei paraggi. Lui aveva accettato di presentarsi a questo evento solo dopo che un ex co-protagonista aveva passato settimane ad assillarlo per partecipare.

Quello che non si era sposato.

Ehi, forse Danna ha dello spazio libero sul pavimento.

No. Voglio tornare a casa una volta finito.

Dash si pizzicò il ponte nasale, per combattere il mal di testa. Era determinato a non pensare a lei quel giorno, soprattutto poiché si avvicinava quello che sarebbe stato il loro decimo anniversario di matrimonio.

“Se può soltanto dirmi in quale sala riunioni devo presentarmi e quando, lo apprezzerei”, disse lui.

“Oh. In realtà...” Kait si succhiò i denti come si fa quando si stanno per dare delle cattive notizie. “Dovrebbe prendere parte alla registrazione del KrakenCast in una delle stanze private.”

“Davvero?” Gli sembrava strano. Era venuto a questo evento, una delle più grandi convention di fan di fumetti e fantascienza/fantasy del paese, immaginando che avrebbe incontrato i colleghi ex alunni della Wondermancer High per una mini-riunione. In un auditorium. Con i fan. Forse un agente di casting presente l’avrebbe notato e si sarebbe reso conto che Dash Gregory era cresciuto troppo per quel personaggio nerd diventato uno stereotipo in ruoli di video on demand negli ultimi dieci anni. “Quindi... per farlo avrei potuto telefonare da casa e magari risparmiare qualche centinaio di dollari?”

Gli occhi di Kait si spalancarono e iniziò a parlare in fretta, come se fosse pronta a vederlo scappare. “Oh, no. Vede, ci sarà un piccolo gruppo di ospiti che parteciperanno. È uno dei nostri eventi premium per “Super Fan”. Alcuni vincitori del concorso e delle persone che hanno pagato qualcosa in più al nostro fondo di beneficenza per incontrarvi”, spiegò lei. “Ci aspettiamo una quindicina di persone che hanno acquistato i biglietti e so che sono entusiasti di vedervi.”

“Capito.” Quanti di quei titolari di biglietti possedevano degli studi di registrazione?

Un altro ex bambino attore, Beck Taylor, che vent’anni prima aveva interpretato il ragazzo prodigio specializzando in un gruppo di severi ufficiali spaziali in Project: Jupiter, ospitava e produceva la serie di podcast. Dash aveva controllato il sito prima di accettare di comparire. Beck rivendicava decine di migliaia di abbonati, ma ciò non significava che tutti ascoltassero ogni singolo episodio. Né garantiva agli ascoltatori il potere di riportarlo in televisione in un ruolo da protagonista.

Era improbabile, in ogni caso. Dash cercò di ricordare l’ultima volta che aveva visto Beck in un film importante o in una serie televisiva di alto livello. Era sciocco pensare che KrakenCast potesse funzionare come trampolino di lancio.

Avrebbe dovuto dire di no. Poteva ancora squagliarsela, dire di stare male, ma la gente lo aveva riconosciuto. Se si fosse sparsa la voce che aveva abbandonato quella riunione, organizzata per beneficenza, avrebbe rischiato un altro duro colpo alla sua reputazione.

“Va bene, pazienza”, gemette lui e chiese le indicazioni e un programma. Voleva chiuderla, e al più presto, quindi forse sarebbe stato meglio sopportare un’intervista di fronte a una manciata di ospiti. Appena Beck avrebbe firmato, lui sarebbe saltato su un taxi per McCarran, poi, se tutto fosse andato per il verso giusto, sul primo aereo per tornare a casa.

Doveva solo trascorrere un’ora a rivivere il divertimento e le fissazioni con i suoi ex colleghi di cast, e cercare di non rabbrividire ogni volta che qualcuno avrebbe menzionato Gabby.

Grazie a Dio lei non doveva partecipare a quella cosa. Come avrebbe reagito nel vederla di persona dopo tutti quegli anni? Un tempo sarebbe scappato via con rabbia da lei, collegando la sua infelicità alle azioni di lei. Il tempo, però, lo aveva ammorbidito, e ora probabilmente sarebbe rimasto calmo. L’amava ancora, ma col cavolo che le avrebbe permesso di vederlo così: al momento disoccupato ed emotivamente distrutto, mentre fingeva che tutto nella sua vita andasse alla perfezione.

Lei meritava di meglio. Entrambi lo meritavano.

