Kitabı oku: «Il Guerriero Sfregiato», sayfa 6
CAPITOLO SEI
Un paio di ore più tardi a Gerrick sembrava di rivivere il momento in cui Zander aveva incontrato Elsie per la prima volta e la tensione a Zeum era stata al massimo. In quanto Guerriero Oscuro, Gerrick era abituato a una certa quantità di stress e di caos, ma ultimamente la situazione era peggiorata. Il fatto che non riusciva a togliersi Shae dalla mente di certo non aiutava. Era successo qualcosa quando le aveva porto il vassoio; aveva percepito una scarica di forza e una sensazione di appartenenza quando si erano sfiorati. Poi la ragazza si era isolata nella propria mente, e nonostante l’avesse negato, Gerrick si era reso conto che era successo qualcosa di importante che aveva però messo da parte, probabilmente a causa di ciò che aveva passato.
Aveva provato a dormire e si era impegnato a trovare qualcosa da fare quando non c’era riuscito. Avanzò lungo il corridoio prima di raggiungere la stanza della tecnologia. Ciò che desiderava fare veramente era tornare alle segrete, quindi fece per dirigersi verso il piano interrato, ma si fermò diverse volte sui propri passi. Non aveva ragione di tornare da lei, per quanto avesse provato a trovare un motivo.
“Festeggiamo veramente il Solstizio d’Inverno quest’anno?” Sentì che era stato Rhys a porre la domanda. Quindi avanzò verso la stanza dove si trovava l’uomo e vide che era circondato dalle donne della casa.
“Eccome se lo festeggiamo” lo informò Breslin. “Questa famiglia ne ha passate già troppe quest’anno, dobbiamo rilassarci”. Gerrick non poteva negare, ma non era certo di essere in vena di festeggiamenti.
“Tutte le scuse sono buone per comprarti un vestito nuovo” Mack stuzzicò la Principessa Vampiro.
“Non mi serve una scusa per comprarmi un vestito nuovo, ma quando sarà la prossima volta in cui mi potrò agghindare?” Breslin si voltò e le rivolse un sorriso, stava digitando al computer. Gerrick era venuto a sapere che Mack aveva rifiutato i tentativi della Principessa di modificare il proprio stile, il che era diventata una dinamica comica a cui assistere.
“Esattamente qual è lo scopo di questo festeggiamento?” Domandò Jessie.
“È cambiato nel corso dei secoli. L’intento originale era di collegarci con i nostri antenati, ma i Tarakeshes l’hanno sempre vista come l’occasione per rafforzare i nostri legami all’interno della famiglia. Negli anni scorsi abbiamo espanso i festeggiamenti in modo da invitare un certo numero di persone selezionate a unirsi a noi” rispose Breslin.
“Anche per me è la prima volta. Che cosa succede durante questa festa? E cosa devo sapere in quanto Regina Vampiro? Sono sicura che ci sia qualcosa di importante che devo fare” indagò Elsie.
Non era la tipica Regina; aveva i capelli lunghi castani acconciati in una coda di cavallo, e la maggior parte dei giorni indossava dei jeans e una felpa. Non che la sua mise diminuisse il suo potere acquisito. La donna minuta era feroce, forte e sapeva comandare; il ruolo di leader le veniva naturale. Cucinava per loro, li metteva in riga quand’era necessario ed era in grado di affrontare qualsiasi tipo di nemico in battaglia. Elsie non aveva l’aspetto tipico di una Regina, ma ricopriva quel ruolo perfettamente.
Breslin alzò gli occhi al cielo. “Ci disponiamo a cerchio a lume di candela, e tu e Zander farete un’offerta alla Dea. Oltre a quello, sorella, si mangia, si beve e si balla”.
“Disporsi a cerchio a lume di candela non sembra tanto male, ma che tipo di offerta dobbiamo fare alla Dea? Non intendi un sacrificio, vero? Ne ho abbastanza di quelli per una vita intera” commentò Mack stringendo il suo sguardo dagli occhi del colore del whisky.
