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Kitabı oku: «I Puritani di Scozia, vol. 2», sayfa 4

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Partiti appena, il maggiore Bellenden mandò un esploratore ad investigare le fazioni cui dava allora opera l'inimico; e quanto potè sapere si fu ch'ei sembrava propenso a passar la notte nel campo del quale erasi impadronito. I capi de' Puritani, come vedemmo, aveano spedito per vittovaglie a tutti i villaggi posti all'intorno; laonde accadea che gli abitatori d'un medesimo luogo ricevevano ordine a nome del re d'inviare vittuarie al castello di Tillietudlem, e ordine a nome dell'esercito presbiteriano d'inviarle a Loudon-Hill. Ogni inchiesta di tal natura veniva accompagnata da minacce contra chi non prestatavi a secondarla, perchè i riscotitori di sì fatte contribuzioni sapean troppo bene che a furia sol di minacce i contadini si sarebbero risoluti a staccarsi dalle loro sostanze; e i poveri sfortunati cui gli ordini contradittorj veniano intimati, trovavansi soprappiù nell'impaccio di non sapere a chi dover ubbidire3.

In uno di questi difficili bivj trovavasi Niel, l'ostiero suonatore di piva, del quale facemmo menzione nel principio di questa storia; il suo fertile ingegno gli suggerì modi a trarsi d'imbarazzo.

»Questa maladettissima età, ei ragionava fra se medesimo, farebbe divenir pazzo un Salomone di sapienza. Però qui bisogna prender qualche partito. – Vediamo, Jenny! Come stiamo di granaglie in casa nostra?»

»Quattro sacchi d'avena, padre mio, due d'orzo, due di ceci.»

»Ebbene, la mia ragazza! continuò Niel sospirando, dirai a Bauldy che porti l'orzo e i ceci a Loudon-Hill, perchè queste robe gioveranno meglio agli stomachi presbiteriani. Avverta sopra ogni cosa di dire, che è tutto quanto abbiamo nel nostro granaio. Non abbia paura di mentire, perchè questa bugia intende al ben della casa. Poi se gli rimanessero scrupoli, aspetti un momento, e vedrà sparire anche i quattro sacchi di avena ch'io medesimo accompagnerò a Tillietudlem. Vi stanno di guarnigione alcuni dragoni, e so che non mi vedranno mal volentieri.»

»Tutto ciò va bene, padre mio; ma e che cosa rimarrà da mangiare per noi, se ci priviamo di tutto il nostro?»

»Eh carina! Ti sei, lo vedo, dimenticata che abbiamo un sacco di farina di frumento; converrà risolverci a mangiarlo (disse Niel con tuono di rassegnazione). Non è poi un nudrimento tanto cattivo, e gl'Inglesi la preferiscono, benchè gli Scozzesi per le loro focacce trovino la farina di orzo più adatta.»

Intantochè il prudente Niel cercava a farsi amici da entrambe le parti, tutti quei de' dintorni correvano all'armi. I Reali non erano i più, perchè riduceansi a que' signori che faceano vita ne' propri castelli, e questi, anzichè pensare a collegarsi, ciascuno spartatamente dava opera a munir la sua rocca per provvedere all'istante in cui venisse assalita. Ciascun d'essi era già consapevole degli apparecchi che faceansi a Tillietudlem, e riguardava questa fortezza come ultimo rifugio ove ripararsi, quando fosse tornato vano ogn'altro resistere.

Tutti in vece i villaggi mandavano copiosi rinforzi all'esercito presbiteriano; perchè avendo i Reali fatta man bassa nel paese, inarcebiti erano gli animi de' contadini; e vedendo quindi con occhio di compiacenza la rotta sofferta dai loro persecutori, riguardavano nella vittoria della parte antireale una via che lor dischiudevasi per iscotere il giogo della militare tirannide. Quindi ad ogn'istante il campo di Loudon-Hill ingrossava di drappelli numerosi d'uomini deliberati a sostenere con tutti i propri sforzi una causa che aveano per unita a quella della civile e religiosa libertà.

