Kitabı oku: «La Sua Omega Insolente»
La sua Omega Insolente
Indice
Trama
1. Dagger
2. Tavia
3. Dagger
4. Tavia
5. Dagger
6. Tavia
7. Dagger
8. Tavia
9. Dagger
10. Tavia
11. Dagger
12. Tavia
13. Dagger
14. Tavia
15. Dagger
16. Tavia
17. Dagger
18. Tavia
19. Dagger
Charolet
L’autore
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione delle autrici o sono usati in modo fittizio e non devono essere considerati come reali. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o a persone, in vita o defunte, è puramente casuale.
“His Defiant Omega” © 2019 P. Jameson and Kristen Strassel
Cover Design e modifiche successive © Sotia Lazu
“La sua Omega Insolente” Traduzione italiana © 2021 Chiara Vitali
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata o riprodotta elettronicamente o stampata senza autorizzazione scritta, fatta eccezione per brevi citazioni inserite nelle recensioni.
Pubblicato da Tektime www.traduzionelibri.it
Un’omega insolente costringerà questo soldato Alfa a infrangere tutte le sue regole.
Le Badlands sono nei guai. Qualcuno ha rapito gli omega e il Re Alfa ha incaricato uno dei suoi soldati più fidati di riportarli indietro.
Dagger è il mio più grande nemico. Un Alfa di cui non posso – non voglio – fidarmi. Insisto per unirmi alla missione, per tenerlo in riga. Ma nemmeno essere la sorella della Regina facilita il mio compito.
Lavorare con il mio nemico si rivela più difficile di quanto mi aspettassi. Ma quando Dagger apre il suo cuore e rivela un segreto che ha sempre voluto tenermi nascosto, il mio odio per lui si trasforma in un’emozione molto più pericolosa. Desiderio.
Ora non sono più sicura di chi sia il vero nemico, e se l’uomo che ho odiato per così tanto tempo sia davvero la chiave del mio futuro.
Uno
Dagger
Mi trovavo nel bel mezzo delle Badlands – di quello che ne restava – e osservavo le rovine davanti a me. L’accecante sole del deserto splendeva alto nel cielo, mettendo in evidenza le baracche demolite, i recinti carbonizzati, i beni devastati che gli abitanti avevano messo da parte per i giorni disperati. Con o senza il sole, non potevo evitare le persone smarrite che si aggiravano attorno a me.
Perse. Anche io sembravo perso, ai loro occhi?
Quella terra, che confinava a sud con Luxoria, ospitava gli omega, la classe più bassa di mutaforma tra il popolo dei Weren.
No. Non la più bassa. Non più.
Non da quando Re Adalai aveva preso un’omega come Regina, e aveva dichiarato finita la Divisione.
Niente più segregazione, niente più branco spaccato in due. Adesso eravamo un unico popolo. Alfa, beta e omega, tutti sullo stesso piano.
Avrei dovuto esserne felice, come tanti degli altri. Come Evander e Cassian. Nemmeno Solen si era messo a sputare nel piatto del Re, per come erano andate le cose. Oltretutto, in quei giorni c’era un’atmosfera più leggera in città, anche se gli omega si guardavano ancora intorno con occhi sbarrati.
Ma io non ero contento di ciò che stava capitando.
C’era un posto per tutto e per tutti. Il posto degli omega era nelle Badlands. Il mio era... era stato... al fianco del Re. Comandante del Confine Meridionale. Supervisore delle Badlands. Non più. Spogliato del mio titolo, ero solo un altro Alfa in lizza per un posto nel mondo. Non avevo niente e nessuno, a quel punto.
Tranne la mia missione.
Re Adalai mi aveva ordinato di ritrovare gli omega che erano stati rapiti dalle Badlands negli ultimi anni. Le denunce delle persone scomparse non erano giunte nuove alle mie orecchie, ma non le avevo mai prese sul serio. Le Badlands erano... beh, terre cattive, letteralmente. Aveva senso che alcuni mutaforma disperati tentassero di andarsene, in cerca di qualcosa di meglio. Non lo avrebbero trovato. Chiunque dotato di un po’ di buon senso sapeva che al di là del deserto c’era solo altro deserto.
