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Kitabı oku: «Istoria civile del Regno di Napoli, v. 5», sayfa 27

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§. I. Degli Ufficiali della Casa del Re

Gli Ufficiali della Casa del Re non bisogna confondergli con gli Ufficiali della Corona, de' quali si parlò nel libro XI di quest'Istoria. Quelli della Corona, non erano mutabili per ogni mutazione di Re, come questi, e la loro carica non era limitata in alcun luogo o provincia, ma si distendeva generalmente per tutto il Reame, e propriamente servivano lo Stato, non già la persona del Re: questi all'incontro servivano la Casa del Re, perchè assistevano giornalmente alla regal persona e perciò quelli, de' quali trattiamo, sono senza dubbio li più veri Ufficiali del Re, perchè dirittamente servono ed assistono la sua regal persona.

Bisogna ancora distinguergli dagli altri, che pure sono Ufficiali del Re, cioè da quelli, che hanno ufficii pubblici conferiti dal Re, come Giudici, ed altri Magistrati, perocchè questi non sono Ufficiali della Casa del Re, nè suoi domestici: ond'è, che nel dritto533 i domestici dell'Imperadore erano chiamati Palatini.

Prima tutti gli Ufficiali della Casa del Re aveano subordinazione agli Ufficiali della Corona; e ciascuno, secondo la sua carica, era subordinato a colui, ch'era nell'istesso rango di dignità. Per ciò gli Ufficiali della Corona aveano sotto di loro un sostituito, il quale continuamente assistesse nella Casa del Re e comandasse a' minori Ufficiali, siccome nell'antico Imperio vi era sotto ciascun grande Ufficiale un altro chiamato Primicerius Officii, il quale avea la dignità di Spettabile, allora che i Grandi Ufficiali aveano quella d'Illustri.

Così ancora in Francia, ed al di lei esempio, in Sicilia, i primi Capi si qualificavano Ufficiali della Corona e gli altri solamente sono qualificati per grandi Ufficiali o Capi d'ufficio della Casa del Re. Ma gli uni e gli altri anticamente nell'Imperio e nel Reame di Francia erano chiamati Comites, cioè compagni del Principe o più tosto suoi cortigiani, essendo chiamata in latino la Corte del Principe Comitatus534. Ma poichè nelle province e nelle città vi erano anche dei Conti, così chiamati, perch'erano scelti tra i principali cortigiani: per distinguer questi da quelli, ch'erano impiegati alle principali cariche della Corte, furon perciò i primi appellati Comites Palatini. Quindi è, che per ispecificare la qualità loro, si aggiunse al titolo di Comes il nome della loro carica, come Comes Palatii, Comes Stabuli, Comes Sacrarum largitionum; ond'è, che in Francia questi Ufficiali si dissero il Conte del Palazzo, il Conte della Stalla, per significare i cortigiani, che aveano carica del Palazzo e della Stalla, ovvero Cavallerizza del Re, di sorte che Comes significava un Capo d'Ufficio, o principale Ufficiale di compagnia, ed in fatti Comes Palatii è chiamato dal dritto, ed in Cassiodoro Magister Palatii. Quindi in Francia fu detto il Maestro della Casa del Re; e presso noi, gli altri Ufficiali della Corona, furono prima detti Maestri, come Maestri Giustizieri, M. Siniscalchi e poi Grandi Giustizieri, Gran Siniscalchi, Grandi Ammiragli, ec. Ed il titolo di Maestro restò solo agli Ufficiali minori, come a' Maestri Ostiarii: M. Panettieri: M. Razionali ec.

Or anticamente i grandi Ufficiali della Casa del Re erano sotto alcuni degli Ufficiali della Corona; ma da poi molti si sono esentati d'ubbidire ad altri, che al Re: ma non fu però che moltissimi non riconoscessero presso noi per lor Capo il G. Siniscalco, ch'è il medesimo, che in Francia si chiama il G. Maestro della Casa del Re, ed oggi di Francia, come vedremo dal novero di questi Ufficiali.