CAPITOLO VI

 
»Ve' l'oste argiva! In breve i nostri solchi
»Tutti vedrem delle sue tende ingombri.
 
Troilo.

Alla radice d'un monte, distante circa un miglio dal campo di battaglia, era il casolare d'un pastore, misero abituro, ma pure il solo che potesse trovarsi ad una ragionevole distanza, e il più adatto che credessero potere scegliere i capi puritani per tenervi consiglio di guerra. Tal fu il luogo ove Morton da Burley fu condotto.

Nell'accostarvisi il giovine di Milnwood maravigliò non poco del tumulto e delle grida che gli feriron l'orecchio. Egli avea creduto che la calma e la gravità dovessero governare un consiglio ove stavano per discutersi affari rilevantissimi in un momento di rilevantissimo rischio; ma vi trovò in vece la discordia e la confusione, dal che trasse poco buon presagio dell'impresa cui accigneansi. Stava aperto l'ingresso della capanna e assediato da una folla d'uomini curiosi, i quali senza aver parte in quelle deliberazioni si giudicavano in diritto di ascoltarle. Laonde per rompere la calca e giugnere a quella assemblea insieme al compagno, Burley ebbe d'uopo d'adoperare minacce e violenze e preghiere, a malgrado della specie di primazia che ei godeva su quell'esercito. Se fosse stata tutt'altra men rilevante occasione, Morton avrebbe avuto argomento di ricrearsi in udendo i discorsi incoerenti e ridicoli che vi furon tenuti.

Questa casa oscura e cadente in rovine, veniva in parte rischiarata da un fuoco di verdi rami tagliati dalle vicine boscaglie, ma il fumo non trovando bastante uscita per la canna del cammino si era dilatato per tutta la stanza, e innalzandosi formava una cupola tenebrosa sul capo de' duci colà convenuti. Alcune candele attaccate con soccorso d'argilla a quelle pareti rassembravano a stelle scorte a traverso di fitto nebbione.

Alla luce di questo crepuscolo leggeasi sulle costoro fisonomie, come gli uni gonfi d'orgoglio pel riportato buon successo, credeano nulla omai impossibile alle loro armi, gli altri animati da feroce entusiasmo, sorridevano anticipatamente all'idea delle scene di distruzione che divisavano. Alcuni poi d'essi irresoluti ed inquieti avrebbero voluto non trovarsi avventurati in una causa che per sostenere non si sentivano forti a bastanza, e se duravano tuttavia, egli era per non osare di fare un passo in addietro. Presi tutt'insieme formavano un corpo composto di elementi discordi e mal atti a combinarsi fra loro. I più ardenti di questa congrega erano quelli che al pari di Burley aveano partecipato alla morte dell'arcivescovo di Sant'Andrea, e che sapendo imposta una taglia sulle proprie teste, in un soqquadro generale soltanto scorgevano l'ancora di lor salvezza; pur minori ad essi in fanatico zelo non erano que' predicatori puritani, i quali ricusando sottomettersi al governo voleano piuttosto condur la vita predicando per foreste e montagne ai loro settari che congregandoli nelle chiese sotto la protezione del re. Coloro di cui andava composta la classe de' moderati erano gentiluomini scontenti, fittaiuoli stanchi delle vessazioni derivate dal governo militare, e predicatori presbiteriani che aveano bensì prestato il loro atto di sommissione al governo, ma congiunti di cuore alla causa del Puritanismo, e venuti a mettersi sotto le sue bandiere non appena apparve loro un raggio che possibile ne presagiva il trionfo. Fra questi ultimi si trovava Pietro Poundtext, ministro approvato della parrocchia di Milnwood.

Deliberavasi in quel punto sulla composizione di un bando con cui far noti i motivi della sommossa. Macbriar, Kettledrumle, e molt'altri della loro tempera voleano che comprendesse ad un tempo la scomunica contra chiunque Presbiteriano aveva avuta la debolezza di usare atti di condiscendenza al governo, e di adattare al professato culto le restrizioni dallo stesso governo intimate. Poundtext e i partigiani di questo sostenevano acremente la legittimità delle loro opinioni, e citavano a propria difesa parecchi testi di Sacra Scrittura, contra i quali non mancavano di sfoggiare altre citazioni que' della parte contraria. Quindi il consiglio di guerra scorgeasi trasformato in arena di teologiche dispute, ed essendo eguale d'ambo i lati il vigor de' polmoni, ne nacque il baccano, che assordava Morton all'atto di entrare in mezzo a quell'assemblea.