Ed esseri umani. Umani che da noi volevano determinate cose. Volevano sfruttare le nostre capacità e fare esperimenti su di noi a loro vantaggio. Esseri umani che volevano la nostra tecnologia in modo da poter prosperare in ciò che rimaneva del nostro pianeta, dopo che i brillamenti solari e la Grande Tempesta di Polvere avevano mandato l’umanità nel caos.
Luxoria era un’oasi di cui tutti volevano un pezzo. Aveva senso che gli omega disperati che chiamavano casa le Badlands fossero andati alla ricerca di un altro posto come quello.
Adesso sapevo che non era così.
Gli omega venivano rapiti da anni, uno alla volta, da uomini che li trasformavano in armi viventi. Versioni contorte di loro stessi, bestie metà uomini e metà mutanti, che sbavavano acido e potevano tagliare a metà un lupo con i loro artigli.
Erano venuti per distruggere le Badlands e avevano fatto un ottimo lavoro. L’unica cosa buona della notte appena passata era che nessuno dei mutanti era tornato vivo dagli umani.
Ma il numero degli omega che mancavano all’appello era quasi a tre cifre. Il che significava che c’erano molti altri mutanti – o presto tali – nell’arsenale degli umani. Stava a me trovarli prima che andassero incontro a quel destino.
Ciò che stavo per intraprendere era in parte una punizione per il ruolo che avevo avuto nella distruzione delle Badlands, in parte una missione di salvataggio. L’Alfa che era in me si opponeva a prendersi anche solo un grammo di colpa, ma il Re e gli altri pensavano che avessi trascurato i miei doveri. Facile, da parte loro, visto che erano responsabili dei beta e degli altri Alfa. Era mio il compito di sorvegliare gli omega. I senza legge, i dimenticati. La spazzatura di cui nessuno si interessava. Difficile che qualcuno capisse la situazione in cui mi aveva messo il mio incarico.
Se me ne fosse importato troppo, la mia lealtà verso la corona sarebbe stata messa in dubbio.
Se me ne fosse importato troppo poco... beh, ecco com’era andata a finire.
L’equilibrio che avevo dovuto mantenere era stato impervio e impossibile, ma i miei veri sentimenti erano sempre stati da qualche parte a metà strada. A volte, mi relazionavo meglio con gli omega che con quelli della mia stessa classe. A volte odiavo gli Alfa tanto quanto facevano gli omega.
Odiavo me stesso.
Perché vivevo dall’altra parte dei cancelli, mentre le persone di cui dovevo occuparmi soffrivano, che se lo meritassero o no. Perché sapevo che i bambini morivano di fame mentre i Reali mangiavano a sazietà. Per non aver mai riferito queste cose al Re, che gliene importasse o meno.
Per aver guardato una femmina omega, desiderando che potesse essere mia.
Rimasi immobile quando la vidi in lontananza, sbattendo le palpebre due volte per assicurarmi che fosse davvero lei. Non era sporca come la prima volta che l’avevo vista al castello. E sebbene il suo vestito ora fosse modesto, non era logoro e strappato come prima. Portava i capelli scuri intrecciati dietro la testa, ma non erano più incrostati di fango.
Tavia era diversa ora che sua sorella era la Regina, ma le piaceva ancora fingere di essere una di quei disperati. Mi aveva fatto odiare ancora di più me stesso, e non ne era nemmeno consapevole. Se avessi avuto qualcosa da dire al riguardo, avrei taciuto.
Allontanando gli occhi da lei, mi concentrai sull’orizzonte.
Gli omega erano diventati il mio popolo senza volerlo. Ero io stesso la Divisione, metà devoto a loro e metà al mio Re. La barriera tra loro e la città. Era stato il mio segreto più oscuro e meglio custodito, e sarebbe rimasto tale fino al giorno in cui fossi morto.
Chi cazzo ero io, adesso? Qual era il mio posto in quel nuovo branco unificato per il quale Re Adalai lottava?
Nessuno dei sentimenti che gli omega suscitavano in me contava più della mia posizione. Il posto che mi spettava.
Ora dovevo riguadagnarmelo.
Sarei partito all’alba. Avrei trovato tutti gli omega spariti sotto la mia supervisione e li avrei riportati a casa. E, già che c’ero, avrei ritrovato me stesso. Non sarei mai più stato combattuto tra l’onore e il dovere.
Mai più.
