Kitabı oku: «Il regalo. Del vento tramontano fiabe italiane popolari / Подарок северного ветра. Итальянские народные сказки», sayfa 3
Le domande da rispondere
1. Perché il Re e la Regina misero la sua figlia in un bellissimo palazzo sottoterra?
2. Come sucesse che la ragazza capitò alla famiglia dei contadini?
3. Come la lattaia ha ucciso il giovane che l’ha baciata?
4. Quali condanne scegliero le figlie del Re per la lattaia?
5. Come era risuscitato il figlio del Re?
6. Cosa facevano gli innamorati rinchiusi nella torre?
7. Quali regali portò loro la lattaia dopo esser tornata dai genitori? 8. Quale regalo ha portato la lattaia alla figlia minore del Re e perché lo ha fatto?
Gallo cristallo
C’era una volta un gallo che andava girando per il mondo.
Trovò una lettera per strada, la raccolse col becco, la lesse; diceva: «Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino, andiamo alle nozze di Pollicino58.»
Il gallo si mette in cammino per andarci, e dopo pochi passi incontra la gallina:
– Dove vai, compare gallo?
– Vado alle nozze di Pollicino.
– Ci vengo anch’io?
– Se ci sei nella lettera. – E ci guarda; legge: – «Gallo cristallo, gallina cristallina…» Ci sei, ci sei: allora, andiamo.
E si mettonoin viaggio tutti e due59. Dopo un altro po’60 incontrano l’oca.
– Oh, comare gallina e compare gallo, dove andate?
– Andiamo alle nozze di Pollicino.
– Ci vengo anch’io?
– Se ci sei nella lettera, – e il gallo riapre la lettera e legge:
“Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa…” Ci sei; e andiamo!
Cammina cammina tutti e tre, ed incontrano l’anatra. – Dove andate, comare oca, comare gallina e compare gallo?
– Andiamo alle nozze di Pollicino.
– Ci vengo anch’io?
– E sì, se ci sei. – Legge: «Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa…» Ci sei: e be’, vieni anche tu!
Dopo un altro po’ incontrarono l’uccellino cardellino.
– Dove andate, comare anatra, comare oca, comare gallina e compare gallo?
– Andiamo alle nozze di Pollicino.
– Ci vengo anch’io?
– E sì, se ci sei! – Riapre la lettera: – «Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino…» Ci sei anche tu. – E si misero in cammino tutti e cinque.
Ecco che incontrarono il lupo, e anche il lupo chiese dove andavano.
– Andiamo alle nozze di Pollicino, – rispose il gallo.
– Ci vengo anch’io?
– Sì, se ci sei! – e il gallo rilesse la lettera, ma il lupo non c’era.
– Ma io ci voglio venire! – disse il lupo.
E quelli, per paura, risposero:
– …E andiamo.
Fatti un altro po’ di passi61, il lupo disse tutt’a un tratto:
– Ho fame.
Il gallo gli rispose:
– Io da darti non ho niente…
– Allora mi mangio te! – e il lupo spalancò la bocca e se lo inghiottì sano sano62.
Dopo un altro po’ di strada, ripetè:
– Ho fame.
La gallina gli rispose come aveva risposto il gallo, e il lupo s’ingollò anche lei.
E così fece con l’oca e così con l’anatra.
Rimasero soli il lupo e l’uccellino.
Il lupo disse:
– Uccellino, ho fame!
– E che vuoi che io ti dia?63
– Allora mi mangio te! – Spalancò la bocca… e l’uccellino gli si posò sulla testa.
Il lupo si sforzava d’acchiapparlo, ma l’uccellino svolazzava di qua, svolazzava di là, saltava su una frasca, su un ramo, poi tornava sulla testa del lupo, sulla coda, e lo faceva ammattire.
Quando il lupo si fu stancato per bene, vide lontano venirsene una donna con una canestra sulla testa, che portava da mangiare ai mietitori. L’uccellino chiamò il lupo:
– Se mi salvi la vita, io ti faccio fare una mangiata64 di tagliolini e carne, che quella donna porta ai mietitori. Perché lei, quando mi vedrà, mi vorrà acchiappare, io volerò via e salterò da una frasca all’altra. Lei poserà la canestra per terra, e tu potrai mangiarti tutto.
