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Kitabı oku: «Dell'Emancipazione civile degl'Israeliti», sayfa 2

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I

Non credo necessario entrare nella narrazione di fatti anteriori all'epoca delle Crociate. Basterà l'accennare che sin dai tempi degl'imperatori, vennero spesso avvolti gli Israeliti nelle persecuzioni medesime dei Cristiani, ed ebbero al paro di essi ad incontrare le torture e la morte. Quando poi l'Europa uscì da quello stadio che comprende l'invasione de' barbari ed il dominio delle prime dinastie dei loro re (stadio nel quale l'umana società era scesa al punto più basso al quale forse potesse arrivare), essendosi addensate allora più che in verun altro tempo le tenebre dell'ignoranza, e dilatato in ogni parte il regno della violenza la piena dell'iniquità e de' più atroci delitti; uscita, dico, l'Europa da quest'epoca funesta, parve sentisse generalmente il bisogno d'una grande espiazione d'una penitenza dura e travagliosa, non inferiore al cumulo dei delitti commessi, che pesasse ugualmente su tutta la vivente generazione: e l'Europa s'offriva spontanea alle due più gravi pene che si conoscano, l'esilio e la morte; e presa la Croce, si moveva verso Oriente.

Ma quel sentimento bollente di rimorso e di pentimento, quel grande atto di fede di tanti popoli, ebbe un carattere rozzo, ed anzi feroce, come gli uomini e l'età che lo professava: non si stimò poter fare abbastanza in onore di Cristo e della sua Religione, nè in esterminio e vituperio di tutti i suoi nemici: e s'incominciò dai più vicini, e che meno si potevan difendere; dagl'Israeliti: e quasi ogni partenza di Crociati ebbe a funesto preludio una popolare e tumultuaria strage di quegl'infelici.

La causa medesima produsse effetti, purtroppo! simili ed ugualmente atroci anche fuori dell'occasione delle Crociate. La Francia, la Germania, la Spagna, il Portogallo, l'Inghilterra, la Polonia, la Prussia, la Boemia, in diversi tempi ebbero le loro proscrizioni; ed il sangue degli Israeliti fu sparso, in onta del nome e del principio cristiano. Memorabili rimasero le stragi del 1096, 1146, 1306, 1389; alle quali sempre andarono unite taglie, espulsioni violente, ed ogni maniera di persecuzione.

L'Italia, culla di civiltà, sede di coltura, d'industria e d'ogni bell'arte nel medio evo, ebbe in que' remoti secoli men rozzo e feroce costume, e quindi non si macchiava, o in minor grado, delle crudeltà sopraddette; e le pagine della sua storia non vengono (salvo rare eccezioni) attristate dal racconto di stragi d'Israeliti. Bensì da molti suoi Stati vennero banditi, poscia riammessi. In Napoli soltanto il bando non ebbe nè revoca nè fine.

Roma, che generalmente fu pur la più mite delle città Italiane verso gl'Israeliti, ne fece tuttavia uccisione nel 1321. Ma il popolo, non i Papi, ne furono autori. Sedeva in Avignone Giovanni XXII, il quale, ad esempio di San Gregorio Magno, Innocenzo III, Innocenzo IV, Alessandro II, Alessandro III, d'Onorio III e d'Urbano V, scrisse e s'adoperò in favor degli Ebrei manomessi, vilipesi, taglieggiati e straziati generalmente allora da Principi e da Popoli. Altrettanta benignità usò cogli Israeliti, un secolo di poi, Martino V.

Ma la persecuzione violenta della spada e del fuoco dona spesso, e non toglie, vigore ed energia alle nazioni: bensì toglie ad esse queste nobili qualità l'astuta ed abbietta persecuzione della corruzione lenta, e della vessazione continua ed oscura, che dissecca ogni fonte di vita, tronca i nervi d'ogni virtù; contamina, onde aver pretesto di calpestare; e toglie così alle sue vittime non solo la difesa, ma persino il compianto.

Di cotali persecuzioni ne offrirono esempi, e ne provaron gli effetti, anco popoli non circoncisi.

Le progressive modificazioni di quello d'Israele, del suo costume, dell'insieme delle sue condizioni sociali, servon di prova alle suddette verità.

