Kitabı oku: «Tracce di Morte», sayfa 7

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CAPITOLO DODICI

Lunedì

Notte

Keri e Ray entrarono nel parcheggio del deposito e manutenzione della Lawndale Division 22 Metrolink. Artie North, venne fuori, non faceva solo l’addetto alla sicurezza nella scuola di Ashley, ma aveva anche un secondo lavoro come guardia al deposito che si trovava sulla Aviation Boulevard, vicino alla Rosecrans Avenue.

A Keri l’aspetto del luogo non piaceva. Anche di giorno sarebbe stato inquietante. Ma di notte, con un’illuminazione limitata, l’immenso deposito, pieno di immensi e immobili autobus, era totalmente raccapricciante. Era il tipo di posto dove si immaginava venisse tenuta Evie quando gli incubi avevano la meglio su di lei.

Suarez l’aveva richiamata sulla strada verso sud e le aveva detto che Artie North possedeva un furgone, ma che era bianco, non nero. Ovviamente ciò non lo scagionava, dato che ridipingerlo sarebbe stato facile.

E che problema c’è con i furgoni? Tutti i sospettati di rapimento devono averne per forza uno?

Andarono fino all’entrata. C’era un grande cancello automatico davanti, con l’ufficio della sicurezza sulla destra. Keri notò che non c’erano furgoni nel parcheggio principale, ma non riusciva a vedere quello per i dipendenti oltre al cancello per via dell’ufficio. Nessuno era visibile attraverso la finestra, quindi Keri premette il campanello presso la porta. La mano le andò involontariamente alla fondina. Ray la vide e si accigliò un po’.

“Non spariamo a nessuno finché non vi siamo costretti, okay? Tutto quello che abbiamo su questo qui è la parola del tuo nuovo fidanzato da boyband.”

“E il furgone – non dimenticarti del furgone, Megatron.”

Prima che Ray potesse rispondere, un tizio tracagnotto dagli occhi assonnati si avvicinò a loro da una stanza sul fondo dell’ufficio. Sembrava che lo avessero svegliato. A Keri non piaceva giudicare a prima vista, ma guardandolo non sapeva come potesse occuparsi della sicurezza di alcunché.

Mentre si avvicinava, tutto il corpo di Artie North tremolava. La camicia d’ordinanza era rovesciata, e sembrava spingerlo in avanti. Il viso era pallido e brufoloso e i pallidi occhi blu acquosi sotto la luce fluorescente delle lampade. Sembrava essere alto un metro e mezzo ma pesava ben oltre i cento chili.

Non era difficile immaginare che un tipo di quell’aspetto trascorresse il suo tempo guardando porno alla fioca luce del monitor di un computer e che dovesse ricattare le adolescenti per poter passare all’azione.

Quando fu vicino alla finestra, Keri alzò il distintivo.

“LAPD. È lei Artie North?”

“Sì.”

“Vorremmo farle qualche domanda. Possiamo entrare?”

Artie esitò.

“Probabilmente dovrei chiamare il gestore del sito.”

“Signor North, non era una vera domanda. Volevo solo essere gentile. Deve aprire la porta.”

Lo fece senza dire un’altra parola. Quando entrarono, Ray partì con l’interrogatorio.

“Lavora per la sicurezza anche alla West Venice High?”

“Ah-ah.”

“Conosce una studentessa che si chiama Ashley Penn?”

“Certo. È del secondo anno. Perché, qualcosa non va?”

“È scomparsa,” disse Keri. “Non l’ha sentito?”

“No.”

Sembrava strano. Era su tutti i notiziari. Una volta diramata l’allerta Amber, la stampa si era fatta prendere da frenesia permanente.

Una volta dentro, Artie richiuse la porta a chiave e si voltò verso di loro.

“Prego, sedetevi.”

Keri si guardò intorno. Dentro era allestito un centro di sicurezza di prima classe con radio, linee telefoniche fisse, tutto l’equipaggiamento che una guardia potesse volere, e una cassetta per le pistole chiusa. La sezione posteriore dell’edificio conteneva gli alloggi, una piccola cucina e un bagno.

