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Kitabı oku: «Egitto», sayfa 3

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In novembre arrivano le batticode (ballerine) riservate unicamente alle reti. Verso la fine di questo mese si comincia a vedere qualche lodola grassa; poco a poco vanno aumentando, e verso il 15 il passo è nel suo pieno. Essa pure si caccia colle reti e col fucile; non occorre nè lo specchietto, nè la civetta, il solo fischio, se bene modulato, ha la proprietà di attirarla. Per il cacciatore che ama dimostrare la propria abilità, è una delle caccie più divertenti, poichè bisogna cacciarle una ad una ed alla levata, il che non è nè facile nè comodo.

I così detti uccelli di canto sono assai rari in Egitto: più facilmente si trovano il cardellino ed il montanello.

La beccaccia è una vera rarità e si può dire che le pochissime che vengono uccise di tanto in tanto sieno state sbalestrate sulla terra dei Faraoni da qualche burrasca, che le fece deviare dal cammino che avrebbero voluto seguire. Il merlo è altrettanto raro che la beccaccia. In certi anni di freddo esagerato in Europa si trovano dei tordi in qualche giardino, ma in numero quasi insignificante e ciò si spiega facilmente in ragione della assoluta deficienza di pascolo adatto per loro.

Oltre tutte queste specie summentovate si trovano abbondantemente in Egitto falchi grossi e piccoli, ibis (bianchi specialmente) tife, martin pescatori brillanti e di variati colori, storni, tortorelle fermiccie, castellaccie, nei padulini, sterzagnole, alcuni inseparabili e passeri in grande quantità. Però di tutte queste varietà, sia per il loro nessun valore, sia per la loro esiguità, il buon cacciatore, non si cura affatto, ma guarda e passa, con loro grande soddisfazione.

Riassumendo, si può dire che l'Egitto, come paese di caccia propria, è assai limitato. Non potendosi cacciare che selvaggina di passo, troppe sono le ragioni e assai frequenti perchè la caccia sia scarsa e meschina.

Che diremo poi del quadro che tanto concorre a rendere piacevole questo genere di sport? Non una montagna verdeggiante che riposi lo sguardo all'orizzonte, non un villaggio pittoresco, che dia al paesaggio il più piccolo rilievo, non una foresta per riposarsi dai raggi infuocati del sole, non un ruscelletto fresco presso cui assidersi a rinfrescare la fronte, a dissetare le labbra. Una pianura immensa interrotta di tanto in tanto da gruppi di tane fabbricate con materie organiche e fango e che chiamansi villaggi; dei canali di acqua torbida e malsana quando se ne trova; qualche gruppo di palme; branchi di noiosi ragazzi, che si affollano con insistenza intorno al cacciatore per chiedere il baschich (regalo) e dei quali torna difficile lo sbarazzarsi; ecco ciò che offre all'occhio del cacciatore la campagna egiziana, se pur non si trovi nei pressi del Cairo, ove può avere almeno la soddisfazione di sapersi contemplato, nelle sue gesta venatorie, dagli ormai diventati sessantun secoli delle famose piramidi. Allo scopo di porre sotto gli occhi del lettore le varie specie di selvaggina in Egitto, le diverse stagioni in cui si effettua la caccia, nonchè le località prescelte da ciascuna specie di animali ho riepilogate in un quadro le seguenti note:

Anitre.– Di variatissime specie, si trovano dal dicembre al marzo. Si cacciano dal dicembre al febbraio nei terreni bassi inondati, che formano dei laghi chiamati Birchet, e lungo il Nilo, particolarmente in marzo.

Beccaccini.– Abbondano in ogni loro specie e si distinguono in reali, sordi, dorati, pantane ecc. Si cacciano dal novembre al febbraio.

Oche.– Ve ne sono di due specie: l'oca grigia che è di passo e l'oca rossa. La prima si caccia lungo il Nilo e nei campi coltivati a fave, di cui è ghiottissima e che devasta; l'oca rossa, detta anche egiziana, si trova pure lungo il Nilo, ma sopratutto nelle birchet, lungo il deserto. Esse nidificano in Egitto.

