Kitabı oku: «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7», sayfa 4
Sotto l'Impero Romano la ricchezza e la giurisdizione dei Vescovi, il sacro carattere e perpetuo ufizio loro, i numerosi dipendenti, la popolar eloquenza e le assemblee provinciali di essi gli avevano sempre resi rispettabili, ed alle volte pericolosi. L'autorità loro aumentossi col progresso della superstizione, e lo stabilimento della Monarchia francese può in qualche modo attribuirsi alla stabile alleanza d'un centinaio di Prelati, che dominavano nelle malcontente, o indipendenti città della Gallia. I deboli fondamenti della Repubblica Armorica si erano più volte scossi, o abbattuti; ma l'istesso Popolo manteneva sempre la domestica sua libertà; sosteneva la dignità del nome Romano; e valorosamente resisteva alle predatorie scorrerie, ed a' regolari attacchi di Clodoveo, che cercava d'estender le sue conquiste dalla Senna alla Loira. La felice lor opposizione introdusse un'uguale ed onorevole società fra loro. I Franchi stimavano il valore degli Armorici175, e questi si erano riconciliati per mezzo della religione co' Franchi. La forza militare destinata a difender la Gallia, consisteva in cento diverse truppe di cavalleria, o d'infanteria; e queste nel tempo, che prendevano il titolo ed i privilegi di soldati Romani, erano rinnuovate da un continuo supplimento di Barbara gioventù. Si difendevano tuttavia dal disperato lor coraggio le ultime fortificazioni, e gli sparsi frammenti dell'Impero. Ma n'era impedita la ritirata, ed impraticabile la comunicazione: essi erano abbandonati da' Principi Greci di Costantinopoli, e piamente rigettavano qualunque connessione con gli Arriani usurpatori della Gallia. Accettaron però, senza vergogna o ripugnanza, la generosa capitolazione, che fu proposta loro da un eroe cattolico; e questa legittima e spuria progenie di legioni Romane fu distinta ne' successivi tempi con le proprie armi, insegne, vesti ed istituti particolari. Ma per mezzo di questi valevoli e volontari aumenti s'accrebbe la forza nazionale: ed i Regni vicini temettero il numero ugualmente che il coraggio de' Franchi. La riduzione delle Province settentrionali della Gallia, invece che si decidesse dall'evento d'una sola battaglia, sembra, che fosse lentamente effettuata dalle successive operazioni della guerra, e del trattato; e Clodoveo acquistò tutto quello che formava l'oggetto della sua ambizione, per mezzo di tali sforzi, o di tali concessioni, che potevano combinarsi col suo real valore. Il selvaggio carattere di esso, e le virtù d'Enrico IV suggeriscono le idee più contrarie fra loro della natura umana: pure si può trovare qualche somiglianza nella situazione di due Principi, che conquistaron la Francia per mezzo del loro valore, della lor politica e del merito d'una opportuna conversione176.
Il Regno de' Borgognoni, che aveva per confini i due fiumi Gallici la Saona ed il Rodano, s'estendeva dalla foresta de' Vosgi fino alle Alpi, ad al Mare di Marsiglia177. Lo scettro di esso era in mano di Gundobaldo. Questo valoroso ed ambizioso Principe aveva ristretto il numero de' canditati Reali mediante la morte di due fratelli, uno de' quali era padre di Clotilde178, ma la sua imperfetta prudenza permise a Godegesilo, suo minor fratello, di possedere il dipendente Principato di Ginevra. L'Arriano Monarca fu giustamente sbigottito dalla soddisfazione e dalle speranze, che pareva animassero il suo Clero, ed il suo Popolo, dopo la conversione di Clodoveo; e Gondubaldo convocò a Lione un'assemblea de' suoi Vescovi per conciliare, se era possibile, i religiosi e politici dissapori. Si fece invano una conferenza fra le due fazioni. Gli Arriani rinfacciarono a' Cattolici il culto di tre Dei; i Cattolici difesero la loro causa per mezzo di teologiche distinzioni; e si dibatterono con ostinato clamore i soliti argomenti, le obbiezioni e le repliche, finattantochè il Re manifestò le sue segrete apprensioni con una improvvisa, ma decisiva questione, che fece a Vescovi Ortodossi: «Se voi professate veramente la Religion cristiana, perchè non frenate il Re de' Franchi? Egli mi ha dichiarato la guerra, e forma alleanza co' miei nemici per distruggermi. Uno spirito sanguinario ed avido non è l'indizio d una conversione sincera: dimostri la sua fede per mezzo delle sue opere». Avito Vescovo di Vienna, che parlava in nome de suoi fratelli, rispose con la voce e col contegno d'un angelo: «Noi non sappiamo i motivi e le intenzioni del Re de' Franchi: ma la Scrittura c'insegna che spesso vengon rovesciati que' Regni che abbandonan la legge Divina; e che sorgeranno da ogni parte de' nemici contro di quelli che hanno fatto Dio lor nemico. Torna col tuo Popolo alla legge di Dio, ed esso darà pace e sicurezza a' tuoi Stati». Il Re di Borgogna, che non era disposto ad accettare la condizione, che i Cattolici risguardavano come essenziale al trattato, rimesse ad altro tempo, e licenziò l'adunanza ecclesiastica, dopo d'aver rimproverato a' suoi Vescovi, che Clodoveo, amico e proselito loro, aveva segretamente tentato la fedeltà del proprio di lui fratello179.
