Kitabı oku: «Europa en su teatro», sayfa 2
In ottobre Sirera mi accompagnò a Elche dove Luis Quirante —ormai qualificato docente universitario— aveva organizzato il Festival Teatro y Música Medieval preceduto da un Seminario. Era il debutto di un progetto biennale realizzato in un luogo celebre per la secolare devozione religiosa celebrata con Misteri d’Elx, la suggestiva liturgia drammatico-musicale dell’Assunzione, nella grandiosa basilica di Santa Maria. Quirante, con l’appoggio della Rodríguez, allora «Directora General de Patrimonio Cultural», e delle autorità locali, delegò Oliva a coordinare il Seminario.
Il Festival, cui parteciparono gruppi di diversi paesi, destò vivo interesse così come il Seminario; vi tenni una relazione sull’ «Evoluzione del teatro religioso in Italia dal Medioevo al Rinascimento» ed ebbi la soddisfazione di assistere, nella chiesa di San Giuseppe, alla rappresentazione di Guarda bene disciplinato recitato dagli attori diretti da Luigi Tani.
Il 1991 fu un anno ricco di iniziative vicendevoli e caratterizzato da un’importante novità: lo scambio di spettacoli. Infatti, al nostro XV Convegno, sugli Sviluppi della Drammaturgia Pastorale nell’Europa del Cinque-Seicento, partecipò José Javier Rodríguez che illustrò «La imitación de Il Pastor Fido en la Comedia de Diana y Silvestro (el valor histórico de un texto olvidado)». Poco dopo a Volterra si svolse un importante convegno su Il Teatro Rinascimentale fra Italia e Spagna. Organizzato dall’ispanista Rinaldo Froldi e da Joan Oleza, riunì in quella città importanti studiosi: come Julio Alonso, José Camoens, José Luis Canet, Manuel Diago, Teresa Ferrer, Alfredo Hermenegildo, John Varey e alcuni italiani. L’incontro venne valorizzato dalla rappresentazione della Sofonisba, messa in scena dalla compagnia di Ezio Maria Caserta (che aveva debuttato a Vicenza) e dalla successiva rappresentazione de La Gran Semíramis con la prestigiosa regia di Ricard Salvat.
Il 1992 mi offrì una significativa esperienza; mentre al XVI Convegno Esperienze dello spettacolo religioso nell’Europa del Quattrocento, partecipava Ángel Chiclana Cardona con «La estructura dramática de algunos textos medievales en la lengua castellana», venni invitato da Sirera e Diago a tenere un corso per gli studenti latinisti dell’Università e potei proiettare e commentare gli spettacoli latini realizzati nei primi anni viterbesi.
Impossibilitato a intervenire al Festival di Elche, mi sostituì il regista Salvo Bitonti, che aveva allestito, per il nostro convegno, la Sacra Rappresentazione Storia di S. Onofrio, e che introdusse la proiezione.
Qui ho il dovere di ricordare l’assidua presenza ai nostri convegni romani di Irene Romera Pintor —ormai italianista affermata a Valencia— partecipava a sue spese e ci regalava una documentazione fotografica degli avvenimenti.
Il 1993 fu, soprattutto per me, un anno di gradevoli novità: dopo che al XVII Convegno su Origini della Commedia nell’Europa del Cinquecento avevano parlato Manuel F. Nieto su «La comicidad del teatro español del siglo XVI según Agustín de Rojas» e Manuel Diago di «Una adaptación española de Il Negromante de Ariosto: la comedia llamada Carmelia de Joan Timoneda», due studiosi spagnoli parteciparono al convegno internazionale su Il teatro e la Bibbia che avevo organizzato, per incarico dell’Associazione BIBLIA, a Trieste: Luis Alonso Schökel, docente di sacra scrittura al Biblico di Roma che offrì una suggestiva interpretazione su «Davide e la donna di Tekòa» e il collega valenciano Alonso Asenjo, che presentò «Assalonne ovvero Los cabellos de Absalon di Calderón de la Barca». Un buon esito, ma la novità importante per me fu l’invito inatteso che ricevetti dall’Università de la Laguna a Tenerife, nelle isole Canarie, grazie ad una segnalazione fatta da un assessore che anni prima aveva assistito a un mio corso a Valencia. Le lezioni sul teatro medioevale e le proiezioni vennero accolte con grande interesse e fui sorpreso dalle manifestazioni di simpatia dei colleghi e di quei giovani studenti di diverse culture.
