Kitabı oku: «Il Suo Lupo Imprigionato», sayfa 2
Capitolo terzo
Shadow
Avevo smesso di credere in qualsiasi religione organizzata la notte in cui Ryker ci aveva catturati. Niente paradiso, niente inferno, solo un purgatorio oscuro e vorace che andava avanti all'infinito. Fino a quella sera, quando gli agenti di polizia avevano fatto irruzione nel ring dei combattimenti, arrestando Ryker e la sua banda. E, cosa più importante, tre angeli erano venuti a portarci via dalla nostra prigione.
“Resta con questo”, disse uno degli angeli all'altro. “Ho dei tagliabulloni nella borsa. Spero che i collari non si siano conficcati nei loro colli.”
Per quanto sostenessimo di essere forti e fieri, ogni lupo guaiva e piangeva contento quando era il suo turno di essere liberato. L'angelo passò un momento con ciascuno di noi, accarezzandoci sulla testa e mormorando che era finita.
Ero il più lontano da lei, pertanto fui l'ultimo.
“Via questa brutta cosa di dosso.” Le sue parole sembravano una ninna nanna.
Non mi dimostrai più orgoglioso dei miei fratelli o dei miei nemici. La libertà era troppo bella. E quello era l'unico modo per ringraziarla. Passò le dita sulla mia sudicia e arruffata pelliccia. Era bellissima. I suoi capelli color miele erano tirati indietro, il suo viso senza trucco e i suoi abiti comuni e strappati. Lacrime non versate brillavano nei suoi occhi verdi e le sue guance, tonde come il resto delle sue curve, erano probabilmente altrettanto dolci. La sua boccuccia implorava di essere assaggiata. Odorava esattamente all'opposto della merda e della disperazione che di solito mi inondava le narici. Inalai vaniglia, cannella, mele e tutto ciò che c'era di buono in un essere umano. La mia bocca ebbe l’acquolina solo a pensarci.
Chiunque fosse così pieno di amore e compassione per un branco di animali distrutti e sudici come i Channing e persino i Lowes si era guadagnato la mia eterna lealtà. Qualunque cosa volesse, era sua.
“Andrà tutto bene”, sussurrò lei; e io mi strinsi contro la sua gamba. “Ti porto via da qui. Ora sei al sicuro. Ti darò del cibo e ti farò un bel bagno.”
Mancavano due settimane alla luna piena. Sarei stato più forte allora, ma non avevo modo di preparare quell'angelo alla nostra trasformazione. Era passato tanto tempo dall'ultima volta che qualcuno di noi era stato in forma umana; la cosa si faceva... interessante.
“Stai bene, amico?” chiesi ad Archer. Giaceva ancora al centro del ring con la gola bendata. I miei fratelli si unirono a noi, spingendolo dolcemente con il muso. Mentre gli altri due angeli portavano delle gabbie sul ring, sognai a occhi aperti come sarebbe stato tenere quella donna tra le mie braccia e ringraziarla adeguatamente per averci salvato la vita.
“Starò bene”, ansimò Archie, con gli occhi annebbiati.
“Non venite qui”, avvertii i fratelli Lowe mentre Major saliva sul ring. “Non ora.” Eravamo così prossimi a essere salvati che non avrei rovinato tutto facendoli a pezzi.
Tutti noi tornammo volontariamente in cattività. Gli angeli caricarono le nostre gabbie sul camion senza troppa fatica. Ci avevano ridotti male e avevamo vissuto per quel momento, ed eravamo troppo deboli per godercelo.
“Kiera, puoi guidare tu?” chiese il mio bellissimo angelo. Si sedette a terra con Archer, che si era a malapena mosso. Forza, amico, vivi. Ora siamo liberi. “Rimarrò dietro con questo. Non voglio lasciarlo solo.”
“Sì, certo”, rispose Kiera, assicurandosi che le funi fossero ben strette in modo che le gabbie non andassero a spasso sul retro del camion. Il mio angelo salì sul mezzo, cullando il corpo di mio fratello tra le sue braccia. Il suo sangue filtrava attraverso la coperta di fortuna in cui lo aveva avvolto. Si sistemò piano al centro delle gabbie, mettendo giù Archer al suo fianco.
