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Kitabı oku: «I Puritani di Scozia, vol. 3», sayfa 10

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CAPITOLO XV

 
»Cercò per dirle il doloroso vale
»Gli accenti invano, e fisso in lei lo sguardo
»Invan tenea. Di morte il gel ferale
»Gli fe' muta la lingua e 'l veder tardo.
»Sol dell'amata donna e in un fatale,
»Che in sen gl'infisse l'amoroso dardo,
»Ei può stringer la man, che alfin la trova,
»E fu del viver suo l'estrema prova.
 
D'un Anonimo.

L'infermità sopraggiunta ad Editta la obbligò al letto in tutto il restante di quella giornata, che l'apparizione istantanea di Morton le rendè si tempestosa; pure alla domane trovossi riavuta sì, che lord Evandale potè ritornare nei divisamenti di viaggio interrotti. Era mezzogiorno, allorquando lady Emilia entrò nell'appartamento di Editta, e dopo averle fatti, e averne ricevuti i soliti convenevoli, le diede a conoscere in tuon serio, e che assai sapea del rimprovero; come fosse venuto già tale istante che amarissimo per una sorella di Evandale, era propizio a miss Bellenden, in procinto, al dir della lady, di vedersi da un gravissimo peso alleviata; »oggi, conchiuse, mio fratello ci abbandona.»

»Ci abbandona? Editta richiese esclamando. Spero sarà coll'intenzione di tornarsene alla propria casa.»

»Io non penso come voi. Credo si prepari ad un lungo viaggio. Qual cosa di fatto può trattenerlo in questo paese?»

»Gran Dio! Editta proruppe. Sono io dunque condannata a vedere l'esterminio delle persone più nobili, più generose che sian sulla terra? Che potrebbe egli farsi per impedirgli di correre alla sua rovina? Fate presto, lady Emilia, ve ne supplico, pregatelo a nome mio a non partire prima d'avermi veduta. Io scendo sull'istante le scale.»

»Volentieri, miss Bellenden, ma prevedo che tutto omai sarà inutile.»

Lady Emilia uscì della stanza serbando quel tuono di gravità ch'ebbe in entrandovi, e si condusse ad avvisare il fratello che la salute di miss Bellenden era rimessa quanto bastava ad inspirarle l'idea di far le scale e vedere, prima ch'egli partisse, Milord.

»Credo, soggiunse ella con acerbità, che la speranza di trovarsi tantosto sciolta della nostra compagnia l'abbia guarita dalle sue affezioni ipocondriache.»

»Quest'è un'ingiustizia, sorella mia, se pure non vi fa parlare l'invidia.»

»Ingiustizia! può darsi. Invidia poi! (soggiunse ella dando un'occhiata allo specchio) non avrei mai creduto poterne essere sospettata, quando non ho motivi d'averne. Ma andiamo a raggiugnere la vecchia Milady. Ella ci ha preparata una colezione, che sarebbe assai per tutto il vostro reggimento, se ne aveste uno.»

Lord Evandale la seguì nella sala del banchetto, nè le rispose cosa alcuna, sapendo per prova quanto fosse difficile impresa il calmar questa donna, se trafitta credeasi nell'amor proprio. La copiosa imbandigione della mensa attestava le molte brighe che a tal uopo assunta erasi lady Bellenden.

»Avete tanta bontà, Milord, diss'ella a lord Evandale, che vi contenterete di una colezione parca e tal quale mi permette il mio stato attuale offerirvela. Non mi piace vedere che i giovani si mettano in cammino a stomaco vuoto, ed è quanto esternai a sua maestà, allorchè mi onorò d'essere mio convitato a Tillietudlem nell'anno di grazia 1651, e la ridetta maestà sua ebbe la bontà di rispondermi intanto che votava un bicchiere di vin del Reno. – Lady Margherita, voi parlate come un'oracolo – Proprie parole di quel sovrano! Milord quindi non mi darà torto se insisto perchè si faccia colezione prima d'imprendere un viaggio.»

Egli è da supporsi che Milord perdesse qualche tratto del discorso tenutogli dalla buona signora, poichè la maggiore attenzione di lui era volta alla parte della scala per udire i passi di miss Bellenden quando ne fosse scesa: distrazione sì possente in lui da non accorgersi nemmeno d'un incidente che stiamo ora per partecipare ai nostri leggitori, e che gli fu di poi fatalissimo nelle sue conseguenze.

