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Kitabı oku: «L'innocente», sayfa 20

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LI.

Il giorno dopo, sebbene io fossi in uno stato di estrema debolezza e di stupore, volti assistere alla benedizione del parroco, al trasporto, a tutto il rito.

Il cadaverino era già chiuso in una cassetta bianca, ricoperta da un cristallo. Aveva su la fronte una corona di crisantemi bianchi, aveva un crisantemo bianco tra le mani congiunte, ma nulla eguagliava la bianchezza cerea di quelle mani esigue ove soltanto le unghie erano rimaste violette.

Eravamo presenti io e Federico e Giovanni di Scòrdio e alcuni familiari. I quattro ceri ardevano lacrimando. Entrò il prete con la stola bianca, seguìto dai chierici che portavano l’aspersorio e la croce senz’asta. Tutti c’inginocchiammo. Il prete asperse d’acqua benedetta il feretro dicendo:

– Sit nomen Domini…

Poi recitò il salmo:

– Laudate pueri Dominum…

Federico e Giovanni di Scòrdio si sollevarono, presero la bara. Pietro apriva d’innanzi a loro le porte. Io li seguivo. Dietro di me venivano il prete, i chierici, quattro familiari con i ceri accesi. Passando per gli anditi silenziosi, giungemmo alla cappella, mentre il prete recitava il salmo:

– Beati immaculati…

Come la bara fu dentro la cappella, il prete disse:

– Hic accipiet benedictionem a Domino…

Federico e il vecchio deposero la bara sul piccolo catafalco, in mezzo alla cappella. Tutti c’inginocchiammo. Il prete recitò altri salmi. Quindi fece l’invocazione perché l’anima dell’Innocente fosse chiamata al cielo. Quindi asperse di nuovo la bara con acqua benedetta. Uscì, seguito dai chierici.

Allora ci sollevammo. Tutto era già pronto per la sepoltura. Giovanni di Scòrdio prese la cassa leggera su le sue braccia; e i suoi occhi si fissarono sul cristallo. Federico scese pel primo nel sotterraneo, dietro di lui scese il vecchio portando la cassa; poi scesi io con un familiare. Nessuno parlava.

La camera sepolcrale era ampia, tutta di pietra grigia. Nelle pareti erano scavate le nicchie, talune già chiuse da lapidi, altre aperte, profonde, occupate dall’ombra, aspettanti. Da un arco pendevano tre lampade, nutrite d’olio d’oliva; e ardevano quiete nell’aria umida e grave, con fiammelle tenui ed inestinguibili.

Mio fratello disse:

– Qui,

E indicò una nicchia che si apriva sotto un’altra già chiusa da una lapide. Su quella lapide era inciso il nome di Costanza; e vagamente le lettere rilucevano.

Allora Giovanni di Scòrdio tese le braccia su cui posava la cassa, perché noi guardassimo ancóra una volta il morticino. E noi guardammo. A traverso il cristallo quel piccolo viso livido, quelle piccole mani congiunte, e quella veste e quei crisantemi e tutte quelle cose bianche parevano indefinitamente lontani, intangibili, quasi che il coperchio diafano di quella cassa su le braccia di quel gran vecchio lasciasse intravedere come per uno spiracolo un lembo d’un mistero soprannaturale tremendo e dolce.

Nessuno parlava. Quasi pareva che nessuno respirasse più. Il vecchio si volse alla nicchia mortuaria, si curvò, depose la cassa, la spinse adagio verso il fondo. Poi s’inginocchiò e rimase per alcuni minuti immobile.

Vagamente biancheggiava al fondo la cassa deposta. Sotto le lampade la canizie del vecchio era luminosa, così china sul limitare dell’Ombra.

Convento di Santa Maria Maggiore:

Francavilla al mare: aprile-luglio 1891.

Yaş sınırı:
12+
Litres'teki yayın tarihi:
30 ağustos 2016
Hacim:
310 s. 1 illüstrasyon
Telif hakkı:
Public Domain

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