Non aveva un buon odore. Merda!
“Ok, ragazzi”. Il mio angelo si guardò intorno e mi resi conto che si stava rivolgendo a noi e non alle sue colleghe. Sapeva cosa eravamo? Ero piuttosto sicuro che ci fossero solo cinque casse. Maledizione, non vedevo Shea da quando la polizia aveva interrotto la rissa. Gli era stata promessa la libertà e quel bastardo se l’era presa.
Avrei fatto esattamente la stessa cosa.
“Sono Trina, Kiera è alla guida e Lyssie tiene il fucile. Pensano che io sia pazza quando parlo con gli animali, ma so che mi capite.” Fece una pausa e indicò con il viso la cabina del camion. Se fossi stato un umano, avrei riso. “Siamo del rifugio per animali Forever Home. È lì che stiamo andando. Vi daremo del buon cibo caldo, meglio di quello che avete mangiato nella...”, la sua voce si strozzò e non finì. “Vi puliremo tutti per bene. Renderemo soffice il vostro pelo e benderemo quelle ferite. Vi daremo dei comodi letti dove dormire. Ci assicureremo che non soffriate più. Quando starete meglio, troveremo delle famiglie a cui affidarvi. Niente più lotte, niente più abusi. È tutto finito.”
Ci fece rimanere senza parole.
Non riuscivo a togliere gli occhi di dosso al bellissimo angelo di nome Trina. Accarezzò la testa di Archer, mormorandogli qualcosa. Lui chiuse gli occhi ed esalò l’ultimo respiro.
“Merda! No! No, no, no!”. Trina collassò sul corpo di Archer. Mi lanciai contro la parte anteriore della gabbia e ululai. I miei fratelli si unirono a me, ma nessuna protesta avrebbe cambiato le cose.
Non poteva essere vero. La sicurezza del mio fratellino era dipesa da me. L'avevo lasciato venire con noi la notte in cui fummo catturati perché pensavo che quell’esperienza l’avrebbe reso più forte. Avrei dovuto fare di tutto per impedirgli di combattere quella sera. Anche se ero in catene. L'avevo lasciato partecipare a una lotta che non avrebbe mai potuto vincere.
“Qual è il problema?” Lyssie scivolò nel retro del camion.
“L'abbiamo perso.” Trina cullava il corpo senza vita di Archer contro di sé.
Ed era stata colpa mia.
Guardai Major. “È meglio che Shea corra lontano, lontano da qui. Perché se lo prendo, gli mostrerò la stessa pietà che ha mostrato ad Archer.”
Capitolo quarto
Trina
Avevo già fallito con quei cani. Uno era scomparso e un altro era morto.
“Non puoi biasimarti per questo,Trina”, disse Kiera con calma. “Non abbiamo idea delle condizioni in cui si trovava quel cane prima di stasera.”
I cani rimasti ingurgitarono enormi ciotole di cibo umido. Dopo un paio di settimane sarei rimasta senza scorte e senza soldi, ma avrei trovato il modo per rimediare. L'avevo sempre fatto. La mia politica era di non parlare in modo negativo davanti agli animali. Alcune persone sostenevano che fossi pazza, pensando di potermi capire. Non avevo mai voluto che la gente perdesse le speranze con me quando stavo nelle peggiori condizioni. Medici e infermieri avevano detto cose negative sulla mia prognosi, pensando che fossi un vegetale. Anche in fondo al buco nero più profondo e oscuro in cui mi trovavo, potevo anche non essere in grado di uscirne, ma capivo. E non avrei mai fatto quell’errore con i miei animali. Qualsiasi creatura con occhi e un cuore che batteva poteva percepire delle cattive vibrazioni.
“Hai ragione.” Mi asciugai le guance con il dorso della mano. “Ma fa comunque male. Abbiamo salvato questi cani...Vorrei che fossimo arrivate prima, ma Randy ha detto che gli servivano le prove.”