Era il G. Siniscalco, come si disse nell'XI libro di quest'Istoria, il G. Maestro della Casa del Re; ed intanto egli fu noverato tra gli Ufficiali della Corona, perchè quantunque la sua carica riguardasse il governo della Casa del Re, siccome la carica del G. Contestabile il governo della Guerra, quella del G. Giustiziero, della Giustizia, e l'altra del G. Camerario, delle Finanze; nulladimanco la sua autorità non era limitata da alcun luogo, o provincia, ma si distendeva per questo fine in tutto il Reame, nè era mutabile per ogni mutazione di Re, e si diceva perciò servire allo Stato ed al pubblico, e non già solamente alla persona del Re.

Egli era chiamato nell'antico Imperio Magister Officiorum, e per ciò teneva sotto di se più Ufficiali tanto grandi, quanto piccioli nella Casa del Re. I grandi finalmente furono esentati d'ubbidire ad altri, che al Re; onde sursero per ciò altri Ufficiali, i quali non possono dirsi della Corona, ma sì bene Grandi Ufficiali, come diremo.

Di questi Ufficiali della Casa reale di Napoli, Camillo Tutini535 ne fece solo un Catalogo di nomi, e ne promise un Trattato; ma non si è veduto poi alla luce; gli raccolse da' Capitoli del Regno, e dall'Archivio della Zecca, ch'è quello che contiene i fatti, e le gesta di questi Re angioini, nel Regno de' quali, e particolarmente in quello di Carlo II, se ne videro in maggior numero, perchè la sua Casa regale di Napoli ne fu abbondantissima. E poichè questo Principe, come Franzese, tutto faceva ad imitazione del Regno di Francia, molte cose v'introdusse a similitudine di quello, ciò che non solo nella sua Casa regale volle imitare, ma anche, come si vide, nelle chiese, ch'ei fondava, o arricchiva di sue rendite.

Del Tutini non sappiamo ciò, che uom se n'avrebbe potuto promettere; poichè in quel Catalogo non distingue gli Ufficiali della Corona, e quelli minori a coloro subordinati, dagli Ufficiali della Casa del Re e suoi subalterni. Noi avendo riscontrati questi Ufficiali della Casa di Napoli essere in tutto simiglianti a quelli della Casa di Francia, non ci apparteremo dall'ordine tenuto da coloro, che trattarono degli Uffici di quella Augustissima Casa.

De' Grandi Ufficiali

Gli Ufficiali adunque della Casa del Re erano divisi in grandi Ufficiali, e minori Ufficiali. I Grandi Ufficiali, che furono sotto il G. Siniscalco erano: il primo Maestro dell'Ostello, ovvero del Palazzo, che il Tutini chiama Maestro dell'Ospizio Regio, ed altri Siniscalco dell'Ospizio Regale. Il primo Panettiere, chiamato dal medesimo, Maestro Panettiere Regio, del cui ufficio abbiamo ne' Registri536 del Re Roberto, che ne fosse stato onorato da quel Re, Giacomo Ulcano, che fu Maestro Panettiere Regio. Il primo Coppiere; ed il primo Trinciante, ovvero Scalco del Re.

Sotto il G. Ciambellano, ovvero Cameriere Maggiore del Re, erano: il primo Gentiluomo di Camera, che presso il Tutini si chiama Maggiordomo della Casa reale: il Maestro della Guardaroba, che Tutini chiama Regio: il Maestro delle Cerimonie: il Capitano della Porta, detto dal Tutini Maestro Ostiario: il Conduttore degli Ambasciadori ed il Cameriere ordinario. Questi Ufficiali in Francia non ubbidiscono che al Re, tra le mani del quale fanno il giuramento, e deferiscono solamente per onore al G. Ciambellano.