Pellicani.– Sotto la denominazione di animali acquatici sono compresi i pellicani, le cicogne, gli aironi, i gabbianelli (detti piccioni di mare), i pivieri, i chiurli, le spatole. Sono di passaggio in Egitto dal dicembre al febbraio. I soli pellicani si riscontrano a grandi frotte, mentre gli altri acquatici si trovano qua e là sparsi, forse perchè si fermano per minor tempo in Egitto. Si cacciano lungo il Nilo e specialmente nei terreni inondati da forti alluvioni.

Fenicotteri (Fiamminghi). – Sono di famiglia diversa dai trampolieri. Si trovano in grandi masse verso Damietta e Rosetta, nei laghi Brullos e Menzalleh. Si cacciano dal dicembre al febbraio.

Totani.– Chiamati in Egitto bisciò; di varia specie, il reale, il chiù-chiù ed il piccolo. Essi si trovano in gran quantità dai novembre al febbraio nei laghi e nei terreni inondati.

Pantana.– Questo totano, il più stimato di tutti, è più raro; ma nei medesimi mesi è facile trovarlo nei cotoni ed in altri terreni inondati, ove vi siano alti arbusti, come il cespo del cotone ed il spano turco.

Martin-pescatore.– Negli stessi mesi se ne trovano di due specie; una, il martin-pescatore screziato di bianco e nero; l'altra specie più piccola, detta uccello di S. Maria, di colori bellissimi e smaglianti.

La pavoncella (il vanneau dei Francesi). – Si caccia dal dicembre al febbraio nei campi non inondati. Non è facile avvicinarlo, tranne che con astuzia.

Rigogolo (volgarmente detto gialletto). – Si caccia nei giardini in marzo ed aprile e quindi in agosto e settembre.

Verdona (jais dei francesi). – Si caccia nei mesi di agosto e di settembre.

Bubbola (galletto bosco). – Si trova quasi in tutto l'anno, ma il passo è nel marzo.

Beccaccia.– Rara in Egitto. Si trova durante gli inverni più rigidi dell'Europa nei giardini e negli orti dei dintorni del Cairo e di Alessandria. Alcune beccaccie si trovano, loro malgrado, in Egitto, perchè, come già si disse precedentemente, vennero sbalestrate da qualche burrasca, che le fece deviare dalla strada che avrebbero voluto seguire.

Tordi e merli.– Si riscontrano in piccola quantità per inadatta pastura. In alcuni inverni il tordo è più numeroso, emigrando da regioni favorite pel troppo rigore di temperatura.

Grattajone (famiglia delle gabbule). – Chiamasi comunemente in Egitto sirena. Si trova in grande quantità ed il passo si effettua in marzo ed agosto.

Quaglie.– È questa una delle caccie più ricche dell'Egitto. La quaglia scende la valle del Nilo in febbraio per emigrare verso il maggio dalla costa in Europa, dove ritorna in settembre. La gran caccia si effettua qui in marzo ed aprile. Nel mese di settembre, al suo ritorno dall'Europa, si caccia solo sulla spiaggia del mare tra Alessandria e Port-Said.

Pernice.– Rara la pernice di passo; mentre, come abbiamo già detto, si riscontra una pernice indigena più piccola e grigia, la pernice del deserto, che si caccia quando si avvicina al Nilo per abbeverarsi. È molto selvatica, si posa in compagnie negl'isolotti di sabbia che si formano nel Nilo ad acque basse ed è oltremodo difficile l'avvicinarle se non si impiega l'astuzia.

Piccione torrajolo.– Quest'uccello è qui in quantità. Nidifica in colombaie, che gli indigeni gli preparano nei villaggi, per raccoglierne il guano ed incrociarli coi piccioni casalinghi. Si pascola liberamente nei campi e se ne fanno delle cacciate bellissime in tutte le stagioni.

