Kitabı oku: «Scettica a Salem», sayfa 3

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“Senti, Mark. Il lavoro in laboratorio mi piace, ma le dinamiche e l’organizzazione sono frustranti. Quello che voglio veramente è far funzionare The Vortex.”

Mark parve sgonfiarsi davanti ai suoi occhi. La rabbia evaporò e lui sprofondò nella sua sedia.

“… Vedi? Ecco qual è il problema. Non sei seria, Mia. Continui sempre a sognare.”

“Ma essere una coppia non dovrebbe significare supportarsi a vicenda nei propri sogni?”

“No, se sono sogni del piffero! Cosa vuoi da me, Mia. Dimmi solo quello che vuoi.”

“Che ne dici di fare il Prossimo Passo con me? Siamo fidanzati da due anni. Non dovremmo andare a vivere insieme? Fissare la data per il matrimonio? Iniziare a fare programmi?”

“Non è così semplice, Mia. Ci sono un sacco di considerazioni da fare.” Mark scrollò ancora le spalle e la guardò dritta negli occhi.

“Ma potremmo semplificare le cose, Mark. Potremmo scappare insieme. A me non frega niente di anelli e inviti di nozze, e a te?”

Questa volta non rispose, ma continuò a tenere gli occhi bassi, perso nei suoi pensieri. Poi scosse la testa.

“Senti, è un po’ che ci penso. Forse dovremmo prenderci una pausa.”

Mia si sentì sprofondare il cuore sotto ai piedi, come quando si trovava su una di quelle montagne russe dove Frank la portava, quelle che salivano lentamente fino in cima e poi precipitavano giù velocissime dall’altra parte.

Mark la stava lasciando?

“Cosa intendi dire?” gli chiese, sentendosi tradita, confusa e ferita. “Stai rompendo il nostro fidanzamento?”

Mark era irrequieto sulla sua sedia, quasi incapace di guardarla negli occhi.

“Penso solo che non stia funzionando,” disse alla fine.

Mia lo fissò. Da quanto la pensava così? Da quando si era trasferito a New York per inseguire la sua carriera nella finanza, era stato evasivo. Fino ad ora, lei aveva imputato il suo comportamento allo stress del nuovo lavoro. Adesso si rendeva conto che c’era qualcosa di più profondo.

“Ricordo quando anche tu avevi un sogno, Mark. Volevi creare una community online che facesse da punto d’incontro tra mentori e aspiranti imprenditori del terzo mondo. Cos’è successo a quel ragazzo?”

“È cresciuto,” disse Mark con tono calmo. “Quello che voglio diventare adesso, è un gestore di fondi speculativi. E sei cambiata anche tu Mia, lo sai benissimo.”

“Forse hai ragione,” gli disse, sentendo le lacrime che minacciavano di tornare. Non voleva che Mark la vedesse piangere. Cacciò giù i propri sentimenti feriti. La verità era che si erano allontanati. Lui era ancora un bravo ragazzo. Ma la sua compassione era stata eclissata dall’ambizione.

“Sai, Mark, una volta credevi in un mondo migliore. Ora non sono più sicura di cosa credi. Ma so che non credi in me.”

Sperava che avrebbe ribattuto alle sue parole, che le avrebbe detto che si sbagliava, e invece fece solo segno alla cameriera di portare il conto. Rimasero in silenzio ad aspettare. Non era rimasto altro da dire.

Mia prese il telefono dalla borsetta e aprì la app Uber per chiamare un’auto.

“Devo prendere le mie cose dalla tua macchina.”

Mark pagò il conto e la seguì fuori. L’auto che mia aveva chiamato arrivò e lei vi mise dentro le sue borse. Poi si voltò verso Mark e lo guardò negli occhi per l’ultima volta.

“Senti, magari potremmo…” le disse lui.

“… Dovresti andare a vedere lo spettacolo. Aspettando Godot parla dell’attesa di qualcosa che non succederà mai, un po’ come io che aspettavo il nostro Prossimo Passo. Addio, Mark.” Lo baciò sulla guancia e si infilò nell’Uber. Mentre l’auto partiva, iniziò a cadere una fredda pioggia.

