Sadece LitRes`te okuyun

Kitap dosya olarak indirilemez ancak uygulamamız üzerinden veya online olarak web sitemizden okunabilir.

Kitabı oku: «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7», sayfa 5

Yazı tipi:

Le professioni civili e militari, ch'erano state separate da Costantino, furono di nuovo unite insieme da' Barbari. Il duro suono de' nomi Teutonici fu addolcito riducendoli a' titoli latini di Duca, di Conte, o di Prefetto, ed il medesimo Ufiziale prese nel suo distretto il comando delle truppe, e l'amministrazione della giustizia217. Ma il fiero ed inculto Capitano rade volte era capace di soddisfare a' doveri di Giudice, che richiedono tutte le facoltà d'una mente filosofica, laboriosamente coltivata dall'esperienza e dallo studio; e la sua rozza ignoranza fu costretta ad abbracciare alcuni semplici, e visibili metodi di assicurar la causa della giustizia. In ogni religione si è invocata la Divinità per confermare la verità, o per punire la falsità della testimonianza umana; ma questo potente istrumento fu male applicato dalla semplicità de' Germani Legislatori, o se ne abusarono. La parte accusata poteva giustificare la sua innocenza, producendo al Tribunale un numero di amichevoli testimoni, che solennemente dichiaravano la loro credenza o sicurezza, ch'esso non fosse colpevole. Secondo il peso dell'accusa moltiplicavasi questo numero legale di Compurgatori; per assolvere un incendiario, o un assassino, si richiedevano settantadue persone; e quando era sospetta la castità d'una Regina di Francia, trecento valorosi Nobili giuravano senza esitare, che il nato Principe era stato realmente generato dal defunto di lei marito218. Il delitto, e lo scandalo di manifesti e frequenti spergiuri indussero i Magistrati a rimovere tali pericolose tentazioni; ed a supplire a' difetti della testimonianza umana per mezzo de' famosi sperimenti del fuoco e dell'acqua. Tali straordinarie prove furono sì capricciosamente immaginate, che in alcuni casi il delitto, ed in altri l'innocenza, non potea provarsi senza l'interposizione d'un miracolo. Facilmente, si procuravan questi miracoli dalla frode, e dalla credulità; le cause più intricate si decidevano con questo facile ed infallibile metodo; ed i turbolenti Barbari, che avrebbero sdegnato la sentenza del Magistrato, umilmente si sottomettevano al giudizio di Dio219.

Ma le prove per via di duello, appoco appoco, ebbero il maggior credito ed autorità presso un Popolo guerriero, che non potea credere che un uomo valoroso meritasse di soffrire, o un vigliacco di vivere220. Sì ne' processi civili, che ne' criminali, l'attore o l'accusatore, il reo, o anche il testimone, erano esposti alla mortal disfida per parte dell'avversario, che mancava di prove legali; e dovevano, o abbandonar la causa, o pubblicamente sostenere il proprio onore nel campo di battaglia. Combattevano essi, o a piedi o a cavallo, secondo l'uso della loro nazione221; e la decisione della spada, o della lancia veniva ratificata dalla sanzione del Cielo, del Giudice, e del Popolo. Questa legge sanguinaria fu introdotta nella Gallia dai Borgognoni; e Gundobaldo222 loro Legislatore condiscese a rispondere in tal modo alle querele ed obbiezioni d'Avito, suo suddito. «Non è egli vero, disse il Re di Borgogna al Vescovo, che l'evento delle guerre delle Nazioni o de' combattimenti privati è diretto dal giudizio di Dio; e che la sua Provvidenza aggiudica la vittoria a chi ha la causa più giusta?» Per mezzo di tali argomenti, che in quel tempo prevalsero, l'assurda e crudel pratica de' duelli giudiciali, ch'era stata propria di alcune Tribù di Germania, fu propagata e stabilita in tutte le monarchie dell'Europa, dalla Sicilia fino al Baltico. Al termine di dieci secoli, il regno della violenza legale non era totalmente estinto, e sembra, che le censure inefficaci de' Santi, de' Papi, e de' Sinodi provino solo, che la forza della superstizione s'indebolisce quando, contro la sua natura, fa lega colla ragione, e coll'umanità. I tribunali eran macchiati col sangue forse di innocenti e rispettabili cittadini; la legge, che ora favorisce il ricco, allora cedeva al forte; ed il vecchio, il debole, l'infermo eran condannati o a rinunziare a' loro più be' diritti e possessi, o a sostenere i pericoli d'un disuguale combattimento223, o ad affidarsi al dubbioso aiuto d'un campion mercenario. Questa oppressiva Giurisprudenza regolava i Provinciali della Gallia, che si querelavano di qualche ingiuria fatta loro nelle persone, o ne' beni. Per quanto fosse grande la forza o il coraggio degli individui, i vittoriosi Barbari erano al di sopra nell'amore, e nell'esercizio delle armi; ed il vinto Romano era ingiustamente citato a ripetere nella propria persona la sanguinosa contesa, che già era stata decisa contra la sua patria224.