“Ho appena ricevuto un messaggio dal Controllo Animali. Hanno detto che il bestiame di grossa taglia era in ottime condizioni. Li stanno ancora controllando. I polli non venivano trattati molto bene, troppi in ogni gabbia, ma pensano di poterli salvare.” Kiera posò il telefono. “Sei stata brava, T. Davvero brava.”
Non abbastanza.
“Li aiuteremo a piazzare gli animali quando saranno pronti per nuove sistemazioni.” Ero furiosa per le galline. Gli uccelli erano i miei preferiti e venivano sempre trattati nel modo peggiore. “Lys, come stanno andando con il cibo?”
“L’hanno finito”. Sbadigliò. Avevo detto alle ragazze che avremmo fatto le ore piccole, ma erano nuove al salvataggio di animali. Erano venute a lavorare al rifugio come parte della loro riabilitazione. Tutte avevamo affrontato delle situazioni difficili e ci eravamo rivolte alla stessa struttura, il CAST (Center of Anxiety and Stress Therapy), per i nostri attacchi di panico e disturbi da stress. Niente di quello che avevano tentato aveva funzionato per me ed ero entrata in una buia spirale senza apparente via d’uscita, fino a quando qualcuno mi aveva suggerito di offrirmi volontaria in un rifugio. Dopo che i medici avevano visto come gli animali mi davano pace, avevamo collaborato insieme per avviare un programma. C’era la speranza che gli animali potessero aiutare quelle donne a guarire come avevano fatto con me.
Ciò di cui nessuno si era mai reso conto era quanto fosse difficile mandare avanti un rifugio. Le condizioni in cui gli animali giungevano a noi, la mancanza di fondi, quelli che non trovavano casa... dopo un po’ anche i volontari più forti rimanevano sopraffatti. Molte persone erano passate per quel posto. Forever Home era un rifugio no kill, ma ciò significava anche che, se non avevo posto per gli animali, non potevo accettarli. Avevo incubi pensando a quelli che avevo rifiutato. Dovevo concentrarmi sul bene che facevamo a Forever Home. Se avessi indugiato sugli aspetti negativi che ne derivavano, tutti i miei progressi sarebbero potuti andare persi. Il rifugio mi aveva dato uno scopo. Quegli animali avevano bisogno di me e quindi dovevo risolvere i miei problemi.
Fino a quel momento, Kiera e Lyssie stavano reggendo. Speravo che quella sera fosse la più traumatica a cui avrebbero dovuto assistere, ma avevo imparato molto tempo prima a non essere mai certa di aver visto il peggio. Quella sera ero stata preoccupata per loro, ma avevano resistito, portando i cani fuori dal ring e nel rifugio. Sfortunatamente avevo abbastanza esperienza con i traumi da sapere che c'era un meccanismo di spegnimento. Istinto di sopravvivenza. E gli effetti negativi non sempre si mostravano subito.
“Pronte per lavarli?” chiesi. Le donne annuirono, rimboccandosi le maniche mentre mi seguivano nell'area comune. Quella sarebbe stata la vera prova, quando si sarebbero avvicinate ai cani e avrebbero visto cosa era realmente successo loro. Non c'era modo di sapere cosa avremmo trovato sotto il pelo arruffato.
Kiera aprì il tubo flessibile e Lyssie si inginocchiò, esortando i cani a farsi avanti mentre le vasche si riempivano di acqua calda. Potevamo lavarne solo due alla volta.
Mi inginocchiai accanto alla vasca, per aiutare il primo a entrare in acqua. Uno di loro saltellava, proteggendo una zampa zoppa. Avevano la testa bassa, ma erano fiduciosi e grati. Mi ero aspettata paura e forse aggressività. Non sapevamo per quanto tempo i combattimenti fossero stati la loro realtà. Volevano qualcosa di meglio. Avevo pensato che fossero degli husky, ma da vicino sembravano possibilmente incrociati con qualche tipo di pastore. Anche così denutriti, erano grossi. Due chiari leader erano già emersi dal gruppo. Più grandi e più fiduciosi degli altri, si erano mossi per primi, decidendo di potersi fidare di Lyssie. Gli altri si misero in fila dietro di loro.