Colombaccio.– Di quest'animale raramente vi è il passaggio. Posa sui grandi alberi e s'incontra qualche volta in marzo od in settembre e ottobre.

Tortora.– Havvi la tortora rossastra, indigena, poco ricercata dai cacciatori, e si trova in tutto l'anno intorno agli abitati ed in gran numero anche in Cairo stesso. Nidifica sui grandi alberi dei giardini. La tortora di passaggio grigio-perla, con screziature biancastre sotto le ali e sotto la coda, è molto ricercata dai cacciatori. È di passaggio in aprile e maggio ed al suo ritorno dall'Europa in settembre e ottobre.

Allodola dal ciuffo e allodola dei campi.– La prima è stazionaria, la seconda è di passo a grandi stormi dal marzo all'aprile e dal novembre al gennaio.

Passeri, ballerine, cutrettole, pispole, beccafichi. – I primi vi sono in tutto l'anno; gli altri alla loro stagione ed in abbondanza. Il beccafico si trova più facilmente nei dintorni di Alessandria.

Ibis.– In questi ultimi tempi diventò rarissimo.

Guarda-bovi.– In grande quantità dal novembre al febbraio. Non è uccello stimato dal cacciatore.

Stornello.– Vi sono passi più o meno importanti negli stessi mesi dei guarda-bovi. Come selvaggina è tenuto in poco conto.

Aquila, avoltoio, falchi di diversa specie, corvi neri, cornacchie, sparvieri, civette di tutte le specie. – Sono animali questi che secondo le varie località s'incontrano più o meno frequentemente. Fra le civette va pure compreso il succhia-capre, così detto, perchè di nottetempo, avendone l'opportunità, succhia il latte alle capre ed anche alle vacche.

Lepri, cignali, gazzelle. – I due primi si cacciano nel Fayoum (a tre ore di ferrovia dal Cairo) le gazzelle nel deserto tra Ismaïlia e Suez.

Iene, lupi, volpi, sciacalli, topi di Faraone (Farioni). – Si riscontrano in copia lungo la catena del Mokatan e nei deserti, eccezione fatta del Farione, che sta nei campi. Così pure nei campi si trova qualche rarissima volta il mangia-formiche.

Sono anche rari il Gatto-pardo, una specie di linee ed il gatto selvatico, che è qui conosciuto sotto il nome di Leonino.

Statistica ricavata dai registri della Dogana in Alessandria del quantitativo di quaglie vive che annualmente vengono esportate dall'Egitto e dirette per la massima parte a Marsiglia, con destinazione ai vari mercati di Francia ed Inghilterra.

Dal 1884 al 1894.


N.B. – Da qualche tempo in qua una parte delle quaglie vive esportate sono dirette in Italia.

Caccia al Coccodrillo sull'alto Nilo

Nel discorrere della Fauna in Egitto si è accennato come i coccodrilli, che un tempo si trovavano alle porte del Cairo, ora, per l'aumentata navigazione a vapore sul Nilo che scuote le acque in ogni senso, e per il frequente uso delle armi da fuoco, si vanno ritirando sempre più nella parte superiore del fiume. Presentemente non è possibile vedere un coccodrillo nel fiume se non dopo la prima Cateratta (Assouan).

Credo non sarà discaro al lettore il conoscere uno dei sistemi di caccia al coccodrillo, caccia che presenta caratteri veramente originali e curiosi.

Frequentemente la caccia al coccodrillo viene fatta da due arditi indigeni (Soudanesi).

Essi, conoscendo le abitudini dell'animale, che d'ordinario vive isolato, sanno in quale punto della riva del fiume ed in quali ore è solito uscire dalle acque per procacciarsi alimenti omogenei e adatti al suo gusto.

