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Chi è Morgan Rice
Morgan Rice è autrice di tre serie bestseller: APPUNTI DI UN VAMPIRO, dedicata ai ragazzi, che comprende già undici libri; LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA, un thriller post-apocalittico, che comprende ad oggi due libri; L'ANELLO DELLO STREGONE, una storia epica fantasy, composta finora da tredici libri. Tutte e tre le serie vedranno presto la pubblicazione di nuovi libri.
Le opere di Morgan Rice sono disponibili in edizione cartacea e come audio-libri; le traduzioni fino ad oggi realizzate sono in tedesco, francese, italiano, spagnolo, portoghese, giapponese, cinese, svedese, olandese, turco, ungherese, ceco e slovacco (e molte altre lingue si aggiungeranno).
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Che cosa hanno detto di APPUNTI DI UN VAMPIRO
“La Rice eccelle nel farvi entrare nella storia sin dall'inizio, grazie alla sua grande capacità descrittiva, che trascende la mera descrizione dei luoghi….Ben scritto, ed estremamente veloce da leggere.”
–-Black Lagoon Reviews (su Tramutata)
“Una storia ideale per i giovani lettori. Morgan Rice ha svolto un ottimo lavoro nel dar vita a continui colpi di scena … Fresco ed unico. La serie ruota intorno ad una ragazza… una straordinaria ragazza! … Facile da leggere ma estremamente incalzante… Merita PG.”
–-The Romance Reviews (su Tramutata)
“Ha catturato la mia attenzione fin dall'inizio e non l'ha più lasciata andare…. La storia è una grandiosa avventura, dal ritmo incalzante, ed è ricca di azione sin dall'inizio. Non contiene una sola pagina noiosa.”
–-Paranormal Romance Guild {su Tramutata}
“Ricco di azione, amore, avventura e suspense. Mettete le mani su questo libro e ve ne innamorerete perdutamente.”
–-vampirebooksite.com (su Tramutata)
“Una grande trama: questo è proprio il libro che avrete difficoltà a mettere via la notte. Il finale mozzafiato è così spettacolare che vi farà venire immediatamente voglia di acquistare il libro successivo, per vedere che cosa accade.”
–-The Dallas Examiner {su Amata}
“E' un libro che può competere con TWILIGHT e VAMPIRE DIARIES, uno di quei libri che vi catturerà e vi farà leggere tutto in un fiato fino all'ultima pagina! Se siete tipi da avventura, amore e vampiri, questo è il libro che fa per voi!”
–-Vampirebooksite.com {su Tramutata}
“Morgan Rice si dimostra ancora una volta una narratrice di enorme talento ….Attrarrà un pubblico molto vasto, inclusi i fan più giovani del genere dei vampiri e del fantasy. La storia culmina in un finale mozzafiato che vi sbalordirà.”
–-The Romance Reviews {su Amata}
Libri di Morgan Rice
L'ANELLO DELLO STREGONE
UN'IMPRESA DA EROI (Libro #1)
LA MARCIA DEI RE(Libro #2)
DESTINO DI DRAGHI (Libro #3)
GRIDO D'ONORE (Libro #4)
VOTO DI GLORIA (Libro #5)
UN COMPITO DI VALORE (Libro #6)
RITO DI SPADE (Libro #7)
CONCESSIONE D'ARMI (Libro #8)
UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9)
UN MARE DI SCUDI (Libro #10)
UN REGNO D'ACCIAIO (Libro #11)
LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12)
LA LEGGE DELLE REGINE (Libro #13)
LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA
ARENA UNO: MERCANTI DI SCHIAVI ( Libro #1)
ARENA DUE ( Libro #2)
APPUNTI DI UN VAMPIRO
TRAMUTATA ( Libro #1)
AMATA ( Libro #2)
TRADITA ( Libro #3)
DESTINATA ( Libro #4)
DESIDERATA (Libro #5)
PROMESSA ( Libro #6)
SPOSA ( Libro #7)
TROVATA ( Libro #8)
RISORTA ( Libro #9)
CRAVED ( Libro #10)
FATED ( Libro #11)
Scaricate i libri di Morgan Rice ora!