Rhys rise all’unisono con Breslin. Queste due sono completamente immerse nel mondo del soprannaturale ma ragionano ancora da umane, pensò Gerrick. “No, non dobbiamo sacrificare niente. Lasciamo del vino e delle gemme alla Dea”.
“Esatto, ci piace farla ubriacare e lasciarle dei gioielli” scherzò Rhys.
“Vaffanculo, Rhys” lo rimproverò Breslin.
“Ehi Jessie, che cosa ti metti?” Domandò Rhys in tono da cascamorto. “Spero un vestito quasi trasparente”.
“Pensavo a qualcosa di sexy e di rosso. Quanti invitati ci saranno?”
“L’anno scorso eravamo in duecento, ma immagino che quest’anno Zander abbia diminuito il numero di invitati. Ultimamente le cose sono imprevedibili, e poi non sappiamo che cosa succederà con le ragazze nelle segrete”.
Se fosse stato per Gerrick sarebbero già state liberate; non riusciva a digerire il fatto che Shae sarebbe rimasta in cella fino al Solstizio. Il suo bisogno di essere lasciata andare gli faceva saltare i nervi. Stava diventando la sua ossessione e gli era quasi impossibile restarle lontano. Forse sarebbe andata alla festa con lui. Si ammonì mentalmente, gli piaceva l’idea molto più di quanto gli convenisse. Ovviamente se l’avessero liberata avrebbe espresso il desiderio di tornare dalla propria famiglia, il che faceva sorgere un altro problema; non sapeva come avrebbe fatto se Shae se ne fosse andata dalla base.
“Speriamo che allora siano già libere. Sappiamo che sono pronte per fare ritorno dalle loro famiglie. I loro leader cosa dicono sul fatto che vengono tenute qui?” Domandò Mack portandosi una manciata di arachidi in bocca.
“I loro leader sono d’accordo con Zander e il Consiglio circa il tenerle qui fino a quando gli scienziati avranno raccolto tutte le informazioni necessarie” rispose Elsie piegando una gamba sotto al sedere.
Gerrick si fece piccolo al ricordo dell’ultima volta in cui avevano testato un antidoto, e si chiese come avrebbero fatto a trovare le risposte che cercavano. Né Jace né gli scienziati sarebbero stati inclini a tentare ancora la sorte. Shae aveva tentato di offrirsi volontaria e l’avrebbe rifatto. L’istinto protettivo di lui avanzò nella sua mente, e Gerrick giurò che avrebbe fatto tutto il possibile per fermarla. Gli si strinse il petto all’idea di Shae che resta ferita o peggio, viene uccisa.
“Personalmente vorrei vedere le segrete meno occupate” aggiunse Gerrick. “Deduco che Zander abbia colto l’occasione per parlare apertamente con le Arpie. Com’è andata? Sono disponibili a unirsi all’Alleanza?”
“Macché, sono molto testarde. Anche con me presente si sono rifiutate di unirsi a noi” aggiunse Breslin. “Ad ogni modo se diventassero membri dell’Alleanza avremmo la fedeltà delle Arpie, il che è un successo. Ho motivo di credere che le ragazze usciranno dalle segrete prima del Solstizio. Non riesco a immaginare di tenerle imprigionate per più a lungo. Per cambiare argomento: dobbiamo fornire tutti i dettagli a Nate; deve familiarizzare con l’aspetto che dovrà avere la sala da ballo, dato che questa è la sua prima festa da quando è diventato il nostro maggiordomo. Quanto dovrebbe essere ampia la pista da ballo?” Domandò Breslin a nessuno in particolare.
“Ugh, vi prego non ditemi che devo ballare a questa cosa. C’è un motivo per cui non ballo. Sono imbranata!” Si lamentò Mack abbandonandosi teatralmente sulla sedia.
Rhys sorrise. “Aspetta a dirlo, prima prova un po’ della mia bevanda miracolosa che ti fa credere di saper ballare”.
“Pensavo che il suo effetto garantito era fare in modo che le donne si strusciassero su di te e ti implorassero di vivere la tua...magnificenza” lo stuzzicò Elsie.