Due
Tavia
«Parto per una missione di salvataggio» annunciai. Quelle parole rimasero sospese tra me e mia sorella come una ragnatela, e nessuna delle due allungò una mano per strapparla via.
Diventare la prima Regina omega in una generazione non si avvicinava nemmeno lontanamente alla cosa più spericolata che mia sorella Zelene avesse mai fatto. Tenere il suo culo fuori dai guai, per me, era stato un lavoro part-time, e non avevo mai osato confessarle che era quello il motivo per cui ero stata licenziata dal mio lavoro al castello. Dal primo, in ogni caso. A quel tempo, mi era sembrata la fine del mondo. Avevo pensato che fosse un segreto che mi sarei portata nella tomba. Se non ero stata abbastanza brava per lavorare al servizio dei Reali di Luxoria, avevo temuto che nessun altro mi avrebbe assunta. E non avevo potuto mettere a rischio anche il suo, di lavoro, perché saremmo morte di fame.
Ma, a volte, la scintilla che mia sorella aveva negli occhi ogni volta che combinava dei guai era l’unica luce nelle Badlands.
E in quel momento eravamo lì, nella suite privata del castello reale di Luxoria. No, non ci eravamo intrufolate in quella stanza lussuosa. Ci vivevamo. Beh, Zelene ci viveva, ora che si era accoppiata con Re Adalai.
Mia sorella era una Regina, una vera Regina. Mi ci sarebbe voluto un bel po’ di tempo per farmelo entrare in testa.
Ecco perché, nonostante le proteste di Zelene, ogni sera tornavo a casa nelle Badlands, dove gli omega erano stati condannati a una vita di stenti, così che il precedente sovrano, il padre di Adalai, potesse consumare la sua vendetta. Come suo figlio, anche lui si era innamorato di un’omega, ma ciò non gli aveva impedito di farci finire in una tale miseria.
Per quel motivo non mi sarei mai fidata di Adalai o di nessun altro della sua corte. Assetati di sangue e spietati, ero convinta che avrebbero fatto di tutto per tutelare i propri interessi. Dopo venticinque anni nelle Badlands, avevo capito cosa fosse l’istinto di sopravvivenza più di quanto avrei mai voluto. La differenza tra gli Alfa e me? Io non avrei mai messo qualcun altro in pericolo pur di salvarmi.
Però ora stavo per essere imprudente per il bene superiore. Fissai mia sorella, sfidando la sua espressione scioccata. Era il mio turno di essere temeraria.
«In quanto tua Regina, posso proibirti di andare. Ti posso ordinare di rimanere nel castello.» Zelene si strinse un cuscino di velluto al petto. La sua gamba rotta la costringeva a rimanere in quella stanza. Aveva le stampelle, ma odiava mostrarsi debole. Tutte le persone che abitavano in città, e quelle fuori dai suoi confini, osservavano con attenzione la Regina omega. Il suo posto preferito era vicino alla finestra, dove poteva guardare il giardino. Oltre a esso, in lontananza, potevamo scorgere le Badlands. Qualcuno avrebbe potuto dire che si stava nascondendo, ma lei era la prima linea di difesa da un altro attacco.
«Mi proibiresti di tornare nelle Badlands? Ti sei dimenticata molto in fretta da dove vieni» la derisi. Zelene mi aveva giurato che non lo avrebbe mai fatto.
«Se avessi intenzione di restare lì, forse ti lascerei fare. Ma oltrepassarle? Andare dove vivono gli umani?» Scosse la testa. «Non è sicuro. Non lo è mai stato, ma soprattutto non adesso. I mutanti ti daranno la caccia, perché per gli umani sarebbe fantastico catturare la sorella della Regina.» Rabbrividì, e lo stesso brivido percorse la mia schiena. «Quindi sì, posso ordinarti di restare qui. E se tu ti rifiutassi...»
Non aveva niente.
«Quale punizione credi di inventarti che sia peggiore di quello che abbiamo già passato?» Guardai verso la porta, per assicurarmi che il Re non ci avesse fatto una visita a sorpresa. Lo faceva spesso, molto spesso. Probabilmente intrufolarsi nella stanza della sua nuova sposa avrebbe dovuto essere romantico, ma io non ne sapevo molto di quelle robe da piccioncini. A me sembrava che ci stesse controllando.
