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4 Per una tipologia delle repliche brevi1

Sit autem sermo vester, est, est; non, non; quod autem his abundantius est, a malo est.

(MATTEO, 5,37)

4.1 Introduzione

Le repliche brevi, in particolare le risposte brevi a enunciati interrogativi, come per esempio le risposte olofrastiche sì, no dell’italiano, sono un settore molto delicato sia dal punto di vista descrittivo che da quello teorico e poco esplorato dal punto di vista tipologico1.

Delicatezza di trattamento e difficoltà di indagine tipologica sono dovute in buona parte al fatto che le repliche brevi, pur conoscendo, a seconda delle lingue, espressioni grammaticalizzate (si pensi di nuovo all’it. sì, no di contro all’uso, in latino, di una forma verbale eco di quella dell’antecedente e dell’avverbio di negazione frasale, come est e non nel versetto di Matteo riportato qui sopra), occorrono tipicamente nelle conversazioni e sono quindi oggetto di indagine per settori della linguistica più orientati verso l’uso (p. es. l’analisi del discorso) che verso il sistema.

A ciò si aggiunga la natura più testuale che frasale dei mezzi sia lessicali che sintattici grammaticalizzati per le repliche brevi, di nuovo oggetto di indagine sul fronte teorico della linguistica testuale e non su quello descrittivo, soprattutto per quanto riguarda la compilazione di grammatiche2.

Vedremo qui di discutere i principali punti pertinenti una tipologia delle repliche brevi, in grado di coglierne l’intera complessità. Dato il carattere di indagine preliminare, la discussione verterà su aspetti più di ordine generale e, in prospettiva descrittiva, principalmente sulle repliche di tipo negativo, le uniche per cui dispongo di una solida base di dati, costituita prevalentemente dalle traduzioni nelle lingue europee delle frasi 1, 2, 12-15, 34 del test sulle costruzioni negative elaborato da Paolo Ramat e dallo scrivente3.

4.2 Repliche e risposte

Il termine adottato di ‘repliche brevi’ si giustifica col fatto di voler comprendere tutta la complessa fenomenologia delle reazioni al discorso di altri interlocutori a prescindere dal tipo di enunciato che alla replica fa da antecedente e che può essere sia di tipo interrogativo polare (ma non parziale, che richiede cioè solo singole informazioni), sia dichiarativo, sia imperativo. Cfr., in italiano, la possibilità di rispondere sì/no ai seguenti enunciati:


Si pensi anche a esempi inglesi quali:


Le risposte ad enunciati interrogativi sembrano essere più basiche, o più prototipiche: come mostrano gli esempi dall’italiano e dall’inglese riportati qui sopra, i mezzi per la risposta breve a enunciati interrogativi vengono utilizzati anche per le repliche brevi ad asserzioni e a comandi, mentre non vi sono forme di replica breve usate prevalentemente con questi due tipi di enunciato che si usino anche per le risposte. I dati a disposizione finora non permettono però di verificare appieno questa che rimane un’ipotesi di parametro tipologico, cioè il grado e i limiti dell’uso di repliche grammaticalizzate anche al di là delle risposte a domande polari1.

Oltre che nei confronti degli antecedenti, le repliche brevi devono essere definite anche rispetto alla gamma di mezzi che le possono realizzare. Centrali sono, a questo proposito, le forme grammaticalizzate di replica che veicolano la polarità positiva o negativa e la cui interpretazione dipende dall’intero enunciato antecedente, come le profrasi (it. sì, no; fr. oui, non, si; ted. ja, nein, doch; rus. da, net ecc.) e altri tipi di ellissi incentrati sul verbo (o sull’ausiliare) dell’antecedente. Per esempio (cfr. questionario citato sopra, 1):


Non pertinenti sono invece le repliche costituite da informazioni aggiuntive rispetto all’antecedente o da commenti di vario genere. In italiano, p. es.:


Statuto intermedio hanno gli avverbi modali epistemici. Quelli che segnalano il massimo grado di probabilità epistemica (certamente, naturalmente, sicuramente, e, in italiano, anche l’aggettivo certo in funzione avverbiale), pur potendo costituire la replica enfatizzata di polarità positiva, si pongono più verso il tipo meno pertinente rappresentato da elementi che aggiungono informazioni (anche se del particolare tipo modale epistemico) al contenuto proposizionale dell’antecedente. Quelli che invece segnalano un grado di probabilità incerto (probabilmente, ma soprattutto forse), pur appartenendo alla stessa categoria sintattico-semantica (per la quale v. Conte 1987), costituiscono un insieme di espressioni lessicali più vicino a quello delle repliche grammaticalizzate, segnalando un punto intermedio tra la polarità positiva e la polarità negativa di queste (p. es. in it. sì-forse-no; in ingl. yes-maybe/perhaps-no).