CAPITOLO QUATTRO

Mia si svegliò sotto a un groviglio di coperte stropicciate. Per un breve momento le parve una mattina come tutte le altre. Il sole stava brillando dietro alle imposte e il rumore del traffico iniziava a farsi più intenso. Sul suo telefono arrivò una notifica. Nervosamente lo afferrò: magari Mark aveva cambiato idea e la chiamava per parlarne? Controllò messaggi e email. A parte un principe nigeriano che chiedeva le sue credenziali bancarie, la sua casella era vuota. Sprofondò nuovamente sul suo cuscino, triste e avvilita.

Uff, ieri è stato il giorno peggiore della mia vita!

Il ricordo della totale mancanza di appoggio da parte di Mark era ancora vivido e doloroso. E poi le faceva male la testa. Oh sì, ora ricordava. Era rimasta sveglia fino a tardi con una bottiglia di Pinot a guardare repliche di Cacciatori di fantasmi. Quindi questo era il primo giorno di ciò che restava della sua vita. Il grande spazio vuoto che costituiva il suo futuro sembrava schiacciante. Il telefono suonò, ridestandola dai suoi pensieri. Era Mark? Si strofinò gli occhi e fissò lo schermo mentre le tornava in mente un promemoria molto spiacevole.

Ore 18.30 di stasera. Cena I&P.

No!

La cena annuale dell’Incatramata con piume veniva organizzata dai Middleton ogni primavera in onore dell’illustre antenato della famiglia – Arthur Middleton – che era stato un grosso fan della citata punizione, riservata agli oppositori durante la Rivoluzione Americana. Mia aveva la netta sensazione che non appena avesse detto alla sua famiglia che nello stesso giorno aveva perso lavoro e fidanzato, sarebbe stata lei a finire ricoperta di catrame e piume.

Si tirò le coperte sopra alla testa. Starsene seduta alla cena dei Middleton con tutte le loro stupide domande e le scuse che lei avrebbe dovuto porgere, era l’ultima cosa che voleva. Tirerò fuori una scusa, pensò, appena mi passa questa balla e il mio cervello ricomincia a funzionare.

Percependo il suo bisogno di compagnia, Tandy saltò sul letto e premette il muso contro la sua spalla. Mia si era fermata a prenderlo tornando verso casa, dicendo a Brynn che aveva mal di testa e che la serata era finita presto. Mia sbirciò fuori dalle coperte e lo vide intento a fissarla incuriosito, i suoi occhi marroni stranamente comprensivi e compassionevoli. Come a volerla rassicurare, le leccò la mano.

“Hai ragione,” gli disse, gettando via le coperte. Sentì girare un poco la testa quando si mise a sedere e fece un respiro profondo. Non poteva permettersi di provare pena per se stessa. C’erano un milione di cose da fare. Tandy saltò giù dal letto e iniziò a correre qua e là, contento che si fosse alzata e si stesse muovendo.

Mia andò in bagno, si lavò il viso dagli ultimi residui di make-up della sera precedente e si spazzolò i capelli. Poi mandò giù tre aspirine con il suo caffè, si infilò una tutta e portò Tandy a fare una corsa. Trenta minuti e tre miglia più tardi, era tornata nel suo loft, arrossata, sudata e leggermente rinvigorita. Si fece una doccia e si vestì. Oggi non serve nessuna camicia ordinata, pensò.

Dopo lo scontro con Miles Cameron, le Risorse Umane si erano dimostrate piuttosto generose con la liquidazione, fintanto che lei accettasse di non parlare alla stampa e non denunciasse la società per terminazione ingiusta del contratto. E poi aveva da parte i suoi risparmi. Fece il conto. Se stava attenta, poteva avere a sufficienza per un acconto e tre mesi di affitto, oltre alle spese per vivere. Non era molto tempo per far funzionare The Vortex, ma era pur sempre qualcosa. Poi avrebbe dovuto trovare un lavoro sicuro.