Ascolta la serie APPUNTI DI UN VAMPIRO in formato audiolibro!
Copyright © 2012 di Morgan Rice
Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto previsto dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o mezzo, né inserito in un database o in un sistema di backup, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso.
La licenza di questo ebook è concessa soltanto ad uso personale. Questo ebook non potrà essere rivenduto o trasferito ad altre persone. Se desiderate condividere questo libro con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non è stato acquistato solo a vostro uso personale, allora restituite la copia ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questa autrice.
Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell'immaginazione dell'autrice o sono utilizzati a puro scopo d'intrattenimento. Qualsiasi somiglianza a persone reali, viventi o meno, è frutto di una pura coincidenza.
In copertina:
Modella: Jennifer Onvie. Fotografia: Adam Luke Studios, New York. Truccatrice: Ruthie Weems. Se desiderate contattare uno di questi artisti, scrivete a Morgan Rice.
FATTO:
Sebbene la data esatta della morte di Gesù resti ignota, è ampiamente diffusa la credenza secondo cui sia morto il 3 aprile del 33 d.C.
FATTO:
La sinagoga di Cafarnao (Israele), una delle più antiche al mondo, è uno dei pochi luoghi sopravvissuti in cui Gesù abbia insegnato. E' anche il luogo dove guarì un uomo “che aveva lo spirito di un diavolo impuro”.
FATTO:
L'attuale chiesa del Sacro Sepolcro a Gerusalemme, una delle chiese più sacre al mondo, fu costruita sul luogo in cui avvenne la crocifissione di Gesù, dove si presume sia avvenuta la sua resurrezione. Ma, prima della costruzione dell'edificio, per ben 300 anni dopo la crocifissione, paradossalmente, il luogo fu occupato da un tempio pagano.
FATTO:
Dopo l'Ultima Cena, Gesù fu tradito da Giuda, nell'antico giardino dei Getsemani.
FATTO:
Secondo ebrei e cristiani, ci sarà un'apocalisse, una fine dei giorni, durante la quale verrà un Messia e i morti risorgeranno. Secondo gli ebrei, quando arriverà il Messia, i primi a resuscitare saranno quelli che sono stati sepolti sul Monte degli Ulivi.
“Bacerò le tue labbra;
Per fortuna del veleno ancora le bagna,
Per una morte ristoratrice.
Oh felice pugnale!”
--William Shakespeare, Romeo e Giulietta
CAPITOLO UNO
Nazareth, Palestina
(Aprile, 33 d.C.)
La mente di Caitlin corse veloce, in presa a rapidi e spaventosi sogni. Vide la sua migliore amica Polly precipitare da una scogliera, mentre tentava di avvicinarsi a lei e di afferrarla, ma non riuscì a prenderle la mano. Vide suo fratello Sam correre via da lei, attraverso un immenso campo; provò a rincorrerlo, ma – per quanto corresse veloce – non riusciva proprio a raggiungerlo. Vide Kyle e Rynd uccidere i membri del suo covo davanti ai suoi occhi, farli a pezzi, con il sangue che le spruzzava addosso. Quel sangue mutò in un tramonto rosso sangue, che campeggiava sulla sua cerimonia nuziale con Caleb. Ma quel matrimonio era molto particolare: loro due erano i soli rimasti sulla terra e si trovavano in cima ad una scogliera, che si stagliava contro un cielo rosso sangue.
E poi vide sua figlia Scarlet, seduta in una piccola barca di legno, da sola nel bel mezzo del vasto oceano, navigare in acque turbolente. Scarlet custodiva le quattro chiavi di cui Caitlin aveva bisogno per trovare suo padre. Ma non appena lei guardò, Scarlet si allungò e le gettò in acqua.
“Scarlet!” Caitlin provò a urlare.
Ma in realtà non riuscì ad emettere alcun suono e, mentre continuava a guardare, Scarlet si allontanò ancora di più da lei, scomparendo tra le enormi nubi della tempesta che si prefigurava all'orizzonte.
“SCARLET!”