Un esercito divoratore di centoventimila Germani anticamente aveva passato il Reno sotto il comando d'Ariovisto. Fu appropriata loro la terza parte delle fertili terre de' Sequani; ed il Conquistatore ben tosto ripetè le sue oppressive domande d'un'altra terza parte per uso d'una nuova colonia di ventimila Barbari, ch'egli aveva invitato a partecipare della ricca messe della Gallia225. Alla distanza di cinquecento anni, i Visigoti, ed i Borgognoni, che vendicarono la disfatta d'Ariovisto, usurparono la stessa disugual proporzione de' due terzi delle terre soggette. Ma questa distribuzione, invece d'estendersi a tutta la Provincia, può ragionevolmente limitarsi a' particolari distretti, ne' quali si era stabilito il Popolo vittorioso per propria elezione, o per la politica del suo Capitano. In questi distretti ogni Barbaro era legato con qualche provinciale Romano da' vincoli dell'ospitalità. Il proprietario era costretto di cedere a quest'ospite non gradito due terzi del suo patrimonio. Ma il Germano pastore, o cacciatore, si sarà talvolta contentato d'uno spazioso tratto di selva, o di pastura, rilasciando la più piccola, quantunque più valutabile parte, al travaglio dell'industrioso Agricoltore226. La mancanza di antiche ed autentiche testimonianze ha favorito l'opinione, che la rapina de' Franchi non fosse moderata, o coperta dalle formalità d'una legal divisione; che questi si fosser dispersi nelle Province della Gallia senza ordine o ritegno veruno; e che ogni vittorioso ladro, secondo i suoi bisogni, la sua avarizia, e la sua forza, misurasse con la spada l'estensione del nuovo suo patrimonio. I Barbari, che si trovavano in distanza dal lor Sovrano, saranno forse stati tentati ad esercitare tali arbitrarie depredazioni; ma la stabile ed artificiosa politica di Clodoveo doveva frenare uno spirito licenzioso, che avrebbe aggravato la miseria del vinto, nel tempo che corrompeva l'unione, e la disciplina de' conquistatori. Il memorabile vaso di Soissons è un monumento, ed una prova della regolar distribuzione delle spoglie Galliche. Era dovere, ed interesse di Clodoveo il provvedere di premj una armata vittoriosa, e di stabilimenti un numeroso Popolo, senza però cagionare de' dispiaceri, e delle ingiurie superflue a' suoi leali Cattolici della Gallia. L'ampio fondo, ch'ei poteva legittimamente acquistare dall'Imperial patrimonio, i terreni vacanti, e le Gotiche usurpazioni, dovevan diminuire la crudele necessità dell'invasione e della confisca; e gli umili Provinciali dovevano più pazientemente piegarsi all'uguale e regolar distribuzione della loro perdita227.

La ricchezza de' Principi Merovingi consisteva nell'esteso lor patrimonio. Dopo la conquista della Gallia, tuttavia si dilettavano della rustica semplicità dei loro maggiori: le città furono abbandonate alla solitudine, ed alla decadenza; e le monete, le carte, ed i sinodi loro, portano sempre i nomi delle ville o dei palazzi rurali, ne' quali successivamente risederono. Erano sparsi per le Province del loro regno centosessanta di questi palazzi, titolo che non dev'eccitare alcuna inopportuna idea d'arte, o di lusso, e se alcuni di essi potevano pretender l'onore di Fortezze, la massima parte non debbono stimarsi, che utili fattorie. L'abitazione de' chiomati Re era circondata da comode corti, e da stalle pel bestiame, e pei polli; il giardino conteneva degli utili vegetabili; si esercitavano da mani servili per vantaggio del Sovrano le varie specie di commercio, i lavori dell'agricoltura, ed anche le arti della caccia, e della pesca: i suoi magazzini erano pieni di grano, e di vino o per vendersi o per il consumo, e tutta l'amministrazione si regolava con le più strette massime della privata economia228. Quest'ampio patrimonio fu destinato a sostenere l'estesa ospitalità di Clodoveo, e de' suoi successori; ed a premiare la fedeltà de' bravi loro compagni, che tanto in pace, che in guerra erano addetti al loro personal servizio. In vece d'un cavallo o di una continua armatura, ogni compagno, secondo il proprio grado, merito o favore, era investito d'un Benefizio: nome primitivo, e più semplice modello delle possessioni feudali. Tali doni potevan riprendersi a piacimento del Sovrano; e la debole sua prerogativa traeva qualche vantaggio dall'influenza della sua liberalità. Ma questo dipendente possesso, fu appoco appoco, abolito229 dagl'indipendenti, e rapaci nobili della Francia, che formarono un perpetuo patrimonio, ed un'ereditaria successione de' lor Benefizi: rivoluzione salutare per li terreni che erano stati danneggiati, o negletti da' loro precari signori230. Oltre questi beni reali e beneficiari, nella divisione della Gallia era stata assegnata loro una gran porzione di terre Allodiali e Saliche: queste erano esenti dal tributo, e le terre Saliche si dividevano ugualmente fra i discendenti maschi de' Franchi231.

Nelle sanguinose discordie, e nella tacita decadenza della stirpe Merovingica, si formò nelle Province una nuova specie di tiranni, che sotto la denominazione di seniori o Signori usurparono un diritto di governare, ed una licenza d'opprimere i sudditi de' particolari lor territori. La loro ambizione poteva tenersi a freno bensì dall'ostile resistenza d'un uguale; ma le leggi s'estinsero; ed i sacrileghi Barbari, che ardivano di provocar la vendetta d'un santo, o d'un vescovo232, rade volte rispettavano i termini d'un profano e debol vicino. I comuni o pubblici diritti naturali, quali si erano sempre mantenuti dalla Romana Giurisprudenza233, furono rigorosamente limitati da' Germani conquistatori, il divertimento, o piuttosto la passione dei quali era l'esercizio della caccia. L'esteso dominio, che l'Uomo ha preso su' selvaggi abitatori della terra, dell'aria e dell'acqua, fu ristretto ad alcuni fortunati individui della specie umana. La Gallia fu di nuovo coperta di boschi; e gli animali, riservati all'uso o al piacere del Signore, potevan devastare impunemente le campagne degl'industriosi vassalli. La caccia era il sacro privilegio de' Nobili, e de' famigliari loro servi. I trasgressori plebei erano gastigati per legge con verghe, e con la carcere234; ed in un secolo che ammetteva una tenue composizione per la vita d'un cittadino, era un delitto capitale il distruggere un cervo, o un toro salvatico dentro i recinti delle foreste reali235.