Quello dagli occhi azzurri si era staccato dal branco e aveva puntato dritto verso di me, dandomi grossi baci bagnati. Riuscì a farmi ridere in una notte così terribile. Gli strofinai le orecchie, attenta a non essere troppo brusca. I suoi occhi seguivano ogni mia mossa. Anche se erano pieni di rispetto, mi tormentavano. Qualcosa in loro era troppo umano.
Il cane entrò nella vasca, tremando.
“Tranquillo. Ti farà sentire bene”, gli assicurai mentre aprivo il tubo. Quando l'acqua calda gli colpì il corpo, gemette. Lo insaponai delicatamente, evitando di applicare troppa pressione sulla sua pelle. La veterinaria non sarebbe potuta venire fino al mattino dopo e non volevo aggravare le sue ferite. Con un tocco morbido, pettinai i nodi della sua pelliccia. Per tutto il tempo in cui lo lavai, premette contro il mio corpo più che poteva. Nonostante tutto quello che gli era successo, era ancora in grado di fidarsi. Voleva il mio amore.
Sperai che Randy tenesse Ryker sul pavimento della sua cella di prigione con un piede sulle sue palle. Quell’individuo era un verme che doveva solo nascondersi sotto terra. Perché ero sorpresa che potesse fare qualcosa del genere?
Per questo amavo gli animali molto più delle persone. Il loro amore era incondizionato ed erano sempre disposti a dare un'altra possibilità.
Lyssie prese il mio posto così che io potessi controllare la pelle dei cani ora che avevamo lavato via la sporcizia. Avevano lacerazioni provocate dalle catene e segni di morsi. Nessun segno di infezione. Ora che il loro pelo era pulito, era cambiato dal marrone al grigio e al nero con striature bianche, più scure in alcuni punti. I cani dagli occhi marroni avevano un pelo rossastro. Tutti loro avevano uno sguardo che mi faceva venire i brividi. Avevano visto troppo.
Il primo cane si rifiutò di lasciare il mio fianco. Gli tolsi l'asciugamano e si appoggiò a me dopo aver scosso il suo mantello pulito. Non aveva paura, era territoriale.
“Deve essere stato piacevole, scommetto.” Gli picchiettai il naso e sapevo già che era quello che avrei portato a casa mia, adottandolo. Non puoi tenerli tutti, ricordai a me stessa. Devi trovargli una casa.
“Pensi che staranno bene per la notte? C'è qualcos'altro che possiamo fare?” chiese Kiera. Eravamo bagnate, sporche ed esauste. Avevamo ancora i nostri animali residenti di cui occuparci, la maggior parte dei quali si era svegliata con il nostro arrivo a tarda notte. Forse avrebbero dormito tutti fino a tardi, l’indomani.
“Andate a casa. Ci vediamo domani.”
Introducemmo i cani nelle loro gabbie. Ognuno aveva una coperta, del cibo e dell’acqua.
“Te ne stai andando?” chiese Lyssie.
“No. Posso dormire sul divano.” Il mio nuovo amico non voleva lasciare il mio fianco. Si rannicchiò sul tappeto davanti al divano, sistemandosi con un sospiro. Non abbassò subito la testa.
Voleva proteggermi.
“Anche tu devi andare a casa, Trina”. Kiera fece un ultimo tentativo per convincermi ad andarmene.
Mi chinai e accarezzai la testa del cane. “Sono a casa.”
***
Quella veterinaria mi odiava e non avevo idea del perché. Avevo un conto da pagare piuttosto alto, ma ciò non avrebbe dovuto fare differenza. Se avesse veramente amato gli animali, non si sarebbe lamentata tanto di dover aiutare quelli che più avevano bisogno di lei.
Era arrivata in ritardo, senza scusarsi, ma aveva trovato il tempo di fermarsi per un caffè.