A poca distanza dal punto accennato (per lo più a 100 metri) i due indigeni fanno prima due buche nel terreno a 10 metri l'una dall'altra scaglionate, e di una tale profondità da contenere l'uomo in piedi sino all'altezza del collo. Si provvedono di arbuscelli e di foglie, perchè ciascuno, appena entrato nella buca, possa occultare il proprio capo allo sguardo del coccodrillo, in modo da vederlo e non essere da lui veduto.

Uno di essi è armato di solido bastone alto in modo da poterlo introdurre verticale nelle fauci dell'animale quando le tiene spalancate.

Questo bastone (legno ferro) termina alle sue estremità a forma di bidente ed ha al suo centro fortemente assicurato un capo di corda metallica attortigliata, di cui l'altro capo sta nelle mani dell'altro indigeno.

Il coccodrillo, senza alcun sospetto, abbandona l'acqua e viene a terra, ove immediatamente sente l'odore della carne, che gli viene nella direzione dei due cespugli.

Quando il coccodrillo nell'avvicinarsi lentamente e fiutando la traccia della preda si trova a poca distanza dal nascondiglio umano, l'indigeno armato del bidente esce fuori risolutamente dalla tana e si presenta davanti all'animale, il quale dà manifesti segni di contentezza per il buon pasto che sta davanti ai suoi occhi. A questo punto l'indigeno eseguisce la stessa manovra dei Toreadores, spiccando salti ora a destra ora a sinistra dell'animale, il quale, per la sua struttura, non può girarsi con pari rapidità e così l'uomo non corre pericolo di essere dal mostro divorato.

Ma questa manovra irrita l'animale al più alto grado, lo impazienta, e dà indizio della sua alta collera per gli occhi iniettati di sangue e per l'abbondante schiuma, che esce dalle sue fauci.

Al momento opportuno, quando stanco e sdegnato apre a dismisura la sua bocca, l'indigeno risolutamente infigge in quella enorme cavità il bidente in senso verticale e si ritira.

Da quell'istante comincia l'azione del compagno, che non si è ancora mosso dalla sua buca e che dando strapponi colla corda di ferro, che tiene fra le mani fa penetrare il bidente profondamente sopra e sotto nella bocca dell'animale, producendogli larghe ferite interne, dalle quali esce copiosissimo il sangue.

Da questo istante comincia la lenta agonia dell'animale, che muore dissanguato, agonia che dura talvolta sino a 24 ore.

Questo genere di caccia spiega il motivo pel quale quasi tutti i coccodrilli, che si vendono imbalsamati o per dir meglio impagliati, hanno un buco alla parte superiore della testa. Questo foro è prodotto dalle punte del bidente, quando scosso dalla corda di ferro, penetra nella cavità dell'animale.

Della Pesca

La pesca in Egitto è molto produttiva.

Le più importanti località per la pesca sono quelle del lago Menzaleh nelle vicinanze di Alessandria.

Questo lago è eccessivamente ricco di pesci, ed un'amministrazione speciale regola e sorveglia le esportazioni dai vari siti di pesca, dandole in affitto a privati.

I pesci vengono salati e disseccati, abbandonandoli al commercio sotto il nome di Fessikh; ma le uova di questi pesci si vendono a parte, sotto il nome di bottarica.

I diritti prelevati dal governo sui prodotti della pesca ascendono a 85 mila lire egiziane pari a lire italiane 2210000 delle quali oltre due terzi vengono ricavati dal solo lago di Menzaleh.

CAPITOLO IV

ORDINAMENTO MILITARE IN EGITTO – ISTITUZIONI SCIENTIFICHE MUSEI E BIBLIOTECA KHÉDIVIANA
Dell'ordinamento militare in Egitto

L'Esercito egiziano, costituito colle regole e colle norme europee da Ismail Pacha avo dell'attuale Khédive, venne, in seguito della rivolta militare che prese nome da Arabi-Bascià, sciolto con Decreto del 19 settembre 1882 dal Khédive Thewfic figlio d'Ismail e padre dell'odierno Principe S. A. Abbas II, che gli successe nel vice-reame.