La fedeltà del fratello era stata già sedotta, e l'ubbidienza di Godegesilo, che si unì alle bandiere reali con le sue truppe di Ginevra, promosse più efficacemente il successo della cospirazione. Mentre i Franchi, ed i Borgognoni combattevano con ugual valore, l'opportuna sua diserzione decise l'evento della battaglia; e siccome Gundobaldo fu debolmente sostenuto da' mal affezionati Galli, cedè alle armi di Clodoveo, e si ritirò in fretta dal campo, che sembra essere stato fra Langres e Digione. Non s'affidò egli alle fortificazioni di Digione, che aveva una Fortezza quadrangolare circondata da due fiumi, e da una muraglia alta trenta piedi, e grossa quindici con quattro porte, e trentatre torri180: abbandonò a Clodoveo le importanti città di Lione e di Vienna; e seguitò a fuggire precipitosamente, finattantochè non giunsero in Avignone, alla distanza di dugentocinquanta miglia dal campo di battaglia. Un lungo assedio, ed una artificiosa negoziazione avvertirono il Re de' Franchi del pericolo, e della difficoltà dell'impresa. Esso impose dunque un tributo al Principe di Borgogna, lo costrinse a perdonare ed a premiare il tradimento del suo fratello, e se ne tornò superbo a' suoi Stati con le spoglie, e gli schiavi delle Province meridionali. Questo splendido trionfo ben tosto venne oscurato dalla notizia, che Gundobaldo aveva violato le recenti sue obbligazioni, e che l'infelice Godegesilo, ch'era restato a Vienna con una guarnigione di cinquemila Franchi181, era stato assediato, sorpreso ed ucciso dall'inumano di lui fratello. Tale oltraggio avrebbe irritato la pazienza del più pacifico Sovrano; ma il conquistator della Gallia dissimulò l'ingiuria, rilasciò il tributo, ed accettò l'alleanza ed il servizio militare del Re di Borgogna. Clodoveo non aveva più que' vantaggi, che gli avevano assicurato il buon successo della precedente guerra, ed il suo rivale, ammaestrato dall'avversità, aveva trovato nuovi mezzi di risorgere nell'affezione del suo Popolo. I Galli Romani applaudirono alle imparziali e miti leggi di Gundobaldo, che gli aveva innalzati quasi all'istesso livello co' loro vincitori. I Vescovi si riconciliarono, lusingandosi non la speranza, ch'egli artificiosamente dava loro, della sua prossima conversione; e quantunque n'eludesse l'effetto fino all'ultimo momento della sua vita, la moderazione di esso assicurò la pace, e sospese la rovina del regno di Borgogna182.