“Cos’è successo ad Ashley?” chiese Artie.

Keri rispose alla sua domanda con un’altra domanda.

“Signor North, com’è possibile che non abbia sentito nulla? Tutti i media ne parlano.”

Artie sorrise mestamente mentre allargava un braccio per indicare tutta la stanza.

“Tutto questo elegante equipaggiamento, ma non mi permettono di tenere un televisore. E registrano la navigazione in internet, quindi lascio la pagina sul sito della compagnia. Qualche mese fa è stato licenziato un tizio per aver visitato il sito sportivo durante l’orario di lavoro.”

“È difficile per lei, signor North, non poter navigare per così tanto tempo?” chiese Keri.

Lui la guardò interrogativamente.

“Come?”

“Non importa. Mi lasci arrivare al punto. Abbiamo avuto notizia che lei possiede un video compromettente di Ashley; che stava minacciando di renderlo pubblico se non avesse fatto sesso con lei.”

Artie sembrava sinceramente scioccato.

“Assolutamente no,” disse.

“Non è vero?”

“No. Chi ha detto una cosa del genere?”

“È confidenziale. Parla mai con Ashley a scuola?”

“Un po’. Parlo con tutti.”

“Che cose le dice?”

“Ciao, buona giornata, vai in classe, le solite cose.”

Ray si alzò e cominciò a camminare per la stanza, come se fosse incuriosito dall’equipaggiamento della sicurezza. Mentre gli occhi di Artie lo seguivano, Keri trattenne un sorriso. Era una manovra standard di Raymond Sands per mettere un po’ a disagio una persona di interesse – vagare, bighellonare, gironzolare. Un grosso poliziotto afroamericano che si metteva comodo nel proprio spazio personale tendeva a mettere la maggior parte delle persone fuori gioco. A volte si lasciavano sfuggire cose.

“Fa due lavori?” chiese Keri, costringendo Artie a riportare l’attenzione su di lei.

“Sì. Lavoro alla scuola fino alle quindici e poi vengo qui al deposito. Sono effettivamente di turno fino alle ventidue e poi vado a dormire ma resto qui tutta la notte nel caso avessero bisogno di me.”

“Poi va direttamente a scuola la mattina?”

“Sì.”

“In quali giorni?”

“Dal lunedì al venerdì. Nei weekend torno a casa.”

“Che si trova dove?”

“Ho una vecchia fattoria vicino a Piru, a ovest di Santa Clarita. Ormai non è più una vera e propria fattoria, ma la proprietà vale parecchio quindi cerco di tenerla in uno stato decente. Perché?”

“Quando è stato lì l’ultima volta?”

“Questa mattina, quando sono uscito per andare a scuola. Non ci tornerò fino a venerdì notte, dopo la fine del turno qui, alle ventidue.”

“Lei ha un furgone?”

“Sì.”

“Possiamo vederlo?”

“Certo. È parcheggiato a fianco dell’edificio.”

Gli diedero un’occhiata. Era ancora bianco e molto sporco. Ray si avvicinò e grattò il fianco con il polpastrello. Non veniva lavato da settimane e Keri dubitava che fosse stato ridipinto da quando aveva lasciato la fabbrica in cui era stato assemblato. Tornò a rivolgersi ad Artie.

“Ci sono dei veicoli qui nel deposito?”

“Certo…”

“Anche furgoni?”

“No, nessun furgone. Ci sono pick-up, soprattutto, e un paio di vecchi SUV.”

Keri cambiò argomento. Vedeva che saltare da un tema all’altro rendeva Artie nervoso, e questo era un bene.

“Ashley ha preso a uscire con un tipo con lunghi capelli biondi,” disse. “Canta in un gruppo che si chiama Delirio. Ha mai visto Ashley con lui?”

L’uomo annuì.

“Oh, sì,” disse.

“Dove?”

“Vagava dietro alle tribune dove ci sono alcuni capanni degli strumenti,” disse. “Ashley andava lì a incontrarlo dopo la scuola, a volte.”

