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Kitabı oku: «L'arte di far debiti», sayfa 6

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SCENA VI

Armellina e detti

Arm. (accorrendo e parlando sottovoce a Deianira) Signora!.. Un gran pericolo!.. Cinque creditori ad un tratto!.. La sarta, la modista, il calzolaio…

Deian. – Mandali via colle buone!

Arm. – Impossibile!.. Hanno giurato che se non vedono… mi capite… faranno un chiasso del diavolo…

Una voce – Entriamo! è tempo di finirla!

Deian. (imbarazzata) Qual contrattempo:

Giac. – Che è stato?..

Deian. (appoggiandosi al braccio di Giacinto e fingendosi estremamente impaurita) Mio Dio!..

Giac. – Signora, che avete?.. Ho inteso degli schiamazzi là fuori… Se si trattasse di somministrar quattro pugni… vi assicuro che noi altri della provincia… sappiamo tirarci dʼaffare per bene.

Deian. – Ah!.. Giacinto… Io sono perduta!..

Giac. – Perduta?.. Ma dunque…!

Deian. – Pare siano venuti espressamente a questʼora per farmi arrossire davanti al solo uomo… che io…

Giac. – Arrossire!.. ma di che? Via! parlate, baronessa! vi ripeto che se si tratta, di somministrare dei pugni…!

Deian. (abbracciandolo) Cuore ingenuo e sublime!..

Giac. – Forse dei temerarii che pretendono… al vostro amore!

Deian. – Non insisterebbero tanto… Tutte il mondo che mi avvicina sa che io mi son fatta inaccessibile… dacchè lʼanno scorso… in una certa città in riva al mare… in un certo cortiletto da albergo tutto pieno di fiori… ho veduto… ho scambiato delle parole con un certo… Animo! Non vuoi proprio aiutarmi a trovare questo bel nome?.. (gli getta al collo le braccia, Giacinto si permette di esalare un sospiro, torcendo gli occhi verso la soffitta. – Al difuori si rinnovano le grida. – Armellina, dietro le spalle di Giacinto, accenna a Deianira che è tempo di parlar chiaro).

Giac. (impazientito dalle grida) Ma… insomma… è tempo di farla finita! (esce con Armellina).

Deian. – No! fermati… tesoro!.. (gli tien dietro fingendo di volerlo trattenere; poi torna sul davanti della scena, si guarda nello specchio, riordina colla mano alcuni nodi, quindi si accosta in punta di piedi alla porta donde sono usciti Armellina e Giacinto).

Deian. – Benedetto! è la provvidenza che lo ha mandato… Lo schiammazzo cessa… Non si odono che parole di ringraziamento… Se ne vanno!.. sono partiti…! (correndo incontro a Giacinto) Ci sei dunque riuscito?.. Se tu sapessi…! Vedi a che siamo esposte, noi, povere donne, quando siamo sole, quando non si vuoi transigere collʼonoratezza… col decoro… Vieni, Giacinto!.. Dallʼapparato che tu vedi, avrai già capito che questa sera dò nelle mie sale una piccola festa in costume… Voglio metterti un bel abito alla Luigi decimoterzo!.. Quale sorpresa pei miei amici…! Ti presenterò sotto il titolo di barone… e di mio cugino… In società è molto facile far la parte di barone; ma saprai tu rappresentarla per bene, la parte di cugino?..

Giac. (confuso) Li ho mandati in pace con due biglietti da cinquecento…

Deian. (con civetteria) Fra cugini non è di buon genere parlar di affari… Converrà che io ti insegni a rappresentare la tua parte. Vieni! faremo delle prove là dentro!.. (entrano insieme negli appartamenti a destra).

SCENA VII

Armellina, quattro domestici, signori e signore, un fanciullo

Arm. (introducendo gli invitati) Entrino pure! La signora baronessa verrà a momenti!

(gli invitati si disperdono nelle sale; i domestici si collocano agli ingressi dei gabinetti).

Un Fanciullo (ad uno degli invitati) Vedi, papà, i bei lampadarii… le magnifiche dorature!..

Il Padre – Modera il tuo entusiasmo – e ficcati bene in mente questa massima: che all'ammirare ogni cosa si passa per imbecilli.

Fanc. – Terrò calcolo del tuo avviso.