Avvolto nelle sanguinose vicende che abbiamo accennate nel medio evo, straziato, proscritto, cacciato di terra in terra come un gregge immondo, si temprava al fuoco della persecuzione; non perdeva, anzi fecondava e nutriva nel suo seno, il germe delle scienze, delle arti e di ogni sapere. La filosofia, l'astronomia, la medicina, la matematica, ebbero fra gl'Israeliti ardenti seguaci; e lo spazio compreso tra l'XI ed il XVI secolo, fu per essi l'epoca più luminosa della scienza e della letteratura. In Ispagna fiorirono sommi ingegni di codesta nazione; ed ebbe scrittori, siccome nota Ritter nella sua Storia, i quali furono parte importante degli studi filosofici del medio evo. Le famose tavole Alfonsine ebbero per autori dotti Israeliti; molti di loro per lunga serie furono archiattri pontificj; ed altri, adoperati da vari Principi in cose di Stato ed in ambascerie (fra' quali l'esule Abarbanel, dotto e nominato scrittore), corrisposero all'accordata fiducia con retto operare ed intemerata fede.

Il regno di Ferdinando ed Isabella, durante il quale fu decisa in Ispagna la lotta ostinata che da tanti secoli durava tra l'Islamismo e la Cristianità, vide la maggiore e la più tremenda di quante calamità avessero percosso il popolo d'Israele. Il grande Inquisitore Cardinal Torquemada imprese e condusse a fine l'enorme fatto di strappare 150 mila famiglie (circa 80,000 individui) alla terra ov'eran nate e vissute, e cacciarle alla ventura fuor de' confini del regno; e ciò col breve termine di tre mesi, senza concedere a quegli sbanditi di portar con loro oro nè argento. Fu veduto in quell'occasione «darsi una casa per un giumento, una vigna per una misura di panno o di tela»; ed un tanto numero d'infelici spogliati d'ogni bene, si sparse per i regni d'Europa, ove l'attendevano non men dure fortune. Parte veleggiò per Italia. Giunti a Genova, fu loro appena concesso di sbarcare al molo, ed ivi rimanere. Molti vi perirono di stento e di fame. Altri, confidatisi a scellerati padroni di nave, che piuttosto si mostrarono poi assassini o pirati, vennero traviati a spiagge lontane, e venduti come schiavi. Alcuni furon lasciati nudi sopra aridi scogli; ed i più, preferendo una pronta fine alla lenta agonia che li aspettava, si sommersero volontarj nel mare.

Quegli Israeliti invece, che per sottrarsi all'esilio ed a tutti i mali suddetti, aveano abbracciata la religione cristiana, erano vigilati dalle spie dell'Inquisizione, ed ove cadessero in sospetto di giudaizzare, tratti nelle carceri del tremendo tribunale. Ognun sa de' suoi roghi e de' suoi tormenti: ma non sanno tutti che in quel tempo si giunse (a Siviglia) persino a violare la santità de' sepolcri, col pretesto di disperdere anco le ceneri degli Israeliti, e col fine di rubare quanto di prezioso era stato sepolto coi loro cadaveri.

L'agitazione religiosa del secolo XVI, che tanti mali addusse all'Europa cristiana, fu cagione agli Israeliti di nuove e non minori sventure. Persecuzioni ed eccidi li colpirono negli anni 1541, 1554, 1559, 1574: nè il susseguente secolo sorse ad essi più mite; ma gli anni 1614, 23, 34, 48, 53, ricondussero su loro rinnovate le medesime crudeltà. Sino a un'età assai vicina alla nostra, al cominciare del secolo scorso, occorsero esempi di persecuzione brutale e violenta; e sotto il regno di Carlo I di Borbone, quegli Israeliti che, senza formar corpo o società separata, trovavansi in Napoli, ne furono per decreto del re interamente sbanditi.

II

Con questo fatto si poneva finalmente un termine alla violenta persecuzione informata della ferocia del medio evo; ma ne sottentrava un'altra più o meno aperta ed ostile, secondo il diverso carattere degli Stati e dei Governi Europei: persecuzione, come abbiamo osservato, assai più fatale ad un popolo, e più efficace a condurlo ad una morale e materiale dissoluzione.

Questa persecuzione non è però generale ora in Europa, ed anzi è quasi cancellata dalle leggi e dalle tradizioni popolari in molti Stati.

In Inghilterra gl'Israeliti hanno superato ormai ogni difficoltà. Essi ottennero la facoltà di venir nominati alla carica d'Alderman e di Sceriffo, e la pienezza del diritto municipale. Il primo collegio elettorale del regno ha ora presentato uno di loro alla camera de' Comuni: fatto gravissimo, se si consideri il vincolo che stringe la Chiesa stabilita col potere sovrano.

L'Olanda appena sottrattasi alla dura dominazione spagnuola, era stata agli Israeliti larga de' suoi favori. Mentre ancora durava nel resto d'Europa la loro oppressione, ottennero quivi gradi, uffici e titoli di nobiltà; e all'occasione si mostrarono buoni cittadini, ponendo le sostanze e la vita in difesa di quella terra che tanto s'era loro mostrata ospitale. Il nuovo regno de' Paesi Bassi si attenne riguardo ad essi alla medesima politica.