4.3 Paralinguistica e cinesica

Sul piano dell’espressione, in molte lingue le repliche brevi sono veicolate, oltre che da mezzi di natura strettamente linguistica, come le profrasi dell’italiano, anche da mezzi di natura paralinguistica e cinesica, che possono accompagnare o sostituire i primi.

I mezzi di questo tipo sono di solito condivisi da comunità con lingue diverse ma geograficamente contigue, come nel caso della consonante avulsiva dentale sorda [ʇ] per “no”, diffusa in vaste zone dell’Europa meridionale e dell’Africa presso parlanti lingue il cui inventario fonetico, come nel caso dell’italiano, non ha consonanti di questo tipo (Canepari 1979:89, Poggi 1981:60); o ancora nel caso del rifiuto segnalato facendo oscillare da destra a sinistra e viceversa l’indice sollevato verso l’alto o inclinando la testa leggermente all’indietro con eventuale protrusione delle labbra1.

Anche se questi fenomeni non possono essere compresi tra i parametri tipologici pertinenti, esulando dal sistema linguistico vero e proprio, è comunque interessante notare la possibilità di parziale grammaticalizzazione di repliche con sovrapposizione di mezzi di espressione linguistici e paralinguistici o anche formate con soli mezzi paralinguistici. Un esempio della prima possibilità è dato dallo yawelmani (citato in Sadock e Zwicky 1985:191), dove la profrase positiva ho:hoʔ è pronunciata con vocali nasalizzate altrimenti estranee alla fonologia e alla fonetica di quella lingua. Un esempio della seconda possibilità è fornito da molte varietà dell’inglese d’America, dove, a partire da elementi paralinguistici, si è costituita una coppia di espressioni bisillabiche per “sì” e “no”, distinte solo per la diversa distribuzione di tono alto, notoriamente estraneo al sistema, e, in subordine, di accento, cfr. uh-hùnh “sì” vs. ù(n)h-unh “no”.

4.4 Ellissi vs. profrasi

Tra le repliche brevi, le risposte a enunciati interrogativi sembrano essere patrimonio di tutte le lingue conosciute e la loro genesi potrebbe essere vista nella “grammaticization of a cultural prohibition against undue prolixity” (Sadock e Zwicky 1985:191). Sulla base di questa interpretazione in termini di massime conversazionali (Grice 1975), possiamo forse parlare delle repliche brevi come di un universale pertinente l’organizzazione pragmatica del discorso1.

Un primo parametro di confronto tipologico è rappresentato, a questo proposito, dalle strategie di costruzione della replica breve, che fanno uso sostanzialmente di due mezzi: l’ellissi e l’impiego di proforme, nel caso specifico di profrasi. Le lingue d’Europa che fanno uso esclusivo di frasi ellittiche2 sono una netta minoranza che dal punto di vista areale si pone ai margini del territorio linguistico europeo. Si tratta dell’irlandese (per cui v. anche l’esempio 5) e del gaelico di Scozia3 a (nord-)ovest e del finnico a nord-est. Cfr.


Come si può facilmente osservare dagli esempi (7-9), nel caso dell’irlandese l’elemento della frase di risposta non eliso è il verbo coniugato (sia pieno sia ausiliare), accompagnato dalla negazione nel caso di risposte negative. Il finnico mostra sostanzialmente lo stesso quadro, con la differenza che qui la negazione, come è noto, è codificata da un ausiliare particolare che ovviamente compare nella risposta in quanto forma verbale coniugata. In realtà il finnico possiede kyllä “certamente”, niin “così”, che possono costituire da soli risposta di tipo positivo. Esse non sono però da considerarsi profrasi vere e proprie, ma repliche del tipo avverbiale discusso sopra. Inoltre il loro uso sembra marginale, tanto è vero che vengono anche definite come particelle rafforzative della risposta positiva (Peters 1965:20). Il tipo (7-9) può essere definito anche tipo a replica eco, in quanto la replica consiste nella ripetizione del verbo coniugato presente nella domanda (cfr. Sadock e Zwicky 1985:109)4.