“Ho sentito del combattimento tra cani di ieri sera.” Sospirò mentre apriva la sua borsa. “Tutti in città ne sanno fin troppo.”
“Il posto era pieno.” Rabbrividii al ricordo.
“Sono tutti in subbuglio. Si accusano e si denunciano a vicenda per esserci stati.”
“Bene. Non sarebbe potuto succedere a della gente migliore.” Aprii gli sportelli delle gabbie dei cani e feci loro cenno di uscire. “Non so come stiano dentro, ma penso che guariranno dalle ferite esterne. Un paio di buoni pasti non faranno male.” Il mio amico dagli occhi azzurri venne al mio fianco e gli grattai il pelo sul capo.
“Non si dimentichi che dipende da quelle persone per le donazioni.” Mi guardò mentre si sedeva al suolo per esaminare il primo cane. Avrei voluto darle una sberla. Ogni volta che veniva mi trattava come una pezza da piedi. Non capivo perché avesse scelto di fare la veterinaria. Aveva la stessa compassione di Ryker. “Lei non può pagare tutti con la buona volontà e le migliori intenzioni.”
“Di cosa si preoccupa di più, di questi cani o del suo conto in banca?” Avrei voluto che ci fosse qualcun altro da poter chiamare oltre a quella donna. Eravamo troppo lontani dalla città per convincere gli altri veterinari a fare visite a domicilio.
“Penso che la risposta sia ovvia.”
Sì, lo era. Non risposi, non volendola lí un secondo di più di quanto fosse necessario. Dammi la diagnosi, la ricetta e fai attenzione che la porta non ti sbatta contro il culo mentre esci.
Si tolse lo stetoscopio dalle orecchie. “Questi non sono cani. Sono lupi.”
Santo cielo.
Capitolo cinque
Shadow
Un rumore di vetri che si frantumavano nell'ingresso svegliò tutti nel rifugio.
“Cosa diavolo sta succedendo?” disse Major, gettandosi contro le sbarre della sua gabbia. Nonostante il baccano nel rifugio provocato dall’accaduto, l’opera di distruzione continuò. L'aggressore aveva un ritmo regolare, rompendo con la sua arma tutto ciò che si trovasse davanti. Il legno si spezzava e il metallo prendeva una botta.
“Sono gli scagnozzi di Ryker”, risposi. Non potevo vederli, ma non c'era dubbio: “Sento il loro odore.”
Il male aveva un fetore ben distinto, come un acido che mi bruciava le narici. Bloccati in quelle gabbie, non c'era niente che nessuno di noi potesse fare per fermarli.
Gli uomini di Ryker volevano solo dare un avvertimento. Quantomeno quella volta.
Anche dopo aver scoperto che eravamo lupi, Trina ci aveva tenuti. Aveva detto che non avrebbe potuto lasciarci liberi finché non fossimo stati abbastanza in forma da sopravvivere. Non c'era bersaglio maggiore a Sawtooth di un lupo malato.
“Fottuti codardi”, ringhiò Baron, il naso premuto contro la rete della sua gabbia. “Attaccare il rifugio quando è noi che vuole.”
“Trina lo ha fatto andare in prigione”, gli ricordai.
“Quando usciremo di qui, è ovvio che gliela faremo pagare a quel bastardo”, aggiunse Dallas. “Entrambi i nostri branchi sono stati colpiti. Dovremmo collaborare.”
Major mi guardò fisso. Non aveva mai esitato a sottolineare quanto mi ritenesse un debole. Avevamo stili diversi e il mio includeva consentire ai miei fratelli di essere una parte vitale della squadra. Ora tutto quello che Major aveva era X, che non aveva detto una parola durante l'attacco. Ma avrebbe portato a termine il lavoro, qualunque cosa gli fosse stata richiesta e non ci avrebbe mai ripensato.
“È una buona idea.” Non mi tirai indietro. “Operiamo in zone diverse e otterremo informazioni differenti. Nessuno si aspetterà mai che lavoriamo insieme.”