Quando tornò in salotto, notò una chiamata persa. Le balzò il cuore in gola quando vide che c’era un messaggio in segreteria. Magari era Mark, e alla fine non avrebbe dovuto affrontare un futuro incerto. Poi riconobbe il numero. Era Brynn. Sospirò e premette il tasto per ascoltare.

“Mimi? Jeffy ha ricevuto una chiamata molto strana da parte di Mark stamattina. Va tutto bene? Chiamami se riesci. Oppure ci vediamo direttamente stasera.”

Il cuore di Mia crollò a terra. Mark aveva chiamato loro, non lei. A quanto pareva gli interessava di più coltivare Jeffrey come futuro cliente che riparare la loro relazione. Apprezzava la preoccupazione di sua sorella. Ma non si sentiva pronta a parlare. Che scusa poteva usare per evitare la cena? Intossicazione alimentare? Che doveva fermarsi al lavoro fino a tardi? Che il suo ex ragazzo l’aveva scaricata e non voleva essere costretta a spiegare tutto nel dettaglio? Mandò velocemente un messaggio a Brynn.

Ti spiego dopo. Non mi sento ancora in forma.

Brynn le rispose immediatamente.

Non osare lasciarmi sola a quella cena, Mimi!

Fregata, pensò Mia.

Va bene! Ok, ci vediamo stasera. Ma ti prego, non parlare di Mark davanti a tutta la famiglia! le scrisse.

Forse la cosa migliore era rimettersi subito al lavoro. Poteva darsi che non fosse troppo tardi per salvare l’account O-Date. Avrebbe registrato lo spot e l’avrebbe mandato ad Angie con delle scuse. Premette il pulsante d’accensione del suo portatile. Non appena lo schermo di accese, Angie le mandò un messaggio.

Non ti preoccupare per quello spot. Andiamo avanti con un altro podcast. ‘Libro, campanella e candela’. È nuovo. Un sacco di visualizzazioni. Scusa, Mia! Stammi bene.

Dannazione, pensò Mia con una bruttissima sensazione. Ecco che anche O-Date se ne andava. Ora aveva davvero zero entrate. Aveva una voglia disperata di tornare a letto, ma aveva solo due settimane per fare qualcosa. Aprì un nuovo documento e stese una lista delle cose da fare.

Prendere scatoloni. Inscatolare roba.

Cercare appartamento.

Potenziali sponsor? Chiamate a freddo. Uff.

Ok. Punto uno. Scatoloni. Non c’era un negozio UPS in fondo alla strada? Stava per cercarlo su Google, quando il suo telefono suonò di nuovo. Questa volta fece un salto e quasi le venne un colpo. Non posso proprio andare avanti così, pensò mentre fissava il numero, questa volta sconosciuto

Prese il telefono. Tanto cos’altro poteva andare storto?

“Pronto?”

“Parlo con Mia Bold?”

Mia si preparò ad ascoltare qualche offerta. “Sì.”

“Ciao Mia! Sono contento di averti beccato,” disse un’amichevole voce maschile. “Prima di tutto, sono un grosso fan di The Vortex. Davvero un grosso fan!”

“Ehm, grazie,” riuscì a dire Mia, arrossendo.

“Mi chiamo Graham Stone. Sono un produttore. Una volta mi occupavo di serie TV a Hollywood. Mai sentito parlare di Presenze?”

“Intendi dire quando la gente scompare, ma rimane attorno a noi?”

“No, lo show in TV! Prima di diventare una cosa che si faceva nelle coppie, era una serie di un’ora.”

“Non sono sicura di conoscerlo,” disse Mia, googlando il nome. Stava dicendola verità. Era presente nel database della IMDB con un breve elenco di accrediti e progetti. La maggior parte degli accrediti erano per effetti speciali fisici. Lo spettacolo Immagini fantasma era durato un anno.

“… Senti, so che fai fatica con la commercializzazione del tuo prodotto,” disse Graham. “Ho sentito le tue promo. Ottima scrittura, ma sei un’artista, non una venditrice. Ecco dove entro in ballo io.”