Il 1994 fu un anno meno movimentato anche perché il «Centro Studi» affrontò un tema impegnativo e assente dalla vita teatrale di oggi: quello della drammaturgia dei Gesuiti. Il convegno, che venne simpaticamente ospitato nella celebre Università Gregoriana, ebbe il titolo I Gesuiti e i primordi del Teatro Barocco in Europa. Oltre ad alcuni padri gesuiti e studiosi di diversi paesi, parteciparono Josep Lluís Sirera, che analizzò «Espectáculo y adoctrinamiento: las raíces del teatro religioso de Lope de Vega» e ancora Alonso Asenjo, che descrisse «La tragedia de San Hermenegildo: encrucijada de prácticas escénicas y géneros dramáticos».
In quegli anni, il «Centro Studi», operando a Roma, mentre offriva ai relatori ospiti una gradevole opportunità, si trovava a organizzare convegni in una situazione di insostenibile concorrenza con le innumerevoli iniziative culturali della città, mentre gli spettacoli, in assenza di spazi medioevali o rinascimentali praticabili, erano privi dell’originario rapporto con gli ambienti storicamente coevi ai testi.
Ma proprio nel 1994, grazie all’interesse manifestato dall’assessore alla cultura della antica città di Anagni, gli spettacoli ritrovarono un quartiere medioevale, con le sue piazze, la cattedrale, il famoso Palazzo Papale e i convegni una rilevanza pubblica che quell’ambiente offriva. Inoltre, il sindaco auspicò addirittura la creazione di un Festival di spettacoli. Naturalmente ci impegnammo ad organizzarlo, invitando gruppi teatrali e musicali di diversi paesi. Avemmo come primi ospiti la Schola Antigua de Madrid che eseguì canti gregoriani e la compagnia del Teatro Universitario di Valencia che rappresentò La comedia de Amphitrion de Joan de Timoneda. Era presente anche José Monleon, nuovo direttore del Festival di Elche, con cui si stabilì un rapporto di collaborazione.
I nuovi impegni assorbirono molte energie, così come, nel 1995, l’ideazione e organizzazione del XIX Convegno Origini della Commedia Improvvisa o dell′Arte e l’allestimento del canovaccio La pazzia di Isabella che venne rappresentata a Roma, ad Anagni e a Verona. In quell’occasione Rinaldo Froldi ricordò «I comici italiani in Spagna», mentre al II Festival venne rappresentato El Grifo y el Dragón ideato da Francesco Massip recitato dagli studenti dell’Università Rovira i Virgili, diretti da Joan Pasqual.
Nel 1996, grazie ad un contributo della Regione Lazio proponemmo ai colleghi valenciani una settimana di relazioni e proiezioni, essi accolsero con favore la proposta. Vennero con me alcuni collaboratori, presentammo Il triduo sacro, Guarda bene disciplinato e il regista Caserta La pazzia di Isabella. Su invito di Sirera, Anna Giordano e Quirante si fece una Tavola Rotonda in cui si analizzarono le iniziative dei primi vent’anni del «Centro Studi». Partecipai anche, su invito di Joaquín Espinosa, ad ottobre, al VII Convegno degli italianisti El Teatro Italiano, presso l’Università Menéndez y Pelayo, dove presentai Aminta. Quindi, da Valencia mi trasferii con Sirera ad Elche, per il IV Festival e, al Seminario da lui diretto: Del actor medieval a nuestros días, lessi «El arte del actor en la cultura medieval».