Difatti, venne la donna, vide l’uccellino così bello, e subito stese la mano per pigliarlo, ma quello s’alzò un tantino. La donna posò la canestra e gli corse dietro. Allora il lupo andò alla canestra e mangiò.
– Aiuto! Aiuto! – grida la donna. Arrivano tutti i mietitori, chi con la falce, chi col bastone, saltano sul lupo e l’ammazzano.
Dalla pancia saltano fuori sani e salvi il gallo cristallo, la gallina cristallina, l’oca contessa, l’anatra badessa, e insieme all’uccellino cardellino, vanno alle nozze di Pollicino.
(Marche)
Le domande da rispondere
1. Cosa trovò per terra il gallo?
2. Cosa c’era scritto nella lettera?
3. Perché tutta la compania ha permesso al lupo di unirsi a loro?
4. Quale furbezza ha combinato l’uccellino?
5. Cosa ha detto al lupo?
6. Come l’uccellino ha ingannato il lupo?
7. Come era salvata tutta la compagnia che… dove andava?
Pesce lucente
C’era un buon vecchio, cui erano morti i figli e non sapeva come campare, lui e sua moglie, anch’essa vecchia e malandata.
Andava tutti i giorni a far legna nel bosco65, e vendeva la fascina per comprare il pane, se no non mangiava.
Un giorno mentre andava pel bosco lamentandosi, gli si fece incontro66 un signore dalla lunga barba, e gli disse:
– So tutte le tue pene, e voglio aiutarti. Ecco una borsa con cento ducati.
Il vecchio prese la borsa e svenne. Quando si riebbe, quel signore era scomparso. Il vecchio tornò a casa e nascose i cento ducati sotto un mucchio di letame, senza dir niente alla moglie.
– Se li do a lei, finiscono presto… – E continuò ad andare nel bosco l’indomani come prima.
La sera dopo, trovò la tavola ben imbandita67.
– Come hai fatto a comprare tutta questa roba? – chiese, già in allarme.
– Ho venduto il letame, – disse la moglie.
– Sciagurata! C’erano cento ducati nascosti!
L’indomani, il vecchio andava per il bosco sospirando più di prima. E incontrò di nuovo quel signore dalla lunga barba.
– So della tua sfortuna, – disse il signore. – Pazienza: ecco qui altri cento ducati.
Stavolta il vecchio li nascose sotto un mucchio di cenere. La moglie il giorno dopo vendette la cenere e imbandì tavola. Il vecchio quando tornò e seppe, non mangiò neanche un boccone: andò a letto strappandosi i capelli.
Al bosco, l’indomani, stava piangendo, quando tornò quel signore.
– Stavolta non ti darò più danaro. Tieni queste ventiquattro rane, vendile, e col ricavato comprati un pesce, il più grosso che riuscirai ad avere.
Il vecchio vendette le ranocchie e comprò un pesce. La notte s’accorse che luccicava: mandava una gran luce che si spandeva tutt’intorno. A tenerlo in mano, era come tenere una lanterna.
La sera lo appese fuor dalla finestra perché stesse al fresco68. Era una notte buia, di burrasca. I pescatori che erano al largo69 non trovavano la via del ritorno tra le onde. Videro la luce a quella finestra, remarono dirigendosi verso la luce, e si salvarono. Diedero al vecchio metà della loro pesca e fecero con lui il patto70 che se avesse appeso quel pesce alla finestra ogni notte, avrebbero sempre diviso con lui la pesca della notte. E cosi fecero, e quel buon vecchio non conobbe più miseria.
(Abruzzo)
Le domande da rispondere
1. Dove la moglie del vecchio nascondeva il denaro?
2. Perché il vecchio non voleva dire alla moglie del denaro nascosto?
3. Che cosa ricevette il vecchio per la terza volta?
4. Che pesce capitò tra le mani del vecchio?
5. Cosa ne fece?
6. Grazie a che cosa si salvarono i marinai?
7. Che patto fecero loro con il vecchio?
Il bambino che diede damangiareal crocifisso
Un contadino timorato di Dio trovò un giorno nel suo campo un bambinello abbandonato.
– Povera creatura innocente, – disse, – chi sarà l’anima snaturata che ti ha lasciato qui al tuo destino? Non aver paura: io ti prenderò con me e t’alleverò.
