Kitabı oku: «Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5», sayfa 14
§. II. Particolari Ordini di Cavalleria
Da questa facilità e dal disprezzo, che poi ne avvenne, nacque l'origine de' particolari Ordini di Cavalleria; poichè da tanta moltitudine se ne sottrassero i più principali, e segnalati Cavalieri, e si ridussero ad una piccola banda, o truppa; per la qual cosa si inventarono certi nuovi Ordini o Milizie di Cavalieri, ne' quali si ritennero solamente quelli di più merito, o per valore o per legnaggio, non ricevendosi coloro che non avevano altra prerogativa o titolo, che di semplici Cavalieri.
E per rendere questi nuovi Ordini più augusti, e venerabili, s'astrinsero a certe cerimonie di religione, riducendogli in forma di Confrateria; ed ancora, affin di rendergli rimarchevoli e distinti sopra li semplici Cavalieri, loro si fa portare un collare d'oro, o altra insegna, che il Re dà loro, e pone in conferendogli l'Ordine nel luogo della collana degli antichi Cavalieri. Ed erano questi Ordini diversi e distinti da que' di S. Giovanni di Gerusalemme, de' Teutonici, de' Templari, de' Cavalieri di Portaspada, di Gesù Cristo, de' Commendatori di S. Antonio, di S. Lazaro, ed altri rapportati da Polidoro Virgilio: perchè questi erano dell'Ordine ecclesiastico, compreso sotto i Regolari; e per ciò erano chiamati Fratelli Cavalieri, i quali anche s'astringevano a certi voti, come di castità ed ubbidienza, ed a certe regole mescolate di vita monastica e secolaresca.
In Francia il primo Ordine, ch'è stato di durata (poichè quello della Gennetta istituito da Carlo Martello, non accade annoverarlo, perchè non durò guari) fu quello de' Cavalieri della Vergine Maria istituito nell'anno 1351 dal Re Giovanni; e poichè essi portavano una Stella nel loro cappuccio, e poi nel mantello dopo essersi abolito l'uso de' cappucci, si chiamarono perciò Cavalieri della Stella. Di questa compagnia furono presso di noi molti Cavalieri napoletani, e siccome rapporta l'Engenio314 fuvvi Giacomo Bozzuto, ed alcuni della famiglia Zurla ed Aprana, siccome si vede ne' loro sepolcri.
Il secondo, fu l'Ordine di S. Michele, istituito in onore dell'Angelo tutelare della Francia dal Re Luigi XI il quale per annientare il primo Ordine, ed innalzare il suo, diede l'insegna della Stella a' Cavalieri della sentinella di Parigi, ed a' suoi Arcieri. I nostri Cavalieri pure ne furon decorati da' Re di Francia, siccome Troiano Caracciolo Principe di Melfi; Berardino Sanseverino Principe di Bisignano, Andrea Matteo Acquaviva Duca d'Atri, e Gio. Antonio Carafa Duca di Maddaloni, li quali da poi (come si è di sopra rapportato) ricaduto il Regno al Re Cattolico, resero la collana al Re di Francia.
Finalmente Errico III grande inventore ed amatore di nuove cerimonie, oltre aver istituito l'Ordine militare della Vergine del Monte Carmelo, al quale Paolo V concedè molte prerogative315, istituì l'Ordine e Milizia di San Spirito, in memoria, che nel dì della Pentecoste era nato e stato fatto Re. E questi Cavalieri oltre l'insegne del loro Ordine, che portano sopra i loro mantelli, ne portano un altro ad una fascia di color turchino.
Ad esempio de' Re di Francia hanno per l'istessa cagione altri Principi istituiti nuovi Ordini di Cavalleria, ed i nostri Re Angioini ne furono i più pronti imitatori. Odoardo III Re d'Inghilterra, essendo caduta ad una Dama, la quale egli amava, una becca della gamba, che gl'Inglesi in lor lingua chiamano Garter, egli alzolla, ed alla Dama cortesemente la rendè: di che si levò romore tra la Corte, che il Re con quella avesse amorosa pratica; onde il Re in sua scusa, e per onorar quell'accidente, istituì l'Ordine, detto tra noi volgarmente della Giarrettiera; aggiungendo alla becca quelle parole franzesi: Honni soit, qui mal y pense, che in nostra lingua vuol dire, mal abbia, chi mal pensa316. I Re di Castiglia ne istituirono un consimile detto della Banda, ovvero Fascia. I Duchi di Borgogna l'altro del Toson d'oro. I Duchi di Savoja quello dell'Annunziata. I Duchi di Toscana l'altro di S. Stefano. I Duchi di Orleans quello dell'Istrice; e sotto gli ultimi Re di Spagna, e Portogallo quelli d'Alcantara, di S. Giacomo, di Calatrava, di S. Benedetto de Avis, ed altri.