* * * *

A Gabby non dava mai fastidio quando i fan di Wondermancer High la chiamavano con il nome del suo personaggio. Era pronta a sentire le persone che chiedevano a “Tula” autografi e foto, e dopo la sua prima ora come celebrità nello stand di ExStream la sua mano iniziava ad avere i crampi a causa di tutte le firme. L’entusiasmo generale per il suo vecchio spettacolo sorprese anche lei. Aveva firmato una discreta quantità di prodotti promozionali all’apice della sua popolarità, e un decennio dopo era stupita di come le persone conservassero i gadget e le copertine delle riviste.

Una ragazza - forse poco più che adolescente, una spanna più alta di lei - si avvicinò vestita esattamente come il suo personaggio. A partire dalle spesse trecce che incoronavano la testa, la gonna scozzese grigia e la camicetta gialla con lo stemma della scuola Wondermancer, fino ai calzini con i risvolti in pizzo e le lucide Mary Jane rosse, quella fan avrebbe potuto lavorare come sua sostituta all’epoca.

“Adoro i tuoi capelli”, disse Gabby mentre firmava il libro degli autografi aperto su una pagina bianca. “Dev’esserci voluta un’eternità per farli.” Aveva indossato una parrucca a partire dalla seconda stagione, dopo che un incidente durante le riprese di una scena con i fuochi d’artificio le aveva quasi bruciato le trecce. Aveva dimezzato il tempo per il trucco, rispetto ai co-protagonisti che sopportavano ore di sedute per realizzare stili più complicati e applicazioni protesiche.

“Un’ora o giù di lì, ma ne è valsa assolutamente la pena.” La ragazza, Sally come si leggeva sul suo tesserino della convention, fece un sorriso modesto. “La parte difficile è stata mettere insieme l'uniforme. Ringrazio Dio per Etsy.”

“È come guardarsi in uno specchio che mostra solo il passato. Vorrei che lo facessero tutti.”

Zitta! Non sei cambiata neanche un po'.” La voce di Sally si fece acuta e il rossore le pervase le guance al complimento di Gabby. Gabby le dava circa diciotto anni. Troppo giovane per aver seguito Wondermancer High durante la messa in onda originale, ma senza dubbio una seguace delle infinite repliche ritrasmesse e dei romanzi tratti da esse.

In effetti, il motivo della sua presenza allo stand quel giorno era duplice: per celebrare la recente acquisizione da parte di ExStream di tutte le sei stagioni per la loro piattaforma di streaming online e per anticipare il suo nuovo progetto per l'azienda.

Giusto. Supponendo che la fortuna la aiutasse nei casting e che il dannato spettacolo superasse la fase del copione. Teneva cinquecento cartoline che promuovevano Danse Macabre in una scatola di cartone sigillata ai suoi piedi e non riusciva ad aprirla. L’idea di distribuirne anche solo una a un partecipante alla convention le sembrava una promessa vuota.

“Tula è il mio personaggio preferito in assoluto dello spettacolo”, stava dicendo Sally. “Ogni Halloween volevo essere lei. Diamine, anche ogni giorno.

Gabby annuì, inghiottendo la rabbia. “Anche a me piaceva. Era grandiosa.” Non la sua preferita tra tutti gli aspiranti maghi, comunque. No, quell’onore l’avrebbe riservato all'amato e goffo Grody. Ben prima che si rendessero conto dei loro sentimenti profondi, aveva trovato accattivanti la natura introversa e le maniere nerd di Grody.

Una fitta le colpì il cuore al solo pensarlo... beh, Dash. In quel momento avrebbe dovuto congratularsi con se stessa. Normalmente il minimo riferimento al suo vecchio spettacolo - un promo per una prossima replica, una foto di un cosplay taggata sulle sue pagine Twitter o Facebook - le inondava la mente di tristi ricordi dell’ultima volta che aveva visto il suo ex marito. Dopo la loro prima notte di nozze aveva convinto Dash della sua capacità di gestire i suoi genitori, e non pochi minuti dopo che lui fosse scomparso nella hall, loro l’avevano obbligata a scendere tre piani di scale verso un’altra stanza. Si scoprì che avevano fatto il check-in quel giorno allo scopo di prenderla e “de-programmarla”, come se Dash l’avesse rapita.

Sconvolta e arrabbiata, aveva comunque ceduto alla doppia dose della loro persuasione simile a Svengali. Aveva giudicato male la sua scaltrezza quando si trattava di litigare con i suoi genitori. Nel giro di un’ora Dash si era trasformato dall’amante con cui avrebbe voluto trascorrere la sua vita in un idiota ambizioso che cercava di spingere la sua carriera approfittando di lei per arrivare in cima. Lui non ti ama. Vuole nutrirsi della tua celebrità. Lui non avrà mai la carriera che tu sei destinata ad avere.