Al nostro XX Convegno Tragedie popolari del Cinquecento europeo, oltre a Cremante, che illustrò «Elementi di popolarità nella tragedia del Cinquecento», María del Valle Ojeda Calvo analizzò «Reajuste del modelo trágico clásico en el ambiente teatral de la España de fines del Quinientos: a próposito del Zibaldone de Stefanello Bottarga y algunas obras de Lope de Vega». Mentre, al III Festival anagnino, César Oliva, con gli studenti della Compagnia Andrés de Claramonte, rappresentò La Dama Boba di Lope de Vega e Rosa Saragoza con musicisti, coristi e una ballerina, eseguì «Canciones de Judíos Cristianos y Musulmanes»: musiche e danze del secolo XIV.
Nel 1997 i rapporti con i colleghi spagnoli si differenziarono: al nostro XXI Convegno su Spettacoli studenteschi nell’Europa umanistica partecipò ancora una volta Alonso Asenjo con «Panorámica del teatro estudiantil del Renacimiento español», poco dopo, César Oliva mi invitò a partecipare ad Almagro al Festival del Teatro Classico, a un Incontro con i direttori dei festivals. In quell’occasione si definì la collaborazione fra il nostro e il Festival di Elche. Infine, padre Calahorra, musicologo dell’Università di Saragozza, mi invitò alle loro Giornate del Canto gregoriano e potei presentare il video delle nostre liturgie drammatiche.
Il 1998 comportò un notevole fruttuoso impegno con i colleghi di Elche e di Murcia. Infatti Oliva mi incaricò di tenere, nel «Centro Municipal de Exposición» di Elche, un Corso di lezioni e proiezioni su «La Commedia dell’Arte e il Rinascimento» ai numerosi attori e registi dei gruppi amatoriali che vi parteciparono attivamente. Pochi giorni dopo mi trasferii a Murcia, dove, alla Facoltà di Lettere, Oliva aveva indetto uno scambio di esperienze didattiche fra docenti «Praxis teatral y texto dramático». Parlai della «Comedia renacentista italiana» e mostrai alcuni video.
Qualche mese dopo venne organizzato, al V Festival di Elche, il Seminario diretto da Sirera, in cui parlai dei «Caracteres religiosos y estructura dramática de la representación de La conversión de María Magdalena y de la resurrección de Lázaro» e introdussi quel testo che venne allestito nel Palazzo di Altamira da Jana Balkan, vedova del regista Caserta.
A sua volta Oliva fu fra i protagonisti del XXII Convegno su Vita cittadina nel teatro fra Cinque e Seicento con la relazione «El escenario urbano de Lope: decorado, ficción y realidad» e con uno spettacolo che portò al nostro V Festival: Danza de la Muerte, recitato dai suoi studenti.
Nel 1999 dedicammo il nostro impegno, nell’imminenza del Giubileo, a curare i risultati di un concorso internazionale di drammaturgia religiosa e a programmare il XXIII Convegno intitolato a Letteratura e drammaturgia dei pellegrinaggi. Assenti gli studiosi spagnoli, ma significativa la presenza al VI Festival, del gruppo aragonese di burattinai: Los Titiriteros de Binefar, vincitori, nel 1994 del Festival valenciano della Valle d’Albaida. Presentarono un sorprendente spettacolo Almogavares, che mostrava in una successione di scenari pittoreschi, le vicende guerresche di un gruppo di soldati di ventura impegnati, in diverse zone del Mediterraneo, contro i Turchi.
Nel 2000 il XXIV Convegno trattò il tema Martiri e Santi in scena, vi partecipò l’amico Sirera che illustrò «La comedia de santos española: un puente entre el teatro medieval y el del barroco». Nel volume degli Atti del convegno, che venne pubblicato, come di regola l’anno dopo, la bibliografia spagnola sul tema fu redatta da un borsista spagnolo invitato: Latorre Romero. Al VII Festival, il gruppo madrileno «El Retablo», diretto da Paolo Vergne Quiroga, animato da attori e marionette, rappresentò Aventuras de Don Quijote. Purtroppo, nell’aprile di quell’anno morì, per una malattia incurabile, il caro Luis Quirante che, con i suoi studi e le sue iniziative, aveva dato un impulso eccezionale alle diverse sperimentazioni sul teatro e la musica medioevale. Al VI Festival di Elche, al seminario diretto da Sirera, Luis venne commemorato dai molti studiosi presenti. La mia relazione fu su «María Virgen y Madre en la dramaturgia italiana del Medioevo» e Salvo Bitonti, regista dello spettacolo del 1999 Storie di Pellegrini, lo rappresentò.