4.5 Le profrasi

Prima di addentrarci nei dettagli dell’applicazione che le lingue d’Europa fanno della seconda strategia di replica breve, che si esplica nell’uso di profrasi, è opportuno discutere alcune questioni rilevanti sia sul piano teorico che su quello descrittivo1.

L’analisi delle profrasi si pone giocoforza su tre livelli distinti: quello del contenuto da queste rappresentato, quello del comportamento sintattico che loro compete, quello della polarità che esse assegnano alla frase che rappresentano.

In termini generali le profrasi rappresentano una frase che ha lo stesso contenuto proposizionale di un enunciato presente nel contesto (immediatamente) precedente, ovvero, nel nostro caso, la profrase rappresenta la frase di replica a un enunciato interrogativo, dichiarativo, imperativo precedente, con cui condivide lo stesso contenuto proposizionale, come nell’es. (1)2. Dal punto di vista comparativo-tipologico questa caratteristica definitoria delle profrasi acquista rilevanza solo per i suoi legami con la polarità delle profrasi stesse, che prenderemo in considerazione tra breve (§ 4.9) e che rappresenta uno dei due parametri tipologici rilevanti, insieme a quello del comportamento sintattico delle profrasi nell’ambito delle singole lingue, cui rivolgiamo subito la nostra attenzione.

Il parametro di confronto del comportamento sintattico riguarda la possibilità, per le profrasi, di avere la stessa distribuzione delle frasi. L’italiano, da questo punto di vista, è un buon punto di riferimento, infatti le profrasi sì, no hanno le seguenti caratteristiche sintattiche3:


Queste quattro caratteristiche sintattiche delle profrasi sì, no dell’italiano possono servire come punti di orientamento per il confronto interlinguistico delle profrasi, fermo restando che alle profrasi di tutte le lingue che le posseggono dovrebbe essere comune il valore di frase dichiarativa nelle risposte a domande e, in secondo luogo, nelle repliche a enunciati dichiarativi e imperativi.

4.6 Distribuzione di profrasi ed ellissi in Europa

Dopo le osservazioni fatte nei paragrafi precedenti, possiamo opporre due tipi principali di repliche brevi, costituiti dal tipo a eco (o ad ellissi), già visto sopra, rappresentato in Europa da irlandese e finnico, e dal tipo a profrasi, rappresentato in Europa da quasi tutte le altre lingue, ovvero:


basco;
spagnolo, catalano, francese, occitano, italiano, reto-romancio e ladino, rumeno;
tedesco, neerlandese, frisone, danese, svedese, norvegese (bokmål), islandese;
albanese;
sloveno, serbo-croato, macedone, bulgaro, ceco, slovacco, polacco, belorusso, ucraino, russo;
ungherese;

Accanto ai due tipi principali esiste un terzo tipo intermedio, dove ellissi e profrasi si combinano in diversi modi. A questo tipo appartengono l’inglese, il portoghese, il neo-greco, che mostrano uso alternativo o combinato di profrasi e risposte ellittiche nel senso del tipo a eco. Per l’inglese si vedano gli ess. (2a, b, c), per il portoghese cfr.


(10a) Viste o João? – Não. “Hai visto João? – No”
(10b)
“Hai da accendere? – Sì/No”

Il neo-greco, secondo i dati forniti da Joseph e Philippaki Warburton (1987:13-14), oltre che con le profrasi naí “sì”, óchi “no”, può rispondere ripetendo il verbo della domanda se questo è intransitivo o transitivo accompagnato da un oggetto indefinito e con il verbo della domanda preceduto da un pronome personale appropriato se il verbo transitivo è accompagnato da un oggetto definito, cfr.


Il bretone possiede sia profrasi sia risposte ellittiche come l’irlandese, cfr.