Rhys la raggiunse e le portò un braccio attorno alle spalle. “La maggior parte delle donne reagisce così, ma Mack ha un Prescelto. È un peccato che ti sia trovata il Prescelto prima di avermi provato, ma ti prometto che la mia bevanda ti farà muovere quel sederino. È il suo scopo principale”.
Gerrick strinse lo sguardo sul Guerriero cascamorto. I suoi commenti libertini non impedivano a Gerrick di ricordarsi di quanto l’amico fosse in realtà amorevole e legato agli abitanti di Zeum. Era un Cambion, quindi ci si aspettava che fosse particolarmente libidinoso, ma non avrebbe mai perso di rispetto alle donne della villa. Diamine, Gerrick aveva trascorso abbastanza tempo con Rhys da vedere con i propri occhi chi questi era in realtà.
“Accoppiarmi è stata la decisione migliore che abbia mai preso. E come ho detto, io non ballo. Allora, vai al Solstizio con Thane?” Domandò Mack a Jessie cercando di comportarsi in modo naturale.
“Mi piace e sono certa che ci divertiremo, ma non andiamo come coppia” ammise Jessie dando un’alzata di spalle.
Mack rilassò la schiena sul divano e incrociò le gambe. “Mi sorprende che non te l’abbia chiesto”.
Il Reame di Tehrex verteva attorno a regole e aspettative mutate drasticamente da quando la maledizione dell’accoppiamento era stata annullata dalla Dea. Quelle donne non comprendevano completamente il significato del commento di Mack. “È un Guerriero Oscuro. L’onore è il suo secondo nome. Non vuole diventare troppo intimo per non darti l’impressione che siate in una relazione. Un giorno troverà la sua Prescelta e tu verrai messa da parte. Quando avrà trovato la sua donna niente e nessuno avrà più importanza”. Gerrick conosceva bene quella sensazione, e il ricordo della perdita lo sorprese come una coltellata. Il fatto che fosse attratto da Shae come lo era stato con la sua Evanna era come rigirare il coltello nella piaga.
Jessie sospirò. “Vorrei poter sapere se troverò mai il mio Prescelto. C’è ancora così tanto di sconosciuto circa la mia specie. Credete che le ragazze nelle segrete, le super-naturali, racchiudano comunque in loro l’anima del loro Prescelto?”
La domanda di Jessie fece gelare il sangue di Gerrick quando prese in considerazione le parole di lei. La Dea Morrigan aveva creato la maggior parte degli esseri facenti parte del Reame di Teherex, e li aveva destinati l’uno all’altro assegnando a ciascuno una porzione dell’anima della propria metà. Perdere l’anima in sé era come morire. Era così che si era sentito quando Evanna era stata uccisa. Era stato devastante.
“Perbacco, la Dea protegge le sue creature come meglio può. Lucifero è l'unico in grado di rubarti l'anima, ed è troppo debole, imprigionato all'inferno. I suoi tirapiedi fanno il possibile, ma non ne sono capaci” rispose Breslin. Gerrick sapeva che tutto ciò che diceva Breslin era vero, e provò sollievo nell’apprendere che l’anima di Shae fosse al sicuro.
“Buono a sapersi. Zander sta già soffrendo abbastanza per la morte di quella donna. È sufficiente che si senta responsabile in quanto ha dato l’ordine di testare e sviluppare l'antidoto”. Elsie sì massaggiò il ventre e fece una smorfia disgustata quando osservò il verde che fuoriusciva dalle branchie del pesce che stava cucinando.
“Tutto bene, piccolina?” Le chiese Rhys.
“Sono solo un po’ fuori gioco. Me la caverò”.
“Ah, mi spiace doverti dare questa notizia El, ma sei un vampiro e non dovresti stare male” Rhys proseguì dicendo un’ovvietà.
“Hai ragione, ma non sono esattamente un vampiro tipico” ribatté Elsie inarcando un sopracciglio nello stesso modo in cui lo faceva Zander.