“Può esserci un solo leader.” La versione di Major di un sì.
“Lo so.” Strinsi gli occhi su di lui. “Vedremo chi di noi lo sarà, voglio dire.”
***
“Santo cielo!” Kiera, la prima a passare per quella che era stata la porta, lasciò cadere la sua tazza di caffè. “Che diavolo è successo qui?”
“Controlla gli animali!” Trina corse attraverso la stanza. “Assicurati che stiano tutti bene.”
Le nostre gabbie occupavano la stanza anteriore e il rifugio era pieno. Gli altri animali abbaiavano e gridavano per le donne, avvertendole dell'attacco.
“Perché qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere?” Lyssie rimase indietro. Qualcosa mi diceva che non era la prima volta che aveva a che fare con una violenza insensata. “È un rifugio per animali.”
“Abbiamo pestato i piedi a qualcuno.” Kiera emerse dalla stanza delle gabbie. “Tutti stanno bene da questa parte. Spaventati, ma nessuno è ferito.”
“Sì, anche qui stanno tutti bene.” Trina si fermò in mezzo alle nostre gabbie. “Ho avuto delle reazioni avverse in città dopo la lotta tra cani. Mi hanno detto di non sputare nel piatto dove mangio e altre cose carine.”
“Abbiamo avuto quella gomma a terra quando abbiamo lasciato il lavoro il giorno dopo il salvataggio”, aggiunse Lyssie, avvolgendo le braccia intorno alla vita. “Non gli avevo dato importanza, ma ora non mi sembra una coincidenza.”
“Devo chiamare Randy.” Trina sospirò mentre apriva le nostre gabbie. “Pensate a qualsiasi altra cosa insolita che avete visto da quella notte. Deve sapere tutto, nel caso ci fosse qualcosa dietro. Se qualcuno vi ha guardate di traverso, ditelo. Non è il momento di tacere. Ce la possiamo fare. Sarà difficile, ma nessuno ci intimidirà per aver fatto la cosa giusta per questi animali.”
Il fatto che stessimo mettendo le donne in pericolo trovandoci là mi dispiaceva tremendamente. Se fossi stato umano, avrei insistito perché si allontanassero da noi. Non avevano idea di cosa fosse capace Ryker. Era molto più pericoloso di quanto sembrasse.
Ma se fossi stato umano, avrei potuto proteggerle.
Le ragazze si fecero il mazzo per ripulire la stanza anteriore, cercando di riportare tutto alla normalità. Spazzarono via i vetri rotti, coprirono le finestre danneggiate e ripararono tutto quello che potevano. Nessuno venne ad aiutarle. La cosa non mi sorprese. Trina chiamò il dipartimento di polizia, ma le altre donne dissero a malapena una parola mentre lavoravano. Neanche quella fu una grande sorpresa.
Non conoscevo il rifugio prima di diventare uno dei suoi ospiti. Passavo meno tempo possibile a Granger Falls. Mi stavo prendendo a calci, sapendo che una bellezza come Trina era sempre stata lì. I lupi di Sawtooth non facevano mai coppia con femmine umane. Non avevamo problemi a farle divertire, ma quando la festa finiva, finivano anche i nostri contatti. Anche se avessi incontrato Trina prima di essere catturati, non sarebbe stata comunque più di un'avventura di una notte.
Sei mesi di prigionia erano stati sufficienti per far cambiare idea a questo lupo. Le lupe della nostra generazione erano state vendute al miglior offerente. Tenute in un tipo di prigionia completamente diverso, erano trattate come gioielli rari, strettamente controllate e messe in mostra da coloro che potevano permettersele. Era uno scherzo crudele, il modo in cui i branchi ostentavano le belle pupe di fronte a noi e ci prendevamo a calci in culo se ci provavamo con loro. Ridevano di noi. Non eravamo nulla di speciale, soprattutto quelli della classe operaia. Eravamo così tanti perché i nostri genitori continuavano a provare ad avere una femmina fino a quando non potevano più. La ricompensa valeva lo sforzo.
