(dalla destra, ansiosa, tremebonda, ma cercando di sembrare disinvolta) Lei ha chiesto di me?
(squadrandola da capo a piedi) Se è la signora Valeria Arletti, ho chiesto precisamente di lei.
Sono appunto la signora Valeria Arletti. Ma io, con chi ho l'onore di parlare?
Lo ignora?
(con puerile dissimulazione) Lo ignoro.
Quel barilotto del suo domestico non le ha annunziato Laurina Corbari?
Sì, ma… è un nome che mi riesce nuovo.
Nuovo nuovo nuovo?
Nuovo nuovo nuovo.
Sicchè, lei non sa nemmeno vagamente chi sono?
Come vuole che lo sappia?..
Allora glielo dirò io stessa.
(perdendosi d'animo, ma ostentando, viceversa, una vivace presenza di spirito) Ne avrò molto piacere.
Grazie. (Un breve silenzio.) Mi fa il favore d'invitarmi a sedere?
Prego, prego… S'accomodi pure…
(sedendo) E perchè non siede anche lei?.. Tanto, glielo avverto, non me ne vado sùbito. Dobbiamo un po' discorrere. Segga.
(impallidendo) Ma sì… Volentieri… (Siede, a una certa distanza, di fronte a Laurina.)
Dunque, io sono, anzitutto, una cocotte.
Oh!
Si scandalizza?
No. Trovo strano che lei si dia, da sè, della cocotte.
A scanso d'equivoci e di malintesi, io non intendo mica d'offendermi chiamandomi così. Non ci mancherebbe altro! Io mi voglio tanto bene! Come mi potrebbe saltare in mente di perdermi di rispetto? E poi, lei, credo, fa confusione. Io non ho detto d'essere una cocotte disonesta. E non l'ho detto, perchè non lo penso. So di essere una cocotte onestissima, io! Non ho mai ingannato, non ho mai mentito, non ho mai fatto vedere lucciole per lanterne, non ho mai rovinato nessuno, non ho mai tolto un marito a una moglie, non ho mai tolto a un'amica o a una nemica nemmeno un gatto, nemmeno un pappagallo… Oh, dica francamente: non le par giusto che io mi vanti del mio stato di servizio?
Ma, scusi, la ragione della sua visita qual'è? Non si sarà scomodata a venire da me solamente per darmi notizie della sua onestà.
Ha mostrato tanto desiderio di sapere chi sono!
Adesso, l'ho saputo. Passiamo oltre.
No, no. Abbia pazienza: non l'ha saputo che in parte. C'è dell'altro. Non desidera saperlo?
L'ascolto. Purchè non si dilunghi troppo.
Mi sbrigo in due parole. Ma non se le lasci sfuggire dall'orecchio. «Io sono… l'amante di Riccardo Negri». Le giunge, forse, nuovo nuovo nuovo il nome di Riccardo Negri come le è giunto il mio?
(rodendosi) No… Riccardo Negri è un buon amico di mio marito… Una persona un po' frivola, ma affettuosa, gentile, garbatissima… Tutto sommato, un uomo eccellente…
Lo trova eccellente?
Certo. Non ho che a congratularmi con lei.
Ed io con lei. Perchè anche lei è la sua amante.
(con un soprassalto) Ma che cosa si permette di dire!?
La verità. Siamo tutte e due l'amante di quell'uomo eccellente. La sola differenza è questa: io da tre anni, lei da una settimana.
(scattando in piedi con uno sforzo di fierezza) Io non voglio tollerare un minuto di più la sua audacia…
(restando seduta) Mi mette alla porta? Padronissima. Badi, però, che se mi mette alla porta, io ritornerò per la finestra. E sarà un brutto ritorno! Parlerò con suo marito invece che con lei. Era la mia prima idea quella di parlare con suo marito. Poi mi sono detto: «Se il dottore me l'ammazza, io avrò l'incomodo del rimorso. Meglio cercare di sbarazzarmene con le buone. Meglio persuaderla, direttamente, che… non deve rompermi le tasche. Farla ammazzare, perchè? Cent'anni di vita in ottima salute e anche cento amori in barba al dottore Arletti, purchè non dia fastidio a me.» Questo, veda, mi son detto. Ma se lei preferisce il patatrac con l'analogo ammazzamento, pazienza! Io mi lascio mettere sùbito alla porta, dolentissima soltanto di pensare (levandosi con un sospiro compassionevole)… che forse non ci vedremo mai più!
(profondamente costernata e con la voce convulsa) Io non sono, io non sono l'amante di Riccardo Negri; ma se pure lo fossi, con quale diritto verrebbe lei a lamentarsene e a impedirmelo? Lei ha confessato di appartenere a una categoria di donne che non possono pretendere di accaparrare un uomo per tutta la vita e d'imporgli una catena come una moglie!
(tornando a sedere con pacatezza) Risegga anche lei. Risegga. Ha sfoderato un bell'argomento. Bisogna per forza che sfoderi un po' io gli argomenti miei. Si segga senza preoccupazioni. Non le dirò delle insolenze, neanche se la sua faccina, così carina, ma così irritante, me le chiederà.
(non osa ribellarsi e si rassegna a risedere, ingoiando la bile.)