Padre – Ed ora, va! gira… passeggia… divertiti come puoi!.. E quando si aprirà il buffet… non dimenticarti di tua madre e delle tue piccole sorelline che sono rimaste in casa ad attenderti. Riempiti quanto più puoi le tasche di ciambelle e di confetture…

Fanc. – Oh!.. lascia fare…! Anche la mamma me lʼha raccomandato…

Padre – Segui sempre i consigli di quella santa donna e di chi ti vuoi bene – te ne troverai contento!

(si allontanano – altri invitati sì portano sul davanti della scena)

SCENA VIII

Signori e signore, Frontino in disparte

Una Signora – È strano che la baronessa non si faccia vedere…

Un Signore (alla signora) Si vuole che un suo ricco parente di Bruxelles giungesse improvvisamente stassera… per saldare —relata refero– certe partite…

Signora – Che la baronessa sia dissestata?..

Signore – Certo… le voci che corrono… sul di lei conto…

Signora (accennando a due invitati che passeggiano a poca distanza) Chi sono quei due decorati della legion dʼonore?

Signore – II primo… quello dal volto bruno… coi favoriti allʼamericana… è nientemeno che il cavaliere Dumonsail, il celebre inventore della macchina per fare le addizioni. – Intendiamoci. – Si vuole che il vero inventore fosse un povero maestro di calligrafia, dotato di molto ingegno, ma povero affatto di mezzi pecuniarii. – Al buon uomo, per tradurre in fatto la sua invenzione, abbisognava la mano di un abile meccanico. – Va dal Dumonsail, che a quellʼepoca era un mediocrissimo operaio in ferro bianco – gli svela il suo segreto, gli commette di costruire la mecchina – e questi un bel giorno presenta alla Esposizione il suo piccolo congegno, ottiene il brevetto di invenzione, e in meno di quattro anni diventa millionario.

Signora – Ma, bravo!.. Ci vuol dellʼingegno e del coraggio a far di questi colpi!.. Ah! Ah!

Signore – Voi ridete?..

Signora – Chi non riderebbe, pensando a quellʼimbecille di calligrafo? E quellʼaltro signore?

Signore – Il signor Chezmoi – un usuraio che da trentʼanni presta al cento per cinque…

Signora – Di ragione… sarà ricchissimo…

Signore – Circa dieci millioni di patrimonio…

Signora – Non credeva di trovare nelle sale della baronessa De-Cristen una società cosi eletta (si allontanano).

Front. (avanzandosi tra una folla di invitati) È vano scommettere! perdereste…! Nessuno meglio di me conosce la vita o i miracoli di questi amabilissimi e splendidissimi signori. Rosamunda Rosalez De-Cristen dei Cid baronessa di Baltimora e dʼAlcazar è spagnuola di origine come i suoi titoli ne fanno fede. Al cadere della dinastia borbonica, i di lei beni vennero confiscati – ciò è positivo… ciò è reale… ciò è incontrastabile – ma è positivissimo, realissimo, incontrastabilissimo che ella ha avuto lʼaccortezza di far passare in tempo utile alla banca di Francia un gruzzoletto di dieci millioni…

Tutti – Dieci millioni…

Signore (sottovoce) Bombe… e cannoni!..

Un Altro (sottovoce vicino) Dieci millioni… assicurati sulla banca del Puff!..

Il Vicino – Questi dettagli non mi interessano. – La baronessa dà dei buoni pranzi, delle cene magnifiche, delle splendide feste – strilleranno i puffati; frattanto da noi si gode!..

SCENA IX

Deianira, Giacinto, Armellina
e detti

Front. – Ma eccola!.. ecco la Dea dellʼoro e della bellezza!.. (Tutti si inchinano. – Deianira si avanza a braccio di Giacinto vestito in costume alla Luigi XIII).

Deian. – Signore… signori… perdonate se mi sono fatta aspettare… Ho lʼonore di presentarvi il barone Alonso Del-Cid, mio cugino, venuto espressamente da Bruxelles per prender parte alla mia piccola festa (tutti si inchinano a Giacinto).

– Ho lʼonore…

– Ho il piacere…

Un Signore (al vicino sottovoce) Questi cugini!..

Lʼaltro (sottovoce) Questi baroni!..