Alcuni, come rapporta Carlo Loyseau537, sotto il G. Ciambellano mettono ancora il Primo Medico della Casa del Re, ed il Maestro della Libreria del Re; altri niegano a costoro il grado di G. Ufficiali, sol perchè sono, come i Franzesi dicono, de longue robe; ma vanno quest'ultimi di gran lunga errati; poichè i Medici del palazzo dell'Imperadore nell'antico Imperio erano del Comitato di essi, non altrimenti che tutti gli altri suoi Ufficiali e Conti Palatini. In Costantinopoli, da poi che per venti anni aveano in quell'Accademia con pubblici stipendii insegnato, erano ammessi in Palazzo e resi Conti, ed ascritti nella Comitiva del primo Ordine, non perchè insegnassero, ma perchè come Medici dell'imperial Palazzo, si dicevano ancor essi intra Palatium militare, come vengon qualificati dagl'Imperadori Onorio e Teodosio538. Questi però eran chiamati medici del sacro, ovvero imperial Palazzo, non già dell'Imperadore. Fu da poi accresciuta la lor dignità, quando il Principe fra essi trascelse uno per cura della sua persona, il qual chiamavasi il primo Medico del Principe e Giudice e primo di tutti gli altri Medici; e ciò fu introdotto non già da alcuno degl'Imperadori, ma dal nostro Teodorico ostrogoto Re d'Italia, come si legge presso Cassiodoro539, il quale così introduce a parlare questo Principe: Huic peritiae deesse Judicem, nonne humanarum rerum probatur oblivio? Et cum lascivae voluptates recipiunt Tribunum, hoc non meretur habere primarium? Habeant itaque Praesulem, quibus nostram committimus sospitatem. Sciant se huic reddere rationem, qui curandam suscipiunt humanam salutem.

Questo medesimo istituto si vide praticato nella Persia, dove il primo Medico di quel Re era insieme Capo e Giudice degli altri Medici, senza l'approvazione del quale niuno in Regno poteva esercitar medicina, e da' Persiani era chiamato Hakim Pasci540, siccome per la testimonianza d'Alpino, nella città del Cairo, il primo Medico, che tiene la medesima potestà, vien anche chiamato Hakim Fasci. Presso gli Arabi Hakim è l'istesso, che presso noi Sapiente, ovvero Dottore: quindi gli Spagnuoli per eccellenza chiamano il Medico Dottore: siccome i Franzesi, la Levatrice, che la noverano tra' Medici, chiamano Sage-femme.

Presso di noi primo Medico fu chiamato Protomedico, e nel Regno degli Angioini e degli Aragonesi spesso s'incontra di lui memoria; e nel famoso indulto della Regina Giovanna I, rapportato dal Summonte541, abbiamo, che in quel tempo era Protomedico Carlo Scondito, siccome nel Regno degli Aragonesi furono successivamente Protomedici Pannuccio Scannapeco, Silvestro Galeota ed altri, de' quali il Toppi nella sua Biblioteca fece catalogo. Teodorico gli avea conceduto grande autorità e prerogative: che tutti coloro, che esercitavan medicina, dovessero a lui render ragione, e conto della perizia del lor mestiere: che occorrendo tra' Medici discordia intorno alla cura degl'infermi, egli dovesse determinarla e starsi al suo giudicio: e per ultimo, ch'egli fosse il Medico del Principe542.

Eravi anche presso di noi il Protochirurgo, ma da poi fu quest'Ufficio estinto, ed unito al Protomedico, il quale è creato dal Re, o dal suo Luogotenente, e deve essere Regnicolo, ed ha la conoscenza non meno sopra i Chirurgi, che sopra le Levatrici annoverate tra Medici; e sopra gli Speziali, ch'egli crea, spedendo loro il privilegio, e visita le loro botteghe; e quella autorità, che Federico II diede per due Costituzioni543 a' suoi Ufficiali ed a' Medici d'invigilare, che i sciroppi, e gli elettuari, e gli altri farmaci fossero ben composti, la esercita ora egli, tassando il prezzo di quelli, ed è Capo perciò del Collegio degli Speziali, che chiamano degli Otto. Tiene Tribunale, ed insieme col suo Assessore conosce contro le Levatrici, Speziali ed altri suoi sudditi, e contro coloro, che medicano senza privilegio; ed è sottoposto al Tribunale della regia Camera della Summaria, ancorchè da' suoi decreti s'appelli al Tribunale del S. C.544.