Secondo le massime della guerra antica, il vincitore diveniva Signore del nemico, ch'egli avea soggiogato e conservato in vita236: e la lucrosa causa della servitù personale, ch'era stata quasi soppressa dalla pacifica sovranità di Roma, si fece di nuovo risorgere e si moltiplicò dalle perpetue ostilità degl'indipendenti Barbari. Il Goto, il Borgognone o il Franco, che tornava da una spedizione di buon successo, si traeva dietro una lunga serie di pecore, di bovi e di schiavi umani, ch'esso trattava col medesimo brutal disprezzo. I giovani d'un'elegante figura, e di buono aspetto erano messi a parte per il servizio domestico: situazione dubbiosa, che gli esponeva alternativamente al favorevole o crudele impulso delle passioni. Gli artefici e servi utili (come i fabbri, i legnaiuoli, i sarti, i calzolai, i cuochi, i giardinieri, i tintori, gli orefici, ed argentieri ec.) impiegavano la loro abilità per uso e vantaggio de' loro padroni. Ma gli schiavi Romani, che eran privi d'arte e capaci di fatica, venivan condannati, senza riguardo alla prima lor condizione, a guardare il bestiame, ed a coltivar le terre de' Barbari. Il numero degli schiavi ereditari ch'erano attaccati a' patrimoni Gallici, veniva continuamente accresciuto da nuove reclute; ed il servil Popolo, secondo la situazione ed il carattere de' padroni, talora veniva sollevato mercè di una precaria indulgenza; e più frequentemente depresso da un capriccioso dispotismo237. Si esercitava da questi padroni un assoluto potere di vita e di morte sopra di loro; e quando maritavan le proprie figlie, si mandava, come un dono nuziale in un lontano paese238, una quantità di servi utili, incatenati su' carri per impedirne la fuga. La maestà delle Leggi Romane difendeva la libertà d'ogni cittadino contro i temerari effetti della propria sua miseria, o disperazione. Ma i sudditi de Re Merovingi potevano alienare la loro libertà personale; e questo atto di legal suicidio, che frequentemente si praticava, vien espresso con termini i più vergognosi, ed umilianti per la dignità della natura umana239. L'esempio del povero che comprava la sua vita col sacrifizio di tutto ciò, che può render la vita stessa desiderabile, fu appoco appoco imitato dal debole, e dal devoto che, in tempi di pubbliche turbolenze, vilmente correva in folla a ripararsi sotto il baloardo d'un potente Capo, ed intorno alle reliquie d'un santo popolare. Si accettava la lor sommissione da questi temporali o spirituali padroni; ed il precipitoso atto irreparabilmente fissava la lor condizione, e quella dell'ultima loro posterità. Dal regno di Clodoveo, per cinque secoli successivi, le leggi, ed i costumi de' Galli furono uniformemente diretti a promuovere l'accrescimento, ed a confermar la durata della personal servitù. Il tempo, e la violenza quasi cancellarono i gradi intermedi della società; e lasciarono un oscuro, ed angusto intervallo fra il nobile e lo schiavo. Quest'arbitraria e recente divisione si è trasformata dall'orgoglio e dal pregiudizio in una distinzion nazionale, universalmente stabilita dalle armi e dalle leggi de' Merovingi. I Nobili, che vantavano la genuina o favolosa lor discendenza dagl'indipendenti, e vittoriosi Franchi, hanno sostenuto l'inalienabil diritto di conquista, e ne hanno abusato sopra un'avvilita folla di schiavi e plebei, a' quali attribuivano l'immaginaria disgrazia d'una estrazione Gallica o Romana.

Lo stato generale e le rivoluzioni della Francia, nome imposto a quel regno da' conquistatori, può illustrarsi coll'esempio particolare d'una Provincia, di una diocesi e d'una Famiglia Senatoria. L'Alvergna in antico aveva conservato una giusta superiorità fra gli Stati, e le città indipendenti, della Gallia. I bravi e numerosi abitatori di essa mostravano un trofeo singolare, cioè la spada che Cesare stesso avea perduto quando fu rispinto dalle mura di Gergovia240. Risguardandosi essi come discendenti comuni di Troia, vantavano una fraterna connessione co' Romani241: e se ogni Provincia avesse imitato il coraggio e la fedeltà dell'Alvergna, si sarebbe potuto impedire, o differir la caduta dell'Occidentale Impero. Mantennero costantemente la fedeltà, che avevano con ripugnanza giurata a' Visigoti; ma quando i loro più valorosi nobili restarono uccisi nella battaglia di Poitiers, accettarono senza resistenza un vittorioso e cattolico Sovrano. Si compì, e si possedè questa facile e pregevol conquista da Teodorico, figlio maggiore di Clodoveo: ma era separata da' suoi Stati d'Austrasia quella distante Provincia, per l'interposizione de' regni di Soissons, di Parigi e d'Orleans che dopo la morte del padre formarono l'eredità de' suoi tre fratelli. Childeberto, Re di Parigi, fu tentato dalla vicinanza e dalla beltà dell'Alvergna242. La campagna superiore, che s'innalza verso il mezzodì nelle montagne di Cevennes, presentava un ricco e vario prospetto di boschi e di pasture; i lati de' colli eran vestiti di viti; ed ogni eminenza era coronata da una villa o da un castello. Nell'Alvergna inferiore, il fiume Allier scorre per la bella e spaziosa pianura di Limagna; e l'inesausta fertilità del suolo somministrava, e tuttavia somministra, senz'alcuno intervallo di riposo, la costante ripetizione delle stesse raccolte243. Sulla falsa notizia, che il legittimo loro Sovrano fosse stato ucciso in Germania, si rese la città e diocesi d'Alvergna dal nipote di Sidonio Apollinare. Childeberto godè di questa clandestina vittoria; ed i sudditi liberi di Teodorico minacciarono d'abbandonare le sue bandiere, se si lasciava trasportare dal suo sdegno privato, mentre la nazione era impegnata nella guerra di Borgogna. Ma i Franchi d'Austrasia tosto cederono alla persuasiva eloquenza del loro Re. «Seguitemi,» disse Teodorico, «nell'Alvergna; io vi condurrò in una Provincia, dove potrete acquistare dell'oro, dell'argento, degli schiavi, del bestiame e de' mobili preziosi in quell'abbondanza, che potete desiderare. Io vi confermo la mia promessa: vi do in preda il Popolo e la sua ricchezza; e voi potrete a vostro piacere trasportar tutto nel vostro paese.» Mediante l'esecuzione di questa promessa, Teodorico perdè giustamente la fedeltà d'un Popolo ch'ei condannò alla distruzione. Le sue truppe, rinforzate da' più feroci Barbari della Germania244, sparsero la desolazione sulla fruttifera faccia dell'Alvergna; e solo due Piazze, un forte castello, ed un santuario furon salvati o redenti dal licenzioso loro furore. La Fortezza di Meroliac245 era posta sopra un'alta rupe, che s'innalzava cento piedi sulla superficie del piano; ed erano incluse dentro il ricinto delle sue fortificazioni, una gran conserva d'acqua fresca, ed alcune terre coltivabili. I Franchi risguardavano con invidia e disperazione quella insuperabil Fortezza: ma sorpresero una truppa di cinquanta soldati dispersi, e siccome erano oppressi dal numero de' loro schiavi, fissarono l'alternativa della vita ad un piccolo prezzo, o della morte per queste miserabili vittime, che i crudeli Barbari eran pronti a scannare, se la guarnigione ricusava di rendersi. Un altro distaccamento penetrò fino a Brivas o Brioude, dove gli abitanti si erano rifuggiti co' loro mobili di più valore nel Santuario di S. Giuliano. Le porte della Chiesa resisterono all'assalto; ma un audace soldato v'entrò per una finestra del Coro, ed aprì il passo a' suoi compagni. Si strapparono crudelmente dall'altare il Clero ed il Popolo, le spoglie sacre e le profane; e si fece la sacrilega divisione ad una piccola distanza dalla città di Brioude. Ma quest'atto d'empietà fu severamente punito dal devoto figlio di Clodoveo. Ei gastigò con la morte i delinquenti più atroci; rilasciò i segreti lor complici alla vendetta di S. Giuliano; liberò gli schiavi; restituì la preda; ed estese i diritti del santuario a cinque miglia in giro intorno al sepolcro del santo Martire246.