“Ok, ti sto ascoltando,” disse Mia, ora davvero incuriosita.

“Sono un genio del marketing. Sto lavorando a un progetto nuovo di zecca e sto già parlando con la HBO e la Disney. Ho già Appuntamento con il Vampiro e O-Date come sponsor.”

“Hai firmato O-Date?” gli chiese, irrigidendosi al pensiero dell’account che aveva appena perso. Si preparò a sentire cos’avesse da venderle questo tizio.

“Ti chiamo per offrirti un lavoro. Il mio nuovo progetto è un podcast che si intitola Libro, campanella e candela.”

“Ah, sì. Angie me l’ha accennato.” Quindi questa era la roba della campanella e della candela per cui la O-Date l’aveva scaricata? Lo show con un sacco di visualizzazioni?

“Angie-pasticcino? È fantastica. Senti, non posso ancora pagarti, a parte la spartizione dei profitti. Ma i numeri cresceranno e ci saranno degli extra. Posso offrirti un ottimo appartamentino, totalmente gratuito. Ti piacerà un sacco!”

Come fa a sapere che sto cercando casa? Doveva ammettere che Graham Stone era davvero un ottimo venditore, migliore di quanto lei sarebbe mai stata. Era molto sicuro di sé e il suo entusiasmo era contagioso.

“Mi sembra fantastico, signor Stone, ma…”

“Chiamami Graham.”

“Ho un cane…”

“Io adoro i cani! Come si chiama?”

“Tandy.”

“Come Vic Tandy! Che forza! Senti, il condominio è mio. Amiamo i cani! È un posto fantastico. Qual è la tua email? Ti mando un link.”

“Ecco, è solo che non penso…”

“Dacci un’occhiata. Cos’hai da perdere?”

Quelle parole la scossero come un terremoto. Cos’aveva da perdere? Tutto attorno a lei stava già cadendo a pezzi.

“Mia Bold chiocciola The Vortex punto com,” gli disse.

Si sentì un ping e subito le arrivò un link. Ci cliccò sopra e si trovò a guardare un sito immobiliare. Mentre scorreva le foto, rimase a bocca aperta. L’appartamento era bellissimo, con una certa atmosfera da vecchio mondo coloniale, ed era completamente arredato. Sembrava accogliente, ben messo e pronto per essere abitato. Alla fine vide l’indirizzo.

“Ma è in Massachusetts!”

“Già.”

“Salem, Massachusetts? Il posto del processo alle streghe?”

“Proprio quello!”

Quanti posti stregati aveva voluto andare a vedere a Salem? Troppi per poterli contare. Dunque, c’era la prigione di Salem, il Proctor’s Ledge, la Tenuta Turner-Ingersoll, la Casa della Strega, il vecchio cimitero, e molti altri.

Controllò su Maps la strada da Fishtown a Salem. Erano cinque ore di macchina. Per un momento fu tentata di dire sì. Bastava tirare fuori la sua vecchia auto dal garage a casa di Brynn, e lasciare la città. Dimenticare Mark e non dover spiegare alla sua famiglia l’intera storia. Semplicemente imboccare la strada e ripartire da zero. Potrei semplicemente prendere e partire così? Non sono mai vissuta in nessun posto oltre alla Pennsylvania. Le cose sono difficili, certo. Ma partire così e trasferirmi a trecento miglia di distanza? Decise sensatamente che l’intera idea era una follia.

“Senti, apprezzo davvero l’offerta, ma devo dire di no.”

“Non vuoi neanche sapere qual è il lavoro?”

“Scrivere?” Le sembrava piuttosto ovvio.

Graham rise e la sua voce rimbombò attraverso il telefono.

“Voglio molto di più, Mia! Voglio che tu sia il nostro pezzo forte.”

“Il vostro pezzo forte?”