Sotto il G. Scudiero, Ufficiale anche nell'Imperio d'Oriente conosciuto col nome di Scuterius, era il primo Scudiero, che Tutini chiama Maestro della Scuderia Regia.

Sotto il G. Cacciatore, fra' Greci annoverato pure tra gli Ufficiali del Palazzo di Costantinopoli, e chiamato Primus Venator, che noi diciamo oggi il Montiere Maggiore, sono il G. Falconiero, il Maestro dell'Acque e delle Foreste, di cui sovente ne' nostri Capitoli del Regno545 fassi memoria, e li quattro Luogotenenti della caccia.

Non bisogna cercare nell'antico Imperio questi Ufficiali; poichè i Romani, siccome ebbero l'esercizio dell'agricoltura e pastorizia, e la fatica della campagna in pregio, così disprezzavano la caccia; ond'è che da Salustio546 è annoverata la caccia tra' mestieri servili; e Tiberio notò d'infamia un Capitano d'una legione, perchè avea mandati certi pochi soldati a caccia547. Le cagioni vengono esaminate dal nostro Scipione Ammirato548, fra le quali non sono di leggier momento quelle di aver dovuto per prender diletto della caccia, allontanarsi le giornate da Roma, per essere questa città a molte miglia intorno circondata di ville, orti ed altre delizie, e perchè i Romani aveano tanti giuochi e spettacoli pubblici di gladiatori e diversi altri esercizi militari in casa, onde non bisognava loro ricorrere perciò alla caccia. All'incontro i Principi stranieri ch'essi chiamavano barbari, i Re de' Macedoni, i Re di Persia, i Re de' Parti e tanti altri, stimavano gran pregio l'essere valenti cacciatori; ma sopra tutti i Principi germani e settentrionali, li quali nella decadenza dell'Imperio soggiogarono l'Europa, ne furono vaghissimi; onde avvenne che presso i nostri Principi sia venuto in disprezzo l'esercizio della agricoltura e pastorizia, ed innalzato cotanto quello della caccia. Questi Popoli, come saviamente ponderò l'Abate Fleury549, vivevano in paesi coperti di boschi, ne' quali non aveano nè biada, nè vino, nè buone frutta, ond'era loro necessario di vivere di cacciagione, siccome fanno ancora i Selvaggi de' paesi freddi nell'America. Dopo aver passato il Reno ed essersi stabiliti in terre migliori, vollero trar profitto dalle comodità dell'agricoltura, dalle arti, e dal commercio, ma non vollero avervi l'applicazione. Lasciarono queste occupazioni a' Romani da loro soggiogati, ed essi mantennero i loro istituti, e quanto avvilirono l'agricoltura, altrettanto innalzarono la caccia, della quale gli antichi facevano molto minor caso. Eglino ne han fatto una grand'arte; e l'hanno portata perfino all'ultime sottigliezze, tanto che la caccia fu reputata la più ordinaria occupazione della nobiltà.

Fu reputata ancora proprio esercizio della profession delle armi, perchè avvezza gli uomini a levarsi per tempo, a sostenere i freddi ed i caldi, a lasciar il cibo ed esercitarsi ne' viaggi e ne' corsi, ed a soffrire i disagi, talchè potendo accadere il simile in guerra, non parrà così strano a sostenerli in campo. I Principi stessi eran persuasi, non esser per loro più utile occupazione che l'esercitarsi nelle cacce, così per assuefare il corpo a' disagi ed alle fatiche, come per imparare la natura de' siti, e conoscere, come sorgono i monti, come imboccano le valli, come giacciono i piani, ed intendere la natura de' fiumi e delle paludi: ciocchè arreca al Principe doppia comodità, sì perchè con quella via apparerà il sito del suo paese, onde può vedere che difesa gli si può dare, e sì perchè, con quello esempio può venire a notizia d'altri siti, avendo tutti i paesi una certa somiglianza infra di loro; la qual cognizione, e per condurre gli eserciti, e per trovare gli alloggiamenti, e per pigliare suoi vantaggi, e per altri rispetti può in vari tempi apportare molte e diverse comodità.