Caitlin Paine si svegliò urlando. Si tirò su, respirando affannosamente, e si guardò intorno, provando a comprendere dove si trovasse. Era buio lì dentro: l'unica fonte di luce proveniva da una piccola apertura a pochi metri di distanza. Le sembrò di essere in un tunnel. O forse in una grotta.
Caitlin sentì qualcosa di duro sotto di lei, e guardò in basso: si accorse di trovarsi distesa su un pavimento sporco, su piccole rocce. Lì faceva caldo ed era pieno di polvere. Ovunque si trovasse, non era affatto il clima scozzese. Faceva caldo e l'aria era secca – come se fosse in un deserto.
Caitlin si mise a sedere, massaggiandosi la testa e strizzando gli occhi nell'oscurità; provò a ricordare, a distinguere tra sogni e realtà. I suoi sogni erano così vividi, e la sua realtà era così surreale, che stava diventando incredibilmente difficile affermare la differenza.
Appena recuperò fiato, lentamente, mentre quelle tremende visioni si allontanavano nella sua mente, iniziò a capire che era tornata indietro nel tempo. Viva da qualche parte. In un nuovo luogo e in una nuova epoca. Percepì gli strati di polvere sulla pelle, tra i capelli, negli occhi, e sentì di aver bisogno di lavarsi. Faceva talmente caldo lì dentro, che era persino difficile respirare.
Caitlin sentì una protuberanza familiare nella sua tasca e vi infilò la mano, constatando con sollievo che anche stavolta il suo diario aveva viaggiato con lei. Si controllò immediatamente anche l'altra tasca, e sentì le quattro chiavi, poi allungò la mano verso il collo, e sentì la sua collana. Tutti questi oggetti l'avevano seguita nell'ennesimo viaggio nel tempo. Ne fu davvero sollevata.
Poi, ricordò. Caitlin si voltò di scatto,nel tentativo di vedere se anche Caleb e Scarlet fossero tornati indietro con lei.
Intravide una forma nell'oscurità, immobile, e in un primo momento le sembrò che potesse trattarsi di un animale. Ma, non appena gli occhi si adeguarono alla visione al buio, si rese conto che era una forma umana. Si alzò lentamente, con il corpo che le doleva, indolenzito per aver giaciuto sulle rocce, e cominciò ad avvicinarsi.
Camminò all'interno della cava, s'inginocchiò e spinse gentilmente la spalla della grande forma. Già sentiva di chi si trattava: non aveva bisogno che lui si voltasse, per verificare. Lei poteva sentirlo dall'interno della grotta. Era, seppe con sollievo, il suo unico e solo amore. Suo marito. Caleb.
Non appena lui si girò sulla schiena, lei pregò che fosse tornato indietro in buona salute. Che si ricordasse di lei.
Per favore, lei pensò. Per favore. Solo per l'ultima volta. Fa che Caleb sopravviva al viaggio.
Appena Caleb si voltò, lei si accorse con sollievo che i suoi lineamenti erano intatti. Non vide alcun segno di ferite. Guardando più attentamente, constatò con gioia che respirava: il suo petto si sollevava e si abbassava – e, poi, le palpebre iniziarono muoversi.
Caitlin si lasciò andare ad un enorme sospiro di sollievo, quando i suoi occhi si spalancarono.
“Caitlin?” chiese.
La ragazza scoppiò in lacrime. Il suo cuore divenne improvvisamente più leggero, mentre gli si avvicinava e lo abbracciava. Erano riusciti a viaggiare nel tempo insieme. Lui era vivo. Era tutto ciò di cui lei aveva bisogno. Non avrebbe potuto chiedere altro al mondo.
Lui rispose al suo abbraccio, e lei lo tenne stretto a lungo, sentendo i suoi forti muscoli. Era davvero felice. Lo amava più di quanto non fosse in grado di esprimere a parole. Avevano viaggiato così tante volte, ritrovandosi in tanti luoghi ed epoche diversi insieme ed affrontando innumerevoli prove insieme, con alti e bassi; avevano sofferto tanto e festeggiato altrettanto. Lei pensò a tutte le volte che l'uno aveva quasi perso l'altra, alla volta in cui lui non si ricordava di lei, quando era stato avvelenato… Gli ostacoli nel loro rapporto sembravano non avere mai fine.