Giac. (ai molti che gli si fanno dʼattorno) Cugino… barone… Del-Cid… da Bruxelles… troppe grazie!..

Deian. (con disinvoltura) Ed ora, smettiamo il sussiego!.. Frontino… monsieur Frontin… impareggiabile organizzatore e direttore delle feste – mi pare che la società sia completa… Noi attendiamo un vostro segno per slanciarci nei vortici del ballo o per immergerci voluttuosamente in un bagno di melodie…

Front. – Prima di tutto, un poʼ di musica… non è vero?.. Se il signor Gallinini vuoi mettersi al pianoforte…

Gallinini – Eccomi!.. Non mi farò pregare… Ardo dal desiderio di offrire a queste darne e a questi signori una primizia – voglio dire una breve romanza senza parole che io improvvisai la scorsa notte in riva della Senna… al pallido chiarore della luna… fra il gorgoglio delle acque… e lo stormire delle fronde…

Pront. (interrompendolo) Da bravo!.. la si metta al pianoforte, signor Gallinini…!

Deian. – E noi, mettiamoci a sedere… ed ascoltiamo… Il signor Gallinini non può darci che della musica di paradiso.

Un Signore – Gallinini!.. al cognome devʼessere italiano… (Gallinini preludia sul pianoforte) Deliziosa!.. Alle prime battute si vedono le stelle, la luna, le fronde, le acque della Senna…

Un Signore (al vicino accennando a Giacinto) Mi pare che quel barone debba avere del positivo… nel portafogli… Se lo invitassimo a giuocare!

Altro – Ci pensava anchʼio… (a Giacinto). Se il signor barone Del-Cid, col buon permesso della amabilissima signora baronessa, volesse fare quattro colpi al lʼecarté

Deian. (sottovoce a Giacinto) Non permetto…!

Giac. (al signore che lʼha invitato a giuocare) la signora baronessa non permette…

Deian. (ai signori). Un cugino che non rivedo da otto anni…! Signori!.. comprenderete…

Signore – Naturalissimo…! Mille perdoni, baronessa (sottovoce al compare allontanandosi) Fra tanta gente troveremo il nostro merlo anche stassera!

Deian. (a Giacinto) No! non voglio che tu giuochi… Quei signori ti spiumerebbero… Ed io ti voglio tutto per me, mio bel piccione!

Giac. – Piccione…! Ne avete, voi altre parigine, delle parole per muovere il sangue…!

(Giacinto e Deianira si allontanano a braccio – la musica finisce – grandi applausi).

SCENA X

Alcuni Signori

Io– Che ne dici di questa melodia?

IIo– Bella… ma non nuova – il signor Gallinini lʼha rubata a Berlioz…

IIIo– In tal caso, Berlioz lʼha rubata a Rossini… Ciò che abbiamo udito è un frammento netto e schietto della Donna del lago.

IVo– II cui pensiero fu spiccato di pianta dalla Nina pazza di Paesiello…

Vo– II quale probabilmente lʼavrà rubato a Lulli od a Gluch – Sono ladri, questi maestri!..

(cominciano le danze interne).

– Il ballo è cominciato! entriamo nelle sale!

SCENA XI

Frontino e Deianira

Front. (arrivando con Deianira sul davanti della scena e parlando a bassa voce) Fra poco egli sarà qui… Ha promesso di venire al punto di mezzanotte…

Deian. – In abito da prete?..

Front. – Tu andrai ad incontrarlo nellʼanticamera… lo introdurrai – sarà un colpo da stordire!.. Oh!.. ma ecco… Armellina… Certamente ella viene ad annunziarci la visita di monsignore!

SCENA XII

Armellina, Signore, Signori e detti

Arm. (affannata) Baronessa… dame… signori…

Deian. – Che è stato?

Arm. – Cose da non credere!.. Figuratevi…

Front. – Insomma?..

Arm. – Figuratevi che un prete… un monsignore… si è presentato nellʼanticamera e domanda di entrare…

Tutti – Un prete! un monsignore!

Deian. – In verità… una tal visita mi parrebbe per lo meno singolare a questʼora…

Un Signore – Sicuro…! convien sapere il nome.