Prima che l'armata d'Austrasia si ritirasse dall'Alvergna, Teodorico volle qualche sicurezza della futura fedeltà d'un Popolo, il giusto odio del quale non poteva frenarsi, che dal timore. Fu data in mano del Conquistatore una scelta truppa di nobili giovani, figli de' principali Senatori, come ostaggi della fede di Childeberto e de' suoi Nazionali. Al primo rumore di guerra o di cospirazione quest'innocenti giovani furono ridotti ad uno stato di servitù; ed uno di loro, chiamato Attalo247, le avventure del quale sono più particolarmente riferite, custodiva i cavalli del suo padrone nella Diocesi di Treveri. Dopo una penosa ricerca, fu egli trovato in quell'indegna occupazione da quelli che aveva mandato il suo avo Gregorio, Vescovo di Langres; ma le lor offerte di riscatto vennero duramente rigettate dall'avarizia del Barbaro, che esigeva un'esorbitante somma di dieci libbre d'oro per la libertà del nobile suo schiavo. Si effettuò la sua liberazione, mediante l'arrischioso stratagemma di Leone, schiavo attenente alle cucine del Vescovo di Langres248. Un incognito agente facilmente l'introdusse nell'istessa Famiglia. Il Barbaro comprò Leone per il prezzo di dodici monete d'oro; ed ebbe piacere d'intendere, ch'egli s'era molto abilitato nel lusso d'una tavola Episcopale: «Domenica prossima,» disse il Franco, «inviterò i miei vicini e parenti. Impiega tutta la tua arte, e costringili a confessare, ch'essi non hanno mai veduto, nè gustato un pranzo simile neppure in casa del Re». Leone l'assicurò, che se egli avesse provveduto una sufficiente quantità di polli, sarebbero stati soddisfatti i suoi desiderj. Il padrone, che già aspirava al merito d'una elegante ospitalità, si prese come sua la lode che i voraci commensali concordemente diedero al suo cuoco; ed il destro Leone insensibilmente acquistò la confidenza, ed il maneggio della famiglia. Dopo aver pazientemente aspettato un intiero anno, ei disse cautamente ad Attalo il suo disegno, e l'esortò a prepararsi alla fuga nella seguente notte. Le intemperanti persone, convitate a cena, uscirono quella sera a mezza notte da tavola; ed il genero del Franco, che Leone servì al suo appartamento con una bevanda notturna, andava scherzando sulla facilità, con cui poteva esso tradire la sua fede. L'intrepido schiavo, dopo aver sostenuta questa pericolosa celia, entrò nella camera del suo padrone; ne tolse la lancia e lo scudo; trasse tacitamente i più veloci cavalli dalla stalla; aprì le pesanti porte, ed eccitò Attalo a salvare con pronta diligenza la propria vita e libertà. I loro timori gli mossero a lasciare i cavalli sulle rive della Mosa249; passarono il fiume a nuoto, andaron vagando tre giorni per la vicina foresta; e sussisterono solo per l'accidentale scoperta che fecero d'un susino salvatico. Mentre stavan nascosti in un oscuro bosco, udiron lo strepito de' cavalli; furono spaventati dal truce aspetto del loro padrone; e con orrore sentirono la sua dichiarazione, che se poteva prendere i rei fuggitivi, voleva tagliarne uno a pezzi con la sua spada, ed espor l'altro sopra un patibolo. Finalmente Attalo, ed il fedel suo Leone giunsero all'amica abitazione d'un Prete di Reims, che ristorò le loro mancanti forze con pane e vino, gli celò alle ricerche del loro nemico e gli condusse salvi, fuori de' confini dal Regno d'Austrasia, al palazzo episcopale di Langros. Gregorio abbracciò il suo nipote con lacrime di allegrezza; liberò con gratitudine Leone, e tutta la sua famiglia, dal giogo della servitù, e gli concesse la proprietà d'una possessione, dove potè finire i suoi giorni felicemente, ed in libertà. Questa singolare avventura notata con tante circostanze di verità e di natura fu raccontata forse da Attalo stesso al suo cugino o nipote, primo Istorico dei Franchi. Gregorio di Tours250 era nato circa sessant'anni dopo la morte di Sidonio Apollinare: e la loro situazione fu quasi simile, mentre ciascheduno di essi fu nativo dell'Alvergna, Senatore e Vescovo. La differenza però dello stile e de' sentimenti loro può dimostrare la decadenza della Gallia, e far chiaramente conoscere quanto la mente umana in così breve spazio avea perduto d'energia e di acutezza251.