Mentre lady Margherita facea i cerimoniali del banchetto, cosa della quale grandemente dilettavasi, e nella quale a maraviglia riusciva, la interruppe John Gudyil annunziandole che »sta di fuori un uomo che brama parlare a Milady.» Era questo il solito formolario da lui adoperato per far comprendere alla padrona che la persona annunziata apparteneva alla classe volgare.

»Un uomo, Gudyil? disse lady Bellenden facendosi ritta ritta. E qual uomo? non ha nessun nome quest'uomo? Si direbbe ch'io tengo bottega e che basta a chi mi vuole il chiamarmi.»

»Egli ha un nome certamente, o milady, rispose Gudyil, ma un nome che non sona troppo bene all'orecchio della mia padrona.»

»E qual è questo nome, imbecille?»

»Ebbene, milady! è Gibby. (E nel dire ciò diede qualche segno di mal umore il nostro ex-cantiniere, al quale l'epiteto di imbecille non garbava gran che, stimandosi, come servo antico della famiglia e segnalatosi in oltre per prove non interrotte di disinteresse e d'affetto, meritevole di qualche maggiore riguardo.) È Gibby, poichè milady lo vuol sapere, Gibby or mandriano di bovi a Kitty-Hensaw, altra volta custode del pollaio a Tillietudlem, e che cinque anni fa nel giorno della rassegna…»

»Tacete subito, Gudyil. L'è una bella impertinenza la vostra, immaginarvi ch'io voglia parlare con tal razza di gente! Chiedetegli che cosa vorrebbe dirmi.»

»Egli è quanto io aveva già fatto, o milady; ma mi rispose che il suo commettente gli ordinò di non parlare ad altri fuorchè a voi medesima. Per dire la verità, a quanto mi sembra, non ha bevuto male a quest'ora, e ha l'aria stupida, come poi l'ha avuta in ogni occasione.»

»Mandatelo via, e ditegli di tornar domani a digiuno. Sicuramente, verrà a domandare qualche soccorso, come antico servo di casa!»

»Anche questo, milady, è probabile. Il povero tapino ha le vesti che gli cascano di dosso.»

Gudyil nel far noto a Gibby che non eragli permesso allora il presentarsi a milady, operò nuovi tentativi per sapere qual cosa egli desiderasse dalla padrona; ma tutto indarno. Gibby si rimise in tasca un biglietto, e troppo fedele nell'eseguire letteralmente le cose raccomandategli rifiutò passarlo in altre mani e conchiuse che sarebbe tornato nel dì successivo.

Pur era cosa rilevantissima, che quel biglietto venisse consegnato all'istante. Fu Morton che essendosi, presso al ponte di Bothwell, scontrato in Gibby, scrisse affrettatamente, e coll'amatita, pochi versi intesi ad avvertire lord Evandale delle trame ordite da Basilio Olifant, ed a consigliargli una istantanea fuga, se non gli fosse piaciuto meglio il trasferirsi a Glascow, ove lo assicurava che avrebbe trovato protezione. Il soprascritto del biglietto era a lord Evandale, presso lady Bellenden – Fairy-Grove; e Morton nell'affidarlo a Gibby, gli raccomandò la prontezza e la consegna in proprie mani, unendo il dono di due dollari per eccitare lo zelo, e raddoppiare la sollecitudine di questo messo.

Ma parea ne' destini di Gibby che l'intervento di lui, o come armigero, o come ambasciatore, non fruttasse nulla di buono alla casa di Tillietudlem. Costui per accertarsi se il denaro del suo commettente fosse di buona lega, entrò in una osteria, e vi fece sì lunga pausa, che l'acquavite e la birra lo aiutarono a perdere il criterio, se pur qualche grano ne possedea. Giunto a Fairy-Grove, avea già dimenticato il nome di lord Evandale, si ricordava dell'altro di lady Margherita, più a lui famigliare, e sfortunatamente si ricordava ancora della raccomandata consegna in mani proprie, che a suo sentire diveniva in mani proprie di lady Margherita; la qual cosa non avendo egli potuto eseguire a motivo della narrata ritrosia di milady, anzichè fidare la lettera ad altra persona, preferì l'espediente d'andarsene.