Un Altro – Potrebʼessere qualche gabbamondo…

Un Altro – Qualche ladro, dico io…

Deian. – Io non conosco altri, reverendi fuori del rispettabile e angelico direttore dellʼospizio dei bambini lattanti di Montpeilier… quel monsignor Duvaneuil…

Arm. – Monsignor Duvaneuil… per lo appunto… Mi pare che egli abbia profferito un tal nome.

Deian. – Possibile! – Signore, signori, col vostro permesso, io vado a ricevere quel santo uomo. (si allontana).

Front. – Monsignor Duvaneuil…! (ai circostanti) lo scorso estate… a Monpellier… quel venerabile prelato era il confessore della baronessa…

Giac. (da sè) Voglio ben sperare che questa sera… prima di confessarsi… basta! non verrei che questo santo guastasse i fatti miei…!

SCENA XIII

Roberto in abito da Monsignore
Deianira e detti

Deian. (inchinandosi a Roberto) Avanzatevi, monsignore…! Il pensiero di carità che vi guidò fra noi, verrà apprezzato come lo merita da tutti i miei conoscenti ed amici…

Un Signore – Che aspetto venerando!..

Una Donna – Quanta dolcezza… nel suo viso…! (tutti si inchinano – alcuni baciano la mano a Roberto che si schermisce).

Rob. – No!.. non permetto, fratelli amatassimi… Vi prego di perdonare se interrompo per un istante i vostri onesti ricreamenti… Non rimarrò che pochi minuti; quindi voi riprendete le vostre danze, che forse… anzi non ne dubito… vi riusciranno a mille doppi più gradite, come lo saranno anche in un altro luogo (stralunando gli occhi e guardando al cielo)… in quel luogo ove ogni allegrezza è benedetta quando sia feconda di carità; charitas in letitias, come dice il salmista.

Deian. – Parlate… esponete senza esitazione il motivo della vostra visita… Qui vi hanno dei cuori fatti per comprendervi.

Rob. – Mentre voi, o amabili e belle damine, mentre voi, gentili e costumati cavalieri, qui, nelle sale calde, illuminate, olezzanti di profumi, tra i fiori e le musiche, lecitamente e onestamente, licito oblectamento come direbbe lʼangelico, passate la notte divertendovi; laggiù, nellʼOspizio che la carità dei fedeli mi ha affidato, piangono cento e cento bambini, ammalati, sofferenti, mal riparati dai geli e scarsamente nudriti… (volgendosi a Deianira) La signora, baronessa, altra delle pie e forse la più benemerita delle patronesse dellʼOspizio, non ignora qual largo margine ivi ancora sia aperto alla carità dei cristiani… Le annate sono cattive, i raccolti scarseggiano, e pare che per un insigne miracolo del grande fattore, col diminuirsi degli altri prodotti, vada sempre aumentando la popolazione —fruges deficiunt, coetera tamen intumescunt… Tutto vi dirò in una parola: i miei lattanti hanno fame… (con enfasi). E qui vi saranno delle madri… e qui vi saranno dei padri… e chi non è madre, chi non è padre, da un giorno allʼaltro… che dico…? da unʼora allʼaltra può divenirlo… Ubi caro ibi caries come dice il già citato dottore (sensazione). Ma io già comprendo dalla viva commozione dei vostri volti che ogni mia parola, ogni mia preghiera diverrebbe superflua. Erubescit, sapientia mea in conspectum charitatis, esclamerò anchʼio col Da Compostella; e sporgendovi la bisaccia dellʼorfano, mentre andrò raccogliendo a benefizio di tanti e tanti miserelli lʼobolo della pietà e del sacrifizio, ripeterò col già citato dottore: qui mihi dat, sibi non abstulit, et qui sibi abstulit vitam aeternam possidebit…!

(va in giro col bossolo).

Un Sign. – Eccovi cento lire; ma amerei che ad eccitamento degli altri facoltosi, il mio nome colla cifra della oblazione venisse stampato in qualche periodico della capitale.

(consegna a Roberto il denaro e la sua carta da visita).

Una Dama (spogliandosi deʼsuoi adornamenti) Eccovi i miei braccialetti… le mie perle… tutti i miei gioielli più preziosi…

Un Sign. (al suo vicino sottovoce) Pietre false pel valore di trenta soldi…

Rob. (che va in giro raccogliendo le oblazioni) Date! date pure! che Dio vi benedica!