“Elsie ha ragione. Lei è tutto al di fuori che tipica. E poi è un vampiro immortale. Forse lei non sta morendo, ma io si” si lamentò Nate quando raggiunse il gruppo nella stanza. Che cosa devo fare per questa dannata festa? E perché non può occuparsi di tutto Angus prima di andarsene?”
“Te ne andresti anche tu se fossi stato mille anni senza la tua Prescelta e avessi appena scoperto che è viva. Smetti di lamentarti, è una festa, non un esercito che devi affrontare da solo” ribatté Gerrick, il quale era felice di sapere che Angus se ne sarebbe andato. Lo rispettava anche perché comprendeva quanto gli fosse costato mantenere la propria promessa di vedere le prigioniere portate in salvo. Gerrick si era sempre ritenuto un uomo d’onore, ma dubitava di essere in grado di perorare la propria causa per talmente a lungo allo scopo di liberare Evanna.
“Lo preferirei. Sono un Máahes di Khoth, non un organizzatore di eventi o un baby-sitter” si lamentò.
Gerrick comprendeva il punto di vista di Nate, ma sapeva anche che era esattamente per quel motivo che Angus gli aveva chiesto di restare. Non avrebbe permesso che la propria famiglia restasse senza un drago, in caso fosse servita della protezione in più. Indubbiamente Angus considerava tutti i presenti come familiari. “Sei un drago muta-forma, e quando troveremo il nuovo nascondiglio di Kadir sarà qualcosa che chi tornerà utile. Quel bastardo pagherà per quello che ha fatto”.
Jessie fece una smorfia e portò avanti il busto. “Mi piacerebbe vederli arrostiti. Mi sembra che Azazel stia provando a entrare nella mente delle ragazze”.
Gerrick raddrizzò la schiena. Il pensiero di quel bastardo che cercava di manipolare Shae gli fece stringere i pugni. “In che senso?!” Tuonò.
“Non nel senso che riesce a influenzarmi o qualcosa del genere, è più tipo una specie di vibrazione nel sangue che mi fa arrabbiare per nessun motivo apparente” spiegò Jessie.
“Credi di riuscire a individuare la fonte della vibrazione per localizzare i demoni?” Domandò Gerrick; sperava di riuscire a trovare il modo di eliminare i demoni una volta per tutte. Non che ciò avrebbe posto fine alla guerra, ma voleva che quegli Arcidemoni sparissero in fretta.
Jessie chiuse gli occhi e nella stanza scese il silenzio per un paio di secondi, quindi la ragazza li riaprì. “No, è troppo debole. Mi spiace”.
“Beh, valeva la pena provarci. Dobbiamo comunque tornare a quella che era la loro tana per vedere se gli Skirm hanno lasciato qualche indizio” suggerì Gerrick; doveva fare qualcosa.
Si alzò in piedi e allontanò Rhys da Elsie quando si rese conto che gli occhi della ragazza si erano fatti vitrei e sedeva perfettamente immobile senza muovere un muscolo. Quando si guardò attorno notò che tutti i presenti erano in attesa di ascoltare ciò che la Regina avrebbe avuto da dire. Gerrick stava iniziando a odiare quel suo dono particolare; ogni volta in cui aveva una premonizione significava che lui sarebbe finito nei guai. “Mack deve venire con te” esordì Elsie uscendo dallo stato di trance.
“A Kyran non piacerà” commentò Mack. “Mi sai dire qualcosa di più prima che debba affrontare faccia a faccia il mio Prescelto?”
Elsie incrociò lo sguardo dell’amica. “Tutto ciò che so è che devi esserci anche tu, scusami ma non sono riuscita a vedere altro. Una specie di disturbo elettrostatico ha interferito con la mia visione”.