In novembre, per il numero speciale dei Quaderns de Filologia dell’Università di Valencia, dedicato a Quirante, scrissi un «Ricordo di Luis».
Il 2001 fu un anno movimentato, anzi traumatico. Infatti, come era avvenuto a Viterbo, dopo dieci anni di attività culturali e il successo dei Festivals, l’avvento del partito avversario della precedente Amministrazione Comunale, provocò l’imprevedibile fine delle attività del «Centro» in Anagni.
Costretti a programmare a Roma il XXV Convegno e a trovare uno spazio per lo spettacolo, trovammo accoglienza negli ambienti dell’Istituto Nazionale di Studi Romani sull’Aventino. Tema del Convegno Satira e beffa nelle commedie europee del Rinascimento che, oltre a Giulio Ferroni, che presentò «Vittime e aggressori nella commedia del Cinquecento», ospitò l’intervento di Pérez Priego che analizzò «La sátira en las farsas de Diego Sánchez de Badajoz». La bibliografia spagnola fu a cura del borsista Juan Antonio del Barrio Álvarez.
L’imprevisto ritorno a Roma nel 2002, ci riportò nella condizione critica del 1986 con le nostre iniziative sommerse da innumerevoli eventi, la difficoltà di trovare spazi idonei per gli spettacoli, quindi la necessità di operare in ambienti chiusi. Infatti, il XXVI Convegno su Tragedie dell’onore nell’Europa Barocca, fu ospitato nel saloncino dell’Accademia Filarmonica Romana, mentre Tradimento per l’onore di G. A. Cicognini, imitatore di autori spagnoli, fu recitato nella sala dei concerti.
In quella circostanza, l’illustre amica Evangelina Rodríguez tenne una brillante relazione «Quando Lope quiere, Calderón también: palabra y acción en la tragedia de honra del Siglo de Oro» e sovrintese anche alla bibliografia spagnola sul tema, redatta dalla borsista Rosario Castellò Benavent.
Al Convegno del 2003 su Eroi della poesia epica nel teatro del Cinque-Seicento fu il tedesco Georges Güntert a illustrare «Echi di Ariosto e Boiardo nel teatro di Cervantes» e a curare la bibliografia.
Nel 2004 fummo in grado di riprendere i rapporti con gli amici valenciani, quando organizzammo il XXVIII Convegno Romanzesche avventure di donne perseguitate nei drammi fra ′4 e ′500 con la rappresentazione del testo fiorentino Stella nella basilica di San Saba. Là, Teresa Ferrer affrontò un tema suggestivo «Aventuras novelescas en el teatro español de fines del siglo XVI: heroínas perseguidas en la obra de Cristóbal de Virués y Francisco Agustín Tárrega». Alejandro García Reidy scrisse un’accurata bibliografia: «La mujer perseguida en el teatro español de los siglos XV y XVI: la perspectiva de la crítica». Stella venne invitata al Festival di Elche e presentata dal musicologo e regista Alberti.
Nel 2005, dopo una diligente ricerca su testi rinascimentali ispirati dalle guerre di religione, tema tristemente attuale ancor oggi, programmammo il XXIX Convegno Guerre di religione sulle scene del Cinque-Seicento. Fra gli studiosi che analizzarono alcuni testi significativi gli amici: Corinne Lucas Fiorato con «Tragédies des hommes de paille: Daniele Barbaro, Vincenzo Giusti, Valerio Fuligni»; Renzo Cremante «Appunti sul tema della guerra, ed in particolare del-la guerra d’Oriente, nella tragedia italiana del Cinquecento» e Giulio Ferroni «Tasso e le guerre di religione». Contributi, oltre che da Ricard Salvat «Presencias y ausencias de las guerras de religión en el teatro del Siglo de Oro», vennero dagli ispanisti Maria Grazia Profeti «Guerre di religione nel teatro aureo spagnolo: tipologie e strategie di drammatizzazione» e Michele Olivari: «La Española-Inglesa di Cervantes e i luoghi comuni della belligeranza ideologica castigliana cinquecentesca. Antefatti e premesse di una revisione radicale». Lisa Falli curò la bibliografia spagnola.