“Sì, sai, quella col cervello. La conduttrice. Ci serve qualcuno con una base scientifica, e tu sei la migliore. Adoro come scrivi. Adoro la tua voce. Ho visto un tuo video su YouTube, e hai anche l’aspetto giusto. Sei strepitosa! Ti voglio per il mio spettacolo. Voglio fare di te una star!”

Mia era riconoscente che Graham non potesse vedere com’era arrossita.

“Mi sento lusingata, ma…”

“La prima puntata è tra tre settimane. Prenditi un po’ di giorni per pensarci, ma ti avviso che potrei diventare insistente.  Mi farò sentire.” Graham riagganciò prima che Mia potesse rispondere.

Scosse la testa. Era davvero successo?

CAPITOLO CINQUE

Mia smontò dall’Uber, cercando con attenzione di trovare il giusto equilibrio sulle sue scarpe vintage con i tacchi alti, mentre camminava sul marciapiede irregolare. La verità era che si sentiva un po’ nervosa all’idea di partecipare alla cena annuale dell’Incatramata con piume. Sollevò lo sguardo sulla solida struttura in mattoni della City Tavern che incombeva su di lei. L’edificio storico, situato a un tiro di schioppo dal fiume Delaware, era stato frequentato dai delegati del primo Congresso Continentale, riunito nella vicina Carpenter’s Hall nel 1744. A presenziare il congresso si erano succeduti George Washington, Thomas Jefferson, John Adams e l’antenato della sua famiglia adottiva, Henry Middleton, padre di Arthur Middleton, che aveva firmato la Dichiarazione d’Indipendenza. In parole povere: quel posto aveva un passato molto importante.

Il dress code per la serata era un semi-formale con ‘accenti dell’epoca’. Mia aveva scelto un vestito in pizzo color crema dal taglio moderno, con una gonna a più strati increspati e scollo rotondo. Gli accessori non erano una difficoltà, perché il suo patrigno, Daniel Randolph Middleton, era un commerciante di antiquariato che forniva reali pezzi americani a ricchi europei. Infatti, ogni Natale da quando aveva compiuto diciotto anni, Daniel le regalava uno strepitoso gioiello dalla sua collezione. Questa sera indossava un cameo d’epoca legato al collo con un nastro rosa.

I gradini di legno scricchiolarono sotto ai suoi piedi mentre saliva al secondo piano del locale, dove i camerieri e le cameriere correvano avanti a indietro nei loro costumi del diciottesimo secolo, servendo piatti e drink dell’epoca. Era un po’ come cenare in un museo del cibo, illuminato da candelieri e candele a fiamma aperta.

La famiglia Middleton era seduta attorno a una lunga tavolata, apparecchiata con boccali dal coperchio in peltro e ceramiche bianche. La madre di Mia, Madison, era perfettamente agghindata con un vestito di Chanel blu-navy e portava al collo un giro di perle che era appartenuto a Mary Izard, la moglie di Arthur Middleton. Seduta accanto a lei, con postura militare e un portamento elegante, c’era il patrigno di Mia, Daniel, vestito con un tradizionale panciotto. Mia si chiese se non sarebbero stati più felici se fossero vissuti nel diciottesimo secolo. Il contrasto tra il suo vero padre, Frank Bold, con il suo aspetto trasandato e un certo fascino rilassato, e il suo patrigno così tradizionale e compassato, Daniel, non avrebbe potuto essere più netto. Ma anche se a volte Daniel Middleton metteva un po’ di soggezione, era un uomo generoso e adorava sua madre.

Jeffrey e Brynn sedevano dalla parte opposta del tavolo. Un uomo dinoccolato, Jeffrey sarebbe anche stato bello, se non fosse stato per la sua espressione sempre tesa. Stava scrutando la stanza e fu il primo a scorgere Mia. Poi sussurrò qualcosa nell’orecchio a Brynn.

Maleducato! pensò Mia. Quella era la definizione perfetta per lui nella sua mente: riservato e noncurante di come le sue azioni facessero percepite dagli altri. Mia lo ignorò.

