Kitabı oku: «Infedele: Commedia in tre atti», sayfa 4
SCENA III
RICCIARDI e CLARA. Poi, il servo LORENZO
Clara
(ha una graziosa e semplice toilette da mattino. Indossa un piccolo paltò. Entra, con le mani nel manicotto, con un'aria di persona molto affaccendata e frettolosamente va difilata a sedere sopra una delle seggiole che sono nel centro della stanza.)
Ah! Eccomi qui…
Ricciardi
(seguendola con pari velocità, chiude subito la porta d'ingresso, e, con evidente sodisfazione, s'inchina a lei in un atteggiamento galante e sentimentale.) Prima di tutto, lasciate che io vi ringrazi della cortese puntualità con la quale…
Clara
(interrompendolo, sempre con la stessa aria frettolosa) Basta, basta! Eccomi qui: – Seducetemi!
Ricciardi
(tentando di sottrarsi alla burletta) Ma io, contessa…
Clara
Non ci sono ma e non ci sono contesse. Io, mio buon Gino, non ho tempo da perdere. Sono in casa vostra, sono nelle vostre mani, le porte sono chiuse… almeno lo spero; nessuno ci vede e nessuno ci sente. Poche chiacchiere, e procedete subito alla seduzione.
Ricciardi
E voi credete ch'io abbia avuta davvero l'ingenuità di vagheggiare una seduzione?! Come v'ingannate! Il sedotto, purtroppo, senza che voi ne abbiate colpa, veh!, il sedotto sono io. Clara, voi lo avete capito che io vi amo. Voi lo avete capito che la mia sfida e la mia baldanza non erano che l'artifizio del mio amore. Io ho desiderato che voi veniste in casa mia, questo sì, ma perchè? Per avere agio di vedervi e di parlarvi liberamente, fuori dell'ambiente in cui voi ed io abbiamo il dovere d'essere delle persone di spirito. L'ho desiderato per potermi confessare a voi, l'ho desiderato per dirvi ch'io sono null'altro che un povero innamorato, (scaldandosi di proposito) l'ho desiderato per…
Clara
Per… per… per… Tutto questo è completamente inutile!
Ricciardi
Inutile!?
Clara
Sì, inutile!, inutile!
Ricciardi
(con slancio) Eppure…
Clara
Sentite, caro Gino: io sono venuta da voi per essere sedotta: se voi non avete voglia di sedurmi, io me ne vado.
Ricciardi
Ah! Clara! Clara! Voi siete venuta da me per umiliarmi, ecco, e ci riuscite perfettamente. Ma se l'insistenza del vostro sarcasmo potrà almeno esaurire la vostra crudeltà, io lo accetto come un beneficio.
Clara
(guardandolo e ascoltandolo con curiosità birichina) E poi? Avanti!.. E poi?
Ricciardi
Sì, sì, voi avete l'aria di non credere alle mie parole!.. E avete torto. Ridete, ridete anche, se vi piace: ridete della mia pochezza e di questo mio pazzo innamoramento: tormentatemi se il tormentarmi vi diverte: ma non mi attribuite la volgare puerilità di una finzione… No! Voi non potete attribuirmela. La vostra intelligenza non può non intendere (esagerando la propria eccitazione sincera) che in questo momento io sono schietto! Clara, scusatemi, siete voi, siete voi che fingete! Fingete di non intendermi, fingete di non credermi, fingete…
Clara
Ma no: rassicuratevi! Io vi dichiaro formalmente d'intendervi, di credervi e di non mettere in dubbio il vostro amore. Voi siete innamorato di me; e ciò mi fa molto piacere. Parola d'onore, vedete, ne sono contenta. E appunto perciò sono venuta. Io ho fiducia nelle vostre forze, ho fiducia nelle vostre seduzioni, ho fiducia nel vostro fascino. Sono qui, sola, solissima, nel vostro incantevole salotto, e son piena di buona volontà. Ora spetta a voi di fare il resto. Su, via, caro Gino, ve ne prego, innamoratemi, e non ci pensiamo più.
Ricciardi
(scoraggiato, si lascia cadere sopra una seggiola, sospirando:) Siete inesorabile!
Clara
(crucciandosi ostentatamente) No! no! no!.. Così non ne faremo niente! Quell'aria di martire non vi si addice… E poi, che so?, io mi aspettavo tutt'altra cosa! Troppa prudenza!.. Troppa mitezza!.. Troppa umiltà!.. (Impaziente, si alza.) Non ne faremo niente, vi dico, non ne faremo niente!.. (Pausa.) Che bel sole!.. Che aria tiepida!.. (Lo guarda con civetteria lievemente beffeggiatrice.) Sembra primavera! (Butta via il manicotto, e comincia a togliersi il paltoncino, accostandosi molto a lui.) Ho perfino caldo. Tiratemi queste maniche. (Allunga un braccio per farsi aiutare.)