E adesso, finalmente, ce l'avevano fatta. Erano di nuovo insieme, per l'ultimo viaggio indietro nel tempo. Ciò significava che sarebbero rimasti insieme per sempre? si chiese. Lo sperava, con ogni singola fibra del suo essere. Non ci sarebbero più stati viaggi indietro nel tempo. Stavolta, sarebbero rimasti insieme definitivamente.
Caleb sembrava più vecchio quando la guardò. Lei stette a guardare i suoi lucenti occhi castani e poté sentire che l'amore sgorgava in lui. Sapeva che lui stava pensando la stessa cosa.
Appena lei lo guardò negli occhi, tutti i ricordi le tornarono in mente. Ripensò al loro ultimo viaggio in Scozia. Tutto le passò per la mente, come un sogno orribile. All'inizio, tutto era così bello. Il castello, l'incontro con tutti i suoi amici. Il matrimonio. Mamma mia, il matrimonio. Era stata la cosa più bella che lei avesse mai potuto sperare. Guardò in basso, controllò il dito e vide l'anello. Era ancora lì. L'anello aveva viaggiato nel tempo con lei. Il simbolo del loro amore era sopravvissuto. Lei non riusciva a crederci. Era davvero sposata. E con lui. Lo prese come un segno: se l'anello era riuscito a tornare indietro nel tempo, attraverso tutto questo, se l'anello era sopravvissuto, allora anche il loro amore avrebbe potuto farlo.
Vedere l'anello al suo dito la rincuorò davvero. Caitlin si fermò a riflettere su com'era essere una donna sposata. Era diverso. Più solido, più permanente. Aveva sempre amato Caleb, e aveva sentito che lui la ricambiava. Aveva sempre sentito che la loro unione sarebbe stata eterna. Ma adesso che era ufficiale, si sentiva diversa. Sentiva che erano davvero una cosa sola.
Caitlin poi ripensò e ricordò che cos'era accaduto dopo il matrimonio: loro due avevano dovuto lasciare Scarlet, Sam e Polly. Avevano trovato Scarlet nel bel mezzo dell'oceano, avevano visto Aiden, appreso la terribile notizia. Polly, la sua migliore amica, era morta. Sam, il suo unico fratello, se n'era andato per sempre, abbracciando il lato oscuro. I suoi compagni di covo tutti sterminati. Era troppo per lei da sopportare. Non riusciva ad immaginare l'orrore, o una vita che non comportasse la presenza di Sam – o di Polly.
Improvvisamente, i suoi pensieri andarono a Scarlet. Fu colta dal panico, si staccò da Caleb, precipitandosi a cercare all'interno della cava, chiedendosi se anche la figlia fosse riuscita a tornare indietro nel tempo con loro.
Anche Caleb dovette avere lo stesso pensiero contemporaneamente, perché gli occhi gli si spalancarono.
“Dov'è Scarlet?” chiese, leggendole la mente, come sempre.
Caitlin si voltò e corse in ogni angolo della grotta, cercando tra le ombre nel buio nel tentativo di individuare qualsiasi traccia, forma o segno di Scarlet. Ma non ce n'erano. Lei cercò freneticamente, girando la cava in lungo e in largo con Caleb, esaminando ogni centimetro di essa.
Ma Scarlet non c'era. Semplicemente non c'era.
Il cuore di Caitlin sprofondò. Come poteva essere? Com'era possibile che lei e Caleb fossero tornati indietro nel tempo, a differenza di Scarlet? Come poteva il destino essere così crudele?
Caitlin si voltò e corse alla luce del sole, in direzione dell'uscita della grotta. Doveva uscire fuori, continuare a cercare un qualsiasi segno di Scarlet. Caleb corse accanto a lei ed i due si precipitarono fuori dalla grotta, alla luce del sole, e si arrestarono davanti all'ingresso.
Caitlin riuscì a fermarsi appena in tempo: una piccola piattaforma sporgeva appena fuori dalla caverna e poi la roccia scendeva a precipizio lungo un ripido fianco montuoso. Caleb si fermò accanto a lei. Erano lì, in cima e guardavano in basso. In qualche modo, Caitlin comprese, che si trovavano all'interno di una grotta, che si apriva in una montagna a decine e decine di metri di altezza. Non c'era modo per salire o per scendere. E se avessero fatto anche solo un altro passo, sarebbero precipitati nel vuoto.