I lupi ricchi non avevano molto di cui preoccuparsi. Si erano abituati meglio al loro lato umano. Avevano soldi, donne e non dovevano fare le lotte della classe operaia. Avevano i mezzi materiali per sopravvivere, ma il resto di noi faceva affidamento sulla forza e sulla furbizia da strada. Potevano tenersi i loro soldi, non compravano la felicità. La libertà aveva un prezzo elevato, ma chiunque ne poteva godere.
Volevo una compagna.
Volevo continuare l’eredità del mio branco e non avrei permesso che quella fosse la fine di una fiera stirpe.
Dallas aveva avuto una buona idea quando aveva suggerito di collaborare con i Lowes. Non potevo seguire la leadership di Major e guardarmi allo specchio, e volevo Trina. Dovevo dimostrare di essere un alfa per averla. Non avevamo mai avuto un alfa senza una compagna, fino a quel momento.
E io avrei avuto lei.
“Starai sempre vicino a me, vero?” Trina mi stampò un bacio sulla testa quando tutto fu tornato alla normalità, per quello che poteva esserlo. Sembrava esausta. Odiavo il fatto che non potessimo fare niente per darle una mano. Quelle donne non erano per nulla impotenti, ma anche un piccolo aiuto contava.
Ancora una settimana prima della luna piena. Ancora una settimana prima di guadagnarmi il pane e prima che i miei baci potessero essere più di una lavata di lingua.
“Sei come la mia ombra”, aggiunse.
Non aveva idea che quello era effettivamente il mio nome. Mi premetti contro di lei. Presto avrei potuto avvolgerla tra le mie braccia e perdermi in quel profumo di torta di mele che mi faceva morire dalla voglia molto più di un dessert.
“Fottuto leccaculo. Tutti voi Channings, che cercate di fare i carini con le ragazze del rifugio”, ringhiò Major mordendomi il collo. Io abbaiai, facendolo cadere a terra rotolando. No, mio caro. Non mi avrebbe allontanato da Trina facendomi fare una figura di merda. C'erano cinque di noi e tre donne. Era abbastanza intelligente da fare i conti. E aveva trentacinque anni senza una compagna, altri numeri che non poteva ignorare se voleva essere considerato un leader. “Non vi darà nessun beneficio. Non siamo altro che guai per loro. E quando arriverà la mattina dopo la luna piena e troverà cinque uomini nudi nelle gabbie dei cani, non penserà più che siete così carini. Scapperà via urlando.”
“Voglio che si fidi di noi.” Ero muso contro muso con Major, il mio respiro rauco ma non proprio un ringhio. Ogni giorno diventavamo più forti e ogni giorno mi faceva incazzare un po’ di più. “In modo che, quando accadrà, non andrà fuori di testa. Adesso anche lei è un bersaglio per Ryker. Come alfa...”
“Che cazzo ne sai di essere un alfa?” Major mi dette una spinta.
Lo ignorai. “Come alfa, la proteggerò. L'abbiamo messa in questo casino, la tireremo fuori. Sta lottando per prendersi cura di noi. Nessuno la sta aiutando con donazioni, se ne stanno solo lavando le mani dei loro problemi. Io li risolverò.”
“Che nobile”, mi schernì Major. “Puoi pomiciare con la tua nuova ragazza umana mentre io faccio a pezzi Ryker. Così è come si risolvono i problemi.”
Mi tuffai al collo di Major. Non sapeva ascoltare la ragione, per lui tutto si risolveva con la violenza. Avrebbe ricevuto il messaggio.
“Ragazzi!” gridò Trina. Si precipitò verso di noi, mantenendo l’equilibrio tra un gattino in una mano e una bottiglia sotto il braccio. Si fermò tra me e Major, fissando quest’ultimo. “Basta! O vi rimetterò nelle vostre gabbie.”