«Se vieni scoperta, nessuno sa cosa ti succederà.» Zelene rabbrividì, forse per la testa le passavano la miriade di cose che mi sarebbero potute capitare. Stavano sicuramente passando per la mia, di testa. «Gli umani trattano già gli omega come topi da laboratorio. Se riescono a metterti le mani addosso...»
«Non credo che Dagger tornerà indietro con gli omega ancora in vita. Farà un accordo con gli umani per ottenere ciò che vuole, non ciò che è meglio per le Badlands. Non ci ha mai trattato come avrebbe dovuto. Ecco perché vado con lui.»
Fino a quando Adalai non lo aveva privato del suo titolo, esentandolo dai suoi doveri, Dagger era stato incaricato di sorvegliare le Badlands. Ma non ci aveva mai tenuti al sicuro. Per cinque anni si era assicurato che le nostre vite fossero un inferno in terra. Dopo ciò che era successo, aveva promesso che avrebbe voltato pagina e fatto la cosa giusta. Ci avrei creduto quando lo avessi visto. Quando tutti gli omega mancanti fossero stati al sicuro.
«No che non ci vai.»
«Me lo proibite, Vostra Maestà?» chiesi con tono di sfida.
«Devi fidarti di Dagger» rispose Zelene, e non avevo idea di come riuscisse a mantenere una faccia seria pronunciando quella frase. Quell’uomo era nostro nemico tanto quanto gli umani che catturavano gli omega e li trasformavano in lupi mutanti.
Non avrei lasciato che il peso della corona cambiasse mia sorella. Avrei fatto tutto il necessario per mantenerla fedele alle sue origini.
«Tu non credi che Dagger mi terrà al sicuro.»
Strinse le labbra e, per la prima volta da quando la corona era stata posta in cima alla sua testa, sembrò vulnerabile. Non debole. Nessun omega era debole. Soprattutto non la nostra Regina. Ma ogni tanto i nostri muri crollavano. Era impossibile tenerli sempre in piedi.
«No, non mi fido di lui» mi rispose. «Penso che farà tutto ciò che Adalai gli chiede per riavere il suo titolo, ma la cosa finisce lì. Ti vedrà come un problema, Tavia. E, ancora di più, come una rappresentazione di tutti i suoi fallimenti. Dagger non è riuscito a imporre la sua volontà sulle Badlands, soprattutto non su di noi. Per quanto ci abbia provato, non è riuscito a sottometterci. Si aspetterà che tu combatta da sola.»
«Ho combattuto per la mia vita ogni dannato giorno.» Da quando gli omega erano stati esiliati da Luxoria. Se Dagger pensava che mi sarei arresa facilmente, che avrei smesso di lottare solo perché mia sorella dormiva nel letto del Re, avrebbe dovuto ricredersi. «Sono pronta.»
Il sole iniziava a scivolare dietro le montagne. Per il mio cervello di omega significava che era ora di tornare nelle Badlands, perché, fino a poco tempo fa, era stato un reato farsi trovare entro i confini di Luxoria di sera, e le guardie avevano avuto carta bianca per risolvere quel problema come meglio avevano ritenuto opportuno. Alle nuove regole – o alla loro mancanza – era difficile abituarsi.
«Rielle arriverà presto. Chiedile cosa pensa del mio piano.» La nostra compagna di stanza lavorava negli alloggi privati del castello. Dalla notte in cui Zelene aveva fatto irruzione alla festa, la nostra vita era diventata un trambusto e non avevamo avuto molto tempo per parlare o per elaborare un piano. Ma forse gli Alfa avrebbero parlato delle loro strategie militari mentre lei si occupava delle faccende, pensando che non fosse abbastanza intelligente da capire cosa stavano pianificando.
Grosso errore.
«Sono sicura che ne sarà spaventata tanto quanto me. Ti farò sapere se le vengono in mente delle idee migliori» mi rispose Zelene sorridendo.
«Non è quello che voglio dire.» La baciai su una guancia prima di lasciarla per la notte. «Insisti perché ti dia delle informazioni. Sicuramente Dagger non mi dirà tutto, e io mi rifiuto di farmi cogliere impreparata.»
Gli occhi azzurri di Zelene erano enormi e sbarrati. «Per favore, ripensaci. Agli omega sei più d’aiuto da viva che da morta.»