Sotto di loro, si estendeva un'enorme valle, che si allungava fino all'orizzonte per quanto l'occhio riuscisse a vedere. Era un paesaggio rurale e deserto, coperto da superfici rocciose e da occasionali palme. A distanza, si scorgevano colline ondulate e, proprio alle loro pendici, c'era un villaggio, composto da case in pietra e strade sporche. Al sole, faceva ancora più caldo, era insopportabilmente luminoso e caldo. Caitlin stava cominciando a rendersi conto che erano in un luogo e clima diversi da quelli scozzesi. E, a giudicare da quanto apparisse rudimentale quel villaggio, erano anche in un'altra epoca.
Mescolati tra tutta la sporcizia, la sabbia e le rocce, c'erano segni di agricoltura e occasionali macchie di verde. Alcune di queste erano coperte di vigneti, che crescevano in file ordinate lungo i pendii ripidi, e tra esse c'erano degli alberi che Caitlin non riconobbe: piccoli e antichi alberi con rami intrecciati, e foglie d'argento che brillavano al sole.
“Ulivi,” Caleb disse, leggendole di nuovo la mente.
Ulivi? Caitlin si chiese. Dove ci troviamo?
Si voltò a guardare Caleb, sentendo che lui riconosceva il luogo e l'epoca. Vide i suoi occhi spalancarsi, e comprese di aver intuito bene – e che era sorpreso. L'uomo stette a guardare il panorama, come se fosse stato un amico perduto da molto tempo.
“Dove siamo?” lei chiese, quasi temendo di sapere.
Caleb scrutò la valle dinnanzi a loro, poi infine, si voltò e la guardò.
Dolcemente, disse: “Nazareth.”
Si fermò, assimilando tutto quello che lo circondava.
“A giudicare da quel villaggio, siamo nel primo secolo,” lui disse, voltandosi a guardarla con stupore, gli occhi erano pieni di eccitazione. “Forse ci troviamo all'epoca di Cristo.”
CAPITOLO DUE
Scarlet sentì una lingua leccarle il viso e, aprendo gli occhi, si trovò abbagliata da un sole accecate. La lingua non si fermava, e anche prima di guardare, comprese che si trattava di Ruth. Aguzzò la vista quel tanto da essere certa di avere intuito bene: Ruth iniziò ad abbassarsi, guaendo, mostrandosi ancora più eccitata mentre Scarlet apriva gli occhi.
Scarlet sentì una fitta di dolore, quando provò ad aprire di più gli occhi; colpita dal sole accecante, cominciò a lacrimare: la sensibilità era massima! Aveva anche un brutto mal di testa e si rese conto di trovarsi distesa sulla ghiaia del selciato di una strada, in una località a lei sconosciuta. Persone le passavano davanti di continuo e comprese così di trovarsi all'interno di una città davvero movimentata. Le persone correvano in ogni direzione, e lei poté sentire la confusione di una folla a mezzogiorno. Mentre Ruth continuava a guaire, lei se ne stette lì, provando a ricordare, nel tentativo di comprendere dove si trovasse. Ma proprio non ne aveva idea.
Prima che Scarlet potesse raccogliere le idee e ricostruire quello che le era successo, improvvisamente sentì un piede colpirla nel costato.
“Spostati!” giunse una voce profonda. “Non puoi dormire qui.”
Scarlet spostò lo sguardo e vide un sandalo romano proprio vicino al suo viso. Poi, risalendo, vide un soldato romano fermo sopra di lei, con indosso una tunica corta, stretta alla vita da una cintura, cui era allacciato un gladio, la spada corta delle Legioni. Indossava un piccolo elmo di ottone, con sopra delle piume.
Si abbassò e le diede un altro piccolo colpetto con il piede, facendole male allo stomaco.
“Hai sentito che cosa ho detto? Spostati da qui, altrimenti dovrò portarti in prigione.”
