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Kitabı oku: «Istoria civile del Regno di Napoli, v. 8», sayfa 29

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§. II. Monaci e beni temporali

Fu veramente cosa maravigliosa il vedere nel fine di questo secolo e principio del seguente, quanto crescessero le ricchezze de' Monaci, e quanto fosse grande la divozion de' Popoli, e precisamente de' Napoletani, in profondere i loro beni ed averi per maggiormente arricchirgli e proccurare nuove erezioni di Chiese e di Monasterj, nè si faceva testamento, dove non si lasciassero Legati, o si facessero altre disposizioni in loro beneficio. S'aggiunse ancora la pietà degli Spagnuoli, i quali oltre d'arricchire le vecchie, proccurarono, che s'introducessero nella città e nel Regno nuove Religioni. I Carmelitani Scalzi, che ebbero per istitutrice S. Teresa, la quale nel Convento d'Avila in Castiglia fece questa riforma, vi furono non men dagli Spagnuoli, che da' Napoletani, caramente accolti; e fu così grande la lor divozione verso costoro, che un Frate di quest'Ordine chiamato Fr. Pietro di nazione Spagnuola colle sue prediche, che faceva nella Chiesa dell'Annunziata di Napoli, raccolse di limosine da' Napoletani e da altri la somma di quattordicimila ducento ed ottantacinque ducati, onde di questo denaro potè comprare il palagio con giardini del Duca di Nocera, che ora lo vediamo trasformato in un lor maestoso Monastero, ed in una magnifica Chiesa sotto il titolo della Madre di Dio388. Si diffusero poi per tutto il Regno, e nel 1630 furono ammessi in Bari389, nella qual provincia fecero maravigliosi progressi.

Poco da poi, nell'entrar del nuovo secolo, vennero a noi da Genova cinque Monache Teresiane Scalze, le quali similmente favorite non men dagli Spagnuoli che caramente accolte da' Napoletani, unirono di limosine grosse somme di denaro, col quale comprarono il palagio del Principe di Tarsia per prezzo di sedicimila ducati, che ora si vede mutato in un ben ampio lor Monastero, con Chiesa sotto il nome di S. Giuseppe390. Si diffusero parimente per tutto il Regno, ed avuti questi Religiosi così uomini, come donne da' nostri Vicerè Spagnuoli in somma stima e venerazione, crebbero in ricchezze; ed accoppiandovi ancora la lor industria in procacciar Legati ed eredità giacchè, contra il loro istituto, furono, per via d'interpretazioni e dispense Appostoliche, resi capaci d'acquistar Legati ed eredità, stesero i loro acquisti in quello stato e grandezza che ora ciascun vede.

Pure i Fratelli della Carità, ch'ebbero per Istitutore il B. Giovanni di Dio, Portoghese, furono fra noi accolti con cortesia e carezze. Essi ci vennero da Roma, a richiesta della Nazione Spagnuola, e capitarono in Napoli l'anno 1575, essendo stati prima destinati al governo dello Spedale di S. Maria della Vittoria; ma insorte alcune differenze con quelli dello Spedale, furono costretti nel 1585 di là partirsi, e fu lor dato per abitazione l'antico Monistero e Chiesa di S. Maria d'Agnone, nella contrada di Capuana, e non molto da poi nel 1587, coll'ajuto de' Napoletani, comprarono il palagio della famiglia Caracciolo con alcune case contigue, dove fabbricarono il lor Monastero con l'Ospedale e Chiesa sotto il titolo di S. Maria della Pace391.

Una nuova Congregazione chiamata dell'Oratorio di S. Filippo Neri, fece ancor fra noi maravigliosi progressi. Fu fondata questa Congregazione in Napoli nell'anno 1592, sotto il Pontificato di Clemente VIII, essendo Arcivescovo di questa città Annibale di Capua. I Padri, che da Roma ci vennero per fondarla, abitarono, nel principio, nelle stanze degl'Incurabili; ma comprato il palazzo di Carlo Seripando, dirimpetto alla Porta maggiore dell'Arcivescovado per ducati cinquemila e cinquecento per contribuzione fatta da diversi Napoletani divoti, e trasmutatolo in una Chiesa, si trasferirono quivi: ma riuscendo angusto il luogo al numero della gente, che veniva ad ascoltare i loro sermoni, e crescendo in maggior copia le limosine, pensarono da' fondamenti erger una nuova e magnifica Chiesa, e di stender più ampiamente le loro abitazioni392. Edificio, che col correr degli anni si è reso il più ricco ed il più maestoso di quanti mai si ergessero in Napoli; e che ora gareggia con li più superbi e magnifici Palagi de' Principi; e le loro ricchezze sono giunte a tanta grandezza, quanto ciascuno, stupido, ammira.

I Servi di Maria ebbero a questi tempi fra noi più care ed affettuose accoglienze. Erano stati dal famoso Giacomo Sannazaro nell'anno 1529 invitati a servire una Chiesetta, ch'egli in Mergellina avea fabbricata sotto nome di S. Maria del Parto e di S. Nazario, alla quale per ciò costituì una dote di ducati 600 l'anno, con che otto Sacerdoti di quell'Ordine dovessero ivi assistere a' Divini ufficj. Ma a questi tempi da Giancamillo Mormile, erede del Poeta, fu la Chiesa ampliata, e siccome narra l'Eugenio393, a' suoi dì vi erano da 30 Frati di quest'Ordine, che la servivano.