Abbiamo adesso motivo di non curare le opposte fra loro, e forse artificiose rappresentazioni, che hanno mitigato, o esagerato l'oppressione de' Romani della Gallia sotto il regno de' Merovingi. I conquistatori non promulgarono mai alcun editto generale di servitù, o di confiscazione: ma un Popolo degenerato, che scusava la propria debolezza con gli speciosi nomi di gentilezza e di pace, era esposto alle armi ed alle leggi de' feroci Barbari, che insidiavano con disprezzo le possessioni, la libertà e la sicurezza di esso. Le lor personali ingiurie furon parziali ed irregolari, ma il corpo de' Romani sopravvisse alla rivoluzione, e continuò a conservare la qualità e i privilegi de' cittadini. Si preso una gran parte delle loro terre per uso de' Franchi: ma essi godevano il rimanente immune da' tributi252; e la stessa irresistibil violenza, che tolse di mezzo le arti e le manifatture della Gallia, distrusse l'elaborato e dispendioso sistema dell'Imperial dispotismo. I Provinciali dovevan frequentemente deplorare la rozza giurisprudenza delle Leggi Saliche o Ripuarie; ma la lor vita privata, negl'importanti affari del matrimonio, de' testamenti, o dell'eredità, era sempre regolata secondo il Codice Teodosiano: ed un Romano malcontento poteva liberamente aspirare o discendere al titolo e carattere di Barbaro. Gli onori dello Stato erano accessibili alla sua ambizione; l'educazione e l'indole de' Romani li rendeva più specialmente atti agli ufizi del Governo civile; e tostochè l'emulazione ebbe riacceso il loro militare ardore fu permesso a' medesimi di marciar nelle linee, o anche alla testa de' vittoriosi Germani. Io non mi proporrò d'enumerare i Generali ed i Magistrati, i nomi de' quali253 attestano la generosa politica de' Merovingi. Il comando supremo della Borgogna, col titolo di Patrizio, fu successivamente affidato a tre Romani, e Mummolo254, l'ultimo ed il più potente fra essi che alternativamente salvò e disturbò la Monarchia, era succeduto a suo padre nel posto di Conte d'Autun, e lasciò un tesoro di trenta talenti d'oro, e di dugentocinquanta d'argento. I feroci ed ignoranti Barbari furono esclusi per varie generazioni dalle dignità, ed anche dagli ordini della Chiesa255. Il Clero della Gallia era quasi tutto composto di nativi Provinciali; gli altieri Franchi si prostravano a' piedi de' loro sudditi ch'erano investiti del carattere episcopale; e la potenza e le ricchezze che si erano perdute in guerra, furono appoco appoco ricuperate per mezzo della superstizione256. In tutti gli affari temporali, il Codice Teodosiano era la Legge universale del Clero; ma la Giurisprudenza Barbara aveva abbondantemente provvisto alla loro personal sicurezza: un Suddiacono equivaleva a due Franchi; l'Antrustione ed il Prete si reputavano dell'istesso valore; e la vita d'un Vescovo era valutata molto al di sopra della misura comune, al prezzo di novecento monete d'oro257. I Romani comunicarono a' loro conquistatori l'uso della Religione Cristiana, e della lingua latina258: ma la lingua e la religione loro erano ugualmente degenerate dalla semplice purità del tempo d'Augusto e degli Apostoli. Il progresso della superstizione e del Barbarismo fu rapido ed universale: il culto de' Santi celava agli occhi volgari il Dio de' Cristiani; ed il rozzo dialetto de' contadini e de' soldati fu corrotto da un idioma e pronunzia Teutonica. Puro tal uso di sacra e di social comunione sradicò le distinzioni della nascita, e della vittoria; e le nazioni della Gallia a grado a grado, si confusero fra loro sotto il nome ed il governo de' Franchi.

I Franchi, di poi che si furono mescolati co' Gallici loro sudditi, avrebbero potuto far loro il dono del più valutabile fra' beni umani, cioè uno spirito ed un sistema di libertà costituzionale. Sotto un Re ereditario, ma limitato, i capi o consiglieri avrebber potuto deliberare a Parigi nel palazzo de' Cesari: il vicino campo, dove gl'Imperatori passavano in rivista le mercenarie loro legioni, avrebbe potuto contenere la legislativa assemblea di uomini liberi e guerrieri; e quel rozzo modello, ch'erasi abbozzato ne' boschi della Germania259, avrebbe potuto ripulirsi e perfezionarsi dalla sapienza civile de' Romani. Ma i trascurati Barbari, sicuri della lor personale indipendenza, sdegnarono la cura del Governo; furono tacitamente abolite le annue adunanze del mese di Marzo, e la nazione restò separata, e quasi disciolta dalla conquista della Gallia260. Si lasciò la Monarchia senz'alcuno regolare stabilimento di giustizia, di milizia, o di rendite. A' successori di Clodoveo mancò sufficiente fermezza per assumere, o forza per esercitare la potestà legislativa ed esecutrice, che il Popolo avea abbandonato: la dignità reale non si distingueva, che mediante un più ampio privilegio di rapina e d'uccisione; e l'amor della libertà, sì spesso invigorito e disonorato dall'ambizione privata, si ridusse fra' licenziosi Franchi al disprezzo dell'ordine, ed al desiderio dell'impunità. Settantacinque anni dopo la morte di Clodoveo, il suo nipote Gontranno, Re di Borgogna mandò un esercito ad invadere gli Stati gotici della Settimania, o Linguadoca. Le truppe della Borgogna, del Berry, della Alvergna, e de' territori addiacenti, furono eccitate dalla speranza della preda: esse marciarono senza disciplina sotto le bandiere de' Conti Germani, o Gallici: i loro attacchi furono deboli, e senza successo; ma vennero desolate con indistinto furore le Province amiche e nemiche. Si abbruciarono i campi di grano, i villaggi, e le stesse chiese; gli abitanti furon uccisi, o fatti schiavi; e nella disordinata ritirata, che fecero quegl'inumani selvaggi, cinquemila di essi restaron distrutti dalla fame, o dalle intestine discordie. Quando il pio Gontranno rimproverò a' loro condottieri tal colpa, o trascuratezza, e minacciò di sottoporli non ad una giudicial sentenza, ma ad una pronta ed arbitraria esecuzione, essi accusarono l'universale ed incurabile corruzione del Popolo: «Nessuno (dissero) ormai più teme, o rispetta il proprio Re, Duca o Conte. Ognuno ama di far male, e liberamente seconda le ree sue inclinazioni. La più blanda correzione eccita immediatamente un tumulto; e l'incauto Magistrato che ardisce di censurare, o di frenare i sediziosi suoi sottoposti, rade volte può salvar la vita dalla loro vendetta».261 È stato riservato alla medesima nazione di esporre, con gl'intemperanti suoi vizi, il più odioso abuso della libertà, o di riparar le proprie mancanze con lo spirito d'onore e d'umanità, che ora solleva e decora la loro obbedienza ad un assoluto Sovrano.