In Francia, dalla Rivoluzione in qua, agli Israeliti sono concessi que' diritti medesimi che possiede ogni altro cittadino.

La Spagna ed il Portogallo, che più d'ogni altro Stato si mostraron crudeli contro gl'Israeliti, seguono ora l'esempio de' più civili popoli dell'Europa occidentale; ed è fatto curioso il vedere l'Ordine d'Isabella la Cattolica, di quella regina che tanto inesorabile si mostrò contro gl'Israeliti del suo tempo, appeso ora sul petto d'un Toscano di loro fede.

Il resto dell'Europa, che pur finalmente anch'essa si veste di più giusto e mite animo verso gli Israeliti, offre nonostante ancor molti esempi d'oppressione e d'ingiuste esclusioni.

In Prussia, al tempo della guerra sostenuta con tanto onore per l'indipendenza contro Napoleone, gl'Israeliti al par de' Cristiani adempirono al primo fra i doveri del cittadino, combattendo virtuosamente l'invasione. I principi germanici, ed il re di Prussia in particolare, ebbero grandemente a lodarsi di loro; e con editti ad essi favorevoli, ne premiarono i portamenti, e vieppiù ne accesero lo zelo.

Ma venuta la pace, ristabilito l'antico stato, si mancò a questa come ad altre promesse: si tolse agli Israeliti il poter occupare altri uffici oltre quelli ottenuti nell'ora del pericolo, e il venire ammessi come professori nell'università. Queste esclusioni si vennero tuttavia a mano a mano temperando; ed ora, combattute dalla stampa e dall'opinione, posson tenersi come totalmente cessate.

Negli Stati ereditari austriaci, ed in alcune delle parti che compongono l'impero, le condizioni degl'Israeliti son sempre poco liete. Il marchese di Saint-Aulaire dovette interporsi per liberare i sudditi francesi dalla tassa di soggiorno in Vienna, e dalla giurisdizione del Judem-Bureau. In Gallizia soggiacciono a molte vessatorie restrizioni, qual è l'antico balzello posto sovra ciascuna famiglia in ragione del numero de' lumi accesi da essa sulla lampada Sabatica.

Gl'Israeliti di Cracovia hanno inutilmente implorata dal Consiglio Aulico la continuazione di quelle leggi che li reggevano sotto la spenta repubblica; e si trovan ridotti a circostanze peggiori.

In Boemia, contro il voto dell'alta cittadinanza, il governo rese più miti le leggi sugli Israeliti, che poteron persino acquistare titoli di nobiltà, e vennero liberati dalle imposte eccezionali che gli aggravavano. Una cattedra di lingua e letteratura Rabbinica venne istituita in Praga.

In Ungheria invece, ha opposto il veto al desiderio della Dieta di accordar loro l'emancipazione.

Il re di Baviera si mostra avverso alla rigenerazione degli Israeliti: la qual cosa è cagione di numerose emigrazioni.

In Sassonia vengon loro concessi molti diritti civili. Nell'università di Lipsia non occorre abiurare l'Ebraismo per occupare una cattedra.

I granduchi di Sassonia-Weimar e di Mecklemburgo hanno francato gl'Israeliti dalle tasse eccezionali.

Nel Wurtemberg sono pressochè emancipati: possono esser eletti deputati, e divenire anco ministri.

Nel Ducato di Baden si sta consultando e discutendo sulla loro intera emancipazione. La città d'Amburgo si dispone anch'essa ad ammetterli nel diritto comune: e nel regno di Annover vennero accettati al servizio militare.

La Svezia e la Norvegia si vengono disponendo ad una riforma delle leggi sugli Israeliti. Il ministero ha ordinata un'inchiesta sulla loro condizione; e lo Storthing di Norvegia, sovra 81 voti, n'ebbe 58 (fra' quali ve n'eran tre di Vescovi) in favor loro. A questi atti d'ammenda e di riconciliazione in Boemia, in Svezia ed in Amburgo, corrisposero tosto gli Israeliti. Zeda Kaucer, Heim e Benedictus, disposero per testamento di varj milioni in favore delle città alle quali appartenevano; e vollero che fossero applicati ad istituzioni utili, senza differenza di fede.

Il partito preso dall'imperatore Niccolò sul fatto degli Israeliti, mentre per un lato appare enorme e crudele, mostra per l'altro l'intento di toglierli ai traffici ed all'usure che esercitarono da tempi antichissimi in quelle regioni, e ne furono un grave flagello, onde renderli invece agricoltori e possidenti. Non ho dati bastanti per farmi un'idea chiara della questione; ed il darne anche un breve, ma determinato cenno, come ho procurato trattando d'altri Stati, sarebbe avventato, e perciò me ne astengo.