Io sono impaziente di proseguire a narrar l'ultima rovina di quel Regno, che si compì sotto il Re Sigismondo figlio di Gundobaldo. Il cattolico Sigismondo acquistò gli onori di santo e di martire183; ma il santo Reale macchiò le proprie mani nel sangue dell'innocente suo figlio, ch'esso crudelmente sacrificò all'orgoglio ed allo sdegno d'una matrigna. Ei tosto scuoprì l'errore, e ne pianse l'irreparabile perdita. Mentre Sigismondo abbracciava il corpo dell'infelice giovane, ricevè questa severa ammonizione da uno de' suoi famigliari: «Non è la sua sorte, o Re, ma la tua, che merita pietà e lamento». I rimorsi d'una rea coscienza, per altro, furono mitigati da' liberali suoi doni al monastero d'Agauno o San Morizio nel Valese, ch'egli stesso aveva fondato in onore degl'immaginari martiri della legione Tebea184. Fu istituito dal pio Re un pieno coro di perpetua salmodia; egli assiduamente praticava l'austera devozione de' Monaci, e pregava umilmente il cielo, che gli desse in questo Mondo il castigo delle sue colpe. Fu esaudita la sua preghiera: vennero tosto i vendicatori; e le Province della Borgogna furono innondate da un'esercito di vittoriosi Franchi. Dopo l'evento d'una infelice battaglia, Sigismondo, che desiderava di prolungar la sua vita per prolungar la sua penitenza, si nascose nel deserto sotto l'abito di religioso, finattantochè fu scoperto e tradito da' suoi sudditi, che riunivano il favore de' loro Signori. Il prigioniero Monarca insieme con la sua moglie e due fanciulli, fu trasportato ad Orleans e sepolto vivo in un profondo pozzo per inumano comando de' figli di Clodoveo, la crudeltà de' quali può trarre qualche scusa dalle massime e dagli esempi del barbaro loro secolo. L'ambizione loro che gli stimolava a compir la conquista della Borgogna, era infiammata o coperta dalla filial pietà: e Clotilde, la cui santità non consisteva nel perdonar le ingiurie, gli spinse a vendicar la morte del proprio padre contro la famiglia del suo assassino. I Borgognoni ribelli, giacchè tentarono di romper le loro catene, ebbero tuttavia la permissione di servirsi delle lor leggi nazionali sotto l'obbligo d'un tributo e del militar servizio; ed i Principi Merovingici dominarono pacificamente sopra un regno, la gloria e grandezza del quale era stata prima rovesciata dalle armi di Clodoveo185.
La prima vittoria di Clodoveo aveva insultato l'onore de' Goti. Essi videro i rapidi suoi progressi con gelosia e con terrore; e la giovanil fama d'Alarico era oppressa dal genio più potente del suo rivale. Nacquero inevitabilmente delle dispute intorno a' confini de' contigui loro Stati; e dopo gl'indugi d'una infruttuosa negoziazione, si propose ed accettò un personal congresso de' due Re. Quest'abboccamento di Clodoveo e d'Alarico si fece in una piccola isola della Loira, vicina ad Amboise. Si abbracciarono essi, conversarono famigliarmente, mangiarono insieme, e si separarono con le più calde proteste di pace e d'amore fraterno. Ma l'apparente loro amicizia nascondeva un oscuro sospetto di perfidi ed ostili disegni; e le lor mutue querele sollecitarono, elusero ed impedirono una finale composizione. Clodoveo in un'assemblea di Principi e di guerrieri, tenuta a Parigi, ch'ei risguardava già come la sua sede, dichiarò il pretesto ed il motivo di una guerra Gotica. «Mi dispiace, disse, di vedere che gli Arriani tuttavia posseggano la più bella parte della Gallia. Marciamo contro di loro, coll'aiuto di Dio; e vinti gli eretici, possederemo, e ci divideremo le fertili loro Province186.» I Franchi, eccitati dall'ereditario valore, e dal recente zelo, applaudirono al generoso disegno del loro Monarca; espressero la lor risoluzione di conquistare, o di morire, poichè la morte e la conquista sarebbero state ugualmente vantaggiose; e solennemente protestarono, che non si sarebber rasi la barba, finattantochè la vittoria non gli avesse assoluti da quell'inconveniente voto. L'impresa fu promossa