Kitabı oku: «Papà Prende Le Redini», sayfa 2
Capitolo Due
Le scuderie erano già attive come un alveare, quando il giorno dopo arrivò al lavoro poco prima delle sei del mattino, pronta per un'altra intensa giornata. Clay era già lì, con i suoi morbidi vecchi jeans strappati che gli pendevano dai fianchi stretti e aderivano in modo sexy alle sue gambe lunghe e magre. La maglietta nera che indossava metteva in risalto le sue spalle larghe, e i muscoli delle sue braccia erano in meravigliosa contrazione, mentre portava con entrambe le mani due secchi blu pieni d’acqua. Si unì al resto della squadra dopo aver controllato la lavagna appesa fuori della scuderia, per vedere la sua prima consegna: era stata assegnata a Big Red, un enorme castrato marrone che torreggiava su di lei per oltre un metro, probabilmente il cavallo più grande e più forte della stalla. Chiaramente Clay e suo padre, facendola salire proprio su quel cavallo per il suo primo giro, avevano intenzione di metterla alla prova e verificare se come apprendista fantino di Tom Lewis lei andasse bene. Non poteva biasimarli: sapeva che, essendo molto piccola anche per una donna, avrebbe sempre dovuto mettersi in gioco. Era quindi ovvio che le facessero provare per primo il cavallo più forte. Per diventare un bravo fantino non era indispensabile essere forti; anche il coraggio e una forte determinazione erano essenziali, insieme ad un buon rapporto col cavallo, e lei aveva tutto questo in abbondanza. Quindi, che la sfidassero imponendole un cavallo così difficile, non le faceva affatto paura.
Ripulì per bene tutta l’area dagli attrezzi. poi portò fuori il grosso castrato, assicurandolo ad uno dei ganci a lato. Il gigante buono le strofinò con affetto il naso sulla spalla, mentre lei gli parlava a bassa voce, accarezzandogli il collo prima di posizionare la carriola contro la porta della stalla.
"Ciao, sono Darren." Il giovane che puliva il box accanto a lei le tese una mano sporca e Bianca, anche se era imbrattata di fango e polvere, la strinse, sorridendo timidamente. Un po’ di sana sporcizia non le aveva mai dato fastidio. Anche il ragazzo che aveva davanti non aveva una gran corporatura, anzi la sua mano era solo leggermente più grande della sua. Tuttavia constatò che la sua stretta era energica, mentre le dita callose di lui ancora tenevano le sue.
“Bianca.” disse. Sembrava abbastanza amichevole, ma purtroppo non era un granché fisicamente, soprattutto se paragonato a Clay.
"Da quanto tempo lavori qui?" gli chiese.
“Da più di cinque anni ormai. Tom mi ha assunto come apprendista. "
"E ora sei un fantino autorizzato?"
"Sì." Fece un piccolo cenno col capo, da cui traspariva tutto il suo orgoglio. "Oggi corro su uno dei favoriti. Un altro vincitore, si spera! Luke è laggiù a preparare la puledra adesso." Le fece un cenno con la mano, e Bianca lanciò uno sguardo verso la scuderia: laggiù c’era un uomo, molto simile a Clay, che stava strigliando una bellissima puledra color castagna.
"Chi è Luke?" chiese.
"Il fratello di Clay. Ci sono tre fratelli Lewis; Luke è il maggiore. Poi Clay, e infine Cody. Alla fine li conoscerai tutti; lavorano qui, ma Cody si divide tra questo posto e la fattoria."
"Clay sembra carino." Era solo un'osservazione, ma il viso di Darren si incupì.
"Si." Poi sorrise. "Che fai stasera? Vuoi bere qualcosa con me? Conosco un posto dove si mangiano delle ottime costolette.”
"No!" Quella parola le uscì fuori più di getto e più violentemente di quanto volesse e, dallo sguardo di Darren, capì che il ragazzo si era offeso.
"Mi dispiace, è solo che ..." s’interruppe. Non poteva dirgli di Annie, del fatto che intendeva trascorrere ogni minuto libero con la sorella morente. Non ancora. "E’ solo che ho altri progetti per stasera, tutto qui."
"Ok, va bene." Da come la guardò Bianca capì che lui non le credeva affatto, ed era un vero peccato. Darren si rimise al lavoro, ma lei rimase lì, appoggiata al rastrello, sentendosi a disagio e in colpa. Questo lavoro non stava andando bene. La sua Tourette era già stata scoperta e aveva appena offeso un collega. Non era qui per farsi dei nemici, ma a quanto pare era quello che stava accadendo.