Le parole d’addio di mia sorella mi perseguitarono mentre mi avventuravo per le strade di Luxoria. Lungo la via di casa non mi ero mai fermata in nessuno dei negozi, prima di quel momento, né mi ero mai concessa di indugiare davanti alle vetrine. Fino a poco tempo prima, a noi omega era vietato entrare nelle attività commerciali, a meno che non fossimo lì per fare affari per conto di un Alfa o un beta. Il divieto era stato revocato, ma io avrei speso i pochi soldi che avevo nei negozi delle Badlands.
Zelene temeva che Luxoria non fosse pronta ad accogliere un popolo unito, ma non aveva considerato i bisogni della sua gente. Noi non volevamo essere considerati al pari degli Alfa. Volevamo essere riconosciuti per quello che eravamo, ma senza essere ricoperti di vergogna e miseria.
Non c’erano più guardie a presidiare i cancelli. Adalai aveva detto che ci sarebbe stata una cerimonia per demolire i muri che separavano gli omega da Luxoria.
Forse mi stavo comportando da sciocca, insistendo per continuare a combattere. Mi guardavo le spalle da anni, assicurandomi che i miei amici rimanessero al sicuro, ma scendere in battaglia non era la stessa cosa. Dagger, che mi fidassi o meno di lui, era un soldato addestrato. Non mi aveva presa sul serio prima che mia sorella diventasse Regina, quando seguivo il vuoto protocollo che ci era stato imposto e andavo da lui con i problemi del villaggio. Mi diceva che ne era al corrente e mi congedava. Mi guardava a malapena.
Questa missione non sarebbe stata altro che un esercizio di frustrazione. E probabilmente quell’uomo non avrebbe perso il sonno se fossi stata catturata. Per lui ero una spina nel fianco da troppo tempo.
«Lady Tavia!» mi chiamò una voce familiare, seguita da passi pesanti nella polvere. Mi voltai e vidi Maryellen, un’amica di mia madre, una donna che aveva combattuto con lei nella vecchia guerra.
«Sono solo Tavia, Maryellen.» Notai che stava piangendo. «Cosa c’è che non va?»
«Jacoby.» Suo figlio. «È sparito.»
Oh merda. Era stato in prima linea nella battaglia per la giustizia omega, una delle guerre combattute dopo la Divisione. Avevamo lavorato insieme molte volte, a tarda notte, nell’ombra, sussurrando in modo che le guardie non ci sentissero.
Non potevo farle sapere quanto fossi spaventata per lui. «Quando è successo?»
«Non è rientrato a casa dopo la celebrazione del matrimonio.» Si coprì la bocca per soffocare un singhiozzo, e io le posai una mano sulla spalla. «Ho cercato di inviare un messaggio a una di voi ragazze, ma dopo la fine della Divisione tutto è stato un caos tremendo. Non ci sono guardie. Niente regole. Non pensavo che le cose potessero peggiorare, ma è così.»
Se gli umani avessero capito cosa stavamo facendo, se avessero intuito i sogni di rivoluzione che non avevano nulla a che fare con il Re o la sua corte, si sarebbero assicurati di stroncarli sul nascere.
«Farò tutto il possibile per riportarlo a casa.» L’abbracciai velocemente, ma non avevo il tempo di restare e confortarla.
Dovevo lavorare con Dagger. Per quanto sperassi che Rielle ci rivelasse i segreti dei Reali, dovevo far sapere a lui i nostri.
Non c’era modo di vincere questa guerra se io e lui non fossimo rimasti uniti.
Tre
Dagger
Caricai un altro contenitore di provviste nella piccola stiva dell’Humvee elettrico. Volevo partire all’alba e il cielo si stava già schiarendo. Re Adalai aveva insistito che portassi con me un gruppo di uomini, e gli avevo fornito un elenco di alcuni dei più bravi nell’attività di spionaggio. Senza dubbio avrebbe mandato in missione i migliori, dato che era così importante per la sua Regina, ma se non lo avesse fatto... beh, non avrebbe avuto importanza. Avrei trovato una cazzo di soluzione.
Tornando all’armeria, caricai fucili e munizioni. Ero già armato fino ai denti, come un qualsiasi altro giorno, ma non faceva mai male avere qualcosa in più. Soprattutto visto che avrei potuto scontrarmi con bestie che erano sessanta centimetri più alte di me.