“Per farci del sesso?”

“E a volte anche di più,” aggiunse.

“Ovvero?”

“Be’, ho avuto il sospetto che spacciassero droga o cose del genere, quindi ho cominciato a ternerli d’occhio. Un paio di mesi fa li ho seguiti. Effettivamente erano entrati in uno dei capanni. Quando ho guardato dentro, erano lì che stavano, sapete, avendo un rapporto sessuale.”

“Ha girato un video?”

Artie sembrò orripilato.

“No. Ho detto al ragazzo di lasciare il territorio scolastico. Aveva questo sguardo davvero cattivo in faccia, come se stesse cercando di spaventarmi o qualcosa del genere, ma io non cedetti. Gli dissi di andarsene, subito, e di non tornare più. Lui sembrava che avesse voglia di prendermi a pugni ma non lo fece. Ottimo per lui perché ero preparato. Alla fine se n’è semplicemente andato. Ashley è andata con lui. Il giorno dopo la ragazza mi ha pregato di non dire a nessuno quello che avevo visto. Le ho detto che non l’avrei fatto finché il suo ragazzo fosse rimasto fuori dal campus.”

“Quando è successo?”

“All’inizio della scorsa settimana.”

“Lui è più tornato?”

“No, per quel che ne so io.”

“E che cosa di tutto ciò le ha fatto pensare che spacciassero droga?” chiese Ray, ricordandogli perché si era messo a raccontare quella storia.

“Ah, sì. Dopo che avevano lasciato il capanno, quel giorno, ho notato delle fiale sul pavimento, circa quattro. Sembravano troppe per un uso personale.”

“Saprebbe dire cos’era?”

“Erano tutte piene di polvere bianca. Potrebbe essere stata cocaina, eroina, magari metanfetamina. Non sono un esperto.”

“Le ha consegnate?”

“Sta scherzando? Quella ragazza è la figlia di un senatore. E se diceva che non erano sue e mi lasciava con tutta quella droga in mio possesso? A chi crederà la gente? Chi ha più potere? Ho buttato le fiale nella spazzatura e ho lasciato perdere.”

*

Cinque minuti dopo, di nuovo in macchina, Keri guidava silenziosamente verso la stazione di polizia, persa nei suoi pensieri. Alla fine Ray ruppe il silenzio.

“Pare che le storie raccontate da Artie North e dal tuo fidanzatino si contraddicano un po’.”

“Dici?”

“Tu a chi credi?”

“Devo scommettere? Forse mentono entrambi. Tutto quello che so è che ho il cervello fritto. Ogni pista che seguiamo ci riporta all’inizio. E se è stata rapita, stiamo finendo il tempo a nostra disposizione.”

“Cominci a dubitarlo?”

“Ray, non so più a cosa credere ormai.”

Improvvisamente il telefono di Keri squillò. Lo mise in vivavoce e una sconosciuta voce femminile disse, “Keri Locke?”

“Sì.”

“Sono Britton Boudiette. Sono un’amica di Ashley Penn. Mi piacerebbe incontrarla subito, se possibile.”

“A proposito di cosa?”

“Di roba di cui preferirei non parlare al telefono. Per cortesia. Potrebbe essere importante. Non porti nessuno con lei. Venga solo lei.”

Keri si segnò l’indirizzo e riappese. Poi si voltò verso Ray e disse in un tono cinico che non sapeva neanche di possedere, “Non porti nessuno con lei? Nella storia delle forze dell’ordine, è mai venuto fuori qualcosa di buono da una frase del genere?”

CAPITOLO TREDICI

Lunedì

Notte

Venti minuti più tardi, dopo aver scaricato Ray alla stazione di polizia, Keri si immise nel viale dietro alla casa di Britton Boudiette, fece gli abbaglianti tre volte come la ragazza le aveva chiesto di fare, e poi spense i fanali e il motore.

Quasi immediatamente, una figura femminile uscì da una camera da letto nel retro della casa su una veranda al secondo piano. Scese fino al piano terra, si affrettò in direzione dell’auto e silenziosamente entrò dal lato del passeggero.