Ma nel 1585 un Frate Servita Napoletano, chiamato Fr. Agostino de Juliis, avendo preso a censo il suolo da Ugo Fonseca, con limosine de' Napoletani, fabbricò in Napoli a quest'Ordine una nuova Chiesa, sotto il nome di S. Maria Mater Dei; indi Giambattista Mirto pur Servita, preso dall'amenità e bellezza del sito, ampliò non men la Chiesa, che il Convento, con fabbricarvi abitazioni più comode, come ora si vede394.

Pure i Camaldulesi a questi tempi fecero fra noi grandi progressi, per la liberalità di Giambattista Crispo. Teneva egli un ricco podere, vicino ad un'antica Chiesa, sotto il nome del Salvatore a Prospetto, per esser sopra un monte elevato, donde si scorge il Mar Tirreno coll'Isole intorno sino a Gaeta e quasi tutta intera Terra di Lavoro: costui, per aver da presso questi Monaci, ottenne Breve Appostolico, che questa Chiesa fosse data a' PP. suddetti, ed egli vi aggiunse molta parte del suo podere; e con suoi proprj danari nel 1585, diede principio alla fabbrica del Romitorio. Ad emulazione del Crispo, Carlo Caracciolo per la medesima fabbrica donò loro molta quantità di denaro; e D. Giovanni d'Avalos fratello del Marchese di Pescara nel suo testamento lasciò loro un Legato di 500 ducati l'anno per l'erezione d'una nuova Chiesa col titolo di S. Maria Scala Coeli. Il Marchese di Pescara erede, in cambio di questo Legato, lor diede diecimila ducati, onde il Romitorio fu ampliato e fatta la nuova Chiesa395.

I Cappuccini ancora a questi tempi, trassero a se la devozione de' nostri Napoletani, a' quali nell'anno 1530 fu conceduta dall'Arcivescovo Vincenzo Caraffa e dagli Eletti della città la Chiesa di S. Efrem, li quali erano stati in Napoli condotti da Fr. Lodovico di Fossombruno Marcheggiano, ancorchè altri lo facciano Calabrese396.

Ma nel 1570, essendo più cresciuta la divozione de' Napoletani verso questa Riforma, alcuni Cappuccini con le limosine da lor raccolte, e spezialmente da Gianfrancesco di Sangro Duca di Torre Maggiore e Principe di S. Severo, da Adriana Caraffa sua moglie e da Fabrizio Brancaccio famoso Avvocato di que' tempi, fabbricarono un ben grande Convento, sopra il suolo conceduto loro insieme con altri territorj adjacenti dall'istesso Principe con comode abitazioni; onde fu reso capace di gran numero di Frati, che vi dimorano, e fuvvi fabbricata ancora una convenevol Chiesa sotto il nome della Concezione397.

Degli Ordini antichi si ersero nuove Chiese e ben ampj Monasteri: i Domenicani colle limosine de' Napoletani, tratti da una miracolosa Immagine della Vergine, trovata in quel luogo, fecero il disegno, il quale poi fu condotto a fine con quella stupenda Chiesa e magnificentissimo Monastero della Sanità398. Ne fu eretto un altro ancor magnifico, con ampia Chiesa sotto il nome di Gesù Maria399. L'altro di S. Severo, e tanti altri. I Carmelitani ne costrussero degli altri, non meno che gli Agostiniani e quelli della Riforma de' Romiti di S. Agostino. Insino i Frati Minimi di S. Francesco di Paola ersero nel 1587 un nuovo e ampio Convento con magnifica Chiesa, sotto il nome di S. Maria della Stella400. Niente dico de' Gesuiti, gli acquisti de' quali e le fondazioni di nuovi Collegj e Case Professe erano nel maggior incremento. In breve non furon mai vedute tante frequenti e sì spesse erezioni di nuove Chiese e Monasterj e maggiori profusioni in donare, o lasciar alle Chiese, ed a' Monaci quanto quelle, che seguirono nel finir di questo secolo e il cominciar del seguente.

FINE DELL'OTTAVO VOLUME
388.Eugen. Nap. Sacra, pag. 602.
389.Beatil. Ist. di Bari, lib. ult. in fin.
390.Engen. l. c. p. 195.
391.Eng. Nap. Sac. p. 142.
392.V. Engen. Nap. Sacr. p. 127.
393.V. Eng. Nap. Sac. p. 663.
394.Eng. loc. cit. pag. 603.
395.Engen. loc. cit. pag. 668.
396.V. Engen. pag. 644.
397.Engen. fol. 601.
398.V. Engen. pag. 610.
399.V. Engen. fol. 597.
400.V. Engen. fol. 609.
Yaş sınırı:
12+
Litres'teki yayın tarihi:
22 ekim 2017
Hacim:
520 s. 1 illüstrasyon
Telif hakkı:
Public Domain
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