Ma i nostri Re della casa d'Angiò istituirono ad imitazione di quelli di Francia più Ordini. Luigi di Taranto Re di Napoli, secondo marito della Regina Giovanna I nell'anno 1352 nel giorno della Pentecoste ordinò una festa in memoria della sua coronazione, nella quale istituì l'Ordine, e la Compagnia del Nodo di sessanta Signori e Cavalieri i più valorosi di quella età, sotto certa forma di giuramento e perpetua fede; ed insieme col Re vestivano ognun di loro la giornea usata a que tempi della divisa del Re, con un laccio di seta d'oro e d'argento, il quale si annodava dal Re al petto, come il Costanzo317, ovvero al braccio, come vuol l'Engenio318, di quel Cavaliere, ch'entrava in questa Compagnia. Di questo Ordine furono il Principe di Taranto, fratello maggiore del Re Luigi, benchè scriva Matteo Villani, che quando il Re gli mandò la giornea riccamente adornata di perle e di gioje, col Nodo d'oro e d'argento, egli ch'era di maggior età, e che s'intitolava Imperadore, sdegnato di ciò, disse ridendo a quelli, che la presentarono, ch'egli avea il vincolo dell'amor fraterno col Re, e però non bisognava più stretto nodo. Il mandò anche Re Luigi a Bernabò Visconte Signor di Milano, il quale l'accettò molto volentieri. Il diede a Luigi Sanseverino, a Guglielmo del Balzo Conte di Noja, a Francesco Loffredo, a Roberto Seripando, a Matteo Boccapianola, a Gurrello di Tocco, a Giacomo Caracciolo, a Giovanni di Burgenza, a Giovannello Bozzuto, a Cristofano di Costanzo, a Roberto di Diano, ed altri. E fu loro istituto, che quando un Cavaliere faceva qualche pruova notabile, per segno del valor suo, portava il nodo sciolto: ed alla seconda pruova tornava a rilegarlo, siccome avvenne a Giovannello Bozzuto, il qual portandosi valorosamente in una battaglia, meritò sciogliersi il nodo, ed in Gerusalemme poi tornò a rilegarlo; ond'è, che nel suo tumulo nel Duomo di Napoli si veggono due nodi da' lati del suo cimiero: e nel sepolcro del Costanzo nella Tribuna di S. Pietro Martire, si vede un nodo legato, e l'altro sciolto. Quest'Ordine di Cavalleria, crede il Costanzo, che fosse stato il primo istituito in Italia: seguirono da poi gli altri istituiti da' seguenti nostri Re.
Carlo III ad emulazione di Luigi, istituì da poi nell'anno 1381 un nuovo Ordine, il quale l'intitolò la compagnia della Nave, alludendo alla Nave degli Argonauti, affinchè i Cavalieri che da lui erano promossi a quell'Ordine, s'avessero da sforzare d'esser emuli degli Argonauti319. Volle lo stesso Re esser Capo di questa compagnia, eleggendo per protettore S. Niccolò Vescovo di Mira, al qual dedicò la chiesa appresso il Molo, ed ordinò, che da' Cavalieri di quest'Ordine ciascun anno si celebrasse la sua festa. Portavano costoro nelle sopravvesti, e negli altri militari ornamenti dipinta una Nave in mezzo l'onde alla divisa de' colori del Re, con alcuni interlacci d'argento320, e di questa compagnia furono i più pregiati e valorosi Cavalieri di que' tempi, e fra gli altri Giannotto Protoiudice di Salerno creato da Carlo Conte dell'Acerra, e G. Contestabile del Regno321, Gurrello Caracciolo detto Carafa Marescalco del Regno (i sepolcri dei quali con l'insegne si veggono nella chiesa di S. Domenico di Napoli), Errico Sanseverino Conte di Melito, Ramondello Orsino Conte di Lecce, Angelo Pignatello, Gianluigi Gianvilla di Luxemburgo Conte di Conversano, Tommaso Boccapianola, Giovanni Caracciolo ed altri.