Keri si sentiva ridicola. Si stava incontrando segretamente nella sua macchina con una ragazzina di quindici anni nel bel mezzo della notte. Se i genitori della ragazza l’avessero scoperto, Keri si chiedeva se avrebbero potuto denunciarla per qualcosa. Scacciò il pensiero dalla testa e cercò di prendere Britton seriamente.

La ragazza era afroamericana, carina e atletica – in quel momento indossava i pantaloni di un pigiama di flanella dei cartoni animati e una t-shirt rosa. Andò dritta al punto.

“Ashley mi ucciderebbe se sapesse che mi sto vedendo con lei. Assolutamente, al cento percento, deve tenere questa cosa segreta. Non può dire a nessuno neanche che le ho rivolto la parola.”

“Non lo farò, a meno che non sia assolutamente necessario,” la rassicurò Keri, in sostanza senza prometterle niente. Britton sembrò soddisfatta comunque.

“Okay,” disse. “Onestamente non so se questa roba la aiuterà. Ashley ha fatto un po’ la pazza ultimamente.”

“In che modo?”

“Ha questo nuovo ragazzo, Walker Lee, che è il cantante principale dei Delirio, di cui probabilmente lei non ha mai sentito parlare ma che è una band molto figa che ha appena fatto uscire il primo singolo, “Honey.” È davvero stupendo. Comunque, Walker ha un’influenza terribile su Ashley.”

“Cioè?”

“Be’, è iniziato tutto quando le ha fatto avere un documento falso, in modo che Ashley potesse venire ai club per vedere la band. Poi c’è stata la droga, e il bere, non molto, niente di esagerato, ma, sa com’è, Ashley ha solo quindici anni.”

“Britton, non mi stai dicendo nulla che io già non sappia,” anche se il fatto che Walker fosse la fonte della patente falsa di Ashley era una novità per lei.

Britton sembrò titubare per un momento, poi proseguì.

“Poi hanno cominciato a commettere dei crimini per il gusto del brivido.”

“Cosa vuoi dire?”

“Niente di cattivo né violento, solo roba per l’adrenalina, ha presente? Due settimane fa hanno rubato una macchina e l’hanno usata per gironzolare un po’. Spesso hanno fatto sesso in posti pubblici dove potevano essere beccati. E la scorsa settimana – lo sa dove si trova la Nakatomi Plaza sulla Avenue of the Stars?”

“Sì.”

Keri lo sapeva bene.

In realtà si chiamava Fox Plaza ma spesso se ne parlava come della Nakatomi Plaza perché era così che veniva chiamata nel film Die Hard, almeno prima che saltasse per aria. Il grattacielo di trentacinque piani si trovava nel cuore di Century City, un quartiere residenziale del west-side noto per i suoi avvocati e le agenzie in cerca di artisti.

“Se ne sono rimasti nascosti nel grattacielo finché non ha chiuso,” disse la ragazza. “Poi hanno trascorso la notte sulla cima, bevendo vino e fumando erba. La mattina dopo sono usciti di soppiatto. I genitori di Ashley pensavano che Ashley dormisse da me quella notte. L’ho coperta ma, che resti tra me e lei, non mi è piaciuto farlo.”

Tutto ciò era interessante, ma se stava portando Keri da qualche parte, lei non riusciva a vedere dove.

“Però adesso viene la parte peggiore,” disse la ragazza. “Di recente Walker ha comprato una pistola.”

“Perché?”

“È nei guai. Credo che qualcuno lo stia cercando, e forse sta cercando anche Ashley, non ne sono sicura. Lei ha detto che c’entrava qualcosa col fatto che Walker aveva perso della droga che doveva a qualcuno. È la cosa più importante che volevo dirle. Ashley potrebbe essere finita dentro a qualcosa. Non lo so. Ma so che stavano progettando di scappare a Las Vegas.”

“Per diventare delle star della musica e della moda, vero?”