Il nuovo ordinamento si costituì poco a poco, dietro i consigli e col concorso di delegati inglesi, mandati espressamente ad assistere il giovane Principe, elevato repentinamente alla suprema potestà in tempi difficilissimi e di lotte intestine sul crollato trono del padre.

La base fondamentale del nuovo esercito riposa sul Firmano imperiale del 7 agosto 1874, il quale limita a 18 mila uomini il numero dei soldati sotto le bandiere in tempo di pace.

E qui giova rammentare che, al tempo del Khédive Ismail, i Firmani imperiali di Costantinopoli, riassunti poscia in quello dell'8 gennaio 1873, accordavano al Principe egiziano la facoltà piena ed intera, senza limitazione, di sorta, di proporzionare alle necessità dei tempi e dei luoghi il numero delle truppe, quindi di aumentarlo o diminuirlo a piacimento.

Ispirandosi al Firmano ricordato, ai bisogni della pace interna, alla difesa di quella sola frontiera esterna, che l'esercito egiziano potrebbe essere chiamato a proteggere utilmente (quella del Soudan). Lord Conte di Dufferin nel suo rapporto del 6 febbraio 1883 al Conte Granville posava i limiti, dentro ai quali l'esercito e la polizia di Egitto avrebbero dovuto essere sviluppati.

In questo documento degno, in ogni sua parte, della più grande attenzione e che rivela la grande capacità amministrativa e politica del suo autore, Lord Dufferin mostrò di credere che un esercito di sei mila egiziani (escluso ogni elemento mercenario) comandato in parte da ufficiali indigeni ed in parte da ufficiali inglesi, ripartito in due Brigate di 4 Battaglioni ciascuna ed aventi al loro servizio le corrispondenti forze di cavalleria, di artiglieria ed accessori sarebbe sufficiente per difendere l'Egitto contro le orde del Soudan e contro qualunque audace alzata di scudi delle tribù beduine.

Parimenti la tranquillità interna e la vasta frontiera del deserto verrebbero protette efficacemente, secondo lui, da una forza di gendarmeria e di guardie di polizia, il cui numero complessivo resterebbe nei limiti di 7500 uomini comandati da ufficiali in parte europei ed in parte egiziani.

Per desiderio del Khédive, tanto l'Esercito quanto la Polizia sarebbero (aggiunge Lord Dufferin) messi alla dipendenza di capi europei e dipenderebbero, l'esercito con tutto il suo personale indigeno ed europeo dal Ministero della Guerra, la Polizia da quello dell'Interno. Il Comando supremo delle forze armate apparterrebbe al Khédive.

Le spese di tutta la compagine armata ascenderebbero a lire egiziane 519,741, pari a lire italiane 13,513,466.

I quadri segnati qui appresso indicano la ripartizione della forza secondo l'organico ideato da Lord Dufferin.


Quadro 1º – Esercito.

NB. Il sumero totale degli ufficiali inglesi incorporati sarebbe di 27.



Quadro 2º – Gendarmeria.

NB. Il numero degli ufficiali europei incorporati sarebbe di 33.



Quadro 3º – Polizia.


Nel 1833 il piano di riorganizzazione di Baker Bascià, incaricato di dare corpo al nuovo esercito, comportava:



Il signor Milner, che fu Sotto-segretario di Stato al Ministero delle Finanze nella sua pregiata opera L'Inghilterra, l'Egitto ed il Soudan, ci fa sapere che l'Esercito egiziano al 1º maggio 1892 si ripartiva nel modo seguente:



Al giorno d'oggi, ed al momento in cui scrivo, secondo le più accreditate versioni, visto che nessuna notizia ufficiale esiste in Egitto, nè sul suo Esercito, nè sulla Polizia, possono essere valutati per esatti i dati seguenti:


Ordinamento dell'Esercito egiziano e della Polizia.