Ricciardi
(le toglie del tutto il paltoncino, lo mette in un angolo, e siede un'altra volta, accasciato.)
Clara
Come vedete, non ho ancora perduta ogni speranza!.. Non me ne vado. Resto, e mi metto à mon aise… Lo permettete? (Un silenzio. – Va in giro per la stanza, osservando, curiosando. Presso il pianoforte, si ferma, guarda l'album aperto sul leggìo, con caricata sentimentalità.) Chopin!.. Secondo notturno. Ah! quello in cui è un delizioso effetto d'organo, così pieno di misticismo… Che soavità! (Con una mano accenna sul pianoforte le prime note d'una volgare canzone napolitana: «La ritirata».) Che dolcezza!.. (Continua la rassegna.) Questa stanza è il simbolo del vostro cervello: c'è tutto!.. (Si ferma presso la scrivania) Laboratorio letterario. Officina epistole e annessi. (Prende il foglio scritto.) Si può?
Ricciardi
Scarabocchi… Robuccia appena abbozzata… (Con la speranza ch'ella legga) Non voglio che leggiate.
Clara
Ci scommetto che l'avete lasciata quassù apposta per farmela leggere… Vediamo.
Ricciardi
Io vi prego, invece, di non leggere.
Clara
(senza dargli ascolto, legge:) «O voi, madonna… (A Ricciardi, con curiosità:) Dice… madonna?
Ricciardi
Forse.
Clara
(ricomincia con enfasi e gesticola seguendo il senso di ogni parola:)
«O voi, madonna, che vivete dove
giammai non giunge alcuna umana cosa,
dite: la vostra immagine che move
dall'alto e scende a me più luminosa
del sole, e più gentile e pura e bianca
d'una bianca colomba immacolata,
darà a la vita mia giovane e stanca
la morte che, sognandovi, ho sognata?»
Punto interrogativo! (A Ricciardi:) Versi?
Ricciardi
Pare.
Clara
Sì, me ne sono accorta. Volevo dire: versi che scrivete per me?
Ricciardi
Probabilmente.
Clara
«La morte che, sognandovi, ho sognata?..» Brrr… Questa faccenda della morte si riferisce proprio a me? Vi faccio un bello effetto!.. Meno male che ve lo faccio in sogno. Non siete un poeta decadente. Io adoro i decadenti. (Con declamatoria intonazione laudativa) Quelli lì dicono tutto ciò che vogliono, ma almeno nessuno li capisce! (E continua a gironzolare, osservando.) Quanti bei ritratti di donne! Tutte vostre amanti… beninteso!.. Tutte più fortunate di me… Questo, per esempio, di chi è? (Prende un grandissimo ritratto di vecchio con una immensa barba bianca e lo mostra a Ricciardi.)
Ricciardi
(alzando le spalle) È il ritratto d'un uomo.
Clara
Marito d'una vostra amante?
Ricciardi
Ma che!
Clara
Padre d'una vostra amante? (Pausa.) Fratello?
Ricciardi
Mio Dio, contessa, non siate così ingenerosa! Basta, ora!
Clara
Basta che cosa? Fra tante donne trovo un uomo: è naturale che io me ne interessi. Chi è?
Ricciardi
Non lo so.
Clara
Come non lo sapete?
Ricciardi
È un russo… Lasciatelo in pace.
Clara
Il nome?
Ricciardi
(paziente) Paikowsky.
Clara
Paikowsky? Ho capito: musicista. Che ha composto?
Ricciardi
(trattenendo l'irritazione) Non è musicista!
Clara
Poeta?
Ricciardi
(rabbioso) Nemmeno!
Clara
Pittore?
Ricciardi
(quasi tra sè:) C'è da morirne!
Clara
(accalorandosi) Ma si può almeno sapere che diamine fa il vostro russo?
Ricciardi
(scattando) E da voi si può sapere quando finirete di torturarmi così atrocemente?