“Non credo. Credo più per scappare da qualsiasi cosa stia accadendo qui.” La ragazza sospirò. “I genitori di Ashley non sanno niente di tutta questa roba e lei deve promettere di non dir loro niente. Lo sto dicendo a lei solo perché qualcosa di tutto ciò potrebbe avere a che fare con la ragione per cui è sparita.”

Keri le diede una pacca sul braccio.

“Stai facendo la cosa giusta.”

“Qualcosa le è d’aiuto?”

“Ancora non lo so. Forse…”

“C’è un’ultima cosa che dovrebbe sapere,” disse la ragazza. “È una cosa che deve assolutamente promettere di non ripetere, perché Ashley me l’ha detto in segretezza totale.”

“Capisco,” disse Keri, di nuovo senza promettere nulla.

La ragazza studiò Keri per un attimo e poi disse, “La madre di Ashley, Mia, viene da una famiglia ricchissima. I suoi genitori – cioè i nonni di Ashley – si rivolgevano a un ufficio legale qui di Los Angeles per tutta la roba legale, lo studio Peterson and Love. Lo conosce?”

Keri annuì. Era uno degli studi più grandi della città, molto politico, con molte sedi in altri Stati. Esisteva da sempre.

“Sì.”

“Okay, be’, hanno usato la loro pressione per far ottenere alla figlia, a Mia, un lavoro nello studio quando aveva quattordici anni, per l’estate, tra la nona e la decima classe. Faceva fotocopie, commissioni, sistemava i libri sugli scaffali e roba così.”

“Okay.”

“Be’, Stafford era un socio dello studio, all’epoca,” disse la ragazza. “Aveva trent’anni quell’estate. Comunque, fece entrare Mia nel suo ufficio una sera dopo che tutti se n’erano andati e la deflorò.”

“Deflorò?”

“Sì, nel senso che Mia era vergine all’epoca,” disse Britton seriamente.

“Oh, giusto.” Keri cercò di mantenere un’espressione neutra.

“Non capisca male, fu consensuale, ma lui era un uomo fatto, un avvocato per giunta, e Mia era solo una bambina. Rimase incinta. Lui voleva che lei abortisse ma lei si rifiutò e finì con l’avere il bambino – Ashley. Dopo, Mia e Ashley vissero a Parigi per sette anni e poi tornarono qui. Mia aveva ventidue anni quando tornò e Ashley sette.”

“Questo è… non lo so… assurdo,” disse Keri.

“Mi creda, lo so,” disse la ragazza. “Mia e Stafford ripresero la storia dopo quella lunga pausa e alla fine si sposarono e lui ‘adottò’ formalmente Ashley. Tecnicamente non ha mai negato di essere il padre biologico adottandola, ma la maggior parte della gente crede che sia solo il suo patrigno. Comunque è stata un’idea di Mia quella che Stafford entrasse in politica e lei ha finanziato le sue campagne. È per quello che è diventato senatore. Nessuno al di fuori del circolo più stretto sa che in realtà è il padre di sangue. Se il pubblico venisse a scoprire com’è nata questa famiglia, la sua carriera politica sarebbe finita. Mia ha confidato tutto ad Ashley, che poi l’ha detto a me una sera che era un po’ brilla.”

“Non vedo come possa avere a che fare con il caso,” disse Keri.

“Nemmeno io. Pensavo solo che avrebbe dovuto sapere che Stafford non è immacolato come gli piace che la gente pensi. Personalmente, a me lui non piace.”

*

Dopo essersi assicurata che Britton fosse tornata sana e salva in camera sua, Keri partì alla volta della stazione di polizia. Lungo il tragitto capì una cosa. Mia forse aveva voluto che Keri fosse a capo delle indagini perché avevano un legame. Ma quando Stafford l’aveva appoggiata, non l’aveva fatto perché pensava che fosse la persona migliore per il lavoro. Ma perché pensava che fosse la peggiore.

Se qualcuno fosse finito col ficcare il naso nelle loro vite e magari coll’inciampare in qualcuno dei loro segreti, non gli sarebbe importato se quel qualcuno fosse stato una novellina, una nevrotica, una che era stata ripresa molte volte nella sua breve carriera. Se le cose fossero andate a rotoli, lei sarebbe stata il perfetto capro espiatorio. Keri capì di essersi ficcata dritta dritta nella trappola.