L'Esercito, compresi i servizi del Ministero della Guerra ed accessori tutti, costerà, secondo l'ultimo bilancio di previsione pel 1895, lire egiziane 462136, pari a lire italiane 12,015,536 e per gli irregolari non contemplati nel presente quadro lire it. 312,000.

Totale spesa in bilancio lire italiane 12,327,536 pel 1895.

NB. La Marina militare in Egitto non esiste.

Delle istituzioni scientifiche in Egitto

Le istituzioni scientifiche governative sono due: L'Istituto egiziano e la Società Khédiviale di geografia.

Dell'Istituto egiziano

Venne fondato dagli scienziati, che accompagnarono Bonaparte all'epoca della spedizione francese ed esiste tuttora.

Nel 1859 ebbe vita prospera specialmente per opera di un italiano Colucci Bascià Direttore della Sanità in Egitto, il quale, senza essere uno scienziato nello stretto senso della parola, possedeva una facoltà eccezionale di assimilazione e sapeva con rara abilità attirare attorno all'Istituto le migliori intelligenze del paese e straniere.

Furono dopo di lui Presidenti i celebri e dotti egittologi Mariette Bascià, Maspero, Grebaut; in seguito il Dottore Schweinsueth ed attualmente S. E. Artin Bascià Jacub, sotto-segretario di Stato all'Istruzione Pubblica, uomo dotto ed attivo, che seppe in parecchi anni ricondurre l'Istituto agli antichi splendori.

L'Istituto si compone di 50 membri residenti, che rappresentano i cinquanta Immortels del Cairo.

Nei tempi addietro gli italiani vi erano in maggioranza, ora questa è passata ai francesi.

D'italiani vi figurano tuttodì il dottore Abbate Bascià Vice Presidente, l'Avvocato Tito Figari, il Dottore Bonola, l'Avvocato Luserna ed il signor Washington Abbate.

I membri onorari sono in numero illimitato. Fra questi, come italiani, figurano Ernesto Schiapparelli ed il Dottore Sonsino.

L'Istituto pubblica un bollettino mensile e tratto tratto un volume di memorie. Queste pubblicazioni scientifiche si riferiscono generalmente all'Egitto ed offrono un grande interesse.

Il Governo accorda all'Istituto i locali occorrenti ed un'annua sovvenzione di Lire egiziane 390 corrispondenti a lire italiane 10,140.

Della Società geografica Khédiviale

La Società geografica Khédiviale venne fondata da S. A. il defunto Khédive Ismail Bascià nel 1895.

Fu dal medesimo largamente provveduta di locali, mobili e biblioteca, e la sua suppellettile è certo una delle più ricche fra le Società scientifiche. Ha inoltre un'annua dotazione di lire italiane 13,000, non che la stampa gratuita dei suoi bollettini.

La Società ebbe dei momenti di vero splendore, quando le missioni dello stato maggiore egiziano spedivano rapporti e risposte ai proposti questionari, quando l'Egitto era la porta dell'Africa ed i più illustri viaggiatori entravano ed uscivano dai continente nero per la valle egiziana.

Potrei riempiere pagine intere coll'elenco dei viaggiatori che la Società Khédiviale di geografia accolse nel suo seno e colla enumerazione dei suoi lavori. Chi desiderasse maggiori ragguagli, non ha che a consultare la notice pubblicata dal suo intelligente e dotto Segretario generale Bonola Bey, dal quale ebbi queste note.

Fra i celebri visitatori posso citare Stanley, Rohlss, Burton, Mason, Gessi, Piaggia, Matteucci, Junker, Purdy, Güssfeld, Heuglin, Schweinseml, Compiègne, Wissmann, Teleki, Robecchi, Mok-Moktar, Mok-Sadik, Nordensckiöld, D'Abodie, Mahmud-el-Felakii Casati, Brugsh Bascià, Sayce ecc. ecc.