Il Sultano Abdul Medjid si mostra favorevole agli Israeliti, e tende ad assimilarli ai Cristiani di tutte le comunioni, in ogni loro contatto col Governo. Essi sono ammessi nel nuovo istituto di pubblica istruzione.

Venendo ora all'Italia, dobbiam riconoscere che se essa si mostrò meno avversa delle altre nazioni agli Israeliti nel medio evo, non si può darle il medesimo vanto ne' tempi moderni; ed ora soltanto, grazie al Pontefice riformatore, spunta per quel popolo perseguitato un primo albore di miglior avvenire.

Ciò mostra che i modi tenuti cogli Israeliti furono e sono in ragione della maggior o minore civiltà de' popoli. L'Italia perchè più civile delle altre nazioni nel medio evo, fu con essi meno crudele; rimasta in seguito addietro, giunse più tarda a sentire la giustizia e il dovere della loro emancipazione.

In Piemonte la più antica legge che si conosca risguardante gli Israeliti, è del 1430. Si vede però dal suo contesto, che doveano esistere provvedimenti anteriori. Nel 1551 gli statuti permisero agl'Israeliti di prestar denaro sovra stabili, che alla scadenza potevano anco ritenere in pagamento, soddisfacendo alle tasse comuni. Nel 1576 Emanuele Filiberto permetteva di più; ed era loro lecito esercitar medicina e chirurgia, col consenso dell'Arcivescovo e del protomedicato. (Editto 5 Giugno 1576.)

Carlo Emanuele confermava le dette concessioni nel 1603; e sin qui la condizione degli Israeliti era in Piemonte assai più comportabile che in altre parti d'Europa.

Le regie costituzioni promulgate nel 1723-29-70, toglievano le concessioni di Emanuele Filiberto e di Carlo Emanuele, e stabilivano vessazioni non usate sino a quel tempo. Divieto di fondare od ingrandir sinagoghe, e soltanto licenza di racconciar le esistenti. Divieto di posseder beni stabili, salvo quelli ad uso di propria dimora, e di cimiterj. Ove un Israelita venisse ad occupare stabili in estinzione d'un debito, dovea venderli dopo un anno.

La Repubblica e l'Impero francese restituirono agli Israeliti i diritti civili, e li resero eguali agli altri cittadini.

La Restaurazione del 1814 richiamò in vita le antiche costituzioni, e le loro condizioni divennero più che mai triste. Gli studenti vennero espulsi dalle università e dalle scuole; i laureati dovettero scegliere tra l'ozio e l'esilio; i possidenti ebbero cinque anni di tempo a vendere i loro stabili; ed ogni ufficio, sì comunale che governativo o militare, fu negato agli Israeliti, che vennero di nuovo rinserrati nel Ghetto. Quivi ridotti, per campar la vita, al più abbietto commercio, vennero al tempo stesso esclusi da ogni pubblica beneficenza: dovettero da sè pensare ai loro poveri, validi od infermi che fossero; all'educazione de' loro fanciulli, limitata alla più elementare istruzione; poichè, esclusi dalle università e dall'esercizio d'ogni professione, non avean nè modi nè scopo, onde divenir esperti in scienza od arte veruna.

Alcuni possidenti ottennero però, per grazia del re Carlo Alberto, una proroga al termine fissato per la vendita de' loro stabili; nè venne loro mai negato di fondar nuove sinagoghe, quando ne occorse il bisogno.

Credo si possa affermare, essere gl'Israeliti del Piemonte al momento presente in peggior condizione di tutti gli altri loro correligionarj Italiani; ma l'esempio di Pio IX, ed il nobile assunto preso dal re Carlo Alberto di rinnovare e riformare lo Stato, promette prossimo il termine d'una tanto vecchia ed anticristiana ingiustizia.

In Toscana sino dal 1593 venne concesso agli Israeliti di poter liberamente esercitare il traffico, le arti ed ogni industria; e vennero fatti sicuri nella libera osservanza del loro culto, e ne' sacri diritti di famiglia.

Nello scorso secolo ebbero da Leopoldo I di poter godere dei diritti municipali.

Nel 1814 Ferdinando III abolì le loro giurisdizioni eccezionali, e li sottopose agli ordini ed alle leggi comuni, tutelandoli con speciali provvedimenti nell'esercizio del loro culto.

Leopoldo II gli ammise alla milizia cittadina.

Essi, ciò nondimeno, sono ancora soggetti alle seguenti esclusioni.

Non sono accettati nell'esercito; e nella tratta estraendo un numero marciante, debbono mandare un altro in vece loro.

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Litres'teki yayın tarihi:
30 haziran 2017
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