E aveva un problema ancora più grande. Non aveva idea di cos’altro stesse nascondendo il senatore.

CAPITOLO QUATTORDICI

Lunedì

Tarda notte

Entrando nel parcheggio della stazione di polizia, Keri vide che i media avevano invaso il posto. Sciamarono intorno alla sua macchina finché due ufficiali in uniforme non li allontanarono abbastanza da permetterle di spostare l’auto all’interno del parcheggio. Fortunatamente c’era un cancello a separare il parcheggio dei dipendenti da quello generale, quindi non poterono avvicinarsi troppo.

Mentre si dirigeva dalla macchina all’entrata laterale, si fusero insieme i flash accecanti delle macchine fotografiche e le domande gridate. Anche se avesse voluto rispondere alle domande, non sarebbe riuscita a distinguerle le une dalle altre. Era solo rumore.

Guardando l’orologio digitale mentre entrava nell’ufficio, Keri vide che erano passate da molto le ventitré. Se davvero Ashley era stata rapita con quel furgone dopo la scuola, ormai si sarebbe potuta trovare già a San Francisco, Phoenix, Tijuana, o addirittura Las Vegas.

Raggiunse la sua scrivania, notando che nessuno la guardava. Alcuni sembravano attentamente concentrati sul loro lavoro. Ma altri sembravano evitare il suo sguardo intenzionalmente.

Ray stava leggendo dei documenti seduto alla scrivania che avevano in comune. Keri si buttò sulla sedia e sospirò profondamente. D’un tratto si sentiva incredibilmente stanca.

“Quella Gola Profonda in erba aveva qualcosa di stupefacente da condividere?” le chiese senza alzare lo sguardo.

“Ha offerto del gossip intrigante. Ma niente che cambi le cose, per quanto ne so io. Che cosa fai?”

“Guardo i casi passati,” disse. “Cerco di trovare modus operandi simili, furgoni neri, qualsiasi cosa.”

“C’è anche il caso di Evie?”

“Sì, ma l’ho saltato. Il modello non sembrava coincidere,” disse, e poi finalmente alzò gli occhi su di lei. “Sei d’accordo?”

“Sì. Questo tizio è stato molto più attento e deliberato del rapitore di Evie. Oltre al furgone, non coincide quasi nient’altro tra i due casi.”

Ray annuì.

“Come va, Arrietty?” le chiese. Lo vedeva che era preoccupato. Keri cercò di assumere un’espressione coraggiosa ma non riuscì nemmeno a pensare a un soprannome insolente con cui rispondergli.

“Sto bene – solo stanca e frustrata.”

“Nessun vuoto temporale di recente?”

“Non nelle ultime ore,” lo rassicurò lei. “Solo che mi pare che continuiamo a sbattere contro un muro. Lo so che da qualche parte in mezzo a tutto lo schifo che stiamo maneggiando c’è una vera prova che ci porterà da Ashley. Ma è difficile da vedere, adesso.”

“Be’, impiastricciati la faccia con un sorriso perché il nostro impavido capo sta venendo qui.”

Keri alzò lo sguardo per vedere il tenente Hillman che veniva verso di loro.

“Novità, Sands?” chiese bruscamente.

“No, signore; sto solo guardando i vecchi casi in cerca di collegamenti.”

“Locke, e lei?” le chiese, evitando di menzionare il fatto che fosse stata rimossa dal caso e reinsediata nel giro di poche ore.

“Ho appena incontrato un’amica di Ashley che ha detto che Stafford Penn ha avuto una relazione con Mia quando lui aveva trent’anni e lei quattordici. Ha detto che è il padre di Ashley. Potrebbe influenzare la prossima campagna ma non sono sicura che l’informazione ci aiuterà. O Artie North o Walker Lee stanno mentendo su ciò che è accaduto tra di loro, ma ancora una volta non sono sicura che scoprire la verità sulla questione ci porterà più vicini a trovare Ashley.”