Gudyil partiva dal luogo del banchetto quando miss Editta vi entrò. Un tal quale imbarazzo si fe' scorgere così in essa come in lord Evandale; e ben se n'avvide lady Margherita; ma ignorando ella le cose accadute il dì innanzi, e sapendo solamente che si era differita la celebrazione delle nozze per l'incomodo di salute sopraggiunto alla nipote, non attribuì a cagioni straordinarie un tal imbarazzo, e s'avvisò toglierlo di mezzo imprendendo con lady Emilia discorsi i più indifferenti.

Allora Editta, coperta il volto di mortale pallore, disse, o piuttosto fece comprendere a lord Evandale la propria brama, di aver con esso un particolare colloquio. Offertole questi il braccio, la guidò in uno stanzino contiguo a quel tinello, e soccorsala ad adagiarsi sopra una seggiola a bracciuoli, altra ne prese per sederle vicino.

»Mi trovo all'eccesso della disperazione, o milord, gli diss'ella con tuono semispento di voce, e quasi non potendo articolar le parole. So appena quel ch'io voglia dirvi; nè trovo accenti ad esprimermi.»

»Purchè sia in mio potere l'alleviare le vostre pene, mia cara Editta, credete che a tal fine nulla parrammi gravoso.»

»Voi siete adunque, o milord, fermamente risoluto d'unirvi a coloro che corrono ad inevitabil rovina? Nè vagliono a distogliervi da tal disegno o il vostro senno che dee mostrarvela tale, o le preghiere de' vostri amici, o il precipizio che vi vedete aperto dinanzi?»

»Perdonatemi, miss Bellenden; ma nemmeno la stessa premura che vi compiacete dimostrare sul mio destino può rattenermi, quando l'onore mi prescrive ch'io parta. Quelli che mi devono seguire stan già raccolti in mia casa: il segno della sommossa verrà dato all'istante del mio giugnere all'assemblea di Kilsythe. La fedeltà che io serbo al mio re non mi permette nè l'esitare nè il differire più lungamente. Fosse anche l'ultima mia ora che mi chiamasse, non cercherò d'evitarla. Sarà un conforto per me l'aver meritata nel mio morire la compassione della donna, la cui tenerezza non ho potuto ottenere vivendo.»

»Rimanete, milord, esclamò Editta con un tuono che penetrò le viscere di lord Evandale, rimanete per esserne ancora di soccorso e d'appoggio: sperate tutto dal tempo. Questo diluciderà, non ne dubito, lo strano avvicendamento d'eventi che turbò ieri il mio spirito, e gli restituirà la smarrita sua calma.»

»Editta, è già troppo tardi, e mancherei di generosità sol che accarezzassi un istante l'idea di trar partito da sentimenti esternati da una giovane in simil circostanza. L'amarmi non dipende più da voi, e la vostra amicizia è quanto or solamente mi resta a pretendere. Ma se anche fossero altrimenti le cose, il dado è tratto; non mi è più lecito…»

Cuddy allora entrò precipitandosi in quella stanza, col terrore pinto sul volto.

»Nascondetevi, o milord, nascondetevi. Arrivano, circondan la casa.»

»E di chi parlate voi?» sclamò lord Evandale.

»D'una banda d'uomini a cavallo condotti da Basilio Olifant» rispose Cuddy.

»Ah milord! ripetè con tuono enfatico Editta, per l'amor di me! per l'amor di Dio! nascondetevi.»

»Nascondermi! sclamò il lord. No, giuro al cielo! E con quale diritto questo sciagurato si arrogherebbe arrestarmi, o attraversarmi la via? Fosse un reggimento, me gli aprirò strada per mezzo. – Cuddy, dite ad Holliday e ad Hunter di mettersi a cavallo – Addio, Editta a me tanto cara.» Strettala fra le sue braccia, le diede un tenero amplesso, e congedatosi in fretta dalla sorella e da lady Margherita, che s'adoperavano indarno a trattenerlo, salì a cavallo, uscendo fuori di quella casa, ove il terrore e la confusione regnavano. Le donne mandavano grida di spavento, e correano ver le finestre, d'onde scorgeasi una piccola banda d'uomini a cavallo scendere dalla collina posta rimpetto all'abitazione di Cuddy. Due soli di costoro pareano appartenere ad assoldata milizia, e tutti avanzavano lentamente e colla cautela di chi ignora quai forze apprestinsi ad affrontare.