Un Sign. – Manderò una bella somma al vostro ospizio fra poche settimane.

Rob. – Il signore tiene conto delle buone intenzioni, ma lʼAngelico dice: intentio placet, pecunia verum tangitur et ponderatur. E il Signore è un galantuomo che a suo tempo dà il cento per uno.

Un Usuraio – II cento per uno! ecco un individuo col quale farei volentieri degli affari se volesse onorarmi della sua clientela. Prendete! (gettando nella borsa due soldi incartocciati) in via di esperimento…

Rob. (a Giacinto) E lei… Bel cavaliere?

Giac. (mette mano al portafoglio).

Deian. (trattenendolo) No… fermati, cugino!.. Preferisco che tu sottoscriva come già ho fatto io, una donazione annua di lire cinquecento…

SCENA XIV

Armellina, un commissario di polizia in abito borghese, e detti

Arm. – Entri pure signor comissario!.. Ella troverà qui una società elettissima.

Deian. (vedendo il comiss.) Che è stato?..

Tutti. – Un comissario di polizia!..

Comissario. (avanzandosi e sbottonando il soprabito per mostrare le insegne della sua carica) Signori… e signore… non si incomodino… ciascuno rimanga al suo posto… Dispiacentissimo di dover disturbare per un istante una si bella ed elegante società, adempirò al mio mandato con quella discrezione e quella prudenza che sono tradizionali negli alti impiegati della polizia francese.

Sign. – Entrare in una casa di oneste persone.

Altri. – Dopo mezza notte…!

Altro. – In casa di una signora!.. di una dama per ogni titolo rispettabile…!

Altro. – Ciò è inaudito!

Comiss. – Loro signori comprendono benissimo che io non sono che una mano… un braccio… un istrumento qualunque dellʼautorità. – Orbene: lʼautorità venne poco dianzi informata che nella festa da ballo dellʼillustre baronessa De-Cristen (si inchina a Deianira), questa sera, profittando della confusione e degli equivoci mai sempre occasionati dalla troppa affluenza, verranno ad intrudersi, e probabilmente già si sono intrusi, due ladri e barattieri della peggior specie, che infino ad ora sfuggirono alle nostre ricerche, I conotati fisici di questi due pregiudicati sono abbastanza impressi nella mia mente, perchè il compito di riconoscerli mi riesca assai facile. – Le porte sono guardate dai miei uomini di fiducia, onde non è a supporre che qualcuno tenti di evadere prima che la perquisizione sia esaurita…

Front. – Questa è una indignità!

Deian. (sottovoce) Impudente…!

Comiss. (sottovoce) Ecco uno dei due…!

Deian. (al comìssario) lo comprendo, o rispettabile esecutore della legge, che ogni atto di opposizione tornerebbe vano… A suo tempo presenterò le mie proteste al Ministero; al momento, chino il capo allʼintegro rappresentante dellʼordine pubblico. Fermamente convinta che questa. violazione del mio domicilio sia occasionata da un equivoco, e che nessuno deʼ miei invitati sia persona sulla cui onestà e dignità morale possa cadere alcun dubbio, io mi presterò di buon grado ad agevolare il vostro compito onde si abbrevii per noi tutti una situazione oltremodo penosa e starei per dire umiliante. Solamente ardisco sperare che la signoria vostra, prima di procedere alle misure che le pajono indispensabili, vorrà permettere (accennando a Roberto, che con faccia compunta e le braccie conserte al petto si tiene in disparte); vorrà, permettere a questo santo ministro di Dio, di compiere la sua opera di carità, terminando di raccogliere le oblazioni di queste dame e di questi signori a benefizio dei poveri bimbi lattanti…

Comiss. (con rispetto) Monsignore… sarebbe dunque…?

Rob. – Uno dei più grandi peccatori ai cospetto di Dio, a cui queste pie e devote persone hanno voluto affidare i tesori della loro carità perchè sieno versati come rugiada benefica sugli orfanelli affidati alla mia custodia (scuotendo il bossolo e facendo suonare le monete). La voce che esce da questo bossolo è il gemito, la preghiera, la benedizione di mille cuori innocenti… Se qualcun altro – se lei, egregio signore – vorrà aggiungere il suo obolo… alla copiosa messe qui raccolta…

Comiss. (deponendo una moneta nel bossolo) Prendete… e perdonate… se nella mia qualità di impiegato governativo non posso offrire di più.