Quanto i nostri Principi o sian goti, o longobardi e normanni, ovvero svevi, fossero stati applicati alla caccia, si è potuto notare ne' precedenti libri di questa Istoria, e sopra tutti l'Imperador Federico II e Manfredi suo figliuolo che della caccia ne compilarono particolari libri. Le medesime pedate furon calcate da questi Re angioini, i quali avendo collocata la Sede regia in Napoli, nè essendo a que' tempi questa città circondata di tante ville ed orti, nè i suol piani ridotti a quella coltura che oggi si vede, ma racchiudendo la provincia di Terra di Lavoro ampie foreste e boschi, quindi il lor consueto esercizio era la caccia, onde molti Ufficiali si videro nella Casa regale di Napoli destinati per assistere al Re alla caccia, li quali aveano il lor Capo, chiamato il Gran Forestiere, il quale teneva sotto di se molti Maestri Forestieri, e questi aveano moltissimi Cacciatori a loro subordinati550.

L'autorità e giurisdizione di questo Ufficiale, chiamato da' nostri il Montiere Maggiore, nel Regno degli Angioini non si era distesa cotanto, quanto si proccurò allargarla da poi nel Regno degli Spagnuoli; poichè a questi tempi il Gran Maestro delle Foreste non estendeva la sua giurisdizione, che nelle foreste demaniali del Re. Ma da poi essendosi stabilita la caccia per regalia del Principe, si vede l'autorità sua non aver termine nè confine; tanto che concede egli licenza ai Cacciatori di portar armi, e cacciare per tutto il Regno (ancorchè i Baroni nelle loro investiture vengano pure investiti delle foreste, e ragioni della caccia) e tiene proprio Auditore e particolare Tribunale551.

De' Minori Ufficiali

I Minori Ufficiali erano così chiamati, non perchè fossero piccoli in se medesimi, ma comparati a' Maggiori, e grandi Ufficiali detti di sopra. Questi nell'antico Imperio erano chiamati Milizie, ovvero piazze ed ufficii di compagnia, perchè di ciascuna sorte ve ne erano più, a luogo, che li Gran Ufficiali sono quasi tutti unici nella loro spezie. Di queste milizie spesso nel Codice di Giustiniano, e nelle Novelle fassi memoria552; e ne trattarono accuratamente Giacomo Cujacio, ed Arnoldo Vinnio553 celebri Giureconsulti, riprovando l'opinione che sopra le milizie ex casu tenne Lelio Taurello.

Erano di due sorta. Gli uni dati a' Gentiluomini, e gli altri lasciati agli Ignobili.

Quelli ch'erano dati a' Gentiluomini, sono le piazze de' Gentiluomini di Camera; i Gentiluomini della Caccia: e quanto a' Paggi (detti dal Tutino Valletti), essi non tiravano salario, ma aveano la livrea solamente dal Re. I Gentiluomini della Camera, che nell'antico Imperio erano chiamati Decuriones Cubiculariorum, comandavano agli altri Ufficiali minori, ed erano in gran numero. I Gentiluomini della Caccia, erano quelli che assistevano al Re alla caccia, differenti dalli Cacciatori Regj, che sono plebei, ed hanno la cura di ordinare, ovvero drizzare la caccia. I Gentiluomini della Falconeria, i quali avevano il pensiero di qualche volo, differenti dagli Falconieri della Camera Regia, che sono quelli che avevano la cura di ordinar la caccia. Questi Ufficiali, come si è detto, non bisogna cercargli nell'antico Imperio, perchè gli Imperadori non erano applicati alla caccia, come furono i nostri Re.