dalle pubbliche, o private esortazioni di Clotilde. Rammentò essa al marito, con quanta efficacia le pie fondazioni avrebber reso propizia la divinità, ed i servitori di essa: ed il Cristiano eroe, scagliando la sua scure militare con abile e robusto braccio. «Là, disse, nel luogo, dove caderà la mia Francesca187, edificherò una Chiesa in onore de' santi Apostoli». Questa ostentata pietà confermò e giustificò l'attaccamento de' Cattolici, co' quali aveva esso una segreta corrispondenza; e le devote lor brame appoco appoco divennero una formidabil cospirazione. Il Popolo d'Aquitania era eccitato dagl'indiscreti rimproveri de' tiranni Gotici, che giustamente l'accusavano di preferire il dominio de' Franchi; e Quinziano, Vescovo di Rodes188, zelante loro aderente, predicava con più forza nel suo esilio, che nella sua Diocesi. Alarico, ad oggetto di resistere a questi nemici stranieri e domestici, ch'erano fortificati dall'alleanza dei Borgognoni, raccolse le sue truppe molto più numerose delle forze militari di Clodoveo. I Visigoti ripresero l'esercizio delle armi, ch'essi avevano trascurato in una lunga lussuriosa pace189; uno scelto corpo di valenti e robusti schiavi seguitarono i loro padroni nel campo190; e le città della Gallia furon costrette a somministrare il loro dubbioso e ripugnante aiuto. Teodorico, Re degli Ostrogoti, che regnava in Italia, aveva cercato di mantener la tranquillità della Gallia; ed assunse o affettò per tal motivo l'imparzial carattere di mediatore. Ma l'accorto Monarca temeva il nascente Impero di Clodoveo, e stabilmente impegnossi a sostenere la nazionale e religiosa causa de' Goti.
Gli accidentali, o artificiali prodigi, che adornarono la spedizione di Clodoveo, furono accettati da un secolo superstizioso come una manifesta dichiarazione del favor divino. Ei partì da Parigi; e siccome passò con decente reverenza per tutta la sacra Diocesi di Tours, la sua ansietà lo tentò di consultare l'urna di S. Martino, ch'era il santuario e l'oracolo della Gallia. Fu ordinato a' suoi messaggi di notare le parole del salmo, che si fosser cantate in quel preciso momento, nel quale essi entravano in Chiesa. Quelle parole fortunatamente espressero il valore e la vittoria de' campioni del Cielo, e facilmente se ne fece l'applicazione al nuovo Giosuè, al nuovo Gedeone, che usciva a combattere contro i nemici del Signore191. Orleans assicurò a' Franchi un ponte sulla Loira; ma alla distanza di quaranta miglia da Poitiers, fu arrestato il progresso loro da uno straordinario gonfiamento del fiume Vigenna, o Vienna, mentre le opposte rive eran coperte dall'accampamento de' Visigoti. La dilazione dev'esser sempre pericolosa per i Barbari, che consumano il paese, per il quale marciano; e quand'anche avesse Clodoveo avuto comodo e materiali, sarebbe stato impossibile di costruire un ponte, o forzare il passaggio in faccia ad un superiore nemico. Ma gli affezionati contadini, ch'erano impazienti d'accogliere il loro liberatore, poteron facilmente mostrargli un passo incognito, o non guardato; s'innalzò il merito della scoperta dall'utile interposizione della frode, o della finzione; ed un bianco cervo di singolar grandezza e beltà, comparve a guidare e ad animare la marcia dell'armata cattolica. I consigli de' Visigoti furono irrisoluti e distratti. Una folla d'impazienti guerrieri, che presumevano assai della loro forza, e sdegnavano di fuggire avanti a' ladri della Germania, eccitò Alarico a sostenere colle armi il nome ed il sangue del conquistatore di Roma. Il consiglio dei Capitani più gravi lo stimolava ad eludere il primo ardore de' Franchi; e ad aspettare, nelle Province meridionali della Gallia, i veterani e vittoriosi Ostrogoti, che il Re d'Italia gli aveva già mandato in soccorso. Si consumarono in oziose deliberazioni i decisivi momenti; i Goti abbandonarono, forse con troppa fretta, un posto vantaggioso, e perderono l'opportunità d'una sicura ritirata