Kitabı oku: «Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5», sayfa 20
§. IV. Capitoli del Re Roberto
Questo Principe, che per la sua saviezza fu riputato un altro Salomone, ci lasciò ancora molte utili e savie leggi: di lui come Vicario di suo padre non ne abbiamo, ma solo quando fu incoronato Re. Il suo figliuolo Carlo Duca di Calabria costituito da lui Vicario del Regno, emulando la sua sapienza e giustizia, ne fece anche alcune in vita del padre. Fabio Montelione da Gerace438 scrisse, il Re Roberto in tutto il tempo di sua vita non aver fatti più che cinquanta di questi Capitoli; e questo numero veramente si vede nell'edizione vulgata; ma molti altri se ne leggevano nell'originai manuscritto, che, come rapporta de Bottis439, si conservava a suoi tempi da Baratuccio Avvocato fiscale; ed alcuni altri ne rapporta ancora Goffredo di Gaeta440 nella sua Lettura a' Riti della regia Camera della Summaria.
Cominciò Roberto a regnare nell'anno 1309, e le prime sue leggi furono eziandio dettate da Bartolommeo di Capua Protonotario del Regno, nel qual posto non solo fu confermato da Roberto, ma ingrandito d'altri onori, come colui, che l'avea così ben servito in Avignone nella famosa contesa che Roberto ebbe col nipote per la successione del Regno.
Fu Bartolommeo creato Logoteta e Protonotario del Regno nell'anno 1285, che fu il primo anno del Regno di Carlo II, e visse con questa gran dignità insino al 1328, anno della sua morte. Ricavasi esser quella accaduta in quest'anno dall'iscrizione del suo tumulo, che prima si leggeva nella maggior chiesa di questa città nella sua cappella, ov'è sepolto; e se bene sin da' tempi, ne' quali scrisse il Summonte441, questa lapide fosse stata altrove trasferita, si legge però l'iscrizione, oltre nel Summonte, in Cesare d'Engenio442, e nel Toppi443, in Pietro Stefano444, il quale scrisse in tempo, quando non era stata ancora di là tolta, dove fra l'altre cose si leggono queste parole:
Annis sub mille trecentis BIS ET OCTO,
Quem capiat Deus, obiit bene Bartholomaeus.
Ma non è da tralasciare che Pietro Stefano istesso portando in volgare questa iscrizione, traduce queste parole: Annis sub mille trecentis bis et octo, in cotal maniera: Nell'anno mille trecento sedici; donde si diede occasione al Summonte, a Pier Vincenti445 ed al Toppi, di scrivere anch'essi che Bartolommeo di Capua morisse nel 1316. Ciò che ripugnerebbe a tanti nostri Capitoli, che abbiamo del Re Roberto, istromentati per mano del Gran Protonotario Bartolommeo dopo l'anno suddetto, leggendosene del 1318, 1324 e 1326. Quindi altri446 interpetrarono in altra guisa quelle parole bis et octo, non già di sedici perchè avrebbesi dovuto dire bis octo, non già bis et octo; ma di ventotto; poichè secondo la goffaggine di que' tempi, al mille aggiungendo i trecento, ed a questi, due e poi altri otto, fanno appunto questo numero di 1328.