Scarlet voleva obbedire ma, quando tentò di aprire di più gli occhi, la luce del sole acuì talmente il dolore che lei ne fu disorientata. Provò a mettersi in piedi, ma era come se si muovesse al rallentatore.
Il soldato caricò il colpo, preparandosi a colpirla forte alle costole. Scarlet vide arrivare il calcio e si preparò al colpo, incapace di reagire abbastanza in fretta da evitarlo.
Poi sentì un ringhio e, alzando lo sguardo, vide Ruth con i peli drizzati sopra la schiena che puntava decisa al soldato. La lupa lo morse alla caviglia, fermando la gamba a mezz'aria ed affondando le sue zanne affilate, con tutta la forza di cui era capace.
Il soldato gridò, e le sue urla riempirono l'aria, mentre il sangue sgorgava dalla sua caviglia. Ruth non mollava la presa, scutendo il capo freneticamente, e l'espressione dell'uomo, così sprezzante soltanto un istante prima, ora era diventata di terrore.
Il soldato abbbassò la mano a cercare il fodero ed estrasse la spada. La sollevò in alto e si preparò a conficcarla nella schiena di Ruth.
Fu allora che Scarlet la sentì, una forza che permeava tutto il suo corpo, come se un altro potere, un'altra entità, fossero dentro di lei. Senza neppure rendersi conto di che cosa stesse facendo, improvvisamente, la bambina entrò in azione. Non riusciva a controllarsi, e non capiva che cosa accadesse.
Scarlet saltò in piedi, con il cuore che batteva forte per l'adrenalina, e riuscì ad afferrare il polso del soldato a mezz'aria, proprio quando lui stava abbassando la sua spada. Sentì la forza scorrere attraverso di lei, era un potere sconosciuto per lei, mentre gli teneva il braccio. Persino con tutta la sua forza, l'uomo non riuscì a sottrarsi.
Lei gli strinse il polso, e riuscì a farlo con tale forza da far sì che l'uomo la guardasse scioccato e fosse costretto a lasciar cadere la spada. Questa cadde sulla strada ghiaiosa emettendo un suono metallico.
“Va BENE, Ruth,” Scarlet disse dolcemente, e Ruth lasciò andare gradualmente la presa alla caviglia.
Scarlet restò lì, stringendo il polso del soldato, tenendolo nella sua stretta mortale.
“Ti prego, lasciami andare,” la implorò.
Scarlet sentì la forza scorrerle nelle vene, sentendo che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto fargli molto male. Ma non volle farlo. Voleva solo essere lasciata in pace.
Lentamente, Scarlet mollò la presa al polso e lo lasciò andare.
Il soldato, con la paura negli occhi, lo sguardo di chi aveva appena incontrato un demone, si voltò e corse via, senza nemmeno preoccuparsi di raccogliere la sua spada.
“Vieni Ruth,” Scarlet disse, pensando che sarebbe potuto tornare con altri soldati: comprese che non poteva restare lì.
Un istante dopo, le due corsero confondendosi nella fitta folla. Si precipitarono per dei vicoli stretti e tortuosi, finché Scarlet trovò un posto riparato al buio. Sapeva che i soldati non le avrebbero trovate lì, e decise di sostare per un minuto, in modo da organizzarsi e cercare di capire dove si trovassero. Ruth ansimava accanto a lei, mentre Scarlet tratteneva il fiato nella calura.
Scarlet era spaventata e stupita dai suoi stessi poteri. Sapeva che qualcosa era diverso, ma non comprendeva pienamente che cosa le stesse accadendo; non sapeva nemmeno dove fossero gli altri. Lì faceva così caldo, e si trovava in una città affollata che non riconosceva. Non assomigliava affatto alla Londra in cui era cresciuta. Guardò fuori e vide tutte le persone che passavano, indossando vesti, toghe, sandali, portando grandi cesti di fichi e datteri sulla testa e sulle spalle; alcuni indossavano un turbante. Vide degli antichi edifici di pietra, vicoli stretti e tortuosi, strade il cui selciato era costituito da ghiaia e si chiese in che posto mai si trovasse. Quella non era senz'altro la Scozia. Ogni cosa lì sembrava così primitiva, le sembrò di essere tornata indietro di migliaia di anni.