per causa de' tardi e disordinati lor movimenti. Dopo che Clodoveo ebbe passato il guado, che tuttavia si chiama del cervo, si avanzò con arditi e veloci passi ad impedire la fuga del nemico. La notturna sua marcia fu diretta da una lucida meteora, sospesa nell'aria sopra la Cattedrale di Poitiers; e tal segnale, che poteva essersi precedentemente concertato col successore ortodosso di S. Ilario, fu paragonato alla colonna di fuoco, che guidò gl'Israeliti nel deserto. Alla terza ora del giorno, circa dieci miglia di là da Poitiers, Clodoveo sopraggiunse, ed immediatamente attaccò l'armata Gotica, la cui disfatta era già preparata dal terrore e dalla confusione. Pure nell'estremo loro pericolo si riunirono insieme: ed i bellicosi giovani, che avevano altamente richiesto di combattere, non vollero sopravvivere all'ignominia della fuga. I due Re s'incontrarono nella pugna: Alarico cadde per mano del suo rivale; ed il vittorioso Franco fu salvato per la buona tempra della sua corazza, e per il vigore del suo cavallo, dalle lance di due disperati Goti, che furiosamente corsero contro di lui per vendicare la morte del lor Sovrano. L'incerta espressione d'una montagna di uccisi serve per indicare una crudele quantunque indefinita strage; ma Gregorio ha diligentemente osservato, che Apollinare, figlio di Sidonio, suo valoroso nazionale, perdè la vita alla testa de' nobili dell'Alvergna. Forse questi sospetti Cattolici erano stati maliziosamente esposti al cieco assalto del nemico; e forse l'influenza della religione cedè all'attaccamento personale, od all'onor militare192.
Tal è l'Impero della fortuna (se pure tuttavia possiam cuoprire la nostra ignoranza con questo volgar vocabolo), che è quasi ugualmente difficile il prevedere gli eventi della guerra, che lo spiegarne le varie conseguenze. Una sanguinosa e compita vittoria non ha portato alle volte, che il puro possesso del campo; ed alle volte la perdita di diecimila uomini è stata capace, in un giorno, a distruggere l'opera di più secoli. La decisiva battaglia di Poitiers fu seguita dalla conquista dell'Aquitania. Alarico aveva lasciato dopo di se un figlio fanciullo, un bastardo suo competitore, da' Nobili faziosi, ed un Popolo disleale; e le restanti truppe de' Goti eran oppresse dalla generale costernazione, o rivolte le une contro le altre nelle civili discordie. Il vittorioso Re de' Franchi procedè senza dilazione all'assedio d'Angolemme. Al suono delle sue trombe, le mura della città imitaron l'esempio di quelle di Gerico, e ad un tratto caddero a terra: splendido miracolo, che può ridursi alla supposizione, che qualche clerical macchinista avesse segretamente scavato i fondamenti delle fortificazioni193. A Bordò, che si era sottomessa senza resistenza, Clodoveo stabilì i suoi quartieri d'inverno, e la prudente sua economia trasferì da Tolosa il tesoro reale, ch'era depositato nella Capitale della Monarchia. Il Conquistatore penetrò sino a' confini della Spagna194; risarcì l'onore della Chiesa Cattolica; piantò in Aquitania una colonia di Franchi195; e commesse a' suoi Luogotenenti la facile impresa di soggiogare, o d'estirpare la Nazione de' Visigoti. Ma questi erano protetti dal saggio e potente Monarca d'Italia. Finattantochè la bilancia durò ad essere uguale, Teodorico aveva forse a bella posta differito la marcia degli Ostrogoti; ma i loro valorosi sforzi resisterono in seguito con successo all'ambizione di Clodoveo; e l'esercito de' Franchi, e de' Borgognoni loro alleati, fu costretto a levare l'assedio d'Arles con la perdita, per quanto fu detto, di trentamila uomini. Queste vicende fecero inclinare il fiero spirito di Clodoveo ad acconsentire ad un vantaggioso trattato di pace. Fu rilasciato ai Visigoti il possesso della Settimania, piccolo tratto di costa marittima dal Rodano ai Pirenei; ma l'ampia Provincia dell'Aquitania, da quelle montagne fino alla Loira, fu indissolubilmente unita al regno di Francia196.