“Non so come potremo farcela, Shadow.” Baron si intromise tra me e Major. Per tutta la settimana si era ingraziato Kiera, la volontaria dai capelli corti che sembrava un'atleta. Major lo morse, ma lui se lo scrollò di dosso. “Avremmo dovuto correre tutti via quella notte. Shea è stato intelligente. Perderà la testa quando ci trasformeremo.”
Forse avremmo dovuto. Eravamo passati da una prigione all'altra e lì non stavamo aiutando nessuno. Eppure nessuno stava cercando di scappare da Forever Home.
“Shea è scappato per quello che ha fatto ad Archer”, borbottò Dallas, leccandosi una zampa e fissando Major. Ma non lasciò il fianco di Lyssie. Dei miei fratelli rimasti, Dallas avrebbe serbato rancore molto più a lungo di Baron. Baron avrebbe fatto qualsiasi cosa per trovare una soluzione pacifica a quel casino.
“Un'altra cosa che dobbiamo sistemare quando siamo fuori di qui.” Mi scagliai contro Major ancora una volta. “Shea deve pagare per quello che ha fatto a mio fratello.”
“Ha fatto quello che doveva fare.” Major non si tirò indietro. “Avresti fatto la stessa cosa sul ring quella notte. L'hai detto tu stesso. E avevi intenzione di fare la stessa fottuta cosa con me. Volevi una taglia sulla tua testa? Perché ne abbiamo tutti una adesso, con Ryker su tutte le furie. Non c'è tempo per fare i bravi, Shadow.”
Mi voltai. Fanculo a lui. Unire i branchi non toglieva Shea dalla mia lista nera.
Ma Major aveva ragione su Trina. Non sapevamo come avrebbe reagito alla nostra metamorfosi. Chiunque trascorresse abbastanza tempo in Idaho conosceva le leggende sugli uomini lupo. Alcuni dei più anziani della cittadina dicevano che eravamo karma: ci prendevamo cura di problemi di cui loro non potevano. A meno che non fosse il branco dei Lowe, che ne creava di più. Ma nessuno degli abitanti ci aveva mai visti in azione.
Non mi sorprendeva che i Lowes non cercassero di legare con le donne del rifugio. Non era nel loro stile. Avevano un concetto diverso di libertà rispetto a me e ai miei fratelli.
Trina non ci trattava come animali selvatici. Aveva più rispetto per noi di alcuni lupi di Sawtooth, specialmente Ryker, le lupe e i loro compagni. Non venivamo mai tenuti in considerazione. Non mi lamentavo, ma era estenuante. Era un sollievo aver smesso di combattere, anche se solo fino alla luna piena. Sebbene parlasse con tutti i suoi ospiti - così Trina chiamava gli animali che stavano con lei a Forever Home - come se parlasse con degli amici, quello che diceva sembrava personale. Era convinta di ogni parola che diceva. Trina non diceva cazzate.
Se solo fosse stata una lupa. Ma poi non l'avrei mai avuta. In entrambi i casi, non potevo vincere. Prima della cattura, la cosa non mi preoccupava tanto. Ora capivo che il mio tempo aveva un limite.
Trina aveva salvato le nostre vite e avrei fatto qualsiasi cosa per lei. All'inizio era una questione di principio. Poi lei era diventata un sogno a occhi aperti. Un viso grazioso che mi faceva smettere di pensare all'orrore degli ultimi sei mesi. Altrimenti, ogni pensiero sarebbe andato alla vendetta. Senza Trina, sarei diventato assetato di sangue come Major.
Più restavamo lì, più i miei pensieri diventavano un'ossessione. Trina mi faceva desiderare di avere di più e rendermi conto di quanto mi mancasse una compagna. Durante la settimana in cui eravamo stati suoi ospiti, avevo colto le sue stranezze, come quando cantava stonata ascoltando l’emittente di musica country mentre puliva le gabbie, o quando fischiettava insieme agli uccellini mentre compilava le sue scartoffie. E quanto velocemente la sua felicità svaniva lasciando il posto a qualcosa di molto più oscuro, qualcosa di preoccupante. Tornava sempre dagli animali, contando su di noi per la forza quando non poteva farcela da sola.
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