I Ciambellani Regj, che scalzavano il Re, e lo mettevano in letto, ed erano nella Camera secreta del Re. Gli Arcieri delle guardie del Re. I Scudieri del corpo del Re. I Scudieri della Stalla del Re, chiamati dal dritto Siratores, ed in Francia detti Marescialli, termine alemano, che significa Ufficiale di Cavalli, the Tutino chiama Maestro della Marescallaria Regia: donde viene che noi chiamiamo ancora Maniscalchi quegli che medicano e ferrano i Cavalli: differenti dalli Marescialli degli alloggiamenti del Re.

I Marescialli della soprantendenza della guerra, li quali distribuivano alle milizie gli ospizj, seguivano il G. Contestabile, e gli Ufficiali succeduti nella loro carica si chiamarono Scudieri ed anche Scudieri di Stalla, a distinzione degli altri Scudieri del corpo del Re detti di sopra.

Vi erano ancora i Maestri degli stipendiarii Regj, i quali aveano la cura di tener conto degli stipendiati del Re, e presso noi è rimasto di loro ancor vestigio, leggendosi nella Chiesa di S. Niccolò a Pozzo bianco un'iscrizione, nella quale si nota il fondatore di quella essere stato Errico Barat, familiare del Re Carlo I ac stipendiariorum Regiorum Magistrum554. La di cui incombenza, siccome l'altra di distribuire alle milizie gli ospizj, appartenente a' Marescialli di guerra, si vide da poi a tempo degli Aragonesi e degli Spagnuoli, trasferita nel Regio Scrivano di Ragione, di cui favelleremo nel Regno di questi Principi.

Eravi il Maestro delle Razze del Re, che ora diciamo Cavallerizzo Maggiore, il qual Ufficiale a tempo degli Spagnuoli, come ivi diremo, innalzò grandemente la sua giurisdizione, ed ebbe pure proprio Uditore e particolar Tribunale.

Più numerose erano le milizie de' Secretarii del Re. Questi, che nell'imperio erano nella milizia de' Tribuni de' Notari, e chiamati ancora Candidati, come l'attesta Cassiodoro555, nel Regno di Sicilia riconoscevano il G. Protonotario per lor Capo, ch'era uno de' sette Ufficiali della Corona, come si disse nel libro XI di quest'istoria. Egli era il Capo de' Notari, e nell'Imperio era per ciò chiamato Primicerius Notariorum: avea la dignità Proconsolare, e dopo due anni d'esercizio diveniva illustre. Erano ancora nell'antico Imperio tre sorta o gradi di Notari, che sono apertamente distinti nel Codice di Teodosio556; i primi erano intitolati Tribuni Praetoriani et Notarii: e questi aveano la dignità de' Conti; i secondi erano semplicemente detti Tribuni et Notarii, e questi aveano la dignità de' Vicarii; finalmente i terzi erano chiamati Notarii familiares, ovvero domestici, i quali aveano l'ordine e dignità di Consolarità. Questi non bisogna confondergli co' Notari che ora diciamo, li quali erano tutto altro, ed erano chiamati Tabelliones, ovvero Tabularii, siccome fu da noi osservato nel riferito libro.

In Francia, secondo che rapportano gli Scrittori di quel Regno, parimente vi sono tre sorta di Notari del Re, chiamati ancora Secretarii ad esempio di Vopisco, il quale chiama i Notari dell'Imperio Notarios Secretorum, e nel dritto vengono chiamati a Secretis557. Sono perciò variamente appellati: Secretarii di Stato: Secretarii del Re: e Secretarii della Casa del Re. I Secretarii del Gabinetto si riferiscono alli Cartularii, Cubicularii, qui emittebant simbola, sive Commonitoria, come si dicono nelle Novelle di Giustiniano558. Erano in Francia sessanta i Secretarii del Re, Casa e Corona per far tutte le lettere patenti di Cancelleria. E come ch'essi spediscono i privilegi degli altri, era ben di dovere, che ne ottenessero tanti dal Re a lor beneficio.