Clara
In fede mia, voi siete un bel tipo! Io vi dico tutto ciò che mi riesce dirvi di più lusinghiero, io rinunzio ad ogni resistenza, io mi metto a disposizione del vostro valore e del vostro amore, io, come meglio so e posso, v'incoraggio a tutto; e voi ve ne state lì, timido e vergognoso, peggio d'uno scolaretto che, non avendo imparato bene a mente la lezione, tema d'essere interrogato; e per giunta?.. Per giunta poi ve la pigliate con me. Ah, questo è incredibile! E che vorreste? Vorreste ch'io vi saltassi al collo? o che mi gettassi ai vostri piedi? o che cascassi in convulsioni e, contorcendomi e dibattendomi, pronunziassi il vostro nome adorato?.. Che vorreste?.. Queste cose dovrei farle, al più al più, con un collegiale, con un novizio; ma con voi! con voi! Io vi domando: siete o non siete quello che mi avete detto di essere?
Ricciardi
Contessa… voi scherzate male!.. È vero, io fui uno sciocco sfidando, apparentemente, il vostro spirito e la vostra virtù. Benchè io non sia stato consigliato, in fondo, che dalla speranza di potervi commuovere e non da quella di potervi conquistare, pure… riconosco il mio errore, riconosco la mia goffaggine. Sì, voi mi avete fatto riconoscere l'uno e l'altra. Dell'errore, quasi offensivo, vi chiedo perdono; ma, quanto alla goffaggine, dovrei chiedere perdono a me stesso, e non lo faccio. Notate. L'uomo che conviene d'essere goffo e che ci si rassegna, ha un gran vantaggio: – Non teme più di diventarlo. Ed è perciò che scherzate male!
Clara
(fredda) Se non mi sbaglio, lo sfidante cambia le armi, ma resta sul terreno.
Ricciardi
(eccitandosi sinceramente) A chi è innamorato come lo sono io, come lo sono oggi più che mai, come lo sono divenuto sotto la sferza del vostro scherno, come lo sarei diventato anche se fino a ieri non vi avessi conosciuta, non bisogna chiedere audacia neanche scherzando!
Clara
Armi da fuoco!
Ricciardi
E sia! Armi da fuoco, che potrei usare, mio malgrado, involontariamente. L'idea di essere ridicolo non mi trattiene più. Il mio sangue, i miei nervi, Clara, non mi consentono più la riflessione dell'uomo galante, nè la preoccupazione di parervi uno scienziato dell'amore. Voi sogghignate? E non me ne importa. Io vi sembro grottesco? E non me ne importa. Io vi sembro un cattivo commediante? E non me ne importa. Io vi sembro uno stolto, un imbecille, un fanciullo, un uomo volgare? E non me ne importa! Non m'importa più di niente, non capisco più niente, e, vedendovi vicino a me, bella, sorridente, sprezzante, disdegnosa, vi giuro Clara, vi giuro ch'io perdo la ragione! (Si slancia verso di lei.)
Clara
(ferma, piega le braccia in un atteggiamento ad un tempo altero e burlesco.)
Ricciardi
(soggiogato, si trattiene e indietreggia.)
Clara
Lo vedete che non sapete usare neanche le armi da fuoco? Molto rumore, e in conclusione?.. Nulla!.. Nulla!
Ricciardi
(abbassando la fronte e un po' mordendosi le labbra) Nulla!
(Si sente picchiare alla gran porta in fondo.)
Ricciardi
Chi è, chi è che si permette di picchiare così?
Lorenzo
(di fuori) Sono io: Lorenzo.
Ricciardi
E che vuoi, noioso? Vattene!
Lorenzo
Debbo dire qualche cosa a vostra eccellenza.
Ricciardi
No! Vattene.
Lorenzo
Vostra eccellenza mi perdonerà, ma io debbo dirle qualche cosa.
Ricciardi
Insomma, che c'è?
Lorenzo
Posso parlare?
Ricciardi
Parla.
Lorenzo
È ritornato il signore di poco fa. Io gli ho detto che vostra eccellenza era uscita e che in casa non c'era più nessuno.
Clara
(va sollecitamente a spiare dalla finestra.)
Ricciardi
(a Lorenzo:) Hai fatto bene.
Lorenzo
Ma egli ha risposto che aspetterà. E s'è messo di piantone dinanzi al cancello chiuso.
Clara
(allontanandosi dalla finestra, dispiacevolmente sorpresa) È mio marito!
Ricciardi
(allarmato) Sì, vostro marito. È venuto qui prima di voi, evidentemente sospettoso.
Clara
(con irritazione) E non me l'avete detto?!
Ricciardi
Era inutile d'impensierirvi. Ho deviato la sua attenzione dicendogli che mi aspettavate allo skating.
Clara
Impostore!
Ricciardi
Dovevo piuttosto fargli capire la verità per rovinarvi?!