Dopo la morte del Re Carlo III la Regina Margherita sua moglie col Re Ladislao suo figliuolo nel 1388 fuggirono a Gaeta, rimanendo Napoli a divozione del Re Luigi d'Angiò; e travagliando allo spesso li vascelli della Regina le Marine di Napoli, alcuni Nobili del Seggio di Portanova con altri Napoletani armarono i loro navili per contrastare le galee della Regina; ed acciocchè con maggior ardire ed amore fra di lor andassero, istituirono la compagnia dell'Argata, e per insegna portavano nel braccio sinistro un'Argata ricamata d'oro in campo azzurro, simile a quelle argate di canna, delle quali si sogliono servir le donne ne' loro femminili esercizi322. Di quest'Ordine furono molti Cavalieri di diversi Seggi e famiglie, come di Costanzo, Caracciolo del Lione, di Dura ed altri323.
Fu istituita da poi in Napoli la compagnia della Leonza, e l'insegna era una Leonessa d'argento legata con un laccio nelle branche e ne' piedi; e li Cavalieri di quest'Ordine furono quasi tutti del Seggio di Portanova, cioè della famiglia Anna, Fellapane, Gattola, Sassona, Ligoria e Bonifacia, e ve ne furono degli altri Seggi ancora324.
Da poi, Giovanni Duca d'Angiò figliuolo di Renato Re di Napoli, essendo giunto nel Regno coll'armata di suo padre ad assaltarlo, per cattivarsi gli animi de' Cavalieri napoletani, e fra gli altri di Roberto Sanseverino, cercò all'uso di Francia istituire una nuova compagnia che chiamò della Luna, a cagion che per impresa di questa sua milizia portava la Luna cornuta, e ciascun de' suoi compagni la portava d'argento legata nel braccio. Furon molti di quest'Ordine, e fra gli altri Roberto figliuolo di Giovanni Conte di Sanseverino325.
Finalmente Ferdinando I Re di Napoli, essendo scampato dall'insidie e tradimenti di Marino Marzano Duca di Sessa e marito d'una sua sorella, ed avendolo fatto incarcerare, era consigliato da alcuni di farlo morire; ma il Re non volle acconsentirvi, reputando atto crudele imbrattarsi le mani nel sangue di un suo cognato, ancorchè traditore. Volendo poscia dichiarar questo suo generoso pensiero di clemenza, figurò per impresa un Armellino, il qual pregia tanto il candor della sua politezza, che per non macchiarla si contenta più tosto morire. Si portava perciò dal Re una collana ornata d'oro e di gemme coll'Armellino pendente, e col motto: Malo mori, quam foedari326. Fu di questa Compagnia, fra gli altri, Ercole da Este Duca di Ferrara, al qual il re Ferdinando mandò la collana per Gio. Antonio Carafa Cavalier Napoletano327.
Fu veramente nel Regno degli Angioini per questi Ordini di Cavalleria la milizia tenuta in sommo pregio: onde la Nobiltà di Napoli seguendo questi generosi costumi, stese l'ale della sua fama per ogni parte della Terra abitata: poichè molti Cavalieri napoletani impazienti dell'ozio, e spinti da studio di gloria, si congregavano in diverse Compagnie, e sotto diverse insegne; ed a guisa di Cavalieri erranti, mentre il Regno era in pace, andavano mostrando il lor valore per diverse parti del Mondo, dove sentivano, che fosse Guerra; ed avevano tra loro alcuni obblighi di fratellanza con molta fede e cortesia osservati; ed il Costanzo328 rapporta, non esservi memoria, in tanta emulazione d'onore, che l'invidia o malignità avesse tra loro suscitata mai briga o discordia alcuna.
Ma in decorso di tempo avendo perduto Napoli ed il Regno il pregio d'esser Sede regia, per la lontananza de' nostri Re, non solo l'Ordine de' Cavalieri rimane oggi affatto estinto; ma anche sono estinti tutti questi altri nuovi Ordini di Cavalleria, e solo il nome di Milite è rimaso agli Ufficiali perpetui di toga del Re, come a' Reggenti della Cancelleria, al Presidente del Consiglio, al Luogotenente della Camera ed a tutti i Consiglieri e Presidenti di Camera, i quali dal Re nella loro creazione sono decorati di questo titolo, come quelli, che militano ancor essi329. E siccome i primi eran cinti di spada, così questi sono ornati di toga; alla qual milizia sono ammessi non pur i nobili, ma anche que' del Popolo di Napoli e dell'altre città del Regno, pur che siano Dottori; ond'è, che siccome ne' tempi di Carlo e degli altri Re angioini suoi successori tutti erano intesi all'arte della guerra, così oggi tutti alla milizia togata drizzano i loro desiderii; ed il di lor numero non pur pareggia, ma è di lunga mano maggiore di quello de' Cavalieri, che fiorivano a' tempi de' Re dell'illustre Casa d'Angiò.