Da quel giorno tutto cominciò a andargli a gonfie vele.71 Le piante erano cariche di frutti, il grano cresceva che era un piacere, la vigna dava buone vendemmie: insomma il contadino non era mai stato cosi fortunato.
Il bambino crebbe e più cresceva e più diventava un bravo bambino, ma vivendo in quella campagna sperduta, non aveva mai visto una chiesa né una immagine e non sapeva nulla di Nostro Signore né dei Santi. Un giorno il contadino doveva andare a Catania.
– Vuoi venire con me? – chiese al bambino.
– Come volete voi, massaro72, – rispose il bambino, e andò in città col contadino.
Quando furono arrivati vicino al duomo, il contadino disse:
– Io ora ho da andare per i miei affari. Tu entra in chiesa e aspettami lì finché non ho finito.
Il bambino entrò nel duomo e vide i manti ricamati d’oro, le tovaglie preziose sull’altare, i fiori, le candele, e stava a bocca aperta, perché mai aveva visto niente di simile.
Passo passo arrivò all’altare maggiore e vide il Crocifisso. S’inginocchiò sui gradini, e si rivolse al Crocifisso:
– Cumpareddu73, perché vi hanno inchiodato a questo legno? Avete fatto qualcosa di male?
E il Crocifisso fece segno di sì con la testa.
– Oh, povero cumpareddu, non lo dovete più fare, vedete come dovete soffrire adesso!
E il Signore fece di nuovo di sì con la testa74.
Così continuò per un bel pezzo75 a parlare con il Crocifìsso, finché non furono finite tutte le funzioni. Il sagrestano voleva chiudere la porta della chiesa, ma vide quel contadinello inginocchiato, davanti all’altare maggiore. – Ehi, tu! Alzati, è ora d’uscire!
– No, – rispose il bambino, – io resto qui, altrimenti quel poveretto rimane tutto solo. Prima lo avete inchiodato sul legno, e ora lo abbandonate al suo destino. Non è vero, cumpareddu, vi fa piacere che resti qui con voi?
E il Signore fece di sì con la testa.
A sentire il bambino che parlava a Gesù Cristo, e a vedere Gesù Cristo che gli rispondeva, il sagrestano, pieno di terrore, corse dal curato e gli raccontò tutto. Il curato disse:
– È certamente un’anima santa; lasciatelo in chiesa e portategli un piatto di maccheroni e un po’ di vino.
Quando il sagrestano gli portò i maccheroni e il vino, il bambino disse: – Mettete pure tutto lì, che vengo subito a mangiare.
Poi si voltò verso il Crocifisso, e disse:
– Cumpareddu, avrete fame, chissà da quanto tempo è che non mangiate. Prendete un po’ di maccheroni. – Prese il piatto, s’arrampicò sull’altare e cominciò a porgere forchettate di maccheroni al Signore. E il Signore aperse la bocca e sì mise a mangiare maccheroni. Poi il bambino disse:
– Cumpareddu, non avete sete? Bevete un po’ del mio vino, – e avvicinò un bicchiere di vino alla bocca del Signore. Il Signore allungò le labbra e bevve.
Ma quando ebbe diviso il mangiare e il bere con il Signore, cadde morto, e la sua anima volò in cielo e lodò Dio. Ma il curato era nascosto dietro l’altare, e vedeva tutto. Così vide che dopo aver diviso il mangiare e il bere col Signore, il bambino mise le braccia in croce e la sua anima gli si staccò dal corpo e prese il volo cantando.
Il curato corse verso il corpo del bambino che era rimasto steso davanti all’altare: era morto. Subito il curato fece annunciare in tutta la città che nel duomo c’era un santo, e lo fece mettere in una bara d’oro. La gente accorse da tutta la città e s’inginocchiò intorno alla bara. Anche il contadino venne, e nel corpicino dentro la bara d’oro riconobbe il figlio e disse:
– Signore, tu me l’hai dato e tu me l’hai tolto, e ne hai fatto un Santo! – Poi tornò casa sua, e tutto ciò che si metteva a fare gli riusciva76, cosicché diventò ricco.
Ma con il danaro che guadagnava faceva la carità ai poveri, visse una vita santa, e quando morì si meritò il Paradiso, così possa succedere a noi tutti.
(Catania)
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