I primi Capitoli del Re Roberto sono quelli che istromentati per Bartolommeo di Capua cominciano dal terzo anno del suo Regno. Questi sono il Cap. Robertus etc. Ad quietem publicam, sotto il titolo, Ut Comites, et Barones, etc. stabilito nel terzo anno del Regno di Roberto, dove nella vulgata edizione evvi errore; poichè in vece di leggersi A. D. 1311, si legge 1326 che sarebbe non il terzo, ma il diciottesimo anno del Regno di Roberto. Il Cap. Robertus, etc. Privilegia, sotto il titolo, De oblationibus, privilegio Clericorum, etc. Il Cap. Robertus etc. Pro bono statu, sotto il titolo, De exceptione excommunicationis. Il Cap. Importuna petentis, sotto il titolo, De non creandis Judicibus in perpetuum. Il Cap. Robertus, etc. Ne per exemptionis, sotto il titolo, Quod testes excommunicati debent absolvi ad cautelam, che oggi noi diciamo, cum reincidentia. Il Cap. eodem studio, sotto il titolo, Quod in causis criminalibus, etc. Il Cap. Robertus, etc. Quia nulla legis, sotto il titolo, Quod Justitiarius possit cognoscere de civilibus causis Ecclesiae, etc. Il Cap. Robertus, etc. Nolumus, sotto il titolo, Quod Barones, vel Feuda tenentes, etc. Il Cap. Robertus, etc. Licet contra, sotto il titolo, Quod receptatores pari poena puniri debent, qua et malefactores. Il Cap. Statuimus, sotto il titolo, Quod liceat specialibus personis, etc. Il Cap. Robertus, etc. Frequenter ex abundanti, sotto il titolo, Confirmatio constitutionum per genitorem Regis Roberti editarum. Il Cap. Juris censura, sotto il titolo, Capitulum de arbitrio concesso Officialibus, che siccome a proposito notò De Bottis, fu dato per Bartolommeo di Capua nell'anno 1313. Il Cap. Robertus, etc. Si cum Sceleratis, sotto la rubrica Litera arbitralis, che porta la data del 1313, e l'anno quinto del Regno di Roberto. Il celebre Cap. Ad regale fastigium, sotto il titolo, Quod Justitiarius possit cognoscere de gravaminibus illatis per Praelatos, vel alias Ecclesiasticas personas, istromentato per Bartolommeo di Capua nell'anno 1314 nel sesto anno del Regno di Roberto, come accuratamente e senz'errore notò ivi De Bottis. Il Cap. Robertus, etc. Inter belli discrimina, sotto la rubrica, Capitulum contra exceptionem hosticam, etc. che nell'edizione vulgata porta una data scorrettissima, cioè dell'anno 1416 quando non pur Bartolommeo, ma Roberto, anzi la sua nipote Giovanna ed il suo successore erano morti, onde deve emendarsi e leggersi 1316. Il Cap. Robertus, etc. Pridem, per diversas, che siegue sotto la medesima rubrica. Il Cap. Robertus, etc. Ad consultationem Magistri Justitiarii, sotto il titolo, Quod accusatore desistente, Curia ex officio procedere potest. Il Cap. Robertus, etc. Exercere volentes, sotto il titolo, De componendo. Il Cap. Provisa Juris sanctio, sotto il titolo, Quod latrones, disrobatores stratarum, et piratae omni tempore torqueri possint. Il Cap. Robertus, etc. Quorundam expositio, che si legge tra' Capitoli del Re Carlo II sotto la rubrica, Litera super Justitia retardata. Il Cap. Robertus, etc. Ordinata justitia, sotto il titolo, Quod Bajuli Judices exerceant officia, etc. che fu fatto mentr'era vivo Bartolommeo di Capua, giacchè sopra questo capitolo si leggono le sue note. Il Cap. Robertus, etc. Salubrem statum, ovvero Frequenter ex abundanti, sotto la rubrica, Hoc capitulum est ad confirmationem Capitulorum factorum per Regem Carolum: ed il Cap. Robertus, etc. Alienationis actus, sotto la rubrica, Non est capitulum, sed litera declarans juris ambiguitatem, etc., istromentato pure per Bartolommeo di Capua, A. D. 1326, die 5 Decemb. 10 indict. Regnor. nostr. A. 18.
Questi sono i Capitoli stabiliti dal Re Roberto per tutto l'anno 1326, decimo ottavo del suo Regno, per mano di Bartolommeo di Capua suo Gran Protonotario. Se ne leggono ancora alcuni altri del medesimo Principe; ma poichè riguardano gl'interessi del suo regal patrimonio furono perciò istromentati non dai Protonotarii, ma per li Maestri Razionali, a' quali s'apparteneva la cura delle cose fiscali; poichè, siccome notò assai a proposito Pier Vincenti nel Teatro dei Protonotarii del Regno447, tale era lo stile sempre praticato eziandio da poi sotto il Regno degli Aragonesi. Questi sono il Cap. Robertus, etc. Novis morbis, sotto il titolo, De compilatione, et compositione rationum Officialium, istromentato in Napoli nel 1317, nono anno del Regno di Roberto per li Maestri Razionali, come si legge nella data: Data Neap. Per Magistros Rationales Magnae Curiae nostrae, A. D. 1317, die 20 Septembris, 1 indict. Regnorum nostrorum anno nono. Il Cap. Robertus, etc. Fiscalium functionum, sotto il titolo, De appretio, et modo faciendis in terris, et locis Regni; che parimente portano questa data: Datum Neap. Per eosdem Magistros Rationales Magnae Curiae, etc. A. D. 1333, die 7 Augusti, 1 indict. Regnorum nostrorum anno vigesimo quinto. Ed il celebre Cap. Apud Fogiam, sotto il titolo, Quid fiet mortuo Barone.