CAPITOLO IV
Seggi di Napoli riordinati ed illustrati da Carlo
Napoli città greca (siccome fu detto nel primo libro di quest'Istoria) ebbe sin da' suoi principii i suoi Portici, ovvero Teatri, detti ancora Tocchi, li quali ora Piazze, ovvero Seggi s'appellano, così come l'ebbero tutte le altre città greche di queste nostre province, poichè non fu ciò pregio solamente di questa città, siccome altri crede. Essi non erano, che luoghi particolari delle città, per lo più vicini alle porte di quelle330, ove alcune famiglie nobili di quel rione, o quartiere s'univano a menar tempo allegro in conversando fra di loro, e con tal opportunità confabulare ancora e conferire de' pubblici affari, e d'altro bisogno della città, ed anche de' loro privati interessi; e poichè per lo più in quelli non solevano convenire se non gli sfaccendati, i quali vivendo nobilmente non stavano attaccati ad alcun mestiere o arte per vivere, perocchè veniva ad essi somministrato ciò che loro bisognava, o da' lor ampi e ricchi poderi, o dalla milizia, ovvero da qualche altra carica della Repubblica: perciò s'introdusse per questi Seggi come una divisione e distinzione tra cittadini, per li quali i Nobili si vennero a separare da' Popolani, i quali impiegati, o nello studio delle lettere e discipline, o nelle mercatanzie, o nelle arti meccaniche, o ne' lavori di mano, o nell'agricoltura, ovvero in altre opere di braccia, non potevano aver quest'ozio di convenir nelle Piazze a trattar co' Nobili de' pubblici affari, o d'altri bisogni della città.
I Greci non aveano città la quale non avesse queste ragunanze, ovvero sodalitadi, o Confraterie, ch'essi chiamavan Fratrie, nelle quali i cittadini per lo più convenivano per trattar i negozi. E Sigonio rapporta, che gli Ateniesi ne' Portici della loro città trattavano i loro affari. Nè altrimente si praticava a Cuma, città parimente greca, la quale teneva questi Teatri, ovvero Fratrie. Onde Pio II ne' suoi Commentari331 portò opinione, ch'essendo stati i Cumani i primi fondatori di Napoli, avessero essi ad imitazione della loro città istituiti questi Teatri in Napoli, ove i Nobili passeggiando, e quivi diportandosi, soleano trattare de' pubblici affari: Cumanos quoque Theatra, deambulationes, conventusque frequenter posuisse.
E non può dubitarsi, siccome altrove fu rapportato che in Napoli non fossero antichissimi, per la testimonianza di Strabone, il quale noverando i riti, e costumi greci, che ancor'a' suoi tempi riteneva questa città, fra gli altri, scrisse che siccome l'altre città greche, così Napoli avea questi Portici, che ancor'a' suoi tempi i Napoletani chiamavano con greco vocabolo Fratrie. E Varrone332 pur ne fece memoria quando disse: Phratria, est Graecum vocabulum partis hominum, ut Neapoli etiam nunc. Ove Turnebo notò, ch'essendo Napoli città greca, a somiglianza d'Atene avea queste ragunanze particolari, e separazioni, dette Fratrie333.
Quanti di questi Seggi avesse prima avuti Napoli, Cammillo Tutini334 dall'antiche sue regioni e contrade, e da molti altri monumenti, con molta diligenza ed accuratezza andò ricercando; e veramente essendo costume de' Greci dividere le loro città in quattro parti, siccome d'Atene testifica Guglielmo Postello335, non è fuor di proposito il credere, che anche Napoli in quattro principali parti fosse ripartita: ciò che par, che si confermi dal nome istesso di Quartiere, che ancor oggi si ritiene. Ciascuna di queste quattro regioni, ovvero Quartieri, racchiudeva dentro di se molte altre regioni, ovvero Piazze minori, che sono come tanti membri, che formano il corpo della città. Queste quattro principali regioni non può difficoltarsi, che secondo l'antico sito di questa città fossero stati i Quartieri di Capuana, di Forcella, di Montagna e di Nido.