Tornando al veicolo, i primi accenni di sole iniziarono a fare capolino dalle mura della città, e i rumori del risveglio di Luxoria trasformarono i suoni della mattina tranquilla in un sordo ronzio. Gli uomini si stavano radunando vicino al castello per prepararsi al nostro viaggio. Era un piccolo esercito, per lo più composto da beta, che riuscivano a entrare facilmente in posti in cui noi Alfa non eravamo i benvenuti.
Mi avvicinai al gruppo, sorpreso di trovare Cassian tra gli uomini. Era il Sovrintendente dei Confini Occidentali. Aveva un esercito tutto suo da comandare. Perché Adalai lo avrebbe dovuto mandare con me?
Cassian incrociò il mio sguardo mentre caricavo le armi sull’Humvee. Si avvicinò, più cupo del normale.
«Il Re ti ha mandato a tenermi d’occhio?»
Lucidò una mela sui suoi pantaloni di pelle, e lo scricchiolio del morso che le diede risuonò nella calma mattutina. «Qualcosa del genere.»
Feci un sorrisetto. «Chi l’avrebbe mai detto. I potenti cadono molto in basso quando una femmina li tiene per le palle.»
Cassian inarcò un sopracciglio. «Non credo che lo tenga per le palle. Il Re è accoppiato. Legato. Un vero legame come qui non se ne vedeva da molto tempo. Penso che la Regina Zelene abbia conquistato il suo cuore.»
«Il suo cuore.»
«Sì. Quella cosa che ti batte nel petto. Boom, boom. Boom, boom.»
Mi accigliai. «Ho presente, grazie.»
Cassian si raddrizzò, fissando oltre la mia spalla, e io mi voltai per vedere cosa aveva attirato la sua attenzione. Due omega si stavano dirigendo verso di noi. Le riconobbi entrambe. Charolet, che ora era una delle dame della Regina, e l’unica omega che sicuramente non mi aspettavo di vedere di nuovo prima di partire.
Tavia.
Nessuna delle due indossava un abbigliamento adatto al castello. Invece indossavano... indumenti militari?
Il mio lupo interiore sobbalzò in segno di avvertimento quando le due omega si fermarono accanto al veicolo. Non riuscivo a staccare gli occhi da Tavia e dal bagliore che sembrava permanentemente inciso sul suo volto.
«Cosa ci fate qui?» chiesi.
«Siamo qui per prendere servizio, Signore.» Il tono di Tavia fu tutt’altro che rispettoso, ma non fu quello a darmi più fastidio.
«Il vostro posto è al castello» dissi, allontanandomi per finire di caricare.
Lei mi seguì. Come l’altra omega. E Cassian.
«Non questa volta» ribatté Tavia. «Verremo con voi a dare la caccia agli umani.»
Il mio sguardo si fissò nel suo. «Devi passare sul mio cadavere prima di farlo.»
Inclinò la testa di lato. «Passare sul tuo cadavere. Sì. Che bella espressione che hai utilizzato.» Schiarendosi la gola, fece un gesto verso la sua amica. «Conosci già Charolet, vero?» La femmina in questione annuì con decisione. Sembrava un soldato, anche se stava solo giocando a travestirsi. «Potresti averla già vista combattere in prima linea, ma dubito che conoscessi il suo nome.»
La frecciatina non mi sfuggì. Pensava che non mi importasse nulla delle persone che ero incaricato di sovrintendere. Che non sapessi nulla della loro lotta. Aveva torto, ma non glielo avrei detto. Perché tutto quello che pensavo di sapere su di loro non compensava il fatto che avevo reso la loro esistenza un inferno.
Scossi la testa e continuai a camminare. «Ho già il mio esercito, e non mi serve nessun altro. Siete entrambe congedate.»
Tavia rise di gusto. «Congedate? No, scusa, Lord Da… voglio dire Dagger. Re Adalai ha deciso che l’esercito dovesse essere formato anche da omega. Quindi eccoci qua. Io e Charolet.»
Il Re non mi aveva detto niente di tutto ciò.
«Non è necessario» mormorai.
Si avvicinò, come se volesse condividere un segreto con me. «Non hai più la facoltà di decidere cosa sia necessario o no. Verremo con te a dare la caccia agli umani e troveremo i membri scomparsi del nostro popolo.»
Guardai Cassian, che aveva smesso di mangiare la mela. Nascondeva la sua sorpresa meglio di me.