Burley scandalezzato da cotale scena di discordia, pose in opera tutta la riputazione in cui vivea presso costoro per ridurli al silenzio, e soprattutto li fe' accorti degli inconvenienti che erano a temersi dalle lor dissensioni nel momento appunto in cui necessitava di più il collegarsi contra il comune inimico, e tanto orò da far cessar finalmente ogni discussione sull'articolo contrastato. Ma comunque Kettledrumle e Poundtext, ciascuno per parte sua corifeo del litigio, fossero stati costretti a tacere, non si stettero quindi dal lanciarsi scambievolmente occhiate di sdegno; simili a due cani che separati nel fervor della rissa, si ritirano rangolando ciascuno sotto la seggiola del suo padrone, e col dimenar delle code, e col movere delle orecchie e col girar degli occhi infiammati danno a divedere che aspettano solamente l'istante opportuno a saziar la mutua ira per iscaglirsi l'un sopra l'altro.

Profittò Burley di quell'istante di silenzio ottenuto per presentare al consesso il sig. Enrico Morton di Milnwood, e il dipinse com'uomo profondamente commosso dalle sciagure de' tempi, e pronto a sagrificar beni e vita in difesa d'una causa, alla quale il padre suo Silas Morton avea prestati servigi i più segnalati. Enrico venne accolto col massimo riguardo, e dal suo antico pastore, Pietro Poundtext che gli strinse amichevolmente la mano, e da tutti coloro che professavano massime di moderazione. Ma quei dell'altra fazione borbottarono fra denti i vocaboli di tiepidezza, indifferenza, tollerantismo, e alcuni si rammentavano l'un l'altro sommessamente, che Silas Morton nei suoi ultimi giorni avea riconosciuta l'autorità del tiranno, di Carlo Stuardo, e quindi schiusa la porta all'oppressione, sotto la quale allor gemeva la chiesa presbiteriana. Nondimeno, poichè l'interesse generale comandava un tal punto, che non si rifiutassero i servigi di chiunque porgea mano alla grand'opera, Morton venne accolto siccome un de' capi dell'esercito; se non coll'approvazione universale, almeno senza udirsi voce d'alcuno che si opponesse.

Allora Burley persuase ai diversi comandanti lo scompartire in compagnie tutti gli uomini di quell'esercito, il cui numero continuamente ingrossava. Neil'eseguirsi un tale ripartimento, tutti quelli della congregazione del moderato Poundtext, si schierarono, com'è naturale il crederlo, sotto il comando di Enrico Morton, nato fra essi; per la qual cosa ei si trovò capo della più bella e più numerosa compagnia di tutto l'esercito.

Ultimata questa bisogna, fu necessario passare all'altra di prescrivere l'andamento delle fazioni militari. Oh come palpitò il cuore di Morton in udendo porre per prima cosa il partito d'impadronirsi del castello di Tillietudlem, giudicato punto il più rilevante in quello stato di cose! Il ministro Poundtext più degli altri instava sull'urgenza di tale espediente, avendo del suo parere tutti gli abitanti di que' dintorni, i quali vedeano in questo castello il migliore rifugio delle truppe reali, che non avrebbero mancato di ardere le case, di perseguirne le famiglie, scostatosi appena l'esercito da cui in allora ricevean protezione.

»Opino (dicea Poundtext, chè i teologi di que' giorni non si stavano mai dal proferire il proprio parere sulle fazioni militari comunque ignorantissimi, soprattutto in tale argomento) opino che facciam nostra la fortezza di quella femmina, detta lady Bellenden. Costei discende da una empia schiatta, in ogni tempo avvezza a lordarsi le mani nel sangue de' veri figli della chiesa.»