Si scrollò dai suoi pensieri quando sentì avvicinarsi qualcuno, e quasi subito capì che era Clay. Batteva distrattamente un frustino sul palmo della mano mentre camminava lungo l'ampio corridoio della stalla. Smise di camminare e la fissò, poi le puntò contro il frustino con sguardo ammonitore.
"Sei qui per lavorare, non per sognare." La guardò con occhio severo, i capelli arruffati che gli cadevano sul viso, il sopracciglio alzato che gli conferiva una certa autorità. Un altro non avrebbe interpretato quei gesti come un comando, ma a lei quell’atteggiamento di Clay faceva venire i brividi dietro la schiena. Annuì imbarazzata, prese il rastrello e si mise al lavoro, osservando di nascosto la sua ombra che si allontanava. Anche da lontano era spettacolare! Non c’era un filo di grasso sul suo corpo; era magro ma muscoloso, e incredibilmente in forma.
Mentre continuava a pulire la stalla, si chiese come sarebbe stato se lui l’avesse sculacciata con quel frustino. Lo avrebbe usato solo di punta, per farle sentire un breve ma piacevolissimo dolore? O l'avrebbe frustata con violenza, impugnando il frustino come un bastone, e facendole dei bei lividi su tutto il sedere?
Per non farlo spazientire di nuovo, pulì tutto il suo box in tempo record, svuotando l’intera carriola piena di letame molto prima di Darren.
Big Red batté un po’ gli zoccoli sul terreno e si scansò leggermente, mentre lei lo strigliava, ma per il resto la lasciò fare senza ribellarsi. Sebbene lavorassero gomito a gomito Bianca notò che Darren la ignorava di proposito, non voltandosi a guardarla nemmeno una volta.
Posizionare la sella correttamente sulla schiena di Big Red era una vera impresa, visto che era così alto, ma lei ci riuscì, e quando gli altri fantini erano già in sella e si stavano avviando verso la pista, Tom, il padre di Clay e il vero proprietario di quelle scuderie, apparve magicamente alle sue spalle e l’aiutò a montare in sella.
Big Red al trotto era stupendo! Le sue lunghe zampe divoravano il terreno con passi fluidi e veloci e, mentre volava lungo la pista, non ancora al galoppo, Bianca potè avvertire la potenza di quell’animale e rimase senza fiato. Poteva sentire ogni muscolo del suo corpo contrarsi mentre i suoi potenti quarti posteriori lo spingevano in avanti.
E’ per questo che ho lottato con le unghie e con i denti! Bianca gridò dentro di sé. Per questo spettacolo della natura!
Cavalcare, soprattutto a folle velocità, era ciò che amava di più al mondo. Si sentiva così a suo agio, in sella e, mentre si lasciava portare dal galoppo bruciante del grosso castrato, si rilassò completamente, finalmente libera dai tic. Il vento le sibilava in faccia e lei gettò indietro la testa e rise, felice di essere di nuovo in sella, a fare l’unica cosa che amava davvero.
Alla fine dell'allenamento, cercò di frenare Big Red tirando le redini per riportarlo al trotto, ma il grosso cavallo la ignorò e continuò a correre.
Maledizione! - pensò - Scommetto che Clay sapeva che sarebbe successo e ora si starà prendendo gioco di me!
Ma quel pensiero la rese solo più determinata. Non aveva mai reagito bene alle persone che le dicevano che non poteva fare qualcosa, ed era successo tantissime volte nel corso degli anni, sia per colpa della Tourette, ma anche a causa della sua fragile corporatura. Tirò con forza le redini. Aveva già visto dei cavalli sfuggire al controllo dei loro fantini, andando a danneggiare le recinzioni e facendo male a se stessi e ai loro cavalieri, e quel pensiero le diede la forza di cui aveva bisogno per controllare il grande e forte cavallo.
"Whoa, ragazzone! – gridò – Ho bisogno del tuo aiuto!” Spingendo tutto il suo peso sulle staffe, si appoggiò all'indietro sulla sella e tirò le redini più forte che poteva, segandosi quasi le mani, e continuando a parlare ininterrottamente al cavallo. Lentamente, il grosso castrato obbedì, rallentando gradualmente fino ad arrivare ad un dolce trotto.
“Bravo ragazzo.” cantilenò lei, carezzandogli dolcemente il collo, ancora ben dritta sulla sella per fargli capire che doveva fermarsi. L’animale alla fine sbuffò rumorosamente e rallentò del tutto, e Bianca ne approfittò per riportarlo nella stalla a tempo di passeggiata.