Avevano detto quelle cose parecchie volte affinché lei ci credesse. Se avessero continuato per altri venti minuti, i suoi genitori avrebbero potuto convincerla ad attaccare la Torre di Londra e rubare i gioielli della corona.

Ovviamente, nessuna delle affermazioni dei Randall su Dash si era rivelata vera, e da quando si era finalmente liberata della loro presa, il suo ex marito aveva respinto ogni suo tentativo di sistemare le cose. Lui aveva lasciato che un austero avvocato gestisse l’annullamento in sua vece, quindi non si erano mai affrontati in tribunale, e in seguito aveva ignorato tutte le sue telefonate e le sue e-mail. Non si era mai preoccupata dei social media o di taggarlo su Twitter, perché non voleva trascinare il loro tumulto privato in un forum pubblico.

Poi un giorno si era fermata al mercato del quartiere per fare la spesa e aveva visto la sua faccia su una foto in un inserto di copertina di un tabloid. La didascalia recitava: La Star Principale di Wondermancer lancia un Incantesimo d’Amore. Toccò i bordi del giornale per trovare la pagina con la storia completa e vide la parte superiore di una foto che ritraeva i suoi capelli scuri accanto a una coda di cavallo bionda. Non riuscì ad aprire completamente le pagine per vedere la donna con cui lui l’aveva rimpiazzata nel suo cuore.

Dash era andato avanti con la sua vita, e Gabby trascorse gli anni successivi a fare lo stesso ottenendo un certo successo nella sua carriera. Non altrettanto dal punto di vista della vita privata. Di tanto in tanto fingeva di essere la compagna di un collega durante le cerimonie di premiazione, ma nient’altro.

“Sarebbe troppo se ti chiedessi di fare un selfie con me?” chiese Sally, riportando Gabby alla convention. La povera ragazza sembrava pronta a ridursi in frantumi. Una foto con l’incarnazione del suo personaggio preferito di Wondermancer High? Sarebbe stata una grande stronza se avesse rifiutato.

“Ovviamente no.” Diceva sul serio. Ringraziava il Cielo per l’attenzione dei fan, non tanto per nutrire il suo ego, ma aveva apprezzato le loro lettere gentili durante gli ultimi dieci anni. Sebbene facesse di tutto per prendere le distanze dallo spettacolo che l’aveva resa famosa, non trovava alcun motivo per abbandonare del tutto Wondermancer High. Sperava che l’ammirazione dei fan continuasse anche per la sua prossima impresa. I dirigenti di ExStream avevano adorato la sua parlantina e lei aveva acconsentito all'apparizione allo stand per soddisfarli, dato che il suo progetto riguardante una serie al momento era impantanato nella fase di sviluppo.

“Fammi cambiare opinione, rendi le cose più facili.” Mentre schivava gli stand con la bandiera dietro la sua sedia, ognuno dei quali mostrava il logo di ExStream, notò Sally che faceva cenno a una terza persona di avvicinarsi. Lei si morse il labbro inferiore per reprimere una potenziale reazione negativa nel vedere un clone di Grody che camminava verso di loro. Indossava tutti gli accessori alla perfezione: i pantaloni beige a vita alta e il gilet scolastico nero, gli occhiali incollati con il nastro adesivo e una bacchetta piegata. Per non parlare del gran sorriso da sciocco che faceva sciogliere il cuore.

Gabby ricordò la prima volta che aveva visto Dash nei suoi abiti televisivi. Sia il cast che la troupe avevano ridacchiato di fronte a un look che dava l’impressione che fosse uno sfigato nerd nella vita reale. All’epoca sembrava avere un disperato bisogno di un abbraccio.

“Questo è il mio ragazzo, Mel”, li presentò Sally, poi avvolse un braccio intorno al giovane. “Ci siamo conosciuti al MancerCon l’anno scorso. Bello, no?”

Gabby stava per urlarle di non toccare il suo uomo, ma si riprese rapidamente e mormorò alcune gentilezze prima di scattare il selfie. Desiderava che quell’incontro finisse presto, in modo da potersi ritirare nella sala VIP per una pausa. Pensava che dieci anni fossero sufficienti per superare il dolore degli eventi passati, ma a quanto pare non riusciva a stare accanto a un fan vestito da Grody senza avere voglia di piangere.

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Litres'teki yayın tarihi:
04 ekim 2021
Hacim:
218 s. 14 illüstrasyon
ISBN:
9781802500554
Okuyucu:
Telif hakkı:
Tektime S.r.l.s.
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