Dopo il successo della Guerra Gotica, Clodoveo accettò gli onori del Consolato Romano. L'Imperatore Anastasio ambì di dare al più potente rivale di Teodorico il titolo e le insegne di quell'eminente dignità; pure il nome di Clodoveo per qualche ignota causa non è stato inserito ne' Fasti nè dell'Oriente, nè dell'Occidente197. Nel giorno solenne, il Monarca della Gallia, col diadema sul capo, fu investito nella Chiesa di S. Martino, della tunica, e del manto di porpora. Di là si trasferì a cavallo alla Cattedrale di Tours; e passando per le strade spargeva profusamente con le proprie mani un donativo d'oro e d'argento alla lieta moltitudine, che non cessava di ripeter le sue acclamazioni di Console, e d'Augusto. L'autorità, che di fatto, o di diritto avea Clodoveo, non poteva ricevere alcun nuovo aumento dalla dignità consolare. Essa era un nome, un'ombra, una vana pompa; e se il conquistatore avesse voluto pretendere le antiche prerogative di quel sublime uffizio, sarebbero queste spirate dentro lo spazio dell'annua durata di esso. Ma i Romani eran disposti a venerare nella persona del loro Signore quell'antico titolo, che gl'Imperatori stessi condiscendevano a prendere: il Barbaro medesimo pareva, che contraesse una sacra obbligazione di rispettare la maestà della Repubblica; ed i successori di Teodosio, col cercarne l'amicizia, tacitamente dimenticavano, e quasi ratificavano l'usurpazione della Gallia.
Venticinque anni dopo la morte di Clodoveo venne dichiarata finalmente quest'importante concessione in un trattato fra' suoi figli, e l'Imperador Giustiniano. Gli Ostrogoti d'Italia, incapaci a difendere i loro distanti acquisti, avevan ceduto a' Franchi la città d'Arles, tuttavia decorata della sede d'un Prefetto del Pretorio, e di Marsilia, arricchita da' vantaggi del commercio, e della navigazione198. Fu confermata questa cessione dall'autorità Imperiale; e Giustiniano, generosamente cedendo a' Franchi la sovranità de' paesi di là dalle Alpi, che già possedevano, assolvè i Provinciali dall'obbligo di fedeltà; e stabilì sopra un più legittimo, sebbene non più solido, fondamento il trono de Merovingi199. Da quel tempo in poi essi goderono il diritto di celebrare in Arles i giuochi Circensi: e per un singolar privilegio, ch'era negato fino al Monarca Persiano, la Moneta d'oro, coniata col nome, e l'immagine loro, ebbe un libero corso nell'Impero200. Un Istorico Greco di quel tempo ha lodato le private e pubbliche virtù de' Franchi con un parziale entusiasmo, che non si può sufficientemente giustificare coi loro annali domestici201. Ei celebra la gentilezza ed urbanità, il regolare governo, e l'ortodossa religione di essi; ed arditamente asserisce, che questi Barbari non si potevan distinguere da' sudditi di Roma, che per l'abito ed il linguaggio loro. Forse i Franchi spiegavano già quella socievol disposizione, e vivace grazia, che in ogni tempo ha mascherato i loro vizi, ed alle volte nascosto l'intrinseco loro merito. Forse Agatia ed i Greci, furono abbagliati dal rapido progresso delle loro armi, e dallo splendore del loro impero. Dopo la conquista della Borgogna, la Gallia, in tutta la sua estensione, a riserva della Gotica Provincia di Settimania, era soggetta a' figli di Clodoveo. Esse avevano estinto il regno Germanico della Turingia, ed il vago loro dominio penetrava di là dal Reno nel cuore delle native loro foreste. Gli Alemanni ed i Bavari, che avevan occupato le Romane Province della Rezia e del Norico, al mezzo giorno del Danubio, si riconoscevano umili vassalli de' Franchi; ed il debole ritegno delle Alpi, era incapace di resistere alla loro ambizione. Quando l'ultimo de' figli di Clodoveo, che sopravvisse agli altri, nella sua persona riunì l'eredità e le conquiste de' Merovingi, s'estendeva il suo regno molto al di là de' confini della moderna Francia. Pure questa, tal è stato il progresso delle arti e della politica, di gran lunga sorpassa in ricchezza, popolazione e potenza gli spaziosi, ma selvaggi reami di Clotario, o di Dagoberto202.