Poi c’era Reynolds Webb, l’addetti agli acquisti per la Antichità Middleton. Era vestito in maniera impeccabile, con una cravatta ascot e una spilla antica. L’unica sedia vuota al tavolo era quella accanto a lui. Perché non sono sorpresa? Sicuramente il segreto della rottura del suo fidanzamento era stato spifferato. Erano anni che Daniel tentava di sistemarla con il nervoso e timido Reynolds.

Mia accennò quello che sperò apparire come un sorriso allegro e si avvicinò al tavolo. Mark era sempre stato bravo a districare situazioni imbarazzanti. Questa sera avrebbe dovuto affrontare la propria famiglia da sola. Quando si fu avvicinata, Jeffrey si stava esibendo in un rapido monologo.

“E lo sceicco mi dice ‘Jeff, voglio comprare il condominio. Ti va di venire ad Abu Dhabi a firmare le carte? E senti questa,’ mi dice, ‘Puoi stare in uno dei miei palazzi.’ Come facevo a dire di no a un’offerta così? Giusto tesoro?”

“Mi mancherai, tesoro,” disse Brynn diligentemente, il vestito giallo canarino abbinato a quello di Madison.

“Eccola qua,” disse Daniel alzandosi in piedi, secondo l’etichetta di un altro secolo. “Sei adorabile, Mia.” Fece il giro del tavolo e tirò fuori la sedia per lei.

“Stai meravigliosamente con questo vestito,” disse Reynolds, prendendole la mano con gesto galante. Indossava un paio di occhiali con sottile montatura in metallo e le sue unghie erano perfettamente tagliate e curate.

“È da un po’ che non ti vedo, Reynolds. Come vanno gli affari?” chiese Mia, accomodandosi al suo posto.

“Alla grande, alla grande. Tuo padre ha dei nuovi fantastici clienti dei Paesi Bassi,” le rispose con entusiasmo.

Di fronte a Mia, Jeffrey si muoveva sulla sua sedia, a disagio. Fece cenno al cameriere di avvicinarsi, usando gesti energici e nervosi, come se non fosse capace di stare fermo.

Il cameriere arrivò, con indosso una camicia con volant e una giacca d’epoca.

“Un bourbon con ghiaccio,” disse Jeffrey con tono sprezzante, prima di voltarsi verso Mia con un sorriso.

“Io prendo un calicanto,” disse Mia. La bevanda frizzante era fatta con succo di frutta e aceto dolcificato con una spruzzatina di alcool.

“Ho sentito Mark stamattina,” disse Jeffrey. “Sembra una battaglia epica.”

“A dire il vero ci siamo lasciati,” disse Mia. “A quanto pare non siamo fatti l’uno per l’altra.”

“Hai rotto il tuo fidanzamento? Oh no,” disse Madison sgranando gli occhi. A quanto pareva era fuori dal giro dei pettegolezzi.

“Mi spiace tanto, Mimi,” disse Brynn comprensiva. “È terribile.”

Il cameriere posò i loro bicchieri sul tavolo. “Mark pensa che lo chiamerai quando ti sarai calmata,” disse Jeffrey con atteggiamento di sufficienza.

“Beh, mi sa che dovrà aspettare a lungo,” rispose Mia con calma. Jeffrey stava tentando di provocarla, e stava funzionando. Prima mi molla, puoi vuole che lo chiami? Che stronzo!

La cameriera arrivò, vestita con una gonna frusciante e un grembiule. Sorrise con rosea perfezione e fece l’elenco di tutti i piatti, recitando il loro significato, dalla lager preferita di Benjamin Franklin alla natura storica delle torte salate. Daniel e Madison ascoltavano incantati, le dita intrecciate. Un intero menù di articoli vari stava per essere riprodotto da un grosso chef per finire dritto nei loro piatti. Era un vero paradiso. Tutti ordinarono qualcosa di esotico.

Mia chiuse il menù e lo porse alla cameriera.

“Prendo un cheeseburger, grazie,” disse con tono asciutto.