Parimente nella Casa Reale di Napoli erano a' tempi degli Angioini molti di questi Secretarii e Notari del Re. Furonvi i Notari della Casa del Re, ed a questi tempi di Carlo II d'Angiò fu suo Notaio Niccolò di Alife, celebre Giureconsulto di quell'età. Vi erano i Maestri e Prepositi sopra le soscrizioni e signature delle lettere della Camera Regia: i Notari della Tesoreria Regia: il Sigillatore delle Lettere Regie: il Compositore delle Bolle Regie: ed altri Ufficiali minori della Secreteria del Re.

Fra questi Ufficiali dobbiamo annoverar ancora il Maestro dell'Armature Regie: il Maestro de' Palafrenieri: il Maestro degli Arresti: il preposito degli ufficii dell'Ospizio Regio: il Maestro Massaro: i Maestri Razionali della Camera Regia (fra quali, a' tempi di questo Re, furono Andrea d'Isernia e l'istesso Niccolò d'Alife) ed altri consimili, de' quali si tratta in più luoghi nei Capitoli di Carlo I e II d'Angiò559.

Sieguono nell'ultimo luogo i minori uffici lasciati agl'Ignobili: e sono quelli, che apprestano il mangiare del Re e de' Principi e de' loro domestici, li quali in Francia si chiamano li sette uffici, non per ragione della loro carica, ma a cagion delle cucine dove gli esercitano, e si chiamano uffici a casa del Re ed a casa de' Principi. Nelle due cucine, li Capi sono chiamati Scudieri di Cucina, e gli Aiutanti, Maestri Cuochi.

Così ancora coloro, che apprestavano il mangiare a' nostri Re ed a' Principi della Casa regale erano chiamati Prepositi della Cucina Regia e Maestri Cuochi del Re; onde si narra che que' tre Franzesi, Gio: Dottum, Guglielmo Burgund e Gio: Lions, che fondarono la chiesa e l'ospedal di S. Eligio, fossero stati tre Cuochi della Cucina del Re Carlo I.

Vi erano ancora i Prepositi della Panetteria, della Copperia, della Frutteria e della Buccellaria del Re; i quali aveano molti Aiutanti sotto di loro. Come ancora i Valletti del Nappo del Re ed altri molti Ufficiali subalterni.

A questa classe devono collocarsi i Vessilliferi Regi: i Portieri della Camera Regia: i Cacciatori Regi: i Falconieri Regi, cioè quei che avean la cura di ordinare e dirizzar le cacce ed i voli: i Custodi degli Uccelli Regi: i quaranta Soldati dell'Ospizio Regio ed altri simili minori Ufficiali.

Camillo Tutini nel Catalogo di questi Ufficiali minori rapporta alcuni, i quali non appartengono punto alla Casa Regale ed agli G. Ufficiali del Palazzo del Re; ma unicamente appartengono agli Ufficiali della Corona, a cui sono subordinati: come il Maresciallo del Regno: i Contestabili delle Terre e Castellani, che nella soprantendenza della guerra seguivano, ed erano subordinati al G. Contestabile: il Maestro del Porto Regio, e' Protontini, ovvero Portolani o Vice-Ammiragli, che appartengono al G. Ammiraglio: il Tesoriere Regio ed i Secreti delle province, che sono subordinati al G. Camerario; e li Giustizieri delle province, e quello degli Scolari, che riconoscevano per lor Capo e superiore il G. Giustiziero.

Di tanti e così illustri pregi era ornata la regal Casa di Napoli ne' tempi del Re Carlo II, il quale con ugual bilancia compartiva questi uffici per lo più a' Napoletani e Regnicoli, come si legge ne' regali Archivi, prezzando i vassalli di questo Regno non meno di quelli degli altri de' suoi paterni e materni Stati; e se alle volte leggiamo, che ne onorava ancora i forestieri di quegli Stati, non tralasciava però a Provenza, a Forch'Alquir, a Piemonte, di porvi Regnicoli e Napoletani con altrettanto di prerogativa, come si legge ne' medesimi Archivi, e come si vede in quei luoghi a molte insegne di Napoletani, che furonvi a governare560. Ed ancorchè tutto disponesse ad imitazione del Regno di Francia, e molto fosse inchinato al suo nativo paese ed a gratificar que' di sua nazione; con tutto ciò in cose di Stato non riguardò Nazione, ma s'atteneva al consiglio de' più prudenti e savi.