«Potrebbero essere utili» convenne. «Potrebbero saperne più di noi, sui mutanti. Li conoscevano da prima che gli umani riuscissero a prenderli.»
Tavia fece un cenno col mento verso Cassian. «Ascolta questo qua. È intelligente.»
Questo qua? mimò Cassian con la bocca, sbalordito. Prima dell’abolizione della Divisione, un omega sarebbe stato brutalmente punito per essersi rivolto a un Alfa in quel modo. Soprattutto a uno che apparteneva alla stirpe dei Reali.
«Tu invece sei un’insolente» ribattei. «Faresti bene a stare attenta a come ti rivolgi a un Alfa.»
Tavia strinse gli occhi azzurri, e il fatto che non indietreggiasse me lo fece venire duro. Merda. Non era così che doveva andare. Un Alfa chiedeva sottomissione, ma io ero eccitato dal suo atteggiamento di sfida.
«È una minaccia?» Si avvicinò finché i nostri petti quasi si toccarono, fissandomi come un piccolo pezzo di dinamite che avrebbe potuto esplodere da un momento all’altro.
L’animale in me voleva farla esplodere. Far sì che mi odiasse ancora di più.
«Non è una minaccia, peperina» ringhiai a bassa voce. «Un consiglio.»
«Oh. Bene. In tal caso, no grazie. Parlerò come voglio, ora che sono libera di farlo.»
Charolet sembrava divertita. Trovava che fosse divertente? Cosa aveva per la testa Adalai quando aveva mandato la sorella della Regina in questa missione? Soprattutto lei. Come potevo fare il mio lavoro quando lei era così determinata a sfidarmi?
«Il sole è sorto» intervenne Cassian, suonando scocciato quasi quanto me. «Dovremmo muoverci se vogliamo trovare un posto sicuro dove accamparci prima che faccia buio.»
Le labbra di Tavia si piegarono in un sorriso sarcastico. «Sì. Dovremmo andare. Non mi piace perdere tempo.» Mi sfiorò, oltrepassandomi, e il suo familiare profumo speziato mi avvolse mentre si avvicinava al veicolo e si arrampicava per trovarsi un posto sul sedile posteriore.
«Ciao, ragazzi» disse, salutando gli uomini sbalorditi e accigliati che erano stati scelti per la missione. Si lasciò cadere tra due enormi beta mentre Charolet la seguiva. E poi guardò nella nostra direzione, lanciandomi un sorrisetto di circostanza.
«Porca puttana» mormorai.
«Sì» concordò Cassian. «Porca puttana. Non sarei nemmeno qui se tu avessi fatto il tuo lavoro.»
«Il mio lavoro?» sbottai. «E qual era esattamente il mio lavoro?»
«Eri a capo delle Badlands.»
«E cosa pensi che significhi esattamente?»
Cassian mi fulminò. «Erano sotto la tua autorità. Se qualcosa non andava, laggiù, avresti dovuto segnalarlo.»
Annuii, guardando oltre le porte della città verso il deserto polveroso e fatiscente. «Segnalarlo. Avrebbe fatto qualche differenza, per qualcuno di voi, se fossi venuto al Consiglio e avessi detto che alcuni degli omega erano scomparsi?»
Cassian non rispose.
«Il Re avrebbe inviato delle squadre di ricerca? Avresti riunito l’esercito occidentale e lo avresti mandato in avanscoperta? Per gli omega? E che mi dici di Solen ed Evander? Nessuno dei due avrebbe alzato un fottuto dito per aiutarli.»
Ancora nessuna risposta.
Mi voltai di nuovo verso di lui. «Vedi, mi sembra che tutti voi stronzi vi stiate dimenticando che fino a quando il Re non si è accoppiato con Zelene, a nessuno importava nulla degli omega. E ora che la legge è cambiata, state tutti cercando qualcuno a cui dare la colpa. Questa è la parte di merda che nessuno di voi è pronto ad accettare. Tutti noi li abbiamo delusi. Tutti noi abbiamo fallito.» Salii dietro il volante e avviai il motore elettrico. Attesi che Cassian si sedesse accanto a me, quindi partii verso il deserto vuoto oltre le Badlands.
Lasciavo che tutti mi dessero la colpa. Era quello che facevo anch’io.
La verità era che avremmo pagato tutti per quello che avevamo fatto al nostro branco.