Il Quartiere di Capuana, così detto, perchè da questa contrada prendeasi il cammino verso Capua, oltre la maggior sua Piazza, abbracciava molte altre minori strade o vicoli, i quali (siccome tutti quelli dell'altre tre regioni) per la maggior parte prendevano il nome, o dalle famiglie, che vi abitavano, o da' Tempj, o da altri pubblici edificj, che vi erano. Così in questo quartiere leggiamo i vicoli del Sole, e raggio di Sole, per lo famoso Tempio d'Apollo, che quivi era costrutto. Quelli di Dragonario, Corneliano, Corte Torre, di S. Lorenzo ad Fontes, delle Zite, Corte Pappacavallo, Ferraro, Santi Appostoli, da' Filimarini, de' Barrili, Gurgite, Rua de' Fasanelli, Caracciolo. Boccapianola, de' Zurli, de' Carboni, Manoccio e Rua de' Piscicelli.
Perciò, oltre il maggior Seggio di Capuana, erano in questo quartiere cinque altri Seggi minori, che presero il nome o dalle famiglie, che solevano ivi abitare, o da Tempj, ovvero dal nome comune di quel luogo dove erano fabbricati. Così in questo Quartiere leggiamo i Seggi di S. Stefano, di Santi Appostoli, di S. Martino; ond'è, che poi essendosi questo unito al maggior Seggio di Capuana, per conservarne la memoria, si vede dipinto questo Santo a cavallo nel muro del Seggio, il Seggio de' Melazzi e l'altro de' Monocci.
Il Quartiere di Forcella chiamossi dagli antichi Scrittori Regione Erculense, come chiamollo S. Gregorio nelle sue epistole336, perchè quivi fu fondato il Tempio d'Ercole; e talora Regione Termense, per le antiche Terme, ch'erano nel suo seno337. Come da poi si chiamasse di Forcella, non è di tutti conforme il sentimento. Alcuni vogliono, che fuori d'una porta, ch'era vicina a questa contrada, fossero piantate le forche per castigo de' malfattori. Altri perchè quivi fosse la scuola di Pitagora, che per impresa faceva una lettera biforcata, detta Ypsilon. Ma altri con maggior senno dissero, che quella forca, che sinora si vede scolpita in un antico marmo sopra la porta della chiesa di S. Maria a Piazza, dove anticamente era il Seggio, fosse particolar insegna del Seggio, che diede nome al quartiere.
Abbracciava questa regione molte altre regioni minori, ovvero vicoli, come l'Ercolense, Cupidine, Lampadio, Placido, Granci, Pizzofalcone, Regionario, Verde, di S. Epulo, Pubblico Bajano, Fistola, Corario, Termense, Capo d'Agno, Corte Bagno nuovo, Corte Greca, Sennarino, degli Agini, degli Orimini, di San Giorgio Cattolico maggiore, Cimbri, Pistaso.
Erano perciò in questo secondo Quartiere, oltre al maggiore di Forcella, ch'era posto avanti l'Atrio della chiesa, detta oggi perciò S. Maria a Piazza, due altri Seggi: quello de' Cimbri; e l'altro di Pistaso.
Il terzo Quartiere, ovvero Contrada fu chiamato di Montagna, ovvero di Somma Piazza, perch'era nella più alta parte della città. Fu detta ancora la regione del Teatro e del Foro; per aver nel suo recinto il Teatro ed il Foro; ed anche regione Palatina dall'antico Palazzo che ivi era, ove si trattavano i pubblici affari.
Le minori Piazze o vicoli di questa Contrada erano: il vicolo della Luce, Bell'aere, Circolo, Piazza Augustale, Piazza Segno, Sopramuro, Marmorata, de' Giudei, Casurio, Formello, Dodici Pozzi, Carmignano, Ferraro, Friggido, Burgaro, de' Tori, de' Maj, Vertecilli, Casatino, de' Marogani, de' Masconi.