I Franchi o Francesi son l'unico Popolo d'Europa, che possa dimostrare una continua successione dai conquistatori dell'Impero occidentale. Ma la loro conquista della Gallia fu seguita da dieci secoli d'anarchia e d'ignoranza. Quando risorsero le lettere, gli studiosi, che si eran formati nelle scuole di Atene e di Roma, sdegnarono i Barbari loro maggiori; e passò un lungo tratto di tempo avanti che la paziente fatica potesse preparare i materiali necessari, per soddisfare, o piuttosto eccitare, la curiosità de' tempi più illuminati203. Finalmente l'occhio della critica e della Filosofia si rivolse alle antichità di Francia; ma anche i Filosofi sono attaccati dal contagio del pregiudizio, e della passione. I sistemi più disperati, ed esclusivi della personal servitù de' Galli, o della volontaria loro ed uguale alleanza co' Franchi, si sono audacemente immaginati, ed ostinatamente difesi: e gl'intemperanti disputatori si sono vicendevolmente accusati di cospirare contro le prerogative della corona, contra la dignità de' Nobili, o la libertà del Popolo. Pure l'aspro conflitto ha esercitato ultimamente le armi nemiche dell'erudizione e dell'ingegno, ed ogni antagonista, ora vincitore ora vinto, ha estirpato qualche antico errore, e stabilito qualche verità interessante. Un imparziale straniero, istruito dalle scoperte, dalle dispute, ed anche dagli errori loro, può descrivere, con gli stessi autentici materiali, lo stato de' provinciali Romani, dopo che la Gallia fu sottomessa alle armi, ed alle Leggi de' Re Merovingici204.
La più rozza e servil condizione della società umana è sempre diretta da regole fisse e generali. Quando Tacito osservò la primitiva semplicità de' Germani, scuoprì alcune massime costanti, o costumanze di vita pubblica e privata, che si conservarono da una fedel tradizione fino all'introduzione dell'arte di scrivere, e della lingua Latina205. Prima dell'elezione dei Re Merovingici, la più potente tribù, o nazione de' Franchi deputò quattro venerabili Capitani a comporre le leggi Saliche206; ed il loro lavoro fu esaminato, ed approvato in tre successive adunanze dal Popolo. Clodoveo dopo il suo Battesimo, ne riformò vari articoli, che sembravano incompatibili col Cristianesimo: il Gius Salico fu di nuovo emendato da' suoi figli; e finalmente sotto il Regno di Dagoberto fu rivisto e promulgato il Codice medesimo nell'attuale sua forma, cento anni dopo lo stabilimento della Monarchia Francese. Dentro l'istesso periodo di tempo, furon trascritti e pubblicati gli usi de' Ripuari; e Carlo Magno medesimo, legislatore del suo secolo, e del suo paese, aveva diligentemente studiate i due corpi di leggi nazionali, che tuttavia si osservavan da' Franchi207. La stessa cura si estese anche a' loro vassalli, e furon diligentemente compilati e ratificati dalla suprema autorità de' Re Merovingici i rozzi istituti degli Alemanni e de' Bavari. I Visigoti ed i Borgognoni, le conquiste de' quali nella Gallia precederono quelle de' Franchi, dimostrarono meno impazienza a procurarsi uno de' principali vantaggi della società incivilita. Enrico fu il primo de' Principi Goti, che pose in iscritto le usanze ed i costumi del suo Popolo; e la composizione delle Leggi Borgognone fu un effetto di politica, piuttosto che di giustizia, per sollevare il giogo e riguadagnar l'affezione de' Gallici loro sudditi208. Così, per una singolare combinazione, i Germani formarono le semplici loro istituzioni in un tempo, in cui si condusse all'ultima sua perfezione l'elaborato sistema della Giurisprudenza Romana. Possiamo confrontare nelle Leggi Saliche, e nelle Pandette di Giustiniano, i primi rudimenti e la piena maturità del sapore civile; e per quanto possiamo esser prevenuti in favore de' Barbari, le nostre più tranquille riflessioni attribuiranno a' Romani i superiori vantaggi, non solo della scienza e della ragione, ma anche dell'umanità e della giustizia. Pure le leggi de' Barbari erano adattate a' bisogni e desiderj, alle occupazioni ed alla capacità loro; e tutte contribuivano a conservar la pace, ed a promuovere i vantaggi della società, per uso della quale in principio erano state fatte. I Merovingi, in cambio d'imporre una regola uniforme di condotta a' diversi lor sudditi, permisero ad ogni Popolo, e ad ogni famiglia del loro Impero di usare liberamente le domestiche loro costituzioni209; nè i Romani furono esclusi da' comuni vantaggi di questa civil tolleranza210. I figli abbracciavan la legge de' loro padri, la moglie quella del marito, il liberto quella del padrone; ed in tutte le cause, nelle quali fossero di varia nazione le parti, l'attore o l'accusatore era tenuto a seguitare il foro del reo, che può sempre avere una giudicial presunzione di diritto o d'innocenza. Si concedeva una maggior libertà, se uno alla presenza del Giudice, dichiarava la legge, secondo la quale voleva vivere, e la nazional società, a cui desiderava d'appartenere. Tale indulgenza doveva abolire le parziali distinzioni della vittoria; ed i provinciali Romani potevano pazientemente soffrire gl'incomodi della lor condizione, giacché da loro stessi dipendeva di godere il privilegio di liberi e bellicosi Barbari211, se ne volevano assumere il carattere.