»Egli è vero che la piazza è forte, così ragionava Burley. Ma quai modi ha di difesa? Due donne potranno tentar nemmeno di trattenerci?»

»In questa fortezza trovasi ancora, soggiugneva Poundtext, Iohn Gudyil cantiniere della vecchia signora, che si dà vanto di aver militato sin dalla prima fanciullezza e d'avere portate l'armi sotto Iames Graham di Montrose, quel figlio indegno di Belial.»

»Eh via! vergognatevi di parlarci d'un cantiniere» sì gli disse in tuon di rampogna Burley.

»Vi si trova parimente, continuò Poundtext, quel vecchio partigiano della monarchia, Miles Bellenden di Charnwood, che nelle passate guerre, ha sempre impugnate l'armi contra i nostri fratelli.»

»Oh quanto a Miles Bellenden, fratello di sir Artur, soggiunse Burley, questi è ben uomo, che se fa tanto di sguainare la spada, non è facile il fargliela rimettere nel fodero.»

»Vi dirò anzi, aggiugneva un altro arrivato in quell'istante, essere voce divulgata per tutto il paese, che dopo la sconfitta dei Reali furono introdotti nel castello e soldati e vittovaglie, indi ne è stata chiusa la porta.»

»Non sarà mai per mio avviso, disse allora Burley, che noi perderemo il tempo ad assediare un castello. Ne fa d'uopo correre innanzi, e trar partito de' vantaggi ottenuti per occupare Glascow. Non so immaginarmi che, o gli avanzi del reggimento da noi sconfitto o il reggimento medesimo di lord Ross, pensino neanco ad aspettarci colà di piè fermo.»

»Almeno, rispose Poundtext, potremmo spiegare il nostro stendardo dinanzi a Tillietudlem e fare un'intimazione al castello. So bene che vi sta dentro una schiatta di refrattari; ma chi sa? potrebbero anche arrendersi; ed in allora faremmo prigionieri gli uomini, e muniremmo di salvocondotto le donne perchè potessero trasferirsi a Edimburgo.»

»Chi ardisce parlare di pace e salvocondotti?» si udì allora una voce stridula e acuta che venia dal mezzo di quella folla.

»Tacete, fratello Abacucco, tacete» soggiugneva in tuono pressocchè supplichevole Macbriar.

»No che non tacerò, continuava la precedente voce. È egli momento di parlare di pace e di salvocondotti, quando la terra è scossa fino nelle sue viscere? quando i rigagnoli divengono fiumi di sangue? quando il coltello a due tagli è uscito del fodero?»

Così favellando questo nuovo oratore pervenne ad avanzarsi in mezzo al consesso, e offerse ai sorpresi occhi di Morton la vista d'un personaggio, il cui aspetto conformava affatto alla voce e ai discorsi che avea fatti udire. Coperto d'un abito, altra volta nero, che andava a brani, portava sovr'esso i frammenti d'un vecchio mantelletto qual l'usano i montanari Scozzesi; aggiustamento di vesti che non bastavano al certo a guarentir dal freddo chi le portava, e a fatica adempievano i riguardi voluti dalla modestia. Gli ondeggiava sul petto una lunga barba, bianca come la neve; e capelli della stessa bianchezza che non avevan mai conosciuto pettine gli cadeano disordinatamente e dinanzi e sopra le spalle. I lineamenti del volto dimagrato dai digiuni appena il lasciavano scernere per un uomo. Feroce erane il guardo; e i suoi occhi errabondi ed acuti ad un tempo davan segno d'una mente sconcertata. Brandiva una sciabola arrugginita e tinta di sangue. Le unghie di costui cogli artigli d'un'aquila avean somiglianza.

»In nome del cielo, chi è costui?» chiese sommessamente a Poundtext il giovane Morton, fatto stupido a tale aspetto come se avesse veduto un sacerdote cannibale, toltosi allora dal sagrificar vittime umane.