Tutti li Capitoli, che poi leggiamo stabiliti da Roberto, si vedono istromentati per Giovanni Grillo da Salerno Viceprotonotario del Regno, nelle date de' quali occorrono nell'edizione vulgata alcuni errori. Morto Bartolommeo di Capua nell'anno 1328, ancorchè il Re Roberto in vita del medesimo avesse innalzato al sommo onore di Protonotario Giacomo di Capua suo figliuolo con provvisione di 108 once d'oro l'anno, tanto che con esempio nuovo furono veduti in un istesso tempo due Gran Protonotarii; nulladimanco essendo Giacomo premorto al padre, estinto da poi Bartolommeo, carco di gloria e d'anni, questo supremo Ufficio per molto tempo rimase vacante, sin che nell'anno 1343 non fu provvisto nella persona di Ruggiero Sanseverino448. Intanto veniva esercitato da' Viceprotonotarii, onde dopo la morte di Bartolommeo, furono un dopo l'altro eletti Nicolò Frezza, Andrea Comino e Giovanni Grillo da Salerno; di quest'ultimo si veggono tutti i seguenti Capitoli del Re Roberto istromentati. I due primi si leggono sotto il titolo, De non procedendo ex officio, nisi in certis casibus, et ad tempus; e portano questa data: Data Neap. per Joan. Grillum de Salerno Juris civilis professorem, Vicesgerentem Protonotarii Regni Siciliae A. D. 1328 (come dee leggersi) die 10 Feb. 12 Indic. Regn. nostrorum anno 20. L'altro si legge sotto il titolo, De indebitatoribus victualium, et usuris, che porta la medesima data, come quello, che fu stabilito nel'istesso anno a' 24 del mese di luglio. Il quarto è il Cap. Ut inter subiectos, sotto il titolo, De prohibita portatione armorum; istromentato per mano del Viceprotonotario Grillo nell'anno seguente, che fu il ventesimo primo del Regno di Roberto; e deve emendarsi la data, che porta la vulgata edizione, ed invece di A. D. 1300 deve leggersi, 1329.
Sieguono da poi tre editti pubblicati da Roberto nell'anno seguente 1330. I due primi nel mese di maggio, ed il terzo in giugno. Il primo è sotto la rubrica: De non componendo super receptatione bannitorum cum Universitate, personisque singularibus. Il secondo ha questo titolo: Tenor secundi edicti, de damnis emendandis per Universitatem. Ed il terzo sotto la rubrica: Tenor tertii edicti, de familia Officialium qualiter esse debent. Portano questi editti le date giuste nell'anno 1330 ventesimosecondo anno del Regno di Roberto. Nel medesimo anno furono stabiliti due altri Capitoli, che si leggono, il primo sotto il titolo, De non componendo super crimine capitali, il secondo sotto l'altro, Quod possit Regis Curia in Terris non jurisdictionis.
Nell'anno seguente 1331 fu da Roberto per mano del Viceprotonotario Grillo stabilito quel famoso capitolo, col quale si proibiva l'estrazione de' carlini d'argento fuori del Regno, che si legge sotto la rubrica: De prohibita extractione carolenorum argenti de Regno; e deve emendarsi la data, ed in vece d'A. D. 1303 deve leggersi 1331 che fu il ventesimoterzo anno del Regno di Roberto.
Nel seguente anno 1332, fu pubblicato per mano del medesimo da Roberto quell'altro famoso editto, col quale per dar rimedio a' frequenti e scandalosi disordini, che in Napoli avvenivano per alcuni ribaldi, i quali sotto pretesto di matrimonio rapivano dalle loro case le vergini, avendo convocate le Piazze della città, proibì sotto severissime pene delitti sì enormi, del quale non si dimenticò il Summonte nella sua istoria, come quello, che contiene i cognomi di molti Nobili de' Seggi di Capuana, Nido, Portanova, del Mercato, di Porto, di Somma Piazza, di Salito, di Arco, e di S. Arcangelo. Si legge sotto la rubrica: Statutum contra Neapolitanos maleficos rapientes virgines sub colore matrimonii; e deve emendarsi la data, ed in vece di Regnorum nostrorum A. 14. leggersi, A. 24.