Lorenzo
(di fuori) Vostra eccellenza ha ordini da darmi?
Ricciardi
Non so… Lasciami riflettere…
Clara
(costringendosi a parere spensierata e birichina come dianzi e rivelando invece di stare sulle spine) Ma non c'è da riflettere… Ripigliamo piuttosto il discorso dove lo avevamo interrotto… Voi non ve ne siete accorto, ma io cominciavo, finalmente, ad essere commossa dalle vostre parole. Credo che le armi da fuoco avevano toccate le mie corde sensibili. (Ride) Ah! ah! ah!
Ricciardi
Ridete ancora?
Clara
Non rido che adesso…
Ricciardi
(con delicata malignità) Ma non ne avete punto voglia.
Clara
V'ingannate! L'intervento di mio marito, il vostro smarrimento, questa faccia da cospiratore: tutto ciò mi diverte un mondo. (Impallidisce, lasciandosi un po' vincere dalla paura.)
Ricciardi
No, no! Tutto ciò non vi diverte!.. Contessa, il vostro spirito è finito. Voi non vi riafferrate più!
Lorenzo
(di fuori) Vostra eccellenza ha ordini da darmi?
Ricciardi
Aspetta, Lorenzo! (Abbassando la voce, con un'aria di uomo sagace) Quel che sentite, lo so; quel che temete, lo so; quel che vi addolora, lo so… E io… desidero salvarvi.
Clara
(in un istantaneo lampo di gioia) Che?!
Ricciardi
Ah, vi siete tradita!.. Ebbene sì, voglio salvarvi. (Cava di tasca una piccola chiave tersa.) Questa chiave apre un piccolo uscio alle spalle della mia palazzina… Voi potete uscire di qui non vista da vostro marito… Vi troverete in un viottolo che sta costruendosi… Camminerete diritto; e in pochi passi giungerete al Corso Vittorio… Così, egli vi aspetterà invano due, tre, quattro ore, quanto vorrà, e dovrà finire col convincersi d'avere sospettato ingiustamente… (Le porge la chiave con galanteria.)
Clara
(stendendo subito la mano per prenderla) Ah! Grazie!
Ricciardi
(ritirando un po' il braccio per impedirglielo pur tenendo sempre la chiave sotto gli occhi di lei come per tentarla) Un momento. Avete ben compreso che vi salvo?
Clara
Sì… l'ho compreso… E vi confesso che sono pentita della grave imprudenza… Abbiatevi la mia gratitudine, e datemi la chiave. (Stende di nuovo la mano per prenderla.)
Ricciardi
(di nuovo glielo impedisce) Un momento… La gratitudine è una bellissima ricompensa. Senonchè, io esigo qualche cosa di più concreto. Disposto a salvarvi; ma (con molta grazia) non dimenticate che io vi amo, contessa, e il mio amore non saprebbe perdonarmi questa eccessiva generosità.
Clara
(contraendo le linee del viso, e, aggrottando, severa, le sopracciglia) Che intendete dire?
Ricciardi
(con dolcezza incalzante e con fine intenzione vendicativa) È il mio amore che mi costringe a patteggiare. Io non vi offro, bensì io vi vendo questa chiave… Vi vendo la salvezza… Siete voi pronta a comperarla?
Clara
(indietreggiando con ribrezzo) Io!
Ricciardi
Non gridate… C'è di là il servo che attende… Pensateci, contessa. Pensateci bene… La chiave è qui. La salvezza è qui. Se non volete comperarla, siete… compromessa!
Clara
(prorompendo) Ah! vi…
Ricciardi
(immediatamente) Vigliacco!!!
Clara
Sì, sì, vigliacco!
Ricciardi
(scherzoso) Se lo sapevo!.. È la parola adeguata. In simili situazioni, specialmente a teatro, è la parola tradizionale. E difatti, in questo momento, voi siete un po'… Tosca, ed io sono un poco… assai poco… il barone Scarpia. Non è vero? Eh!.. Sicuro!.. «Vigliacco!» (Sogghigna. – Pausa. – Indi, assai gentilmente) Meno vigliacco, però, di quanto voi mi fate l'onore di credermi… Il mio amore, v'ho detto, mi costringe a patteggiare, e non ci è scampo! La salvezza ve la vendo, e a caro prezzo!.. Ve la vendo, contessa… ve la vendo… ve la vendo… (con ostentata umiltà) per un bacio. Come uomo, chiedo troppo, è vero; ma, come vigliacco, via, convenitene, chiedo pochino. Volete pagare?