»Ei può salvarsi! sclamò Editta, ei può salvarsi!» E aprendo una finestra, gridò a lord Evandale che si allontanava: »Milord, tenetevi alla sinistra, e fuggite per traverso ai campi.»

Ma non accadde giammai che lord Evandale all'aspetto del pericolo s'involasse. Ordinò ai propri servi il seguirlo armati delle loro carabine, e corse incontro a Basilio Olifant, che occupava ad una distanza circa di sessanta miglia la sola via che a Fairy-Grove conducesse.

Il vecchio Gudyil, fatto greve dagli anni, andò in traccia delle proprie armi. Più agile Cuddy, diede mano al suo archibuso che tenea sempre carico per una cautela voluta dalla situazione in isola della sua casa, e si fece a seguire a piedi lord Evandale.

Invano la moglie, non meno atterrita dell'altre persone che ivi rimaneano, si attaccò alle vesti del marito, predicendogli che il suo voler frammettersi negli affari degli altri lo avrebbe tratto a finire, o appiccato o moschettato, i suoi giorni. Cuddy se ne sciolse vibrandole un sonorissimo pugno.

»Lasciami andare, carogna, e taci una volta. È parlare scozzese, mi sembra. Son questi forse affari degli altri? Credi tu che io possa, ch'io debba vedere, senza movermi, assassinato lord Evandale?»

Potemmo accorgerci fin dai tempi dell'assedio di Tillietudlem che Cuddy si dilettava delle strade obblique. Non vedendo comparire Gudyil, osservò che in quel momento tutta l'infanteria stava in lui; laonde fece un giro a sinistra entrando in un vicino verziere per operare di lì una diversione su i fianchi dell'inimico, ogni qualvolta le circostanze l'avessero consigliata.

All'apparire di lord Evandale, Olifant fe' tostamente ordinare i suoi in atto di circondarlo, e, conservati tre uomini con sè, rimase più innanzi degli altri. Due di questi uomini portavano l'uniforme del reggimento guardie; l'altro vestiva abito di villano; ma alla sua fisonomia truce e risoluta, ai lineamenti duri e feroci di costui, chiunque lo aveva veduto una sola volta, ravvisava necessariamente in esso Balfour di Burley.

»Seguitemi, disse ai suoi servi lord Evandale, e se v'è chi si attenti disputarne il passaggio, prendete esempio da me.» Non era egli lontano da Olifant che quindici passi, e preparavasi a chiedergli conto di tale violenza, allorchè l'altro esclamò. »Fuoco sul traditore!» Quattro colpi d'archibuso furono tratti nel medesimo tempo. Lord Evandale portò la mano sopra una pistola da sella, ma ferito mortalmente, gli mancò la forza per afferrarla. Hunter scaricò la sua arme alla ventura. Ma Holliday più avvezzo a sì fatti scontri, e agile quanto coraggioso, prese Inglis di mira, nè lo fallì. Intanto una palla d'archibuso sparato da un nemico invisibile dietro la siepe vendicò anche meglio lord Evandale colpendo Olifant sulla fronte, e stendendolo morto sul suolo. Atterriti quei del suo seguito da un esempio sì subitaneo, non pareano gran che vogliosi di prender parte alla pugna, ma Burley, sentendosi vie più ribollire il sangue di rabbia e di sdegno, esclamò: »Perano i Filistei» assalendo Holliday colla sciabola. Mentre questi da valoroso si difendeva, giugnea galoppando uno squadrone d'estrania cavalleria. Erano dragoni olandesi, che conducea il colonnello Wittenblod, e ai quali si faceano scorta Enrico Morton e un impiegato civile.