I Visigoti avean ceduto a Clodoveo la massima parte de' loro Stati della Gallia, ma la perdita, ch'essi fecero, fu ampiamente compensata dalla facil conquista, e dal sicuro godimento delle Province della Spagna. Dalla monarchia de' Goti, che tosto occupò il regno svevico della Gallicia, i moderni Spagnuoli traggono tuttavia qualche nazional vanità: ma un Istorico del romano Impero non è invitato, nè obbligato a proseguire le oscure e sterili serie de' loro annali262. I Goti di Spagna restarono separati dagli altri uomini per causa delle alte cime de monti Pirenei: ed i loro costumi ed istituti, in quanto eran comuni alle tribù Germaniche, si sono già esposti. Ho anticipato nel capitolo procedente i più importanti degli ecclesiastici, loro eventi, cioè la caduta dell'Arrianesmo, o la persecuzione degli Ebrei: e non rimane, che ad osservare alcune interessanti circostanze, relative alla civile ed ecclesiastica costituzione del Regno di Spagna.

217.Tutta la materia de' Giudici Germanici, e della loro giurisdizione, è trattata copiosamente dall'Heineccio (Elem. Jur. Germ. l. III n. 1, 72). Io non posso trovare alcuna prova, che sotto la stirpe Merovingica gli Scabini, o assessori fossero eletti dal Popolo.
218.Gregor. Turon. l. VIII c. 9 in Tom. II p. 316. Montesquieu osserva (Espr. des Loix L. XXVIII c. 13), che la Legge Salica non ammetteva queste prove negative, tanto generalmente stabilite ne' Codici Barbari. Pure quell'oscura concubina (Fredegunda), che divenne moglie del nipote di Clodoveo, doveva seguire la Legge Salica.
219.Il Muratori nelle Antichità d'Italia ha fatto due Dissertazioni (XXXVIII e XXXIX) sopra i giudizj di Dio. Si pretendeva, che il fuoco non bruciasse l'innocente, e che il puro elemento dell'acqua non permettesse, che il colpevole s'immergesse nel suo seno.
220.Montesquieu (Espr. des Loix 1. XXVIII c. 17) ha condisceso a spiegare, e scusare la maniere de penser de nos peres intorno a' combattimenti giudiciali. Ei seguita questo stravagante istituto dal tempo di Gundobaldo fino a quello di S. Luigi; ed il filosofo alle volte si perde nel Legale antiquario.
221.In un memorabil duello, fatto ad Aquisgrana (l'an. 820) in presenza dell'Imperator Lodovico Pio, osserva il suo Biografo che secundum legem propriam, nipote quia uterque Gothus erat, equestri pugna congressus est (Vit. Ludovic. Pii c. 33 in Tom. VI p. 103). Ermoldo Nigello (l. III 543, 628 in Tom. VI p. 48, 50) che descrive quel duello, ammira l'arte nuova di combattere a cavallo, che era incognita a' Franchi.
222.Gundobaldo, nell'originale suo editto, pubblicato a Lione (l'anno 501) stabilisce, e giustifica l'uso del combattimento giudiciale (Leg. Burgund, Tit. XIV in Tom. II p. 267, 268). Trecento anni dopo, Agobardo, Vescovo di Lione, sollecitò Lodovico Pio ad abolire la legge d'un Arriano tiranno (in Tom. VI p. 356, 358). Ei riferisce il Dialogo di Gundobaldo, e d'Avito.
223.Accidit, dice Agobardo, ut non solum valentes viribus, sed etiam infirmi et senes lacessantur ad pugnam etiam pro vilissimis rebus. Quibus foralibus certaminibus contingunt homicidia iniusta, et crudeles ac perversi eventus iudiciorum. Come prudente rettorico; sopprime il legale privilegio di far uso de' campioni.
224.Montesquieu (Espr. des Loix XXVIII c. 14) che intende perchè fu ammesso il combattimento giudiciale da' Borgognoni, da' Ripuari, dagli Alemanni, da' Bavari, da' Lombardi, da' Turingi, da' Frisoni, e da' Sassoni, è persuaso (ed Agobardo sembra, che sostenga tal asserzione), che il medesimo non era permesso dalla Legge Salica. Pure si fa menzione dell'istesso uso, almeno ne' casi di delitti di Stato, da Ermoldo Nigello (l. III 543 in Tom. VI p. 48), e dall'anonimo Biografo di Ludovico Pio (c. 46 in Tom. VI p. 112); come mos antiquus Francorum, more Francis solito ec.: espressioni troppo generali per escludere la più nobile delle loro Tribù.
225.Cesare de Bell. Gallic. lib. 1 cap. 31 in Tom. 2 pag. 213.
226.Gli oscuri segni d'una divisione di terre, accidentalmente sparsi nelle Leggi de' Borgognoni (Tit. 54 n. 1, 2 in Tom. IV p. 271, 272) e de' Visigoti (l. X Tit. 1 n. 8, 9, 16 in Tom. IV p. 428, 429, 430) sono abilmente spiegati dal Presidente di Montesquieu (Espr. des Loix l. XXX c. 7, 8, 9). Aggiungerò solamente, che fra' Goti sembra, che la divisione si fissasse a giudizio de' vicini; che i Barbari spesso usurpavano l'altro terzo; e che i Romani potevano ricuperare i loro diritti, purchè non ne fossero restati privi per una prescrizione di cinquant'anni.
227.Egli è molto singolare, che il Presidente di Montesquieu (Espr. des Loix l. XXX c. 7), e l'Abbate di Mably (Observat. Tom. 1 p. 21, 22) convengano in questa strana supposizione d'un arbitraria e privata rapina. Il Conte di Boulainvilliers (Etat de la France Tom. 1 p. 22, 23) dimostra un forte ingegno a traverso un nuvolo d'ignoranza, e di pregiudizio.
228.Vedi l'Editto, o piuttosto il Codice rurale di Carlo Magno, che contiene settanta distinti e minuti regolamenti di quel gran Monarca (in Tom. V p. 652, 657). Ei chiede conto delle corna, e delle pelli delle capre, permette che sia venduto il suo pesce, ed accuratamente ordina, che le ville più grosse (Capitaneae) mantengano cento polli, e trenta oche; e le più piccole (mansionales) cinquanta polli, e dodici oche. Il Mabillon (de re diplomatica) ha investigato i nomi, il numero, e la situazione delle ville Merovingiche.
229.Da un passo delle Leggi Borgognone (Tit. 1 n. 4 in Tom. IV p. 257) è chiaro, che un figlio meritevole poteva sperare di ritenere le terre che suo padre avea ricevuto dalla real bontà di Gundobaldo. I Borgognoni avranno mantenuto con fermezza il lor privilegio, ed il lor esempio potè incoraggire i beneficiari di Francia.
230.Le rivoluzioni de' Benefizi, e de' Feudi sono chiaramente determinate dall'Abbate di Mably. L'accurata sua distinzione de' tempi gli conferisce un merito, che non ha neppur Montesquieu.