Nel 2006 il XXX Convegno su Libidine dei potenti e angoscia dei vinti. Drammaturgia della crisi alla fine del Rinascimento, ebbe la gradita partecipazione di Sirera, che tenne una penetrante analisi «Sin esperanza y vencidos: sobre algunos personajes y algunas tragedias españolas del Quinientos» mentre Felipe Pedraza Jiménez trattava «Sexo, poder y justicia en el primer Lope: El Marqués de Mantua». La bibliografia fu redatta da Almudena García González e Rosa Sanmartín.
Nel 2007 venne esplorato un ambito dello spettacolo medioevale assente da secoli dalla vita teatrale, tema del Convegno Umor nero. Astuzia e sarcasmo nei testi comici popolareschi dell’Europa tardomedioevale. L’amico José Luis Canet descrisse con sottile arguzia «Astucia y sarcasmo en los inicios del teatro español». María Bayarri Rossellò raccolse la «Bibliografía sobre los orígenes del teatro medieval español hasta el teatro prelopista». Ma furono i ben quattro spettacoli allestiti in due teatri romani ad attrarre l’interesse dei partecipanti e del pubblico. In particolare l’originale e sorprendente montaggio di venticinque brani di autori spagnoli del XV secolo che creavano un vario panorama comico in chiave goliardica con vivaci spunti satirici. Il testo, intitolato Per Sant Lluc, che si riferiva alla festa cinquecentesca per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Valencia, era stato felicemente assemblato da Sirera per lo spettacolo diretto da Pep Sanchis, che venne ulteriormente ravvivato da un incontro con il regista e gli attori coordinato dalla competente e appassionata Irene Romera Pintor che fu presente anche nel 2008, come relatrice al nostro XXXII Convegno Fortuna Europea della Commedia dell’Arte, quando descrisse «La impronta española en la nueva vía gozziana: Cimene Pardo, de la ‘Commedia dell’Arte’ al drama», mentre Giulio Ferroni animava un dibattito su «Tra realtà e finzione: il teatro nel teatro».
Quell’anno, tenni a Valencia, nel mese di aprile 2008, invitato da Sirera e Anna Giordano, alla Facoltà di Filologia, un Seminario sul teatro medioevale e rinascimentale per laureati e dottorandi.
Poi, la crisi finanziaria che coinvolse l’Europa provocò la fine dell’attività organizzativa del «Centro Studi» con la cessazione delle sovvenzioni ministeriali. Tuttavia, nel 2009 riuscimmo ad organizzare un ultimo Convegno, il XXXIII, su un tema sino allora trascurato: L’eroe sensibile. Evoluzione del teatro agiografico nel primo Seicento, e a rappresentare un testo analizzato, sessant’anni prima nella mia tesi, e ritrovato da Tadeusz Lewicki nella biblioteca dell’Università dell’Illinois: Margherita d’Antiochia.
Con l’aiuto di Tadeusz, riuscimmo poi a pubblicare e distribuire gli Atti del Convegno cui aveva partecipato anche Francisco Florit Durán dell’Università di Murcia con «La protagonista femenina en el teatro hagiográfico de Francisco de Rojas Zorilla».
Comunque perdurava la malinconia per il pluriennale percorso interrotto, che venne temporaneamente attutita da un inatteso invito ad un Incontro organizzato a Parigi da Corinne Lucas Fiorato e da Françoise Decroisette con la partecipazione di colleghi di tre diverse università, che riconosceva il lavoro culturale e artistico compiuto dal «Centro Studi».