Erano perciò in questa Regione, oltre il maggior Seggio di Montagna, detto anche di S. Angelo per essere allato della Parocchial Chiesa di S. Angelo, otto altri Seggi minori. Il I Seggio di Talamo. II dei Mamoli. III di Capo di Piazze. IV de' Ferrari. V de' Saliti. VI de' Canuti. VII de' Calandi. VIII de' Carmignani.
La quarta Regione è quella, che oggi diciamo di Nido, e che gli antichi nominavano Vestoriana e Calpurniana. Fu appellata ancora Alessandrina, o per la frequenza de' Mercatanti d'Alessandria, che venuti a Napoli a mercatantare dimoravano in quella regione, come vuole il Giordano, o per una Chiesa, che v'era dedicata a S. Attanagio Patriarca d'Alessandria, come stima il Tutini. Perciò si vede essere stata quivi collocata la statua del fiume Nilo, che diede poi il nome al Quartiere, e che oggi ancora il ritiene, ancorchè, corrotta dal tempo la voce, di Nido s'appelli.
Nel suo distretto ha più strade, o vicoli minori, che sono di S. Biase, Scorfuso, Fontanola, Capo di Monterone, Daniele, Cortegloria, Pretorio, Casanova, Camillo, Montorio, Scalese, Misso, degli Acerri, degli Offieri, de' Vulcani, Salvonato, Australe, Arco Bredato, Ficarolo, della Giosa, Celano, Quattropozzi, a due Amanti, del Sole e della Luna, Settimo Cielo, Capo di Trio, Don Orso ed Ursitato, e Corte Pagana.
Questa Contrada, oltre al Seggio maggiore di Nido, avea quattro altri Seggi minori. Quello d'Arco; l'altro di S. Gennarello ad Diaconiam; l'altro di Casanova vicino il Monastero di Monte Vergine, non già, come vuole il Costanzo338, che questo Seggio fosse il medesimo di quello di Portanova, e che mutasse il nome di Casa in Porta; e l'altro di Fontanola nel vicolo oggi detto di Mezzo Cannone.
Queste quattro regioni con l'altre minori Piazze, che le componevano, ebbero, siccome si è veduto, altrettanti principali Seggi, e gli altri minori erano diciannove, che uniti con que' quattro arrivavano al numero di ventitre. Tutti erano rinchiusi dentro le mura dell'antica Napoli; ma essendo stata questa città da varj Imperadori greci, sotto la di cui dominazione durò lungo tempo, ampliato ed allargato il suo recinto vennero perciò a rinserrarsi i Borghi e gli altri luoghi, ch'eran fuori di quella; onde s'accrebbero due altre regioni, che furono quelle di Porto, e l'altra di Portanova, ed in conseguenza due altri Seggi maggiori, oltre i minori, a' primi s'aggiunsero.
La regione di Porto, che anticamente era borgo fuori della città, chiamossi così, perchè stava vicino al mare dov'era l'antico porto della città. Abbracciava più minori contrade, chiamate: Morocino piccolo, Severino, Monterone, Bagno di Platone, Aquario, Fusario, Scotelluccio, delle Calcare, della Lopa, Media, ovvero Melia, Rua de' Caputi, Serico, Volpola, Griffo, Appennino di S. Barbara, Albina, Petrucciolo, Cervico.
Oltre il suo Seggio maggiore di Porto, teneva due altre Seggi minori, quello d'Aquario così detto per l'abbondanza dell'acque, ch'era in quella contrada; e l'altro de' Griffi, che prese tal nome dalla famiglia Griffa di quella Piazza.
Il Quartiere di Portanova era prima detto di Porta a mare, per una Porta antica della città, ch'era dalla parte del Mare; ma ampliata la città, nelle nuove muraglie si fece una nuova Porta, onde prese poi questo nome. Racchiude queste minori contrade: Patrociano, Appennino de' Moccia, de' Costanzi, de' Grassi, S. Salvatore, Acciapaccia, Giorgito, Alburio, Barbacane, Sinocia, Porta de' Monaci, Ferula, delle Palme.
Oltre il suo maggior Seggio, ve n'erano due altri minori: quello degli Acciapacci, e l'altro de' Costanzi.
Erano adunque a' tempi del Re Carlo I d'Angiò 29 Seggi in questa città, sei maggiori e ventitrè minori, come si è detto.