Scarlet guardò ovunque, sperando di trovare una traccia di sua madre e di suo padre. Scrutò ogni volto che passava, confidando, desiderando che uno di loro si fermasse e si voltasse verso di lei.
Ma non erano da nessuna parte. E, per ogni volto sconosciuto che vedeva passare, si sentiva sempre più sola.
Scarlet stava cominciando a cadere preda del panico. Non capiva come poteva essere tornata indietro nel tempo da sola. Come avevano potuto lasciarla in quel modo? Dove erano finiti? Erano tornati anche loro indietro? Tenevano abbastanza a lei da andare a cercarla?
Più a lungo Scarlet restava lì, guardando, aspettando, più diventava consapevole della situazione. Era sola. Completamente sola, in uno strano luogo e in una strana epoca. Anche se i suoi genitori erano tornati indietro nel tempo in quello stesso luogo ed in quella stessa epoca, non aveva idea di dove cercarli.
Scarlet guardò il suo polso, soffermandosi sull'antico braccialetto con il pendente a forma di croce, che le era stato donato prima di lasciare la Scozia. Mentre si trovavano nel cortile di quel castello, uno di quegli uomini anziani, con indosso delle vesti bianche, le si era avvicinato e glielo aveva messo al polso. Lo trovava grazioso, ma non sapeva che cosa fosse, o che cosa significasse. Sentiva che poteva trattarsi di una sorta di indizio, ma non sapeva quale.
Sentì Ruth strofinarsi contro la sua gamba, e s'inginocchiò, baciandole la testa ed abbracciandola. Ruth guaì nel suo orecchio, leccandola. Almeno aveva Ruth, che era per lei come una sorella: Scarlet era felice del fatto che fosse tornata indietro nel tempo con lei e le era grata per averla protetta da quell'uomo. Non c'era nessuno che lei amasse di più.
Appena Scarlet ripensò a quel soldato, al loro incontro, si rese conto che i suoi poteri dovevano essere cresciuti più di quanto avesse supposto. Non riusciva a comprendere come lei, una ragazzina, potesse averlo sopraffatto. In qualche modo, sentiva che stava cambiando, o era già cambiata, diventando qualcosa che non era mai stata. Ricordò la Scozia, quando la mamma glielo aveva spiegato. Ma ancora non era riuscita a comprendere bene.
Sperava che tutto sarebbe sparito semplicemente. Voleva soltanto essere normale, voleva che tutto fosse normale, per tornare a com'erano. Voleva solo la sua mamma e il suo papà; voleva chiudere gli occhi e tornare in Scozia, in quel castello, con Sam, Polly ed Aiden. Voleva tornare alla loro cerimonia nuziale; voleva che tutto fosse giusto al mondo.
Ma poi riaprì gli occhi ed era ancora lì, tutta sola con Ruth in quella strana città, in quell'epoca strana. Non conosceva proprio nessuno. Nessuno sembrava amichevole. E non aveva alcuna idea di dove andare.
Alla fine, Scarlet non resistette più a stare ferma lì. Doveva muoversi. Non poteva nascondersi ad attendere per sempre. Ovunque fossero i suoi genitori, pensò, erano lì da qualche parte. Iniziò a sentire il morso della fame; Ruth guaiva, certamente anche lei era affamata. Doveva essere coraggiosa, si disse. Doveva uscire là fuori e provare a trovare i suoi genitori – e intanto doveva fare in modo di procurare da mangiare per entrambe.
Scarlet entrò in un vicolo affollato, facendo attenzione ai soldati; ne vide alcuni gruppi in lontananza pattugliare le strade, ma non sembrava che stessero cercando lei in maniera specifica.
Scarlet e Ruth si fecero largo in mezzo alla massa di persone, sballottate a destra e sinistra mentre percorrevano quei vicoli tortuosi. Era così affollato lì, le persone andavano e venivano in ogni direzione. Passò davanti a mercanti con carretti di legno, che vendevano frutta e verdura, pagnotte di pane, bottiglie di olio d'oliva e vino. Erano posizionati vicini tra loro in quei vicoli stretti e gridavano per accaparrarsi i clienti. Ovunque i passanti mercanteggiavano con loro.