231.Vedi la legge Salica (Tit. 62 in Tom. IV p. 156). L'origine, e la natura di queste terre saliche, che ne' tempi d'ignoranza si conoscevan perfettamente, adesso rendon perplessi i nostri più eruditi e sagaci critici.
232.Molti fra' dugentosei miracoli di S. Martino (Gregorio Turonense in Max. Biblioth. Patrum Tom. XI pag. 895, 932) furono più volte fatti per punire il sacrilegio: Audite haec, omnes (esclama il Vescovo di Tours) potestatem habentes, dopo aver riferito, come alcuni cavalli che erano stati condotti in un prato sacro, erano divenuti furiosi.
233.Heinecci, Elem. Jur. German. l. II p. 1 n. 88.
234.Giona, Vescovo d'Orleans, (an. 821, 826. Cavo, Hist. Litter. p. 443) censura la legal tirannia de' nobili: Pro feris, quas cura hominum non aluit, sed Deus in commune mortalibus ad utendum concessit, pauperes a potentioribus spoliantur, flagellantur, ergastulis detruduntur, et multa alia patiuntur. Hoc enim qui faciunt lege mundi se facere juste posse contendunt. De institutione laicor. l. II c. 23 ap. Thomassin Discipl. de l'Eglise Tom. III p. 1348.
235.Sopra un puro sospetto, Cundo, Ciamberlano di Gontranno, Re di Borgogna, fu lapidato (Gregor. Turon. l. X c. 10 in Tom. II p. 369). Giovanni Salisburiense (Policrat. l. 1 c. 4) sostiene i diritti di natura, ed espone la crudele pratica del duodecimo secolo. (Vedi Heinecci, Elem. Jur. German. l. II p. 1 n. 51, 57).
236.L'uso di fare schiavi i prigionieri di guerra fu totalmente estinto nel secolo decimoterzo, per l'autorità del Cristianesimo che prevalse; ma potrebbe provarsi con più passi di Gregorio di Tours, che si praticava senza censura veruna sotto la razza Merovingica; e fino lo stesso Grozio (de Jur. Bell. et Pac. l. III c. 7), ugualmente che Barbeyrac, suo comentatore, hanno procurato di combinarlo con le leggi della natura, e della ragione.
237.Si spiegano dall'Heineccio (Elem. Jur. German. l. 1 n. 28, 47), dal Muratori (Dissert. XIV, XV), dal Ducange (Gloss. sub. voc. servis) e dall'Abbate di Mably (Observ. Tom. II p. 3 etc. p. 237 etc.) lo stato, le professioni, ecc. degli schiavi Germani, Italiani, e Galli del medio Evo.
238.Gregorio di Tours (l. VI c. 45 in Tom. II p. 289) riporta un memorabil esempio, in cui Childerico abusò una volta de' privati diritti di padrone. Molte famiglie, che appartenevano alle sue domus fiscales nelle vicinanze di Parigi, furon per forza mandate via nella Spagna.
239.Licentiam habeatis mihi qualemcumque volueritis disciplinam ponere: vel venumdare, aut quod vobis placuerit de me facere. Marculf., Formul. l. II 28 in Tom. IV p. 497. La formula del Lindembrogio (p. 559) e quella d'Angiò (p. 565) portano il medesimo effetto. Gregorio di Tours (L. VII c. 45 in Tom. II pag. 311) parla di molte persone, che in una gran carestia si venderono per mangiare.
240.Quando Cesare la vide, si mise a ridere (Plutarco, in Caesar. Tom. 1 p. 409); pure riferisce l'infelice suo assedio di Gergovia con minor franchezza di quella che avremmo potuto aspettare da un grand'uomo, a cui la vittoria era famigliare. Ei confessa però, che in un attacco perdè quarantasei centurioni, e settecento uomini (de Bello Gallic. l. VI c. 44, 53 in Tom. I p. 270, 272).
241.Audebant se quondam fratres Latio dicere, et sanguine ab Iliaco populos computare. Sidonio Apollinare l. VII epist. in Tom. I p. 799. Io non so i gradi e le circostanze di questa favolosa discendenza.
242.O la prima, o la seconda divisione, seguìta fra' figli di Clodoveo, aveva portato il Berry a Childeberto (Greg. Turon. l. III c. 12. in Tom. II p. 192). Velim (dic'egli) Arvernam Lemanem, quae tanta jucunditatis gratia, refulgere dicitur, oculis cernere (l. III c. 9 p. 191). La campagna era coperta da una densa nebbia, quando il Re di Parigi fece il suo ingresso in Clermont.
243.Per la descrizione dell'Alvergna, vedi Sidonio (L. IV Epist. 21 in Tom. I p. 793) con le note del Savaron e del Sirmondo (p. 279 e 51 delle respettive edizioni), Boulainvilliers (Etat de la Franc. Tom. II p. 242, 268) e l'Abbate De la Longuerue (Descript. de la France P. 1 p. 132, 139).
244.Furorem gentium, quae de ulteriore Rheni amnis parte venerant, superare non poterat (Gregor. Turon. L. IV c. 50 in Tom. II p. 229). Tale fu la scusa d'un altro Re d'Austrasia (an. 475) per le devastazioni, che le sue truppe commisero nelle vicinanze di Parigi.
245.Dal nome e dalla situazione, i Benedettini, editori di Gregorio di Tours (in Tom. II p. 192) hanno stabilito questa Fortezza in un luogo chiamato Castel Merliac, lontano da Mauriac due miglia, nell'Alvergna superiore. In tale descrizione io traduco infra come se dicesse intra. Si confondono perpetuamente queste due preposizioni da Gregorio, o da' suoi copisti; e sempre bisogna decidere a senso.
246.Vedi queste rivoluzioni e guerre dell'Alvergna presso Gregorio di Tours (L. II c. 37 in Tom. II p. 183 e L. III c. 9, 12, 13 p. 192, 194 de miracul. Juliani c. 13 in T. II p. 446). Egli frequentemente dimostra lo straordinario suo riguardo per la propria Patria.
247.La storia d'Attalo si racconta da Gregorio di Tours (L. III c. 16 in Tom. II p. 193, 195). Il P. Ruinart, editore del medesimo, confonde quest'Attalo, che nell'anno 532 era un fanciullo (puer), con un amico di Sidonio dell'istesso nome, ch'era Conte d'Autun, cinquanta o sessanta anni prima. Tal errore, che non si può attribuire ad ignoranza, viene in certo modo scusato dalla sua stessa grandezza.
248
  Questo Gregorio, Bisavolo di Gregorio di Tours (in Tom. II p. 197, 490), visse novanta due anni; avendone passati quaranta come Conte d'Autun, e trentadue come Vescovo di Langres. Secondo il Poeta Fortunato dimostrò un ugual merito in questi diversi posti.
Nobilis antiqua decurrens prole parentum,Nobilior gestis, nunc super astra manet.Arbiter ante ferox, dein pius ipse sacerdos,Quos domuit judex, fovet amore patris.