Tutti questi Seggi, ed in cotal maniera disposti, trovò Carlo, quando si rese padrone di Napoli e del Regno; onde non è punto vero ciò, che alcuni Scrittori sognarono, che Carlo I d'Angiò istituisse i Seggi in Napoli, come ben a lungo, e coll'autorità di pubblici ed antichi monumenti dimostrò il Tutini339. Non è punto ancora vero, che questo Re di 29 ch'erano, gli avesse ridotti ne' soli cinque, che sono al presente; poichè dalle scritture rapportate dal medesimo, si vede chiaro, che anche a' tempi del Re Carlo II suo figliuolo, e di Roberto suo nipote non s'erano ancora uniti. Siccome non deve riputarsi Carlo autor della divisione tra la Nobiltà ed il Popolo, quasi che egli fosse stato il primo a separare in questa città i Nobili da' Popolari; essendo chiarissimo, che in tutti i tempi, così de' Romani, come de' Goti, de' Greci, dei Longobardi, Normanni e Svevi, furon sempre in Napoli divisi i Nobili dal Popolo, come da molti marmi rapportati dal Grutero340, dall'epistole di Cassiodoro341, da quelle di S. Gregorio M.342, d'Innocenzio III e d'altri romani Pontefici343 si è potuto notare ne' precedenti libri di quest'Istoria.
Nè Carlo ne' Seggi medesimi separò i Popolari dai Nobili, quasi che quelli promiscuamente, e di Nobili e di Popolari si componessero: poichè, siccome ben pruova il Tutini344, que' Seggi di soli Nobili si componevano, e de' primi della città, ancorchè non si praticasse quel rigore, che s'usa oggi, di non ammettere in essi i Popolani; come spesso si faceva allora, quando o vivessero nobilmente, o imparentati con Nobili, o d'altra prerogativa cospicui ne fossero stati stimati meritevoli.
Carlo solamente gli rese più cospicui e chiari, dando loro marche più notabili di distinzione dal Popolo, e rendendogli più eminenti ed illustri sopra gli altri Seggi delle altre città del Regno; onde la Nobiltà di Napoli si rese similmente più chiara ed illustre sopra la Nobiltà di tutte l'altre città del Regno. E ciò avvenne per più cagioni.
Primieramente per aver Carlo ornato quasi tutti que' Nobili col cingolo militare, facendogli Cavalieri; II essendosi per la di lui residenza renduta questa città capo e metropoli del Regno, concorrevano in essa tutti i Baroni del Regno, ed i maggiori Signori e Feudatari a dimorarvi, i quali per venire ammessi allora con facilità, anzi pregati, a que' Seggi, gli resero più numerosi, e cospicui; III dalla residenza dei maggiori Ufficiali della Corona e della Milizia, i quali illustrarono anch'essi quelle Ragunanze; perchè non volendo essere del Popolo s'arrolavano co' Nobili; IV i tanti Nobili franzesi e provenzali, che portò seco Carlo di Francia e di Provenza, i quali per essere stati premiati da lui con feudi e cariche pubbliche, fermati perciò in Napoli ed arrolati co' Nobili, resero più cospicue le loro Piazze, introducendosi in quelle molte famiglie franzesi: al che Carlo vi cooperava per altro fine, cioè per aver contezza di quanto in quelle si trattava.
E per ultimo, vivendosi in Napoli a' tempi di Carlo per collette, concedè questo Principe molte prerogative a' Nobili intorno a tali pagamenti, perchè volle, che contribuissero co' Popolari, ma che separatamente dal Popolo i Nobili le pagassero; onde i Nobili esigevano per la Nobiltà, ed i popolani per lo Popolo. E per allettare maggiormente la Nobiltà napoletana, nel primo anno del suo Regno confermò il privilegio concesso loro dal Re Manfredi, di dividersi tra essi la sessagesima parte del jus delle mercatanzie, ch'entravano in Napoli, tanto per terra, quanto per mare345: ciocchè fu una più distinta marca di divisione tra' Nobili, e que' del Popolo.
Ma tutte queste belle prerogative non poterono far tanto estollere la nobiltà di questi Seggi sopra tutti gli altri Seggi del Regno, e rendergli in quella maniera pregevoli, nella quale si vedono oggi, quanto i rigorosi regolamenti seguiti da poi intorno all'ammettere nuove famiglie, e l'essersi poi tutti questi ridotti a soli cinque.