Nel 1334 furono stabiliti due altri Capitoli; il primo in agosto, ch'è sotto il titolo, De non componendo in delictis corporaliter puniendis; ed il secondo in ottobre, fatto per dichiarazione del medesimo, ch'e sotto la rubrica: De declaratione constitutionis prohibentis compositionem in criminalibus. Ambedue nella vulgata edizione portano giuste date, come quelle che esattamente notano l'anno ventesimosesto del Regno di Roberto.
Nell'anno seguente 1335 furono dal Re Roberto per Giacomo Grillo suo Viceprotonotario emanati cinque famosi e celebri editti. Il primo in gennaio di quest'anno, che si legge sotto il titolo, De revocatione occupatorum demanii regii ad ipsum demanium, deve correggersi la data, e leggersi: Data Neap. per Jo. Grillum A. D. 1335 die 16 januar. 3 indict. Regnorum nostrorum anno 27 non 26 come si legge nella vulgata. Il secondo sotto il medesimo mese ed anno, ch'è sotto il titolo: De pecunia Fiscali non tenenda per Officiales post amotionem ab officio: dove parimente deve la data correggersi e leggersi: Regnorum nostrorum A. 27. Il terzo si legge sotto la rubrica: De non recipiendis vassallis demanii in Terris Baronum. Il quarto sotto il titolo: Quod Clerici conjugati solvant collectas regias; ed il quinto sotto il titolo, Quod non extrahantur lignamina extra Regnum.
Sieguono da poi que' famosi Capitoli, donde alla violenza degli Ecclesiastici si dà riparo. Questi Capitoli, che volgarmente chiamiamo Rimedii, ovvero Conservatoriali, sono quattro. Il primo fu stabilito da Roberto in tempo che vivea il famoso Giureconsulto Bartolommeo di Capua, e da lui come Protonotario del Regno istromentato: comincia Ad regale fastigium, e fu da noi di sopra notato. Sieguono ora i tre altri pubblicati appresso. Il secondo comincia: Charitatis affectus, drizzato da Roberto a' Giustizieri d'Apruzzo ultra flumen Piscariae, e si legge sotto la rubrica Conservatorium pro laico contra clericum. Il terzo comincia: Finis praecepti charitas, drizzato a' Giustizieri di Val di Crate e Terra Giordana, e si legge sotto la rubrica: Conservatorium pro clerico contra clericum. Ed il quarto, che fu indrizzato al Reggente della Vicaria ed a' suoi Giudici, comincia: Omnis praedatio, e si legge sotto il titolo, De spoliatis pro laico contra clericum. Di questi Capitoli ci tornerà a noi occasione di diffusamente ragionare ne' seguenti libri, quando del Regno e della giustizia e sapienza di Roberto dovremo favellare; siccome delle Quattro lettere arbitrarie, che parimente riconoscono per Autore questo Principe, e che fra questi Capitoli l'abbiam semplicemente accennate.
Finalmente abbiamo di Roberto quell'altro suo famoso capitolo, col quale si prende cura e pensiero della riforma dell'Accademia napoletana; comincia: Grande fuit, e si legge sotto il titolo: De reformatione Studii Neapolitani, et interdicendo particulares Scholas in utroque jure ubilibet infra Regnum. Quell'altro capitolo che comincia, Pondus aequum, e che comunemente viene attribuito alla Regina Giovanna sua nipote, leggendosi sotto questa rubrica, Litera Reginae Joannae, credette De Bottis, che sia pure del Re Roberto, e testifica egli aver nel registro trovato concepito il principio del medesimo in cotal guisa: Robertus, etc. Justitiariis Principatus ultra Serras Montorii praesentibus et futuris, etc.
Nè dobbiam tralasciare un altro editto di Roberto, col quale fu proibito a' Chierici il portar armi, li quali, dopo essere stati tre volte ammoniti, se non si emenderanno, ordinò che fossero loro tolte. Non l'abbiamo tra questi Capitoli, ma sibbene tra le nostre prammatiche449. E se ora vediamo il contrario praticarsi, è parte abuso, parte perchè in processo di tempo fu accordata a' Vescovi la famiglia armata, di che altrove ci tornerà occasione di ragionare.