Quello che in Italia era divenuto impossibile, a Valencia invece, grazie al talento organizzativo e alla passione di Sirera e di Irene, era ancora realizzabile. Infatti, nel novembre del 2010, indissero il Simposio Internacional sul tema La mujer: de los bastidores al proscenio en el teatro del siglo XVI. Vi parteciparono illustri studiosi di diversi paesi e anche il «Centro Studi» diede il proprio contributo. Parlai di «Isabella enigmatica diva e versatile artista nella vita culturale del suo tempo»; mia sorella Mariangela dell’Università di Milano, su «Esempi di personalità femminili tra i personaggi della Commedia Italiana del Cinquecento: stereotipi allegorici o modelli di contemporaneità?» e la classicista Myriam Chiabò su «Merope: un mito, una donna»; furono invitati anche due affezionati collaboratori del «Centro Studi»: Maria Concetta Frezza e Giovanni Di Bello.
Nel novembre 2011, Irene e gli amici valenciani Canet e Sirera, mi chiesero di presentare il volume degli Atti di quel Simposio Internacional nel corso delle Giornate internazionali Les dones escriven a l’emperador. La relació de les dones amb el poder dirette da Júlia Benavent.
Nel 2012, a maggio, presentai ancora il volume nel corso del Seminario internazionale svoltosi a Pavia: Il teatro rinascimentale tra Italia e Spagna diretto da Renzo Cremante e Giuseppe Mazzocchi. Insieme a Irene furono invitati anche i colleghi Canet, Pérez Priego e Sirera.
Nello stesso anno —dopo l’incontro a Pavia— in onore di Renzo Cremante, che concludeva l’insegnamento, nel 2012, Irene, infaticabile, allestì un nuovo Simposio Internacional: G. B. Giraldi Cinthio: hombre de Corte, preceptista y creador. Presenti, come sempre illustri studiosi. Fra gli italiani Renzo Bragantini, Giulio Ferroni, Enrico Malato, Susanna Villari… e fra i francesi Jean Balsamo, Christian Biet, Corinne Lucas Fiorato… Descrissi le prime rappresentazioni dell’Orbecche illustrando l’attività del poeta regista («Sulle prime rappresentazioni dell’Orbecche e Giraldi ‘corago’»). L’incontro si concluse con cordiale omaggio a Renzo Cremante che si concretizzò poi con i contributi di diversi colleghi, raccolti nel volume Filologia e critica nella modernità letteraria. Studi in onore di Renzo Cremante, fra i quali anche il mio, dal titolo scherzoso: «Incontro con un cattivo maestro. Note su Il Pedante di Francesco Belo».
Oggi, manca fra noi Josep Lluís Sirera che, con Irene, aveva voluto questo incontro, ma egli vive nel ricordo della sua generosa e versatile personalità, della sua cultura e delle sue tante iniziative; lo ringrazio e ringrazio tutti voi, che avete dato contributi fondamentali al nostro lavoro e mi avete sostenuto e confortato con la simpatia e l’affetto.
Ora, per concludere, finché vivo, devo guardare l’avvenire. L’avvenire è nelle mani di Dio, dice un detto italiano, in realtà per me le mani di Dio mi hanno sorretto nel passato e anche oggi e lo ringrazio. Per quanto riguarda la vita del «Centro Studi» devo informarvi che, mentre, nei mesi scorsi mi preoccupavo che il nostro fondo (non voglio definirlo «patrimonio») costituito, come sapete, dai volumi degli Atti dei Convegni, dai testi rari rappresentati, dalle registrazioni audiovisive degli spettacoli, non finisse in una discarica, improvvisamente alcuni studiosi hanno espresso il desiderio di poterlo ricevere, per un opportuno utilizzo. Quindi, oltre all’onnicomprensivo deposito esistente nell’Università Salesiana, tutelato dall’infaticabile Tadeusz, copia del fondo ora sta ad Orte, un paese vicino a Viterbo, dove, un’altra copia sta per essere acquisita da un ente teatrale attivo che promette di utilizzarlo meglio.
Confortato da queste nuove realtà, insieme agli amici Quirino Galli e Tadeusz Lewicki, stiamo ipotizzando un possibile Incontro viterbese, cui spero di poter invitare alcuni di voi. Intanto Tadeusz ha provveduto a registrare la maggior parte del fondo per farne doveroso omaggio agli amici di questa fraterna Facoltà di Valencia.