“Il tuo dono non avrebbe potuto scegliere un momento meno opportuno per non funzionare bene. Andiamo, Kyran verrà con noi. È quasi buio” mormorò Gerrick interrompendo qualsiasi discussione nascente
Kyran svoltò nel medesimo parcheggio dove si erano fermati la notte precedente. Gerrick era meravigliato dalla differenza che incontrarono; il sole era da poco tramontato e dovettero fare il giro del parcheggio un paio di volte prima di trovare posto. Gli umani si aggiravano avvolti nei loro giacconi e protetti dai loro ombrelli. Gerrick era stupito dal fatto che fossero ignari di tutto quanto. Era d’accordo sul fatto che il Reame dovesse essere tenuto segreto, ma dubitava che gli umani si sarebbero accorti se Orlando avesse mutato forma in leopardo nel bel mezzo del Pike Place Market. Di sicuro avrebbero parlato dell'animale, ma la trasformazione da uomo a felino sarebbe stata tralasciata semplicemente perché giustificata dalla tecnologia moderna.
Quando Gerrick uscì dall'auto gli vennero i brividi a causa dell’aria fredda; desiderava che per una volta smettesse di piovere, ma a Seattle era come chiedere che non splendesse più il sole. Quando Mack scese dall’auto raggiunse Kyran dal suo lato del veicolo. “Non mi piace per niente. Quando Elsie ha le visioni prevedono sempre la morte di qualcuno. Non mi interessa quello che ha detto, tu resti nell’auto. Non ho intenzione di perderti” le promise.
Mack si alzò in punta di piedi e diede un bacio sulle labbra del proprio Prescelto. Kyran si sciolse immediatamente nell’abbraccio, quindi Gerrick distolse lo sguardo dalla dimostrazione d’affetto. Non avrebbe mai immaginato che potesse esistere la Prescelta per Kyran, né tanto meno avrebbe potuto prevedere l’effetto che avrebbe sortito su di lui. “Grazie a te non è più così facile uccidermi, succhia-sangue. Vedo che hai paura, resta dietro di me e ti proteggerò” lo prese in giro Mack.
“Peccato perché questo non è il momento giusto né il luogo per i preliminari, Prescelta. Più tardi ho intenzione di dimostrarti che cosa penso di ciò che hai appena detto” commentò Kyran. Gerrick credeva che a Kyran sarebbe spettata una Prescelta più sottomessa. Il Guerriero trovava ironica la scelta della Dea, ma di sicuro Mack lo faceva sorridere tantissimo.
“Parole, solo parole. Andiamo al chiuso, si fotta questa pioggia, mi sta facendo appiattire i capelli” disse lei coprendosi i capelli neri appuntiti.
“Niente riuscirebbe a far appiattire quei capelli, stanno su con il ferro” la prese in giro Gerrick nel dirigersi verso l’ingresso dei sotterranei.
Mack gli fece il dito medio nell’avanzare tra le pozzanghere prima di scendere gli scalini vecchi e rovinati. Lo pervase il tanfo di morte nell’istante in cui aprì la porta. La prima volta in cui si erano recati in quel luogo era stata predominante la puzza di muffa e polvere, ma in quel momento l’odore di zolfo e di morte erano soffocanti. Qualche secondo più tardi si chiuse la porta e l’oscurità li circondò immediatamente. Diedero modo ai loro occhi di adattarsi al buio prima di avanzare. Gerrick era scioccato dalla differenza che trovarono nei sotterranei. Dove c’era stato del legname marcio e dei detriti si trovava del sangue nero e i segni della carneficina. Era all’oscuro del fatto che il combattimento si fosse esteso fino a quella sezione del tunnel.
A Gerrick vennero i brividi alla vista della carcassa del demone di pus in uno dei vecchi edifici. Cazzo, questa puzza è non ti fa respirare, pensò. “Dovremo pulire questa merda prima che la vedano le autorità umane”.
“Magari sparissero tutti come gli Skirm” dichiarò Mack tappandosi il naso con le dita.
“Magari, peperino” commentò Kyran dandole una pacca sul sedere.
Mack reagì strillando e ridendo. “Quindi a chi tocca pulire questa merda? E che cosa facciamo con i cadaveri? Di sicuro non possiamo portarli in braccio per Pioneer Square”.