Wittenblod intimò a nome del re il metter giù l'armi: alla qual voce, tutti obbedirono, tranne Burley, che spronando al galoppo il suo cavallo, cercò il proprio scampo fuggendo. Parecchi dragoni si diedero per ordine del lor comandante ad inseguirlo; ma fornito com'egli era d'ottimo corridore, non riusciva sì facile tale impresa. Pur veggendosi all'atto d'essere raggiunto da due di questi, si volse per affrontarli, e dato successivamente di piglio a due pistole, uccise il primo, rovesciò l'altro da cavallo. Continuando indi il cammino verso il ponte di Bothwell, s'avvide a qualche distanza, che munito era di guardie; laonde costeggiò il Clyde fino ad un punto ove il credea atto a guadarsi e v'addentrò sè e il suo corsiero.

Il tempo impiegato a tal giravolta avendo dato modo di raggiugnerlo ai cavalieri che gli correano dietro, questi trassero congiuntemente sopra di lui, e colpito da due palle, s'accorse d'essere gravemente ferito. Voltò immantinente la briglia al cavallo, e dato colla mano il segnale di chi vuol rendersi, rivenne vicino alla riva da cui prima s'era distolto. Cessò tosto il fuoco degli archibusi, e due dragoni corsero fin entro alla riviera coll'idea di farselo prigioniero. Ma a lor mal costo sperimentarono ch'ei non aveva avuto altro divisamento fuor quello di vendicarsi, e vender cara una vita che più salvar non potea. Giunto appena da presso a quei due soldati, raccolse quante forze ancora gli rimaneano, e menò sul capo d'un di loro tal colpo di sciabola, che il mise sott'acqua, poi con entrambe le mani strinse il collo dell'altro avversario, risolutissimo a soffocarlo; nella qual lotta tutti e due caddero da cavallo e trasportati vennero dalla corrente. Il sangue che sgorgava dalle ferite di Burley contrassegnava lo spazio dai loro corpi trascorso. Furono veduti per ben due volte comparire a galla del fiume, il soldato sforzandosi per notare, Burley per trascinarlo seco a perire in fondo del fiume. Non andò guari, che vennero tirati fuori dall'acque, ma morti sì l'uno che l'altro, e le dita di Burley stavano sì fortemente strette intorno al collo della sua vittima, che fu forza tagliarle per distaccarnele.

Mentre periva in tal guisa questo feroce entusiasta, il generoso e prode Evandale l'estremo fiato rendea. Non appena Morton lo scorse, si trasse a basso da cavallo per prestare tutti i soccorsi che da lui dependeano all'amico suo moribondo. Lo riconobbe lord Evandale, gli strinse la mano, nè avendo più forza per favellare, manifestò co' segni il proprio desiderio di essere trasportato a Fairy-Grove; la qual brama fu secondata usandosi ogni cautela che allo stato del moriente addiceasi; giunto colà, tutti gli amici in pianto gli si posero intorno. Il duolo di lady Emilia manifestavasi alle grida ch'ella mandava; silenzioso, e d'altrettanto più acerbo, era il dolore di Editta. In quell'istante ella non s'accorse neanco di Morton; china sul corpo dello sventurato amico, gli occhi di lei come l'animo non si prendeano pensier che di lui. Finalmente lord Evandale facendo un ultimo sforzo, le strinse la mano, e la pose in quella di Morton, poi sollevando gli occhi al cielo, come per implorarne le benedizioni sovr'essi, in quel medesimo istante spirò.

CONCHIUSIONE

Io avea deliberato risparmiare a me la molestia di scrivere una conchiusione, e lasciare all'immaginazione de' miei leggitori la cura di combinare a lor grado le cose che debbono essere accadute dopo la morte di lord Evandale; espediente che mi sembrava accomodatissimo e allo scrittore e al leggitore ad un tempo; ma non trovando esempi che lo giustificassero, io me ne stava a tale proposito nella massima perplessità; allora quando mi onorò d'invitarmi a bere il tè in sua compagnia miss Marta Buskbody, figlia nubile, che da quarant'anni pratica con buon successo la professione di mercantessa di mode in Gandercleugh e ne' suoi dintorni. Sapendo io l'inclinazione che questa madamigella ha per tutte l'opere del genere della precedente, la persuasi a scorrerla per intero innanzi al giorno prefisso per trovarmi alla sua abitazione, e la pregai nel medesimo tempo a mettersi in istato di comunicarmi a tale proposito tutti quegli schiarimenti potutisi da lei raccogliere nelle precedenti letture. Giova a sapersi, ch'ella avea letto per ben due volte il magazzino de' tre gabinetti letterarj instituiti a Gandercleugh.