Ahah, Clay, ce l'ho fatta! Ho vinto la sfida: ho controllato Big Red! Ce l’ho fatta! rise trionfante dentro di sé.
* * *
Il lavoro in pista era molto più faticoso di quello che ricordava. O forse era che non cavalcava da un bel po’ e ci aveva perso la mano. In ogni caso, non vedeva l'ora di fare una breve pausa nella sala riservata ai fantini e bersi una bella tazza di caffè, prima di rimettersi al lavoro.
"E’ arrivato un nuovo cavallo. - la informò Clay - Una puledra. È stata abusata in modo orribile e non permette a nessuno di avvicinarsi a lei, ma papà ha accettato di prenderla, vediamo se possiamo aiutarla. Ha un buon pedigree e dovrebbe essere in grado di correre, se riusciamo a farle superare la paura. Se ti va, puoi venire a vederla."
"Come si chiama?"
"Rosa. Sapphire Rose. "
Mentre seguiva Clay fuori, Bianca si appoggiò alla ringhiera di legno del recinto rotondo, e si mise a osservare Tom che guidava il rimorchio fin dentro il cancello. Fu percorsa da un brivido al suono degli zoccoli che scalciavano contro il fianco del rimorchio, accompagnato da un nitrito acuto. La povera bestia sembrava terrorizzata!
"Non le avevate fatto un calmante?" rimbombò la voce profonda di Clay alle sue spalle.
"Si è ripresa! – sbuffò uno dei fattorini - È pericolosa, questa. Sei pazzo a tenerla. Bisognerebbe sopprimerla."
“Hmmm..” mormorò Clay appoggiandosi alla ringhiera accanto a lei, come se concordasse con l’uomo.
"No! – urlò Bianca - È solo spaventata. Per favore, dalle una possibilità!"
Clay le diede una pacca delicata sulla spalla, costringendola a sorridere. "Noi gliela daremo."
Bianca guardò, con gli occhi spalancati per l'orrore, uno degli uomini che si infilava nella porta laterale del rimorchio armato di un grosso bastone, e spingeva con questo la puledra giù per la rampa fino al recinto rotondo. Le ci volle tutta la sua forza di volontà per mordersi la lingua invece di urlargli delle bestemmie, e dovette combattere con l’impulso di arrampicarsi sulla recinzione e lanciarsi contro di lui. Cosa c'era di male nell'essere gentili? Ma si costrinse a rimanere ferma e in silenzio; non spettava a lei riprendere il lavorante...o almeno, non fintanto che Clay e Tom erano lì e la guardavano.
La puledra era bellissima. Anche nello stato in cui si trovava - scheletrica, sporca e ferita - teneva alte testa e coda, mentre scalciava per tutto il perimetro del piccolo recinto, sbuffando rumorosamente dalle larghe narici. Aveva una macchia bianca a forma di fiamma sul muso, e anche tre delle caviglie erano bianche. Poteva avere circa due anni.
Mentre si avviava verso di lei con i due uomini, Bianca notò sulla testa una ferita profonda che trasudava ancora sangue, e molti segni di frusta su tutto il corpo, dal fianco fino al collo. Ansimò e sentì Clay irrigidirsi al suo fianco.
Si fermarono davanti alla staccionata a guardare Tom che le scivolava accanto, con la mano tesa in segno di amicizia, ma la puledra non gli permise nemmeno di avvicinarsi. Non appena l’uomo entrò nel recinto, appiattì le orecchie sulla testa, scoprì i denti e lo caricò, cercando di colpirlo con le zampe anteriori mentre lui provava ad avvicinarsi. Sentì Clay imprecare a bassa voce mentre Tom si scansava di lato, evitando per un pelo di essere preso a calci, e si infilava tra le corde per mettersi al sicuro.
"È stata seviziata.” osservò Clay.
Bianca si sentì male. Cosa aveva dovuto soffrire, quella povera bestia, per comportarsi a quel modo? A giudicare dalla ferita sulla testa, era evidente che era stata picchiata con una sorta di mazza, ma cos'altro le avevano fatto? Si sforzò di calmare l'ondata di nausea che si sentiva dentro, al pensiero delle sofferenze di quel povero cavallo.
Tom scosse tristemente la testa. "È peggio di quanto credessi. – disse – Ora telefono ai proprietari e mi accordo col veterinario per sopprimerla oggi stesso. Non possiamo avere in giro un cavallo come questo; potrebbe uccidere qualcuno."
"No! - gridò Bianca - Per favore, fate provare me!"