Rob. – Grazie! permettete che io esclami collʼEvangelista; Et nunc dimitte servum tuum in pace, quia mirabilia fecit Dominus!– Signore… signori… la mia missione è compiuta…! Se ho ben compreso (accennando al commissario) questo integerrimo non meno che caritatevole rappresentante dellʼautorità secolare deve compiere in questa sala una delicata ma forse necessaria formalità. Persuaso che la mia presenza potrebbe incagliare il regolare andamento della procedura, io bramarei, col buon permesso dellʼegregio signor comissario, di ritirarmi e tornare ai miei uffici.

Comiss. – Mi farò un onore di accompagnarla io stesso fino allʼanticamera…

Rob. – Troppe grazie!.. obbligatissimo! (volgendosi ai circostanti) Benedictio Dei patris… (sottovoce a Deianira) Prudenza e discrezione! (forte) super vos et super filios vestros per omnia sæcula sæculorum! (esce col comissario).

Un Sign. (al vicino) Qui cʼè del bujo…

Deian. (sottovoce a Frontino) In ogni caso, non comprometterci…!

Front. – Se potessi svignarmela…!

Comiss. (tornando in scena con due guardie e indirizzandosi a Frontino) Signore, voi siete in arresto!..

Front. – Ma… io!.. qui certo vi è un equivoco!

Comiss. – Meno ciarle! (ad una guardia) Assicuratevi di lui! (volgendosi ai circostanti) La signora baronessa vorrà bene introdurmi neʼ suoi appartamenti, onde io veda se per avventura vi si nasconda qualche persona sospetta. Quanto agli altri la consegna è levata; chi vuoi uscire è padrone.

(Deianira e il comissario escono dalla porta a sinistra. Frontino rimane nel fondo della scena, custodito da una guardia di polizia).

Giac. (da sè) Non so… se a me convenga seguirla…

Un Sign. (ad una signora) Dammi il braccio, Fifina…! Usciamo prima che avvenga di peggio. (esce colla signora).

Un Altro – Sarebbe imprudenza il rimanere più a lungo… Nella confusione, spero pescare un cappello nuovo che quadri alla mia testa.

(Tutti escono. – Alcuni si inchinano a Giacinto incaricandolo di porgere i loro saluti e ringraziamenti alla baronessa. – Altri se ne vanno senza dir parola. – Mentre Giacinto si avvia per entrare nelle stanze di Deianira, due domestici si incontrano nel fondo della sala. Lʼuno porta una guantiera con parecchi bicchieri colmi di vino).

Un Domestico (arrestando quegli che porta la guantiera) Permetti che io mi inumidisca le labbra!

(beve due bicchieri).

Lʼaltro (consegnando allʼaltro la guantiera e bevendo a sua volta) Da buoni colleghi!

(si allontanano).

Comiss. (uscendo dagli appartamenti di Deianira) Tutti partiti!.. Quale risveglio di coscienza dinanzi alla mia ciarpa tricolore! (a Giacinto) Il di lei nome?

Giac. – Giacinto Dubois… per servirla…

Comiss. (che avrà scritto il nome sovra il suo portafoglio) Domani, prima di mezzogiorno, ella avrà la compiacenza di presentarsi allʼuffizio di polizia del primo circondario per subire un interrgatorio. Credo dovere di gentiluomo lʼavvertirla, che la signora baronessa è caduta in deliquio nelle sue stanze… (a Frontino) Ed ella, signor Frontino Grossac, favorisca di seguirci!

(Frontino esce atterrito fra le guardie. Il comissario lo segue).

Giac. – Che razza di scene in questa Parigi…! Ma la baronessa è caduta in deliquio… Corriamo a soccorrerla… Purchè duri lo svenimento, avrò forse il coraggio di dirle… di tentare…

Deian. (presentandosi) II comissario?..

Giac. – Tutti partiti. – Ma voi?.. Mi avevano detto… avevo quasi sperato…

Deian. (cadendo nelle braccia di Giacinto) Ah!..

Giac. – Un altro svenimento!.. Quale fortuna!..

(fa sedere Deianira sovra una seggiola e cade alle sue ginocchia).
FINE DELLʼATTO SECONDO