Come si vede da (12b), il tipo a eco è in realtà imperniato sull’elemento più rematico (più “pertinent” nella terminologia di Press). Rispetto a inglese, portoghese e neo-greco, però, il bretone costituisce un caso a parte, in quanto il tipo ad eco è limitato alle risposte positive.

L’ultima delle lingue a possedere ambedue i tipi è il gallese, che di nuovo si configura come caso a sé, in quanto limita la profrase alle risposte a domande in cui il verbo sia coniugato al passato sintetico, cfr.


Si noti che la risposta negativa di (13b) non comporta la costruzione discontinua della negazione, usuale nelle frasi non ellittiche almeno per alcune varietà, p. es.


(14) D -ydy John ddim yn bwyta
NEG è John NEG in mangiare pesce
“John non mangia pesce” [quest. 5]

4.7 Profrasi negative in costruzioni comparative

Per quanto riguarda il valore che, nelle lingue che le possiedono, hanno le profrasi, in questa sede dobbiamo limitarci ai pochi dati che indirettamente ci mette a disposizione il questionario sulla negazione citato alla nota 3 e che, naturalmente, riguarda solo il comportamento delle profrasi con polarità negativa1.

L’uso prototipico delle profrasi negative sembra essere quello in funzione di risposta olofrastica a domande (forse anche di replica, in generale, ma al riguardo non abbiamo ancora dati attendibili): tutte le lingue con profrasi fanno uso di quella con polarità negativa per rispondere a domande come alla numero 1 del questionario citato.

La costruzione più eccentrica rispetto a questo uso (e anche la meno pertinente rispetto a questa funzione) è quella della frase numero 34 del questionario (Nelle gare di astuzia Ulisse era più spesso vincitore che no). A questa costruzione, rispondono con una profrase le seguenti lingue europee:


Come si può notare, la costruzione non è rappresentata in germanico, in celtico e in balto-finnico, ma negli altri gruppi linguistici ben poche lingue la ammettono (p. es., in romanzo, le lingue elencate ma non il catalano, il francese, l’occitano, il reto-romancio, il friulano e il rumeno). Le lingue riportate in corsivo nell’elenco hanno una sola forma per la negazione olofrastica e quella di frase (p. es. port. não; sp. no; bel., lit. ne; ungh. nem), ma questo non sembra in realtà favorire l’uso della profrase anche nella frase 34, come mostra il confronto con altre lingue che pure hanno la stessa forma per la negazione olofrastica e quella di frase, ma rendono 34 con traduzioni “libere”. Lo stesso vale per lingue come il reto-romancio o il russo, che, pur avendo una profrase distinta dalla particella negativa di frase, a differenza di altre lingue dell’elenco con la stessa caratteristica non sono in grado di rendere la costruzione di 342. Inglese e neerlandese usano per questa costruzione la stessa particella negativa di frase, cioè not (more often than not) e rispettivamente niet (vaker wel dan niet), una soluzione inquadrabile in una strategia di ellissi imperniata sulla negazione di frase.

4.8 Profrasi negative ed ellissi in costruzioni coordinate

La frase 2 del nostro test, cioè Giovanni mangia pesce, i suoi compagni no, era servita a rilevare in contesti contrastivi di questo tipo la rappresentazione, al negativo nel secondo membro del congiunto, della parte asserita del primo membro. L’italiano, come si può vedere, la rappresenta mediante una profrase rispetto a cui il SN funge da elemento topicale che ricorda una dislocazione a sinistra. Anche questa costruzione mostra una certa varietà di comportamento tra le lingue, anche se molto più regolare e istruttiva che non per la frase 34. Le diverse costruzioni si possono ordinare lungo un continuum a seconda dell’uso di profrasi o di altri mezzi di espressione.

(A) A un estremo di questo continuum possiamo porre le lingue che hanno la stessa forma per la negazione olofrastica e quella di frase e che usano questa forma, accompagnata dal SN, anche nella frase 2 del questionario. In riferimento alla costruzione esemplificata negli esempi, possiamo definire sinteticamente questo tipo come a = b = c. Cfr.