Quando la giustizia esige inesorabilmente la morte dell'omicida, ogni privato cittadino viene confortato dalla sicurezza, che le Leggi, i Magistrati, e tutta la società vegliano alla personal sua salute. Ma nella disfrenata società de' Germani la vendetta fu sempre onorevole, e spesso meritoria: l'indipendente guerriero puniva, o vendicava con le proprie mani le ingiurie, ch'egli aveva fatte, o ricevute: e non dovea temere, che il risentimento de' figli, e de' congiunti del nemico, ch'egli aveva sacrificato alle proprie passioni. Il Magistrato, consapevole della sua debolezza, s'interponeva non per punire, ma per riconciliare; ed era ben soddisfatto se poteva persuadere, o costringere, le parti contendenti a pagare, o ad accettare la moderata tassa, ch'era stata fissata come prezzo del sangue212. Il feroce spirito de' Franchi si sarebbe opposto ad una più rigorosa sentenza; la stessa fierezza deprezzava quest'inefficaci ritegni; e quando i semplici loro costumi furon corrotti dalla ricchezza della Gallia, era continuamente violata la pubblica pace da atti di repentini, o deliberati delitti. In ogni giusto Governo, s'infligge o almeno s'impone la medesima pena per l'uccisione d'un Villano o d'un Principe. Ma la nazional disuguaglianza, stabilita da' Franchi ne' loro processi criminali, fu l'ultimo insulto, ed abuso della conquista213. Ne' tranquilli momenti della Legislazione, solennemente pronunziarono, che la vita d'un Romano fosse di minor valore di quella d'un Barbaro. L'Antrustione214, vocabolo ch'esprimeva la più illustre nascita o dignità fra i Franchi, era valutato la somma di seicento monete d'oro, mentre il nobile Provinciale, ch'era ammesso alla tavola del Re, poteva esser ucciso legalmente con la spesa di trecento monete. Dugento si stimarono sufficienti per un Franco di condizione ordinaria; ma i Romani più bassi erano esposti al disonore, ed al pericolo, mediante una tenue compensazione di cento, o anche di cinquanta monete d'oro. Se queste leggi si fossero regolate con qualche principio d'equità o di ragione, la pubblica difesa avrebbe dovuto supplire in giusta proporzione alla mancanza di forza personale. Ma il Legislatore avea pesato nella bilancia, non della giustizia, ma della politica, la perdita d'un soldato e quella d'uno schiavo: la testa d'un insolente rapace Barbaro era guardata da una grave tassa; e si dava il più tenue aiuto a' sudditi più deboli. Il tempo appoco appoco abbattè l'orgoglio de' conquistatori, e la pazienza de' vinti; ed il più audace cittadino apprese per esperienza, ch'ei poteva soffrire più ingiurie di quelle, che potesse farne. A misura che i costumi dei Franchi divenner meno feroci, le lor leggi si renderono meno severe; ed i Re Merovingici tentarono di imitare l'imparzial rigore de' Visigoti, e de' Borgognoni215. Sotto l'impero di Carlo Magno, l'omicidio era generalmente punito con la morte; e l'uso delle pene capitali si è abbondantemente moltiplicato nella Giurisprudenza della moderna Europa216.