“Li stiamo pedinando entrambi,” le disse Hillman, “ma per il momento nessuno dei due si è mosso. Stiamo lavorando per ottenere dei mandati per i registri telefonici di tutti quelli che abbiamo interrogato stanotte per vedere se c’è qualcosa di strano, ma ci vorrà ancora qualche ora. In effetti, non sono sicuro che ci sia qualcosa che possiate fare per il momento. Consiglio a entrambi di andare a casa e di cercare di dormire un po’. Avrò bisogno che siate belli svegli per studiare i tabulati telefonici domani mattina.”

“Magari mi butto un po’ giù nella stanza del personale,” disse Keri.

“In realtà non era un consiglio, detective Locke. L’ex fidanzato di Ashley, Denton Rivers, mentre parliamo sta spiattellando tutto, e ha sbraitato al suo avvocato dell’aggressione da parte della polizia. Passeranno di qui nei prossimi cinque minuti e non voglio un casino quando si metterà a urlare o a indicarvi col dito.”

“Ma, signore…”

“Ma niente. Sono già certo che parleranno con la stampa, uscendo. Non ho bisogno che il ragazzetto sia alterato quando succederà. Se vede voi, lo sarà. Quindi ve ne andate a casa. Io stesso me ne vado tra dieci minuti.”

“Che cosa succederà con questa storia, comunque?” chiese Ray.

“A quel che ho capito lo spacciatore, Johnnie Cotton, ha ammesso di averlo aggredito. Cercare di sporgere una denuncia dove dichiara di essere stato colpito al capo nello stesso punto lo stesso pomeriggio sia dal suo spacciatore che da un’agente, il tutto mentre è sospettato di aver rapito la sua ragazza? Le sembra un caso vincente, questo?”

“No, signore,” disse Ray, sorridendo.

“Neanche a me. Ma meno benzina sul fuoco aggiungiamo, meglio è. Ecco perché vi voglio entrambi fuori di qui, adesso.”

“Sì, signore,” disse Ray alzandosi in piedi.

“Sì, signore,” ripeté Keri facendo la stessa cosa. Si diressero svelti all’uscita.

“Vi voglio entrambi qui alle sei del mattino,” urlò Hillman. “Dovremmo avere i tabulati, per quell’ora.”

“Ti serve un passaggio?” le chiese Ray. “Lo so che hai detto di essere stanca. Lascia qui la macchina. Potrei dormire a casa tua… sul divano. Potremmo venire qui insieme domani.”

“Grazie dell’offerta ma sto bene. Devo fermarmi al bagno, comunque. Ci vediamo alle sei.”

Ray la guardò come se volesse aggiungere qualcosa, ma si trattenne e si limitò ad annuire.

“Ci vediamo alle sei,” rispose e uscì sul parcheggio.

*

Keri attese in un cubicolo del bagno per quindici minuti per essere sicura che Ray e Hillman se ne fossero andati.

Quando tornò negli uffici, erano quasi vuoti. Suarez era ancora alla sua scrivania, a battere i verbali. Edgerton, il detective che adorava tutta la roba informatica, stava creando una specie di triangolazione di ripetitori che Keri non capiva del tutto. Un detective della buoncostume stava prendendo rapporto da un tizio che diceva di essere stato derubato da una prostituta con cui era stato. Un vagabondo sedeva ammanettato a una panchina nell’angolo. Aveva defecato sul cofano della macchina di uno che stando al senzatetto gli aveva versato addosso il caffè. Il proprietario dell’auto, che a Keri sembrava un idiota totale, ribolliva di rabbia in attesa di un agente che lo ascoltasse. Keri sperò che ci volesse un po’ di tempo.

Tornò alla sua scrivania con la maggiore discrezione possibile e sedette. Non sarebbe andata a casa. E sapeva che non sarebbe stata in grado di dormire nella sala del personale, a prescindere da quanto stanca fosse. C’era una ragazzina che aveva un disperato bisogno di aiuto e lei non poteva deluderla. Da qualche parte c’era un indizio che le avrebbe permesso di risolvere il caso. Keri sperava solo di riuscire a trovarlo in tempo.