“Oh, sarebbe un bello spettacolo. Merda, forse dovremmo aprire un portale alla nostra proprietà all’Isola di Whidbey in modo da poterli bruciare. Potremmo creare una squadra di pulizia composta da questi nuovi demoni minori” commentò Gerrick. “Sembra che dovrò occuparmi io di questo progetto dato che Jace sta lavorando sull’antidoto. Forse mi può aiutare Killian”.
“Grazie alla Dea non dovrò prenderne parte” mormorò Mack.
Gerrick le rivolse un ghigno malizioso. “Non ho detto questo. Non sei ancora stata iniziata veramente nei nostri ranghi, farai sicuramente parte della squadra di pulizia”.
Kyran scoppiò a ridere, poi si abbassò per sussurrarle all’orecchio. “Gerrick ha ragione. E se farai la brava dopo ti insapono”.
“Non c’è niente che mi possa convincere ad aiutare a fare questa cosa. La sola puzza è abbastanza per uccidermi. E di sicuro non tocco quella cosa” disse indicando il cadavere del demone di pus, l’ammasso di carne verde maleodorante.
“Potrei aprire un portale nella tua camera per facilitarti le cose”.
“Oh no, non lo farai” disse lei agitando un dito nel vuoto. “Quanti di questi cosi credi che siano riusciti a scappare? Non è che si stanno aggirando per la città aggredendo gli umani, vero?” Le importava della propria specie e la sua vita aveva un solo scopo: dare una voce alle vittime. Gerrick la ammirava, ma si chiese cosa sarebbe accaduto alla sua organizzazione di giustizieri. Mack aveva insegnato ai membri del SOVA a odiare i vampiri, ma ora le cose erano diverse per lei dato che era la Prescelta di un vampiro.
“Non credo che ne siano scappati molti. Hayden e gli altri muta-forma hanno sorvegliato l’area quando ce ne siamo andati e sicuramente hanno eliminato tutti quelli che hanno trovato” la rassicurò Kyran.
Quando percepì l’odore tenue di Shae di gelsomino si rese conto che si stavano avvicinando all’area dove erano state trattenute le ragazze. Il suo corpo reagì immediatamente, facendogli provare una scarica di desiderio. Imprecò sottovoce; si sentiva uno scemo.
“Nessuno di loro sopravviverà per molto a lungo” promise Gerrick con entusiasmo crescente. Viveva per uccidere gli Skirm e dare la caccia agli Arcidemoni che li avevano trasformati, non era normale per lui perdersi negli occhi color giada di una ragazza.
Raggiunsero il luogo dove avevano tenuto prigioniere le donne, quindi Gerrick si fermò sui propri passi. Lo spettacolo gli fece attorcigliare le budella e provò il desiderio di uccidere qualcosa. Le condizioni in cui le avevano tenute erano deplorevoli. Non aveva notato talmente tante cose. Aveva visto i cadaveri, ma non si era reso conto del volume della pila dei corpi morti. Era sconvolto dal fatto che Shae avesse vissuto per mesi con quella massa in decomposizione a qualche metro.
Doveva trattarsi di un particolare tipo di tortura quello di giacere nei propri escrementi guardando negli occhi un essere umano morto, lo stesso che si aveva prosciugato e ucciso. Senza contare il fatto che le ragazze dovevano espletare i propri bisogni in un secchio e non potevano nemmeno pulirsi. Strinse i denti; era la ciliegina sulla torta. Shae era stata brutalizzata al di là di ogni comprensione.
Pregava la Dea che i codardi gli apparissero di fronte, in modo da potersi vendicare di Shae. Il bisogno fervente lo travolgeva, facendogli dubitare delle proprie reazioni. Per un secondo si chiese se Shae potesse essere la propria Prescelta, ma poi ebbe modo di assimilare la realtà. Non aveva senso, non poteva essere la sua Prescelta. Avevano solamente una Prescelta nella vita, e quando gli era stata rivelata la propria l’aveva persa solo qualche giorno più tardi. Non avrebbe mai più avuto ciò che condividevano Mack e Kyran.
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