Tom annuì, ma Clay scosse la testa. "Niente da fare! È troppo pericoloso! Hai visto cosa ha appena cercato di fare a papà!"
Ignorandolo completamente, Bianca si arrampicò sulla staccionata e trattenne il respiro, mentre avanzava verso il recinto della puledra. Sapeva che l’animale era pericoloso, ma cercò di concentrarsi sul linguaggio del corpo, avvicinandosi lentamente e guardando a terra, mentre allungava la mano verso il cavallo. Cautamente, la puledra le si avvicinò, sbuffando rumorosamente, con le narici bene aperte. Bianca non si mosse, tenendo sempre la mano aperta verso di lei. Piano piano, la puledra protese in avanti il muso morbido e Bianca glielo accarezzò con dolcezza.
"Ciao, bellissima." cantilenò. La cavalla la guardò con occhi colmi di sospetto, le orecchie che guizzavano avanti e indietro e il corpo tremante ma poi, mentre Bianca continuava a parlarle a voce bassa con la mano sempre in aria, alla fine si rilassò.
Poteva sentire gli occhi di Tom e di Clay puntati su di lei, mentre stava ancora nel recinto con la puledra, e il suo cuore si gonfiò d'orgoglio. Annie le aveva sempre detto che aveva un dono con i cavalli, ma non aveva mai avuto l'opportunità di testare fino a dove potesse arrivare.
"Brava, ragazza. Buona, buona, Rose." Bianca continuò a parlarle a bassa voce, cercando di rassicurare la cavalla, mentre le si avvicinava e provava ad accarezzarla lievemente. Era straziante vedere lo stato in cui si trovava, il terrore che le leggeva dentro. Le sue orecchie tremavano costantemente, poteva vedere il bianco degli occhi sbarrati e il tremito che scuoteva il suo corpo. Si sentì invadere da un’ondata di rabbia, quando si rese conto degli incredibili abusi che aveva subìto l’animale. Quel giorno, invece di tornare a casa durante le ore di pausa e trascorrere del tempo prezioso con Annie, Bianca preferì rimanere nel recinto con la puledra, per farsi conoscere e guadagnarsi la sua fiducia, insomma per stringere un legame con lei. Quando si fece sera e dovette tornare al lavoro normale di stalla, la puledra accompagnò nervosamente Bianca fino all’uscita, camminandole al fianco per tutto il lungo corridoio.
Bianca rimase ancora lì per un po', sporgendosi oltre la mezza porta del recinto, a guardare la puledra che cercava di orientarsi. Alzò lo sguardo quando sentì dei passi avvicinarsi, e le si parò davanti un uomo alto e biondo che era l'immagine sputata di Clay. Sembrava di uno o due anni più giovane, ma era ovvio che fossero fratelli. Come Clay, aveva una barba ispida che gli appesantiva la mascella, i suoi capelli erano troppo lunghi e arruffati e avevano bisogno di un bel taglio, e i suoi occhi erano gentili. Ma, mentre le si avvicinava, sentì che di certo l’odore non era quello di Clay. Quell’uomo non si portava addosso quell'inebriante profumo di cavallo; odorava più di erba, grano, terra, cane e qualcos'altro, non sapeva bene cosa. Insomma, puzzava come un contadino.
"Cody." Disse lui, tendendole una mano sporca, e lei gliela strinse timidamente, la sua mano minuscola in quella enorme di lui. Era persino più massiccio di Clay e sembrava ancora più imponente, se possibile. Non lo conosceva nemmeno e già quell’uomo l’attraeva, con quella sua aria autoritaria. Lui indicò il cavallo. "Chi è questo?"
“Questa è Rose. È arrivata oggi. E’ stata sedata, ma una volta qui si è svegliata e ha cominciato a tirare calci." Bianca sorrise orgogliosa al ricordo. Le piacevano i cavalli esuberanti. Ma il suo sorriso svanì rapidamente quando si ricordò del motivo per cui la puledra era lì.
"È stata gravemente maltrattata."
Cody annuì e si spinse in avanti, raggiungendo la porta della stalla. Immediatamente, la puledra inchiodò le orecchie all'indietro e si precipitò verso di lui, i denti scoperti in una feroce dimostrazione di aggressività provocata dalla paura, e Cody fece frettolosamente un passo indietro, emettendo un basso fischio.
"È solo spaventata. - disse dolcemente Bianca – Tranquilla, ragazza." disse canticchiando al cavallo, che davanti a lei si fece docile e tremante, con le narici che si allargavano.