Daniel la guardò colpito. Poi lisciò il suo tovagliolo e prese la parola. “Beh, io fra tutti sono emozionato che tu sia di nuovo single. Il mondo ha sufficienti gestori di fondi speculativi. Puoi fare di meglio.”

“Grazie, Daniel,” disse Mia. Per quanto gli piacesse canzonarlo, Daniel era sempre stato pronto a sostenerla. Quando Mia aveva voluto mantenere il proprio cognome e restare Mia Bold, Daniel aveva semplicemente detto: “Beh, sei anche una Middleton, per quel che mi riguarda.” Questo motivo le era sufficiente per volergli bene. Ma Daniel l’aveva anche adottata su un piano pratico, aiutandola pagando per la sua educazione. Anche se gli era riconoscente per tutto quello che aveva fatto, sentiva comunque la mancanza del suo padre biologico e dei momenti magici che avevano trascorso insieme. Quel pezzettino perduto della sua vita era sempre vivido nel suo cuore.

“Ma non è tutto quello che è successo,” disse Jeffrey. “Hai altre novità, vero Mia?!

Mia avrebbe voluto prendere Jeffrey a pugni, ma probabilmente non sarebbe stata la mossa più saggia da fare. Perché ha tanto il dente avvelenato con me? si chiese. Prese un sorso del suo drink, rilassò i nervi e guardò in faccia sua madre e il suo patrigno. “Il fatto è che ho perso il lavoro,” annunciò.

“Anche il lavoro?” disse Madison, guardando la figlia con preoccupazione materna. “Cosa diavolo sta succedendo, tesoro?”

“È una lunga storia,” disse Mia.

“Beh, puoi venire a stare da noi fino a che non avrai sistemato le cose…” propose Daniel.

Mia non rispose. Apprezzava l’offerta, ma non aveva la minima intenzione di tornare a casa.

“E ho un’idea eccellente,” continuò Daniel. “Reynolds deve andare a una vendita immobiliare ad Amish questo weekend. Sono sicuro che un aiuto gli farebbe comodo, e ti pagheremo per il tuo tempo.”

Eccoci, pensò Mia. Daniel aveva sempre la speranza che una delle giovani Middleton intraprendessero l’attività di famiglia. Antiquariato, più un weekend con Reynolds? Ovvio che la vedesse come un’idea eccellente.

“Grazie, ma questa settimana devo iniziare a fare i bagagli. Ho solo due settimane per traslocare, dopotutto.” Rivolse un rigido sorriso a Jeffrey.

La conversazione venne interrotta dall’arrivo delle loro pietanze. Mia gustò il suo cheeseburger mentre il resto della famiglia banchettava con un assortimento di varietà di pane, torta salata di aragosta, anatra arrosto, coniglio brasato, costolette di maiale affumicato con melograno, pesce e addirittura un piatto di tofu fritto che a quanto pareva Benjamin Franklin aveva elogiato in qualcuno dei suoi scritti. Le cose rimasero relativamente civili mentre mangiavano. Alla fine arrivò il dolce: crème brûlé. Mia stava giusto rompendo la crosticina di zucchero con il cucchiaio quando Jeffrey colpì di nuovo.

“Quindi, qual è esattamente il tuo piano?” Le sorrise, sapendo benissimo che qualsiasi cosa fosse uscita dalla sua bocca avrebbe solo peggiorato le cose. Mia doveva ammettere che quell’uomo aveva un istinto impeccabile.

“Se proprio vuoi saperlo, mi hanno offerto un nuovo lavoro proprio oggi pomeriggio,” gli rispose.

“Che genere di lavoro? Fammi indovinare… ha a che vedere con quel tuo hobby?”

Vide Daniel irrigidirsi sentendo nominare il suo podcast. Un fenomeno moderno come Internet non era argomento felice per lui.

“Beh, in effetti di tratta di un lavoro nel podcasting… con un nuovo spettacolo.”

Brynn sollevò gli occhi al soffitto come a voler chiedere al cielo di frenare la bufera che si sarebbe di lì a poco scatenata.