Questi sono i cinquanta Capitoli del Re Roberto, che abbiamo impressi nel corpo delle leggi del Regno, e che hanno presso di noi ne' Tribunali della città e del Regno tutta l'autorità e tutto il vigore; e tutto ciò che per le posteriori leggi non si trova corretto, o mandato in disuso, dobbiamo inviolabilmente osservare.
Sieguono ora i Capitoli del Duca di Calabria suo figliuolo, che fece mentre da suo padre gli fu dato il governo del Regno, creandolo suo Generale Vicario.
§. V. Capitoli di Carlo Duca di Calabria Vicario del Regno
Re Roberto, convenendogli di portarsi ora in Provenza, ora in Fiorenza o Genova, e sovente all'impresa di Sicilia, vedendo in Carlo suo figliuolo risplendere molte virtù, e sopra tutto la religione, la giustizia e la prudenza, quasi dall'adolescenza gli pose il governo di tutto il Regno in mano, creandolo suo General Vicario; ed egli adempì così bene, e con tanta lode e prudenza le sue parti, che il Re suo padre ne vivea sommamente soddisfatto. Egli pose in maggiore splendore e floridezza il Tribunale della Vicaria, creandovi per M. Giustiziere Filippo Sanguineto con provvisione di 150 once d'oro l'anno, assegnando ancora 90 once l'anno per istipendio di dieci uomini a cavallo e sedici a piedi per guardia e per maggior decoro di questo Tribunale450. Ebbe in costume ogni anno cavalcare per lo Regno per riconoscere le gravezze che facevano i Baroni ed i Ministri del Re a' popoli. E per mezzo di varii editti, che abbiamo inseriti tra' Capitoli del Re Roberto suo padre, diede savio provvedimento a molte cose riguardanti il buon governo del Regno e retta amministrazione della giustizia, della quale fu egli amantissimo.
Il primo de' suoi Capitoli si legge contro i Baroni ed altri recettatori di sbanditi e d'altri uomini facinorosi, che turbavano la pace del Regno, imponendo loro pena di morte e della perdita de' loro beni: fu questo drizzato al Giustiziere di Terra d'Otranto, ed istromentato per Bartolommeo di Capua, di cui, sopra il medesimo, abbiamo ancora alcune note, e porta la data, apud Hospitale Montis Virginis, Santuario allora reso assai celebre in Terra di Lavoro per la magnificenza e pietà de' Re angioini, dove sovente facevan dimora.
Il secondo, pure istromentato per Bartolommeo di Capua, è il celebre Cap. Ex praesumptuosae, che leggiamo sotto la rubrica: Quod Feudatario decedente absque legitima prole, possessio Feudi usque ad anni circulum in modum sequestri stet penes Fiscum. L'Autore di questo Capitolo fu Carlo II suo avo; ma poichè insino ad ora non era stato pubblicato, Carlo suo nipote per mezzo di questo suo editto ordinò, che quello si divulgasse, e che tenacemente si osservasse.
Sieguono tre altre sue Costituzioni dettate anche per Bartolommeo di Capua riguardanti il tempo ed il modo di darsi il Sindacato degli Ufficiali, che si leggono sotto la rubrica: Quod tempus syndicationis non labatur, donec acta sint compilata et assignata.
Ne sieguono appresso quattro altre, la prima comincia: Legem veterem Digestorum; la seconda: Voluntas libera; la terza: In forma sigilli; e la quarta: Accusatorum temeritas; tutte istromentate per Bartolommeo di Capua; e portano questa data: Dat. Neap. per Bar. de Capua. etc. A. D. 1324 die 8 febr. 7 indict. Regnorum Domini patris nostri anno 15.
Abbiamo un altro Capitolo di questo Duca tra quelli della Regina Giovanna, stabilito per lo Vescovo di Chieti in una lite che tenea con Roberto Morello, che comincia: Carolus illustris, etc. Ne personarum casu, etc. Fu parimente dettato da Bartolommeo di Capua nel mese di settembre dell'anno 1322.
Tra' riti della G. Corte della Vicaria si legge eziandio un altro Capitolo di Carlo, che comincia: Detestantes, sotto la rubrica, De supplendis defectibus causarum, drizzato a Giovanni de Aja, Reggente della G. Corte, e porta questa data: Dat. Neap. A. D. 1320 die 28 Decembris 3 indict. Regnorum dicti Domini patris nostri, anno 11.