spagnolo
(15a) ¿Has visto a Juán? – No.
(15b) Juán come pescado, sus compañeros no.
(15c)
basco
(16a) Ikus -i duzu Jon? -Ez.
vedere PARTIC:PERF PERF AUX Giovanni NEG
(16b) Jon- (e)k arrain- a jan -ten
Jon ERG pesce DET mangiare PARTIC: PRES
du baina har -en lagun -e -k ez.
AUX ma quello GEN compagno DET ERG NEG
(16c) Jon- (e)k ez du arrain -ik jan
Jon ERG NEG AUX pesce PARTIT mangiare
-ten
PARTIC: PRES
ceco
(17a) Videl jsi Jana? – Ne.
(17b) Jan jí rybu, jeho spolecníci ne.
(17c) Jan nejí rybu.
ungherese
(18a) Láttad Johnt? – Nem
vedesti John no
(18b) John hal -at eszik, de
John pesce ACC mangia ma compagno
-ai nem.
3PL- PL no.
(18c) John nem eszik hal -at.
John non mangia pesce ACC

Per queste lingue è naturalmente necessario approfondire la questione se in b siamo di fronte a una profrase vera e propria o a una strategia di ellissi che faccia rimanere in superficie la sola negazione. Probabilmente i fatti prosodici sono indizio di una certa autonomia del morfema negativo negli esempi a e b nel senso delle profrasi: esso è infatti dotato di accento proprio nel caso delle risposte olofrastiche e spesso non lo è nel caso della negazione di frase. Ciò è chiaro in lingue come il ceco (ess. 17), dove il morfema di negazione di frase è anche scritto in un’unica parola con il verbo; nonché in lingue come il belorusso e il lituano, che negli esempi b (frase 2 del questionario), separano nella grafia il tema del morfema negativo tramite un trattino, cfr.


Appartengono a questo gruppo:


Dal punto di vista areale, abbiamo come zone compatte la penisola iberica (esclusa la Catalogna) e l’Europa centro-orientale con parziale inclusione dei Balcani (bulgaro ma non macedone) con l’enclave slovacca e l’esclusione, nell’est estremo, del russo.

(B) Da questo tipo estremo divergono alcune lingue che hanno per la risposta negativa olofrastica un morfema diverso da quello per la negazione di frase (impiegato anche nel caso della costruzione 2 del questionario), cioè che hanno a e b vs. c. Oltre all’italiano, si comportano in questo modo russo, neo-greco, albanese, maltese. Cfr.


Queste lingue, alcune delle quali, come p. es. l’italiano, hanno sviluppato profrasi nel senso pieno del termine, sono relativamente marginali nel contesto europeo e geograficamente contigue a lingue del tipo (A), di cui rappresentano una variante.

(C) Un terzo tipo, che rappresenta un’ulteriore deviazione rispetto al tipo (A), è costituito da tedesco, neerlandese e frisone, che hanno morfemi separati per la negazione di frase e quella di risposta olofrastica, ma nella costruzione in esame impiegano lo stesso morfema della negazione di frase, cioè una strategia di ellissi incentrata sulla negazione: a vs. b e c. Cfr.


tedesco
(25a) Hast du Hans gesehen? – Nein.
(25b) Hans isst Fisch, seine Freunde nicht.
(25c)
neerlandese
(26a) Heb je Jan gezien? – Nee.
(26b) Jan eet (wel) vis, maar zijn vrienden niet.
(26c) Jan eet de vis niet.
frisone
(27a) Hawwe io Jan sjoen? – Nee.
(27b) Jan yt fisk, mar syn maten net.
(27c) Jan yt net fisk.

Il reto-romancio costituisce un caso intermedio tra (B) e (C), in quanto, nella costruzione in esame, può inserire sia la profrase negativa sia altri morfemi di negazione, cfr.


Na è la profrase negativa (il morfema preverbale di negazione di frase è nu(n)); brich è il morfema postverbale di rafforzamento della negazione, paragonabile al nostro mica e obbligatorio in altre varietà di reto-romancio (cfr. Schwegler 1983 e la bibliografia di riferimento ivi citata); nüglia è anche il quantificatore negativo “niente”.

(D) Al tipo descritto in (C) si aggancia ora un quarto tipo, rappresentato emblematicamente dall’inglese, che risponde alle domande con una profrase e anche con il tipo di risposta breve ad eco incentrata su un ausiliare o un pro-verbo. Dal punto di vista della distribuzione dei mezzi di espressione, (D) è omologo ad (A), mancando di contrapposizione tra a, b e c. Cfr.

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