Venuto quel tal giorno e trovatomi in casa della madamigella al momento del tè,

»Ho letto, diss'ella, con molta avidità il vostro romanzo, ma l'idea nata in voi di abbandonarlo senza conchiusione è assolutamente cattiva. Voi potete a vostro talento, e finchè dura il racconto, non avere pietà de' nostri nervi dilicati e facili alle impressioni, ma non vi è permesso lasciarne avvolto in una nebbia lo scioglimento. Conviene all'ultimo capitolo concederne il conforto d'un qualche raggio di sole; la cosa è del tutto indispensabile.»

»Non vi sarebbe cosa più facile per me quanto il contentarvi, madamigella, perchè nulla mancò alla felicità delle due persone, per le quali cred'io, vi prendete tanta premura. Esse hanno avuto molti figli; maschi e femmine, hanno…»

»Oh! non è mestieri farmi qui una minuta pittura della loro felicità coniugale. Ma qual inconveniente trovate voi nel rendere in termini generali inteso il leggitore che finalmente il destino divenne ad essi propizio?»

»Pensate, o madamigella, che quanto più un romanzo s'accosta al suo termine, tanto minore ne diviene il vezzo; ne accade lo stesso che del vostro tè. Esso è di una qualità, non v'ha dubbio eccellente; ma l'ultima tazza comparisce più debole della prima; e quanto zucchero potrete aggiugnerle non la farà eguale in fragranza alle precedenti. Nella stessa guisa, allora quando un racconto, che volge al termine, si fa carico di particolarità anticipatamente prevedute dal leggitore, queste divengon noiose a malgrado di quanta fioritura di stile un autore adoperi a rianimarne la scipitezza.»

»Tutte queste vostre ragioni non contano un acca. Io sgriderei le mie scolare, se una spilla sola mancasse a una cuffia; e voi non avrete adempiuto bene il vostro dovere, se non ci parlate delle nozze di Enrico Morton con miss Editta, se non ci dite che cosa è avvenuto di ciascun personaggio della vostra storia, incominciando da lady Margherita e venendo fino a Gibby.»

»Oh! non mi mancano materiali a tale uopo, madamigella, e posso appagare la vostra curiosità, ammenochè non discendesse a minuzie immeritevoli affatto di fermarvisi sopra.»

»Ebbene! principiamo dunque da un punto che non mi negherete essenziale. Lady Margherita è tornata in possesso del castello e de' beni ereditari di sua famiglia?»

»Oh sì, madamigella! e in un modo semplicissimo: vi tornò siccome erede del suo degno cugino Basilio Olifant, che essendo morto ab intestato le lasciò, e v'accerto senza averne voglia, non solamente quei beni de' quali l'avea spogliata, ma anche tutti gli altri che immediatamente spettavano a lui. John Gudyil fu rimesso nella sua antica dignità; Cuddy riassunse, e con maggiore diletto, la coltivazione de' campi della baronia di Tillietudlem: ma fedele alle abbracciate massime di prudenza non si vantò mai d'aver tratto quel tal colpo d'archibuso ben addirizzato, che restituì allo stato primitivo non solo lady Margherita ma lui medesimo. »Infine poi, diceva egli a Jenny, serbatasi sempre la sua confidente, egli era il cugino di milady, un gran signore, benchè avesse operato contr'ogni legge allorchè ordinò una scarica addosso a lord Evandale, senza intimargli di rendersi, senza far motto d'un decreto d'arresto; e ti parlo schietto, non ho a cagione della sua morte maggior rimorso che non ne proverei per avere ucciso un cane arrabbiato; nondimeno è anche meglio il non far sapere come sia stata la cosa.» A tal proposito Cuddy spinse anche più là la sua accortezza. Cercò d'autenticare una voce divulgatasi, che faceva autore di tale prodezza John Gudyil; e il vecchio cantiniere, d'un'indole affatto diversa da Cuddy, non se n'aveva a male, talchè senza confessare il fatto, non lo dismentì mai formalmente. Non vennero dimenticate nè la vecchia cieca, nè la fantesca fanciulla che fu guida a Morton…»

»Ma le nozze de' personaggi principali? Questo è quel che rileva!» Miss Buskbody esclamò.