“Ooh, quale spettacolo?” chiese Jeffrey, godendosi ogni singola parola. Sapeva di averla in pugno.

“Lasciala stare, Jeffy,” disse Brynn, la sua solita dolcezza rapidamente tramutata in irritazione.

“Non ti preoccupare, Brynn,” le disse Mia rigidamente. Ogni possibilità di uscire da quella conversazione con un minimo di dignità si stava rapidamente dissolvendo. “Si chiama Libro, campanella e candela.

Libro, campanella e candela? E di che parla?” insistette Jeffrey.

“Fenomeni paranormali,” disse Mia. “Hanno bisogno di una persona scettica e con basi scientifiche come presentatrice, e io…”

“Quindi ti hanno offerto un lavoro come cacciatrice di fantasmi online,” disse Jeffrey trionfante. Si appoggiò allo schienale della sedia e sorrise. Aveva fatto il suo lavoro.

Madison strinse il braccio di Daniel, cercando di rassicurarlo.

“No,” disse Mia. “Non è così!”

Daniel scosse la testa, come se non sapesse come reagire davanti a discorsi così oltraggiosi.

“Stai dicendo che intendi abbandonare la tua formazione per seguire una carriera nel settore dell’intrattenimento? L’attività di famiglia sarebbe un’alternativa ragionevole, ma non hai neanche intenzione di andare a fare un viaggio d’affari con Reynolds?”

“Non ho ancora accettato l’offerta, Daniel.”

“Sai perché l’intera famiglia reale, con l’eccezione di quella pecora nera del giovane Edward, e ora quella Meghan Markle, ha sempre evitato la professione dell’intrattenimento?”

“Non lo so, ma immagino che me lo dirai.”

“Perché si tratta di un settore dozzinale, pacchiano,” disse, profondamente scosso.

Mia piegò il suo tovagliolo e lo posò sul tavolo. Fece un respiro profondo. Odiava litigare con Daniel, ma a volte non lo si poteva proprio evitare.

“Pensavo che i Middleton si fossero ribellati contro la famiglia reale. Non è per questo che ci troviamo qui stasera? Per festeggiare il nostro antenato radicale che si è liberato dalle leggi britanniche?” Prese un cucchiaio e lo fece tintinnare contro il proprio bicchiere. “Propongo un brindisi,” disse, sollevando il suo drink. “Alla cena annuale dell’Incatramata con piume. Arthur Middleton ne sarebbe fiero.”

Il suo brindisi fu accolto come un peso di piombo. Daniel era livido. Mia aveva appena usato una lezione di storia contro di lui, facendolo chiaramente sentire a disagio. Madison guardò la figlia come se fosse stata abbandonata sulla soglia dai briganti, mentre Jeffrey si limitava a sorridere, felice del caos che aveva scatenato. Gli occhi di Brynn erano grandi come due padelle ed erano fissi su Mia. Solo Reynolds, sorprendentemente, sollevò il proprio bicchiere.

“Udite, udite,” disse, come se non fosse successo nulla.

Mia mandò giù il contenuto del suo bicchiere, ruotò sui tacchi e se ne andò. Ma anche se la serata era stata un disastro, se ne stava andando con qualcosa che prima non aveva: un nuovo senso di chiarezza. Se fosse rimasta in Pennsylvania, ci sarebbero stati mesi di telefonate preoccupate e tentativi poco sottili di incastrarla con Reynolds, o di risucchiarla dentro all’attività di famiglia dei Middleton. L’alternativa era rischiosa, folle, molto ardua, ma onestamente… cos’aveva da perdere? A dire il vero, era orgogliosa di se stessa. Stava finalmente prendendo in mano la propria vita. Prese il cellulare dalla borsa e trovò il numero che voleva. Dopo pochi squilli Graham Stone rispose.

“Graham? Sono Mia. Ci ho pensato, e accetto la tua offerta.”

Yaş sınırı:
18+
Litres'teki yayın tarihi:
04 ocak 2021
Hacim:
282 s. 4 illüstrasyon
ISBN:
9781094344195
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