Prima ne' tempi stessi di Carlo e degli altri Re angioini suoi successori, non vi era tanto rigore nelle aggregazioni: i Popolari e' Forastieri vi erano indifferentemente ammessi. Questo costume da tempi antichissimi traeva la sua origine; poichè Napoli come città greca, seguendo l'esempio de' Tebani, che come dice Aristotele346, a lungo andare ammettevano alla loro Nobiltà que' del Popolo, ch'erano ascesi a grandi ricchezze e quegli ancora, che per lungo tempo eran nobilmente vivuti, ed aveano lasciato il mercatantare, ed altri simili mestieri; riceveva le famiglie così nazionali, come forastiere, che per lungo tempo avean serbato il decoro della Nobiltà, e che per lungo tempo eran vivute con arme e cavalli. Così ne' tempi, nei quali siamo di Carlo I, Fusco Favilla vivendo nobilmente con armi e cavalli, fece istanza al Re di farlo contribuire co' Nobili, e 'l Re acconsente, dicendo: Eo quod vivit cum armis, et equis, contribuat cum militibus347. Il simile leggiamo di Marino di Madio, di Ademaro di Nocera, e di Nicolò Canuto cittadino napoletano348. E Carlo II suo figliuolo a M. Dono da Fiorenza commorante in Napoli l'ammise a qualsivoglia Seggio, e di poter contribuire cum militibus illius Plateae, in qua habitaverit, usque ad regium beneplacitum, ex gratia speciali349. E moltissimi altri esempi se ne leggono ne' regali registri, ammettendo i Re le famiglie ne' Seggi in tal guisa; poichè questa era la nota, che distingueva i Nobili da' Popolani; cioè che costoro contribuivano le collette col Popolo, e coloro colla Nobiltà.
Ma, tolte via le collette, cessa questo modo d'aggregar ne' Seggi; ed a' Nobili s'appartenne l'aggregare, i quali niente di rigor usando, ammettevano indifferentemente tutti quelli, che per lungo tempo erano nobilmente vivuti in Napoli, sì cittadini, come forastieri, che aveano contratta parentela co' Nobili, ed abitavano nel Quartiere di ciascun Seggio: così la famiglia Sassone vivendo nobilmente in Napoli nel quartiere di Portanova, ed imparentando co' Nobili di Piazza fu aggregata al Seggio di Portanova. E nel libro dei Parlamenti leggesi l'aggregazione fatta nell'anno 1480 di Giulio Scorciato, ch'era uomo nuovo in Napoli, allora venuto dalla Castelluccia, e perch'era Dottore e Consigliere del Re Ferrante, ed avea la casa nello tenimento della Montagna, lo chiamarono alla Congregazione dello detto Seggio. E questo era il consueto stile d'aggregare allora, leggendosi nel processo d'Ettorre d'Anagni con la Piazza di Nido, che così anticamente erano chiamati nelle Piazze quelli, che abitavano nello quartiero, gente ben nate, ricche, dotte, che viveano nobilmente, a dare il loro parere nella Congregazione delli Seggi350.
Quindi avvenne, che nelle cause di reintegrazioni, l'aver avute le case ne' quartieri a' Seggi vicini, era riputato alto possessivo di Nobiltà in quel Seggio, e così furono reintegrate molte famiglie, come la Pandona, e la Mariconda a Capuana; la Majorana a Montagna, la Mastrogiudice a Nido, e moltissime altre.
Da poi si vennero pian piano a restringersi le aggregazioni; poichè i Nobili delle Piazze infra di loro fecero alcuni stabilimenti, con ricercare altri requisiti, senza i quali non erano ammessi. Così i Nobili della Piazza di Capuana nell'anno 1500 per pubblico istromento conchiusero, che chiunque volesse essere ammesso nella lor Piazza, dovea esser Nobile di quattro quarti di nome e d'arme, senza alcuno ripezzo: che fosse legittimamente nato, e figliuolo di legittima persona: che per lungo tempo avesse praticato con Nobili, e con essi contratta ancora parentela: che non fosse macchiato di alcun vizio, che offender potesse la Nobiltà. La Piazza di Nido fece ancor essa molti altri Capitoli così in detto anno 1500 come negli anni 1507 e 1524. Quella di Montagna nell'anno 1420 pur fece i suoi, che poi nell'anno 1500 accrebbe d'altri, i quali tutti possono vedersi in Tutini. Siccome anche fecero i Nobili di Porto e Portanova, i Capitoli de' quali non si sanno, per essersi gli antichi libri di questi due Seggi perduti.