Come se la folla non fosse abbastanza, le strade erano anche invase da animali – cammelli, scimmie, pecore e ogni sorta di bestiame – guidati dai loro proprietari. In mezzo ad essi, correvano liberi galline, galli e cani. Puzzavano terribilmente, e rendevano il già rumoroso mercato persino più rumoroso, con i loro costanti ragliare, belare e abbaiare.
Scarlet poté sentire la fame di Ruth crescere alla sola vista di quegli animali, e s'inginocchiò e l'afferrò per il collo, tenendola indietro.
“No Ruth!” Scarlet disse fermamente.
Ruth obbedì con riluttanza. Scarlet si sentiva male, ma non voleva che Ruth uccidesse quegli animali, causando un'enorme confusione nella folla.
“Ti troverò del cibo, Ruth,” Scarlet disse. “Te lo prometto.”
Ruth guaì in segno di risposta, e anche Scarlet sentì il morso della fame.
Scarlet si affrettò a lasciarsi alle spalle quegli animali, portando Ruth verso altri vicoli, girando a destra e a sinistra, passando davanti a venditori e lungo altri vicoli. Sembrava che quel labirinto non finisse mai, e Scarlet riusciva a malapena a vedere il cielo.
Finalmente, Scarlet trovò un venditore con un'enorme fetta di carne arrostita. Ne sentiva l'odore persino da lontano: le penetrava ogni poro; guardò in basso e vide Ruth che lo guardava, leccandosi le labbra. Si fermò davanti ad essa, fissandola come ipnotizzata.
“Vuoi comprarne un pezzo?” il venditore, un grosso uomo con un grembiule ricoperto di sangue, chiese.
Scarlet ne desiderava un pezzo più di ogni altra cosa. Ma quando si mise le mani in tasca, si accorse di non avere alcuna moneta. Si toccò il braccio e sentì il suo braccialetto, e l'impulso di privarsene e venderlo all'uomo, per acquistare qualcosa da mangiare, fu fortissimo.
Ma s'impose di non farlo. Sentiva che era importante, perciò sfruttò tutta la forza di volontà di cui era capace per fermarsi.
Invece, lei scosse lentamente e tristemente la sua testa in segno di risposta. Afferrò Ruth e la condusse lontano dall'uomo. Poteva sentire la lupa guaire e protestare, ma non avevano altra scelta.
Proseguirono, e finalmente, il labirinto si aprì in una piazza aperta, luminosa e soleggiata. Scarlet fu stupita nel rivedere il cielo aperto. Venendo fuori da tutti quei vicoli, la piazza le parve la più grande che avesse mai visto, con migliaia di persone che camminavano al suo interno, in tutte le direzioni. Al centro si trovava una fontana di pietra, e a delimitare la piazza s'innalzava altissima un'immensa parete in pietra. Ogni pietra era molto spessa, dieci volte la sua dimensione. Appoggiate a quella parete c'erano centinaia di persone, che si lamentavano e pregavano. Scarlet non aveva idea del motivo, ma comprese di essere al centro della città ed avvertì che quello era un luogo molto sacro.
“Hei tu!” giunse una voce maligna.
Scarlet sentì i peli del collo sollevarsi, e si voltò lentamente.
Vide un gruppo composto da cinque ragazzi, seduti in cima ad una roccia, che la guardavano intensamente. Erano sudici dalla testa ai piedi, vestiti di stracci. Erano adolescenti, di forse 15 anni, e lei poté scorgere la grettezza sui loro volti. Comprese subito che non aspettavano altro se non creare guai, e che l'avevano appena scelta quale loro prossima vittima; del resto, sembrava naturale, dato che era da solo.
Tra di loro c'era un cane selvatico, enorme, che sembrava quasi rabbioso; ed era due volte la stazza di Ruth.
“Che cosa ci fai qui tutta sola?” il leader dei ragazzi chiese prendendosi gioco di lei, scatenando la risata degli altri quattro. Era muscoloso e dall'aspetto stupido, con labbra grandi e una cicatrice sulla fronte.