"È un po' nervosa?" chiese Cody.
Bianca scosse la testa. “No, è molto spaventata. Ha subito orribili abusi. " Voltandosi, lo guardò dall'alto in basso. "Non sai niente dei cavalli? Non vedi cos’ha passato?”
"No, infatti non ne capisco niente." Cody scosse la testa. "Mi occupo della fattoria. Qui gestiamo pecore e manzi e coltiviamo un po'di grano, oltre ad addestrare i cavalli. E’ papà che si occupa delle scuderie, mentre nostro zio è sempre stato un contadino. E’ così che è organizzata la nostra famiglia. Ma da quando è morto zio Max, sono io che mi occupo della terra. Non mi azzarderei per tutto l’oro del mondo a salire su una di queste bestie pazze, ma dammi una moto e vedrai che ti combino!"
"Oh." Bianca sorrise chiedendosi se il terzo fratello, Luke, fosse bello come i due che aveva già incontrato. E se anche lui era gentile ... Era passato un po'di tempo da quando un bell’uomo si era mostrato interessato a lei; di solito, quando scoprivano i suoi tic, perdevano la voglia di conoscerla.
"Papà se la vuole tenere, questa bestia?" Cody sembrava dubbioso.
Bianca annuì. "Per ora." Anche se sapeva che non era del tutto vero: Tom non aveva ancora rinunciato a sopprimere il cavallo. Almeno, per quanto ne sapeva.
Cody rimase lì ancora per qualche minuto, a guardare il cavallo, e a fissare lei, con la coda dell'occhio. Era ovvio che la stava studiando di nascosto, e Bianca si sentì invadere da un’ondata di nervosismo crescente, quando sentì l’urgenza di cedere il passo ai suoi tic. La pressione stava crescendo dentro di lei e quasi non riusciva più a controllarla.
A un tratto, cedette. Si voltò di spalle, in modo che lui non si accorgesse troppo delle smorfie che faceva, ma sapeva che se lui si fosse voltato a guardarla se ne sarebbe accorto. Si sarebbe mostrato ancora gentile con lei, se l’avesse vista?
"Tutto bene?" chiese l’uomo.
Lei annuì. "Sto bene."
"Ma...hai una faccia ..." La sua voce si spense, non riuscendo a spiegare a parole le orribili smorfie che vedeva sulla faccia di Bianca.
"Si chiama sindrome di Tourette. - scattò lei, sulla difensiva – Fattelo spiegare da Clay. O meglio ancora, cercalo su internet. Là troverai tutte le informazioni che vuoi.” Il suo tono di voce era amaro, mentre gli ringhiava quelle parole, ma non le importava. I fratelli Lewis l’avevano già maltrattata abbastanza, riguardo la sua Tourette.
Cody fece un passo indietro, visibilmente ferito a quell’aggressione verbale. "Beh, allora ti lascio in pace."
"Come vuoi." Il suo cuore si spezzò a quelle parole. Era stata respinta così tante volte ormai, ma ogni volta che si sentiva rifiutata non poteva fare a meno di soffrire. Avrebbe mai trovato un uomo che la accettasse per quello che era?
* * *
"Guarda questa!" La voce orgogliosa di Annie si colorò di eccitazione, mentre alzava la tutina celeste da neonato che aveva appena finito di lavorare a maglia.
Bianca sorrise, ma era troppo stanca per gioire con la sorella. Era più di una stanchezza fisica; si sentiva mentalmente svuotata. Vedere quella puledra ridotta in quello stato terribile era già stato abbastanza angosciante, e anche provare a conquistare la sua fiducia era stato faticoso. E, dopo tutto ciò, Tom non era ancora del tutto convinto a non sopprimerla. Si sentiva lacerata. Le lacrime le riempirono gli occhi mentre si sedeva accanto ad Annie e le raccontava tutto.
"Riuscirai a domarla, Bee; hai un dono, con i cavalli."
Bianca annuì. “Oggi ho fatto dei progressi. Spero solo che per Tom possa bastare.”
Annie si limitò a sorridere. "Lo spero anch'io."
* * *
Sebbene fosse completamente esausta, Bianca si agitò e si rivoltò tutta la notte. Non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine della puledra traumatizzata, non poteva non ricordare i suoi nutriti terrorizzati mentre prendeva a calci il rimorchio. Non poteva dimenticare il modo in cui gli uomini l'avevano cacciata nel recinto con quel grosso bastone. E non poteva non soffrire per Annie, che si stava letteralmente consumando. Moriva di più ogni giorno. Quanto tempo ancora le restava?
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