Afferrò uno dei documenti sui vecchi casi dalla scrivania di Ray e cominciò ad analizzarlo. Non c’erano similarità ovvie. Ne prese un altro e ottenne più o meno lo stesso. Si lasciò andare sulla sedia e chiuse gli occhi per qualche secondo. Poi prese un terzo documento – nulla.

Si alzò in piedi e si diresse alle finestra, la stessa dalla quale aveva guardare la madre e la figlia passare prima, quel pomeriggio. Fuori, la notte era tranquilla. Era quasi mezzanotte. Tutte le persone normali erano a casa a dormire, in quel momento. Prese in considerazione l’idea di tornare alla casa galleggiante, anche solo per distrarsi con la tv per un paio d’ore nella speranza di schiarirsi le idee.

Solo un altro documento.

Tornò alla scrivania e ne prese uno a caso. Una bambina di colore di dieci anni di nome London Jaquet era scomparsa tornando a casa da scuola e non se ne era più saputo nulla. Era stato sei anni prima. Tecnicamente il caso era “aperto” ma alcune pagine si erano incollate insieme perché non venivano toccate da tantissimo tempo.

Similitudini con il caso di Ashley: femmina, dopo la scuola, giovane.

Similitudini con il caso di Evie: femmina, più saputo nulla, età da scuola elementare.

Keri mise da parte il documento e ne raccolse un altro. Era quello di un uomo ispanico di quarantaquattro anni che era scomparso due anni prima. I tatuaggi che aveva indicavano che aveva affiliazioni con delle gang. Il documento era sottile. Nessuno ci aveva messo troppo impegno. Keri lo mise da parte e ne prese un altro.

Una bambina coreana di sei anni che si chiamava Vanda Kang era scomparsa dal sedile posteriore di una macchina mentre sua madre entrava in una bottega di liquori a conduzione familiare sulla Centinela Avenue per comprare un pacchetto di sigarette. Sette anni dopo, all’età di tredici anni, la ragazza era stata trovata viva e vegeta con una benestante famiglia bianca di Seattle che dichiarava di averla adottata.

Un uomo di nome Thomas Anderson, ovvero il Fantasma, solo di recente era stato identificato come il rapitore, diciotto mesi prima, in effetti. Fu processato, e si difese pure. Il documento diceva che se le prove non fossero state così schiaccianti ne sarebbe uscito come un uomo libero. Era stato molto convincente in tribunale. Attualmente stava finendo di scontare il primo anno di una sentenza di dieci. Avrebbe dovuto trascorrere il suo tempo presso la prigione di Stato di Folsom ma, dato che era piena, era ancora detenuto nella cella della contea al Twin Towers Correctional Facility di Los Angeles. Keri ci era stata qualche volta. Il posto non le piaceva.

Si mise seduta sulla sedia, ruotando avanti e indietro, rigirandosi un’idea nella mente.

Il Fantasma è un rapitore professionista. È un lavoro. E un lavoro come questo richiede clienti, e colleghi, e mediatori. Richiede un’intera rete di contatti.

Magari aveva sbagliato tutto. Se si trattava del lavoro di un professionista, e il video registrato dalla telecamera sull’ufficio del garante di sicuro tale lo faceva sembrare, perché parlava con fidanzati e spacciatori?

Se devo prendere un professionista, devo parlare con un professionista.

Keri si alzò in piedi, afferrò la borsa e puntò alla porta. Suarez alzò lo sguardo, con gli occhi da zombi, e annuì. Il senzatetto le mandò un bacio. Lei gli fece l’occhiolino e uscì. Era passata la mezzanotte, ormai. Ciò significava che era un nuovo giorno. E un nuovo giorno significava un nuovo inizio. E che cosa c’era di meglio che dare il via a un nuovo inizio insieme a un fantasma?

Yaş sınırı:
16+
Litres'teki yayın tarihi:
10 ekim 2019
Hacim:
231 s. 3 illüstrasyon
ISBN:
9781640290860
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