»Egli è Abacucco Mucklewrath, rispose parimente sotto voce il ministro Poundtext; uomo che ha sofferto assai nelle passate guerre, e che indi è stato lungo tempo in prigione: la mente sua era alienata da lui fin quando egli ne uscì, e temo veramente sia posseduto dallo spirito maligno. Nondimeno l'entusiasmo ch'ei dimostra gli ha fatti molti partigiani, nè vorrei…»

Ma la voce di Poundtext fu soperchiata da quella di Abacucco che ripetè in tuono da far tremare la soffitta di quella stanza: »Chi ardisce parlar di pace e salvocondotti? Chi di pietà verso le case de' malvagi? Non istà forse scritto: voi infrangerete contro le selci i capi de' lor fanciulli: precipitate dall'alto delle torri la madre e la figlia; si nudriscano i cani del loro sangue come di quello di Gezabelle?»4

»Com'ei parla giusto! sclamavano parecchie voci dietro di lui. In verità non sarebbe servire a dovere la buona causa il risparmiarne i nemici.»

»Ah! quest'è un abbominio, un'empietà che fa nausea, proruppe Morton che non potea più frenare la sua indignazione. E credete voi meritarvi la protezione del cielo ascoltando i consigli orribili dell'atrocità e della follìa?»

»Zitto là, giovine inesperto! zitto là! prese a dir Kettledrumle, tu censuri quello che non intendi. Spetta a te forse giudicare il vaso entro cui il cielo ha versate le sue inspirazioni?»

»Noi giudichiamo l'albero da' suoi frutti, rispose Poundtext, nè crediamo che una contravvenzione alle leggi divine possa essere figlia d'una inspirazione del cielo.»

Kettledrumle si apparecchiava a rispondergli, ma fece per lui la strillante voce di Abacucco che tutte le voci spegnea.

»Perchè vi ho parlato? Perchè mi son io tratto fra voi? Perchè ho veduto; perchè ho inteso. Che cosa ho veduto? L'angelo sterminatore che brandiva la spada fiammeggiante. Che cosa ho inteso? Una voce che gridava Ferite, ferite! che i vostri occhi sian chiusi! che le vostre mani non conoscan pietà! L'uomo, e il fanciullo, la giovinetta e la vecchia dai capelli grigi, tutti cadano percossi dal fendente della vostra sciabola, che i ruscelli si cambino in fiumi di sangue!»

»Così comanda Dio. Sclamarono molte voci. Non può dubitarsene; poichè sono sei giorni che l'uomo divino non ha nè mangiato nè parlato. Noi ubbidiremo alla inspirazione.»

Compreso d'orrore sopra quanto aveva inteso ed udito Morton, s'allontanò dal consesso, e uscì fuori di quel tugurio. Burley che non dipartiva gli occhi da lui, lo seguì; e afferratolo per un braccio: »Ove andate?» gli disse.

»Nol so – Di nulla mi cale. – Basta ch'io qui non rimanga più lungo tempo.»

»Giovane! ti stancasti sì presto? Mettesti appena la mano all'aratro, e divisi già abbandonarlo? È questo il tuo consacrarti alla causa che un giorno tuo padre ha difesa?»

»Non v'è causa giusta, rispose Morton, che potesse prosperare sotto sì fatti auspici. Vedo una parte che vuole ubbidire ai sogni d'un mentecatto sitibondo di sangue. Vedo tra i capi di questa banda un prete ignorante quanto orgoglioso. Ne vedo un altro…» e qui fermossi un istante.

»Continua, disse Burley, continua. Ti ascolterò senza scompigliarmi. Un altro, vuoi tu dire, che è un assassino, un Balfour di Burley. Ma tu, o giovine, non pensi a tutto: in questi giorni di vendetta non sono gli uomini amanti sol di se stessi, gli uomini che ragionano a mente fredda, coloro che sorgono ad eseguire i giudizi del cielo, a compiere la liberazione d'un popolo. Se ti fosse toccato il vedere gli eserciti d'Inghilterra sotto il parlamento del 1642, allorchè tutte le lor file ringorgavano di settari e di entusiasti più feroci degli anabatisti di Munster, ben avresti avuto altro argomento di maraviglia. Ma cotesti uomini erano invincibili, e le lor mani operarono prodigi per la libertà del proprio paese.»