Ma quasi tutti questi Ufficiali, perduto ch'ebbe Napoli il pregio di esser Sede regia, sparirono, e nella loro suppressione sol alcuni ne rimasero; poichè nel Regno di Ferdinando il Cattolico, e più in quello degli Austriaci, essendosi introdotta fra noi nuova politia, sursero nuovi Ufficiali; e siccome quelli finora rapportati furono da' Re franzesi qua introdotti ad esempio di quelli di Francia, così a' Re spagnuoli piacque introdurne de' nuovi a similitudine di quelli di Spagna, de' quali ne' Regni loro si darà distinta e particolar contezza.

533.Tit. de Palatinis, et tit. de Castrens. Palatin. pecul.
534.L. 43 de testament. milit. l. 12 § ignominiosa, de re militari, l. de his, qui per met. etc.
535.Tutin. in princ. degli Uffic. del Regno.
536.Registr. ann. 1325 fol. 229 rapportato dal Summon. istor. tom. 2 pag. 440.
537.Loys. des Offic.
538.Cod. Theod. l. 1 de Comitib. et Archiatris Sacri Palatii, ivi: Archiatros intra Palatium militantes. L. 16. C. Th. de Medicis, et Professorib. ivi: Universi, qui in Sacro Palatio inter Archiatros militarunt, et Comitivam primi ordinis, vel secundi adepti sunt. Et l. 18 eod. tit.
539.Cassiod. 6 var. 19 in Formula Comitis Archiatrorum. V. Gothofr. in l. 1. C. Th. de Comitibus, et Archiatris.
540.Gabriel Chinon in notitia Orientis.
541.Summonte tom. 2 pag. 459.
542.Cassiod. loc. cit Goth. in C. Th. l. 1 de Comitib. et Archiatris.
543.Constitut. de Medicis. Constit. de Fidelium numero super electuariis, et syrupis statuendis.
544.V. Tasson. de Antefato, vers. 31 obs. 3. Tribun. XIX.
545.Capit. Regni, sub rubr. de Magistris, et Foresteriis, et sub Officialibus eorum. De Forestis antiquis, et novis.
546.Salust. in prooem Catilin.
547.Suet. in Tiber. cap. 19.
548.Ammir. Discorsi sopra Corn. Tacito, lib. 2. disc 1.
549.Fleur. de' Costumi degli Israeliti, par. 2 cap. 2.
550.Capit. Regni, de Magistris Foresteriis, et Subofficialibus eorum.
551.Tasson. de Antef. vers. 3 obs. 5. Trib. XXVII.
552.L. penult. C, de Collationibus, l. si quis 11. C. de proxim. sacr. scrin. lib. 12. l. ult. C. de pign. l. omnimodo 30 § 2. C. de inoff. testam. Nov. 53 cap. 5.
553.Cujac. ad Nov. 53. Vinnio tract. de Collationibus, cap. 13 num. 16 ad 19.
554.Engen. Nap. Sacr. fol. 173.
555.Cassiod. lib. 4 ep. 3.
556.L. 2, 3. Cod. Th. de Primic. Notar.
557.L. 9. C. Qui milit. pos.
558.Nov. 8, 24, 26, 27.
559.Capit. Regni sub rub. de offic. Magistrorum Massariorum, cum tribus seqq.
560.Costanz. lib. 3.
Yaş sınırı:
12+
Litres'teki yayın tarihi:
22 ekim 2017
Hacim:
500 s. 1 illüstrasyon
Telif hakkı:
Public Domain

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