Caduto Ismail, la Società attraversò qualche periodo tormentoso e critico, ma il suo successore, il figlio Khédive Thewfic la fece risorgere a vita novella colla nomina del Generale Stone, Capo dello stato maggiore egiziano, a Presidente della Società e Segretario generale, come lo è tuttora, il nostro già mentovato egregio italiano Dottor Bonola Bey.

Tutti ricordano il successo riportato dall'Egitto al Congresso geografico di Venezia nel 1881.

Questa Società geografica è stata la prima a mettere in evidenza i meriti dei nostri Piaggia e Gessi; anzi fu il Piaggia il primo suo membro onorario.

Dopo gli avvenimenti, che fecero abbandonare il Soudan, la Società si trovò ad un tratto levato il campo delle sue opere.

Tuttavia mercè l'attività del suo attuale Presidente il simpatico Abbate Bascià italiano, coadiuvato dal Segretario generale Bonola Bey, continua quest'Istituto a mantenersi vivo e fiorente.

Le sue sedute, che si tengono nei mesi d'inverno in una grande sala del Palazzo dei Tribunali, sono molto frequentate, coll'intervento del gentil sesso.

La Società occupa un padiglione isolato nel parco del Ministero dei lavori pubblici e possiede una ricca biblioteca.

Possiede anche una bella collezione di geologia, un'altra di botanica del Soudan ed una etnografica.

Il Consiglio dei Ministri ha votata, cinque anni or sono, una somma per la costruzione di un locale, per installarvi a museo tutte le mentovate collezioni; ma quel voto rimase finora allo stato di un pio desiderio.

Trattandosi che italiani ne sono alla testa, la lotta è sempre difficile e difficile anche la sua esistenza malgrado le simpatie del Khédive, il quale, nelle speciali circostanze, non manca mai d'inviare alle sedute un qualche suo rappresentante. Ma torna inutile il volerlo celare, la perdita del Soudan fu per la Società geografica Khédiviale una grave ferita che non si potrà facilmente sanare.

Museo delle antichità egiziane

Questo museo è presentemente installato nel Palazzo di Guizeh, ma quanto prima avrà un edifizio a sè, il cui disegno architettonico venne in quest'anno posto a concorso entro i limiti di una somma prestabilita per la costruzione del nuovo museo.

Il Palazzo di Guizeh corre troppo pericolo per un incendio, essendo in gran parte costruito in legno e le sue condizioni di stabilità sono molto compromesse.

Prima della creazione di quest'importante museo, veramente meraviglioso, gli stranieri soltanto si occupavano a raccogliere le antichità egizie e si possono vedere in tutte le principali città di Europa ed anche di America ragguardevoli collezioni egiziane.

Ismail Bascià volle conservare al paese le sue ricchezze scientifiche ed interdisse severamente le esportazioni di antichità fondando in pari tempo il Museo nazionale, che forma l'ammirazione degli intelligenti.

Museo dell'arte araba

Questo museo non ancora molto importante offre tuttavia un grande interesse scientifico.

Esso venne fondato dall'Amministrazione dei Wakfs. Occorrono due parole su questo Ente importante.

I beni di manomorta sono chiamati beni Wakfs e sono destinati a fronteggiare le spese del culto, alla manutenzione delle moschee, degli ospizî e delle scuole, sieno esse di moschea o di università musulmane.

Questi beni inalienabili derivano da legati pii.

L'amministrazione dei beni Wakfs è indipendente da tutte le altre amministrazioni dello Stato e costituiva un tempo un Ministero speciale.

Ora è affidata ad un Direttore, che ha titolo di Direttore generale dei Wakfs.

Biblioteca Khédiviale

Venne fondata da Ismail Bascià nel 1870.

Il reddito di una proprietà considerevole è devoluto al suo mantenimento ricevendo anche una sovvenzione dall'Amministrazione dei Wakfs.

La biblioteca possiede oltre a trenta mila opere, la maggior parte arabe o turche, ed una preziosissima collezione di manoscritti arabi.