»Le nozze accaddero sol molti mesi dopo la morte di lord Evandale. Entrambi ne vestirono il lutto, lutto durato più ancora ne' loro cuori che nelle lor vesti.»

»Spero, o signore, che tali nozze saranno state precedute dal consenso di lady Margherita. Mi piace che nelle opere di tale natura le giovani imparino ad avere i dovuti riguardi ai propri maggiori. Si conceda che in un romanzo prendano qualche tenera inclinazione a malgrado de' medesimi; spesse volte la vaghezza del racconto dipende da ciò; ma all'atto dello scioglimento fa d'uopo che questo consenso lo ottengano. Anche il vecchio Darville finì acconsentendo alle nozze di suo figlio con Cecilia, comunque nata in umile condizione.»

»E lady Margherita ha fatto come il vecchio Darville. Se volete, conservò per qualche tempo il contraggenio del pregiudizio contra Morton, non potendo dimenticarsi ch'egli, e il padre di lui aveano militato a favore dei Presbiteriani; ma assodandosi ognor più sul trono d'Inghilterra Guglielmo d'Orange, grande essendo in oltre il favore che questo principe concedeva, e meritamente, a Morton, o per dir meglio a sir Morton, erede dei titoli dello zio, la nostra lady per ultimo pose in dimenticanza e i torti della giovinezza d'Enrico e i falli del padre. Essendo tutte collocate in Editta le speranze di questa matrona, nè nulla meglio desiderando quanto il vederla felice si confortò coll'idea che il destino regola i maritaggi. – Tal è, soggiugnea la considerazione che mi ha fatto fare sua maestà Carlo, di gloriosa memoria, stando a contemplar due ritratti che si trovano nella mia sala; l'uno di Fergus, conte di Torwood mio bisavolo, il più bello fra gli uomini del suo secolo, l'altro della moglie del conte, la contessa Giovanna, guercia e gobba, e facea tali osservazioni in quel giorno, che si degnò accettare nel mio castello…»

»Ottimamente! soggiunse, interrompendomi ancora, miss Buskbody. Con quel testo alla mano non v'era più luogo ad altre obbiezioni, ma che cosa è accaduto di mistress…? come la chiamate voi quella vecchia governante di Milnwood?»

»Di tutti i miei personaggi quella è il più fortunato. Non passa anno che non vadano in certo giorno a desinare con lei sir Enrico Morton e la sua moglie, i quali l'hanno obbligata a conservar fin che vive l'usufrutto del castello di Milnwood. I preparativi per riceverli la tengono in faccende sei mesi dell'anno, ed ha lavoro tutti gli altri sei mesi per rimettere in ordine le cose dopo che sono partiti.»

»E Niel?»

»È vissuto a tardissima età, bevendo egualmente in compagnia dei Reali e dei Puritani, e intonando ariette sulla cornamusa ad onore così degli uni come degli altri.»

»E lady Emilia?»

»Giovane, ricca, avvenente, credete voi che le sarà mancato un marito? Io spero finalmente che tutte le persone per le quali vi mostravate in affanno…»

»Adagio, adagio, signore! Gibby, quel povero Gibby, sì sfortunato quasi sempre nelle sue spedizioni?..»

»Ponete poi mente, mia cara Buskbody (perdonatemi il tuono di famigliarità) ponete mente che nemmeno la famosa Scherazzade, quella imperatrice delle novelle, avrebbe potuto durarla a ricordarsi… Non posso dirvi al giusto come Gibby l'abbia finita; però inclino a credere sia quello stesso che pochi anni dopo fu messo in berlina ad Hamilton per un furto di polli.»

Miss Buskbody pose il suo piede sinistro sull'inferriata del cammino, fece passar sul ginocchio la destra gamba, s'appoggiò sulla seggiola, e fregandosi il fronte si diede a contemplar la soffitta. Conchiudendone io che ella s'accignesse ad assoggettarmi ad un nuovo interrogatorio, presi il mio cappello, e le augurai la buona sera senza darle il tempo di ripetermi altre domande.

FINE
Yaş sınırı:
12+
Litres'teki yayın tarihi:
30 eylül 2017
Hacim:
170 s. 1 illüstrasyon
Tercüman:
Telif hakkı:
Public Domain

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