Pure fra' Capitoli del medesimo se ne legge uno istromentato per li Maestri Razionali: si tratta in quello di cose fiscali attinenti al regal patrimonio, come di falsa moneta, fu fatto contro coloro che falsificavano i gigliati ed i carlini, e per questa ragione nella data non si legge il nome del Protonotario o Viceprotonotario, ma solo: Data per Magistros Rationales. Comincia: Carolus illustris, etc. Jam saepe, ed è sotto il titolo: De demolientibus et falsantibus Liliatos, Carolenos et incidentibus.
(Questi Gigliati, de' quali il Boccaccio, come moneta d'argento del Regno a' suoi tempi usitatissima, fa memoria, furono così chiamati da' gigli ivi impressi, siccome vedesi nel libro delle Monete del Regno di Napoli del Vergara Tavola 10, n. 7, e Tavola 11, n. 5, e ragguagliava il lor valore a quello del carlino).
Questi sono i Capitoli, che ci lasciò questo savio e giusto Principe, il quale essendo nell'anno 1328 premorto all'infelice padre; nè tenendo Roberto altro maschio, a chi insieme col titolo di Duca di Calabria avesse potuto conferire la carica di Vicario del Regno, riprese egli il governo del medesimo; e come abbiam veduto, molti altri Capitoli per mano del Viceprotonotario G. Grillo stabilì, insino che nel 1343 essendo morto senza maschi, lasciò il Regno a Giovanna I. sua nipote figliuola di Carlo: origine, che fu di molti disordini e confusioni nel Regno, tanto che così ella, come i suoi successori, regnando in continue agitazioni e sempre in mezzo alle armi, non poterono pensare alle leggi. Per questa cagione della Regina Giovanna non abbiamo se non che pochi suoi Capitoli, rifatti per gli Ufficiali, e buono stato del Regno, non che intendesse per quegli stabilir cose nuove, come ella stessa lo dice: Condita sunt Capitula infrascripta modica, et quasi nulla statuentia nova. Sed solum rememorantia, et reformantia jura antiqua et Capitula, quae per abusum malorum Officialium minime fuerunt observata modernis temporibus451. E degli altri Re angioini suoi successori, toltone quel celebre Capitolo di Ladislao, dove proibisce a' Notari vassalli stipulare istromenti de' loro Baroni; ed un altro della Regina Isabella come Vicaria del Regno, lasciata dal Re Renato suo marito, che si legge tra' Riti della G. Corte della Vicaria, non abbiamo legge o costituzione alcuna.
Ecco di quali leggi si compone il volume, che ora noi chiamiamo de' Capitoli del Regno; ecco i loro autori: Carlo I, Carlo II, Roberto, Carlo suo figliuolo, e Giovanna, uno di Ladislao, ed un altro d'Isabella.
Sin da che furono pubblicati, ebbero chi con note, e chi finalmente con pieni commentarii gl'illustrasse. Il primo fu Bartolommeo da Capua, che vi fece alcune picciole note. Giovanni Grillo da Salerno, anche famoso Giureconsulto di que' tempi, che dopo la morte di Bartolommeo fu Viceprotonotario del Regno. Il celebre Andrea d'Isernia pur vi fece alcune note. Nel Regno di Giovanna I. Sebastiano Napodano e Nicolò da Napoli; Sergio Donnorso, che fu M. Razionale della G. Corte e Viceprotonotario452, e Luca di Penna, anche vi notarono alcune cose. Seguirono da poi a far il medesimo Nicolò Superanzio, Pietro Piccolo da Monforte, Gio. Crispano Vescovo di Chieti, Fabio Giordano, Gio. Angelo Pisanello, Marc'Antonio Polverino, ed il Regio Consigliere Giacopo Anello De Bottis. Finalmente, per tralasciarne alcuni che vi fecero picciolissime note di niun momento, Gio. Antonio De Nigris di Campagna, città posta nel Principato citra, non ignobile Giureconsulto, negli ultimi tempi di Carlo V, e propriamente nell'anno 1546 alle note di Bartolommeo di Capua, di Sebastiano e Nicolò di Napoli, e di Luca di Penna, aggiunse i suoi più diffusi commentarii.