»I lor consigli però si tenevano con saggezza, e a malgrado della violenza del loro zelo e della stravaganza delle loro opinioni, eseguivano gli ordini de' propri capi nè si trasportavano ad atti inutili di crudeltà. Venti volte l'ho udito dire a mio padre. I vostri conciliaboli in vece sono l'immagine vera del caos.»

»Abbi pazienza, Enrico Morton! Tu non devi abbandonare la causa della religione e della patria per un discorso stravagante, o per un'azione che sembra a te riprovevole. Ascoltami. Io già ho fatto comprendere ad alcuni de' nostri amici che abbiamo un consiglio soverchiamente numeroso; e sembran d'accordo nella massima di ridurlo a sei de' capi principali. Tu sarai un di questi; tu avrai in esso una voce; tu potrai favorire, quando il crederai convenevole, la parte dei moderati. Sei contento?»

»Il sarò senza dubbio, quand'io veda veramente la mia presenza essere utile a temperare gli orrori d'una civile discordia; nè abbandonerò la carica che accettai se non se allor quando io veda vincer partiti, contra i quali si ribelli la mia coscienza. No: non vedrò mai imperterrito la strage d'un inimico che domanda quartiere al cessare della battaglia: non consentirò mai ad un'esecuzione, cui non abbia preceduto un giudizio. Voi potete star certi che a provvisioni di tal natura io mi opporrò costantemente e con tutto il potere che mi attribuiste.»

»Sei giovine, o Morton, te lo ripeto, nè comprendi ancora che poche gocce di sangue son nulla, se giovano ad estinguere tutto un incendio. Ma non quindi ti prenda spavento. Avrai in tutti i casi voce al consiglio, e può darsi che ci troviamo sempre del medesimo avviso.»

Nè tai detti erano assai per rendere Morton tranquillo: pure non giudicò in quell'istante prudenza il tirar più a lungo un tale colloquio. Burley si tolse da lui, consigliandolo a prendere un po' di riposo, tanto più necessario per la probabilità che alla domane l'esercito si ponesse in cammino.

»Non andate a dormire anche voi?» Enrico gli chiese.

»No, rispose Burley: i miei occhi non si possono ancora chiudere al sonno. Egli è d'uopo che la scelta del nuovo consiglio venga fatta in questa notte medesima. Domani vi chiamerò per prendervi luogo alle deliberazioni.»

Partito Burley, Morton si fece ad esaminare il sito ove trovavasi, nè credè rinvenirne un più opportuno per trascorrervi quella notte. Coperto di musco erane il suolo, e una punta di roccia lo difendea dal vento di tramontana. Avviluppatosi nel mantello datogli fin sulle prime dell'arresto suo dal dragone, una stanchezza, figlia delle fatiche del corpo e dell'animo sofferte in quella giornata, lo vinse; talchè prima di aver tempo di meditare sullo stato deplorabile del suo paese e sul bivio dilicato in mezzo a cui trovavasi posto, fu preso dal sonno.

L'esercito puritano dormì a campo. In questo mezzo i principali duci ebbero con Burley un parlamento sullo stato de' comuni affari, e le sentinelle poste alla sicurezza di quell'accampamento si tennero deste a furia d'intonar cantici tutta la notte.

3.Non siam lontani dai tempi, in cui ogni parte dell'Europa, qual più, qual meno, è stata spettatrice di non dissimili avvenimenti. La natura è la medesima in tutte le età, e Walter Scott è il vero pittore della natura. – N. del T.
4.Tutti coloro che mossi, o da entusiasmo siccome i Puritani, o anche da fini più scaltri, vollero dare significato a loro modo alle Sacre Carte, confusero le minacce de' gastighi divini annunziati in tuon profetico da' suoi ministri con una sanzione di que' delitti che, sebbene compiessero tali minacce, acquistavano ben altro che merito a chi li commetteva. – N. del T.
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Litres'teki yayın tarihi:
30 eylül 2017
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