[Закрыть]
249.Poichè il Valois, ed il Ruinart han voluto cangiare la Mosella del testo nella Mosa, a me tocca d'approvare tal cangiamento. Pure avendo fatto qualche osservazione sulla topografia, potrei difendere la comune lezione.
250.I maggiori di Gregorio (Gregorio, Florenzio, Giorgio) erano di nobile estrazione (natalibus… illustres), e possedevano vasti patrimoni (latifundia) sì nell'Alvergna, che nella Borgogna. Egli era nato l'anno 539, fu consacrato Vescovo di Tours nel 573, e morì nel 593 o 595 poco dopo ch'ebbe terminato la sua Storia. Vedasi la sua vita scritta da Odone, Abbate di Clugny (in Tom. II p. 129, 135), ed una nuova di lui vita nelle Memorie dell'Accademia ec. (Tom. XXVI p. 598, 638).
251.Decedente atque immo potius pereunte alt urbibus Gallicanis liberalium cultura literarum etc. (in praef. Tom. II p. 137): questo è il lamento di Gregorio medesimo, che pienamente ei verifica con le proprie sue opere. Il suo stile manca d'eleganza, ugualmente che di semplicità. Trovandosi in un posto cospicuo, rimase contuttocciò straniero rispetto al suo proprio tempo e paese; ed in una prolissa opera (gli ultimi cinque libri contengono dieci anni) ha tralasciato quasi tutto quello, che la posterità desidera di sapere. Io con molto tedio ho acquistato, mediante una penosa lettura, il diritto di pronunziare questa svantaggiosa sentenza.
252.L'Abbate di Mably (Tom. I p. 247, 267) ha diligentemente confermato quest'opinione del Presidente di Montesquieu (Espr. des Loix L. XXX c. 13).
253.Vedi Dubos (Hist. Crit. de la Monarch. Franc. T. II L. VI c. 9, 10). Gli Antiquari francesi stabiliscono come un principio, che i Romani, ed i Barbari posson distinguersi da' loro nomi. Questi nomi formano senza dubbio una ragionevole presunzione; eppure leggendo Gregorio di Tours, ho notato Gondulfo, di stirpe Senatoria, o Romana (L. VI c. 11 in Tom. II p. 273), e Claudio, Barbaro (L. VII c. 29 p. 303).
254.Gregorio di Tours fa più volte menzione d'Ennio Mummolo dal quarto libro (c. 42 p. 224) fino al settimo (c. 40 p. 310). La computazione per talenti è molto singolare; ma se Gregorio annetteva qualche idea a quest'antiquata parola, i tesori di Mummolo dovettero ascendere a più di 100,000 lire sterline.
255.Vedi Fleury Disc. 3. sur l'Hist. Eccles.
256.Il Vescovo di Tours medesimo ha rammentato il lamento di Chilperico, nipote di Clodoveo: Ecce pauper remansit Fiscus noster: ecce divitiae nostrae ad Ecclesias sunt translatae; nulli penitus, nisi soli Episcopi regnant. (l. VI c. 46 in Tom. II p. 291).
257.Vedi il Codice Ripuario Tit. XXXVI in Tom. IV p. 241. La legge Salica non provvede alla sicurezza del Clero; e noi possiamo supporre per onore della tribù più incivilita, ch'essi non avevan preveduto un atto così empio come l'omicidio d'un prete. Pure Pretestato, Arcivescovo di Roano fu assassinato per ordine della Regina Fredegonda avanti all'altare (Greg. Turon. L. VIII, c. 31 in T. II p. 326).
258.Il Bonamy (Mem. de l'Academ. des Inscript. T. 24 p. 582, 670) ha provato l'esistenza della Lingua Romana Rustica, che per il mezzo del Romanzo si è appoco appoco ridotta nell'attual forma del linguaggio Francese. Sotto la stirpe Carolingica, i Re e Nobili della Francia tuttavia intendevano il dialetto de' Germani loro antenati.
259.Ce beau systeme a été trouvé dans les bois, Montesquieu Espr. des Loix XI c. 6.
260.Vedi l'Abbate di Mably Observat. Tom. I p. 34, 50. Parrebbe, che le assemblee nazionali le quali, quanto alla loro instituzione, sono contemporanee al principio della Nazion francese, non fossero mai state confacenti al suo genio.
261.Gregorio di Tours (l. VIII c. 50 in Tom. II p. 225, 226) riferisce con molta indifferenza i delitti, il rimprovero, e l'apologia. Nullus Regem metuit, nullus Ducem, nullus comitem reveretur: et si fortassis alicui ista displicent, et ea, pro longaevitate vitas vestras, emendare conatur, statim seditio in populo, statim tumultus exoritur, et in tantum unusquisque contra seniorem saeva intentione grassatur, ut vix se credat evadere, si tandem silere nequiverit.
262.La Spagna, in quegli oscuri tempi, è stata specialmente sfortunata. I Franchi ebbero un Gregorio di Tours; i Sassoni, o Angli un Beda; i Longobardi un Paolo Warnefrido ec. Ma l'istoria de' Visigoti si contiene nelle brevi ed imperfette croniche d'Isidoro di Siviglia, e di Giovanni di Bielar.
Yaş sınırı:
12+
Litres'teki yayın tarihi:
28 eylül 2017
Hacim:
510 s. 1 illüstrasyon
Telif hakkı:
Public Domain